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Ciclismo italiano
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Ciclismo italiano
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salvatore- Grand Prix Cycliste de Montréal
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Re: Ciclismo italiano
Trovare fra questi un polivalente è una cosa a dir poco epocale ai giorni nostri.
I primi due secondo me sono i migliori, gli altri francamente non mi sembrano niente di fenomenale.
Quest'anno ho visto in più occasioni Formolo far bene, mentre Villella ha fatto un buon finale della scorsa stagione.
Se penso invece a sfornate di campioni degli anni precedenti mi viene quasi da piangere. Per esempio dopo le Olimpiadi di Barcellona nel 1992 sono passati professionisti tutti insieme: Bartoli Rebellin Fr. Casagrande Pantani Belli Lombardi Casartelli Gualdi Peron Minali Fornaciari Guerini e altri ancora che la mia memoria non ricorda....
I primi due secondo me sono i migliori, gli altri francamente non mi sembrano niente di fenomenale.
Quest'anno ho visto in più occasioni Formolo far bene, mentre Villella ha fatto un buon finale della scorsa stagione.
Se penso invece a sfornate di campioni degli anni precedenti mi viene quasi da piangere. Per esempio dopo le Olimpiadi di Barcellona nel 1992 sono passati professionisti tutti insieme: Bartoli Rebellin Fr. Casagrande Pantani Belli Lombardi Casartelli Gualdi Peron Minali Fornaciari Guerini e altri ancora che la mia memoria non ricorda....
angelo francini- Paris-Nice
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- Messaggio n°27
Re: Ciclismo italiano
Leggo oggi questo "pezzo", datato, ma che mi era sfuggito.BenoixRoberti ha scritto:Questi corridori dilettanti (perché questo è il loro status) saranno fatti partire al Campionato Italiano Professionisti, in violazione palese di quanto disposto dalla Legge 91.
Si tenga conto che in Italia si corrono due campionati italiani elite:
- Campionato Italiano Elite Professionisti (è insensatamente detto Elite, perché vi partecipano anche gli Under23 professionisti)
- Campionato Italiano Elite Senza Contratto (Professionistico)
e due campionati italiani dilettanti:
- Campionato Italiano Under23 Senza Contratto (Professionistico)
- Campionato Italiano Elite Senza Contratto (Professionistico)
Potenzialmente un corridore dilettante (come il corridore Continental italiano è) tesserato per una Associazione Sportiva Dilettantistica (e non una società di capitale come disposto dalla Legge 91) potrebbe vincere il Campionato Italiano Professionisti.
Ma il paradosso ancor più grosso è che il Campione Italiano Elite senza contratto avrebbe in teoria pieno diritto di vestire la maglia tricolore in tutte le gare aperte agli Elite (prof o no), dal momento che si vuole il Campionato Italiano Prof come Campionato Italiano Elite. Allo stesso tempo, potendo partecipare ad una gara 1.2 tanto team professional che continental, che dilettantistici per Under23, esacerbando la interpretazione della Struttura Tecnica Federale e delle loro geniali menti, ispirate dalla enorme appassionata presenza del boss federale, si potrebbero avere ben 3 maglie tricolori alla partenza della gara:
- Campione Italiano Elite Professionisti
- Campione Italiano Elite Senza Contratto
- Campione Italiano Under 23
Alcune considerazioni a quanto hai scritto:
1- vero che corrono il campionato italiano professionisti corridori che non hanno lo status di professionisti (nemmeno la loro squadra).
2- E' vero che in Italia si corrono due campionati "elite", ma con alcune differenze.
a) Stante la regolamentazione UCI abbiamo due categorie maschili: gli elite e gli Under 23.
La categoria degli elite permette una distinzione (elite ed elite s.c.) in base alla squadra di appartanenza
La categoria degli U23 é unica, con una piccola differenza (grossa c...a): se un U23 corre in Worldtour automaticamente é riqualificato come Elite pro, mentre gli altri restano U23 (quindi hanno aperte le prove di campionato prof e non).
Nessuna regola vieta che un U23 di una squadra Professional Continental corra il mondiale degli U23 (dilettanti) ed il giorno dopo il mondiale degli Elite (professionisti): é già capitato!
Perché questo: la famosa regola UCI della "licenza unica" che divide i corridori in base alla loro età e non allo Status che una volta era fondamentale: professionisti, dilettanti, juniores.
Per i campionati nazionali esistono due ben precise regole dell'UCI che prevedono:
1.2.027 I campionati nazionali si corrono secondo le regole dell'UCI.
1.1.028 La partecipazione ai Campionati nazionali é regolata dalla rispettive federazioni nazionali. Solo i corridori che possiedono la nazionalità del paese, in base al presente regolamento, dal 1° gennaio possono concorrere per il titolo di campione nazionale. Se una federazione nazionale organizza una distinta prova per attribuire il titolo di campione nazionale in una certa categoria, i corridori di tale categoria non possono partecipare alla prova di campionato nazionale in un'altra categoria.
b) detto quanto previsto dall'UCI, in Italia la differenza é sostanziale:
- il campionato elite professionisti é di competenza della Lega Ciclismo Professionistico essendo una gara professionistica,
- il campionato elite s.c. é di competenza della Struttura Tecnica Federale essendo una gara dilettantistica, come lo é il campionato italiano crono elite (che si corre con la formula open, assegnando una sola maglia).
3- Vi é però da rilevare che, in base alle Norme attuative 2014 punto 12.2.6, alle prove di Campionato Italiano della categoria degli Under 23 e degli Elite s.c. non possono partecipare gli atleti tesserati per un gruppo sportivo:
- world tour,
- professional continental,
- continental straniere: sono esclusi i corridori con tessera FCI, ossia Francini con tessera FCI per la Dukla Praha può correre, Francini con tessera Tcheca non può correre).
