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BenoixRoberti- Tour de France
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Re: Ciclismo italiano
Infatti nessuno mette in dubbio una comunque rilevante presenza del problema.leonzi ha scritto:c'è da considerare che i "granfondisti" sono più dei tesserati amatori, perché alle granfondo puoi partecipare anche da non tesserato facendo un'iscrizione giornaliera. L'incidenza di quei presunti 30000 è quindi inferiore.
Detto questo, quel numero va preso con le molle (parecchio).
Ciò che a mio avviso deve invece venire stigmatizzato è il fatto che queste cifre vengano esageratamente urlate, quasi come se questa pratica nel ciclismo abbia una rilevanza di marketing politico (e non solo).
Impossibile non notare come queste marchette, in genere realizzate da Capodacqua e Bonarrigo, abbiano al centro come "eroe positivo", grande condottiero della pulizia nello sport, il solito avvocato.
Quando invece devono criticare la federazione che fa poco, allora parlano in modo impersonale dei "dirigenti di questo sport" o del presidente federale.
Impossibile non notare che a molti dei convegni su questi temi, e sul ciclismo amatoriale, si trovi spesso Bonarrigo come moderatore e casualmente "l'altro" come relatore.
Questi se le suonano e se le cantano a piacere.
Lo scorso anno al forum fu chiesto di collaborare nella promozione di un questionario studio sociologico sulla materia:leonzi ha scritto:Qualche anno fa mi sono occupato di una ricerca universitaria nell'ambito del mercato delle sostanze stupefacenti, e uno dei problemi principali è proprio la stima della popolazione (del numero) dei consumatori di droghe, poiché ovviamente non si manifestano di loro sponte: se chiedi a un ragazzino: "te te le fai le canne?", con ogni probabilità ti risponde di no, quindi non è che puoi inviare un questionario a casa della gente e pretendere di avere dei dati "veri". La stima si fa quindi con altri metodi (moltiplicatore, cattura-ricattura ecc.) che a volte sono piuttosto grezzi, e in altri casi hanno bisogno di basi dati affidabili, con dati di buona qualità ai fini di questo scopo, e di fatto invece non sono un granché (ad esempio per i sequestri a volte non viene registrato il luogo dove è avvenuto, così come spessissimo non si conosce la percentuale di principio attivo presente, oppure, quando il sequestro è multisostanza, a volte si cita solo quella prevalente e non anche le altre).
http://www.ciclopassione.com/t1007-questionario-studio-sociologico
ma non si conoscono ancora i risultati, che spero saranno divulgati.
Resta il fatto che, stranamente, il focus è sempre e solo sul ciclismo. Ormai il doping e l'antidoping nel ciclismo sembrano due presenze inevitabili ed immutabili con loro specifici marketing: il primo è il marketing criminale, il secondo è un marketing speculativo editoriale, scientifico e politico-sportivo. Con la scusa del doping si approvano, come visto, norme a dir poco liberticide e pure contraddittorie.
Sì, probabilmente è anche più sfuggente della popolazione degli adolescenti, anche perché più dotati di "adulta" capacità menzognera rispetto ai secondi.leonzi ha scritto:Allo stesso modo per il doping la popolazione di interesse è altrettanto sfuggente (stiamo parlando di un comportamento illecito e, almeno in apparenza, socialmente condannato) e immagino che i dati a disposizione per effettuare le stime siano ancora peggiori, per cui quei numeri servono giusto a dare un'idea di massima (molto di massima) della scala del fenomeno e nulla più.
Io non voglio mettere in dubbio a prescindere il lavoro svolto da questa ricercatrice (collega di penna di Donati con cui scrive libri - costosissimi - a due mani), ma comincio a dubitare parecchio di questi esperti che tramutano con immediatezza i loro lavori in libri da vendere, che poi vengono a loro volta citati nelle analisi "orientate" dei boss dell'antidoping, che in Italia sono poi gli stessi che gestiscono lo sport (e qui si cade nella tragicommedia).
Riguardo alla D.ssa Letizia Paoli, in Germania ripete un po' il cliché dello scienziato vittima del potere, tipico di qualche suo collega italiano (diciamo che fa curriculum ormai) minacciando le dimissioni dai suoi incarichi, come di recente riportato dai media tedeschi:
http://www.deutschlandfunk.de/doping-kommission-freiburg-vorsitzende-letizia-paoli-droht.680.de.html?dram:article_id=300858
Anche in ragione dell'argomento trattato in questo 3d voglio focalizzare alcuni aspetti importanti.
Premetto per onestà intellettuale il mio pensiero:
- personalmente non comprendo l'agonismo dei "maturi"; lo trovo in qualche modo immaturo, ma questo è solo un mio limite personale;
- personalmente trovo la legge antidoping del 2000 elaborata in un quadro "emergenziale" dal centrosinistra (Veltroni e Melandri) un obbrobrio solenne e poi dirò il perché;
- penso fermamente che i controlli antidoping dei miei coetanei andrebbero pagati dagli stessi e che le poche risorse di questo capitolo debbano essere destinate tutte allo sport olimpico ed a quello giovanile in particolare;
- personalmente sono diffidente dell'aspirina e mi faccio problemi di coscienza sanitaria quando esagero col caffé per stare sveglio e terminare un lavoro (così per glissare a pié pari cosa penso del doping al mio corpo).
Premesso ciò per onestà intellettuale, voglio affermare che con la scusa del doping, con la scusa del costo per il servizio sanitario degli effetti del doping sui cicloamatori dopati ed altre apparentemente "nobili esigenze" si è affidato nelle mani di una piccola casta (se non proprio di una, due persone) una intera filiera di controllo politico del MERCATO DELL'ANTIDOPING.
L'avvocato Santilli è contemporaneamente componente della Commissione Ministeriale Vigilanza Doping, capo della Struttura Amatoriale Nazionale della Fci, membro della Commissione Uci che sovrintende allo stesso settore, Presidente della Commissione della Consulta (organo senza personalità giuridica), che ha avuto l'ardire di crearsi pure a propria discrezione una "mail etica" per le denunce, ma chiamiamole col loro nome (ovvero delazioni), alla faccia di varie leggi vigenti, e quindi violando tanto norme di diritto civile che penale.
La legge 376/2000, la stessa che ha istituito la Commissione Ministeriale CVD, quella che a mio avviso sperpera denaro pubblico per i controlli negli amatori, dove il commissario Santilli ha dei forti interessi di natura "privatistica" come organizzatore di Granfondo e come presidente del consorzio Five Stars League della Fci, è una legge assurda che ha affidato ad un controllato (il Coni) il ruolo di controllore antidoping riservando i costi dell'attività sulle spalle dei contribuenti. Su come il controllato abbia agito da controllore penso che parli l'inchiesta di Bolzano.
In più ha fatto gravare (a mio parere vergognosamente) sulle casse dello Stato il costo dei controlli per le corse amatoriali. Quella legge cialtrona ha socializzato i costi dei controlli e creato una casta dell'antidoping, evitando invece di affrontare il tema della terzietà degli esecutori dei controlli come invece fatto nei paesi più civili, come la Gran Bretagna ed altri e soprattutto evitando di analizzare meglio la funzione cruciale del reperimento delle risorse, distinguendo fra sport olimpico (giustamente a carico pubblico come valore preventivo e formativo dello sport) e sport per tutti (che dovrebbe essere a carico dei tesserati).
Il compito della legge avrebbe dovuto limitarsi alla definizione dei disciplinari per i soggetti interessati ai controlli (chi fa, come deve farlo, chi paga, ecc.) senza statalizzare tutto come al solito.
Il paradosso è che osservando le relazioni prodotte annualmente dalla Commissione Ministeriale dal 2008 ad oggi (anno dell'ingresso in Commissione di Santilli e del Dott. Simonetto) si è notato un incremento vertiginoso delle positività del ciclismo, ciclismo tout-court! Sì, perché sino al 2012 nel dato Federciclismo venivano inserite anche tutte le positività degli enti e comunque in generale degli amatori. Perché si volle inficiare così vergognosamente il dato complessivo del ciclismo? Per nessuna delle altre federazioni si è fatta una mascalzonata del genere. Solo per il ciclismo! E addirittura (esempio comunque negativo) la quasi prevalenza delle altre federazioni (calcio in primis) non prevedono controlli nei loro tornei amatoriali. Per quali logiche ed interessi quel dato venne inquinato?
Quella legge andrebbe pertanto modificata ed i controlli estesi a tutte le attività sportive amatoriali, facendole pagare agli stessi praticanti, se la logica deve essere quella preventiva per il costo del sistema sanitario.
O forse si vuole far credere che solo il doping nel ciclismo amatoriale abbia delle ripercussioni patologiche nel tempo?
Tornando ai dati delle relazioni ministeriali, la Fci, senza quelle positività "malate" del mondo cicloamatoriale, non sarebbe stata forse nemmeno nella top 5 delle federazioni dopate coi soli atleti olimpici.
Addirittura in una relazione ministeriale comparve in una tabella la presenza di un morto per doping nel ciclismo. La notizia parve strana e leggendo il dettaglio si vide che era relativa al suicidio (mi pare per impiccagione) di un indagato per traffico di doping. Roba da pazzi!
Il doping è in mano alla criminalità ed a personaggi da galera.
Ma l'antidoping a chi è stata data in mano da quella infame legge 376/2000?
Forse le allodole del ciclismo italiano dovrebbero cominciare a tirare sassi sugli specchietti e schiarire meglio la realtà.
Piano piano, è quello che sta avvenendo.
Basta panzane di regole da marchetta e propaganda. Che si rivedano le regole con norme solide e rispettose del diritto, come pure si facciano studi seri e non prodotti per farci libri scandalistici sul doping da 105$, o meglio da 129$ come prezzo originale di copertina.
http://www.amazon.com/Sports-Doping-Market-Understanding-Challenges/dp/1461482402/ref=sr_1_1?s=books&ie=UTF8&qid=1416477608&sr=1-1&keywords=letizia+paoli+alessandro+donati
Ps.
La graduale apertura che si percepisce da parte del mondo amatoriale verso le problematiche del ciclismo di vertice, olimpico e giovanile, dimostrano comunque che la base di questo sport, aldilà del doping, è di gran lunga migliore e sportivamente responsabile (nel senso nobile) del suo vertice.
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Re: Ciclismo italiano
Con 5000 partenti si organizza sì una bella gara per allievi.leonzi ha scritto:comunque nell'articolo di TBW si parla di 1 euro per ogni iscritto alla granfondo versato per la gara giovanile: mi/vi chiedo (e lo faccio perchè non conosco quanto può essere il budget necessario per una gara di allievi): aldilà del fatto che comunque è un inizio e sicuramente meglio di niente, ma può essere questa una cifra sufficiente a determinare un contributo complessivo da definirsi almeno significativo?
Aldilà della cifra, io credo comunque che il sasso lanciato nello stagno sia davvero importante.
Non è un caso che tutti ne parlino e che ci sia entusiasmo e sincera gratitudine su queste aperture.
D'altro canto è un ritorno alla natura delle cose, dove i padri miei coetanei finanziano l'attività dei figli e dei nipoti.
Il ciclismo sta pian piano rientrando nella sua natura umana e di società umana, dove poi è sempre stato prima di questa infelice parentesi che volge al termine.
