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    Messaggio Da Admin Lun Lug 29, 2013 8:39 pm

    Promemoria primo messaggio :

    "L'Angolo de' Ristori Ciclointellettuali" by CarLemond.
    Apro questo 3D da dedicare in gran parte ad un amico conosciuto in rete, nella rete che non ha età, nazionalità e sempre meno barriere linguistiche. A parte quelle che il bischero Lemondaccio ci imporrà con la sua verve franco-empolese.
    Lemond, come tutti i personaggi, ha idee sue originali e discutibili (mi focalizzo su discutibili) e quindi apriamo la ... discussione.flower


    Ultima modifica di Admin il Dom Ago 04, 2013 1:00 pm - modificato 3 volte.

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    L'ANGOLO DE' RISTORI CICLOINTELLETTUALI - Pagina 3 Empty Re: L'ANGOLO DE' RISTORI CICLOINTELLETTUALI

    Messaggio Da Lemond Dom Set 08, 2013 9:23 am

    vallelvo ha scritto:Auguri ai settembrini!
    Quindi a Cuneghin, Lance e Jens (quelli che mi rammento io, poi ce ne saranno tanti altri di certo). Smile
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    L'ANGOLO DE' RISTORI CICLOINTELLETTUALI - Pagina 3 Empty Re: L'ANGOLO DE' RISTORI CICLOINTELLETTUALI

    Messaggio Da Lemond Dom Set 08, 2013 10:13 am

    Chi invece impressiona è una specie di gigante, con gli occhiali neri, che, con le sue mani a battipanni tritura il campionissimo senza nessuna dolcezza e tratta i suoi muscoli come un macellaio. Quest'uomo sta in completo silenzio e non gira neppure la testa verso i nuovi arrivati. Coppi saluta Anquetil e lo ringrazia della sua visita; sa tutto del suo recente "exploit" e prende il giovane molto sul serio, perché le prestazioni a cronometro di un ragazzo non possono non essere importanti per un professionista della sua tempra. Jacques è colpito dalla gentilezza del campione e stenta a riconoscere in lui il più grande ciclista di tutti i tempi, l'uomo celeberrimo la cui vita pubblica (nota mia, ma anche privata Evil or Very Mad ) è sulla prima pagina dei giornali di tutto il mondo. Colui, il cui destino si dipana in bianco e nero, come un film neorealista. Bianco come la dama-bianca, che è la sua compagna impossibile, bianco come le sue folli fughe solitarie verso le montagne innevate, nero invece come gli occhiali di Cavanna, il massaggiatore cieco, nero come le sue crisi famose in qualche corsa e nero come la maglietta che si trova ai piedi del tavolo di massaggio. Surprised
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    L'ANGOLO DE' RISTORI CICLOINTELLETTUALI - Pagina 3 Empty Re: L'ANGOLO DE' RISTORI CICLOINTELLETTUALI

    Messaggio Da Lemond Lun Set 09, 2013 9:25 am

    Cavanna è il confidente e il guru di Coppi, ex pugile peso massimo, aveva fatto anche ciclismo su pista, prima di perdere la vista ed è capace, si dice, di riconoscere un vero campione dal solo tocco dei muscoli. E' lui che "ha fatto" Coppi, si mormora, dopo aver trovato nient'altro che un adoloscente magrissimo. ;)Fausto non dubita della classe del giovanotto, ma invita Cavanna affinché lo rassicuri. Cavanna prende Anquetil e gli "fa passare la visita medica". Lo palpa da per tutto, brutalmente, lo misura e lo pesa con le mani, facendo girare i muscoli sotto le dita, per cercare gli organi attraverso la pelle. Ritrova parecchio Coppi in lui: stessa fragilità apparente, stessa potenza nei reni, stesse gambe lunghe. Senza dubbio sente anche, attraverso la pelle, quasi la stessa volontà, determinazione e forza morale. ;)Sente il polso, il battito è lento, posa infine le mani sul ventre e conclude: Tu hai uno stomaco buono, ma non mangiare troppo, fai come Bobet".
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    Messaggio Da eliacodogno Lun Set 09, 2013 10:46 am