Quest'ultima é un'altra grande assurdità poiché contrastante con il Regolamento UCI che pone per la partecipazione ai campionati nazionali due soli vincoli:
- il possesso della nazionalità italiana
- il possesso di una tessera rilasciata da una Federazione riconosciuta dall'UCI
come previsto anche nel primo capoverso della predetta Norma attuativa 12.2.6!
4- Dalle norme attuative FCI 2014 delle categorie internazionali (previsto anche per le categ. nazionali) si rileva la seguente chicca:
13.2 GARA VALIDA PER L’ASSEGNAZIONE DEL TITOLO REGIONALE
Detta manifestazione è una gara a partecipazione libera, aperta anche ai tesserati di società di altre regioni (compresi i corridori stranieri, tesserati alla FCI per società italiane).
Le tasse ed i premi previsti sono quelli stabiliti dalla tabella (gare regionali) del prospetto “Tasse e premi 2014”.
I punteggi di valorizzazione assegnati ai primi 5 arrivati sono quelli previsti per una gara regionale.
Gli atleti italiani tesserati per società extra regionali, rispetto a quella in cui é indetta la gara, non concorrono alla assegnazione del titolo regionale.
Anche gli atleti stranieri, tesserati alla FCI per società della regione, concorrono alla assegnazione del titolo regionale.
Quando invece il Reg. Tecnico Attività Agonistica chiaramente prevede il contrario:
Articolo 66
I titoli di campione italiano su strada sono:
individuali:
b) esordienti 1° anno c) esordienti 2° anno d) allievi e) juniores
f) under 23 g) élite s.c. h) donne esordienti 1° anno i) donne esordienti 2° anno
j) donne allieve k) donne juniores l) donne élite
cronometro individuale
a) allievi b) donne allieve c) juniores d) donne juniores
e) under 23 f) open (elite con e senza c.) g) donne élite
I titoli dei campionati regionali e provinciali debbono rispettare la stessa classificazione del presente articolo. Dovranno disputarsi in prova unica.
I titoli saranno assegnati ai corridori di nazionalità italiana appartenenti a Società affiliate nella regione o nella provincia.
La partecipazione di atleti italiani tesserati all’estero (compreso i frontalieri) ai Campionati Italiani, è disciplinata dalle norme attuative proposte dai competenti settori della Struttura Tecnica Federale alla approvazione del Consiglio Federale.
I corridori di nazionalità italiana tesserati all’estero non possono partecipare ai Campionati Regionali e provinciali.
5- L'ultima osservazione concerne il "chi porta la maglia".
Anche qui il Regolamento UCI, stabilisce che ognuno deve portare la maglia di campione nelle gare della specialità e della categoria in cui l'ha vinta.
Ossia in una gara del calendario internazionale di classe .1 (1.1. e 2.1 e superiori) ossia quello dei professionisti sottoposto alla LCP il corridore che ha il diritto di indossare la maglia di Campione Italiano è il solo vincitore del titolo degli elite pro.
Se il Campione Italiano elite pro non fosse presente in una gara del calendario prof, ma fosse presente quello degli elite s.c. costui non potrebbe indossare la maglia in tale corsa perché la gara non appartiene alla sua categoria.
E non pensate di chiedere lumi all'organo federale previsto per Statuto!
BenoixRoberti- Tour de France
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- Messaggio n°28
Re: Ciclismo italiano
In questi giorni siamo in tanti ciclofili italiani a rosicare per l'invidia verso l'ex cenerentola del ciclismo inglese.
Ma analizziamo bene questa nostra invidia, senza per forza dargli un connotato negativo.
Analizziamo la realtà di questo ciclismo italiano ridotto ai minimi termini, ormai senza stimoli e speranze di rialzarsi come l'Italia, e che, come l'Italia, svende i suoi tesori ed i suoi marchi, come la maglia tricolore. Anche la piccola Svizzera di Cancellara (figlio orgoglioso di padre lucano) pretese il rispetto della "rossocrociata". Che stupida la nostra italietta che esporta volonterosi, geni e gente con le palle per tenersi invece mafiosi, nani, ballerine cialtroni, parolai e puttane (escludendo con cura le effettive professioniste).
Ma torniamo all'invidia, all'invidia per la splendente Albione.
Non c'è niente da dire, l'accoglienza riservata al Tour dagli inglesi delle Midlands è di quelle da lasciare col fiato sospeso. La gente non era tanta, era commoventemente TROPPA, al di là dell'incredibile.
Niente da dire sul lavoro enorme e fantastico fatto da British Cycling, il colosso ricreato dalle radici dall'attuale presidente mondiale dell'Uci Mr. Cookson. Dopo le polemiche e le accuse di favoritismi verso Froome ed il team Sky, il boss mondiale avrà certamente gongolato alla vista della risposta del suo popolo.
Ma Cookson è un uomo di classe, certamente non un rozzo come il suo predecessore, e non avrà voluto darlo troppo a vedere.
Fa tenerezza sentire dire da un vecchio dirigente del ciclismo italiano di quando negli anni '90 membri della vecchia federazione inglese, ormai ai limiti del fallimento (e poi fallì), venivano in Italia a chiedere materiali ed aiuti per la loro attività di base. Noi li aiutammo da quanto so, anche per orgoglio e prestigio dell'allora vincente e dominante ciclismo italiano.
Ma il ciclismo italiano, si diceva, era solo vincente per il doping e da quella netta chiusura e pregiudizio (quello perenne del bambino e dell'acqua sporca) si cominciò a demolire dalla base un movimento che aveva sì tanti peccati ma aveva anche dato molto allo sport ed alla cultura di questo Paese.
