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    "De iure condendo" ovvero: Le Riforme necessarie al Ciclismo

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    Messaggio Da BenoixRoberti Mar Mag 13, 2014 10:38 am

    Promemoria primo messaggio :

    C'è una discussione che è di valore assoluto che rischia di finire confinata ed archiviata in un 3d destinato all'oblìo.
    Chiedo agli attori di questa discussione di parlarne qua, perché è un argomento troppo importante ed interessante.
    Di seguito riporto alcuni post fondamentali.

    prof ha scritto:
    Lemond ha scritto:Infatti, dopo la Liegi di quest'anno con settanta corridori ai piedi di Ans (s.s.s.c.), avevo proposto a Ben (*) di organizzare un incontro a Milano con Magro/Berton/Aiello/Saligari/Martinello, Morris e quanti altri potessero andare, perché la crisi è grave e, se continua così, con le nuove tecnologie e i gregari sempre più forti, lo scenario rischia di essere lo stesso in quasi tutte le corse su asfalto.  Evil or Very Mad 

    (*) L'idea, partita da lui, sarebbe stata di un dibattito a tema sul forum, ma, se possibile, l'altra avrebbe tutt'altro spessore.
    Quanto mai auspicabile suscitare un incontro tra persone all'altezza di affrontare queste tematiche. In fondo anche noi tifosi siamo stakeholders di tutto rispetto ed è innegabile che chi scrive su di un forum abbia anche un qualche diritto di rappresentanza, essendo di fatto un'avanguardia e per di più' "pensante".

    Un solo appunto: non sono i gregari ad essere sempre più' forti ma, direi, i capitani che non sono dei draghi. Questo per sostenere che, forse, trattasi di situazione temporanea (in attesa di nuovi capitani più' forti).

    prof ha scritto:Posto che noi italiani vogliamo che la ns. corsa abbia i corridori migliori al via, i percorsi più' belli, lo svolgimento più' avvincente e la miglior copertura tv possibile, credo sarebbe nell'interesse di tutti suscitare la nascita di un qualcosa che assomigli molto ad un "Progetto salva-Giro e salva-Ciclismo". Avanti come ora si va al disastro.

    identificazione e dialogo tra gli stakeholders sarebbe la prima e più' logica azione da intraprendere, se non altro per verificare se fra tutti quanti è presente questa consapevolezza o se è soltanto frutto della fantasia malata di qualche fanatico e nostalgico follower oppure se vi sono interessi in campo tali da pregiudicare la salvaguardia della tradizione ciclistica (ciclismo europeo) a favore di progetti "altri" più' remunerativi e ricchi per una più' vasta platea di stakeholders.

    BenoixRoberti ha scritto:
    prof ha scritto:Quanto mai auspicabile suscitare un incontro tra persone all'altezza di affrontare queste tematiche. In fondo anche noi tifosi siamo stakeholders di tutto rispetto ed è innegabile che chi scrive su di un forum abbia anche un qualche diritto di rappresentanza, essendo di fatto un'avanguardia e per di più' "pensante".
    Caspita, che osservazione pentastellata Laughing
    Scherzi a parte, non è solo un diritto, ma anche una grossa opportunità per chi organizza e per i principali "shareholders" (così resto nel tuocampo Wink) delle società organizzatrici.
    Un amico, genitore di due ragazzi di scuola media, mi ha detto che da quando sono i genitori ed i ragazzi ad imbiancare i locali della scuola, questi sono più puliti e curati, senza scritte e danneggiamenti in genere. Il lato negativo (economico) lo sappiamo, ma quello positivo è che la condivisione fa percepire come loro le cose importanti (pubbliche) alle persone.
    Vale anche per il Giro ed il ciclismo nei confronti degli appassionati.
    Condivido completamente il concetto di radicale novità e buon senso.

    prof ha scritto:Un solo appunto: non sono i gregari ad essere sempre più' forti ma, direi, i capitani che non sono dei draghi. Questo per sostenere che, forse, trattasi di situazione temporanea (in attesa di nuovi capitani più' forti).
    Credo che i valori atletici abbiano un loro naturale andamento, un po' sopra, un po' sotto la media e che in questo momento si sia probabilmente un po' sotto. Ma non mi convincono mai le ipotesi di repentine cadute generazionali, lo dico sistematicamente e statisticamente.
    Ieri pensavo tra me dopo l'arrivo della Dunkerque.
    http://www.ciclopassione.com/t813p275-altre-corse-2014#6998
    Se Zingle avesse avuto la radiolina, la gara sarebbe finita allo stesso modo? O forse il suo ds lo avrebbe telecomandato su cosa fare?
    Io so che con quell'errore e senza la radiolina mi sono goduto il gesto atletico e l'esperienza "maturata" di Engoulvent.
    Al Fiandre, senza radioline, Kristoff sarebbe rientrato sul trio di testa e la corsa sarebbe esplosa nel finale piatto con massimo gusto per lo spettacolo. Le fughe del Giro sono letteralmente castrate dalle disposizioni delle ammiraglie, che ti dicono i secondi al chilometro da recuperare in funzione del percorso, con tutta la potenzialità di calcolo dall'ammiraglia, messa a disposizione in tempo reale ai corridori.
    Una volta si diceva "la corsa la fanno i corridori", adesso si potrebbe tranquillamente dire "la corsa la fanno i direttori sportivi". E questa cosa non mi piace per nulla. Il ds deve comandare alla mattina o urlando lungo il percorso. Stop.
    Ieri sentivo di Cecchinel che è uscito alla morte per rientrare sulla fuga, "costretto" da Scinto. Tutto bello, ma preferivo che Cecchinel lo facesse di sua sponte.

    Il sistema attuale del ciclismo è nemico dello spettacolo ed è un motore di indiscriminato livellamento verso la mediocrità, intesa proprio come suicida tendenza matematica alla media (un po' di corridori a tutti gli organizzatori, un po' di spettacolo, un po' poco di tutto ... insomma NIENTE.
    I correttivi li sappiamo, non ultimo quello di limitare o proprio impedire l'invasione tecnologica (pensiamo ai Google Glass) come detto da Lemond.

    Ps. Carlo parlane con il Magro e cominciamo dal virtuale. Il Magro, oltre che ciclista/commentatore è anche un buongustaio conoscitore di varie altre discipline, un enorme eclettico insomma.

    salvatore ha scritto:
    prof ha scritto:Un solo appunto: non sono i gregari ad essere sempre più' forti ma, direi, i capitani che non sono dei draghi. Questo per sostenere che, forse, trattasi di situazione temporanea (in attesa di nuovi capitani più' forti).
    In bicicletta negli ultimi anni si corre più forte e quindi anche la fisica ci insegna che stare al vento costa di più, quindi stare in gruppo il più a lungo possibile è sicuramente una cosa utile. I gregari aiutano a questo, inoltre permettono di ricucire sulle fughe e poi staccarsi cedendo il posto ad altri gregari altrettanto forti per fare il lavoro nel finale.

    Inoltre i gregari spesso sono capitani in altre gare o capitanti di altre squadre gli anni precedenti che, per compensi maggiori, vanno a lavorare per altri.

    Prima corridori forti erano 7/8, 2 italiani, 2 belgi, 1 francese, 1 olandese, 1 spagnolo e pochi altri ed andavano forte su tutti i percorsi. Ora a questi aggiungi lussemburghesi, svizzeri, tedeschi, cechi, russi, australiani, americani, britannici ecc, quindi corridori di livello ce ne sono di più e questo porta ad un livellamento fra capitani.