    Lemond ha scritto:
    vallelvo ha scritto:Auguri ai settembrini!
    Quindi a Cuneghin, Lance e Jens (quelli che mi rammento io, poi ce ne saranno tanti altri di certo). Smile
    ...tutti i migliori! silent tongue chi va piano va sano 
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    Messaggio Da Lemond Mar Set 10, 2013 10:06 am

    Che decide di fare Coppi? Al momento è sicuro che il ragazzo è una certezza, oltre che una promessa e che quel talento non durerà quanto un "fuoco di paglia", non può far altro che proporgli di lavorare insieme, perché per restare al vertice è meglio mettere i più forti dalla propria parte. Fausto sa di stare invecchiando e che non potrà di certo neutralizzare Anquetil, ma spera di poter determinare lui stesso la parte della torta da assegnare al giovane. Si dice pronto a consigliargli i suoi piani di allenamento e ad aiutarlo sia sul piano tecnico che finanziario.
    Dopo essersi vestito accompagna il normanno a visitare il pensionato ciclistico che ha organizzato con Cavanna lì a Novi Ligure e gli lascia intendere che se gli accorda fiducia sarà facile disegnare un destino da campione. Wink
    Anquetil ascolta, anche con emozione, ma senza esitazione dice di no, perché ha ben cosciente quale dovrà essere il suo cammino, non vuole mettersi nelle condizioni di L. Bobet e per essere un campionissimo a sua volta, sa che dovrà "divorare" Coppi, cominciando da ciò che sembra impossibile: battere il record dell'ora.
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    Messaggio Da Lemond Mer Set 11, 2013 9:34 am

    Anquetil scive: "Correre in gruppo mi demoralizza, non conosco quasi nessuno di quelli che ho intorno, il pericolo è ovunque e mi sento prigioniero. Detesto anche il mio direttore sportivo che mi dice di stare davanti e lo stesso vale per Darrigade. E' sempre lui che si lascia scivolare dietro, dove io pedalo tranquillamente, per richiamarmi all'ordine di stare davanti e a darmi le notizie dal "fronte". *Forza, svegliati, bisogna rimontare* e io -lasciami in pace, devo fare i miei conti- *I conti li farai stasera, ora c'è "bagarre" là davanti, prendi la mia ruota*. Io mi metto dietro e non lo lascio di un centimetro, ma rimontare il gruppo non è cosa facile, perché tutti vogliono mantenere la loro posizione davanti e quindi nessuno ha voglia  di lasciar passare quelli che vengono da dietro. Non si può certo infilarsi nel centro del gruppo, dove la densità è troppo elevata e il pericole e il nervosismo sono ben presenti. Dédé mi fa passare da un lato, là dove la massa dei corridori è più elastica ed eventualmente si può montare sul marciapiede o usare le spalle. Dédé è fenomenale, ma si sa gli sprinter sanno districarsi in ogni caso e scivolare anche in uno spazio davvero limitato". (continua)
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    Messaggio Da Lemond Gio Set 12, 2013 11:11 am

