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    Messaggio Da Admin Lun Lug 29, 2013 8:39 pm

    "L'Angolo de' Ristori Ciclointellettuali" by CarLemond.
    Apro questo 3D da dedicare in gran parte ad un amico conosciuto in rete, nella rete che non ha età, nazionalità e sempre meno barriere linguistiche. A parte quelle che il bischero Lemondaccio ci imporrà con la sua verve franco-empolese.
    Lemond, come tutti i personaggi, ha idee sue originali e discutibili (mi focalizzo su discutibili) e quindi apriamo la ... discussione.flower


    Ultima modifica di Admin il Dom Ago 04, 2013 1:00 pm - modificato 3 volte.
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    Messaggio Da cauz. Mar Lug 30, 2013 2:26 am

    l'angolo de' ristori? davvero?
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    Messaggio Da Lemond Mar Lug 30, 2013 8:10 am

    Admin ha scritto:Storie ed aneddoti By CarLemond

     Troppo onore, Alf, in ogni modo, se ho ben compreso, ci sarà da scrivere qui le traduzioni dei libri francesi che avessi intenzione di leggere. Una di sicuro che è la conclusione del libro di Guimard, oltre, se Winter me ne fornirà il titolo e l'edizione, quello su Anquetil e poi Brel, ricominciando da capo e poi e poi ...
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    Messaggio Da Lemond Mar Lug 30, 2013 9:54 am

    Quando me lo spediranno, provvederò a tradurre il libro, per intanto chi legge, si dovrà accontentare di questo.

    http://www.liberation.fr/livres/2012/06/01/jacques-anquetil-aimait-il-vraiment-le-velo_822985

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    L'ANGOLO DE' RISTORI CICLOINTELLETTUALI Empty Re: L'ANGOLO DE' RISTORI CICLOINTELLETTUALI

    Messaggio Da Lemond Mar Lug 30, 2013 12:38 pm

    Continuo la traduzione, cominciata su C.W. del libro di Guimard

    Quando si mette un ragazzo in bici su di una pista, tutti dicono che bisogna non chiedergli troppo! Secondo me quest'atteggiamento è affatto grottesco, perché se non si abitua il fisico alla emissione di acido lattico non ci sarà mai la possibilità di progredire.Evil or Very Mad Lo sforzo muscolare è un processo che si sviluppa in due fasi: la prima, detta di contrazione, è in assenza di ossigeno e produce acido lattico: la seconda, detta di restaurazione, quando l'acido lattico formato è eliminato dalla presenza dell'ossigeno. Un giovane qualunque può riuscire ad andare in bici per lungo tempo a velocità moderata, ma andare forte non lo si può fare se il motore non è stato attrezzato fino dall'inizio. Ecco perché penso che la competizione è importante e per niente pericolosa per l'organismo, se le cose sono fatte con serietà. E per far questo occorre a noi educatori una "conditio sine qua non" : non ascoltare per niente i "suggerimenti" dei genitori, dei loro pareri dobbiamo solo ridere. Laughing  Una domenica mattina, a Roubaix, al ritorno da un allenamento di cadetti e juniores, ho visto una mamma rimproverare, urlando, un educatore per la velocità troppo alta tenuta da suo figlio, Certo questa madre si prendeva molto sul serio, perché ha continuato il suo numero: "Voi volete uccidere mio figlio", mostrando un apparecchio (che io non so che sia, ma che si chiama sport-test) che segnava 160 di media, come se fosse una prova scientifica di un misfatto.Evil or Very Mad  Allora sono dovuto intervenire: "Quanti anni di studi di fisiologia ha seguito? Va bene, ci vine a dire che vogliamo uccidere suo figlio, ma codesta cifra di 160 a che cosa corrisponde? Ad esempio conosce la frequenza massima del ragazzo?" Costui aveva quindici o sedici anni e le sue pulsazioni massimali dovevano oscillare fra 205 e 210, ma, come previsto, ella ha finito per ammettere che non lo sapeva. Non conosceva neppure quella a riposo e allora le ho detto che era proprio intorno a 160, il che significava che suo figlio non si era sforzato per niente durante l'allenamento.tongue Per finire le ho detto: "Quando una cosa non si conosce, sarebbe bene tacere e spero proprio di non rivederla più!"
    E' solo un aneddoto, ma mi sembra abbastanza significativo.
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    Messaggio Da Lemond Mer Lug 31, 2013 1:50 pm

