Fede e ragione XXXVI
"Lasciatemi morire con i miei poveri" chiese l'infame Madre Tersa di Calcutta.Con questo ragionamento la religiosa chiede qualcosa che può invocare solo chi NON è nella condizione di povero, perché questi ultimi non hanno bisogno di chiederlo! La povertà non è solo mancanza di cibo, non è soltanto un incontro quotidiano con la malattia e con la morte, la povertà (estrema) è la fuoriuscita dalla condizione umana e insieme la sua riapparizione come incidente della storia quando la TV decide di occuparsene. Eallora che significato ha quel "Lasciatemi ..." Secondo me questo:
1- MADRE TERESA: LA SUA FILOSOFIA
In un dialogo che è stato addirittura filmato, Madre Teresa si
rivolge ad un malato terminale che sta soffrendo terribilmente,
rantola e si contorce. MT (per brevità, ndr) prima descrive la
malattia, poi si rivolge al moribondo dicendo: «Stai soffrendo
come Cristo in Croce, di sicuro Gesù ti sta baciando». Il povero
le risponde: «Per favore digli di smettere di baciarmi».
Nel precedente colloquio viene fuori tutto il messaggio di MT:
l'ossessione per il dolore e la sofferenza, la tracotante
supponenza e soprattutto la ferma volontà di NON lenire
realmente le sofferenze dei poveri, ma bensì di dare loro
unicamente un appoggio spirituale. NON volle mai combattere
realmente la povertà e l'ingiustizia, ma anzi si augurava che
nascessero sempre più poveri per aumentare il numero dei
possibili proseliti e, quindi, il suo prestigio religioso.
Infatti fu sempre violenta oppositrice di aborto e
contraccettivi, e allo stesso tempo amica di dittatori che
producevano miseria e sopruso. Si definiva "povera tra i
poveri", in realtà voleva fare carità non per riconoscere
l'altro ma per umiliarlo e correggerlo.
All'entrata delle sue case di carità c'era scritto: "Chi ama il
sapere ama la correzione". Nella camera mortuaria invece un
cartello recitava: "Oggi vado in Paradiso". MT dichiarò: «I più
poveri costituiscono il mezzo per esprimere il mio amore per
Dio». Un'occasione per esercitare la pietà cristiana, non per
migliorare le loro condizioni di vita. In un'altra occasione
pontificò: «E DOVESSI SCEGLIERE FRA GALILEO E L'INQUISIZIONE, MI
SCHIEREREI CON L'INQUISIZIONE».
2- MADRE TERESA E LA CURA DEI MALATI
È il capitolo più sconvolgente e rivelatorio.
Nel 1994 R. Fox (direttore di The Lancet, la più importante
rivista medicaa livello mondiale) visitò a Calcutta un Centro di
MT. Ecco cosa scrisse in proposito:«Ci sono dei medici che si
fanno vivi di tanto in tanto, ma di solito le suore prendono le
decisioni come possono. (...) Ho visto un giovane con la malaria
le cui condizioni andavano aggravandosi. Qualcuno non avrebbe
potuto fare prima gli esami del sangue? Gli esami, mi risposero,
sono raramente permessi. E perchè non usare semplici algoritmi?
Ancora una volta no. GLI APPROCCI SISTEMATICI SONO ESTRANEI
ALL'ETICA DELLA CASA. ALLA PIANIFICAZIONE M. TERESA PREFERISCE
LA PROVVIDENZA. (...) La notizia che la loro farmacopea non
comprende nessun analgesico forte mi ha turbato. Insieme alla
negligenza delle diagnosi, la mancanza di antidolorifici forti
contraddistingue i metodi di MT».
Mary Loundon, ex-volontaria nel Centro di MT a Calcutta, aggiunge:
«Tutti i pazienti avevano la testa rasata. Non c'erano sedie,
solo barelle. Nemmeno un cortile. (...) I malati non ricevevano
molte cure. Non ricevevano antidolorifici oltre all'aspirina;
non avevano sufficienti fleboclisi. USAVANO E RIUSAVANO GLI AGHI
ALL'INFINITO. Ogni tanto una suora lavava gli aghi sotto l'acqua
fredda. Le chiesi perchè non li sterilizzasse in acqua bollente,
ella rispose: "Non c'è motivo, non c'è tempo." (...) Vidi un
ragazzo 15 enne che aveva un semplice problema renale, che si
era aggravato a causa dell'incuria delle suore. Bastava portarlo
con un taxi al vicino ospedale per operarlo, ma le suore si
rifiutarono di farlo».