Il vecchio mafiosissimo boss irlandese del ciclismo aveva descritto il ciclismo latino come il male; Spagna ed Italia erano come Sodoma e Gomorra. La prima l'hanno demolita con l'aiuto della crisi economica ma è sopravissuta per ora, la seconda l'hanno uccisa psichicamente obbligandola a farsi curare dal medico sbagliato (dirigenti incapaci) ed è oggi un malato terminale con tante flebo (alla faccia del doping) e respira solo perché intubata, anche se ogni tanto qualche zampata la muove (Nibali docet).
Ma il ciclismo inglese è davvero una effettiva avanzata in nuovi territori? E questo ciclismo inglese quali simboli ha? Cosa ha portato di nuovo? Quali sono i suoi marchi?
Sì ogni tanto capita di vedere qualche vecchia maglia Raleigh, antico orgoglio ciclistico britannico nella Fiandra continentale, ma spesso, troppo spesso, i simboli di questa passione sono latini, sono antichi, sono di quel ciclismo che è stato colpevolmente represso, anche nelle sue basi culturali, non solo nei suoi errori.
Ringrazio Prof per il complimento di aver individuato il berrettino Kas in una foto, ma è normale per i miei occhi (come pure per altri) notare questi particolari di orgoglio latino.
E quante volte è capitato di vedere i berrettini Del Tongo o Gis in Inghilterra?
Quante volte i giovani inglesi hanno cliccato su Youtube per vedere lo storico Sunday in Hell dedicato ad una Roubaix dove loro non erano nemmeno comprimari e dove il nostro Moser tentava di sovvertire, riuscendoci, lo strapotere fiammingo?
E perché per chiamare una manifestazione ciclistica in bici ed abbigliamento d'epoca i Britoni hanno usato il nostro "Eroica Britannia"? E perchè fanno tweet con parole tipo "great volata", "great finale", "big crescendo". Questa l'ho messa perché un collega inglese qualche anno fa voleva spiegarmi come pronunciare correttamente "crescendo".
Gli inglesi di buona famiglia usano una marea di italianismi per darsi un tono. E non solo loro.
E' un fenomeno antico, ricordate il personaggio di Breaking Away?
Ora mi chiedo, perché noi italiani non siamo capaci di valorizzare le nostre cose, le nostre cose Eroiche? Perché uno col berrettino della Kas e della Del Tongo in Uk è un fine intenditore ed in Italia è invece un povero pirla alla Tognella, il personaggio borderline inventato da un comico milanese?
Gli inglesi ostentano i simboli storici del vecchio ciclismo che noi invece ripudiamo e disprezziamo.
Il nostro stesso mondo ha fatto di tutto per distruggersi e per permettere al mondo intero, della comunicazione in primis, di considerare il ciclismo come lo sport dei dopati, dopati a prescindere.
Eppure quanta cultura, quanto stile, quanto artigianato e quanta piccola industria è stata creata grazie a quello sport ed a quelle ripudiate antiche tradizioni? Quanta gente lavora e mantiene famiglie grazie al ciclismo?
Perché dobbiamo continuare a farci del male?
C'è bisogno di orgoglio, c'è bisogno di fantasia, c'è bisogno di cuore per far rinascere anche da noi il rispetto per questa antica passione e per la sua inestimabile tradizione.
Per questo motivo credo che oggi il dio del ciclismo abbia spinto il nostro Vincenzino a compiere quella splendida impresa con addosso il tricolore, la nostra tricolore (anche se striminzita come la salute del nostro movimento) perché il ciclismo italiano deve tornare grande, deve tornare dove la sua Storia lo pretende.
Complimenti e grazie agli inglesi per la loro passione, ma Eroica è una cosa Italiana, con o senza copyright.
Ma analizziamo bene questa nostra invidia, senza per forza dargli un connotato negativo.
Analizziamo la realtà di questo ciclismo italiano ridotto ai minimi termini, ormai senza stimoli e speranze di rialzarsi come l'Italia, e che, come l'Italia, svende i suoi tesori ed i suoi marchi, come la maglia tricolore. Anche la piccola Svizzera di Cancellara (figlio orgoglioso di padre lucano) pretese il rispetto della "rossocrociata". Che stupida la nostra italietta che esporta volonterosi, geni e gente con le palle per tenersi invece mafiosi, nani, ballerine cialtroni, parolai e puttane (escludendo con cura le effettive professioniste).
Ma torniamo all'invidia, all'invidia per la splendente Albione.
Non c'è niente da dire, l'accoglienza riservata al Tour dagli inglesi delle Midlands è di quelle da lasciare col fiato sospeso. La gente non era tanta, era commoventemente TROPPA, al di là dell'incredibile.
Niente da dire sul lavoro enorme e fantastico fatto da British Cycling, il colosso ricreato dalle radici dall'attuale presidente mondiale dell'Uci Mr. Cookson. Dopo le polemiche e le accuse di favoritismi verso Froome ed il team Sky, il boss mondiale avrà certamente gongolato alla vista della risposta del suo popolo.
Ma Cookson è un uomo di classe, certamente non un rozzo come il suo predecessore, e non avrà voluto darlo troppo a vedere.
Fa tenerezza sentire dire da un vecchio dirigente del ciclismo italiano di quando negli anni '90 membri della vecchia federazione inglese, ormai ai limiti del fallimento (e poi fallì), venivano in Italia a chiedere materiali ed aiuti per la loro attività di base. Noi li aiutammo da quanto so, anche per orgoglio e prestigio dell'allora vincente e dominante ciclismo italiano.
Ma il ciclismo italiano, si diceva, era solo vincente per il doping e da quella netta chiusura e pregiudizio (quello perenne del bambino e dell'acqua sporca) si cominciò a demolire dalla base un movimento che aveva sì tanti peccati ma aveva anche dato molto allo sport ed alla cultura di questo Paese.
