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    Messaggio Da BenoixRoberti Lun Dic 02, 2013 1:02 pm

    Visto che in questo forum i libri di ciclismo e non occupano un discreto spazio e riscuotono un ottimo interesse, certamente è il caso di aprire un 3d dove riportare titoli di interesse o da suggerire, nel caso siano già stati letti.
    Mi piace l'idea di aprire il 3d con un libro che riporta luce su una vicenda che quasi allo scadere dei dieci anni non ha ancora per molti trovato una spiegazione e la verità.
    LIBRI di Ciclismo Copert10

    Parliamo del libro scritto dal giornalista della Gazzetta Francesco Ceniti e dalla mamma di Marco Pantani, Tonina Belletti Pantani. Come affermato dalla signora Tonina è un libro che parte da una maggiore conoscenza del ciclismo, della sua storia e dei suoi personaggi da parte di Tonina. Per stessa ammissione di mamma Pantani, quando Marco visse quei suoi cinque anni terribili, Tonina non conosceva, se non superficialmente il ciclismo ed il suo mondo.
    Dopo dieci anni tutte le ipotesi (che qualche, troppi, cretini definivano complottiste) sul vertice corrotto di questo sport si rivelate fondate ed in larga parte anche dimostrate.
    Questo consente ad un giornalista non di settore, dichiaratamente semplice tifoso, e ad una mamma in cerca di verità terrena, processuale di dialogare sulle tante, ancora troppe ombre sugli ultimi giorni di Marco a partire da quel maledetto mattino di Madonna di Campiglio.
    L'auspicio di mamma Tonina per la riapertura del processo è quello di larga parte degli appassionati di questo sport.
    A questo auspicio si aggiunge anche la richiesta che chi sa adesso parli e dica tutto, a cominciare dai tre tecnici dell'Ospedale Sant'Anna di Como che coordinati dal giudice internazionale Antonio Coccioni (deceduto qualche anno fa) eseguirono gli esami.
    Ciò che si sa di quel Giro 1999 è che:
    - Hein Verbruggen ed altri del suo cerchio quella mattina si presentarono nella hall del hotel senza i bagagli, come se la mattinata dovesse proseguire a Madonna di Campiglio e non secondo il programma del Giro;
    - il presidente Fci Ceruti, che aveva contatti sindacali con la Mapei, voleva dimostrare di non guardare in faccia a nessuno nella lotta al doping ed allora aveva malcelate ambizioni politiche nel centrosinistra.
    Chi sa parli.
    Di recente Giorgio Squinzi ha parlato dei ricatti subiti da Hein Verbruggen, dopo la caduta dell'olandese. Ciò che in molti si chiedono è perché la Mapei abbia poi continuato a sponsorizzare l'Uci ed i suoi mondiali.

    Il libro è stato presentato il 27 novembre nella Sala "Indro Montanelli" della sede Rcs in Via Solferino.

    N.B. Video non visibile con Explorer IE8
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    Messaggio Da Huck Finn Dom Dic 08, 2013 1:10 pm

    Qualche tempo fa ho letto 'Giallo su giallo' di Gianni Mura, edito da Feltrinelli. Sinceramente a livello di trama ho trovato che lasciasse un po' a desiderare, e della tensione del giallo mi pare abbia ben poco. Si tratta cmq di un libro leggero e godibile, con lo stile di scrittura e le divagazioni culturali tipiche di Mura, nonchè con la chicca di una serie di articoli originali scritti per Repubblica nei quali cercare di scovare che ciclisti si celano dietro i nomi di fantasia (ma non troppo) utilizzati; in alcuni casi è davvero semplice, in altri risulta più complicato
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    Messaggio Da eliacodogno Lun Dic 09, 2013 7:20 pm

    "Giallo su giallo" l'avevo letto anni fa e poi scovato di nuovo la scorsa estate: un bel libro sul Tour e sulla Francia visti da Gianni Mura, per il resto non è una storia così coinvolgente, ma francamente questo secondo aspetto è passato quasi inosservato alla fine  Smile 
    In tutto ciò sicuramente il mio giudizio è influenzato dal fatto che il libro è ambientato in una delle stagioni ciclisticamente più divertenti che mi ricordi
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    Messaggio Da UribeZubia Lun Dic 09, 2013 8:23 pm

    A me "Giallo su Giallo" è piaciuto. Memorabile la parte che riguarda la Grande notte del Cassoulet con le varie portate.

    Un altro libro che parla di ciclismo e che ho letto con piacere è "Il piccolo diavolo nero" di Gianfranco Manfredi. E' ambientato nella Milano del 1893 e si incrocia con la rivolta contro Bava Beccaris e con la storia di Buffalo Bill.
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    Messaggio Da BenoixRoberti Mar Dic 10, 2013 10:42 am

    Questa sera a Milano, per chi può, un appuntamento ciclo-letterario da non perdere.
    Si parlerà di un libro che è uscito da qualche tempo, ma che nella sua particolarità (di punto di vista femminile) forse doveva ancora essere presentato. Ecco la locandina dell'evento:
    LIBRI di Ciclismo Nordem10

    ________________
    Myriam Nordemann è nata a Parigi (Francia) nel 1975. Ha lavorato dal 1995 al 2010 nel ciclismo professionistico rivestendo tra l’altro le vesti di giornalista, addetta stampa (Team Fassa Bortolo), collaboratrice per Eurosport International e “Voce francese ufficiale” del Giro d’Italia per 12 anni. Ora felicemente mamma, risolutamente “vegana”, vive a Milano dove esercita la sua attività di Counselor.
    ________________

    Il libro si può acquistare online qua:
    http://www.amazon.it/Ciclismo-mon-amour-Carmine-Castellano-ebook/dp/B00EOKCCS0

    Questa è la pagina facebook:
    https://www.facebook.com/Ciclismomonamour
    http://www.ilchidelnord.org/Ciclismo-mon-amour.html
    http://paneegazzetta.gazzetta.it/2013/09/27/myriam-e-il-suo-viaggio-in-italia/

    Myriam e il suo viaggio in Italia
    di Marco Pastonesi

    E’, da più di un secolo, corsa e corridori, in bicicletta. Il Giro d’Italia è anche una lezione di storia e una lezione di geografia, un film kolossal e un romanzo popolare. E’ il mese di maggio, è ogni giorno domenica, è festa e sagra, è lavoro e avventura. E’ bar dello sport, circolo Arci, dopolavoro ferroviario, casa della cultura, processo alla tappa.