Elgy Gillespie, ex infermiera nel Centro MT di S. Francisco:
«Tutti i malati erano molto depressi, non potevano guardare la
Tv né ricevere amici, nemmeno quando erano moribondi. Un
guatemalteco gravemente malato cercava di scappare perchè non
voleva morire senza morfina».
Susan Shields, ex-suora per 9 anni per MT:
«A S. Francisco fu messo a disposizione dal comune un convento a
3 piani con stanze spaziose e ben arredato. Le suore si
sbarazzarono immediatamente dei mobili indesiderati, buttarono
materassi, divani, tende e tutte le sedie. La gente era
sbalordita. Il riscaldamento rimase chiuso tutto l'inverno,
nonostante la forte umidità; e molti si ammalarono di TBC».
«Nel Bronx c'era il progetto di aprire una casa per i
senzatetto. Il comune donò un palazzo per 1 dollaro, la
normativa ministeriale imponeva un ascensore per disabili. Madre
Teresa non ne volle sapere: un ascensore per gli handicappati
era per lei inaccettabile. Dopo molte trattative IL PROGETTO FU
ABBANDONATO».
Ma tutte queste criminali incurie avvenivano a causa delle
ristrettezze economiche? NO!!! Immense somme di denaro donate da
persone di tutto il mondo giacevano in conti bancari esteri. Le
suore non avevano il permesso di spendere quei soldi per aiutare
i poveri.
Sempre Susan Shields:
«Le donazioni arrivavano continuamente in gran quantità, ma non
avevano alcun effetto sulla nostra vita ascetica né tanto meno
su quella dei poveri che dovevamo aiutare. Per MT ciò che
contava era il BENESSRE SPIRITUALE DEI POVERI.
MT insegnava alle suore come BATTEZZARE DI NASCOSTO I MORIBONDI
(anche indù e mussulmani). Questi battesimi venivano estorti con
l'inganno».
3- MADRE TERESA, L'ABORTO E LA CONTRACCEZIONE
In materia sessuale MT fu reazionaria e fondamentalista. Ecco
alcune sue illuminanti dichiarazioni.
Nel 1979, quando ricevette il premio nobel per la pace (cosa
fece lei per la pace rimane un mistero), dichiarò: «Secondo me
oggi la pace è minacciata dall'aborto, che è una vera propria
guerra di una madre contro il suo bambino. L'aborto è il male
peggiore. (...) Molti si preoccupano dei bambini che muoiono in
Africa in massa per la fame, ma altri muoiono intenzionalmente
per volontà delle proprie madri».
Nel 1992 in Irlanda durante una messa all'aperto disse: «Non
esiste nesso tra le condizioni di povertà e miseria e la
mancanza di un controllo demografico. (...) Promettiamo alla
Madonna che tanto ama l'Irlanda che in questo paese non
permetteremo mai un solo aborto. E NIENTE CONTRACCETTIVI».
Nel 1979, durante un discorso fatto a Washington, disse: «Mi
sembra che l'AIDS sia la giusta condanna per una condotta
sessuale impropria».
Durante un'intervista, a chi le faceva notare che forse in India
il controllo delle nascite era un problema, rispose: «Dio
provvede sempre. Provvede per tutte le cose del mondo. I bambini
sono la sua vita. Non potranno mai essercene abbastanza».
4- MADRE TERESA E IL DENARO
In una celebre intervista MT dichiarò: «Non possiamo lavorare
per i ricchi né accettare alcuna ricompensa in denaro per le
azioni che facciamo. Il nostro deve essere un servizio gratuito
per i poveri».
Ma di fatto le Missionarie della Carità sono state per decenni
beneficiarie di una enorme beneficenza da parte di governi,
fondazioni, società e privati. L'ostentazione di povertà ha
nascosto perennemente questa situazione.
Ricordiamo alcuni esempi:
- Nel 1971 il Vaticano le conferì il premio Loto Prodigioso.