    Mi si domanda spesso se i giovani corrono abbastanza? Cioè è sufficiente il loro chilometraggio per poter competere in futuro con i più grandi o comunque per esprimere le loro potenzialità? Secondo me non è questa la maniera migliore per affrontare la questione, perché la domanda da porsi è un'altra: qual è il loro carico di lavoro o, in altre parole, il loro programma di allenamento? Percorrere per es. 10.000 Km. va bene, ma io conosco dei corridori che ne fanno solo 3000, ma che lavorano di più e meglio. Ricordiamo che i parametri fondamentali per formare un giovane ciclista non sono cambiati: le leggi fisiologiche sono rimaste e resteranno le stesse. Quello che abbiamo in più, rispetto ad anni fa, sono i mezzi di controllo, ma i il resto non è certo cambiato: velocità, forza, soglia aerobica e anaerobica, etc. Quindi, niente di nuovo sotto il sole, si può progredire solo con un buon allenamento. Imparare ad andare forte e per lungo tempo ecco ciò che può fare la differenza ed è in funzione di questo obiettivo, e di quello soltanto, che si devono stabilire i programmi di allenamento. Di norma vedo che nella maggior parte dei club questo obiettivo è spesso mancato e allora la conclusione che ne tiro è che si corre forse anche troppo poco, ma soprattutto si corre male. Mad 
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    L'ANGOLO DE' RISTORI CICLOINTELLETTUALI Empty Re: L'ANGOLO DE' RISTORI CICLOINTELLETTUALI

    Messaggio Da Lemond Gio Ago 01, 2013 10:50 am

    Le categorie in base all'età (come sono ora) non aiutano a migliorare il sistema, secondo me invece dovremmo formare categorie per livello. Per esempio che significa partecipare ad una corsa riservata ai minori di 23 anni? Ciò non ha senso, perché a questa età si può vincere anche il Tour! Qual è il senso di non far correre i campioni "juniores" con altri di età maggiore, quando le prove riservate a loro sono terminate e quindi tutti rimangono a guardare il portabagagli? :)Questi giovani potrebbero progredire ben di più e meglio, se potessero correre anche ...
    In questo momento, in Francia per fortuna, abbiamo una nuova generazione molto dotata. Basta leggere le diverse classifiche del 2011 per rendersene conto: nei diversi campionati del mondo di ciclismo (tutte le discipline insieme) la Francia ha ottenuto circa 80 medaglie, fra cui quasi un terzo del metallo più pregiato. ;)Se si fa astrazione dai professionnisti, il ciclismo francese è numero uno al mondo. Ma la gente non lo sa, perché nessuno ne parla. Sad
    A partire dall'esempio francese, possiamo affermare che il ciclismo non è votato ad una inesorabile regressione, come sostengono in tanti e, anche se l'evoluzione della società è meno favorevole di 40 anni fa, ci sono cose in cui ben sperare, come la differenziazione delle pratiche ciclistiche. La BMX o il VTT (Velo tout terrain) è un ciclismo che può essere praticato dai giovanissini in maniera intensiva e in tutta sicurezza e poi c'è un altro grosso vantaggio: i genitori non li possono seguire nel bosco. Very Happy
    Quindi, in definitiva, sono abbastanza ottimista, anche se credo che il concetto di ciclismo-tradizionale sia superato e che quindi anche noi dovremo smettere di immaginarlo fermo e immobile al Tour, alle classiche etc. e dobbiamo sapere che la bici non è solo un mezzo di locomozione, è anche uno strumento che fa sognare, una delle più belle conquiste che l'uomo abbia saputo produrre durante gli anni della sua evoluzione. E' un romanzo ancora tutto da scrivere, è insomma il più alto luogo della libertà, quando si cerca chi siamo. 👏
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    Messaggio Da Lemond Ven Ago 02, 2013 10:30 am