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- Messaggio n°128
Re: Ciclismo italiano
benoixroberti ha scritto:
Premetto per onestà intellettuale il mio pensiero:
- personalmente non comprendo l'agonismo dei "maturi"; lo trovo in qualche modo immaturo, ma questo è solo un mio limite personale;
- personalmente trovo la legge antidoping del 2000 elaborata in un quadro "emergenziale" dal centrosinistra (Veltroni e Melandri) un obbrobrio solenne e poi dirò il perché;
- penso fermamente che i controlli antidoping dei miei coetanei andrebbero pagati dagli stessi e che le poche risorse di questo capitolo debbano essere destinate tutte allo sport olimpico ed a quello giovanile in particolare;
- personalmente sono diffidente dell'aspirina e mi faccio problemi di coscienza sanitaria quando esagero col caffé per stare sveglio e terminare un lavoro (così per glissare a pié pari cosa penso del doping al mio corpo).
anch'io, e all'aspirina sono allergico
sul costo del libro occhio che è una pubblicazione Springer, un editore rinomato nel campo delle pubblicazioni scientifiche, e i suoi libri costano sempre un botto. Dieci anni fa ho partecipato ad un progetto di ricerca europeo sul Text Mining (estrazione di informazione da testi) e alla fine il capo-progetto decise di raccogliere alcuni lavori in una pubblicazione, finanziandone in parte il costo, e anche gli articoli di cui si componeva erano già stati scritti per i contenuti del progetto, non sono stati prodotti appositamente per la pubblicazione. Ebbene, il prezzo di copertina fu di una novantina di euro (guarda tu http://www.springer.com/computer/theoretical+computer+science/book/978-3-540-25070-8). Il prodotto editoriale è buono, le tirature sono limitate (e con esso la diffusione) e fa più che altro curriculum (ecco perché gli autori vogliono pubblicarlo), ecco perché costano così tanto. Io di quel libro non ho visto una lira, e nemmeno il libro, ho le fotocopie!benoixroberti ha scritto:Forse le allodole del ciclismo italiano dovrebbero cominciare a tirare sassi sugli specchietti e schiarire meglio la realtà.
Piano piano, è quello che sta avvenendo.
Basta panzane di regole da marchetta e propaganda. Che si rivedano le regole con norme solide e rispettose del diritto, come pure si facciano studi seri e non prodotti per farci libri scandalistici sul doping da 105$, o meglio da 129$ come prezzo originale di copertina.
http://www.amazon.com/Sports-Doping-Market-Understanding-Challenges/dp/1461482402/ref=sr_1_1?s=books&ie=UTF8&qid=1416477608&sr=1-1&keywords=letizia+paoli+alessandro+donati
Sicuro, purtroppo c'è tanta superficialità e manca del tutto un'educazione all'approccio corretto al problema, tant'è che le posizioni molto spesso si polarizzano nei due estremi "doping libero per tutti" o "radiazione a vita, anche per i discendenti fino alla settima generazione, e crocifissione nella pubblica piazza". C'è da fare un luungo lavorobenoixroberti ha scritto:Ps.
La graduale apertura che si percepisce da parte del mondo amatoriale verso le problematiche del ciclismo di vertice, olimpico e giovanile, dimostrano comunque che la base di questo sport, aldilà del doping, è di gran lunga migliore e sportivamente responsabile (nel senso nobile) del suo vertice.
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- Messaggio n°129
Re: Ciclismo italiano
servono però 5000 partenti, che non è cosa da tutte le granfondo, anzi.BenoixRoberti ha scritto:Con 5000 partenti si organizza sì una bella gara per allievi.leonzi ha scritto:comunque nell'articolo di TBW si parla di 1 euro per ogni iscritto alla granfondo versato per la gara giovanile: mi/vi chiedo (e lo faccio perchè non conosco quanto può essere il budget necessario per una gara di allievi): aldilà del fatto che comunque è un inizio e sicuramente meglio di niente, ma può essere questa una cifra sufficiente a determinare un contributo complessivo da definirsi almeno significativo?
Aldilà della cifra, io credo comunque che il sasso lanciato nello stagno sia davvero importante.
Non è un caso che tutti ne parlino e che ci sia entusiasmo e sincera gratitudine su queste aperture.
D'altro canto è un ritorno alla natura delle cose, dove i padri miei coetanei finanziano l'attività dei figli e dei nipoti.
Il ciclismo sta pian piano rientrando nella sua natura umana e di società umana, dove poi è sempre stato prima di questa infelice parentesi che volge al termine.
la mia paura è che alla fine si riveli un'operazione di facciata: così come dire che parte (poca) degli incassi (tanti) vanno in beneficienza (come successo a Roma, tanto per ricordarti il tuo caro amico... ), fa un bell'apparire anche la sponsorizzazione di una gara giovanile, che magari dura per un po', quello che serve per attirare l'attenzione sulla propria manifestazione, e poi con qualche scusa (costi crescenti, la crisi, le cavallette, una tremenda inondazione, ho bucato la ruota della macchina nonèstatacolpamia...) ci si sfila.
Comunque per ora va bene così, ci mancherebbe
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- Messaggio n°130
Re: Ciclismo italiano
Vista la tua evidente e "confessata" attività accademica di ricercatore, mi permetto di chiederti un parere sui lavori, le relazioni, che la Commissione CVD presenta in Parlamento.
Non so se ti è capitato di leggerle, ma sono un vero e proprio insulto per chi fa vero lavoro di ricerca.
E' verissimo ciò che tu dici sui "due estremi", quasi fazioni, "doping libero per tutti" o "radiazione a vita, anche per i discendenti fino alla settima generazione, e crocifissione nella pubblica piazza", ma se la base si scalda e litiga partendo da queste basi deprimenti è anche vero che pure al vertice (sportivo e politico) il livello resta quello
Lasciando il campo repressivo, tu sul piano preventivo cosa faresti, anche sulla scorta dell'esperienza nelle ricerche sulle tossicodipendenze?
Non so se ti è capitato di leggerle, ma sono un vero e proprio insulto per chi fa vero lavoro di ricerca.
E' verissimo ciò che tu dici sui "due estremi", quasi fazioni, "doping libero per tutti" o "radiazione a vita, anche per i discendenti fino alla settima generazione, e crocifissione nella pubblica piazza", ma se la base si scalda e litiga partendo da queste basi deprimenti è anche vero che pure al vertice (sportivo e politico) il livello resta quello
Lasciando il campo repressivo, tu sul piano preventivo cosa faresti, anche sulla scorta dell'esperienza nelle ricerche sulle tossicodipendenze?
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- Messaggio n°131
Re: Ciclismo italiano
Certamente, l'importante era comunque sottolineare lo strumento e la direzione. Poi ci sarà chi darà 1 euro, chi 2 e chi l'intero utile (magari piccolo perché con pochi partecipanti) e magari ci saranno altre prove nuove organizzate direttamente da organizzatori di ciclismo olimpico e giovanile per supportare le loro prove in difficoltà economica, o potranno nascere gare giovanili agonistiche all'interno dei contesti organizzativi cicloamatoriali.leonzi ha scritto:servono però 5000 partenti, che non è cosa da tutte le granfondo, anzi.
la mia paura è che alla fine si riveli un'operazione di facciata: così come dire che parte (poca) degli incassi (tanti) vanno in beneficienza (come successo a Roma, tanto per ricordarti il tuo caro amico... ), fa un bell'apparire anche la sponsorizzazione di una gara giovanile, che magari dura per un po', quello che serve per attirare l'attenzione sulla propria manifestazione, e poi con qualche scusa (costi crescenti, la crisi, le cavallette, una tremenda inondazione, ho bucato la ruota della macchina nonèstatacolpamia...) ci si sfila.
Comunque per ora va bene così, ci mancherebbe
Se qualcuno facesse il furbo, lo farebbe per una edizione e poi ... pagherebbe la caduta della promessa.
L'importante è che il movimento cicloamatoriale possa avere certezza che le risorse finanzino il ciclismo giovanile-olimpico e non le tasche di alcuni privati.
Da un punto di vista diverso, hai ripreso un post di Lucio Quinzio a cui avevo replicato così:
http://www.ciclopassione.com/t431p105-ciclismo-italiano#14998
Tutto era partito da un post in cui avevo proposto e tentato di preconizzare un matrimonio sotto un'unica ala di questi ciclismi divisi artificiosamente fra loro da odi e sospetti alimentati ad arte:
http://www.ciclopassione.com/t431p90-ciclismo-italiano#14963
Ps. Avevo buttato lì la possibilità di una certificazione etica delle organizzazioni, a seconda delle loro vocazioni speculative così un amatore a vocazione "altruistica" potrebbe scegliere a seconda della destinazione dei suoi proventi. Una guida Michelin delle Granfondo ... o come le guide per gli investimenti etici.
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- Messaggio n°132
Re: Ciclismo italiano
l'esperienza accademica è finita, ora sono più un consulente che un ricercatore. Per quanto riguarda le relazioni della CVD mi è capitato di leggere qualcosa ma di sfuggita, posso tornarci con più attenzione (ho già iniziato con quella del 2013: guarda che qua e là ci sono espressioni di cautela circa la valenza dei risultati e la loro corretta interpretazione, semmai il problema è come questi vengono riportati dalla stampa... Aneddoto: un mio conoscente che lavora all'Istat una volta doveva scrivere la nota di sintesi da diffondere alla stampa riguardo ad una indagine, ed era disperato perché doveva condensare in una paginetta tutta una serie di risultati che ne avrebbero richieste almeno venti, fare in modo che non risultassero ambigui, e soprattutto far puntare l'attenzione di chi avrebbe letto su una specifica frase che per lui era quella "clou", quella che diceva nel modo migliore le cose come stavano, in modo che i giornalisti riportassero proprio quella e non le altre erano solo di contorno e riguardavano solo aspetti parziali e non centrali, ma che spesso fanno più effetto).
Sul piano preventivo la cosa pricipale riguarda l'educazione alla lealtà sportiva (ma servono gli educatori, ed è questo il casino, e comprendo in questa categoria anche i genitori dei ragazzi), e un'interpretazione da dare allo sport come mezzo e non come fine, difficile da raggiungere quando i campioni vengono mitizzati oltremodo, non solo per quello che fanno sul campo, ma anche per la vita che conducono e per il personaggio che rappresentano (questo è meno tipico nel ciclismo, ma già sento dire che alle squadre interessano i corridori che possono essere dei personaggi, quelli con tanti follower, che fanno parlare di sé ecc.).
In abbinamento è necessario un monitoraggio continuo sulla situazione, anche attraverso rilevazioni a campione nelle scuole riguardo l'atteggiamento dei ragazzi nei confronti di questi problemi. Negli USA dal '75 portano avanti un'indagine del genere, con questionari anonimi, sui comportamente della gioventù (si chiama Monitoring the future), ivi compresi quelli relativi alle droghe e ultimamente anche alle sostanze dopanti (soprattutto per via della loro diffusione nelle palestre). è pura fantascienza: 40 anni di dati raccolti come si deve, documentati in ogni loro aspetto, che ti puoi scaricare e analizzare per conto tuo oppure attaverso la loro web-application (che non ti fa solo le percentualette dei rapporti dell cvd, ti fa anche l'analisi della varianza o la stima delle regressioni o lapplicazione di modelli logistici ecc.). Se prima non conosci il fenomeno VERAMENTE non puoi fare nulla di veramente efficace.
Negli anni '90 ogni tanto beccavano un positivo al Giro, oppure arrivava un blitz di qualcuno (Carabinieri, Finanza...) e al processo alla tappa si invitavano giornalisti, ciclisti e diesse per dire la loro sul problema doping: era la fiera delle cazzate inutili. Tutto girava attorno a chi avesse iniziato (ciclisti schiappe imbroglini? DS che devono fare risultato? Sponsor che vogliono visibilità? Medici senza scrupoli? Neopro che arrivano dalle categorie inferiori già "gonfi" (e allora via con l'accusa a tutte le figure delle categorie inferiori)?).
Come i bambini quando li vai a sgridare perché litigano: "Ha iniziato lui!"
Sul piano preventivo la cosa pricipale riguarda l'educazione alla lealtà sportiva (ma servono gli educatori, ed è questo il casino, e comprendo in questa categoria anche i genitori dei ragazzi), e un'interpretazione da dare allo sport come mezzo e non come fine, difficile da raggiungere quando i campioni vengono mitizzati oltremodo, non solo per quello che fanno sul campo, ma anche per la vita che conducono e per il personaggio che rappresentano (questo è meno tipico nel ciclismo, ma già sento dire che alle squadre interessano i corridori che possono essere dei personaggi, quelli con tanti follower, che fanno parlare di sé ecc.).