    Il Giro d’Italia è sempre un viaggio. Dentro e fuori, fisico e spirituale, letterario. Myriam Nordemann ne ha fatti 12, di Giri, seduta in macchina, quella di radiocorsa, a tradurre attacchi e fughe, passaggi e distacchi, dorsali e situazioni, e poi seduta a un tavolo, quello della sala-stampa, a tradurre le interviste al vincitore della tappa e al proprietario della maglia rosa. Voce francese ufficiale. Seducente, come se quelli elencati non fossero cognomi di scalatori o dorsali di velocisti, ma parole d’amore.

    Invece l’amore è un Giro, quello del 2007, che le è rimasto nel cuore. E Myriam lo ha ripercorso, attraverso l’itinerario della corsa ma anche secondo le traiettorie delle emozioni e le prospettive dei sentimenti. Il Giro è così rinato in “Ciclismo mon amour” (Lampi di stampa, 152 pagine, 9,50 euro): non più soltanto il Giro degli ordini di arrivo e delle classifiche generali, ma il Giro di tutto ciò che viene respirato e abitato, visto e vissuto, soprattutto prima e dopo la corsa. Storie.

    La storia di Buffaz, costretto dal gruppo a fermarsi quando è in fuga. La storia di quella volta in cui Myriam rimane chiusa, prigioniera della Ferrari di Pantani. La storia di McEwen che improvvisamente si trasforma da cordiale e premuroso in secco e scontroso. E poi ristoranti vegani, conchiglie mediterranee, asini veneti, pipì corsare, tifosi ambulanti, traguardi volanti, curve nauseanti, sguardi illuminanti.

    Il ciclismo maschile è molto maschilista. Myriam gli regala il suo punto di vista dolce, sensibile, puro. Non è una scrittrice, ma proprio per questo il suo Giro d’Italia pedala fresco, frizzante, spontaneo, fra punti esclamativi e puntini di sospensione, mai schiavo delle cronache o ingolfato dalle statistiche. E’ come il racconto di un’estate, come l’amore di una vacanza, come la gita di una classe. E di questa coraggiosa leggerezza bisogna esserle grati.


    LIBRI di Ciclismo 07_11_10
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    LIBRI di Ciclismo Empty Gli incontri cicloletterari de la Mitica

    Messaggio Da BenoixRoberti Gio Dic 12, 2013 7:42 pm

    Gli incontri cicloletterari de la Mitica
    https://www.facebook.com/lamiticaciclostorica
    Primo appuntamento sabato 14 dicembre con Beppe Conti
    BEPPE CONTI PRESENTA IL SUO LIBRO
    "MOSERSARONNI. DUELLO INFINITO" GRAPHOT EDITRICE.
    VOCI DI CORRIDOIO DANNO PER PRESENTI IN SALA ANCHE I DIRETTI PROTAGONISTI: FRANCESCO MOSER E BEPPE SARONNI.
    LIBRI di Ciclismo Mosers10

    Il Comitato Colli di Coppi, già organizzatore de “LA MITICA” Ciclostorica con Bici d'Epoca, ha messo in cartellone una serie di eventi, denominati "Gli incontri cicloletterari de la Mitica”, che si svolgeranno a Castellania presso il "Borgo di Castellania".
    Il primo appuntamento è previsto per sabato 14 Dicembre 2013 alle ore 17,00 con ospite Beppe Conti che presenterà il suo libro "Mosersaronni. Duello infinito" editrice Graphot, con la probabile partecipazione straordinaria di Francesco Moser e Beppe Saronni. Tema conduttore degli eventi sarà ovviamente la bicicletta con i suoi interpreti letterari, con un contorno di territorio che sarà rappresentato dai produttori locali di vini che si avvicenderanno nel proporre i tesori delle proprie cantine: a tal proposito, sabato 14 dalle ore 16, si potrà visitare la Cantina delle Vigne Marina Coppi e degustare i vini da loro prodotti.

    MoserSaronni, come fosse una parola sola, in rigoroso ordine alfabetico e d'età. Moser Saronni, i protagonisti di un infinito, splendido, storico duello, purtroppo l'ultimo nel grande ciclismo, all'insegna d'una rivalità che ha raggiunto picchi superiori a quella fra Coppi e Bartali. Erano le stagioni in cui gli appassionati di sport si schieravano dalla parte dell'uno o dell'altro, come si fa tifando per l'una o l'altra squadra di calcio. L'autore visse sempre in prima fila quelle sfide e ripercorre adesso le storie di un'epoca ricca di fascino, gli anni settanta e gli anni ottanta, soffermandosi sui grandi momenti non solo del ciclismo ma anche del calcio, della Formula Uno, del pugilato e dell'atletica, fra successi e lutti, ricordando cosa stava accadendo in Italia e nel mondo, le Brigate Rosse, i terremoti, tante tragedie, la morte dei Papi e di parecchi uomini illustri. Ma pure vicende liete e gaie della nostra vita a partire dal festival di Sanremo. Un libro che si legge come un romanzo, grazie agli entusiasmanti trionfi ed agli splendidi, irripetibili litigi di MoserSaronni.