    Tranne alcune eccellenze, vanno forte tutti allo stesso modo. Questo è un problema per il ciclismo spettacolare.

    Lemond ha scritto:
    BenoixRoberti ha scritto:Infatti preferisco proprio per questo, al di là dello sbattimento per un reale convegno, un disimpegnato evento online, dove in tanti possano esplicitare le proprie idee.
    Ad un convegno ci possono partecipare qualche decina, max centinaia di persone. Una iniziativa online rimane, viene letta ed approfondita invece da molti altri.
    Abbiamo avuto già ampia prova della efficacia comunicativa ormai enorme della rete.
    E' uno strumento da mettere a frutto anche nel ciclismo.

    Secondo me la rete può essere preparatoria, per avere spunti di discussione, ma per un cambiamento vero, occorre altro. Qualcuno dovrebbe essere capace di presentare le idee di "Salvatore" Smile  attraverso una proposta concreta e quindi non da leggere, ma da attuare. E chi meglio dei telecronisti, che sono al centro dello spettacolo (o no) potrebbe farlo?[/quote]

    prof ha scritto:
    salvatore ha scritto:
    prof ha scritto:Un solo appunto: non sono i gregari ad essere sempre più' forti ma, direi, i capitani che non sono dei draghi. Questo per sostenere che, forse, trattasi di situazione temporanea (in attesa di nuovi capitani più' forti).
    In bicicletta negli ultimi anni si corre più forte e quindi anche la fisica ci insegna che stare al vento costa di più, quindi stare in gruppo il più a lungo possibile è sicuramente una cosa utile. I gregari aiutano a questo, inoltre permettono di ricucire sulle fughe e poi staccarsi cedendo il posto ad altri gregari altrettanto forti per fare il lavoro nel finale.

    Inoltre i gregari spesso sono capitani in altre gare o capitanti di altre squadre gli anni precedenti che, per compensi maggiori, vanno a lavorare per altri.

    Prima corridori forti erano 7/8, 2 italiani, 2 belgi, 1 francese, 1 olandese, 1 spagnolo e pochi altri ed andavano forte su tutti i percorsi. Ora a questi aggiungi lussemburghesi, svizzeri, tedeschi, cechi, russi, australiani, americani, britannici ecc, quindi corridori di livello ce ne sono di più e questo porta ad un livellamento fra capitani.

    Tranne alcune eccellenze, vanno forte tutti allo stesso modo. Questo è un problema per il ciclismo spettacolare.

    Ti confesso che il primo argomento da te citato (materiali nuovi, velocità piu' elevate) mi ha colpito.
    Se ci rifletto pero', ci sono argomenti anche per ribattere a questa obiezione (incidentalmente vorrei anche dirti che lo faccio in veste di avvocato del diavolo, non voglio che tu abbia l'impressione che sia qui a tutti costi a sostenere una mia tesi preconcetta).
    E' vero che la resistenza aerodinamica è  funzione del quadrato della velocità e pertanto, minimi aumenti di quest'ultima fanno si' che lo sforzo necessario per vincere la resistenza siano sensibilmente elevati. Se questo si applica certamente in pianura a 40 all'ora, non è però altrettanto vero in salita a 20 all'ora, dove rimanere a ruota arreca pochissimo o meglio quasi nessun vantaggio.


    Se rimaniamo al caso della LBL, ma possiamo tranquillamente estenderci a tutte le classsiche ed a tutte le gare, una Redoute corsa allo spasimo, già di per sè, avrebbe tagliato le gambe a tutti i velocisti (seppur atipici alla Gerrans) rendendo problematico il loro recupero. Fino a non molto tempo fa, i capitani mandavano i gregari a tirare alla morte sulla Redoute, col proposito di vedere chi c'era e chi non c'era e di stanare quelli che erano al gancio. Una volta fatta chiarezza, in tutti i sensi, poichè potevi immediatamente capire da chi dovevi guardarti e da chi no, cominciava la gara e i piu' forti se ne andavano senza che nessuno rientrasse piu'. Nota bene che è ciò che poi continua ad accadere tra Fiandre e Roubaix dove il divario tra Cancellara/Boonen ed il resto è fisicamente palpabile.

    Sarebbe anche doveroso obiettare che le medie di oggi (con biciclette che non sono nemmeno lontanamente paragonabili a quelle di solo 20 anni fa) non sono tanto piu' elevate delle medie di ieri. Addirittura io ricordo del primo Fiandre, vinto da Magni nel 1949,

    (http://www.ilmiovideosport.it/individuali/ciclismo/giro-delle-fiandre/player/144/1828.html)
    con una bici di un peso quasi doppio se rapportato ad oggi e con cambio a bacchette posteriori (significa che per cambiare dovevi smettere di pedalare e dare due colpi di pedale all'indietro)
    "De iure condendo" ovvero: Le Riforme necessarie al Ciclismo - Pagina 2 Bartal10
    alla media di oltre 36 km/hr.

    Allorchè il cambio diventò a comando posto sul tubo obliquo senza la necessità della contropedalata,, le medie iniziarono subito a salire per arrivare ai 40 km/hr quando ancora il rapporto minimo ammesso era il 49x23 poichè non era tecnicamente possibile averne di piu' agili - il 46 venne introdotto solo verso il '60. Da quegli anni le medie hanno sempre viaggiato sul filo dei 40/42, come oggi. 
    Sono considerazioni che, volenti o nolenti, hanno un loro peso.


    E poi, francamente, si tratta di una discussione che esiste da quando esiste il ciclismo. Ora, io non dico di prendere per oro colato quanto vado dicendo ma, quantomeno, diamo tempo al tempo. Intanto però sarebbe giusto dare corso a quelle modifiche che andiamo propugnando da tempo: una su tutte, squadre di 6/7 corridori e, perchè no, via le radioline.

    salvatore ha scritto:Le cause sono concomitanti. Il fatto che in salita si va più piano è che i corridori non hanno le palle, anche perchè dopo le salite ci sono tratti di discesa e soprattutto pianura e quindi un gruppetto con qualche gregario è molto più confortevole. Però manca il coraggio, questo è sicuro, la Liegi 2014 è un esempio. Pozzovivo e Caruso avevano il coraggio e anche le gambe, Valverde e Gerrans avevano i gregari.

    Poi se le tappe di salita dei grandi giri le fanno tutti insieme fino a 2 km dall'arrivo, non vedo soluzione.

    Forse fra le varie cause c'è anche una carenza di bagaglio tattico di alcune squadre. Capita spesso che si corre al rovescio.

    prof ha scritto:
    Lemond ha scritto:
    salvatore ha scritto:Le cause sono concomitanti. Il fatto che in salita si va più piano è che i corridori non hanno le palle, anche perchè dopo le salite ci sono tratti di discesa e soprattutto pianura e quindi un gruppetto con qualche gregario è molto più confortevole. Però manca il coraggio, questo è sicuro, la Liegi 2014 è un esempio. Pozzovivo e Caruso avevano il coraggio e anche le gambe, e Gerrans aveva i gregari.

    Poi se le tappe di salita dei grandi giri le fanno tutti insieme fino a 2 km dall'arrivo, non vedo soluzione.