In abbinamento è necessario un monitoraggio continuo sulla situazione, anche attraverso rilevazioni a campione nelle scuole riguardo l'atteggiamento dei ragazzi nei confronti di questi problemi. Negli USA dal '75 portano avanti un'indagine del genere, con questionari anonimi, sui comportamente della gioventù (si chiama Monitoring the future), ivi compresi quelli relativi alle droghe e ultimamente anche alle sostanze dopanti (soprattutto per via della loro diffusione nelle palestre). è pura fantascienza: 40 anni di dati raccolti come si deve, documentati in ogni loro aspetto, che ti puoi scaricare e analizzare per conto tuo oppure attaverso la loro web-application (che non ti fa solo le percentualette dei rapporti dell cvd, ti fa anche l'analisi della varianza o la stima delle regressioni o lapplicazione di modelli logistici ecc.). Se prima non conosci il fenomeno VERAMENTE non puoi fare nulla di veramente efficace.
Negli anni '90 ogni tanto beccavano un positivo al Giro, oppure arrivava un blitz di qualcuno (Carabinieri, Finanza...) e al processo alla tappa si invitavano giornalisti, ciclisti e diesse per dire la loro sul problema doping: era la fiera delle cazzate inutili. Tutto girava attorno a chi avesse iniziato (ciclisti schiappe imbroglini? DS che devono fare risultato? Sponsor che vogliono visibilità? Medici senza scrupoli? Neopro che arrivano dalle categorie inferiori già "gonfi" (e allora via con l'accusa a tutte le figure delle categorie inferiori)?).
Come i bambini quando li vai a sgridare perché litigano: "Ha iniziato lui!"
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- Messaggio n°133
Re: Ciclismo italiano
No, no mi riferivo proprio alle relazioni, non alle sintesi stampa.
Guarda quelle dal 2008 in poi in particolare.
Educazione sportiva e prevenzione
Credo che questa frase possa essere il punto di partenza di tutto: "Sul piano preventivo la cosa pricipale riguarda l'educazione alla lealtà sportiva (ma servono gli educatori, ed è questo il casino, e comprendo in questa categoria anche i genitori dei ragazzi), e un'interpretazione da dare allo sport come mezzo e non come fine".
L'educazione sportiva in Italia sarebbe da ricostruire da capo, a cominciare dalla cultura sportiva divulgata dalla tv di Stato e dalle principali tv commerciali, stendendo un velo pietoso sulle private locali calcio-propagandistiche. Andrebbe ripensata la scuola, ma come farlo con le palestre che cadono a pezzi e con la maggior parte degli studenti che chiedono l'esenzione da quelle "inutili" e "dannose" 2 ore "perse" a fare "ginnastica".
Il volontariato sportivo (ciclistico in particolare) è stato storicamente molto criticato, ma per molti è stato l'unico approccio formativo di una cultura sportiva. In alternativa spesso c'era il nulla.
Il ciclismo italiano è stato costruito su di un vecchio modello, superato forse già negli anni 90, ma lo si è solo demolito, senza mettere a disposizione un modello alternativo, anzi senza proprio proporlo.
La lotta al doping è diventata una sorta di tappa buchi ideologica per non mostrare i buchi dello scempio fatto del tessuto dei club negli ultimi dieci anni.
Ora ci mettiamo ad inseguire il modello inglese (semmai possa esistere nella realtà) puntando ad una sintesi di vertice, senza capire come invece sia necessario rifondare la base, ridare ossigeno alle società e cercare di rafforzarle, facendole consorziare per renderle più solide e più abili nel trovare e formare nuovi talenti e soprattutto nuova cultura sportiva.
Il sistema ciclistico olimpico è radicato quasi solo al centro-nord, mentre invece il movimento amatoriale ha basi solide anche al sud. Questa potrebbe essere una opportunità per fare anche al sud una buona attività almeno fino alla categoria allievi, qualora i modelli sopra indicati dovessero avere successo.
Volendo, gli strumenti per ripartire ci sarebbero.
Guarda quelle dal 2008 in poi in particolare.
Educazione sportiva e prevenzione
Credo che questa frase possa essere il punto di partenza di tutto: "Sul piano preventivo la cosa pricipale riguarda l'educazione alla lealtà sportiva (ma servono gli educatori, ed è questo il casino, e comprendo in questa categoria anche i genitori dei ragazzi), e un'interpretazione da dare allo sport come mezzo e non come fine".
L'educazione sportiva in Italia sarebbe da ricostruire da capo, a cominciare dalla cultura sportiva divulgata dalla tv di Stato e dalle principali tv commerciali, stendendo un velo pietoso sulle private locali calcio-propagandistiche. Andrebbe ripensata la scuola, ma come farlo con le palestre che cadono a pezzi e con la maggior parte degli studenti che chiedono l'esenzione da quelle "inutili" e "dannose" 2 ore "perse" a fare "ginnastica".
Il volontariato sportivo (ciclistico in particolare) è stato storicamente molto criticato, ma per molti è stato l'unico approccio formativo di una cultura sportiva. In alternativa spesso c'era il nulla.
Il ciclismo italiano è stato costruito su di un vecchio modello, superato forse già negli anni 90, ma lo si è solo demolito, senza mettere a disposizione un modello alternativo, anzi senza proprio proporlo.
La lotta al doping è diventata una sorta di tappa buchi ideologica per non mostrare i buchi dello scempio fatto del tessuto dei club negli ultimi dieci anni.
Ora ci mettiamo ad inseguire il modello inglese (semmai possa esistere nella realtà) puntando ad una sintesi di vertice, senza capire come invece sia necessario rifondare la base, ridare ossigeno alle società e cercare di rafforzarle, facendole consorziare per renderle più solide e più abili nel trovare e formare nuovi talenti e soprattutto nuova cultura sportiva.
Il sistema ciclistico olimpico è radicato quasi solo al centro-nord, mentre invece il movimento amatoriale ha basi solide anche al sud. Questa potrebbe essere una opportunità per fare anche al sud una buona attività almeno fino alla categoria allievi, qualora i modelli sopra indicati dovessero avere successo.
Volendo, gli strumenti per ripartire ci sarebbero.
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- Messaggio n°134
Re: Ciclismo italiano
Raramente mi trovo d'accordo con i politici, spesso per la loro superficialità demagogica e per la evidente ed urticante ipocrisia.
C'è invece una recente intervista ad un politico impegnato nel ciclismo, che sorprendentemente nella sua analisi riprende un po' tutti i cavalli di battaglia del nostro forum, ed anche di altri siti di settore ovviamente.
Laicamente, invito a leggere questa ottima intervista di Ciclismoweb, a firma Tina Ruggeri, ad Enzo Ghigo, vice della Lega Prof. Non sono parole banali le sue e, in qualche misura, inquadra tutte le cose più importanti per il ciclismo, spaziando da Uci, fisco, continental all'immancabile doping dove dice cose importanti. Se tutta la politica elevasse il suo livello di conoscenza dello sport e dei suoi sostanziali problemi ce ne gioveremmo tutti.
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http://www.ciclismoweb.net/index.php?option=com_content&view=article&id=12412:enzo-ghigo-europa-del-pedale-uniamoci&catid=44:ruote-ruggenti&Itemid=111
Torinese cortese, ex senatore di Forza Italia, da sempre nel mondo della pubblicità sceglie il ciclismo da “amatore”. “Già da presidente della Regione Piemonte – attacca il vice presidente della Lega delle due ruote mentre si rilassa su una poltroncina milanese in attesa di un incontro di “pubbliche relazioni” - ero stato contattato da alcuni team manager per prendere in mano le redini della Lega Ciclismo. Ed ora che mi sono sganciato dalla politica nel ciclismo ci sono dentro mani e piedi, tutto proteso non solo a pedalare ma anche a rilanciare il mondo dei professionisti che ha davvero bisogno di nuovi indirizzi”.
Globalizzazione, ingerenza eccessiva dell’Uci, squadre World Tour e il ciclismo azzurro che sta annegando. “Abbiamo davvero bisogno di rimettere mano a tutto il nostro movimento europeo. Non possiamo più rimanere passivi nelle decisioni dell’Uci pur nel rispetto del massimo organo mondiale del ciclismo. L’Europa delle due ruote però deve riaffermare la propria sovranità legata alla storia. Paesi come l’Italia, il Belgio, la Francia, la Spagna, l’Olanda hanno fatto la storia del ciclismo e non dobbiamo perderla assolutamente a discapito di qualche corsa organizzata in paesi sconosciuti dove è assente il grande pubblico che invece troviamo lungo le strade nostrane”.
Si certo, alla Parigi Roubaix o ad altre corse nel Nord Europa. Ma se guardiamo alle gare professionistiche di casa nostra di pubblico ce n’è forse di più alle gare per juniores e di gare ce ne son o sempre meno. “Come Lega Professionisti stiamo cercando di capire cosa fare per rilanciare il ciclismo. In Italia abbiamo solo una squadra di World Tour – di matrice svizzera peraltro come sede legale – e tre professional. La Federazione con la quale stiamo lavorando in grande sintonia, ha aperto al mondo delle continental che hanno tuttora uno status dilettantistico e di certo su questa problematica qualche aggiustamento lo dobbiamo fare. Ma dobbiamo anche capire che il mondo è cambiato rispetto a qualche anno fa e il mondo non rimane nei ristretti confini dell’Europa. E’ per questo motivo che dobbiamo far emergere le nostre peculiarità e cercare di confrontarci anche con le altre leghe professionistiche europee. Le ospiteremo a breve qui a Milano per un incontro e cercheremo di analizzare a fondo le problematiche del ciclismo di casa nostra che ormai significa ciclismo europeo non più solo italiano”.
Una super – lega in contrasto con l’Uci? “Assolutamente no. Un semplice confronto per crescere tutti insieme al meglio ma senza disperdere il patrimonio di storicità che abbiamo conquistato in questi cento anni di vita del ciclismo. Riportare a livello mondiale certe classiche che sono state relegate in secondo piano, rilanciare l’importanza di giri a tappe come il Giro d’Italia o la Vuelta. Ridare un senso e un valore al calendario internazionale. Ora si corre in ogni parte del mondo da gennaio a dicembre senza quasi soluzione di continuità. Offrire nuove formule di visione del ciclismo che non siano solo ore e ore di diretta di una gara priva però di contenuti. Il ciclismo, anche dagli ultimi studi e ricerche che abbiamo fatto, è diventato uno sport che affronta vari aspetti. Non solo quello agonistico ma anche quello della mobilità sostenibile, del trasporto, l’ ecologia, il rispetto dell’ambiente, la salute, il benessere e il rispetto nei confronti della persona che sceglie di muoversi in bicicletta. Il ciclismo si muove sulle strade non in uno stadio. Le due ruote hanno tutta una componente che altri sport non hanno. E quindi parliamo di vantaggi che ha il ciclismo”.
Non vogliamo parlare di doping vero Enzo Ghigo? “Il doping è un problema che il ciclismo ha affrontato meglio e più a fondo di tutti gli altri sport. E lo dico senza tema di smentita. Anche perché, a mio parere, il ciclismo è stato scelto a tavolino come vittima sacrificale rispetto a tutti gli altri sport. E ha combattuto e sta combattendo il doping come nessun altro. Ora basta. Pensiamo al nostro movimento, a farlo prosperare, a far prosperare le nostre squadre professionistiche anche in Italia. Che possa diventare anche per gli sponsor vantaggioso investire nel ciclismo. Stiamo lavorando di concerto con il Coni e la Federazione alla modifica della legge ’91 sullo sport. Il ciclismo, nel quale siamo coinvolti, e parlo a nome di questo sport, deve diventare terreno appetibile di investimento e quindi con vantaggi fiscali non riducibili solo ad una selva di “furbate” per aggirare il fisco”.
Il ciclismo oggi è globalizzato. “Appunto, non è possibile contrastare giganti economici come la Cina. E quindi la nostra forza rimane nella storicità di certe corse. Magari creando un circuito di gare non world tour in modo da controbilanciare lo strapotere Uci-Aso favorendo la partecipazione a questo circuito le squadre professional. Altro punto importante quello della scuola. Un sistema scolastico da rivedere in favore dello sport. Sul come stiamo già valutando alcuni progetti. Intanto vedremo cosa verrà fuori dal primo appuntamento tra le Leghe del ciclismo professionistico europee. Carne al fuoco ce n’è”.