    Gli appuntamenti successivi e già in programma:

    sabato 11 gennaio 2014-Castellania Ore 17
    Alberto Rosa presenta il testo dello spettacolo teatrale “il mio coppi” portato in scena da Pamela Villoresi
    Giuseppe Ottonelli-Marco Porta autori di “Paris-Roubaix. il nostro viaggio nell’inferno”- Phasar Edizioni

    sabato 25 gennaio 2014-Tortona Ore 17
    Claudio Gregori autore del nuovo libro su “Giovanni Cuniolo”

    sabato 15 febbraio 2014-Castellania Ore 17
    Alessandra De Stefano autore del libro “Giulia e Fausto”- Rizzoli

    sabato 1 marzo 2014-Castellania Ore 17
    Paolo Tullini-Paolo Amadori autori del libro “Le bici di Coppi”- Ediciclo
    Mauro Colombo autore del libro “L’ora del Fausto”- Ediciclo
    Paolo Bottiroli auotore di “Girardengo. Il Campionissimo”- Italica Editore.

    seguiranno in date e luoghi da definirsi Walter Bernardi - Marco Albino Ferrari - Vittorio Pessini - Gianni Rossi Herbie Sykes - Marco Pastonesi ... e altri

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    Messaggio Da achell Lun Dic 23, 2013 5:16 pm

    Il libro le grandi montagne del ciclismo, gli aneddoti e le storie delle salite mitiche del Tour de France e del Giro d'Italia.
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    Messaggio Da BenoixRoberti Lun Mar 24, 2014 12:38 pm


    http://spaziolavit.com/it/evento/in_nome_di_marco__presentazione_letteraria_t_pantani_e_f_ceniti_ed_rizzoli

    Domani martedì 25 marzo a Varese, allo Spazio Lavit in via Uberti 42 a Varese la presentazione del volume “ In nome di Marco”, edito da Rizzoli e scritto da Tonina Pantani e dal giornalista Francesco Ceniti. A dieci anni dalla scomparsa del “Pirata” del ciclismo i varesini avranno la possibilità di scoprire episodi inediti durante la serata a ingresso libero voluta da Spazio Lavit in collaborazione con il Comitato Provinciale della Federazione Ciclistica Italiana, Società Ciclistica Alfredo Binda Varese, Hotel La Bussola Cittiglio, Associazione Culturale Parentesi, Libreria del Corso e Andriolo. Il volume “In nome di Marco”  ripercorre la vita e le gesta di uno dei campioni più amati. Nella prima parte Tonina Pantani ricorda episodi particolari della vita di Marco, poi Ceniti, giornalista e tifoso, di Pantani ripercorre le imprese e le vittorie più belle, nella terza parte del libro mamma Tonina affronta il tema doping per finire con le tante iniziative di beneficenza realizzate dalla Fondazione e ai bambini della squadra «Marco Pantani». 360 pagine con numerose fotografie, alcune inedite.
    LIBRI di Ciclismo 13940010

    Perché Marco Pantani resta il ciclista italiano più amato e rimpianto?
    In nome di Marco è nato proprio per cercare di rispondere a questa domanda e racconta quello che è successo prima che diventasse il Pirata e dopo la fine della sua vita intensa e tormentata attraverso
    quattro mani e due voci: la prima è quella di mamma Tonina, che ha ripescato ricordi, episodi buffi, sorrisi, lacrime, la scoperta della bici e persino l’origine di un soprannome segreto. La seconda è la voce di Francesco Ceniti, giornalista e fan di Pantani da sempre, che ripercorre le imprese, le vittorie, le straordinarie dimostrazioni d’affetto dei tifosi. Gli anni belli e quelli bui. A dieci anni dalla scomparsa del Pirata, la sua magia rivive in un libro colmo di passione che offre ai lettori una storia che fa commuovere, sorridere, indignare e rivivere momenti indimenticabili. Completa il racconto un ricco apparato di preziose immagini che mamma Tonina ha scelto di mostrare per la prima volta, compresa quella di una maglia rosa sulla quale Marco aveva denunciato il grande inganno di Armstrong e il passaporto su cui si era sfogato sulla sua vicenda umana e sportiva.
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    Messaggio Da vallelvo Lun Mar 24, 2014 4:13 pm

    Ho sul tavolino "Un uomo in fuga" e "La fiamma rossa", libri iniziati e subito lasciati. Non so perchè mi prendeva una nostalgia che mi faceva male al cuore e non mi permetteva di andare avanti.

    Solo ora ho iniziato "In nome di Marco" dopo vari tentennamenti. Spero di portare fino in fondo la lettura anche se  il narrato diventa pesante. Non è per te mi dicono. 

    Lo devo a Marco e magari riprenderò la lettura degli altri due.

    Questo libro è stato regalato da una figlia ad un padre, mio conoscente. Permettetemi di riportare la dedica.

    ""Santo Natale 2013...
    Caro Daddy
    Quando ho visto questo libro non ho potuto non pensare a te!
    Mi ha fatto ricordare alcuni bellissimi momenti che abbiamo condiviso insieme mentre seguivamo le imprese del "Pirata"....
    Grazie sappi che quei momenti me li porto dentro!
    Grazie per il tuo amore che è immenso proprio come quello di "Mamma Tonina" per Marco.....
    Ti voglio bene.
    .........""
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    Messaggio Da BenoixRoberti Lun Mar 24, 2014 4:27 pm

    vallelvo ha scritto:Ho sul tavolino "Un uomo in fuga" e "La fiamma rossa", libri iniziati e subito lasciati. Non so perchè mi prendeva una nostalgia che mi faceva male al cuore e non mi permetteva di andare avanti.

    Solo ora ho iniziato "In nome di Marco" dopo vari tentennamenti. Spero di portare fino in fondo la lettura anche se  il narrato diventa pesante. Non è per te mi dicono. 