    Forse fra le varie cause c'è anche una carenza di bagaglio tattico di alcune squadre. Capita spesso che si corre al rovescio.

    Forse la soluzione è nel proporre qualcosa di rovesciato, perché se la salita importante è posta alla fine, è chiaro (o quasi) che tutti aspetteranno quella e poi, per essere tranquilli, gli ultimi km. della stessa.
    Ah, sono d'accordissimo ! Il problema sta anche in chi ha il manico in questo momento, organizzatori e rai in primis (io li chiamo "stakeholders" che è una figura fondamentale in tutti i progetti: gli stakeholders sono coloro che hanno un qualche interesse nel progetto, dai corridori, agli organizzatori, alla rai, alle squadre con i loro sponsor, ai giornalisti, al cittadino che si trova la strada bloccata dal passaggio di una gara e, forse i piu' importanti di tutti, gli appassionati). I percorsi, primariamente dei GG, vanno adattati alla realtà del momento: se sai che ponendo un arrivo in salita non si muoverà nessuno fino ai - 2 km, dovresti evitare di farlo: le gare dovrebbero arrivare nei paesi a fondovalle, dopo una bella discesa e, magari, dopo un bel tappone di oltre 200 km con 4 o 5 bei passi di 1a cat.
    Se lo spirito dei tempi viene recepito financo dall'unico che non dovrebbe assolutissimamente mai esserne condizionato per definizione (Papa Francesco), dovrebbe essere invece come il faro nella notte per gli organizzatori di un Giro.

    prof ha scritto:
    salvatore ha scritto:
    Lemond ha scritto:Per quanto riguarda sempre la Liegi, per scremare il gruppo Valverde i gregari non li aveva, altrimenti l'avrebbe fatto, mentre Gerrans poteva essere protetto tranquillamente dai suoi e riportato in gruppo. Infatti sulla Redoute erano rimasti in pochi, ma poi ...
    Valverde ha pensato di giocarsi la vittoria in una volata ristretta ma non si aspettava Gerrans così in palla anche alla Liegi. Se fosse scattato magari in un gruppetto avrebbe dovuto correre contro tutti. Dopo tutto ha scelto la tattica migliore, salvo trovarsi un Gerrans nel finale.
    A proposito di gregari , cade a fagiolo ricordare com'era anche ai tempi di Merckx, in cui giornalisti e appassionati (non estimatori del belga) erano concordi nell'affermare che Eddy e tutta la sua squadra stavano uccidendo il ciclismo. Si diceva che Eddy avesse la squadra migliore, con gregari che avrebbero tranquillamente potuto essere capitani in altre formazioni. Era difficile dar loro torto. Il problema consisteva proprio nel fatto che, quando costoro aprivano le danze sulla Redoute di turno, davanti rimanevano solo Merckx, Gimondi, Pollentier, Janssen e, a volte, pochissimi altri. I gregari di Eddy erano campioni a loro volta, capaci di operare selezioni che nemmeno ce le sognamo e vedi allora, ancora una volta, che  tutto si tiene: se i gregari sono deboli, è inutile averli, cosi' come se il campione non è tale, non bastano i gregari a farlo diventare.

    Personalmente ho la convinzione, da qualche tempo, che il panorama attuale sia abbastanza sconfortante: corridori in genere di non eccelsa levatura, capitani e gregari che siano. Ci sono anche delle cause molto precise: demotivazione nel far crescere le categorie giovanili (anche qui vi sono responsabilità precise e ben identificabili), una UCI privatizzata che, guardando ai paesi emergenti, si sta lasciando indietro l'Europa, organizzatori forse non all'altezza del momento.

    E' possibile che mentre abbiamo le strade percorse da migliaia e migliaia di cicloturisti over 40, abbiamo di converso meno di un migliaio di ragazzini e ragazzi tra esordienti, juniores e dilettanti, quando pochi anni fa questa cifra era 3 volte tanto e piu' ?

    E' possibile in quanto è esattamente quel che accade e sappiamo anche tutti quanti perchè accade.


    Ultima modifica di BenoixRoberti il Sab Lug 26, 2014 3:38 pm - modificato 1 volta.

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    Messaggio Da Lemure Mer Mag 21, 2014 7:08 pm

    Per me la proposta di Roberti è molto valida e mi convince sopratutto l'idea di differenziare i percorsi. Penso che questo Giro avrà alla fine troppe tappe da volata e non ho capito perchè quest'anno ne hanno messe così tante, quando anche al Tour hanno cambiato con tante tappe più aperte ed una particolare con il pavè. Il Giro negli ultimi vent'anni, da quando lo seguo, è sempre stato migliore per i percorsi.
    In Italia ci sono tante strade diverse, ciottolate, pavé, strappi duri di salita corta, bianche...insomma una varietà enorme. Anche per me è questa la via da imboccare.
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    Messaggio Da Fizz Terabike Mer Mag 21, 2014 8:13 pm

    Il Giro quest'anno è un sonnifero, devono darsi na mossa e se non si sbrigano resteremo giusto noi (forse...) a seguire il ciclismo.
    Al lavoro ho trovato solo un collega che segue quest'anno. Mi domando se interessi qualcosa ai dirigenti perchè sorge il dubbio che la loro missione sia far chiudere il ciclismo.
    Il Giro è in pratica sotto attacco subdolo. Basta vedere quante gare sono state inserite in concomitanza: Norvegia, California, Fjiors, Azerbaigian, la 4 Giorni di Dunkerke, Castiglia e Leon, Berlino, due gare francesi e in più hanno promosso a .1 l'Estonia ed una gara polacca e infine come ciliegina l'Aso gli ha messo il Piccardia e le due gare dei porti che lo scorso anno erano a fine agosto o settembre. Sarà un caso? nella Rcs mancava il vertice, Vegni è rimasto in silenzio come al solito, alla federazione non importa un cacchio e all'Uci hanno fatto questo calendario ciofeca.
    In nessuno sport ci si fa una guerra intestina come nel ciclismo.
    Diaciamocelo chiaramente che è un miracolo che ci sia sempre qualcuno a seguirlo, perchè fanno di tutto per rovinarlo e il Giro è una delle gare messe peggio per i dubbi sul tempo a inizio maggio, perchè chi fa il tour non lo corre e adesso anche perchè Aso e Uci gli fanno una innegabile guerra strisciante
    con un calendario così anche mettendo un po' di strade sterrate o altre idee nuove resterà ugualmente una gara zoppa
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    Messaggio Da BenoixRoberti Mer Mag 21, 2014 8:27 pm

    Fizz sei troppo pessimista. A ben guardare, o comunque a mio avviso, direi che la start list del Giro la si sapeva. Ha i suoi soliti problemi, semmai sono le altre gare (troppe) contemporanee che si sono fatte concorrenza fra loro. Il risultato è che il California è calato e le altre non erano certamente dei grandi richiami. Certo, nel complesso non è un gran bel quadretto.
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    Messaggio Da Fizz Terabike Mer Mag 21, 2014 8:44 pm

    A ben guardare ... non mi sembra che tu sia più ottimista Razz
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    Messaggio Da angelo francini Gio Mag 22, 2014 10:30 am