Il vecchio mafiosissimo boss irlandese del ciclismo aveva descritto il ciclismo latino come il male; Spagna ed Italia erano come Sodoma e Gomorra. La prima l'hanno demolita con l'aiuto della crisi economica ma è sopravissuta per ora, la seconda l'hanno uccisa psichicamente obbligandola a farsi curare dal medico sbagliato (dirigenti incapaci) ed è oggi un malato terminale con tante flebo (alla faccia del doping) e respira solo perché intubata, anche se ogni tanto qualche zampata la muove (Nibali docet).
Ma il ciclismo inglese è davvero una effettiva avanzata in nuovi territori? E questo ciclismo inglese quali simboli ha? Cosa ha portato di nuovo? Quali sono i suoi marchi?
Sì ogni tanto capita di vedere qualche vecchia maglia Raleigh, antico orgoglio ciclistico britannico nella Fiandra continentale, ma spesso, troppo spesso, i simboli di questa passione sono latini, sono antichi, sono di quel ciclismo che è stato colpevolmente represso, anche nelle sue basi culturali, non solo nei suoi errori.
Ringrazio Prof per il complimento di aver individuato il berrettino Kas in una foto, ma è normale per i miei occhi (come pure per altri) notare questi particolari di orgoglio latino.
E quante volte è capitato di vedere i berrettini Del Tongo o Gis in Inghilterra?
Quante volte i giovani inglesi hanno cliccato su Youtube per vedere lo storico Sunday in Hell dedicato ad una Roubaix dove loro non erano nemmeno comprimari e dove il nostro Moser tentava di sovvertire, riuscendoci, lo strapotere fiammingo?
E perché per chiamare una manifestazione ciclistica in bici ed abbigliamento d'epoca i Britoni hanno usato il nostro "Eroica Britannia"? E perchè fanno tweet con parole tipo "great volata", "great finale", "big crescendo". Questa l'ho messa perché un collega inglese qualche anno fa voleva spiegarmi come pronunciare correttamente "crescendo".
Gli inglesi di buona famiglia usano una marea di italianismi per darsi un tono. E non solo loro.
E' un fenomeno antico, ricordate il personaggio di Breaking Away?
Ora mi chiedo, perché noi italiani non siamo capaci di valorizzare le nostre cose, le nostre cose Eroiche? Perché uno col berrettino della Kas e della Del Tongo in Uk è un fine intenditore ed in Italia è invece un povero pirla alla Tognella, il personaggio borderline inventato da un comico milanese?
Gli inglesi ostentano i simboli storici del vecchio ciclismo che noi invece ripudiamo e disprezziamo.
Il nostro stesso mondo ha fatto di tutto per distruggersi e per permettere al mondo intero, della comunicazione in primis, di considerare il ciclismo come lo sport dei dopati, dopati a prescindere.
Eppure quanta cultura, quanto stile, quanto artigianato e quanta piccola industria è stata creata grazie a quello sport ed a quelle ripudiate antiche tradizioni? Quanta gente lavora e mantiene famiglie grazie al ciclismo?
Perché dobbiamo continuare a farci del male?
C'è bisogno di orgoglio, c'è bisogno di fantasia, c'è bisogno di cuore per far rinascere anche da noi il rispetto per questa antica passione e per la sua inestimabile tradizione.
Per questo motivo credo che oggi il dio del ciclismo abbia spinto il nostro Vincenzino a compiere quella splendida impresa con addosso il tricolore, la nostra tricolore (anche se striminzita come la salute del nostro movimento) perché il ciclismo italiano deve tornare grande, deve tornare dove la sua Storia lo pretende.
Complimenti e grazie agli inglesi per la loro passione, ma Eroica è una cosa Italiana, con o senza copyright.
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Re: Ciclismo italiano
Forse dovemmo imparare dai francesi ad essere più nazionalisti.
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Re: Ciclismo italiano
O forse più semplicemente dovremmo imparare a valorizzare (nel senso di assegnare il corretto valore) ciò che siamo, senza tentare di assomigliare agli altri in modo patetico
BenoixRoberti- Tour de France
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Re: Ciclismo italiano
Direi di sì, è questo che non siamo capaci di fare.eliacodogno ha scritto:O forse più semplicemente dovremmo imparare a valorizzare (nel senso di assegnare il corretto valore) ciò che siamo, senza tentare di assomigliare agli altri in modo patetico
Le cose belle (come quelle brutte) non hanno nazione.
Il nostro problema è quello di non saperci voler bene, non sappiamo farci apprezzare.
Non crediamo in noi stessi come sistema.
Parlare di nazionalismo (anche in chiave bonaria come ovviamente intende Vall) ci è difficile, proprio perché abbiamo un passato (come i tedeschi) da farci perdonare e soprattutto perché quando lo abbiamo fatto siamo scaduti proprio nel patetico e financo nel tragico.
Ma una dimensione idonea ed un equilibrio lo dobbiamo trovare, ce n'è bisogno.
Per il ciclismo basterebbe affidarsi a persone valide, scrupolose, che non si prendano troppo sul serio e sappiano lavorare con stile, secondo regola e non secondo deroga.
Riguardo allo stile, mi piacerebbe una federazione condotta con lo stile di commento tenuto da Martinello.
Si ride, si sorride (proverbiali ormai le sue sghignazzate fuori onda), ma si fa sul serio senza darlo a vedere.
Il ciclismo italiano ha bisogno di un Dolce Doge, uno che sappia parlare coi politici in un fluente italiano, che sappia parlare veneto davanti ad un prosecco gradito fresco con appassionati col berrettino Sanson in capo e che sia riconosciuto degno della bandiera da Bolzano a Ragusa, ovvero in quel sud che è il serbatoio di vivaio in cui il ciclismo italiano deve trovare i suoi nuovi territori e dove la fame, non quella gastrica ma quella sempre citata da Morris, è ancora viva e fa ancora smuovere la fantasia e l'entusiasmo di chi vive con gusto artistico anche lo sport.