    Lo devo a Marco e magari riprenderò la lettura degli altri due.
    Bene bene, devi farlo. Dài che poi sai cosa ti aspetta qua. Wink 
    Una bella analisi ed una esposizione delle tue opinioni ed impressioni.

    vallelvo ha scritto:
    Questo libro è stato regalato da una figlia ad un padre, mio conoscente. Permettetemi di riportare la dedica.
    ""Santo Natale 2013...
    Caro Daddy
    Quando ho visto questo libro non ho potuto non pensare a te!
    Mi ha fatto ricordare alcuni bellissimi momenti che abbiamo condiviso insieme mentre seguivamo le imprese del "Pirata"....
    Grazie sappi che quei momenti me li porto dentro!
    Grazie per il tuo amore che è immenso proprio come quello di "Mamma Tonina" per Marco.....
    Ti voglio bene.
    .........""
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    Messaggio Da eliacodogno Lun Mar 24, 2014 4:37 pm

    Non ho ricevuto la stessa dedica scritta, ma anche a me quel libro, arrivato per Natale da mio fratello, ha avuto significati forti. Ero con lui davanti ad una birra quel 14 febbraio, quando sugli schermi muti passò la notizia, che vedemmo simultaneamente...
    Il libro è secondo me da leggere (diverso dall'immensa letteratura su Pantani degli ultimi 10 anni) perché vede la storia di Marco attraverso gli occhi di chi lo conosceva meglio e lo amava di più, con il punto di vista di un "esterno" che ha conosciuto il particolare mondo del ciclismo per mezzo di Marco
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    Messaggio Da Admin Lun Apr 14, 2014 10:37 am

    Metto anche qua una copia del post per invitare Vallelvo ad un bel post di analisi della esperienza di lettura Very Happy
    Qua o nel 3d di Pantani direttamente, non fa differenza, perché poi lo si riproduce in entrambi i threads.
    vallelvo ha scritto:Finalmente ho terminato di  leggere l'ultimo libro su Pantani. Sapevo quasi  tutto.
    Il povero ha subito quel giorno il controllo in modo "rocambolesco".  Son trascorsi 15 anni ed ancora se ne parla. La conseguenza fu .......

    Avrei voluto una risposta sulla mia ultima frase. E' già successo che i controllori sbagliassero corsa (mica una corsetta) per i prelievi come successe con M.?
    In Francia  la notizia ebbe risalto. In Italia bocche chiuse. Allora contattai una famosa rivista ed al telefono mi fu confermato, la notizia rimase "lettera morta".

    http://www.ciclopassione.com/t1174p105-paris-roubaix-parigi-roubaix-2014-13-aprile-2014?nid=1#5899
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    Messaggio Da Lemond Gio Lug 17, 2014 2:09 pm

    Questo, è un articolo di una rivista, ma non so dove altro metterlo, se non qui.

    Ricevo e inoltro da
    (Il Grandevetro, bimestrale di immagini, politica e cultura, Anno XXXVIII - N. 220 (114 n.s.), Maggio-Giugno 2014).

    6822

    Giovanni Commare

    Biciclette



    Sono nato tra le biciclette. Uno dei miei primi ricordi (Sicilia, 1950?) è l’androne del cortile di casa dove mio zio Michele riparava le biciclette e io mi vedo con un martello in mano mirare ai catarifrangenti rossi. Lo so, non è educato, ma certe passioni non sono cose da signorine. In realtà ho cominciato tardi, verso i dodici anni, ad andare in bicicletta. Ero povero e di una bicicletta per bambini non se ne parlava, mentre quelle dei grandi mi facevano un po’ paura, forse a causa dei sensi di colpa per le martellate di qualche anno prima. Così ho imparato prima a guidare la moto Guzzi Cardellino di mio padre e poi ad andare in bici. Non solo: prima le ho riparate le biciclette e poi le ho cavalcate. Nell’officina di Michele, durante le vacanze estive, ho “lavorato da meccanico” quando ancora facevo le elementari. Ho cominciato riparando le camere d’aria. Lo zio, onesto e sincero, mi lasciava le venti lire della riparazione che mi bastavano per due gelati o per andare a vedere un film alla matinée del lunedì. Ma alcuni clienti, soprattutto parenti, con la scusa che il lavoro era stato fatto dal garzone tiravano sul prezzo e mi dovevo accontentare di dieci lire. Spilorci!

    Correvo come un pazzo, quasi sempre da solo, dal paese al mare e dal mare al paese o facevo il giro della circonvallazione qualche volta spingendomi sino a Capo Granitola o a Mazara. In qualche cassetto della mia casa siciliana ci devono ancora essere i bigliettini con i dati cronometrici. Il pomeriggio facevo passa e spassa sutta stu balcone per la Nina, che nemmeno me lo dava un bacio. Spesso quando tornavo da scuola portavo da mangiare a mio padre, in campagna. Una volta che pioveva sono scivolato su un lastrone di roccia e mi sono rialzato con le ginocchia maciullate, i contadini mi disinfettarono con il vino. Ho tenuto con orgoglio la Bianchi Sport celeste che mio padre mi regalò quando finii la scuola media. Me l’hanno rubata a Firenze, in Santa Croce.

    Seguivo il Giro e il Tour. Forse la passione m’è venuta da Michele che teneva in officina un grande manifesto celeste, “la giornata del campione: Fausto Coppi”. Non avendo in casa la televisione, assieme a tanti altri ragazzi cercavo d’imbucarmi in uno dei circoli cosiddetti civili o politici che l’avevano. Quasi sempre ci buttavano fuori, anche quelli del PCI, anche quando davano Rin Tin Tin. Gli unici che ci sopportavano erano quelli del MSI. In quel covo di mezzi fascisti ho visto le vittorie di Nencini, Balmamion, Bitossi, Anquetil e i trionfi della mia squadra del cuore, l’Inter di don Helenio Herrera.

