prof ha scritto:L'effetto della lunghezza delle gare sulle medie è poi palese. Un tempo, le gare dei dilettanti (max lunghezza 180 km, salvo eccezioni) si percorrevano quasi sempre a 42/43 km/hr, medie sempre piu' elevate rispetto alle gare dei pro (38/40 km/hr), che si svolgevano sempre sui 240/270 km. Basta andarsi a vedere un qualsivoglia albo d'oro. La conseguenza di questi fattori conduce proprio a quell'effetto che riscontriamo oggi: un generale appiattimento dei valori in campo e, in ispecie, sulle salite.
Sì è abbastanza vero, ma solo per le gare che sono rimaste su chilometraggi lunghi. Quelle che sono state sforbisciate da 230 a 200 sono diventate più veloci, ma spesso non di molto.
Se vogliamo questo conferma proprio le tue osservazioni.
Ma siccome nei tuoi post ci metti sempre
troppa opinione, sono andato a vedere i dati dei mondiali, più o meno rimasti su distanze significative. Dura da ammettere, ma le vecchie gare erano più veloci in media, nonostante partissero più lente. Le corse under 23 sono invece oggi più lente, ma va detto che una volta i mondiali erano per dilettanti e dentro vi erano anche marpioni. Però oggi sono più lente anche degli anni '90 (e qua qualcuno tirerebbe in ballo la solita motivazione).
prof ha scritto:Una delle conseguenze meno evidenti al profano (o anche semplicemente al meno accorto e/o meno esperto) è che gli elevati tempi di recupero favoriscono l'impiego di ogni sorta di doping e di ogni sorta di pratica dopante, ivi inclusi quelli di cui non si sa nulla. Chi ci assicura che già non si impieghino prodotti come somatostatina, cellule staminali e quant'altro? Il passaporto biologico? Per favore ...
L'unica lotta al doping che io conosca è fare ritornare il ciclismo ad essere un vero sport di fondo.
Se intendi il passaporto biologico Uci potrei in parte concordare. Se intendi il continuo monitoraggio interno di una squadra no. Un medico capisce e sa leggere i parametri fondamentali, quindi capisce benissimo chi sta truccando o sostituendo il motore. Per quello credo che la strada da percorrere sia quella della prevenzione interna e della responsabilità oggettiva introdotta con raziocino e con la collaborazione dei team stessi.
Sulla tua soluzione (lunghe distanze) per la lotta al doping, posso comprenderne sia il ragionamento alla base (scrupoloso ed empirico), ma non puoi pretendere di farlo assurgere a panacea, perché altrimenti rischi di bruciarlo e di compromettere quanto di buono c'è (io credo non poco) nelle tue osservazioni.
prof ha scritto:Tornando al Tour 2015, 'na schifezza del genere non sarei mai riuscito nemmeno ad immaginarmela ...
Concordo sulla tua critica agli aspetti negativi, ma io non voglio negare che il disegno sia più fantasioso del passato. C'è una filosofia di fondo nella varietà delle tappe che mi piace e che ... porca miseria ... era stata avviata prima dal Giro (la cui fantasia nel 2015 è minore del Tour, a mio parere).
Se poi con le tappette si faccia oggettivamente qualcosa di geneticamente modificato dal ciclismo storico ...
... è ormai un processo in essere.
Io mi metterei il cuore in pace sui Tour di 4500 km, perché non torneranno più.
Mi accontenterei di GT di 3600-3700 km perché realisticamente di più ... la vedo dura.
E mi accontenterei di uno, due tapponi di montagna a Tour, con un occhio soprattutto alla varietà dello sforzo nei 21 giorni, con differenti ingredienti:
- max due tappe piatte (a biliardo)
- una tappa con "fuoristrada" (o pavé)
- sei sette tappe pianeggianti con dentello e trabocchetti finali alla portata sia dei velocisti (non paracarri) che dei finisseur, dove anche i big possano fare qualche giochetto
- sei, sette tappe di montagna di cui solo la metà con arrivo in salita con difficoltà variabili di cui:
a) uno, due tapponi di montagna di 230-240 km e nessun problema ad avere anche qualche tappetta
- una crono di 35-45 km nella parte iniziale, una crono anche di 70-75 km, molto mista, prima dell'ultimo blocco di montagne, con salite, discese e su stradine piccole (niente autostrade)
- una o due tappe miste modello Sheffield 2014 o Pescara 2013, disegnate con la lente, per dare spettacolo e creare battaglia fra big di classifica, finisseur e classicomani.
Ora non mangiatemi. Ho solo espresso il mio gusto (nei limiti del fattibile).