San Gregorio I (Magno 590 -604) - quarta parte - Fra i suoi scritti vanno segnalati i Dialogi, nei quali volle narrare quelle leggende che potevano accrescere la gloria dei santi italiani del suo tempo, dando inizio a quella letteratura agiografica che caratterizzò poi tanta *incultura", in specie a certi livelli popolari. (nota mia, infatti moltissime leggende furono prese per vere) Ed è stata determinante per consacrare tutta una serie di superstizioni, proprio all'ombra dell'autorità di un pontefice (nota mia, altro motivo forse, per farlo santo!).
Al Nostro va collegato anche il culto delle reliquie, che in quegli anni prese sempre più consistenza e cominciò confortando l'imperatrice Costantina assicurandole l'invio di alcuni frammenti della miracolosa tela del sepolcro di S. Lorenzo, dotata di virtù magnetiche e di un pezzo della catena di San Pietro, se mai si fosse riusciti a staccarlo. Al culto delle reliquie si riconnettono molte altre superstizioni di quel tempo (nota mia, proseguite anche più tardi) apparizioni della Madonna e di Pietro, resurrezione dei morti, profumo dei corpi, aureola dei santi e gente indemoniata.
"Dulcis in fundo" lui, che aveva contribuito a far circolare tante leggende, finì per diventarne oggetto, come in quella dove richiamò in vita le ceneri di Traiano, per purificarne l'anima con il battesimo e, morto di nuovo, Traiano poté volare in cielo. Lo stesso Dante riporta questa credenza popolare nel Paradiso (XX, 106 - 117). (nota mia, vai Baccella, parlacene da par tuo).
Ma più che Dante, per commentare in pochi versi la figura di questo papa-santo, secondo me serve conoscere il Belli:
Va spagenno per Roma un framasone
Ch'er papa san Grigorio tammaturco
Era un furbo e un maestro di finzione
E pprottenne quell'anima de turco
Che in ne l'orecchia pe chiamà er piccione
Ce se metteva un vago de granturco.