    Qui lo devo dire: mai sono riuscito ad amare i campioni che vincono tutto, alla Merckx. Un po’ come con le donne superdotate. Ho un debole per quelli che stentano a venir fuori, che magari vincono qualche tappa e poi sorprendendo tutti, forse anche se stessi, si affermano in una grande corsa. E mi lasciano immagini da conservare con amore disinteressato, come Giovanni Battaglin che scala le Tre Cime di Lavaredo (vedo ancora l’inquadratura in bianco e nero delle sue gambe in azione sulle pedivelle) e il giorno dopo da Soave a Verona riesce a disegnare una cronometro perfetta mantenendo la maglia rosa. Chi si ricorda di Franco Chioccioli, vincitore del Giro 1991? Di quelli che hanno vinto tanto ho amato Gianni Bugno, forse perché nell’89 lo vidi varcare l’Appennino con la leggerezza di un gabbiano e giungere a Prato tutto solo, forse perché non è diventato un mito. Non sono riuscito ad amare Moser, che pure mi è simpatico, per quei Giri che gli disegnavano apposta con tante cronometro in pianura finché nell’84 non ne vinse uno. Perché non mi sono entusiasmato per Gimondi? Forse perché lo vidi salire sull’Abetone concentrato ma sereno mentre gli altri dietro di lui avevano il viso stravolto dalla fatica e sbavavano come bestie? Ecco, la fatica. Pedalare in montagna ti fa conoscere i limiti dello sforzo che può sopportare il tuo corpo. Perciò non mi stupisco che i corridori ricorrano al doping. Anzi la farei finita col moralismo. Se i professionisti vogliono sperimentare sostanze e sistemi per andare oltre il limite che lo facciano pure, potrebbero essere cavie per il bene dei comuni mortali. Me lo ricordo il povero Tom Simpson sul Ventoux. Vi sembra una brutta fine morire mentre si fa la cosa più importante della vita o anche solo qualcosa di bello? Certo meglio della triste fine di Pantani, per la cui morte ho pianto. E il film della memoria precipitava dallo splendore dei tornanti del Ventoux e di Courchevel, sui quali aveva staccato il robot Armstrong, allo squallore di quella stanza.

    Dopo il furto della Bianchi ho avuto una Legnano rossa, trovata d’occasione. Era una 26’ e mi ci sono ammazzato a tentare qualche salita intorno a Firenze: una volta feci, da solo si capisce, il giro dalle Croci di Calenzano a Fontebuona e per poco non schiatto di crampi dalle parti di Pratolino. Mi convinsi a comprare una buona bicicletta, con telaio e rapporti giusti finalmente, la Legnano che tuttora uso, la stessa che mi ha portato a spasso le prime volte che imbroccai il Ciulli. Fu lui cicloattore che, dopo aver scoperto l’acqua calda: “non sei un campione”, mi catechizzò sull’opportunità di attrezzarsi con mutande maglietta e bici per recitare la parte dei “ciclisti”. In certe serate cazzone, intruppati in una mandria di napoletani con i quali in modo del tutto idiota ci consolavamo di quei primi anni del “riflusso”, venne fuori l’idea dei “Cicloamorosi”. L’elaborazione teorica di un’alternativa goduriosa ai dopati cicloamatori fu tutta del Ciulli, che così metteva a frutto i lunghi anni di militanza nelle organizzazioni della sinistra recitante. Venne dunque la Alan, comprata usata da uno che doveva prediligere le fughe in pianura e quindi rapporti lunghi quasi impossibili da spingere in montagna. Lei è diventata la fidanzata dei giorni solitari e pure la misura del peso che il passare degli anni m’impone: lo constato attraverso le visite che mi tocca fare dal Becucci per pregarlo di aumentarmi i denti del pignone e ridurre quelli della corona. Ora pare che la meccanica della Alan abbia raggiunto il suo limite. E io pure.

    Devo comunque a lei alcune esperienze di pura bellezza, il passo Valles, per dire, e soprattutto la discesa verso Falcade quando l’alluminio della Alan vibrava come ala di aeroplano e il vento produceva armoniche nel mio orecchio. Quel pomeriggio di strada e cielo grigi l’ho richiamato alla mente con tutta la forza della volontà le volte che mi sono trovato sul baratro dell’incoscienza, come fosse tra i momenti più belli che ho vissuto. E poi l’andare in bici con buontemponi e professori, tecnici e sgarlette, pensionati e mammine, i cari amici cicloamorosi insomma, ha reso migliore la mia vita. Potrei dire col poeta che nel sudore della salita mi sono riconosciuto.
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    Messaggio Da BenoixRoberti Mar Lug 22, 2014 11:26 am

    Un cuore in fuga
    di Oliviero Beha
    C’è un uomo solo «al comando di se stesso» che pedala lungo la via per Assisi. Non è un pellegrino, benché abbia fede. Non è un semplice ciclista, perché il suo «naso triste come una salita» è stato per anni l’incarnazione stessa del ciclismo. Ma questa volta Gino Bartali non corre per nessuna coppa, per nessun titolo. Siamo nell’inverno del 1943 e combatte la sua guerra. Corre per salvare vite umane. Dopo i fasti del Giro e del Tour, conquistati contro il Regime, è iniziata tutta un’altra storia anche per lui. Una storia di coraggio e orrore, di eroismo e follia.
    Mentre le leggi razziali vengono applicate con brutalità in Europa, circa quindicimila ebrei raggiungono l’Italia per trovare rifugio. È allora che il campione diventa una sorta di staffetta al servizio della rete clandestina Delasem. «Se ti scoprono, ti fucilano», gli dice il Cardinale Dalla Costa nell’affidargli l’incarico. Ma Gino non si ferma. Finge di allenarsi, e in realtà trasporta documenti falsi, celati nei tubi del sellino e del manubrio. Migliaia di chilometri percorsi avanti e indietro da Firenze, per consegnare nuove identità alle famiglie ricercate con feroce determinazione dai fascisti della Rsi e dai nazisti. Sono più di ottocento gli ebrei che hanno avuta salva la vita grazie al valore silenzioso di un grande del novecento.
    Passano gli anni, la guerra finisce e di nuovo, in una torrida estate che si fa di ghiaccio sul leggendario Izoard, c’è un uomo solo che pedala. Per vincere il suo secondo Tour, dieci anni dopo il primo, ma anche questa volta per qualcosa d’altro, per molto di più: per scacciare un fantasma che si chiama guerra civile.
    Bartali corre, più forte di tutti, nell’agonismo estremo della sua anima, sulle strade impolverate e sulle pagine di questa storia che ci restituisce un personaggio vero, lontano dai luoghi comuni che l’hanno etichettato troppo spesso solo come il rivale eterno di Coppi il Campionissimo, quasi fosse il figlio di un dio minore. «Gli è tutto da rifare» diceva; e forse il senso autentico era che sarebbe stato pronto a rifare tutto, in ogni momento, a cominciare da quelle corse clandestine. Senza dire una parola.
    Un cuore in fuga, che custodisce un grande segreto.