    Iniziamo con fare chiarezza su un passaggio: ogni Confederazione continentale raccoglie attraverso le proprie Federazioni Nazionali le date delle gare internazionali di tutte le categorie,dalle 1.1 e 2.1 dei prof agli juniores, e poi le trasmette all'UCI che in occasione del Congresso concomitante con Mondiali strada lo approva.
    Il calendario World Tour inclusi mondiali e campionati continentali viene in genere stilato 6 mesi prima (fra Associazione Internazionale Organizzatori e Consiglio Prof UCI) ed inviato agli organizzatori delle gare sopra descritte perché sappiamo quali cambiamenti ci sono stati e possano scegliere le loro date.
    Ciò detto l'errore é stato quello di abbassare il Giro di due settimane: nessuno ha imposto questa scelta che è stata fatta in piena libertà dalla RCS Gazzetta. Quindi .....
    Le concomitanze non c'entrano nulla: i corridori che sono assenti dal Giro non avrebbero portato nulla di importante alla corsa, in quanto la loro stagione é programmata per andare forte in un altro periodo. Magari vincono nelle gare concomitanti, ma sono gare di massimo 5/6 giorni non di tre settimane.
    Vorrei ricordare che nel 1999 quando inserii per la prima volta il Brixiatour nel calendario internazionale scelsi le date concomitanti con l'ultima settimana del Tour: tutti mi diedero del matto per questa scelta.
    Ma invece la cosa funzionò poiché a quell'epoca non vi era una gara durante il Tour, e coloro che puntavano alle gare di Coppa che si svolgevano appena dopo il Tour avevano bisogno di correre.
    Oggi nelle date del Tour il calendario é pieno come durante il Giro e come durante la Vuelta.
    Il problema non è questo: il problema, ripeto, é nell'errata scelta fatta circa 15 anni fa di anticipare il Giro di quindici giorni!
    E' lontano da tutto: dai campionati nazionali che si svolgono a fine giugno e dal Tour.
    Un corridore non può andare forte tutta la stagione....
    Ed infine tale scelta provoca problemi nella collocazione delle tappe sulle Alpi: bisogna aspettare per forza la settimana finale del Giro e neanche qui vi è la certezza di poter percorrere certi passi alpini.
    Vedremo la prossima settimana su certi passi alpini: con la neve che vediamo ancora presente e pensando a quanto capitò sul Colle dell'Agnello mi preoccuperei non solo per la carovana della corsa!
    Oppure bisogna solo sperare nella buona stella......
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    Messaggio Da eliacodogno Gio Mag 22, 2014 11:30 am

    Fizz Terabike ha scritto:Il Giro quest'anno è un sonnifero, devono darsi na mossa e se non si sbrigano resteremo giusto noi (forse...) a seguire il ciclismo.
    Condivido in parte, ma questo è il ciclismo degli ultimi tempi, e comunque poco (o nulla) credo abbia a che spartire con le concomitanze con corse perlopiù snobbate dai grandi che eventualmente le usano come allenamento. Conferma ne è il fatto che uno dei norvegesi più conosciuti e forti (EBH) è al Giro, o ad esempio, il fatto che al California latitassero completamente uomini di classifica da GT degni di questo nome (escludo attualmente dalla categoria Wiggo).

    Quindi, anche se so che è stato argomento di discussione del Processo, escludo che la concomitanza con il California abbia tolto qualcosa (o qualcuno) al Giro, almeno quest'anno. Infatti in America c'erano:
    - Cavendish (che dalla fine dello scorso Tour dice "nel 2014 niente Giro solo Tour", memore delle scoppole rimediate in Francia dopo aver concluso il Giro)
    - Boonen (che non fa più nessun GT)
    - Sagan (ormai il suo programma è chiaro, inserire il Giro sarebbe molto impegnativo per chi come lui fa un lungo inizio di stagione)
    -Phinney (la sua assenza è davvero tragica solo per la De Stefano, ora come ora diavoletto )
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    Messaggio Da Lemond Gio Mag 22, 2014 12:25 pm

    Infatti il California di quest'anno non era nemmeno da vedere, molto meglio il Giro del Trentino. Per me è stato alla pari con il Giro di Turchia.  Sad
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    Messaggio Da BenoixRoberti Dom Mag 25, 2014 11:13 am

    Metto anche qua, perché molto attinente.

    BenoixRoberti ha scritto:
    prof ha scritto:Le strade di oggi, anche se chiuse al traffico, non sono proprio "biker friendly": rotonde delimitate da cordoli altissimi, spartitraffico anch'essi altissimi e recanti pali di ogni genere e cartelli con spigoli vivi e taglienti a 70 cm da terra, mnarciapiedi dai cordoli anch'essi alti e spigolosi. Chi cade li' può avere il casco che vuole ma il rischio di rimanerci c'è ed è altissimo.
    Direi di piu': sono strade nemmeno piu' "car friendly" perchè disseminate di trabochetti che, di notte e con pioggia, spariscono alla vista del normale guidatore.
    Il tutto mentre amministratori e politici straparlano di sicurezza.

    Diviene sempre piu' di attualità l'idea, qui adombrata, di avere un Giro che percorra strade secondarie, strette e con tante curve e magari pure sterrate. E con meno e piu' qualificati corridori.
    La mia opinione sull'utilizzo di strade bianche è nota e quindi concordare stonerebbe per eccesso.

    Detto questo mi piace questo lucido e stuzzicante accostamento fra l'insicurezza delle strade ipoteticamente sicure (asfaltate, larghe, ma con "innocui" ostacoli pericolosissimi) e le strade strette, non asfaltate, ipoteticamente "insicure", ma prive di ostacoli pericolosi, dove i corridori tengono le antenne ritte e dove devono fare fatica vera senza inutili eroismi per limare 10 centimetri a 70 all'ora.

    Paradossale il fatto che servano più addetti alla sicurezza lungo una strada asfaltata, una ampia statale, che lungo una strada bianca. Se vogliamo è la dimostrazione del paradosso da te posto in luce.
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    Messaggio Da BenoixRoberti Mer Giu 04, 2014 4:04 pm

    Riguardo all'utilizzo delle strade sterrate sia nelle gare in linea che in quelle a tappe segnalo questa bellissima immagine della prima tappa del Tour of Estonia, Tallinn-Tartu, vinta poi in volata dal romeno (italiano) Grosu.

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    Messaggio Da angelo francini Sab Giu 07, 2014 7:19 pm

    @Lemond
    No cara amica mia, non si spinge nessuno e massime quelli che sul tempo massimo ci fanno una carriera, rubando agli altri le tappe e la maglia (verde al Tour, rossa al Giro) che non meriterebbero. Sempre in tema di spinte, forse anche tu rammenti quel Giro in cui Gianni Motta staccò Jacques Anquetil grazie proprio ad una spinta data bene (per l'italiano) e al processo di Zavoli erano tutti contenti.  "De iure condendo" ovvero: Le Riforme necessarie al Ciclismo - Pagina 2 Icon_redface