- Nel 1971 a Boston ricevette il premio in denaro Buon samaritano.
- Nel 1972 il governo Indiano le diede un cospicuo premio in denaro.
- Nel 1973 il principe Filippo donò alle Suore della Carità
34.000 sterline.
- Nel 1975 l'Onu coniò una speciale moneta in onore di Mt e gli
introiti della vendita furono interamente devoluti.
- Nel 1979 il governo italiano le conferì il Premio Balzan (250
milioni di lire).
- Nel dicembre 1979 ricevette il premio nobel per la pace e il
relativo assegno.
Eccetera...
MT collaborò e ricevette soldi dal truffatore americano Robert
Maxell, ora defunto; 10.000 dollari le furono regalati dal
predicatore-impostore John Roger. Inoltre ricevette donazioni
per 1.250.000 dollari da Charles Keating, protagonista di una
gigantesca frode a danno dei risparmiatori americani.
Addirittura durante il processo a Keating, MT inviò una lettera
ai giudici chiedendo clemenza per il truffatore; il procuratore
Turley le rispose spiegandole che razza di farabutto fosse
Keating, e chiedendole di restituire il denaro da lei ricevuto,
in quanto frutto di ladrocinio. MT non rispose mai al procuratore.
Infine MT ricevette grandi somme di denaro da dittatori
sanguinari come J. Duvalier di Haiti.
Ma allora come si spiega il vergognoso livello di indigenza dei
suoi istituti?
Nessuno si è mai preso la briga di calcolare l'ammontare dei
premi in denaro e della beneficenza, né nessuno ha mai chiesto
che fine abbiano fatto i fondi. È certo che MT distribuì i soldi
col contagocce e preferì destinarli all'attività religiosa
piuttosto che al sollievo dalle privazioni.
5- MADRE TERESA E LA POLITICA
In svariate occasioni Madre Teresa si dichiarò assolutamente
apolitica... ma anche in questo caso predicava bene e razzolava
male. Vediamo perchè...
- MT fu amica e appoggiò J. C. Duvalier, feroce dittatore
haitiano che infine scappò all'estero con i soldi rubati al suo
popolo.
- Nel 1981 in una conferenza stampa disse: «È bellissimo che i
poveri accettino il loro destino, condividendo la passione di
Cristo. La sofferenza della gente è di grande aiuto per il mondo».
- Rese omaggio a Hoxha, dittatore albanese.
- In Spagna simpatizzò apertamente con i nostalgici di Franco,
contestando la moderna legislazione spagnola in materia sessuale.
- Nel 1988 si recò in G. Bretagna e diede il suo accorato
appoggio al deputato liberale Alton, che voleva limitare le
possibilità di aborto.
- Ebbe frequenti contatti col dittatore eritreo Menghistu, che
usava l'arma della fame contro il dissenso interno.
- Quando visitò il Nicaragua ammonì il governo sandinista e
diede il proprio appoggio al Cardinale di Managua, sponsor dei
contras e stipendiato dalla CIA.
- Visitò il Guatemala, straziato dagli squadroni della morte e
dichiarò: «Tutto era pacifico nel paese che visitai. Io non mi
faccio coinvolgere dalla politica».
6- MADRE TERESA E LA BEATIFICAZIONE DEL DOLORE
Chi era davvero Madre Teresa?
Negava medicine ai malati, ma per sé sceglieva cliniche
lussuose. Rifiutava doni, ma non l'amicizia di dittatori. A
pochi mesi dalla beatificazione, è di nuovo polemica: chi era
davvero Madre Teresa? di Maria Grazia Meda.
D - La repubblica delle donne - 10 dicembre 2002
È possibile, con un gesto iconoclasta, smontare il mito di Madre
Teresa?
Per quanto paradossale possa sembrare, è più facile farlo che dirlo.
L'ha scoperto un celebre - e serio - saggista inglese,
Christopher Hitchens, autore di La posizione della Missionaria:
Teoria e pratica di Madre Teresa, edito in Italia da Minimum
fax. Il libro, uscito nel 1995, provocò ampio dibattito nel
mondo anglosassone. Quello latino e cattolico, che ne scoprì la
traduzione nel '97, invece non gli dedicò alcuna attenzione.