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    Messaggio Da BenoixRoberti Ven Nov 28, 2014 12:03 pm

    Dopo alcuni libri storici ed alcuni libri antropologici (anche di qualche ipocrita) è la volta, mancava, di un libro controverso, che non mi pareva giusto mettere nella sezione "carcerati". Il libro di "Riccardino" non si presenta come il solito libro confessione (titolo a parte), ma come una vera e propria provocazione ad un sistema, anche se poi potrebbe finire proprio a confermare quel sistema, ovvero a fare il "lavoro sporco" per suo conto. Riccò non è un ipocrita, è un controverso, uno sborone, un provocatore, un essere umano che sembra scherzare con l'etichetta di "essere maledetto" che gli è stata confezionata su misura.
    Ma è solo un falso cattivo, come tanti altri uomini che sbagliano.

    Ecco la recensione ufficiale:
    __________________________________ 
    http://www.libreriadellosport.it/libri/funerali_in_giallo_-_le_confessioni_del_cobra.php
    FUNERALE IN GIALLO - LE CONFESSIONI DEL COBRA
    RICCO` RICCARDO

    Titolo: FUNERALE IN GIALLO - LE CONFESSIONI DEL COBRA
    Pagine: 128
    Dimensioni: 15 x 21
    Tipologia:
    Anno di pubblicazione: 2014
    Prossima uscita
    Disponibilità: Normalmente pronto per la spedizione in 2-3 giorni lavorativi


    Mentre il ciclismo sembra raggiungere un punto di non ritorno con l’intensificazione fino all’assurdo della lotta anti - doping.
    Mentre il ciclismo è in deficit cronico di eroi e di campioni fuori dal comune.
    Mentre un nuovo scandalo lo ha appena investito alla vigilia del suo anno sportivo di redenzione che sperava di consacrare ad un’inedita campagna di record dei colli mitici del Tour.

    Ecco che Riccardo Riccò, il leggendario Cobra, intraprende la sua malinconica confessione in un libro choc: “Funerale in giallo”.
    Scritto a quattro mani con il grande reporter e scrittore Salvatore Lombardo, quest’opera è agli antipodi del tradizionale libro di ciclismo. È al tempo stesso romanzo tragico e confessione intima, dichiarazione d’amore e saldo di tutti i conti.
    Riccò il maledetto appare nudo. Senza trucco, senza maschere, senza pretesti, senza scorciatoie, senza manierismo lacrimevole. Il lettore scoprirà non solo il rovescio della scena romantica di un ciclismo ideale ereditato da Fausto Coppi e Jaques Anquetil, ma soprattutto la tragica realtà quotidiana di un giovane campione d’eccezione di fronte ai riti terrificanti di un contesto governato dall’ipocrisia, dalla menzogna e dal denaro. 

    Come con Bob Dylan, alla fine non resta che la morte.

    __________________________________
    RECENSIONE DATASPORT
    http://www.datasport.it/ciclismo/2014/ciclismo-libro-schock-riccò-non-so-più-chi-sono-funerale-giallo.htm
    Ciclismo, il libro shock di Riccò: "Non so più chi sono"
    Si intitola "Funerale in giallo" il volume-confessione del Cobra modenese, squalificato fino al 2024 per una trasfusione fatta a casa

    LIBRI di Ciclismo 246ric10

    Riccardo Riccò è uno dei personaggi "maledetti" del ciclismo, trovato positivo al Cera al Tour de France 2008 dopo aver vinto due tappe (poi fermato e arrestato) e squalificato fino al 2024 per una trasfusione di sangue fatta in casa. Il Cobra di Formigine ha deciso di confessarsi in un libro, "Funerale in giallo", scritto col giornalista Salvatore Lombardo, raccontando la sua storia di sportivo e il crollo, fino al tentativo di suicidio.

    Nell'anticipazione de La Gazzetta dello Sport, il libro inizia con Riccò che racconta di essere stato ad un passo dal suicidio "La passo dalla mano destra alla sinistra... E' una Carl Walther calibro 7,65. Con sei pallottole nel caricatore". Poi parla dell'amore per Pantani "le vittorie incredibili di Marco sono una rivelazione, e divento uno scalatore", dello stupore all'arrivo negli Under 23 "sono un chierichetto. Tutti i ragazzi intorno a me sembrano dei caccia aerei" e dell'avvicinamento al doping "decido di fare come gli altri. Ma con moderazione. Ed è immediatamente un altro mondo".

    Il Cobra di Formigine, 30 anni, spiega come è avvenuta la trasfusione che gli è costata uno squalifica fino al 2024 "apro il frigo, prendo la sacca di sangue rinforzata di ferritina e mi allungo per farmi la trasfusione come mi hanno spiegato". La chiusura di Riccò è triste ripensando agli ultimi 10 anni "non so più chi sono. Un dopato. Un recluso. Un bugiardo. Un uomo. Un bambino. Un escluso".