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Ora, non si tratta altro che attendere l'esito di questo importante incontro fra le Leghe-Prof europee.
Questo incontro è una buona cosa per contenere l'eccesso di protagonismo dell'Uci.
C'è invece una recente intervista ad un politico impegnato nel ciclismo, che sorprendentemente nella sua analisi riprende un po' tutti i cavalli di battaglia del nostro forum, ed anche di altri siti di settore ovviamente.
Laicamente, invito a leggere questa ottima intervista di Ciclismoweb, a firma Tina Ruggeri, ad Enzo Ghigo, vice della Lega Prof. Non sono parole banali le sue e, in qualche misura, inquadra tutte le cose più importanti per il ciclismo, spaziando da Uci, fisco, continental all'immancabile doping dove dice cose importanti. Se tutta la politica elevasse il suo livello di conoscenza dello sport e dei suoi sostanziali problemi ce ne gioveremmo tutti.
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http://www.ciclismoweb.net/index.php?option=com_content&view=article&id=12412:enzo-ghigo-europa-del-pedale-uniamoci&catid=44:ruote-ruggenti&Itemid=111
Enzo Ghigo: "Europa del pedale, uniamoci!"
Pubblicato Lunedì, 17 Novembre 2014 22:30 scritto da Tina Ruggeri|
“Tutti insieme appassionatamente”, recitava il titolo di un grande film. E tutte insieme appassionatamente saranno le leghe – o per lo meno quelle esistenti - del ciclismo europeo i primi di dicembre a Milano. Un ritrovo all’insegna di una sorta di “ritorno al passato”. Il ciclismo che vuole rilanciarsi nel mondo contemporaneo ma anche andare a fondo dei problemi che per alcuni tratti lo hanno affossato e rifarsi ilmake up. Insomma affrontare la globalizzazione ancorati però alle tradizioni. Un po' di politichese ci sta visto che alla guida, anche se in veste di vice presidente della Lega Ciclismo Professionisti, c'è un politico di lungo corso come Enzo Ghigo. Torinese cortese, ex senatore di Forza Italia, da sempre nel mondo della pubblicità sceglie il ciclismo da “amatore”. “Già da presidente della Regione Piemonte – attacca il vice presidente della Lega delle due ruote mentre si rilassa su una poltroncina milanese in attesa di un incontro di “pubbliche relazioni” - ero stato contattato da alcuni team manager per prendere in mano le redini della Lega Ciclismo. Ed ora che mi sono sganciato dalla politica nel ciclismo ci sono dentro mani e piedi, tutto proteso non solo a pedalare ma anche a rilanciare il mondo dei professionisti che ha davvero bisogno di nuovi indirizzi”.
Globalizzazione, ingerenza eccessiva dell’Uci, squadre World Tour e il ciclismo azzurro che sta annegando. “Abbiamo davvero bisogno di rimettere mano a tutto il nostro movimento europeo. Non possiamo più rimanere passivi nelle decisioni dell’Uci pur nel rispetto del massimo organo mondiale del ciclismo. L’Europa delle due ruote però deve riaffermare la propria sovranità legata alla storia. Paesi come l’Italia, il Belgio, la Francia, la Spagna, l’Olanda hanno fatto la storia del ciclismo e non dobbiamo perderla assolutamente a discapito di qualche corsa organizzata in paesi sconosciuti dove è assente il grande pubblico che invece troviamo lungo le strade nostrane”.
Si certo, alla Parigi Roubaix o ad altre corse nel Nord Europa. Ma se guardiamo alle gare professionistiche di casa nostra di pubblico ce n’è forse di più alle gare per juniores e di gare ce ne son o sempre meno. “Come Lega Professionisti stiamo cercando di capire cosa fare per rilanciare il ciclismo. In Italia abbiamo solo una squadra di World Tour – di matrice svizzera peraltro come sede legale – e tre professional. La Federazione con la quale stiamo lavorando in grande sintonia, ha aperto al mondo delle continental che hanno tuttora uno status dilettantistico e di certo su questa problematica qualche aggiustamento lo dobbiamo fare. Ma dobbiamo anche capire che il mondo è cambiato rispetto a qualche anno fa e il mondo non rimane nei ristretti confini dell’Europa. E’ per questo motivo che dobbiamo far emergere le nostre peculiarità e cercare di confrontarci anche con le altre leghe professionistiche europee. Le ospiteremo a breve qui a Milano per un incontro e cercheremo di analizzare a fondo le problematiche del ciclismo di casa nostra che ormai significa ciclismo europeo non più solo italiano”.
Una super – lega in contrasto con l’Uci? “Assolutamente no. Un semplice confronto per crescere tutti insieme al meglio ma senza disperdere il patrimonio di storicità che abbiamo conquistato in questi cento anni di vita del ciclismo. Riportare a livello mondiale certe classiche che sono state relegate in secondo piano, rilanciare l’importanza di giri a tappe come il Giro d’Italia o la Vuelta. Ridare un senso e un valore al calendario internazionale. Ora si corre in ogni parte del mondo da gennaio a dicembre senza quasi soluzione di continuità. Offrire nuove formule di visione del ciclismo che non siano solo ore e ore di diretta di una gara priva però di contenuti. Il ciclismo, anche dagli ultimi studi e ricerche che abbiamo fatto, è diventato uno sport che affronta vari aspetti. Non solo quello agonistico ma anche quello della mobilità sostenibile, del trasporto, l’ ecologia, il rispetto dell’ambiente, la salute, il benessere e il rispetto nei confronti della persona che sceglie di muoversi in bicicletta. Il ciclismo si muove sulle strade non in uno stadio. Le due ruote hanno tutta una componente che altri sport non hanno. E quindi parliamo di vantaggi che ha il ciclismo”.
Non vogliamo parlare di doping vero Enzo Ghigo? “Il doping è un problema che il ciclismo ha affrontato meglio e più a fondo di tutti gli altri sport. E lo dico senza tema di smentita. Anche perché, a mio parere, il ciclismo è stato scelto a tavolino come vittima sacrificale rispetto a tutti gli altri sport. E ha combattuto e sta combattendo il doping come nessun altro. Ora basta. Pensiamo al nostro movimento, a farlo prosperare, a far prosperare le nostre squadre professionistiche anche in Italia. Che possa diventare anche per gli sponsor vantaggioso investire nel ciclismo. Stiamo lavorando di concerto con il Coni e la Federazione alla modifica della legge ’91 sullo sport. Il ciclismo, nel quale siamo coinvolti, e parlo a nome di questo sport, deve diventare terreno appetibile di investimento e quindi con vantaggi fiscali non riducibili solo ad una selva di “furbate” per aggirare il fisco”.
Il ciclismo oggi è globalizzato. “Appunto, non è possibile contrastare giganti economici come la Cina. E quindi la nostra forza rimane nella storicità di certe corse. Magari creando un circuito di gare non world tour in modo da controbilanciare lo strapotere Uci-Aso favorendo la partecipazione a questo circuito le squadre professional. Altro punto importante quello della scuola. Un sistema scolastico da rivedere in favore dello sport. Sul come stiamo già valutando alcuni progetti. Intanto vedremo cosa verrà fuori dal primo appuntamento tra le Leghe del ciclismo professionistico europee. Carne al fuoco ce n’è”.
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Ora, non si tratta altro che attendere l'esito di questo importante incontro fra le Leghe-Prof europee.
Questo incontro è una buona cosa per contenere l'eccesso di protagonismo dell'Uci.
Ospite- Ospite
- Messaggio n°135
Re: Ciclismo italiano
BenoixRoberti ha scritto:................
Anche in ragione dell'argomento trattato in questo 3d voglio focalizzare alcuni aspetti importanti.
Premetto per onestà intellettuale il mio pensiero:
- personalmente non comprendo l'agonismo dei "maturi"; lo trovo in qualche modo immaturo, ma questo è solo un mio limite personale;
- personalmente trovo la legge antidoping del 2000 elaborata in un quadro "emergenziale" dal centrosinistra (Veltroni e Melandri) un obbrobrio solenne e poi dirò il perché;
- penso fermamente che i controlli antidoping dei miei coetanei andrebbero pagati dagli stessi e che le poche risorse di questo capitolo debbano essere destinate tutte allo sport olimpico ed a quello giovanile in particolare;
- personalmente sono diffidente dell'aspirina e mi faccio problemi di coscienza sanitaria quando esagero col caffé per stare sveglio e terminare un lavoro (così per glissare a pié pari cosa penso del doping al mio corpo).
Premesso ciò per onestà intellettuale, voglio affermare che con la scusa del doping, con la scusa del costo per il servizio sanitario degli effetti del doping sui cicloamatori dopati ed altre apparentemente "nobili esigenze" si è affidato nelle mani di una piccola casta (se non proprio di una, due persone) una intera filiera di controllo politico del MERCATO DELL'ANTIDOPING.
L'avvocato Santilli è contemporaneamente componente della Commissione Ministeriale Vigilanza Doping, capo della Struttura Amatoriale Nazionale della Fci, membro della Commissione Uci che sovrintende allo stesso settore, Presidente della Commissione della Consulta (organo senza personalità giuridica), che ha avuto l'ardire di crearsi pure a propria discrezione una "mail etica" per le denunce, ma chiamiamole col loro nome (ovvero delazioni), alla faccia di varie leggi vigenti, e quindi violando tanto norme di diritto civile che penale.
La legge 376/2000, la stessa che ha istituito la Commissione Ministeriale CVD, quella che a mio avviso sperpera denaro pubblico per i controlli negli amatori, dove il commissario Santilli ha dei forti interessi di natura "privatistica" come organizzatore di Granfondo e come presidente del consorzio Five Stars League della Fci, è una legge assurda che ha affidato ad un controllato (il Coni) il ruolo di controllore antidoping riservando i costi dell'attività sulle spalle dei contribuenti. Su come il controllato abbia agito da controllore penso che parli l'inchiesta di Bolzano.
In più ha fatto gravare (a mio parere vergognosamente) sulle casse dello Stato il costo dei controlli per le corse amatoriali. Quella legge cialtrona ha socializzato i costi dei controlli e creato una casta dell'antidoping, evitando invece di affrontare il tema della terzietà degli esecutori dei controlli come invece fatto nei paesi più civili, come la Gran Bretagna ed altri e soprattutto evitando di analizzare meglio la funzione cruciale del reperimento delle risorse, distinguendo fra sport olimpico (giustamente a carico pubblico come valore preventivo e formativo dello sport) e sport per tutti (che dovrebbe essere a carico dei tesserati).
Il compito della legge avrebbe dovuto limitarsi alla definizione dei disciplinari per i soggetti interessati ai controlli (chi fa, come deve farlo, chi paga, ecc.) senza statalizzare tutto come al solito.
.............................
Sempre preciso e documentato Benoix, difficile dissentire dai dotti pareri e constatazioni; vorrei solo chiedergli dove sta il problema di "comprensione" nell'agonoismo dei maturi. Non ho titolo accademico per disquisire in merito, però bisogna constatare che l'agonismo (e qui andrebbero fatti dei chiarimenti importanti) sta nella natura umana( impegno e spirito di competizione nello svolgimento di una gara sportiva), ritengo che questo parametro stia alla base di qualsiasi "gara sportiva", altrimenti che gara è???? Bisogna poi entrare nella psiche dei giovani e dei maturi, tra i giovani hai, forse, l'obiettivo della carriera o quello di far contenti: genitori, parenti e amici; poi arriva la smania di trasformare lo sport prediletto in un lavoro e magari in successo e guadagni. Per i maturi lo scenario cambia ma resta la motivazione personale, la stessa molla che ti spinge per tutta la vita a cercare di migliorare la tua posizione, la tua conoscenza, sostanzialmente la tua gratificazione intima che, almeno in teoria, dovrebbe essere compendio di ciò che hai gia realizzato fino a quel punto o una valvola di sfogo per eventauli frustrazioni. Tu lo hai , per correttezza, specificato nel tuo preambolo, è difficile entrare nella sfera intima di ciascuno di noi, ciò che sembrano banalità per alcuni hanno importanza notevole, nel corriculum individuale ci sta tutto ma soprattutto non dobbiamo mai dimenticare che lo sport a livello amatoriale è lo stesso gioco dei giovani e tale deve restare fino a quando non diventa un lavoro.