O, in qualche raro caso, lo definì un libercolo pieno di odio e
nefandezze, chiudendo la faccenda con la sempre utile formula
del Vangelo: "Perdona loro perché non sanno quello che fanno".
Il tutto senza mai confrontarsi con i contenuti del saggio. Vale
la pena di domandarsi perché informazioni magari spiacevoli, ma
documentate e mai confutate, vengano sostanzialmente ignorate in
Italia. Quello che disturba, che lascia perplessi e che a suo
tempo spinse Hitchens a scrivere il libro, sono le azioni
terrene di Madre Teresa, il suo aver messo in piedi un sistema
altamente discutibile che nessuno ha mai osato, o voluto,
esaminare e ancor meno criticare. Hitchens racconta di essersi
interessato per la prima volta alla suora dopo essersi reso
conto della cieca devozione di cui era oggetto a livello
planetario. E cominciò a porsi qualche domanda. Per esempio:
come si può adorare una donna che, ricevendo il Nobel per la
pace, ha pronunciato un discorso nel quale la frase clou era:
"L'unica, vera minaccia alla pace nel mondo è l'aborto"? Che
intrattiene relazioni di amicizia, e sostegno politico, con
dittatori sanguinari quali gli haitiani Duvalier? Dov'è la
credibilità di una persona che proibisce l'uso delle medicine
più comuni nei "suoi" ospedali, ma si fa curare nelle migliori
cliniche private della California? Con quale diritto decide le
sorti dei "suoi" bambini, preferendo lasciarli parcheggiati nei
"suoi" miseri orfanotrofi piuttosto che affidarli a genitori
pieni d'amore, ma privi degli altissimi standard morali da lei
richiesti? Perché, di tutti i milioni di dollari affluiti nelle
casse dell'Ordine, neanche un centesimo si trova nel posto più
logico, ossia nelle banche di Calcutta? In effetti, a
quest'ultima domanda Hitchens aveva già trovato risposta. Per
intuire quale sia, basta riflettere sul fatto che il Governo
indiano è molto rigido in materia di contabilità delle
organizzazioni no profit: per legge, tutte le donazioni e i
conti devono essere resi pubblici. Per le altre domande, il
saggista andò in India a incontrare Madre Teresa. Non senza aver
letto, prima, un rapporto pubblicato nell'autorevolissima
rivista scientifica The Lancet: un lungo articolo, nel quale un
medico esponeva le condizioni sanitarie dei vari "ospedali"
creati dalla suora. Il resoconto era raccapricciante: i malati
sono ammucchiati per terra o su brandine sporche, lo stesso ago
è riutilizzato finché non si rompe (alla faccia delle più
elementari regole di igiene), non c'è personale specializzato,
non è prevista alcuna terapia del dolore né alcuna forma di
training medico per le sorelle che accudiscono i non morenti,
nessuno è in grado di fare una diagnosi e quindi di salvare una
persona.
Tutte informazioni che Hitchens verificò in prima persona. E
soprattutto un fatto lo sconvolse: Madre Teresa non ha mai avuto
la più lontana intenzione di curare gli altri, di alleviare
fisicamente le loro sofferenze. Anzi, uno dei cardini della sua
dottrina è basato proprio sul dolore fisico: Gesù ha sofferto
sulla croce, ergo i suoi figli devono fare altrettanto.
Indipendentemente dalla loro volontà. Nel suo libro, e nelle
decine di interviste rilasciate dopo la pubblicazione, Hitchens
riporta le testimonianze dei volontari e delle tante sorelle che
hanno abbandonato l'ordine. Storie sempre uguali: non
accettavano più di vedere soffrire fisicamente i malati, sapendo
che esistevano i mezzi per alleviarne il dolore. Non
sopportavano più di non potere comprare antibiotici specifici
per curare la tubercolosi di tanti bambini. Né che un paziente
facilmente curabile non fosse mandato in un altro ospedale
perché "altri avrebbero potuto chiedere la stessa cosa".