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- Messaggio n°32
Re: Ciclismo italiano
Mi sto sciroppando in questo momento su Raisport 2 la Granfondo Charlie Gaul.
Ho il vomito a vedere la Rai, pagata con soldi pubblici (Trentino), per dare visibilità al ciclismo agonistico dei pirla.
Ancor più triste vedere i vecchi campioni invitati e costretti a rendere omaggio a dei campioni da età pre-pensionistica ed a dire una marea di cazzate referenziali senza né capo nè coda, nelle quali ovviamente non credono minimamente.
Mi preoccupa anche l'aspetto mediatico, ovvero di cosa venga colto dal comune spettatore sportivo, quando questo vede commentare allo stesso modo l'incolpevole Stefano Garzelli (è cooptato per esigenza professionale) una grande tappa del Tour ed una granfondo del menga.
Ci vuole più rispetto per il ciclismo ed i suoi campioni, quelli veri.
E' disgustoso tutto questo.
E' assurdo che i grandi del passato, inconsciamente lavorino per demolire il futuro del professionismo.
Stanno inconsciamente distruggendo la loro storia e alcuni non se ne rendono nemmeno conto.
Non era meglio organizzare una gara per professionisti o per under 23 o juniores e limitare la presenza amatoriale a contesti non agonistici?
L'agonismo maturo non va sollecitato, non ha senso. E' innaturale!
E' giusto che ciascuno competa con sé stesso e con gli amici con discernimento, ma le luci della ribalta lasciamole, PER CORTESIA, al solo ciclismo di vertice ed a quello giovanile.
I nonni ed i padri non devono rubare lo spazio ai nipoti ed ai figli, è una legge della natura.
Anche le aziende devono capire che investire in queste lugubri gare è un business di piccolo cabotaggio e di estrema miopia.
Il ciclismo italiano ha bisogno di uscire da questa deriva tennistica (anche il tennis italiano ha abbandonato la mafia dei circoli tennistici dei nonni) e golfistica (sport perfetto per i nonni perché possono competere quasi ad armi pari coi nipoti).
Il ciclismo agonistico deve essere il vero ed unico business ciclistico, il resto deve tornare contorno.
Ci dobbiamo riappropriare del nostro sport, mandare a casa l'attuale vertice che spinge questo falso ciclismo solo per interessi economici personali.
E per fortuna so che la gran parte degli amatori veramente appassionati la pensa come me.
Ho il vomito a vedere la Rai, pagata con soldi pubblici (Trentino), per dare visibilità al ciclismo agonistico dei pirla.
Ancor più triste vedere i vecchi campioni invitati e costretti a rendere omaggio a dei campioni da età pre-pensionistica ed a dire una marea di cazzate referenziali senza né capo nè coda, nelle quali ovviamente non credono minimamente.
Mi preoccupa anche l'aspetto mediatico, ovvero di cosa venga colto dal comune spettatore sportivo, quando questo vede commentare allo stesso modo l'incolpevole Stefano Garzelli (è cooptato per esigenza professionale) una grande tappa del Tour ed una granfondo del menga.
Ci vuole più rispetto per il ciclismo ed i suoi campioni, quelli veri.
E' disgustoso tutto questo.
E' assurdo che i grandi del passato, inconsciamente lavorino per demolire il futuro del professionismo.
Stanno inconsciamente distruggendo la loro storia e alcuni non se ne rendono nemmeno conto.
Non era meglio organizzare una gara per professionisti o per under 23 o juniores e limitare la presenza amatoriale a contesti non agonistici?
L'agonismo maturo non va sollecitato, non ha senso. E' innaturale!
E' giusto che ciascuno competa con sé stesso e con gli amici con discernimento, ma le luci della ribalta lasciamole, PER CORTESIA, al solo ciclismo di vertice ed a quello giovanile.
I nonni ed i padri non devono rubare lo spazio ai nipoti ed ai figli, è una legge della natura.
Anche le aziende devono capire che investire in queste lugubri gare è un business di piccolo cabotaggio e di estrema miopia.
Il ciclismo italiano ha bisogno di uscire da questa deriva tennistica (anche il tennis italiano ha abbandonato la mafia dei circoli tennistici dei nonni) e golfistica (sport perfetto per i nonni perché possono competere quasi ad armi pari coi nipoti).
Il ciclismo agonistico deve essere il vero ed unico business ciclistico, il resto deve tornare contorno.
Ci dobbiamo riappropriare del nostro sport, mandare a casa l'attuale vertice che spinge questo falso ciclismo solo per interessi economici personali.
E per fortuna so che la gran parte degli amatori veramente appassionati la pensa come me.
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Re: Ciclismo italiano
Effettivamente, è il vedere decine di sfavillanti sponsor sulle quelle maglie il vero sintomo dell'ignoranza di cultura sportiva di casa nostra.BenoixRoberti ha scritto:Anche le aziende devono capire che investire in queste lugubri gare è un business di piccolo cabotaggio e di estrema miopia.
Quanto denaro che potrebbe/dovrebbe essere indirizzato invece ad avere un paio di squadre World Tour come si deve.
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Re: Ciclismo italiano
Bilancio ciclismo italiano al Tour :
Probabilissima,quasi certa vittoria della classifica generale finale
Vittoria di 5 tappe
secondo posto nella classifica scalatori
De Marchi vincitore del premio Super Combattivo
Direi che non c'è male.
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Vittoria di 5 tappe
secondo posto nella classifica scalatori
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BenoixRoberti- Tour de France
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Re: Ciclismo italiano
Ps. Non c'è male no. Tutto merito del nostro grande Presidente che ha ridato credibilità al ciclismo italiano.