Le altre puntualizzazioni che hai aggiunto sono evidenze che in pochi riescono ad inquadrare ma sono quelle sulle quali ci si dovrebbe concentare.
Personalmente ti posso dire che , purtroppo, tra i maturi c'è chi vuole giocare all'agonismo ma non ha ne la preparazione fisica adeguata e neppure l'apertura mentale adeguata, molto spesso la si vuol fare anche oltre i limiti fisiologici personali diventanto così,oltretutto, pericolosi per se stessi e per gli altri.
I più sperti ti potranno dire dell'incidenza nefasta dell'acido lattico sul sistema nervoso oltre che sui muscoli.
Il ciclismo è così bello e variegato che dovrebbe poter essere praticato da tutti, il problema è rendersi conto di queste poche cose necessarie per farlo al meglio e in sicurezza, oggi per fare sport agonistico lo puòi fare se hai l'ideoneità fisica e una tessera, non serve altro. A mio parere può bastare per certi sport e per certe fasce d'età, ecco perchè io non capisco come sia stato possibile che qualcuno abbia pensato al requisito ex agonisti ed ex dopati e non anche a queste cose, gli ex agonisti sanno competere meglio di qualsiasi altro, specialmente nei limiti temporali previsti da questa normativa del ciclismo; per gli ex dopati il discorso è molto più complesso, è innanzitutto una questione di "diritto" e di parità di trattamento con gli altri sportivi ma in questo discorso non mi ci voglio addentrare.
Ad oggi, non mi risulta che FCi ed EPS si siano preoccupati di inquadrare meglio i tesserati, si va avanti solo per età come si fa con i giovani, senza contare che se sei sano fisicamente puoi anche non essere nelle stesse condizioni dei tuoi coetanei con caratteristiche generali diverse(esperienza, livello di allenamento, mezzi economici, tempo libero a disposizione, etc...).
Lo dico per esperienza personale, quando tu dedichi tutto il tuo tempo libero alla bici, ti alleni come puoi, hai la bici più bella e accessoriata e non ottieni risultati ti riesce difficile pensare di cambiare sport, è più facile considerare che gli altri si dopino e, purtroppo, i dati gli fanno credere di aver ragione; senza entrare nel merito degli ulteriori approfondimenti che ti porterebbero a pensare alle metodologie di allenamento, diete, etc...
A questo punto scatta la domanda obbligatorià: ma allora ne vale la pena fare ulteriori sacrifici per primeggiare in questo ambito??? E qui entra in gioco il livello culturale intimo del singolo, credo che la risposta sia estremamente personale e sempre degna di rispetto.
Sacrosanto il tuo discorso sullo sperpero di denaro pubblico, lo sport amatoriale dovrebbe poter vivere delle proprie risorse, ci sono nel paese delle situazioni assurde sia nella sanità che nel sociale, l'amatore adulto deve continuare a giocare pagandosi TUTTE le spese necessarie, ma non solo, in qualche misura dovrebbe desiderare di fornire un minimo contributo economico alla continuazione e miglioramento del suo sport preferito a livello giovanile.
Invece oggi si sente parlare di nuove richieste di aiuto pubblico per lo sport per tutti e per considerare sport anche quello elettronico.
Se è vero che con 200 milioni di euro finanziati si può tentare di abbattere dell'1% la sedentarietà giovanile dei giovani dalgli 11 ai 15 anni (che è al 42%) come puoi pensare di considerare sport anche il videogame o similari? Non nono informatissimo e magari ci sono giochi elettronici che ti fanno muovere ma non vedo perchè debba occuparsene il CONI chi per esso.
A questo punto faccio anch'io la puntualizzazione: perdonatemi, forse sono io che non capisco o non so leggere, in tal caso ben vengano i chiarimenti, queste discussioni dovrebbebro servire a questo.
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- Messaggio n°136
Re: Ciclismo italiano
Allora, mi sono letto le relazioni (non tutte) e gli allegati con dati numerici (tutti) dal 2007 al 2013. Ovviamente parlo per quello che si desume da questi scritti, che per certi aspetti rimangono lacunosi ai fini di un'analisi di metodo.BenoixRoberti ha scritto:No, no mi riferivo proprio alle relazioni, non alle sintesi stampa.
Guarda quelle dal 2008 in poi in particolare.
- Non si può certo parlare di ricerca, sarebbe ridicolo. Del resto, sinceramente, non mi pare neanche che ne abbia la pretesa: si tratta di un'attività di report delle azioni portate avanti dalla commissione, oltretutto resa in termini piuttosto superficiali (con questo aggettivo mi riferisco in particolare all'allegato contenente le tabelle numeriche sui controlli, e non alla relazione in sé) e "potabili/commestibili" anche nei confronti dei soggetti cui si rivolge, i parlamentari, che immagino non sanno un'acca di niente sull'argomento, altrimenti almeno uno avrebbe avuto qualcosa da ridire. Di fatto stanno dicendo: "Ci date dei soldi per fare una certa attività, e con questo documento ve ne stiamo rendendo conto", cioè a dire "scriviamo qualcosa per fargli vedere che i soldi li spendiamo".
- Il metodo con cui si stabilisce la distribuzione dei controlli tra le varie discipline mi pare schizofrenico e non ragionato (ma paradossalmente nemmeno casuale, che forse sarebbe meglio). è vero che affermano in genere "considerati i risultati relativi alle positività emerse nell’anno precedente, la Commissione ha mantenuto la sua attenzione su manifestazioni relative a..." e seguono alcune discipline (ciclismo in primis). Questa, dal punto di vista metodologico, è un'eresia, perché ti porta a controllare sempre le stesse discipline (si "chiamano" da un anno all'altro). Inoltre a volte non è vero che vanno a controllare quelle che l'anno precedente avevano fatto conseguire una maggiore diffusione delle positività. Nel 2008 controllano prevalentemente ciclismo, nuoto e calcio, ma il nuoto nel 2007 non l'avevano neanche considerato (!). Nel 2010 controllano prevalentemente ciclismo, atletica leggera, sport invernali e nuoto, quando prima di questi ultimi due si sarebbero dovuti considerare basket e calcio (il nuoto addirittura non aveva avuto alcuna positività su 26 controlli). Nel 2011 si è concentrata soprattutto sul ciclismo (605 controlli su un totale di 1676, un botto, il calcio è secondo con 152); in misura minore sul calcio, il nuoto, la pallacanestro, la pallavolo e l’atletica leggera, con tutte queste ultime che non avevano avuto particolari rilevanze l'anno precedente (pesistica e sport invernali venivano prima). Ora mi so' rotto, è inutile che continuo, tanto avete capito. Ah, attenzione, per quel che ho capito, loro per "più alta diffusione" di casi di doping intendono il dato assoluto (il numero di positività), non l'incidenza percentuale (il numero di positività in rapporto al numero di atleti controllati) (questa è veramente da peracottari), ed è chiaro quindi che le discipline più controllate siano quelle per cui risulta "una maggiore diffusione del fenomeno".
- la ripartizione geografica è sbilanciata a nord: perché?
- In generale sembra che solo le DSA ed EPS di ciclismo e occasionalmente di qualche altro sport siano state considerate. Resta da vedere quanto sia il peso di queste associazioni negli altri sport: nel ciclismo è piuttosto elevato, qualora negli altri sport fosse marginale potrei anche amettere la "disparità di trattamento", ma me lo devi documentare (piccolo inciso: so che attualmente gli iscritti FCI sono 100-110mila, mi confermate che non comprendono ache gli EPS? Si sa quanti sono i ciclisti tesserati con gli EPS?). Gli eventi e atleti EPS controllati sono in genere una netta minoranza, ma concentrati in poche discipline, per cui, in termini assoluti, si fanno sentire.
- Ancora, non vengono neanche riportati il totale dei tesserati per ogni sport/federazione/eps/dsa, ma del resto nella relazione, almeno nelle ultime, si cita sempre "Si ricordi che tutti i dati riportati non devono essere interpretati come una stima della diffusione del fenomeno doping all’interno della singola FSN, DSA o EPS, in considerazione dell’esiguità del numero di atleti controllati rispetto al numero di atleti praticanti": e allora a che serve tutto questo? Come monitoraggio non conta nulla, come attività deterrente fa ridere (1.000/1.500 controlli su un ordine di grandezza che si misura in milioni, perché occorre considerare non il numero di atleti totali, ma l'ammontare di prestazioni che questi atleti svolgono nell'anno), quindi, a che prò? Ah sì, è vero, me l'ero scordato...quello che ho detto all'inizio.
- Dal 2013 succede questo:
"Nel corso dell’anno 2013, la Commissione per la Vigilanza ed il controllo sul Doping e per la tutela della salute nelle attività sportive (CVD), istituita presso il Ministero della Salute in attuazione dell’art. 3 comma 1 della legge 376/2000, ha programmato controlli antidoping anche con il supporto dei NAS Carabinieri. Infatti, con le modifiche apportate dal DM Salute 14 febbraio 2012, i Carabinieri dei NAS hanno assunto innovativi compiti in materia di contrasto al doping nelle manifestazioni sportive agonistiche amatoriali, dilettantistiche e giovanili. I NAS partecipano a tali verifiche con l’individuazione preliminare di gare e atleti “con elevati profili di rischio”, selezionati da attività informative e operative svolte e raccolte sul territorio, proposti alla Commissione di Vigilanza Dopingper l’inserimento nel calendario dei controlli antidoping....
Dei 289 controlli effettuati sulle manifestazioni sportive, 272 (94,1%) sono stati condotti sulle FSN e DSA, e 17 (5,9%) sugli EPS, con rispettivamente 1304 e 86 atleti esaminati (Grafico 1).Tra questi controlli, su specifica richiesta dei NAS sono stati sottoposti a controllo 85 atleti di cui 75maschi (88,2%) e 10 femmine (11,8%)“
Gli 85 controlli dei NAS non sono casuali, si fanno a seguito di indagini, quindi sono pressoché "a botta sicura" (al mondialino di Pontedera del 2013 sono arrivati con una lista di 10 nomi e ne hanno trovati positivi 5. Il bello è che sono cominciati a fioccare i titoli "la metà dei cicloamatori si dopa", senza considerare che era un controllo mirato e non a campione, meravigliandosi di un tasso così elevato. In realtà ci si dovrebbe meravigliare di un tasso così basso: visto che erano tutti "pedinati", io mi sarei aspettato un "en plein"). Di questo controlli non viene specificata la distribuzione né geografica, né per disciplina, niente, quindi non si può apprezzare quanto "inquinino" i risultati (virgolette d'obbligo, ovviamente, ci mancherebbe). Siccome pare che la collaborazione coi NAS diventerà continuativa, sarebbe bene predisporre una sezione di focus apposita su questi controlli.
- i confronti intertemporali non sono attendibili perché la liste delle sostanze sottoposte a controllo si aggiorna di anno in anno.
- non viene mai riportato se certe frequenze di posititività piuttosto intense sono da attribuirsi ad un singolo evento.
- le positività andrebbero analizzate anche per sostanza, e non tutti gli anni è stato fatto. Per quello che c'è, ne appare ridimensionato il doping nel calcio e di qualche sport minore poiché le positività sono perlopiù legate al THC (hashish), per cui non si tratta di doping in senso stretto, ma di consumo di droga ad uso ricreativo.