Erano disgustati dal dover battezzare di nascosto i morenti. O
dal veder rifiutata la costruzione di un ascensore, offerta dal
Comune, in un rifugio per i poveri nel Bronx, perché allo
spostamento dei disabili "avrebbe provveduto il cielo". Non
capivano perché, con tutto il denaro raccolto, non si potesse
costruire un ospedale efficiente. Né perché Madre Teresa si
buttasse, con una foga da crociato, nel referendum contro il
divorzio in Irlanda, ma rilasciasse interviste nelle quali
benediceva con giubilo la fine del matrimonio della sua amica
Lady Diana. Erano esterrefatti dall'esperienza di alcune sorelle
romane, le quali, trovandosi con troppi pomodori, avevano deciso
di farne conserva. Che fu buttata, in quanto segno di sfiducia
nella provvidenza divina. Se questi episodi fossero
decontestualizzati, fornirebbero materia eccellente per qualche
gag di humour nero. Ma Hitchens non è un umorista e noi,
leggendolo, non possiamo ignorare la domanda che sottende tutto
il libro: Madre Teresa era davvero una santa? O piuttosto era
una dogmatica integralista, che usò i poveri e i morenti per
lodare e promuovere una forma di religiosità spietata,
intollerante e probabilmente estranea alla maggior parte dei
credenti? Quegli stessi credenti - troppo occupati dai problemi
materiali, e dal bisogno di avere la coscienza tranquilla - che
parteciparono alla costruzione del mito senza porsi troppe
domande. Ora che Madre Teresa è in cielo
pare che il nuovo vertice delle Missionarie di
Carità stia modificando le regole. Nell'attesa di una conferma,
ci sono tantissime Ong, laiche e trasparenti, alle quali
possiamo dare fondi. E continuare così a riscattare la nostra
coscienza di occidentali ricchi, egoisti ma, speriamo, un po’
meno ciechi.
7 – MARIA TERESA VITA ECARRIERA DI UN’ICONA
1910: Agnes Gonxha Boilaxhiu nasce a Skopje, Macedonia, da
genitori albanesi. 1928: entra nell'ordine delle Sorelle
irlandesi di Loreto, a Dublino, e parte per l'India, dove farà
il noviziato.
1931: prende i voti a Darjeeling diventando Madre Teresa, in
onore di Santa Teresa del Bambino Gesù. Va a Calcutta per
insegnare geografia alla St. Mary High School.
1937: è nominata direttrice della scuola e responsabile delle
Figlie di Sant'Anna, l'ordine indiano collegato alle suore di
Loreto.
1948: fa richiesta a Roma per poter vivere fuori dal convento, e
lavorare nei quartieri più poveri di Calcutta. Apre un primo
centro a Motijheel, due stanze in affitto: in una insegna,
nell'altra accoglie malati e morenti.
1950: il Vaticano approva la nascita della Congregazione delle
Missionarie della Carità.
1953: creazione di Link of Sick and Suffering Co-Workers (una
rete di solidarietà di aiuto per i morenti) e inaugurazione
della prima Shishu Bhavan (Casa per i bambini abbandonati e
malnutriti).
1969: il documentario della Bbc Qualcosa di bello per Dio, nel
quale viene suggerito che Madre Teresa abbia compiuto un
miracolo, la lancia sulla scena mondiale.
1979: riceve il Nobel per la pace.
1997: il 5 settembre Madre Teresa muore, il 13 vengono celebrati
i funerali di Stato.
1998: l'ex arcivescovo di Calcutta Henry D'Souza avvia le
pratiche per beatificarla.
2002: l'arcivescovo di Bombay Ivan Dias annuncia la
beatificazione entro Natale. L'ordine delle Missionarie di
Carità conta più di quattromila suore e circa 40 mila operatori
laici. È presente in 127 Paesi con 670 lazzaretti, ospedali,
orfanotrofi. Tra i riconoscimenti ricevuti da Madre Teresa:
Premio per la pace Giovanni XXIII; Premio internazionale J.F.
Kennedy; Premio Jawaharlal Nehru per la comprensione
internazionale; Medaglia Fao; Premio Albert Schweitzer; Premio
internazionale Balzan; Bharat Ratna ("perla d'India"), il più
alto riconoscimento ufficiale indiano; Medaglia d'oro del
Congresso Usa, Legion d'Onore haitiana, cittadinanza indiana e
americana, più varie lauree honoris causa.