    Cominciamo con una banalità: il Lance Armstrong prima del cancro era molto diverso da quello dopo. La prima volta che l'ò incontrato per parlargli del suo avvenire era nel 1996, quando avevo assunto la direzione della Cofidis. La squadra desiderava avere atleti al più alto livello internazionale e quindi cercavamo un "leader" che avesse la possibilità di "brillare" al Tour e, naturalmente, il nome di Lance era fra quelli di prima linea, ma nessuno, a cominciare da lui medesimo, immaginava che potesse diventare un corridore capace di vincerlo un Tour. Non c'erano dubbi, per chi avesse seguito le sue prestazioni fino allora ottenute, che aveva potenzialità da "bruciare gli occhi". Era stato campione del mondo di triathlon a 17 anni e campione del mondo su strada a 22 e mi pareva che riuscisse ad ottenere tutto quello che si prefissava, anche senza troppa fatica. Era grasso come un piccolo maiale: da otto a dieci kg. di troppo e io pensavo che con un po' di lavoro serio non sarebbe stato più lo stesso corridore, a condizione che prendesse coscienza delle sue possibilità e accettasse tutti i carichi necessari. Una settimana dopo l'arrivo del Tour 1996, esattamente al G.P. di San Sebastian, ho preso un appuntamento insieme al PDG di Cofidis (F. Migraine) e d'Alain Bondue, l'ex corridore che lavorava allora con il texano, all'interno della Mororola. Ho esposto le mie convinzioni e Lance mi ha ascoltato, anche se non sono convinto di averlo convinto del tutto, però ha accettato di firmare con noi. Io ero certo di poterlo trasformare in uno specialista dei G.G. Purtroppo il destino, sotto forma di "tragedia" si è messo in mezzo. :(Pochi giorni dopo la firma è arrivato secondo nel G.P. Eddy Mercks, prima di rientrare negli S.U.A. Tre settimane dopo ho saputo che era stato colpito da un cancro! Fu un momento di ... Il "Golden Boy" del ciclismo americano, a venticinque anni IX nelle classifiche mondiali di merito, cominciava la più terribile delle corse: quella contro la morte! Troppo velocemente in molti dissero che era condannato, perché la malattia era in uno stato troppo avanzato, con metastasi sparse in tutto il corpo e una eventuale remissione avrebbe avuto quasi, se non proprio del miracoloso, del molto improbabile.
    Lance avrebbe provato il contrario e meno di un anno dopo sarebbe stato in grado di programmare il suo ritorno in gruppo. Smile (continua)
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    Messaggio Da Lemond Sab Ago 03, 2013 11:55 am

    Nel frattempo, Lance non aveva certamente capito perché la Cofidis non aveva voluto conservarlo fra i suoi ranghi, allorché egli non aveva alcuna pretesa finanziaria particolare da far valere ed aveva espresso solo il desiderio di continuare nella squadra che gli aveva calorosamente assicurato il suo sostegno al momento della tragica scoperta. Rammento di di averlo contattato per telefono e K. Livigston, suo fedele compagno di squadra, si era incaricato della traduzione. Come già detto, non comprendeva perché Cofidis si trovasse in conflitto con lui ed io neppure, perché, per parte mia, avrei desiderato continuare l'avventura con un personaggio di ta fatta. Alla fine l'ò incontrato quando è venuto in Francia all'inizio di gennaio, nell'intervallo fra una chemio e l'altra. In quei giorni ho vissuto da vicino le circostanza del divorzio, ma non mi voglio esprimere, perché Lance ha detto chiaramente nel suo libro ... Voglio solo precisare che non c'è mai stato nessun conflitto fra noi, anzi. Sono stati i dirigenti (F. Magraine e forse qualche altro) ad averlo immaginato morto per il ciclismo, forse un po' troppo presto.
    Ciascuno conosce il seguito: Armstrong è guarito ed ha ripreso a lavorare molto di più di prima e, quando è ritornato in gruppo, era molto dimagrito e con un morale d'acciaio. E' arrivato quarto alla Vuelta e ai campionati del mondo (1998). Dal 1999 poi ...
    E io? Nel frattempo ero stato licenziato dalla Cofidis e ho chiuso lì la mia carriera di direttore sportivo. Evil or Very Mad  (continua)
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    Messaggio Da Lemond Dom Ago 04, 2013 9:05 am