     __________________________________
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    Messaggio Da Lemond Ven Nov 28, 2014 12:39 pm

    Mi sembra ovvio che dovrò leggerlo e poi ... Wink
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    Messaggio Da BenoixRoberti Lun Dic 15, 2014 6:54 pm

    Messaggio per Lemond. Scegli se leggerlo in francese o italiano. Ho un dubbio che continuerai il filone francese.

    Domani la presentazione, ma non alla Libreria dello Sport, a Milano del libro di Riccardo Riccò.
    In Francia il libro è sorprendentemente diventato un best seller.

    In presenza di Riccardo Riccò, del suo amico scrittore franco-italiano Salvatore Lombardo e di altre personalità del Mondo del Ciclismo.
    Appuntamento Martedì 16 Dicembre dalle ore 16.00, nel Centro Conferenze Spazio Pin di Milano, Viale Monte Santo 5 (fermata metro Repubblica).

    http://www.e-adrenaline.fr/eau/actualites/cobra-histoire-de-surf-ou-de-velo-par-peyo-lizarazu/4683
    http://www.ciclismoweb.net/index.php?option=com_content&view=article&id=12672:libri-ricco-lancia-la-versione-italiana-di-funerale-in-giallo&catid=16:tutte-le-notizie&Itemid=107

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    Messaggio Da Lemond Mar Dic 16, 2014 9:19 am

    Non capisco com'è che esce in due versioni qui in Italia? In ogni modo credo che l'originale sia sempre preferibile e quindi mi procurerò il libro in italiano. Grazie dell'informazione.
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    Messaggio Da BenoixRoberti Mar Dic 16, 2014 9:46 am

    Lemond ha scritto:Non capisco com'è che esce in due versioni qui in Italia? In ogni modo credo che l'originale sia sempre preferibile e quindi mi procurerò il libro in italiano. Grazie dell'informazione.
    Sul concetto di originale andrebbe fatto un distinguo fra i dialoghi originali fra Riccò e l'autore (in italiano) e la stesura originale (in francese) perchè l'autore è francese, nonostante la chiara origine italiana.
    Per questa ragione il libro è uscito prima in Francia ed è editorialmente francese.
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    Messaggio Da Lemond Mar Dic 16, 2014 12:22 pm

    BenoixRoberti ha scritto:
    Lemond ha scritto:Non capisco com'è che esce in due versioni qui in Italia? In ogni modo credo che l'originale sia sempre preferibile e quindi mi procurerò il libro in italiano. Grazie dell'informazione.
    Sul concetto di originale andrebbe fatto un distinguo fra i dialoghi originali fra Riccò e l'autore (in italiano) e la stesura originale (in francese) perchè l'autore è francese, nonostante la chiara origine italiana.
    Per questa ragione il libro è uscito prima in Francia ed è editorialmente francese.

    Non sapevo niente di ciò, allora dimmi te che cosa devo fare? Ciao e grazie, Carlo
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    Messaggio Da BenoixRoberti Mar Dic 16, 2014 1:01 pm

    Eh no, all'artista la scelta della versione preferita.
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    Messaggio Da vallelvo Mar Dic 16, 2014 1:09 pm

    Ti consiglio il francese, conoscendo la tua predilezione per questa lingua e la tua grande capacità nella traduzione. Smile
    Se hai problemi nel trovarlo fammelo sapere.
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    Messaggio Da BenoixRoberti Mer Dic 17, 2014 12:01 pm

    Tra gli articoli sulla presentazione del libro di Riccardo Riccò mi è piaciuto particolarmente questo di seguito.
    Lo ha scritto una ragazza e forse per questo ha quel giusto distacco dal ciclismo e dal Riccò ciclista, per soffermarsi con gusto ed estrema misura oggettiva sull'uomo Riccò. Probabilmente solo un soggetto femminile poteva avere quella sensibilità per cogliere gli aspetti umani e trasporli senza la minima ombra di commenti moralistici.
    L'autrice ci consegna Riccardo così come le appare e questo è il lavoro che deve fare un giornalista capace e fedele alla sua missione.
    Spesso leggendo i media di settore si ha la sensazione di leggere di Riccò e simili come di Riina e Provenzano. Il tritatutto mediatico porta a questa confusione assurda e smisurata.

    Per fortuna la vita non si consuma solo nello sport (agonistico almeno) ed un uomo torna ad essere un uomo, anche Riccardo Riccò. Complimenti a Silvia Tomasoni, l'autrice.
    ______________________________________________________

    Riccò: "Non si vince un Tour senza doping"

    Pubblicato Martedì, 16 Dicembre 2014 21:00 | Scritto da Silvia Tomasoni | Stampa | Email
    “Funerale in Giallo”. Il titolo calzerebbe a pennello a un episodio del Tenente Colombo, immortale detective made in USA tanto scalcinato nel porsi quanto acuto nei ragionamenti, portato sugli schermi dall’indimenticato Peter Falk. Il sottotitolo – Le Confessioni del Cobra - rimanda, invece, a quella che è la vera essenza delle 114 pagine, scritte a quattro mani con l’autore italo-transalpino Salvatore Lombardo, prima proposte al pubblico francese (oltre le Alpi il libro è diventato un best-seller) indi tradotte in italiano e presentate a Milano nel giorno dell' uscita nelle librerie del Bel Paese.

    “Ho incontrato Riccardo per caso. I miei figli, Alex e Baptiste sono appassionati di ciclismo e volevano conoscerlo. E’ successo al GP La Marseillaise, nel 2011. L’ultima sua gara…”. Le parole di Lombardo, risuonanti di uno spiccato accento francofono, si rivolgono alla platea ma, soprattutto, a lui: il grande protagonista. Che se ne sta lì seduto composto, in jeans e camicia dai ghirigori sgargianti con i tatuaggi in bella vista e il viso da bambino solo un poco appesantito dagli anni e da qualche chilo in più, pronto a parlare. A raccontare e a raccontarsi.