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Re: Ciclismo italiano
Davide Formolo arriva secondo a Larciano dietro Yates.
E La Cannondale non lo porta neppure alla Vuelta.
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Re: Ciclismo italiano
Premesso che non trovo scandaloso che un giovane al primo anno non faccia i giri di 3 settimane, siamo sicuri che i programmi della squadra siano già definiti?
In fondo anche Basso fa le gare americane, vanno in Spagna solo a fare la presenza?
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BenoixRoberti- Tour de France
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Re: Ciclismo italiano
Il Presidente del Coni Malagò ringrazia il presidente della Fci per il grande successo ottenuto da Nibali.
Il Presidente del Coni, Giovanni Malagò, ha rilasciato la seguente dichiarazione su Vincenzo Nibali.
"Un campione straordinario che fa onore a tutto lo sport italiano. Vincenzo Nibali ci sta regalando con un favoloso Tour de France gioie immense di cui tutti noi dobbiamo essere orgogliosi. A lui, alla Federazione e al suo presidente Renato Di Rocco va il nostro plauso per aver fatto rivivere agli italiani dopo tanti anni giornate memorabili che domani lo porteranno ad alzare le braccia trionfanti agli Champs-Élysées. Lo aspetto al Coni non appena con i suoi impegni potrà venire a Roma".
http://www.coni.it/it/news/primo-piano/8458-dichiarazione-del-presidente-malagò.html
BARZELLETTE ISTITUZIONALI
Il Presidente del Coni, Giovanni Malagò, ha rilasciato la seguente dichiarazione su Vincenzo Nibali.
"Un campione straordinario che fa onore a tutto lo sport italiano. Vincenzo Nibali ci sta regalando con un favoloso Tour de France gioie immense di cui tutti noi dobbiamo essere orgogliosi. A lui, alla Federazione e al suo presidente Renato Di Rocco va il nostro plauso per aver fatto rivivere agli italiani dopo tanti anni giornate memorabili che domani lo porteranno ad alzare le braccia trionfanti agli Champs-Élysées. Lo aspetto al Coni non appena con i suoi impegni potrà venire a Roma".
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- Messaggio n°39
Re: Ciclismo italiano
C'est la vie......
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- Messaggio n°40
Re: Ciclismo italiano
Stilettata di Silvio Martinello ai vertici del ciclismo italiano.
Il baffo si sarà morso il telecomando.
Il movimento italiano è caduto in una posizione che non si merita.
Nel massimo dell'audience tv gigantesca e meritatissima figuraccia del federbaffo impresentabile.
Chissà quando si deciderà ad alzare il culo dalla sedia ed a liberarci della sua straziante presenza impopolare e fuori dal tempo.
Una volta di più: vattene Renatino!
E stai lontano dalla maglia gialla. La gran parte del movimento prova il vomito a vedere questo capetto (mai stato un leader) a cercare di appropriarsi di questo successo bellissimo di Nibali e delle società di base che lo hanno formato ciclisticamente.
In questo Tour Silvio Martinello ha parlato con orgoglio di ciclista, senza ipocrisie, senza nascondersi dietro un dito.
In poche settimane ha fatto una operazione verità di portata storica, spiegando in maniera distaccata e reale dei problemi e dei lati grandiosi (da valorizzare) di questo sport. La ripresa di questo sport può partire solo da chi questa professione l'ha fatta e l'ha amata.
A Molonia, a Mastromarco!
Il baffo si sarà morso il telecomando.
Il movimento italiano è caduto in una posizione che non si merita.
Nel massimo dell'audience tv gigantesca e meritatissima figuraccia del federbaffo impresentabile.
Chissà quando si deciderà ad alzare il culo dalla sedia ed a liberarci della sua straziante presenza impopolare e fuori dal tempo.
Una volta di più: vattene Renatino!
E stai lontano dalla maglia gialla. La gran parte del movimento prova il vomito a vedere questo capetto (mai stato un leader) a cercare di appropriarsi di questo successo bellissimo di Nibali e delle società di base che lo hanno formato ciclisticamente.
In questo Tour Silvio Martinello ha parlato con orgoglio di ciclista, senza ipocrisie, senza nascondersi dietro un dito.
In poche settimane ha fatto una operazione verità di portata storica, spiegando in maniera distaccata e reale dei problemi e dei lati grandiosi (da valorizzare) di questo sport. La ripresa di questo sport può partire solo da chi questa professione l'ha fatta e l'ha amata.
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- Messaggio n°41
Re: Ciclismo italiano
Segnalo questo pezzo odierno di Cristiano Gatti, con la cui verve venata di polemica non sempre concordo. Ma ultimamente il mio pensiero è abbastanza in sintonia.
Bene, a mio avviso, questo pezzo è da urlo.
A parte alcuni accenti grillini (vi accerchieremo) ed altri ciclo-nazional-popolari che appartengono anche al mio personale modo di scrivere di ciclismo, penso che sia un articolo molto sentito e condivisibile da chiunque ami la bici, il ciclismo e ... anche il nostro Paese.
CONTINUATE A IGNORARCI, NOI VI ACCERCHIEREMO
L'Italia pedala ma c'è chi non vuole accorgersene
TUTTOBICI | Va bene, continuate pure a ignorarci. A sottovalutarci, a sminuirci. Continuate a credere che l’Italia sia una nazione dedita esclusivamente al calcio, nei ritagli di tempo che lasciano le attività primarie come mafia e mandolino. Continuate a raccontarci che “vale più un cross di Roccotelli dell’intera stagione di basket e di volley, dell’intero mondiale F.1, nonché di Giro e Tour messi assieme”.