    Dalla guarigione al trionfo nella "Grande Boucle", Lance Armstrong ha suscitato un fascino malsano, nel senso che ha diviso le parti senza "nuances": o adorato o detestato. Insomma, da una parte troppi onori e dall'altra troppa indignazione. L'epoca era maledetta e il ciclismo viveva i suoi anni di EPO e, per forza di cose, il settevolte vincitore del Tour è stato l'incarnazione stessa del dilemma sul doping in questo periodo. Tutti presumevano e il giornale "L'Equipe" riusci a quasi a dimostrarlo (almeno in parte), ma al momento nessuno è riuscito a provarlo. (nota mia ovvio che C.G. ha terminato il libro prima dei noti fatti e, mentre ci sono, mi domando perché tutta quella presunzione non si è mai avuta nei confronti del cinque volte vincitore: M. Indurain?)
    Ho spesso sentito dire che il cancro era legato al doping, ma io rispondo in maniera negativa, perché altrimenti ciò potrebbe significare che tutti i giovani che hanno un tumore sono dopati. D'altra parte le interviste dell'epoca lo testimoniano; fin da quando Lance ha terminato quarto alla Vuelta, dissi a tutti che il favorito per il Tour del 1999 era lui e alcuni mesi dopo ho trovato la sua prestazione normale, direi logica, tanto più che i cancerologhi che avevamo contattato erano stati formali: quando qualcuno sopravvive a un cancro e che le metastasi sono state eliminate, recupera completamente il suo potenziale fisico. Ed essi aggiungevano che, di solito, chi ha subito questo tipo di prova, si è indurito mentalmente e adotta anche un regime di vita più stretto. E in effetti egli è ritornato più forte nella testa e, per chi conosceva il suo temperamento iniziale ... Lance è diventato professionista al momento che sappiamo e l'uomo è sempre stato un soggetto senza fioriture, in più ha fatto del professionismo un'arte anche se i suo metodi sosta stati giudicati forse troppo meccanici e laddove altri si accontentavano della testa e delle gambe, lui si serviva anche dei medici, degli informatici e specialisti di tutti i generi, compresi gli avvocati. Concludendo Lance Armstrong è stato solo il prodotto della sua epoca e secondo me, non ci sono ne angeli, né diavoli, ma solo degli uomini che svolgono una professione. (Fine)
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    Messaggio Da Lemond Lun Ago 05, 2013 7:58 am

    La mia relazione con i media è stata sempre strana: sono stato per lungo tempo sposato con la figlia di un giornalista (Jo Legoux) che, prima di essere mio suocero, era anche il padre di uno dei miei compagni, quando correvo fra i cadetti. Ciò per dire che quest'uomo, ch ho molto amato, ha influenzato parecchio il mio modo di vedere il mestiere di giornalista, già dalla mia più tenera età. Non ho mai dimenticato, da allora, quello che raccontava e soprattutto il suo modo di seguire il Tour de France. Usava una maniera "all'antica" : per un'intervista o anche solo per discutere, andava direttamente nelle camere dei corridori e bussava alla porta. Certo erano altri tempi, dove lo spirito di famiglia aveva ancora un senso e la fiducia reciproca era ancora possibile. Un giorno invece un altro giornalista (J. Augendre) mi ha detto, usando un tono da confessione: "Il giornalismo nella nostra epoca è finito! Tutto va cambiando e quel che cercano i nuovi è solo e soltanto un *scoop*!" Certo abbiamo assistito ad una vera e propria rivoluzione sociologica: con l'avvento della televisione abbiamo dovuto dire addio ad una lettura "letteraria e poetica" del gesto sportivo e una nuova visione della corsa si è imposta. Con essa il Tour ha guadagnato una udienza mondiale e in sintesi si può dire: più commercio e meno amalisi della corsa. I giornalisi della stampa scritta hanno sposato questa evoluzione: fino a quindici anni fa leggevo L'Equipe con passione, per informarmi "in toto", era un obbligo e al tempo stesso una necessità per comprendere ciò che era accaduto sulla corsa, dove non ero presente. Con quei giornalisti riuscivo a "respirare" la corsa e ad averne insegnamenti come professionista (qual ero) del ciclismo. Tutto ciò è finito. (continua)
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    Messaggio Da Lemond Mar Ago 06, 2013 10:57 am

    Rammento proprio il momento preciso in cui avvenne la rottura: un giorno, leggendo mil resoconto di una tappa del Tour de l'Avenir sull'Equipe, fui totalmente sconvolto. C'era scritto: "Tappa, 180 km, vincitore Sebastien Chavanel, arrivati allo sprint". Ecco, era tutto! Traduco per quelli che non avessero capito che cosa sigficava quel resoconto: ormai, quando c'è un arrivo di gruppo, i direttori dei giornali considerano che non c'è stata la corsa o, per lo meno, non abbastanza interessante per non raccontarla neppure "a grandi linee". Invece un arrivo allo sprint ci dice che la difesa ha avuto la meglio sugli attacchi e che comunque era stata una tappa tesa e combattuta. E quindi in nome di che cosa decretare che ciò non ha nessun interesse?
    (Nota mia, sono in disaccordo con Guimard, perché ormai si sa che in certe tappe, qualunque sia il tipo di attacco, la difesa ha sempre la meglio Evil or Very Mad )
    Di fronte alla richiesta di una spiegazione, la risposta fu che: "La linea editoriale era che si doveva parlare più degli uomini che della corsa in sé". Ero di nuovo scioccato, ma non stupito, perché quei giornalisti erano passati da Atlanta (Olimpiadi del ...) allorché tutti i media americani tralasciavano gli avvenimenti sportivi, per occuparsi invece solo dell'aspetto popolare. Insomma l'americanizzazione del giornalismo era arrivata anche in Francia. Evil or Very Mad 
    E infatti è sufficiente vedere come si comportano i giornalisti quando trovano un "intellettuale" nel gruppo. Come dicono loro, sembra che abbiano trovato la "pietra filosofale" Twisted Evil Tutto ciò per dire che le spiegazioni delle corse divengono sempre più rare. Per fortuna c'è internet che permette ai giovani di emanciparsi da questo sistema infernale e con esso sta emergendo un contro-potere interessante. Smile (continua)
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    Messaggio Da Lemond Mer Ago 07, 2013 11:34 am