    "In verità non ho mai amato il gruppo, anche perché sono incapace di riconoscere parecchi dei miei concorrenti.  Durante un Tour avevo notato uno che scattava in continuazione e la cosa mi dava parecchio sui nervi. Ho domandato chi fosse a Dédé e lui mi ha risposto Adriaenssens, un cattivo cliente, occorre sempre tenerlo d'occhio. Poi ha aggiunto che avrei dovuto conoscerlo e infatti doveva essere così, ma ho riflettuto e, come ho detto prima, io amo il gruppo solo quando è ... molto lontano dietro. Very Happy. Nei momenti di grande solitudine, invece, sono il più forte di tutti. E' un dono che ho sempre coltivato e il risultato del lavoro fatto è il mio marchio, la mia gloria, la mia fortuna, i miei castelli e anche la mia prigione. Quando non lotto da solo contro il cronometro, passo il tempo a pensare alle possibili fughe, perché altrimenti mi sento prigioniero, vedo un muro davanti ed ho subito voglia di saltarlo, è un semplice riflesso spontaneo. Altri aspetti del mio carattere: le sigarette sono proscritte e io fumo; non bisogna uscire la sera e io esco; non si può "andare a donne" e io ci vo; il ciclismo non sarebbe dunque il mio sport, ma non sono stato io a sceglierlo, è la bici che ha scelto me. Io non amo tutto ciò, ma è tutto ciò che ama me e quindi deve pagare!" (fine discorso diretto di Jacques)
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    Messaggio Da BenoixRoberti Gio Set 12, 2013 12:25 pm

    Ho letto la sua storia e quella della sua famiglia. Lo ritengo un personaggio raccapricciante, un vero e proprio tiranno terribile.
    Ma nel contempo non si può negare l'estremo fascino che suscitava, suscita e sempre susciterà. Una specie di Salvador Dalì del ciclismo.
    Un personaggio pazzesco, per il quale le regole dei comuni mortali non valgono.
    Uomo dalle tinte forti. Lacerante e catalizzante.

    Qua c'è tutto JA:
    "Nei momenti di grande solitudine, invece, sono il più forte di tutti. E' un dono che ho sempre coltivato e il risultato del lavoro fatto è il mio marchio, la mia gloria, la mia fortuna, i miei castelli e anche la mia prigione."
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    Messaggio Da Lemond Gio Set 12, 2013 1:47 pm

    BenoixRoberti ha scritto:Ho letto la sua storia e quella della sua famiglia. Lo ritengo un personaggio raccapricciante, un vero e proprio tiranno terribile.
    Ma nel contempo non si può negare l'estremo fascino che suscitava, suscita e sempre susciterà. Una specie di Salvador Dalì del ciclismo.
    Un personaggio pazzesco, per il quale le regole dei comuni mortali non valgono.
    Uomo dalle tinte forti. Lacerante e catalizzante.

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    Allora dimmi il titolo del libro, così avrò modo di ... continuare la saga. Smile
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    Messaggio Da BenoixRoberti Gio Set 12, 2013 2:26 pm

    Lemond ha scritto:
    BenoixRoberti ha scritto:Ho letto la sua storia e quella della sua famiglia. Lo ritengo un personaggio raccapricciante, un vero e proprio tiranno terribile.
    Ma nel contempo non si può negare l'estremo fascino che suscitava, suscita e sempre susciterà. Una specie di Salvador Dalì del ciclismo.
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    Sophie Anquetil - Par l'Amour de Jacques
    C'è poco di vita ciclistica, ma molto di intimo e personale del grande personaggio visto dagli occhi della figlia.
    Il ciclismo è solo nei riferimenti ai ricordi. Nel libro è descritto il lato "sultano" di Anquetil, il grande e terribile padre, dolce e difficile monarca assoluto.
    E' un libro difficile (da ingoiare s'intende) e la figura che svetta non è Jacques, nonostante l'esplicito e sincero affetto dell'autrice, bensì la nonna (definizione "impropria") dell'autrice; nonna di Sophie nonché moglie di Anquetil.
    Mamma mia ... pale
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    Messaggio Da Lemond Gio Set 12, 2013 2:51 pm

    Grazie. Va bene, intanto lo ordino, poi fra un po' meno di un anno, cioè quando avrò finito questo, comincerò con l'altro. Wink
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    Messaggio Da Lemond Ven Set 13, 2013 9:04 am

