Non certamente per un motivo moralista.
Mi spiego.
Io, in queste faccende "difficili" con risvolti sociali e personali (intimi) che riguardano
i bambini, mi libero sempre preventivamente da ogni possibile dogma ideologico o ideale. Per me esiste solo la armoniosa vita e crescita del bambino. Mi scatta una preventiva totale empatia nei suoi confronti.
In un universo di ordine inferiore ci metto le libertà individuali degli adulti. E nulla vieta che queste libertà siano pure libertine.
Un politico in genere non è un artista, ovvero una personalità che eccelle e che con la sua capacità fuori dal comune riesce a rendere armonioso ciò che armonioso socialmente non è, perché crea moralisticamente scandalo nella "pubblica sete di ipocrisie".
Il politico è per sua natura, al 99%, ipocrita. E quindi non può permettersi la dignità, oltre ogni atto imbarazzante, come può invece giustamente pretendere la sensibilità di un'artista e uomo di sopraffina cultura.
L'artista, il ciclista-artista Anquetil, l'ipocrisia l'ha fatta a fettine. Però non concordo con Morris in toto sul ragionamento circa il denaro. Mi convince per quanto riguarda la cultura "pubblica" diffusa, ma non possiamo non considerare che il denaro è anche una parte del personaggio "sultano" Jacques Anquetil.
In ogni modo, e con quel libro lo comprenderai (perché la chimica familiare che acquisirai è talmente originale e sconosciuta, almeno per me), è vero che Anquetil è riuscito a fare cose inenarrabili facendosi perdonare le sofferenze inferte grazie ad un fascino intellettuale "artistico" fuori dal comune. Le stesse cose compiute da una persona senza i mezzi culturali ed il coraggio (ma anche un po' spregiudicatezza) di Jacquot sarebbero scaduti in soprusi da codice penale (ben aldilà di ogni filtro moralista).
Non è questa una ammissione che mi piace fare, perché è opportunista ed elitaria e apre la porta alla pericolosa giustificazione possibile del sopruso degli "eletti" (in fatto di carisma e non di elezioni politiche
), ma non riesco a descrivere diversamente il sentimento che provo.
Nel contempo non riesco a non considerare la sofferenza di Janine, e poi dei figli Annie ed Alain.
E' stata Sophie, probabilmente, a raccogliere quelli che appaiono cocci, a ricomporli ed a ridare un corso sereno a quella famiglia scossa dal ciclone Jacquot, grazie a quel libro così liberatorio. La vita deve continuare e tanto Sophie, quanto il fratellino Christopher erano nati e con diritto condividevano lo stesso sangue (di papà o di mamma) degli altri della famiglia. A proposito, una chicca ... la foto è eloquente.
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