Continuate così, a parlare di piste ciclabili in campagna elettorale e a sbattervene altamente durante la legislatura. Continuate a fare i pavoni sulle vostre bici a scatto fisso mentre arrivate in consiglio comunale o a Montecitorio, in realtà facendo solo i pappagalli del mondanume metropolitano creato in laboratorio dai creativi della moda.
Continuate a considerarci dei fastidiosi rompiscatole, sempre tra i piedi, sempre in mezzo alla strada, sempre a sfrecciare arroganti tra i pedoni (qualche volta è vero, anche noi abbiamo molti deficienti tra le nostre fila, ma ogni famiglia ha la sua pecora nera).
Continuate, continuate.
La bellezza di noi popolo italiano è che diventiamo subito delle iene ...
CONTINUA AL SEGUENTE LINK:
http://www.tuttobiciweb.it/?page=news&cod=70937
Bene, a mio avviso, questo pezzo è da urlo.
A parte alcuni accenti grillini (vi accerchieremo) ed altri ciclo-nazional-popolari che appartengono anche al mio personale modo di scrivere di ciclismo, penso che sia un articolo molto sentito e condivisibile da chiunque ami la bici, il ciclismo e ... anche il nostro Paese.
CONTINUATE A IGNORARCI, NOI VI ACCERCHIEREMO
L'Italia pedala ma c'è chi non vuole accorgersene
TUTTOBICI | Va bene, continuate pure a ignorarci. A sottovalutarci, a sminuirci. Continuate a credere che l’Italia sia una nazione dedita esclusivamente al calcio, nei ritagli di tempo che lasciano le attività primarie come mafia e mandolino. Continuate a raccontarci che “vale più un cross di Roccotelli dell’intera stagione di basket e di volley, dell’intero mondiale F.1, nonché di Giro e Tour messi assieme”.
Continuate così, a parlare di piste ciclabili in campagna elettorale e a sbattervene altamente durante la legislatura. Continuate a fare i pavoni sulle vostre bici a scatto fisso mentre arrivate in consiglio comunale o a Montecitorio, in realtà facendo solo i pappagalli del mondanume metropolitano creato in laboratorio dai creativi della moda.
Continuate a considerarci dei fastidiosi rompiscatole, sempre tra i piedi, sempre in mezzo alla strada, sempre a sfrecciare arroganti tra i pedoni (qualche volta è vero, anche noi abbiamo molti deficienti tra le nostre fila, ma ogni famiglia ha la sua pecora nera).
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- Messaggio n°42
Re: Ciclismo italiano
Mi permetto di segnalare anche questa analisi assolutamente d'attualità di Matteo Romano su Ciclismo-Online:
Rosa dall'Androni all'Astana: la dura vita dei talent scout nel ciclismo
Pubblicato Giovedì, 31 Luglio 2014 20:39
Diego Rosa con tutta probabilità lascerà la Androni per accasarsi all’Astana. Classe 89, giunto alla corte di Gianni Savio da sconosciuto, dopo una buona prima stagione, quest’anno è stato bersagliato dalla sfortuna, ma i numeri li ha. Questo almeno ciò che giurano i suoi tecnici.
Se Diego Rosa fosse un calciatore e l’Astana e l’Androni due società calcistiche potremmo dire con certezza che Gianni Savio avrebbe realizzato un’ottima plusvalenza. Diego Rosa è un ciclista e Astana e Androni due società ciclistiche e così Gianni Savio, dopo aver valorizzato un corridore che due anni fa in pochi volevano, si ritrova con un pugno di mosche in mano.
L’anno scorso facemmo il paragone tra Verratti e Aru ...
CONTINUA AL SEGUENTE LINK:
http://www.ciclismo-online.it/index.php?option=com_content&view=article&id=2097:rosa-dall-androni-all-astana-la-dura-vita-dei-talent-scount-nel-ciclismo&catid=37&Itemid=55
Rosa dall'Androni all'Astana: la dura vita dei talent scout nel ciclismo
Pubblicato Giovedì, 31 Luglio 2014 20:39
Diego Rosa con tutta probabilità lascerà la Androni per accasarsi all’Astana. Classe 89, giunto alla corte di Gianni Savio da sconosciuto, dopo una buona prima stagione, quest’anno è stato bersagliato dalla sfortuna, ma i numeri li ha. Questo almeno ciò che giurano i suoi tecnici.
Se Diego Rosa fosse un calciatore e l’Astana e l’Androni due società calcistiche potremmo dire con certezza che Gianni Savio avrebbe realizzato un’ottima plusvalenza. Diego Rosa è un ciclista e Astana e Androni due società ciclistiche e così Gianni Savio, dopo aver valorizzato un corridore che due anni fa in pochi volevano, si ritrova con un pugno di mosche in mano.
L’anno scorso facemmo il paragone tra Verratti e Aru ...
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http://www.ciclismo-online.it/index.php?option=com_content&view=article&id=2097:rosa-dall-androni-all-astana-la-dura-vita-dei-talent-scount-nel-ciclismo&catid=37&Itemid=55
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- Messaggio n°43
Re: Ciclismo italiano
my two cents.
http://www.bikeitalia.it/2014/08/01/tour-nibali-ciclismo-italiano/
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- Messaggio n°44
Re: Ciclismo italiano
Non condivido l'analisi di Matteo Romano.
Nel ciclismo chi allena i giovani non sono le società professionistiche, ma le società dilettantistiche che molte volte non vengono pagate al passaggio al professionismo!
Nel ciclismo ad ogni passaggio da una società ad un'altra l'acquirente versa al cedente appunto l'importo relativo al premio di valorizzazione.
Nel calcio i metri sono molto diversi.
Le società del settore giovanile che hanno tesserato un giocatore che passa al professionismo ricevono un premio di preparazione che massimo raggiunge i 100.000 (mi pare): sempre che il calciatore in questione sia stato tesserato nella FIGC.