    Il 29 giugno 1956 Anquetil entra nel velodromo Vigorelli a Milano che è vuoto, è il "suo" velodromo. Ha la reputazione di essere il più veloce d'Europa e egli si inginocchia sulla pista scura e l'accarezza. Tutto è dolce, la luce è bella, il legno parla dei luoghi lontani da cui proviene e quindi di grandi spazi. E' qui, su questa pista di 397,39 metri che Jacques va girare in tondo, come in una gabbia, per un'ora, senza muovere niente, se non le gambe, vivendo la sofferenza fino all'estremo limite. Un'ora a fondo, per raggiungere l'assoluto del ciclismo; per lui non c'è niente di più bello del record dell'ora. Qui non si può arrivare secondo, è tutto o niente. La cosa più difficile è trattenersi dall'andare troppo forte in partenza, perché un'ora è interminabile e il compito sarà immenso, ma è venuto in Italia per battere Coppi e il più vecchio primato del mondo. Prima si è allenato in segreto al velodromo di Besançon allo scopo di insegnare al suo corpo la natura profonda e dolorosa di ciò che l'attende, perché questo sforzo totale non ha equivalenti sulla strada. Lì non ci sarà respiro, niente discese o una salitella che può significare una variazione distensiva, un cambiamento di posizione in sella o ... quel che volete voi. Wink In pista niente di tutto ciò: una lunga linea diritta, senza paesaggio intorno, con un piccolo colpo di testa ogni volta che si attacca una curva soprelevata.
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    Messaggio Da BenoixRoberti Ven Set 13, 2013 12:15 pm

    Mi permetto di interrompere (ancora una volta, sorry) il filo narrativo con un link ad un pezzo di un comune amico. Mi ricordavo di aver letto un passaggio di Morris sulla vicenda familiare citata.
    Premetto per onestà intellettuale, che se Jacques fosse stato un politico lo avrei giudicato ferocemente. Bisogna essere onesti ed ammettere che verso uno sportivo, anzi quello sportivo, il nostro occhio si fa più indulgente e la mente si fa prendere dal fascino del personaggio che è superiore a tutto. Magìa dello sport.

    Detto questo, è sempre uno spettacolo rileggere il vecchio Morris nei suoi storici racconti là dentro. Bei tempi. La delicatezza con cui affronta la vicenda umana di Anquetil è stupenda, unica. A te Lemondaccio Smile
    http://oldforum.cicloweb.it/viewthread.php?tid=6875
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    Messaggio Da Lemond Ven Set 13, 2013 1:18 pm

    Quello che ho trovato io dal tuo legame è questo

    "E se poi fossi chiamato a giudicarlo sul piano umano, per il suo essere anticonvenzionale e per nulla ipocrita, bèh direi che le consistenze del personaggio sono tali da definirlo, con un eufemismo: semplicemente interessante. Ed a me, chi dice di fronte a microfoni e taccuini quel che pensa, anche se fa male alla pubblica sete di ipocrisie, è solo da applaudire a prescindere. Poi magari si potrà dissentire, ma se la storia avesse avuto più gente simile, il suo corso sarebbe stato migliore e più facile da concepire come un patrimonio di esperienze ed insegnamenti. Lo dico da laico e da libero pensatore, affinché dal mio umile osservatorio, si levi una piccola voce contro i dogmi e lo schiacciamento intellettivo che la lettura più miope ed unidirezionale della sovradimensionale religione dell’uomo, consistente nel danaro, ha generato e, purtroppo, fra sangue e criminalità, continuerà a generare"
    e non capisco proprio perché tu (ripeto se è questo quello che intendevi citare) lo avresti giudicato severamente se fosse stato un politico.confused
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    Messaggio Da BenoixRoberti Ven Set 13, 2013 2:09 pm

