nessuna animosità, quando dico non son d'accordo devi immaginare una barbera sul tavolo, i nostri bicchieri pieni alle 2 del mattino e io che mi sporgo in avanti sul tavolo per rilanciare la discussione, non per litigare.
Quindi, caro Angelo, rilancio. Credo che chi propone Montalcino, Aremberg e compagnia sia gente più competente di me, e che ha la tua esperienza almeno: RCS e ASO. Non sto parlando a nome loro, ma cerco di interpretare quello che loro stanno cercando di fare. Se della mia esperienza non ti frega na mazza ti capisco, ma di quella di RCS e ASO dovrebbe fregartene di più. Per me il punto che stanno affermando non è lo spettacolo per lo spettacolo, se no vero, facciamo il Giau con la Fixie (tamarrata ypster che farebbe venire la bava ai miei amici di Red Hook), quanto cercare di riscoprire un modo di correre che non sia telecomandato da un'evoluzione nei materiali, nelle strade, nellinterpretare la corsa, che rende spesso le tappe senza salita finale noiose. Un modo è il liegismo della tappa di Pescara. Le tappe alla Pau sappiamo come vanno a finire, quasi sempre senza pigna (solo quella lunghissima di Pamplona, nel 1996, ebbe altro esito, se non erro) . Ed ecco un'idea: perché non esplorare altre strade in pianura o collina che rendan più difficile stare a ruota e rendano difficile il controllo della corsa?
Una tappa è, mica 1000. Come a me sta bene che ci sia uno Zoncolan, e non mille, almeno una salita in cui stare a ruota non conviene troppo.
Per me ASO ed RCS hanno in mente questo , ricreare, almeno in una tappa, quella difficoltà a tenere unita la corsa tra polvere e pietre che era tipica prima dell'avvento dell'asfalto, ovviamente aumentare così lo spettacolo, ma non lo spettacolo da circo - come sostieni tu; non lo Stelvio o la fixie insomma - ma l'epica che un certo ciclismo aveva e che mano a mano carbonio, srm, 12 atmosfere, treni organizzati, radioline, hanno assottigliato. È un modo per riproporre corse che sembravan perse, e che invece sono ancora possibili. Dalla polvere e dalla fatica, dall'imprevisto e dalla difficoltà a gestirlo, si ha l'epica; dall'epica, lo spettacolo. Non lo spettacolo per lo spettacolo dunque.
(e tra l'altro una cosa analoga la disse Zomegnan all'indomani della tappa del Gardeccia, quando a chi lo contestava fece notare: "ma se gli amatori fanno gare con più dislivello, potrò chiedere a dei pro qualcosa di straordinario?")
prendo il bicchiere, lo svuoto, e mentre noto che il tuo, caro Angelo, è vuoto, lo riempio.