    Lemond, quello che affermi è vero solo in parte. Pensiamo anche a quello che facevano i puri scalatori nelle tappe a cronometro: contando sul fatto che il tempo massimo veniva aumentato del 30% giocavano ad andare piano ed il giorno dopo imperversavano in montagna. Quindi ognuno aveva i suoi "spazi" di manovra e di fare risparmio, non solo i velocisti. Nel ciclismo moderno dovrebbe essere molto più difficile ed invece anche i big, quelli che puntano a vincere la classifica finale, corrono con il contagocce e si disinteressano alle altre classifiche, lasciando spazio ad altri (che riconoscenti magari poi ricambieranno.....). Sono del parere che anziché fare tante classifiche che poco dicono, e poco influenzano nella corsa alla vittoria finale dei big, sarebbe bene far affluire tutti i premi di queste classifiche sulla classifica finale, allargando il range di distribuzione dei premi su un più alto numero di classificati. Certo rimane il problema che se toglie le maglie qualcuno potrebbe dire che non mancano gli sponsor: lo spazio per dargli la pubblicità cambia di poco! Quante volte é stato ddetto che la maglia rossa del Giro era sponsorizzata da .....!
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    Messaggio Da Lemond Dom Giu 08, 2014 8:04 am

    angelo francini ha scritto:Lemond, quello che affermi è vero solo in parte. Pensiamo anche a quello che facevano i puri scalatori nelle tappe a cronometro: contando sul fatto che il tempo massimo veniva aumentato del 30% giocavano ad andare piano ed il giorno dopo imperversavano in montagna.
    Non capisco che significhi il t.m. aumentato del 30%? Sarà stato il 30% del tempo del vincitore e ognuno ha tutto il diritto di risparmarsi quanto vuole, stando dentro le regole, mentre chi viene spinto o, peggio, portato con le moto (c'è chi ci ha vinto un giro in questo modo) va contro ogni norma di correttezza sociale e giuridica. Caso simile è la storia delle ammiraglie che fanno rientrare i corridori rimasti attardati per qualche incidente e dico così, perché talvolta accade e altre no (così come l'antidoping) e questo io non lo sopporto, in quanto la legge dovrebbe valere per tutti nella stessa maniera, altrimenti non si può chiamare così. La soluzione in questo caso è far stare a casa le ammiraglie e lasciare un'auto neutra che serva tutti, come il servizio medico. Ritornando al f.t.m. per me dovrebbe essere utilizzato con mano ferrea, riducendone anche le percentuali, perché così sarebbe un altro modo di ridurre il numero dei corridori per squadra, che rappresenta la peste per il ciclismo di attacco.
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    Messaggio Da vallelvo Dom Giu 08, 2014 8:49 am

    Ho qualche dubbio sulla macchina  neutra. Smile
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    Messaggio Da Lemond Dom Giu 08, 2014 9:48 am

    vallelvo ha scritto:Ho qualche dubbio sulla macchina  neutra. Smile
    Perché?
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    Messaggio Da vallelvo Dom Giu 08, 2014 10:44 am

    Ci sarebbero, forse, delle combine. Sbaglio? A te la "sentenza".
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    Messaggio Da prof Dom Giu 08, 2014 10:52 am

    E' difficile non dare ragione a Carlo, financo per uno come me, incline per sua natura all'accomodamento ed alla condiscendenza nell'ambito della ragionevolezza.

    Interessante l'idea di togliere le ammioraglie e i ds dalle scatole. Si ritornerebbe al ciclismo inteso come avventura e trionfo dell'intelligenza assieme alla forza. Un ciclismo non piu "eterologo".
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    Messaggio Da angelo francini Dom Giu 08, 2014 11:18 am

    La purezza: togliamo le banche, così non avremo più le rapine.
    Siamo tornati ai Crociati della Gerusalemme liberata.
    I corridori attardati rientrano nella scia dele ammiraglie: se lo fanno con tutti quale problema esiste. Ed é ovvio che ciò non avviene in salita, ove se resti attardato devi arrivare in cima da solo!
    E generalmente ciò é tollerato nella prima parte della corsa, principalmente per motivi di sicurezza nella gestione della gara.

    Se qualcuno in salita si attacca alle auto é dovuto solo all'ottusità di chi "dirige" la corsa che, appena é su una salita e vede 200 metri di buco dietro ad un gruppetto, subito salta gli attardati portandosi appresso tutte le auto che poi permetteranno agli attardati di fare traini .....

    Tappe a cronometro: il TM del 30% del vincitore può essere aumentato ulteriormente del 25% (cosa che purtroppo carognescamente non hanno fatto -seppur prevista- con Dehaes sulla Cima Grappa): questo ragionamento era in riferimento alle furbate per vincere la classifica a punti arrivando all'arrivo nelle tappe dure entro il TM. Nel senso che le furbate valgono per gli uni e per gli altri....
    Poi se pensate che fare spettacolo voglia dire portare all'arrivo (magari alla 7a tappa) solo 10 corridori, l'anno dopo come andrete a cercare le tappe e gli sponsor....?


    Togliere i DS: siamo seri! Sostituirli con le macchine neutre: quante ne necessitano per un gruppo di 200 corridori. Non ci sono 200 DS da mettere su quelle vetture. 
    E ai DS cosa gli facciamo fare: le belle lavandaie alla sera in albergo!
    Non facciamo sempre i ragionamenti partendo dal nostro punto di visione, che é quello del tifoso: mettiamoci anche nei panni di chi deve organizzare una gara e/o gestire una squadra (con tutto quello che comporta).


    In questi giorni stiamo riflettendo su una certa cosa di sport: non avete idea di quanti siano i problemi che, pur avendo poco a che fare con lo sport, bisogna affrontare! 
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    Messaggio Da prof Dom Giu 08, 2014 12:37 pm

    Carissimo Angelo, non è questione di "purismo", almeno secondo me. In genere, poi, sono anche molto pacioso e, dicono, anche troppo tollerante e accomodante. Per inciso, le Crociate, per me, sono un valore universale ma questa è un'altra cosa.

    Siccome sono stato corridore so anche quali e quante siano le furbate cui si ricorre per fare le salite "a gratis".  So perfettamente come fanno certi corridori che si staccano su di una salita a rientrare in quella successiva. Purtroppo, la presenza in corsa di tanti mezzi, auto e moto soprattutto in numero esagerato, fa si' che le occasioni di barare crescano in progressione geometrica.

    Io a questo mi riferivo, alla necessità di mantenere un minimo di regolarità: assicurarsi che chi vince una qualche classifica non bari, che i primi 10 in classifica generale siano separati da distacchi reali e non truccati. Tu dovresti sapere meglio di me che i brogli ci sono anche nel ciclismo.
    Ecco, in questo senso io eserciterei il massimo dello scrupolo nei controlli e una onesta repressione nei comportamenti disonesti. Senza inutili isterismi nè forcaiolismi (brutto, ma rende l'idea).

    Poi, per carità, per forature e incidenti vari a gruppo compatto , la tolleranza per favorire i rientri ci potrebbe pure stare  anche se io farei campagna per abolire questo stupido e presunto fair play per cui se uno cade o fora non si attacca.

    Si deve e si può attaccare sempre, specialmente quando l'avversario è in difficoltà: le neutralizzazioni di fatto o anche volute sono odiose ed antisportive.
    Per quanto poi attiene ai ds, mi inviti a nozze: sai anche tu che, in diversi casi, certi ds sono piu' nocivi che utili. Ne sparissero alcuni che dico io, sarebbe un gran vantaggio per i corridori di quelle squadre. Se vuoi, il mio è un po' un procedere per paradossi ma alla fine vi è ormai l'esigenza, penso proprio imprescindibile, di limitarne l'operato quanto piu' possibile e ritornare ai corridori.