    RICCO’, EROE TRAGICO – Preludio: “Né opera di pietà, né allegoria, né satira (…), questo libro malinconico è il romanzo di una vita esplosa tra i sogni di un bambino e gli incubi di un adulto quasi vecchio. (…) Possiamo liberarci del Cobra, come abbiamo fatto con il Pirata, ma non della sua minaccia”. Romantico, tragico, disastroso.  Lombardo soppesa ogni aggettivo, descrivendo l’amico esattamente così come appare.


    CONTINUA AL LINK:
    http://www.ciclismoweb.net/index.php?option=com_content&view=article&id=12706:ricco-non-si-vince-un-tour-senza-doping&catid=16&Itemid=107
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    LIBRI di Ciclismo Empty "Pantani è tornato" di Davide De Zan

    Messaggio Da BenoixRoberti Sab Dic 27, 2014 12:55 pm

    LIBRI di Ciclismo Pantan11

    C'è un libro uscito da poco che sta pian piano risalendo le classifiche di vendita.
    Il libro, possiamo dirlo, viene venduto nonostante un più che evidente ostracismo da parte di una parte ampia del mondo del ciclismo. Già solo questo è un motivo in più per promuovere questo libro.

    Questo mondo delle due ruote, dopo anni di "cervello all'ammasso" e di totale cieco affidamento alla forca dell'antidoping, affidata alle mani "sporche" di chi per decenni ha sguazzato da dirigente nel doping, non vuole saperne del reietto Davide De Zan, il cui allontanamento dal ciclismo aveva in me mosso dubbi sulla sua reale passione.
    Bene, Davide di recente ha spiegato benissimo il sentimento da lui vissuto e la profonda delusione per questo ambiente dopo quanto successo all'amico Marco Pantani.

    Ed è questa amicizia la base di questo libro che, per ora, ho solo sfogliato.
    Non aspettatevi un libro-inchiesta, per fortuna, questo libro è vita personale e sentimenti sinceri e genuini in cui tantissimi si ritroveranno. E' un libro che aiuterà tanti ad uscire dalla catarsi in cui il mondo ciclistico si è cacciato.
    Il percorso di Davide aiuterà tanti a riconnettere i fili di una passione delusa ed a vedere davvero le responsabilità di quanto avvenuto.
    Comunque la si pensi sui fatti di Campiglio e di Rimini, Davide dobbiamo ringraziarlo.



    Ho avuto il piacere di conoscere Davide in un locale milanese di aperitivi e di apprezzare la sua gentilezza, ereditata dall'elegante papà Adriano.
    Davide De Zan riscuote tutto il mio massimo affetto e riconoscenza.

    ______________________________________________
    http://www.edizpiemme.it/libri/pantani-e-tornato

    Pantani è tornato

    di Davide De Zan
    Tutti ricordano le immagini di Marco Pantani scortato dai carabinieri a Madonna di Campiglio il 5 giugno 1999. Un numero, 53, il valore del suo ematocrito al controllo, gli costa un Giro d’Italia condotto trionfalmente. Per qualcuno, quel giorno crolla un mito. Per Pantani è il mondo stesso a crollare. Insieme alla maglia rosa gli sfilano l’onore, e un gran pezzo di vita. È una discesa agli inferi, che il Pirata compie scalino dopo scalino e si consuma il 14 febbraio di cinque anni dopo nel residence di Rimini dove viene trovato morto. Overdose è il verdetto del giudice. Qualcosa di molto simile a un suicidio per il resto del mondo.

    Qualcuno continua a nutrire dubbi su quella conclusione ma servono nuovi elementi e molto coraggio per spingere la magistratura a riaprire il caso.

    Tre persone non hanno mai smesso di lottare per restituire l’onore a Marco Pantani e trovare finalmente la verità. Tonina, la mamma, che ha sempre rifiutato la versione ufficiale. Antonio De Rensis, l’avvocato della famiglia, che ha messo testa e cuore in questa battaglia. E Davide De Zan, un giornalista ostinato, che di Marco era amico.

    Grazie a un lavoro d’inchiesta puntiglioso e serrato, dettagli, fatti e clamorose dichiarazioni si accumulano sotto gli occhi dell’autore e qui vengono documentati e analizzati nella loro sconvolgente evidenza. È così che hanno preso corpo due parole: complotto e criminalità organizzata. Due parole che gettano la loro lunga ombra fino al tragico epilogo, e impongono di evocarne una terza, ancora più terribile: omicidio. A Campiglio hanno ucciso il campione, a Rimini l’uomo. Un solo uomo ucciso due volte.

    «Tutti i ragazzi che mi credevano devono parlare» esortava Marco Pantani in un messaggio ritrovato dopo la sua morte. Finalmente i ragazzi hanno parlato. Pantani è tornato. Adesso, fate giustizia.
    ______________________________________________

    LIBRI di Ciclismo Davide10

    Ps. Ho avuto modo di sentire e leggere i rosicanti commenti di alcuni squallidi colleghi di Davide. Ma è Natale e ... meglio soprassedere su questi miseri.
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    Messaggio Da vallelvo Sab Dic 27, 2014 1:35 pm

    Non so se leggerò il libro di Davide.
    Dopo tanti anni, la ferita non si è rimarginata. A volte penso come sarebbe stata la vita di questo ragazzo senza la bicicletta. La bicicletta l'ha fatto grande, la bicicletta l'ha distrutto. No! Gli uomini malvagi l'hanno distrutto.

    Sentirà il caldo abbraccio di chi gli ha voluto bene e di chi l'ha rispettato? Non lo so, me lo auguro.

    BUON NATALE PIRATA, perdona il ritardo.

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