    Non certamente per un motivo moralista.
    Mi spiego.
    Io, in queste faccende "difficili" con risvolti sociali e personali (intimi) che riguardano i bambini, mi libero sempre preventivamente da ogni possibile dogma ideologico o ideale. Per me esiste solo la armoniosa vita e crescita del bambino. Mi scatta una preventiva totale empatia nei suoi confronti.
    In un universo di ordine inferiore ci metto le libertà individuali degli adulti. E nulla vieta che queste libertà siano pure libertine.
    Un politico in genere non è un artista, ovvero una personalità che eccelle e che con la sua capacità fuori dal comune riesce a rendere armonioso ciò che armonioso socialmente non è, perché crea moralisticamente scandalo nella "pubblica sete di ipocrisie".
    Il politico è per sua natura, al 99%, ipocrita. E quindi non può permettersi la dignità, oltre ogni atto imbarazzante, come può invece giustamente pretendere la sensibilità di un'artista e uomo di sopraffina cultura.
    L'artista, il ciclista-artista Anquetil, l'ipocrisia l'ha fatta a fettine. Però non concordo con Morris in toto sul ragionamento circa il denaro. Mi convince per quanto riguarda la cultura "pubblica" diffusa, ma non possiamo non considerare che il denaro è anche una parte del personaggio "sultano" Jacques Anquetil.
    In ogni modo, e con quel libro lo comprenderai (perché la chimica familiare che acquisirai è talmente originale e sconosciuta, almeno per me), è vero che Anquetil è riuscito a fare cose inenarrabili facendosi perdonare le sofferenze inferte grazie ad un fascino intellettuale "artistico" fuori dal comune. Le stesse cose compiute da una persona senza i mezzi culturali ed il coraggio (ma anche un po' spregiudicatezza) di Jacquot sarebbero scaduti in soprusi da codice penale (ben aldilà di ogni filtro moralista).
    Non è questa una ammissione che mi piace fare, perché è opportunista ed elitaria e apre la porta alla pericolosa giustificazione possibile del sopruso degli "eletti" (in fatto di carisma e non di elezioni politiche Smile), ma non riesco a descrivere diversamente il sentimento che provo.
    Nel contempo non riesco a non considerare la sofferenza di Janine, e poi dei figli Annie ed Alain.
    E' stata Sophie, probabilmente, a raccogliere quelli che appaiono cocci, a ricomporli ed a ridare un corso sereno a quella famiglia scossa dal ciclone Jacquot, grazie a quel libro così liberatorio. La vita deve continuare e tanto Sophie, quanto il fratellino Christopher erano nati e con diritto condividevano lo stesso sangue (di papà o di mamma) degli altri della famiglia. A proposito, una chicca ... la foto è eloquente.
    www.facebook.com/christopher.anquetil
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    Messaggio Da Lemond Ven Set 13, 2013 5:20 pm

    Ho capito che ti riferivi, quindi, al libro che ho ordinato della figlia, ma non a quel che di lui aveva scritto Morris.
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    Messaggio Da BenoixRoberti Ven Set 13, 2013 7:31 pm

    Lemond ha scritto:Ho capito che ti riferivi, quindi, al libro che ho ordinato della figlia, ma non a quel che di lui aveva scritto Morris.
    Conosco le tue idee e non voglio condizionarti nella lettura del libro che, a mio avviso, va letto con indole fanciulla (nel limite del possibile destrutturando le nostre idee e viaggiando con Sophie nella sua narrazione, facendosi accompagnare senza giudicare a priori per comprendere i sentimenti).
    Ciò che dice Morris è, mi si passi il termine, molto frutto della comparazione fra società francese ed italiana. E lì sfonda ovviamente su tutta la linea. Comunque anche Morris è cauto, velatamente critico nelle sue parole, quando cita l'ultima relazione di Anquetil.
    Nel resto del pezzo non poteva descrivere meglio il personaggio così complesso con quel numero di parole.
    E' bella anche la misura e la discrezione con cui i suoi ex colleghi (anzi colleghi) ed i loro familiari parlano della vita di Jacques.
    Il rispetto umano e l'amicizia non vengono mai inficiati dal benché minimo giudizio morale. L'amicizia è indissolubile, e questa è una gran bella caratteristica di questo mondo.
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    Messaggio Da vallelvo Ven Set 13, 2013 8:54 pm

    E' sempre un piacere leggerVi e Vi invidio pure.