    Quello che subirà il ciclismo si può vedere dal calcio nel senso che gli interessi economici dettano legge. Perché ad es. sono stati inventati i prologhi? Per offrire uno spettacolo televiso, dove "le star" potessero partire in ultimo ed era una sicurezza per le televisioni che cominciavano la diretta non certo alla partenza del primo corridore. Inoltre, assistere alla vittoria di uno sconosciuto nella prima tappa in qualsiasi corsa non è mai una buona cosa dal punto di vista mediatico. I prologhi sono ormai diventati quasi obbligatori e se qualcuno volesse inventare un "format" diverso, diventerebbe un intruso e sarebbe subito vilipeso. Mi si dice spesso che alla mia epoca c'era forse troppa connivenza fra i corridori e i media, ma a me questo non sembra un aspetto negativo se il giornalista non perde di vista la proppria obiettività. Il punto è un altro e cioè sapere che esiste una frontiera fra lo spirito di amicizia e la cecità voluta. Pensate a quello che è successo nel 1998; l'ipocrisia assoluta a cui abbiamo assistito: tutti, giornalisti compresi, dichiaravano di aver scoperto l'EPO quel giorno, mentre erano anni che ... Oggi la domanda che mi pongo è la seguente: il commentatore dei fatti ciclistici è un vero giornalista? (continua)
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    Messaggio Da Lemond Gio Ago 08, 2013 9:08 am

    Sono diventato consultante per la radio e la televisione dopo essere stato licenziato dalla Cofidis e dopo aver avuto delle "beghe" fiscali, episodio che ho vissuto male, perché circa dieci anni dopo i fatti, sono stato condannato, nel 2006, per "fallimento" come PDG della società Siclor, che costruiva componenti di bibicletta. Sono stato piuttosto scemo in quel caso a farmi ingannare da un socio che aveva costruito una contabilità fittizia e ancora ne pago le conseguenze. scratch 
    Ormai sono diversi anni che svolgo questo lavoro e approfitto così del miglior posto per dire ciò che mi interessa e quello che penso veramente, senza nessuna imposizione da parte dei datori di lavoro, nè dei loro sponsor. D'altra parte i grandi commentatori del passato erano dei giornalisti e non dei dei semplici attori in una "pièce" teatrale. Quando un giornalista diventa attore, non è più tale e, più inquietante ancora, vedo che certi "giornalisti"  vendono ciò che commentano e quindi non parliamo più di informazione, bensì di commercio. Evil or Very Mad 
    Ho davvero la fortuna di avere lo statuto di consultante e ciò mi offre una grande libertà. Come Laurent Fignon lo faceva alla sua maniera, anch'io ho la pretesa di essere uno specialista che ha il potere di dire quello che pensa. Però è un privilegio che ha i suoi limiti, perché in nessun modo i consultanti possono costituire un reale "contro-potere" e cioè avere la possibilità di migliorare le cose.
    A RMC e a Sport+ cerco di essere me stesso in ogni circostanza e quando non sono d'accordo con chicchessia, non lo sono, punto e basta. La peggior cosa che possa fare, nei casi estremi, è di star zitto, ma questa non è certo la soluzione. La migliore invece è porre buone domande e quando esse mettono in difficoltà qualcuno, ecco che il dubbio è seminato e il raccolto prodotto saranno nuove idee. Smile  (continua)
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    Messaggio Da Lemond Ven Ago 09, 2013 9:59 am