    Sai poi benissimo che fino a una trentina di anni fa, nei grandi giri, partivano 100/120 corridori e sul traguardo finale ne contavi una sessantina o poco piu'. Ti ricorderai che al Tour, dopo le prime 10 tappe di pianura, alla prima tappa di salita non era difficile perderne, tra tempo massimo e sfinimento vero e proprio, almeno una trentina. Ricordo di un Tour in cui, alla prima tappa di vera montagna, ne andarono a casa una quarantina.

    Le prime tappe di quei Tour erano corse ciascuna come una vera e propria classica e tutto era lecito. I belgi se le contendevano con il coltello tra i denti, in quanto una vittoria era contratto assicurato per i circuiti post Tour e per l'anno seguente. Dopo 10 giorni, tutti gialli come limoni e distrutti fisicamente, non erano nemmeno piu' in grado di reggersi sulla bici ed andavano a casa.

    Nonostante fossero pochi coloro che finivano Giro e Tour, nessun sponsor mai si lamentò e sono personalmente dell'idea che l'emergere della vera qualità, a dispetto della quantità, sarebbe un grandissimo vantaggio per tutti quanti: pubblico degli sportivi (è a lui che si offre lo spettacolo, no?), sponsor, corridori stessi, che riceverebbero piu' quattrini e maggiore visibilità. Ne guadagnerebbe enormemente pure la stessa regolarità della competizione.
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    Messaggio Da angelo francini Dom Giu 08, 2014 1:01 pm

    @Prof e ai forumisti
    Il problema é diverso rispetto al passato.
    Trenta anni sono un'eternità: anche sotto l'aspetto della personalità dei corridori leader che vi erano in quei Giri (Tour/Giro/Vuelta).
    L'ultimo vero grande momento di quel ciclismo lo abbiamo vissuto nel periodo di Pantani 1998 e 1999 : dopo a parte Armstrong (?!?!?) cosa abbiamo vissuto? Senza nulla togliere a quelli che hanno vinto quei giri.
    Ma i grandi confronti di quell'epoca oggi non esistono più: 30 anni orsono il campione era protagonista dalla Sanremo al Lombardia! Fossero partiti anche solo in 10 sarebbero state grandissime corse comunque! Oggi non è più cosi, purtroppo.
    La corsa a quell'epoca viveva su quei confronti fra quei campioni!
    Oggi su cosa vive: sul casino del Passo Stelvio ............. un pò poco per trascinare l'interesse sul prodotto "ciclismo".
    Questo intendevo! 
    Poi possiamo togliere le radioline ai DS (anche se sono proprio le TV che le hanno imposte e che non le vogliono togliere), ma cosa cambierebbe nella sostanza?
    Il sistema ha portato a questo ciclismo, in cui solo noi appassionati ci entusiasmiamo a prescindere, al grande pubblico non dà nessuna sensazione..... purtroppo.
    Il segnale che ci arriva dalle granfondo dovrebbe farci svegliare: gli "interessi economici" guardano a quel mondo a scapito del mondo agonistico, perché capace di coinvolgere più persone. 
    Perché questo? Credo che dal vertice del movimento qualcuno dovrebbe spiegarcelo!
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    Messaggio Da BenoixRoberti Dom Giu 08, 2014 1:30 pm

    Trovo le parole di Angelo estremamente razionali e legate all'attualità, anzi all'analisi evolutiva concreta di questo sport.
    Però devo ammettere che il post emozionale su com'era il ciclismo di Prof non poteva non tentare un markettaro come me. Non ho respirato per ragioni anagrafiche il ciclismo anni 60-70 con la stessa padronanza di Lemond e Prof, ma devo ammettere che quel ciclismo e quelle filosofie di gara erano e restano più interessanti e "spendibili" in termini di prodotto ciclismo di quello attuale.
    Trovare una sintesi non sarà facile, mai lo avevo pensato, ma sono sempre più certo che il futuro di questo sport vada cercato in un "passato" proattivo che è stato troppo rapidamente represso e cancellato, a favore di una specializzazione che è digeribile come una insalata senza condimento.

    Mi spiace che questa discussione rimarrà confinata in questo 3d destinato a spegnersi qua.
    Magari si dovrà copiare questi post anche nel 3d sulle riforme del ciclismo.
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    Messaggio Da Lemond Dom Giu 08, 2014 2:15 pm

    angelo francini ha scritto:
    I corridori attardati rientrano nella scia dele ammiraglie: se lo fanno con tutti quale problema esiste.

    Il punto è che non vale per tutti ed è qui che "casca l'asino". Provare, per credere, a chiedere a Valverde che ha perso il podium al Tour dell'anno scorso per una foratura.

    angelo francini ha scritto:Ed é ovvio che ciò non avviene in salita, ove se resti attardato devi arrivare in cima da solo!
    E generalmente ciò é tollerato nella prima parte della corsa, principalmente per motivi di sicurezza nella gestione della gara.

    Quindi se uno fora in salita è trattato in modo diverso da un incidente in pianura? E' equo ciò?

    angelo francini ha scritto:Tappe a cronometro: il TM del 30% del vincitore può essere aumentato ulteriormente del 25% (cosa che purtroppo carognescamente non hanno fatto -seppur prevista- con Dehaes sulla Cima Grappa): questo ragionamento era in riferimento alle furbate per vincere la classifica a punti arrivando all'arrivo nelle tappe dure entro il TM. Nel senso che le furbate valgono per gli uni e per gli altri....
    Poi se pensate che fare spettacolo voglia dire portare all'arrivo (magari alla 7a tappa) solo 10 corridori, l'anno dopo come andrete a cercare le tappe e gli sponsor....?

    Io penso che se alla fine di un G.G. arrivano in 100 è molto meglio che in 180, perché quegli ottanta sono stati aiutati.

    angelo francini ha scritto:
    Togliere i DS: siamo seri! Sostituirli con le macchine neutre: quante ne necessitano per un gruppo di 200 corridori. Non ci sono 200 DS da mettere su quelle vetture. 
    E ai DS cosa gli facciamo fare: le belle lavandaie alla sera in albergo!
    Non facciamo sempre i ragionamenti partendo dal nostro punto di visione, che é quello del tifoso: mettiamoci anche nei panni di chi deve organizzare una gara e/o gestire una squadra (con tutto quello che comporta).

    Non so quante macchine neutro servirebbero, io credo una o due, perché non è che tutti forano nello stesso momento e i D.S. hanno tempo e prima e dopo la corsa di parlare con i loro corridori.

    angelo francini ha scritto:
    In questi giorni stiamo riflettendo su una certa cosa di sport: non avete idea di quanti siano i problemi che, pur avendo poco a che fare con lo sport, bisogna affrontare! 
    Su codesto ti do ragione "a priori", ma il mio era "un pensiero a voce alta", nulla di più
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    Messaggio Da angelo francini Dom Giu 08, 2014 6:43 pm