    Di Anquetil ho letto in passato, che dire personaggio "particolare" a cui tutto(!!??) è perdonato, o quasi. Eroe sulle due ruote, non nella vita.
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    Messaggio Da Lemond Sab Set 14, 2013 8:38 am

    Credo non ci sia nulla da invidiare, comunque ...

    La prima sera, nel suo tentativo iniziale, soffre molto e rinuncia dopo 50 terribili minuti. Non c'è niente che vada bene (come alla roulette, quando il croupier annuncia ... Very Happy). Egli analizza e decide di far mettere sulla pista gli stessi sacchetti di sabbia di Coppi (nel senso dello stesso numero e disposizione) e che vuol provare con la stessa bici del campionissimo. La Bianchi non domanda di meglio ed è pronta anche a mettere a sua disposizione il celebre meccanico di Coppi: G. De Grandi, detto Pinza d'Oro. Anquetil, però, è sotto contratto con le bici La Perle e non può avere altri fornitori. Sad  La soluzione è che qualcuno gli costruisca, a tempo di record, Very Happy una bici *uguale* a quella di Coppi, con quella Jacques può "veramente" volare. Smile 
    La seconda sera i sacchetti sono messi bene e la bici è più funzionale per le curve rialzate della pista. Il velodromo è pieno anche se gli organizzatori hanno ben scritto alla biglietteria che entrano a loro rischio e pericolo e che un primato non può mai essere garantito. La precauzione è inutile, perché la maggioranza degli spettatori è presente per veder *perdere* e così aver conferma che Coppi resta il più grande fra i grandi. ;)Ma Anquetil quel giorno si concede un'ora di concentrazione totale e di sforzo assoluto, per cui il primato vecchio di 13 anni, 8 mesi e 22 giorni esplode, sotto gli occhi dei tifosi costernati. 46,159 Km, un giro di pista completo in più: un giro d'onore, in qualche modo. Very Happy
    Jacques non esulta, perché l'esultanza non fa parte della sua natura, in più è di certo felice, ma c'è qualcosa che lo infastidisce: non avrebbe voluto battere il record così chiaramente, in un sol colpo, bensì superarlo più volte, se pur di poco. ormai però è andata così e superare questa distanza non sarà facile nemmeno per lui. Sad Smile

    P.S.

    due parole mi sono venute sottolineate (non so perché) e non ho saputo modificarle. Sad
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    Messaggio Da Lemond Dom Set 15, 2013 10:52 am

    Nel mio gruppetto di corridori di plastica in miniatura, che erano sulla mia tavola, in giallo c'era sempre Anquetil. La sera rappresentavo sempre la tappa del giorno e usavo i libri per figurare i colli, mentre le pianure interminabile erano fogli bianchi. La battaglia infuriava e Bahamontes si involava, inevitabilmente, e in vetta, posto in equilibrio sulla costola di un libro, gustava un gelato alla fragola, mentre attendeva i compagni per buttarsi in discesa, ;)Anquetil lo raggiungeva sempre. Lo scenario che avevo visto alla televisione era scritto nella mia memoria, ma diciamo che qualche volta i miei ricordi erano influenzati da qualcosaltro e infatti la maglia gialla aveva la tendenza a vincere spesso, anche se a prezzo di uno sforzo sovrumano negli ultimi km. Very Happy
    Nel 1960 Jacques è il primo francese a vincere il Giro (ho acquistato subito il piccolo corridore in rosa) il che non è per niente un "exploit" minore, specie se si pensa alla forza dell'opposizione italiana (Baldini e Nencini soprattutto) e anche all'ardore dei tifosi che non hanno concorrenti nel trasformare una tappa di montagna in una partita a chi spinge di più! Evil or Very Mad La spinta era a quell'epoca una delle arti ciclistiche e gli italiani erano dei "Leonardo": Bobet ne aveva fatto amara esperienza l'anno prima. (Nota mia, il culmine però sarà raggiunto negli anni che vanno dal 1967 al 1976 Evil or Very Mad Evil or Very Mad Evil or Very Mad )
    Anquetil decise di mettersi al riparo in pianura e di prendere appunto un vantaggio considerevole, prima di attaccare la montagna, anche per proteggersi dal taciturno lussemburghese C. Gaul che era ispirato dalle vette aspre e che ben meritava il soprannome di "Angelo della montagna".
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    Messaggio Da Lemond Lun Set 16, 2013 10:07 am