    Es. Tour 2011, tutti hanno lodato l'organizzazione perché non aveva messo il prologo e ciò aveva reso possibile delle circostanze di corsa aperte e anche permesso a T. Voeckler di prendere la maglia gialla. Così il Tour è stato divertente, animato, interessante e i diversi scenari che si creavano tenevano in tensione la Francia intiera. L'idea di sopprimere il prologo era dunque pertinente, ma nel 2012 hanno deciso di reintegralo. Morale: il sistema  è incapace di produrre regolarmente buone cose e nel Tour 2012 si riprodurrà già dalla seconda tappa ciò che è sempre stato e cioè che il IX farà la sua corsa sull'VIII e così via. Queste sono le cose che non esisto a dire a RMC, dove è permesso un vero dibattito e io spero vivamente che questo spirito si diffonda anche altrove, in particolare nel servizio pubblico. Ad es. qualcuno ha sentito su France television qualche giornalista dire che T. Voeckler correva in maniera illogica e che avrebbe dovuto essere consigliato meglio per ottenere ..? Certo anch'io come consultante non ho vissuto solo periodi fasti; quando ero a Europe 1 è arrivato il capo redattore addirittura per bloccare alcuni miei interventi, e non in quanto ci fossero affermazioni rivoluzionarie, ma solo perché queste cose, mi diceva, non corrispondono a quello che la gente vuol sentire. Evil or Very Mad Cito per tutti il fatto del 2003, quando R. Virenque ha vinto una tappa del Tour, mentre lo stesso giorno M. Pantani si è ritirato. Avevo incentrato la mia cronaca sul "Varois" (abitante del distretto del Var) che ritornava alla ribalta, dopo *l'affare Festina*, ma i patron di Europa 1 non erano d'accordo e mi volevano ordinare di trattare invece l'abbandono del romagnolo. Al che risposi che un cronista deve essere lasciato libero e non cambio niente, altrimenti domani c'è un treno che parte ad una certa ora e rientro a Parigi. In redazione ci fu il panico, però in quel caso la spuntai, perché il loro atteggiamento era ridicolo: un burocrate non poteva saper meglio di me quello che IO dovevo dire. (continua)
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    Messaggio Da Lemond Ven Ago 09, 2013 11:05 am

    Gli anni che seguirono a Europa 1 ero meno libero. I dirigenti mi chiamavano prima per orientare il contenuto di quello che dovevo dire agli ascoltatori. Essendo, come ho detto meno libero, ero anche meno interessante.  Nel mondo mediatico del XXI secolo il consultante avrebbe un ruolo determinante  e la cosa non mi dispiace, naturalmente se ... I tempi ora sono diversi, ma se mi potessi trasportare nel 1998, quando scoppiò l'affare Festina, non esiterei a dire ciò che pensavo alllora. Di fronte all'enorme eco che avevano assunto i fatti, mi ero posto l'interrogativo se il Tour dovesse continuare o no. La corsa, secondo me, non aveva più alcun senso e, per rendersene conto basterebbe leggere i nomi dei primi dieci nella classifica generale. Se, come dicevo, potessimo tornare indietro, affermerei senza esitare: " Il Tour si doveva fermare".
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    Messaggio Da Lemond Mar Ago 13, 2013 8:01 am

    Il Tour de France ha un posto molto importante nella storia del ciclismo e, prima di chiudere questo libro, una domanda mi viene alla mente ed essa è il frutto di una grance esperienza in materia: la maglia gialla fa diventare folle chi la indossa? Questo punto interrogativo si è reso evidente proprio nel 2011 attraverso il comportamento di T. Voeckler. Per dieci giorni il protetto di J.R.Bernaudeau ha indossato quella bella insegna del primato, dando al pubblico tricolore una nuova fierezza, ma da come si è comportato Thomas e quel che sarebbe stato possibile fare, se fosse stato meglio consigliato, mi sembra che ci sia una differenza davvero grande. Voeckler è un corridore di talento e di temperamento, possiede cioè la cpacità del coraggio, pur sapendo mantenere i "piedi per terra", ma quel che ho visto nel 2011 non assomiglia a quanto ho scritto sopra. Per parecchi giorni era diventato il direttore sportivo di sé stesso e quando si è entrati nell'alta montagna ha corso tatticamente al contrario e naturalmente i suoi compagni e tutto l'insieme della squadra non sapevano più come reagire: nessuno era capace di dare direttive di corsa ll'altezza della posta in gioco e se qualcuno mi dicesse che invece questi consigli sono stati dati, allora non posso che interrogarmi sulla competenza del persone che lo dirigevano!
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    Messaggio Da Lemond Mer Ago 14, 2013 8:19 am