    BenoixRoberti ha scritto:Trovare una sintesi non sarà facile, mai lo avevo pensato, ma sono sempre più certo che il futuro di questo sport vada cercato in un "passato" proattivo che è stato troppo rapidamente represso e cancellato, a favore di una specializzazione che è digeribile come una insalata senza condimento.
    Ben, dalle affermazioni, ti sei forse messo sulla via di Damasco?
    Molto efficace quella del "un passato proattivo" : difatti se non si tornerà presto al passato, non solo in senso tecnico e/o agonistico che dipende dai corridori, spariremo presto.
    E per ritornarci bisogna partire da due cose: l'abolizione della classifica individuale ed a squadre UCI, fonte primaria del ricorso al doping! Perché in quella classifica individuale ci sei oppure poco conti.
    Tanto a cosa serve quella a squadre: a nulla, contano i soldi che dimostri di avere ai signori svizzeri. Vai la la con tanti soldi e ti compri la licenza world per cinque anni. Poi non hai i soldi ed il terzo anno la rivendi lucrandoci sopra! Quindi nessun merito sportivo.
    Quando, per sostenere la mondializzazione del ciclismo, hai portato il gp di Rehkale-Khamma a contare come un Giro del Veneto si capisce che hai rinnegato la filosofia di questo sport, tradendo quella sua storia che é anche la linfa che lo tiene in vita!
    Ora io sarò un nostalgico, ma da quando sono tornato alla "vita politica" federale (seppure da spettatore) lo sto predicando sperando di fare proseliti: abbiamo perso la nostra storia e per riprenderci dobbiamo ripartire dalla situazione di 10/15 anni fa!
    In quella nostalgia mi ricordo di corse, che organizzavo e dirigevo, in cui alla fine di 6 tappe il risultato delle vittorie era questo: 3 Cipollini e 3 Ludwig, considerando che Ludwig era uno dei più grandi "Dilettanti" di quell'epoca.
    Bisogna capire che si deve invertire la tendenza degli atleti, dettata forse dal business che sta sopra di loro (dettato anche da quelle fasulle classifiche UCI), e riportarli a capire che se vuoi avere presa oltre i confini del pubblico di settore del ciclismo, devi saper far innamorare il grande pubblico.
    E non puoi farlo innamorare basando la tua stagione dalla Tirreno-Adriatico al Giro, o dal Delfinato in poi, o dal dopo Tour! Come ci insegnano gli sport che vanno per la maggiore devi far innamorare la gente alle tue gesta con l'impegno sull'intero arco di una stagione e dei grandi appuntamenti che in essa ci sono: restando nascosto, potrai iscrivere il tuo nome nell'albo d'oro di una grande corsa a stagione, ma non aprirai mai il cuore della grande massa di sportivi che non seguono giornalmente il ciclismo perché non li saprai entusiasmare.
    Ricordate la denuncia che fece Cipollini (correva all'Acqua&Sapone) la prima volta che annunciò il suo ritiro dopo aver vinto la Sanremo se non erro, e prima di vincere il mondiale: "é impossibile che nessuno si sia avvicinato per proporci qualcosa quando io faccio questi risultati; si ricordano solo del calcio e dei suoi personaggi"! Quella é stata la più grande denuncia (inconsapevole da parte di Mario) sulla strada sbagliata che il nostro sport aveva intrapreso.
    Questa dovrebbe essere la missione dei dirigenti del nostro sport (nazionali ed internazionali, che per noi poi essendo due sono la stessa cosa): ma siamo sicuri che a loro interessi questo? Visto che collocazione hanno scelto in ambito internazionale, non credo che questo interessi a loro molto ...
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    "De iure condendo" ovvero: Le Riforme necessarie al Ciclismo - Pagina 2 Empty Re: "De iure condendo" ovvero: Le Riforme necessarie al Ciclismo

    Messaggio Da prof Dom Giu 08, 2014 8:12 pm

    Ho cominciato a seguire ciclismo negli ultimi anni della carriera di Coppi, allorquando si trascinava di gara in gara senza però poter piu’ offrire emozioni agli sportivi che non derivassero da altro che la sua sola presenza carismatica nel gruppo.
    Al passare dei corridori, gli sguardi degli spettatori ai lati della strada cercavano solo lui ed era tutto un levarsi di “Eccolo, eccolo, è li’” con le dita dei padri tese ad indicarne uno al figlioletto che portavano in spalla.
     
    Coppi aveva iniziato un lungo declino e con lui tutta la sua generazione di Campioni stava sparendo o era già scomparsa dalle strade e dalle ribalte.
    Nel 1958 Ercole Baldini vinse il suo mondiale a Reims, davanti a Bobet e Nencini e pareva che il ciclismo italiano automaticamente stesse generando nuovi Campioni uguali a quelli che li avevano preceduti.  La cosa sembrava ineluttabile e del tutto naturale e nessuno pensava che cosi’ non fosse. Erano tempi in cui una corsa di dilettanti nel circuito cittadino del Parco a Modena, di domenica pomeriggio, registrava il pienone di spettatori.
     
    Baldini non mantenne mai in toto quelle promesse che aveva adombrato da dilettante ed alle Olimpiadi del ’56 e Nencini, che pur vinse anche un Tour, non potè ripercorrere le gesta dei Campioni inarrivabili che l’avevano preceduto. Fu cosi’ che cominciammo a capire che era nato un ciclismo diverso: le strade erano ormai tutte asfaltate e le biciclette, invece dei 13 kg e passa, pesavano ormai solo piu’ una decina di kg. I medici entrarono a far parte dei team professionistici in servizio permanente e l’alimentazione dei corridori cambiò drasticamente.  Contemporaneamente, con il ritiro di Nencini e Baldini, iniziò anche un lunghissimo periodo di carenza di corridori vincenti e di carisma. Emblematici furono i Giri vinti da Balmamion, caparbio regolarista e ingenerosamente criticato perché incapace di vincere tappe: si guadagnava la classifica generale con una grande regolarità e con un vantaggio sempre assai risicato e ballerino.
     
    Di li’ a pensare che era nato “il ciclismo moderno” nel quale non avremmo mai piu’ assistito alle imprese dei grandi del passato, fu un attimo e tutti quanti ci rassegnammo a vedere il nostro sport lentamente messo in disparte e relegato in una riserva di nostalgici.
    Nella testa della gente, il ciclismo dei grandissimi Campioni e dei grandi distacchi che nascevano dalle grandi e leggendarie imprese , non sarebbe esistito mai piu’. Non sarebbe esistito piu’ perché le strade erano diventate biliardi, le biciclette leggerissime appiattivano le differenze tra i corridori, i rapporti erano disponibili in gamme nemmeno mai concepite, con rapportini da salita che non era possibile montare fino ad allora, la medicina e la dietetica erano a disposizione di chiunque, le squadre avevano gregari che erano campioni a loro volta.
    Era “il ciclismo moderno” del grande appiattimento di valori. Logicamente fui tra i primissimi a non poterne piu’ di tutti i rimbambiti nostalgici ancora legati ad uno sport che non esisteva piu’ e mai piu’ sarebbe rinato.
     
    Erano poi le solite litanie che ripetevano i Raschi, i Clerici, gli Ormezzano, i Fossati, tutti cantori del “ciclismo moderno” dalle pagine di Gazzetta, Stadio e Tuttosport e Giorno.
    Dovemmo aspettare Gimondi per vedere un italiano fare Giro e Tour nello stesso anno: anche allora si sosteneva che non era piu’ possibile affrontarli entrambi nella medesima stagione. Non era possibile correrli, figuriamoci vincerli … Immediatamente dopo la scena fu tutta quanta occupata da Eddy Merckx con imprese, distacchi e numero di gare disputate ogni anno che non si erano mai visti sino ad allora.
    E poi via cosi’, fino a Pantani, in una successione di corsi e ricorsi che, francamente, pensavo avrebbero aperto gli occhi agli addetti, nel senso di renderli quanto meno cauti nel ricorrere a categorie falsificanti quali quella del mitico “ciclismo moderno”.
    Il quale “ciclismo moderno” altri non è se non un ciclismo di crisi e di figuranti nell’attesa del Fuoriclasse di turno. Ed ecco allora che, in questi periodi di crisi, di passaggio tra epoche, appaiono questi fenomeni, per lo piu’ ignoranti ed inesperti, che credono di poter reinventare la ruota, proponendo soluzioni delinquenziali come la riduzione delle distanze, le cronometro sprint di 9 km, le salite alla Zoncolan, le preparazioni in altura, le periodizzazioni ed altre puttanate frutto di menti malate.
     