Ripeto, buchi di metodo ce ne sono quanti vogliamo, ma questa è solo un'attività di rendicontazione, non ricerca. L'errore vero lo commettono i giornalisti (raramente se ne trova uno che sappia leggere correttamente dei dati, in qualsiasi ambito) quando dicono "a seguito dei controlli della cvd lo sport più dopato è questo con 43 positivi, seguiti da quell'altro con 27 ecc.", cercando di fare dire ai dati cose che in realtà non dicono.
Occhio che poi la Commissione svolge anche altre attività, tipo la formazione di NAS e magistrati, campagne di sensibilizzazione nelle scuole e tra i medici, implementazione di sistemi infromativi ecc., e ovviamente dalle relazioni sembra che siano ottime iniziative, e può anche essere, ma dobbiamo credergli sulla fiducia.
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- Messaggio n°137
Re: Ciclismo italiano
Hai descritto benissimo il quadro. La frase in cui dicevo che era un mio limite, era proprio di sostanza.lucio quinzio ha scritto:vorrei solo chiedergli dove sta il problema di "comprensione" nell'agonoismo dei maturi. Non ho titolo accademico per disquisire in merito, però bisogna constatare che l'agonismo (e qui andrebbero fatti dei chiarimenti importanti) sta nella natura umana( impegno e spirito di competizione nello svolgimento di una gara sportiva), ritengo che questo parametro stia alla base di qualsiasi "gara sportiva", altrimenti che gara è???? Bisogna poi entrare nella psiche dei giovani e dei maturi, tra i giovani hai, forse, l'obiettivo della carriera o quello di far contenti: genitori, parenti e amici; poi arriva la smania di trasformare lo sport prediletto in un lavoro e magari in successo e guadagni. Per i maturi lo scenario cambia ma resta la motivazione personale, la stessa molla che ti spinge per tutta la vita a cercare di migliorare la tua posizione, la tua conoscenza, sostanzialmente la tua gratificazione intima che, almeno in teoria, dovrebbe essere compendio di ciò che hai gia realizzato fino a quel punto o una valvola di sfogo per eventauli frustrazioni. Tu lo hai , per correttezza, specificato nel tuo preambolo, è difficile entrare nella sfera intima di ciascuno di noi, ciò che sembrano banalità per alcuni hanno importanza notevole, nel corriculum individuale ci sta tutto ma soprattutto non dobbiamo mai dimenticare che lo sport a livello amatoriale è lo stesso gioco dei giovani e tale deve restare fino a quando non diventa un lavoro.
Ma su una cosa hai azzeccato il quadro in modo particolare. Bando alle ipocrisie, è assolutamente vero che ciascuno "scarica" il proprio bisogno competitivo in qualcosa e che la competizione è più o meno connaturata in tutti noi.
Molti, ma non tutti, cicloamatori lo fanno (di scaricare la competitività) nella competizione sportiva.
Nel mio caso devo ammettere che ho riservato questa "carica" per il lavoro, almeno per tanti anni.
Quindi, quando ho definito come "immaturo" il bisogno di competizione dei "maturi" l'ho in qualche modo ... fatta fuori del vaso. Ammetto, ma non è un mistero che la mia opinione è viziata dalla mia attenzione per il ciclismo giovanile ed olimpico.
Il segreto vero è che i ciclofili di ogni tipo devono imparare a rispettarsi o, meglio, proprio a conoscersi.
Faccio ammenda.
Conoscersi meglio fra diversi ciclismi è anche questo. Qua sono io invece a dirti che una disamina così dettagliata me la sarei sognata. In fondo ciò che tu scrivi è la dimostrazione che lo sport non va solo praticato, ma anche studiato.lucio quinzio ha scritto:Le altre puntualizzazioni che hai aggiunto sono evidenze che in pochi riescono ad inquadrare ma sono quelle sulle quali ci si dovrebbe concentrare.
Personalmente ti posso dire che , purtroppo, tra i maturi c'è chi vuole giocare all'agonismo ma non ha ne la preparazione fisica adeguata e neppure l'apertura mentale adeguata, molto spesso la si vuol fare anche oltre i limiti fisiologici personali diventando così,oltretutto, pericolosi per se stessi e per gli altri.
I più esperti ti potranno dire dell'incidenza nefasta dell'acido lattico sul sistema nervoso oltre che sui muscoli.
Il ciclismo è così bello e variegato che dovrebbe poter essere praticato da tutti, il problema è rendersi conto di queste poche cose necessarie per farlo al meglio e in sicurezza, oggi per fare sport agonistico lo puoi fare se hai l'idoneità fisica e una tessera, non serve altro. A mio parere può bastare per certi sport e per certe fasce d'età, ecco perchè io non capisco come sia stato possibile che qualcuno abbia pensato al requisito ex agonisti ed ex dopati e non anche a queste cose, gli ex agonisti sanno competere meglio di qualsiasi altro, specialmente nei limiti temporali previsti da questa normativa del ciclismo; per gli ex dopati il discorso è molto più complesso, è innanzitutto una questione di "diritto" e di parità di trattamento con gli altri sportivi ma in questo discorso non mi ci voglio addentrare.
Come dicono gli anglosassoni, è necessaria l'education allo sport, verbo che noi intendiamo solo in termini disciplinari e non di abitudine ed approfondimento nello studio di una disciplina.
La formazione costa e non rende, se non a medio e lungo termine.lucio quinzio ha scritto:Ad oggi, non mi risulta che FCi ed EPS si siano preoccupati di inquadrare meglio i tesserati, si va avanti solo per età come si fa con i giovani, senza contare che se sei sano fisicamente puoi anche non essere nelle stesse condizioni dei tuoi coetanei con caratteristiche generali diverse(esperienza, livello di allenamento, mezzi economici, tempo libero a disposizione, etc...).
Mi vengono in mente le parole disilluse sulle esaustive ricerche Usa di lungo corso (da decenni) citate da Leonzi nel suo post. Non c'è una strategia formativa per lo sport e la sua imprescindibile necessità culturale.lucio quinzio ha scritto:Lo dico per esperienza personale, quando tu dedichi tutto il tuo tempo libero alla bici, ti alleni come puoi, hai la bici più bella e accessoriata e non ottieni risultati ti riesce difficile pensare di cambiare sport, è più facile considerare che gli altri si dopino e, purtroppo, i dati gli fanno credere di aver ragione; senza entrare nel merito degli ulteriori approfondimenti che ti porterebbero a pensare alle metodologie di allenamento, diete, etc...
A questo punto scatta la domanda obbligatoria: ma allora ne vale la pena fare ulteriori sacrifici per primeggiare in questo ambito??? E qui entra in gioco il livello culturale intimo del singolo, credo che la risposta sia estremamente personale e sempre degna di rispetto.
Negli Usa hanno gli strumenti statistici su cui basare delle politiche sportive, da noi c'è invece il vuoto.
Se penso a come è stato presentato lo sport a mio nipotino nella scuola calcio a cui si è iscritto a 7 anni (spesa 400 euro) mi viene da inorridire. Non siamo nemmeno all'anno zero, siamo al paleolitico sportivo.
E' caduta una diga sul concetto di sport purtroppo e in Italia lo si confonde con "competizione".lucio quinzio ha scritto:Sacrosanto il tuo discorso sullo sperpero di denaro pubblico, lo sport amatoriale dovrebbe poter vivere delle proprie risorse, ci sono nel paese delle situazioni assurde sia nella sanità che nel sociale, l'amatore adulto deve continuare a giocare pagandosi TUTTE le spese necessarie, ma non solo, in qualche misura dovrebbe desiderare di fornire un minimo contributo economico alla continuazione e miglioramento del suo sport preferito a livello giovanile.
Invece oggi si sente parlare di nuove richieste di aiuto pubblico per lo sport per tutti e per considerare sport anche quello elettronico.
Se è vero che con 200 milioni di euro finanziati si può tentare di abbattere dell'1% la sedentarietà giovanile dei giovani dagli 11 ai 15 anni (che è al 42%) come puoi pensare di considerare sport anche il videogame o similari? Non nono informatissimo e magari ci sono giochi elettronici che ti fanno muovere ma non vedo perchè debba occuparsene il CONI chi per esso.
A questo punto faccio anch'io la puntualizzazione: perdonatemi, forse sono io che non capisco o non so leggere, in tal caso ben vengano i chiarimenti, queste discussioni dovrebbero servire a questo.
Fra un po' sarà sport anche la competizione fra camionisti a restare svegli e fare più chilometri alla guida.
Spero che, prima di disperdere malamente le risorse pubbliche per lo sport per tutti, si pensi a rivedere con forza il ruolo della scuola e la effettiva professionalizzazione dei professori di scienze motorie, spingendoli ad essere buoni psicologi e motivatori sportivi, nei limiti dello sport che ciascuno può fare. In tal modo avremo nel tempo una formazione alla cultura sportiva. Secondariamente, il Coni dovrebbe finanziare direttamente corsi educativi aperti a tutti i tesserati amatoriali (con presenza obbligatoria previa la tessera di federazioni ed enti) per educare allo sport, per educare alla alimentazione (che a 40-50 anni non è la stessa che a 20-30) ed alla prevenzione delle patologie, spiegando il concetto di sport sostenibile.
Speriamo ...
Ne gioverebbe lo sport tutto e soprattutto lo sport olimpico che ha il movimento amatoriale più ampio e ad oggi disgregato: IL CICLISMO. Ne gioverebbero in primis i bambini/ragazzi che oggi hanno i genitori cicloamatori o sportivi amatoriali.
Ps. Ma la prevenzione e la formazione (che costano) interessano davvero a qualcuno fra i dirigenti Coni, Fci ed Enti?
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- Messaggio n°138
Re: Ciclismo italiano
Leonzi, mi inchino. Grazie davvero.
Allego un file pdf con una analisi datata. Credo sia dell'estate 2012, ovvero prima della seconda positività di Danilo Di Luca, che nel file è citata. A parte le osservazioni sulla "ricerca", che tu hai già dettagliato compiutamente, è utile la tabella per confrontare i dati sul ciclismo gonfiato di casi di doping "amatoriale", solo dal 2008.
A nessuna federazione vengono aggiunti i dati del settore amatoriale, salvo l'atletica leggera dal 2013.
Si veda poi come i controlli siano rarefatti per il nuoto nell'anno del mondiale o per gli sport invernali nell'anno delle Olimpiadi di Torino. Il ciclismo in proporzione ha 80 volte i controlli che ha il calcio.
Allego un file pdf con una analisi datata. Credo sia dell'estate 2012, ovvero prima della seconda positività di Danilo Di Luca, che nel file è citata. A parte le osservazioni sulla "ricerca", che tu hai già dettagliato compiutamente, è utile la tabella per confrontare i dati sul ciclismo gonfiato di casi di doping "amatoriale", solo dal 2008.
A nessuna federazione vengono aggiunti i dati del settore amatoriale, salvo l'atletica leggera dal 2013.
Si veda poi come i controlli siano rarefatti per il nuoto nell'anno del mondiale o per gli sport invernali nell'anno delle Olimpiadi di Torino. Il ciclismo in proporzione ha 80 volte i controlli che ha il calcio.
http://www.ciclopassione.com/t90-perche-il-ciclismo-sempre-sotto-accusa#96leonzi ha scritto:Il metodo con cui si stabilisce la distribuzione dei controlli tra le varie discipline mi pare schizofrenico e non ragionato (ma paradossalmente nemmeno casuale, che forse sarebbe meglio). è vero che affermano in genere "considerati i risultati relativi alle positività emerse nell’anno precedente, la Commissione ha mantenuto la sua attenzione su manifestazioni relative a..." e seguono alcune discipline (ciclismo in primis).
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- Messaggio n°139
Re: Ciclismo italiano
CHE BEL LAVORO!!!! veramente professionale, complimenti!!leonzi ha scritto:Allora, mi sono letto le relazioni (non tutte) e gli allegati con dati numerici (tutti) dal 2007 al 2013. Ovviamente parlo per quello che si desume da questi scritti, che per certi aspetti rimangono lacunosi ai fini di un'analisi di metodo.BenoixRoberti ha scritto:No, no mi riferivo proprio alle relazioni, non alle sintesi stampa.
Guarda quelle dal 2008 in poi in particolare.