    Le maillot jaune

    La domanda è una sola: "E' possibile restare normali quando la si indossa?" Bisogna dire che averla conquistata è qualcosa di *enorme*, specie quando qualcuno la porta per diversi giorni. Costui diventa il numero 1 e tutti i media lo cercano in continuazione. il ciclista diventa re e di solito dentro di sè lui sceglie di essere *il re sole* Very Happy In questo modo non si può restare sereni. Sad 
    Io ho conosciuto di persona due esempi molto differenti: B. Hinault e L. Fignon; per Bernard vivere questo evento era del tutto normale, perché il 1978 rappresentò il compimento logico di un percorso che era stato previsto con facilità. Per lui sarebbe stato difficile vivere il contrario della maglia gialla, cioè non vincere il Tour!
    Invece nel 1983 per Laurent fu inaspettato: a 22 anni non aveva la maturità di un "leader" assoluto e lo era diventato solo per "forza di cose". Ho cercato di proteggerlo, e ci sono riuscito, per tre settimane, ma il giorno dopo la fine del Tour, ha conosciuto un periodo grottesco, dove non poteva più "toccare terra". Lui stesso, nel suo libro, riconosce di aver avuto quella che volgarmente si chiama "grosse tête" e solo dopo, da persona intelligente qual era, ha riconosciuto che tutto ciò erano solo "lustrini conditi di falsità" e che lui non era il centro del mondo, ma tutt'al più per qualche giorno il "centro del ciclismo". Smile 
    Dunque perdere di vista la realtà per un po' di tempo non è per niente strano, ciò che sarebbe anormale sarebbe non saper discendere da quella nuvola. Così come nella vita non è grave commettere errori, mentre lo diventa queando essi si accumulano.
    Per chiudere, voglio solo aggiiungere che il ciclismo non è solo uno sport, ma un modo di vivere e mi ha insegnato tutto quello che conosco intorno alla mia esistenza e allora:

    Pas un bilan, juste un témoignage,
    Le cycliste n'est qu'un homme
    Je ne suis qu'un homme.
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    Messaggio Da Lemond Gio Ago 15, 2013 7:55 am

    Paul Fournel "Anquetil tout seul"

    J. Anquetil ha attraversato la mia infanzia come una nave maestosa, egli era il più bel ciclista possibile. Io avevo dieci anni ero piccolo, bruno e grassottello e volevo invece essere lui, volevo la sua bici, il suo modo di andare la sua "nonchalance". Avevo trovato nello stesso tempo il mio modello e il mio contrario. Molto più tardi, anche se la mia ammirazione non si è mai attenuata, mi è venuta l'idea di fare il suo ritratto scritto e già in sintesi posso dire che il suo colpo di pedale era qualcosa di mai visto e sembrava una contraddizione in termini: mostrava facilità e grazia, facendo pensare alla danza in uno uno sport dominato dai ... "tagliaboschi". Smile
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    Messaggio Da Lemond Ven Ago 16, 2013 8:25 am

    Jacques si rallegrava della benevolenza dei venti: il suo naso stretto e il volto come una lama fine, gli aprivano la strada e il corpo, tutto intiero, gli andava dietro, fendendo il maestrale. A vederlo così diafano, sembrava quasi malato, sicuramente fragile, rispetto ad un Van Looy o a un Altig. Il suo profilo era da medaglia e, a vederlo così grazioso, mai si sarebbe potuto immaginare che il suo busto fosse un barile che nascondeva la polvere di un motore fra i più potenti e che le sue gambe e le reni fossero ...
    Egli pedalava sulle punte, la schiena curva, le braccia ad angolo retto, il viso teso in avanti. Mai uomo fu meglio predisposto di lui per andare in bicicletta, mai questa combinazione uomo-macchina fu così bella. Sembrava concepito per essere visto da solo sulla strada, con il cielo come sfondo; niente in lui evocava il gruppo, la massa e l'unione che fa la forza, era la *bellezza ciclistica da sola!*. I love you
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    Messaggio Da Lemond Sab Ago 17, 2013 8:34 am