    Non solo; non paghi di profferire sonore cazzate ad ogni fiato, non appena ti azzardi a mettere in dubbio la giustezza delle loro analisi, costoro, proprio come facevo io, ti dicono che sei un vecchio nostalgico di un mondo che non esiste piu’. E anche un pochino rimbambito …
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    "De iure condendo" ovvero: Le Riforme necessarie al Ciclismo - Pagina 2 Empty "De iure condendo" Ovvero proposte di modifiche nei regolamenti U.C.I.

    Messaggio Da Lemond Sab Lug 26, 2014 1:09 pm

    Per prima cosa, la diminuzione dei corridori per squadra: sei nei G.G. e 5 o meno, nelle altre corse.
    Poi il chilometraggio che dovrebbe essere allungato nelle tappe di montagna e abbreviato in quelle per velocisti, tanto i km. (vedi la Sanremo non servono a niente, se non ci sono le salite). Nelle corse medie (tappe e percorsi in cui il favorito sarebbe Sagan), la lunghezza può andar bene sui 200.
    Per ora solo un'altra proposta e cioè, neutralizzare la classifica nelle tappe per velocisti (quando si sa che non c'è nemmeno il vento) dei G.G. e negli ultimi dieci/venti km. di pianura in caso di pioggia, perché, nei casi come ieri, la caduta è quasi sicura, se tutti vogliono stare davanti con strade scivolose. Sad
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    Messaggio Da angelo francini Sab Lug 26, 2014 1:41 pm

    Lemond ha scritto:Per prima cosa, la diminuzione dei corridori per squadra: sei nei G.G. e 5 o meno, nelle altre corse.
    Poi il chilometraggio che dovrebbe essere allungato nelle tappe di montagna e abbreviato in quelle per velocisti, tanto i km. (vedi la Sanremo non servono a niente, se non ci sono le salite). Nelle corse medie (tappe e percorsi in cui il favorito sarebbe Sagan), la lunghezza può andar bene sui 200.
    Per ora solo un'altra proposta e cioè, neutralizzare la classifica nelle tappe per velocisti (quando si sa che non c'è nemmeno il vento) dei G.G. e negli ultimi dieci/venti km. di pianura in caso di pioggia, perché, nei casi come ieri, la caduta è quasi sicura, se tutti vogliono stare davanti con strade scivolose. Sad
    Mi chiedo se ogni tanto sappiamo di cosa stiamo parlando o se facciamo come Alice nel paese delle meraviglie.
    Perché l'esercizio di fare proposte presume almeno di conoscere quali siano le basi ed i punti di partenza.
    Quello che leggo, scusa Lemond, è pura utopia!
    Manca solo di affidare all'UCI il compito di dire quali corridori puoi portare a correre!
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    "De iure condendo" ovvero: Le Riforme necessarie al Ciclismo - Pagina 2 Empty Re: "De iure condendo" ovvero: Le Riforme necessarie al Ciclismo

    Messaggio Da Lemond Sab Lug 26, 2014 2:19 pm

    angelo francini ha scritto:
    Lemond ha scritto:Per prima cosa, la diminuzione dei corridori per squadra: sei nei G.G. e 5 o meno, nelle altre corse.
    Poi il chilometraggio che dovrebbe essere allungato nelle tappe di montagna e abbreviato in quelle per velocisti, tanto i km. (vedi la Sanremo non servono a niente, se non ci sono le salite). Nelle corse medie (tappe e percorsi in cui il favorito sarebbe Sagan), la lunghezza può andar bene sui 200.
    Per ora solo un'altra proposta e cioè, neutralizzare la classifica nelle tappe per velocisti (quando si sa che non c'è nemmeno il vento) dei G.G. e negli ultimi dieci/venti km. di pianura in caso di pioggia, perché, nei casi come ieri, la caduta è quasi sicura, se tutti vogliono stare davanti con strade scivolose. Sad
    Mi chiedo se ogni tanto sappiamo di cosa stiamo parlando o se facciamo come Alice nel paese delle meraviglie.
    Perché l'esercizio di fare proposte presume almeno di conoscere quali siano le basi ed i punti di partenza.
    Quello che leggo, scusa Lemond, è pura utopia!
    Manca solo di affidare all'UCI il compito di dire quali corridori puoi portare a correre!

    Già, infatti dimenticavo la riforma più importante: una cronoscalata di 10Km (come prologo) obbligatoria, in modo che i velocisti vadano tutti f.t.m. Wink. I punti di partenza, secondo me, dovrebbero essere la vittoria del migliore, la sicurezza e lo spettacolo, invece, secondo te?

    P.S.

    Mi pare che il mondo di Alice, fosse idealizzato "a rovescio", mentre il mio sarà utopico, ma non al contrario. Wink
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    "De iure condendo" ovvero: Le Riforme necessarie al Ciclismo - Pagina 2 Empty Re: "De iure condendo" ovvero: Le Riforme necessarie al Ciclismo

    Messaggio Da angelo francini Sab Lug 26, 2014 3:00 pm

    dovresti considerare le licenze UCI già rilasciate ai ProTour e agli organizzatori, con le clausole contenute.
    Poi dovresti considerare cosa vuol dire ridurre al nr che tu dici: non faresti che mpltiplicare x n i costi: perché con 5 corridori x squadra devi prendere 40 squadre per arrivare ai 200 partenti.
    Queste regole che, necessitano di modifiche non però nel modo che tu proponi, non tengono conto che oggi i prof nel mondo sono 1500, trenta anni fa erano 300/350!
    Quindi non puoi pensare di far partire solo 120 corridori (5 x 22 squadre protour) perché le altre squadre cosa farebbero!
    E l'UCI non può imporre ad un organizzatore il nr di partenti per squadra, ma può solo imporre (come già avviene) il nr. massimo di partenti, che é 200.
    Il nr per squadra viene determinato SOLO dall'organizzatore in base a quante squadre vuol partire: perché dimentichi che le gare SONO TUTTE AD INVITO per Regolamento! E' solo garantito il diritto di partecipazione alle gare del WORLDTOUR alle squadre del WORLDTOUR!
    E le licenze UCI ad alcuni team scadono fra 5 anni .............
    Inoltre dimentichi che la riforma deve ancora passare al vaglio preventivo del direttivo UCI, poi ai Gruppi sportivi, e all'CPA dei corridori: ultima cosa che più conta é il parere dell'AIOCC Organizzatori che, sono quelli che stilano il calendario che poi é ratificato dall'UCI durante i Mondiali. E la voce degli organizzatori nel movimento ciclistico é molto più forte di quella delle squadre.
    Poi vi sarebbero mille altre motivazioni che però debbono essere valutate senza preclusioni ed in modo freddo ed impersonale: quello che personalmente piace non dovrebbe influire sulle valutazioni!

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