- Non si può certo parlare di ricerca, sarebbe ridicolo. Del resto, sinceramente, non mi pare neanche che ne abbia la pretesa: si tratta di un'attività di report delle azioni portate avanti dalla commissione, oltretutto resa in termini piuttosto superficiali (con questo aggettivo mi riferisco in particolare all'allegato contenente le tabelle numeriche sui controlli, e non alla relazione in sé) e "potabili/commestibili" anche nei confronti dei soggetti cui si rivolge, i parlamentari, che immagino non sanno un'acca di niente sull'argomento, altrimenti almeno uno avrebbe avuto qualcosa da ridire. Di fatto stanno dicendo: "Ci date dei soldi per fare una certa attività, e con questo documento ve ne stiamo rendendo conto", cioè a dire "scriviamo qualcosa per fargli vedere che i soldi li spendiamo".
- Il metodo con cui si stabilisce la distribuzione dei controlli tra le varie discipline mi pare schizofrenico e non ragionato (ma paradossalmente nemmeno casuale, che forse sarebbe meglio). è vero che affermano in genere "considerati i risultati relativi alle positività emerse nell’anno precedente, la Commissione ha mantenuto la sua attenzione su manifestazioni relative a..." e seguono alcune discipline (ciclismo in primis). Questa, dal punto di vista metodologico, è un'eresia, perché ti porta a controllare sempre le stesse discipline (si "chiamano" da un anno all'altro). Inoltre a volte non è vero che vanno a controllare quelle che l'anno precedente avevano fatto conseguire una maggiore diffusione delle positività. Nel 2008 controllano prevalentemente ciclismo, nuoto e calcio, ma il nuoto nel 2007 non l'avevano neanche considerato (!). Nel 2010 controllano prevalentemente ciclismo, atletica leggera, sport invernali e nuoto, quando prima di questi ultimi due si sarebbero dovuti considerare basket e calcio (il nuoto addirittura non aveva avuto alcuna positività su 26 controlli). Nel 2011 si è concentrata soprattutto sul ciclismo (605 controlli su un totale di 1676, un botto, il calcio è secondo con 152); in misura minore sul calcio, il nuoto, la pallacanestro, la pallavolo e l’atletica leggera, con tutte queste ultime che non avevano avuto particolari rilevanze l'anno precedente (pesistica e sport invernali venivano prima). Ora mi so' rotto, è inutile che continuo, tanto avete capito. Ah, attenzione, per quel che ho capito, loro per "più alta diffusione" di casi di doping intendono il dato assoluto (il numero di positività), non l'incidenza percentuale (il numero di positività in rapporto al numero di atleti controllati) (questa è veramente da peracottari), ed è chiaro quindi che le discipline più controllate siano quelle per cui risulta "una maggiore diffusione del fenomeno".
- la ripartizione geografica è sbilanciata a nord: perché?
- In generale sembra che solo le DSA ed EPS di ciclismo e occasionalmente di qualche altro sport siano state considerate. Resta da vedere quanto sia il peso di queste associazioni negli altri sport: nel ciclismo è piuttosto elevato, qualora negli altri sport fosse marginale potrei anche amettere la "disparità di trattamento", ma me lo devi documentare (piccolo inciso: so che attualmente gli iscritti FCI sono 100-110mila, mi confermate che non comprendono ache gli EPS? Si sa quanti sono i ciclisti tesserati con gli EPS?). Gli eventi e atleti EPS controllati sono in genere una netta minoranza, ma concentrati in poche discipline, per cui, in termini assoluti, si fanno sentire.
- Ancora, non vengono neanche riportati il totale dei tesserati per ogni sport/federazione/eps/dsa, ma del resto nella relazione, almeno nelle ultime, si cita sempre "Si ricordi che tutti i dati riportati non devono essere interpretati come una stima della diffusione del fenomeno doping all’interno della singola FSN, DSA o EPS, in considerazione dell’esiguità del numero di atleti controllati rispetto al numero di atleti praticanti": e allora a che serve tutto questo? Come monitoraggio non conta nulla, come attività deterrente fa ridere (1.000/1.500 controlli su un ordine di grandezza che si misura in milioni, perché occorre considerare non il numero di atleti totali, ma l'ammontare di prestazioni che questi atleti svolgono nell'anno), quindi, a che prò? Ah sì, è vero, me l'ero scordato...quello che ho detto all'inizio.
- Dal 2013 succede questo:
"Nel corso dell’anno 2013, la Commissione per la Vigilanza ed il controllo sul Doping e per la tutela della salute nelle attività sportive (CVD), istituita presso il Ministero della Salute in attuazione dell’art. 3 comma 1 della legge 376/2000, ha programmato controlli antidoping anche con il supporto dei NAS Carabinieri. Infatti, con le modifiche apportate dal DM Salute 14 febbraio 2012, i Carabinieri dei NAS hanno assunto innovativi compiti in materia di contrasto al doping nelle manifestazioni sportive agonistiche amatoriali, dilettantistiche e giovanili. I NAS partecipano a tali verifiche con l’individuazione preliminare di gare e atleti “con elevati profili di rischio”, selezionati da attività informative e operative svolte e raccolte sul territorio, proposti alla Commissione di Vigilanza Dopingper l’inserimento nel calendario dei controlli antidoping....
Dei 289 controlli effettuati sulle manifestazioni sportive, 272 (94,1%) sono stati condotti sulle FSN e DSA, e 17 (5,9%) sugli EPS, con rispettivamente 1304 e 86 atleti esaminati (Grafico 1).Tra questi controlli, su specifica richiesta dei NAS sono stati sottoposti a controllo 85 atleti di cui 75maschi (88,2%) e 10 femmine (11,8%)“
Gli 85 controlli dei NAS non sono casuali, si fanno a seguito di indagini, quindi sono pressoché "a botta sicura" (al mondialino di Pontedera del 2013 sono arrivati con una lista di 10 nomi e ne hanno trovati positivi 5. Il bello è che sono cominciati a fioccare i titoli "la metà dei cicloamatori si dopa", senza considerare che era un controllo mirato e non a campione, meravigliandosi di un tasso così elevato. In realtà ci si dovrebbe meravigliare di un tasso così basso: visto che erano tutti "pedinati", io mi sarei aspettato un "en plein"). Di questo controlli non viene specificata la distribuzione né geografica, né per disciplina, niente, quindi non si può apprezzare quanto "inquinino" i risultati (virgolette d'obbligo, ovviamente, ci mancherebbe). Siccome pare che la collaborazione coi NAS diventerà continuativa, sarebbe bene predisporre una sezione di focus apposita su questi controlli.
- i confronti intertemporali non sono attendibili perché la liste delle sostanze sottoposte a controllo si aggiorna di anno in anno.
- non viene mai riportato se certe frequenze di posititività piuttosto intense sono da attribuirsi ad un singolo evento.
- le positività andrebbero analizzate anche per sostanza, e non tutti gli anni è stato fatto. Per quello che c'è, ne appare ridimensionato il doping nel calcio e di qualche sport minore poiché le positività sono perlopiù legate al THC (hashish), per cui non si tratta di doping in senso stretto, ma di consumo di droga ad uso ricreativo.
Ripeto, buchi di metodo ce ne sono quanti vogliamo, ma questa è solo un'attività di rendicontazione, non ricerca. L'errore vero lo commettono i giornalisti (raramente se ne trova uno che sappia leggere correttamente dei dati, in qualsiasi ambito) quando dicono "a seguito dei controlli della cvd lo sport più dopato è questo con 43 positivi, seguiti da quell'altro con 27 ecc.", cercando di fare dire ai dati cose che in realtà non dicono.
Occhio che poi la Commissione svolge anche altre attività, tipo la formazione di NAS e magistrati, campagne di sensibilizzazione nelle scuole e tra i medici, implementazione di sistemi infromativi ecc., e ovviamente dalle relazioni sembra che siano ottime iniziative, e può anche essere, ma dobbiamo credergli sulla fiducia.
Provo a darti qualche risposta
- In generale sembra che solo le DSA ed EPS di ciclismo e occasionalmente di qualche altro sport siano state considerate. Resta da vedere quanto sia il peso di queste associazioni negli altri sport: nel ciclismo è piuttosto elevato, qualora negli altri sport fosse marginale potrei anche amettere la "disparità di trattamento", ma me lo devi documentare (piccolo inciso: so che attualmente gli iscritti FCI sono 100-110mila, mi confermate che non comprendono ache gli EPS? Si sa quanti sono i ciclisti tesserati con gli EPS?). Gli eventi e atleti EPS controllati sono in genere una netta minoranza, ma concentrati in poche discipline, per cui, in termini assoluti, si fanno sentire.
Gli iscritti FCI sono quelli che hai scritto, questo è il dettaglio 2013
I NUMERI DI FCI 2013 | ||||||||
TOTALE ASD AFFILIATE | 3472 | |||||||
Tesserati | Maschi e femmine | |||||||
Giovanissimi | 13.944 | 12,80 | ||||||
Esordienti/e | 3.630 | 3,33 | ||||||
Allievi/e | 2.885 | 2,65 | ||||||
Juniores M/F | 1.750 | 1,61 | ||||||
Under 23 | 961 | 0,88 | ||||||
Elite | 601 | 0,55 | ||||||
Professionisti | 131 | 0,12 | ||||||
Paralimpici | 397 | 0,36 | ||||||
Direttori di Corsa | 594 | 0,55 | ||||||
Direttori sportivi | 3.545 | 3,25 | ||||||
Giudici di gara | 1.285 | 1,18 | ||||||
Cicloturisti | 7.947 | 7,30 | ||||||
Dirigenti e altre cat. | 33.074 | 30,36 | ||||||
Master | 38.183 | 35,05 | ||||||
Totale parziale MASTER+CICLOT+DIR | 79.204 | 72,71 | ||||||
TOTALE TESSERATI | 108.927 |
Per il resto, risulta anche a me che ci si è concentrati sui controlli mirati (per fortuna), quantomeno si risparmiano quattrini, ed effettivamente ci si è avvalsi dei NAS che però, a mio modesto avviso, dovrebbero essere addestrati meglio come facenti funzioni di Chaperon in manifestazioni amatoriali senza contare che non capisco perchè i controlli mirati non si possano fare o notificare senza aspettare il termine della gara.
In ogni caso, mi sembra ottima anche la proposta di Benoix a proposito dei corsi di formazione obbligatori per avere la tessera di agonista, gli altri andranno a fare le Gran Fondo del Gran maestro e così forse (pia speranza) saranno tutti più felici e contenti, oltre al requisito etico chiedi anche il requisito tecnico!
Ottimo lavoro ragazzi!
PS. ma non hai trovato nelle statistiche che il top dei dopati era nel gioco delle bocce?? anche li : consumo di droghe a scopo riscreativo??? e quelli che usano coca e vengono pizzicati nel ciclismo non fanno la stessa cosa? quindi lo sportivo non ha le stesse libertà degli altri e dovrà farsene una ragione altrimenti qui si venderanno più giornali(?) ma non si risolve il problema
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- Messaggio n°140
Re: Ciclismo italiano
Se continuate così ... direi che potremmo chiedere a Springer la pubblicazione
E' una vera soddisfazione!!!
E lo dico con il massimo rispetto delle loro intelligenze, ma non del loro operato.
In merito all'operato dei Nas e del coordinamento con la CVD rimando la discussione al 3d del "Ciclismo Mattoriale" ed in particolare alla denuncia fatta da Francini al Garante della Privacy ed alla Polizia Postale sull'abuso della "email etica" da parte di un organismo senza personalità giuridica (che si è arrogato pure compiti a monte dell'attività di Polizia Giudiziaria).
Le vostre osservazioni sull'utilizzo dello strumento sono ineccepibili, ma quella miratezza a chi ha "giovato"? E soprattutto mi chiederei chi sia stato l'ispiratore di parte del testo di quel DM Salute.