    Per Anquetil l'essenziale si svolge in solitudine, non ama la corsa in gruppo e i suoi avversari sono solo tali, quindi da battere, non da conoscere e farci amicizia; i suoi compagni di squadra  sono al lavoro per aiutarlo a vincere e guadagnare così la loro vita, nient'altro. Ci sono cose che egli fa da solo e cose che solo lui sa fare e, in entrambi i casi, la solitudine è il suo regno. Essa poi non è solo la maniera di intendere la pratica ciclistica, ma anche il modo (suo) di intendere la vita: il marchio profondo dell'anima, e che quella sia venduta a dio o al diavolo, poco importa. Surprised
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    Messaggio Da Lemond Dom Ago 18, 2013 9:20 am

    Anquetil è nudo davanti alla vasca che si riempie di acqua bollente, il vapore aumenta e il cervello ne riceve gli effluvi e assorbe il calore che compenetra i muscoli. Egli non pensa alla corsa che sta per partire, non immagina dentro di sé il profilo, né le curve che dovrà affrontare; il tracciato lo ha dentro, in maniera viscerale, lo sente duro, compatto, doloroso e sa che fra poco, subito dopo la partenza il nodo si scioglierà e diventerà la più rigorosa della carte stradali. Ha paura, ma il vapore gonfia i suoi quadricipiti e indebolisce i suoi tormenti. Sa di aver compiuto tutti i rituali: si è fatto tagliare i capelli come si deve, è andato dal massaggiatore a farsi imporre le mani su tutte le parti del corpo dove sentirà un male che va al di la del male inteso dai comuni mortali; il venerdì ha percorso i 120 Km. dietro motori, il sabato ha visionato, metro per metro il percorso. Sulla sedia, accanto al lavado  sono disposti i pantaloncini neri, i calzini bianchi, le scarpe di cuoio nero, già usate, per evitare la brutte sorprese. Non prenderà il casco.
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    Messaggio Da Lemond Lun Ago 19, 2013 10:45 am

    Parla Jacques: "Sto sempre al centro della strada, non taglio mai le curve così evito di fare piccole discese, seguite da piccole salite e lascio queste traiettorie dai piccoli guadagni agli "avari". Io seguo il disegno dell'ingegnere come lui l'aveva pensato e scelgo la parte dell'asfalto che le automobili hanno lisciato e lascio assolutamente da parte i lati, dove si possono trovare pietruzze, vetri e polvere. La strada scivola sotto il mio ventre e so che dopo questa casa, svolterà a sinistra e comincerà a salire, so anche che quel gruppetto di alberi, che vedo da un lato, mi proteggeranno dal vento. La strada è mia in tutta la sua larghezza ed io vi traccio il più fine cammino, perché i miei tubolari sono i più stretti possibile e sono gonfiati a 10 atmosfere. Volo sul mio cuscino d'aria.Surprised  " (continua)
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    Messaggio Da Lemond Mar Ago 20, 2013 10:29 am

    "Amo le grandi strade a grana fine larghe, ben designate, quelle dove si può esprimere tutta la propria potenza, la grandi curve piane, le ondulazioni dolci, le "côtes" dove si può proseguire lo sforzo, senza perdere velocità. Picardie, Chateaufort, i lunghi altipiani nei campi di grano della Chevreuse, tagliati dal vento. Abbassare ancora il busto e alzare un po' gli occhi per percepire l'orizzonte, più che per vederlo e insufflare il massimo di aria, attraverso l'apertura della membrana nasale. 52x15, 52x14, 52x13. La strada scivola sotto di me come un tessuto nero interminabile. Io abito la strada: le mie case, i miei castelli sono semplici letti, dove dormo di passaggio. " (continua)
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    Messaggio Da Lemond Mer Ago 21, 2013 8:48 am

    "Il vento è una materia dura nella quale m'infilo, la schiena tonda, il naso nell'asse del manubrio, le braccia incollate al corpo. Un uovo immobile con due bielle. Anche nei momenti più difficili, quando il dolore di tutto il corpo diventa intollerabile, cerco di non modificare mai questa postura. La mia schiena "urla" e io tiro ancora più forte sui pedali. Alzare anche per un solo istante la testa per riposare un po' la nuca mi costerebbe qualche secondo. Mad In ogni posizione, niente è più disastroso che il disordine, me l'ànno insegnato gli sciatori. Surprised Ad ogni giornalista ho ripetuto spesso il mio segreto: prendere a metà percorso un periodo di rilassamento, prima dell'accelerazione finale; però questo lo dico, ma non lo fo e forse il segreto del mio successo è proprio che i miei avversari lo credano. Very Happy  Essi spingono meno per qualche istante ed è tutto guadagno per me, che spingo dall'inizio alla fine alla stessa intensità! Sono una macchina, un robot e solo così mi sento libero". (continua)

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