    Il 3 giugno nella tappa a cronometro Seregno-Lecco dimostra in modo patente la sua forza, correndo i 68 Km. a più di 45 all'ora, relegando Baldini a 1 e 30" e Gaul a 6 minuti. L'indomani si affrontava il Gavia e questo margine era opportuno. Quel giorno Jacques ha fatto il controrio di quanto aveva sempre sostenuto: non pensare a niente durante lo sforzo solitario. Egli, durante tutta la tappa, ha sognato il Vigorelli e il nuovo record dell'ora. Ho adorato questa storia e l'ò raccontata spesso ai miei compagni, che non capivano molto, ma a me piaceva parecchio allenarmi, mentre sognavo le mie cose e mi riusciva più facile salire i colli. (Nota mia, forse il tutto era ispirato da un altro Jacques. Wink

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    Messaggio Da Lemond Mar Set 17, 2013 1:48 pm

    Spesso, durante il Tour, le notti sono interminabili, perché l'effetto delle pillole e delle punture stimolanti non perdono facilmente effetto. Dopo la cena, le discussioni e le carte, dove una volta ancora ha perso, Anquetil cammina nella strada, davanti all'albergo in una solitudine oscura. Gli "avanzi" della corsa sono per terra: lista dei corridori, cappellini pubblicitari abbandonati e quant'altro. Lui rialza il bavero, perché fa freddo ed è l'ora nella quale si domanda se avrà ancora domani la forza per prendere il via? Potrebbe sempre restare al centro della strada con la sua bici in mano e guardare il gruppo partire senza di lui. Sad Ne avrebbe la possibilità e, in qualche momento della notte, pure la voglia. Si ferma sulla linea d'arrivo tracciata nella strada e quella riga rappresenta il suo mestiere e la sua vita, ma potrebbe essere l'ultima. Egli cammina su di essa come se si trovasse su di un filo e allora allarga le braccia e si domanda da quale parte andrà a cadere?
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    Messaggio Da Lemond Mer Set 18, 2013 9:46 am

    Torna a parlare J.A. Nell'ascesa al col del Luitel ho seguito Favero senza difficoltà, ma ho sentito male in maniera abnorme alle gambe. A Grenoble la pioggia era violenta e mi sono reso conto che avevo commesso un errore grave, volento fare troppo. Ho addosso una maglia estiva che non avrei mai dovuto scegliere questa mattina, perché quella maglietta ora mi si è incollata addosso come una "camicia di nesso gelata". Evil or Very Mad Troppo tardi me ne sono accorto, anche se come si può pensare al diluvio, quando c'è il sole? Il col de Porte è terribile e "sono morto", ho il cotone nei polmoni e cerco un po' d'aria come un pesce gettato nel prato. Passo ad un rapporto più duro e va un po' meglio, ma non dura, dov'è andata a finire la mia forza? Geminiani mi supera e non ho neppure il coraggio di alzarmi per tentare di seguirlo, sono solo capace di fissare la strada davanti a me e non vedo altro. Bobet mi raggiunge e mi chiede se deve stare con me? Ma non vale la pena. Sento scorrere i minuti che andrò a perdere e in più ho paura della discesa, ma soprattutto di me stesso. Il freddo ha preso le mani, tossisco, sputo, vedo rosso. Poi sento alcune mani su di me che mi prendono e mi distendono e la febbre è troppo alta perché possa aprire gli occhi. Il dottor Dumas è seduto sul mio letto e mi parla, mentre io balbetto. Lui dice: "Jacques, so che lei ha fatto preparare una bici particolare per la crono di domani, ma sarebbe meglio che si ritirasse, perché ha una congestione polmonare e se continua a correre, c'è il rischio di finire in sanatorio". Ma se io abbandono la squadra perde la classifica a squadre e hanno bisogno di quei tre milioni. C'è poco da fare li perderanno, perché Anquetil sta sputando sangue. Evil or Very Mad
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    Messaggio Da Admin Mer Set 18, 2013 9:50 pm