Di seguito il link per collegare le analisi:
DENUNCIA A GARANTE PRIVACY E POLIZIA POSTALE
http://www.ciclopassione.com/t1578p60-ciclismo-etico-mattoriale-la-falsa-etica-di-gianluca-santilli#15061
DELAZIONE ETICA
http://www.ciclopassione.com/t1578p15-ciclismo-etico-mattoriale-la-falsa-etica-di-gianluca-santilli#13612
@Leonzi
Con quell'estratto del DM Salute 2012 mi hai aperto uno scenario inesplorato. Non mi capacito che il legislatore non si sia accorto di cosa si sia andati a fare! I Nas al servizio di ... NON HO PAROLE!
Qua siamo oltre al conflitto di interessi. Siamo all'uso privatistico di organi di Polizia!
Lo dico aldilà della bontà del lavoro dei Nas ovviamente, che fanno tutto secondo legge e compiti loro affidati.
http://www.federciclismo.it/antidoping/seminario/dm%20_prelievi_cvd.pdf
E' una vera soddisfazione!!!
Questo vale per alcuni certamente, ma molti sanno benissimo cosa ci sia di vergognoso in quelle cifre, quindi il loro ruolo è un altro. Sono dei veri e propri complici di questo sistema.leonzi ha scritto:L'errore vero lo commettono i giornalisti (raramente se ne trova uno che sappia leggere correttamente dei dati, in qualsiasi ambito) quando dicono "a seguito dei controlli della cvd lo sport più dopato è questo con 43 positivi, seguiti da quell'altro con 27 ecc.", cercando di fare dire ai dati cose che in realtà non dicono.
E lo dico con il massimo rispetto delle loro intelligenze, ma non del loro operato.
In merito all'operato dei Nas e del coordinamento con la CVD rimando la discussione al 3d del "Ciclismo Mattoriale" ed in particolare alla denuncia fatta da Francini al Garante della Privacy ed alla Polizia Postale sull'abuso della "email etica" da parte di un organismo senza personalità giuridica (che si è arrogato pure compiti a monte dell'attività di Polizia Giudiziaria).
Le vostre osservazioni sull'utilizzo dello strumento sono ineccepibili, ma quella miratezza a chi ha "giovato"? E soprattutto mi chiederei chi sia stato l'ispiratore di parte del testo di quel DM Salute.
Di seguito il link per collegare le analisi:
DENUNCIA A GARANTE PRIVACY E POLIZIA POSTALE
http://www.ciclopassione.com/t1578p60-ciclismo-etico-mattoriale-la-falsa-etica-di-gianluca-santilli#15061
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http://www.ciclopassione.com/t1578p15-ciclismo-etico-mattoriale-la-falsa-etica-di-gianluca-santilli#13612
@Leonzi
Con quell'estratto del DM Salute 2012 mi hai aperto uno scenario inesplorato. Non mi capacito che il legislatore non si sia accorto di cosa si sia andati a fare! I Nas al servizio di ... NON HO PAROLE!
Qua siamo oltre al conflitto di interessi. Siamo all'uso privatistico di organi di Polizia!
Lo dico aldilà della bontà del lavoro dei Nas ovviamente, che fanno tutto secondo legge e compiti loro affidati.
http://www.federciclismo.it/antidoping/seminario/dm%20_prelievi_cvd.pdf
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Re: Ciclismo italiano
Ma 1562 Elite - Under 23 dove sono ??
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- Messaggio n°142
Re: Ciclismo italiano
Quelli sono i numeri ufficiali.meazza ha scritto:Ma 1562 Elite - Under 23 dove sono ??
Va detto che il tesseramento è unico fra strada, MTB, ciclocross e Bmx.
Qualcuno avrà magari solo la tessera per diletto e qualcun altro si è tesserato e poi ha cambiato idea sull'agonismo in corso di stagione.
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- Messaggio n°143
Re: Ciclismo italiano
Numeri per me non credibili
Se uno guarda il vademecum di Tuttobici credo saremo a meno di 800.. quelli del ciclocross son gli stessi.. un 150 che fanno mtb e gli altri 600 ???
Se uno guarda il vademecum di Tuttobici credo saremo a meno di 800.. quelli del ciclocross son gli stessi.. un 150 che fanno mtb e gli altri 600 ???
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Re: Ciclismo italiano
Tu conti solo gli uomini mi sa Vero?meazza ha scritto:Numeri per me non credibili
Se uno guarda il vademecum di Tuttobici credo saremo a meno di 800.. quelli del ciclocross son gli stessi.. un 150 che fanno mtb e gli altri 600 ???
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- Messaggio n°145
Re: Ciclismo italiano
Si le donne non hanno la categoria Under 23
Pero' mettiamo cento elite..(per comodita'.. la cifra è minore) cambia poco 500 dove sono ?
1600 elite - under 23.. Ci son stati un paio di week end con due sole gare.. pero' i partenti erano 150 a corsa (in realta' meno) .. gli altri 1200 dove correvano ?
1800 Juniores tra Uomini e Donne , ma dove sono ?
Pero' mettiamo cento elite..(per comodita'.. la cifra è minore) cambia poco 500 dove sono ?
1600 elite - under 23.. Ci son stati un paio di week end con due sole gare.. pero' i partenti erano 150 a corsa (in realta' meno) .. gli altri 1200 dove correvano ?
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- Messaggio n°146
Re: Ciclismo italiano
meazza ha scritto:Si le donne non hanno la categoria Under 23
Pero' mettiamo cento elite..(per comodita'.. la cifra è minore) cambia poco 500 dove sono ?
1600 elite - under 23.. Ci son stati un paio di week end con due sole gare.. pero' i partenti erano 150 a corsa (in realta' meno) .. gli altri 1200 dove correvano ?
1800 Juniores tra Uomini e Donne , ma dove sono ?
Lucio Quinzio mi ha mandato l'immagine sotto pregandomi di caricarla, poi spiegherà lui meglio.
http://issuu.com/federciclismo/docs/i_numeri_della_fci
Non so da dove nasca il dubbio di Meazza, ma quelli sono i dati ufficiali. Guardando il trend degli juniores ho anche io qualche dubbio, perché il calo dal 2009 è molto contenuto, ma la percezione è diversa.
Però non ho alcun dato per avallare il dubbio.
Una cosa mi sento di dirla, prima di ogni valutazione: i numeri forniti da Lucio sono dati Fci. Le osservazioni di Meazza riguardano invece i numeri degli atleti effettivamente attivi per ciascuna categoria. Sono due cose ben distinte.
Poi si possono fare mille valutazioni sui numeri. Certamente la Fci metterà in luce l'aumentato numero di partenti per gara (hai voglia! Con tutte le gare che sono morte )
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- Messaggio n°147
Re: Ciclismo italiano
meazza ha scritto:Si le donne non hanno la categoria Under 23
Pero' mettiamo cento elite..(per comodita'.. la cifra è minore) cambia poco 500 dove sono ?
1600 elite - under 23.. Ci son stati un paio di week end con due sole gare.. pero' i partenti erano 150 a corsa (in realta' meno) .. gli altri 1200 dove correvano ?
1800 Juniores tra Uomini e Donne , ma dove sono ?
Ho chiesto a Benoix di pubblicare l'immagine ufficiale perchè devo ancora capire bene come fare per...
I dati che avevo pubblicato li avevo pubblicati traendoli dai report ufficiali e riepilogati in modo diverso solo per un uso personale su di un altra ricerca che stavo ultimando e per dare una risposta ad un precedente post.
Ora abbiamo a disposizione la pagina da cui li ho tratti e ho indicato anche il link dove cercare per trovare altri interessanti approfondimenti.
Se i numeri sono gonfiati o di fantasia si può anche discuterne ma va fatto con chi li ha pubblicati all'origine, questi dati servono anche per successive elaborazioni e quindi sarebbe bello sapere se qualcuno ha i dati certi e verificati.
Ricordo a tutti che i dati sono consuntivi del 2013 e posso dire di sicuro che, è certo, che oltre al resto ci sono parecchi atleti e atlete con due o tre tessere, basta cercare tra le ragazze ne troverai alcune tesserate per asd e per corpi militari(cerca nell'elenco del gran maestro sugli ex agonisti), inoltre, come ha ben precisato Benoix, non dobbiamo guardare solo i partecipanti alle gare su strada.
Nel report generale forse trovi indicazioni in più anche regione per regione.
meazza- E3 Harelbeke
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- Messaggio n°148
Re: Ciclismo italiano
Per gli Under 23 - Elite Tuttobici pubblica gli organici di tutte le squadre
Da quelli bastava togliere gli stranieri per avere il numero dei tesserati (meno di 800)
Al Ciclocross partecipano gli stessi che corrono su strada piu' quelli che vanno in mtb
Sui mtb non so quanti siano gli Under 23 - Elite ? Ho supposto una cifra
Pero' la differenza è troppo elevata
1377 elite.. non ci sono
Idem per gli Juniores
Son troppi (1571..)
Se no sembra che dal 1997 (il primo anno del Vademecum ) a oggi.. il numero di Under 26 sia aumentato.. e la realta' non è cosi
Son sparite tantissime squadre , corridori e corse
Da quelli bastava togliere gli stranieri per avere il numero dei tesserati (meno di 800)
Al Ciclocross partecipano gli stessi che corrono su strada piu' quelli che vanno in mtb
Sui mtb non so quanti siano gli Under 23 - Elite ? Ho supposto una cifra
Pero' la differenza è troppo elevata
1377 elite.. non ci sono
Idem per gli Juniores
Son troppi (1571..)
Se no sembra che dal 1997 (il primo anno del Vademecum ) a oggi.. il numero di Under 26 sia aumentato.. e la realta' non è cosi
Son sparite tantissime squadre , corridori e corse
meazza- E3 Harelbeke
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- Messaggio n°149
Re: Ciclismo italiano
Interessante il report
Dal 2008 al 2013
Il numero di corse su strada
passa da 2292 a 1600..
150 gare perse all'anno
Dal 2008 al 2013
Il numero di corse su strada
passa da 2292 a 1600..
150 gare perse all'anno
BenoixRoberti- Tour de France
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- Messaggio n°150
Re: Ciclismo italiano
Non capisco perché insisti sui numeri. Non possono essere opinioni.
Quelli sono i numeri ufficiali di Federciclismo.
Ora, non possiamo sapere se siano tutti attendibili, ovvero se vi siano tesseramenti "non attendibili".
I numeri sono quelli e non quelli di Tuttobici che, con tutto il rispetto per la prestigiosa rivista, non si occupa del tesseramento.
Se vuoi fare una indagine accurata, prenditi qua gli elenchi dei nomi e valli a contestare al baffo nazionale.
http://www.federciclismo.it/affiliazione/soctesserati.html
A me risultano questi numeri, che poi più o meno (poche unità di differenza) sono quelli sopra di Lucio.
Quelli sono i numeri ufficiali di Federciclismo.
Ora, non possiamo sapere se siano tutti attendibili, ovvero se vi siano tesseramenti "non attendibili".
I numeri sono quelli e non quelli di Tuttobici che, con tutto il rispetto per la prestigiosa rivista, non si occupa del tesseramento.
Se vuoi fare una indagine accurata, prenditi qua gli elenchi dei nomi e valli a contestare al baffo nazionale.
http://www.federciclismo.it/affiliazione/soctesserati.html
A me risultano questi numeri, che poi più o meno (poche unità di differenza) sono quelli sopra di Lucio.
angelo francini- Paris-Nice
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- Messaggio n°151
Re: Ciclismo italiano
i numeri del 2013 sono quelli: e non vanno riferiti ai soli stradisti.
» Campionato Italiano Ciclismo su Strada in Linea 2014 (28 giugno 2014)
» Campionato Italiano Ciclismo su Strada Professionisti 2015 Legnano-Torino (27 giugno 2015)
» Campionato Italiano Ciclismo su Strada in Linea Elite Uomini Professionisti 2016 Darfo Boario Terme (26-05-2016)
» Quale futuro per il ciclismo (quel ciclismo descritto da Danilo Di Luca nel suo libro)
» Retroscena dell'esclusione di Selvaggi e Rebellin dal Campionato Italiano
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