L'importo di cui parla Matteo Romano nel ciclismo non esiste perché non é prevista la cessione onerosa del contratto!
Un bene, un male? Per conto mio un bene: sappiamo come razzolano i galli del nostro pollaio, ci conosciamo oppure non ci conosciamo!
Nel ciclismo chi allena i giovani non sono le società professionistiche, ma le società dilettantistiche che molte volte non vengono pagate al passaggio al professionismo!
Nel ciclismo ad ogni passaggio da una società ad un'altra l'acquirente versa al cedente appunto l'importo relativo al premio di valorizzazione.
Nel calcio i metri sono molto diversi.
Le società del settore giovanile che hanno tesserato un giocatore che passa al professionismo ricevono un premio di preparazione che massimo raggiunge i 100.000 (mi pare): sempre che il calciatore in questione sia stato tesserato nella FIGC.
L'importo di cui parla Matteo Romano nel ciclismo non esiste perché non é prevista la cessione onerosa del contratto!
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- Messaggio n°45
Re: Ciclismo italiano
Pezzo tremendamente crudo. Una stilettata al cuore, ma qualcosa deve succedere.cauz. ha scritto:my two cents.
http://www.bikeitalia.it/2014/08/01/tour-nibali-ciclismo-italiano/
Non concordo con la tua conclusione, ma solo per fare gli scongiuri.
Razionalmente però ...
Ps. Io sono salito sulla Vespa a quell'età e poi sono tornato a 16 anni in bicicletta. Auspicio che vorrei estendere.
Sono due libertà diverse. La prima è limitata o vigilata, la seconda è una libertà mentale e fisica, una vera libertà.
BenoixRoberti- Tour de France
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- Messaggio n°46
Re: Ciclismo italiano
Francio non sono un esperto di contratti. Cosa intendi?angelo francini ha scritto:L'importo di cui parla Matteo Romano nel ciclismo non esiste perché non é prevista la cessione onerosa del contratto!
Un bene, un male? Per conto mio un bene: sappiamo come razzolano i galli del nostro pollaio, ci conosciamo oppure non ci conosciamo!
Non ho capito ciò che vuoi dire con queste due righe.
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- Messaggio n°47
Re: Ciclismo italiano
Nel calcio un giocatore sotto contratto può passare ad un'altra squadra, ma il suo valore viene determinato (anche se é un brocco) da due parametri: l'età e l'importo del suo contratto. Poi se é un giocatore bravo anche da altri parametri che sono definiti dalle due parti!
Nel ciclismo é un po diverso: le regole non sono simili a quelle del calcio!
Ed in tanti possono giocarci: immaginiamo uno che ha molti soldi e mette sotto contratto tutti corridori di una data categoria! E' ovvio che poi determina lui il mercato ........ un pò come accadeva qualche anno fa con le pluri-affiliazioni nel mondo dilettantistico!
Nel ciclismo é un po diverso: le regole non sono simili a quelle del calcio!
Ed in tanti possono giocarci: immaginiamo uno che ha molti soldi e mette sotto contratto tutti corridori di una data categoria! E' ovvio che poi determina lui il mercato ........ un pò come accadeva qualche anno fa con le pluri-affiliazioni nel mondo dilettantistico!
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- Messaggio n°48
Re: Ciclismo italiano
Non vedi possibili vie di mezzo? O, insomma, degli adeguamenti regolamentari fattibili?
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- Messaggio n°49
Re: Ciclismo italiano
BenoixRoberti ha scritto:Pezzo tremendamente crudo. Una stilettata al cuore, ma qualcosa deve succedere.cauz. ha scritto:my two cents.
http://www.bikeitalia.it/2014/08/01/tour-nibali-ciclismo-italiano/
Non concordo con la tua conclusione, ma solo per fare gli scongiuri.
Razionalmente però ...
Ps. Io sono salito sulla Vespa a quell'età e poi sono tornato a 16 anni in bicicletta. Auspicio che vorrei estendere.
Sono due libertà diverse. La prima è limitata o vigilata, la seconda è una libertà mentale e fisica, una vera libertà.
purtroppo è una riflessione nata da una chiacchierata di qualcha sera fa in un ufficio milanese di federciclismo...
non sarà l'epoca di pantani, ma anche questa vittoria di nibali porterà ad un piccolo boom, ed è un boom a cui sono (ma forse siamo) tutti drammaticamente impreparati.
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- Messaggio n°50
Re: Ciclismo italiano
Nel calcio a 13/14 anni giochi 45 minuti per tempo su un campo che avrà sempre quelle misure, e se hai i numeri si vede subito ed i "talent scout" lo capiscono.BenoixRoberti ha scritto:Non vedi possibili vie di mezzo? O, insomma, degli adeguamenti regolamentari fattibili?
Non é così nel ciclismo: da esordiente fai 40 km, da allievo 90, da junior 130, da under 170, da elite 200 (scritti esemplificando).... e va tenuto conto che il cambio di categoria da esordiente sino a under 23 avviene ogni 2 anni (ossia cambi categoria a 12, 14, 16 e 18 anni e poi a 22 quando passi Elite).
Uno che é un brocco da esordiente può diventare da elite un fenomeno, come capita anche il contrario...
Per questo nel ciclismo vi é un sistema basato su un premio di valorizzazione. Premio che é calcolato sui risultati che il corridore ha fatto nel/i uno/due anni antecedenti, a seconda delle categorie, al cambiamento di società!
Il professionismo, quando va bene, paga qualcosa alla società da cui prende il corridore.
Per cambiare le regole bisognerebbe che, nel pollaio del ciclismo, venisse una bella e potente aviaria .....!
Senza voler male a nessuno, ovviamente.
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Re: Ciclismo italiano
Magari...
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