    Sfatiamo un po' la drammaticità del racconto in questa fase.
    Aria Vallelvo invia questa foto del bel Jacques. Certamente non era questo il volto di Anquetil la sera di cui si narra sopra. Surprised 

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    Messaggio Da Lemond Gio Set 19, 2013 8:26 am

    Anquetil non ama le menzogne. Nel 1961 è alla partenza del g.p. delle Nazioni: è la sua corsa, avendola vinta già cinque volte e P. Wiegant (l'allenatore di quell'anno) lo spinge alla ricerca di un nuovo "exploit". Durante tutto il percorso gli fornisce tempi di passaggio non veri. Jacques si innervosisce e pensa che il suo crono da polso sia danneggiato. Non sa più dov'è, perché ha l'impressione di andare bene, ma il crono dice di no, perché, secondo i tempi di P.W. ha soltanto eguagliato, a 10 Km. dalla fine, la prestazione dell'anno precedente. All'arrivo al Parco dei Principi scopre invece di aver polverizzato il suo record di 1 minuto e venti secondi. Wiegant esulta per la sua astuzia, ma Anquetil è silenzioso mentre riprende fiato sul prato del Parc. La sera, al peso, si accorgerà di aver perso 5 kg. è stremato e arrabbiato, ma soprattutto furioso per essere stato ingannato. Pochi secondi in meno del 1960 sarebbero stati sufficienti alla sua contentezza. Pian piano tutto ciò si raffredda, ma resterà comunque dentro di lui e infatti qualche settimana dopo deciderà di sbarazzarsi dell'allenatore e di non correre più il G.P. delle Nazioni.Evil or Very Mad
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    Messaggio Da Lemond Ven Set 20, 2013 8:43 am

    La quarta e ultima volta che ho visto Anquetil dal vero, mi sono inginocchiato davanti a lui. Ero riuscitoa prendere il mio primo diploma (ce ne volevano due, allora) e i miei genitori mi avevano regalato una macchina fotografica che stavo provando. Era bel tempo e la pellicola in bianco e nero era nuova e ben posizionata nel suo rullino. Era il 12 luglio 1964 e mi ero messo in un fossato due km. prima della vetta del Puy de Dome. La strada era proibita alle auto e quindi avevamo percorso a piedi la salita ed eravamo rossi per il sole e l'impazienza. ;)La rivalità fra Anquetil e Poulidor era al massimo e il momento della verità stava per arrivare. Su questo unico colle si sarebbe deciso il Tour: se Poulidor, considerato miglior scalatore, fosse riuscito a prendere ... secondi a Jacques, sarebbe riuscito a vestire la maglia gialla (mai accaduto prima); in caso contrario il Normanno avrebbe conservato il simbolo del primato. La Francia era divisa in due ed io non ero certo (si sa Wink) nel gruppo dei pulidoristi che stavano urlando di gioia nel momento in cui voci dicevano che il loro campione stava staccando ... (continua)

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