meazza ha scritto:Io invece non lo trovo cosi male
avrei messo 500km in piu ma è un discorsovecchio
nella tappa valdostana avrei aggiunto il zuccore
la tappa di verbania è iper spettacolare
piancavallo è una strada non semplice..
Il Piancavallo l'ho fatto due volte quando correvo, ma da Verbania non è molto duro.
Questo versante era ancora sterrato e lo conosco solo per esserci andato per funghi.
Non so se sia possibile l'impresa, perché la discesa (seppur stretta) è molto lunga.
La ritengo una tappa spettacolare, ma non credo foriera di distacchi sensibili.
E' però adatta ai crolli e per le strade è una tappa che allontana uno come Wiggins.
Per un po' di selezione sarebbe stata più efficace l'Alpe Segletta.
Il tracciato del Giro mi ha deluso profondamente perché manca un disegno d'insieme e manca in alcune di disegno di dettaglio. Il Giro sfigatissimo del 2013 era di gran lunga più bello.
La partenza è buona e la 4a tappa è di quelle che possono fare male. Vale quasi quella di Sheffield al Tour 2014.
L'Abetone è una presa per i fondelli. Era meglio andare ad Imola quel giorno ed affrontarlo al ritorno dal sud.
La tappa di Castiglione poteva prevedere il dentello nel finale; non appesantiva la corsa e le fatiche e avrebbe garantito lo spettacolo. Peraltro nella stessa Castiglione era disponibile un gran bel circuito già collaudato.
La tappa di Fiuggi si poteva movimentare meglio nella parte intermedia.
La tappa di Campitello è una signora tappa, di quelle che fa male col caldo (storia gloriosa peraltro), ma Castelpetroso non è un antipasto di valore; la provincia di Isernia offriva tanto di meglio.
La tappa sannita è bella, la più disegnata del Giro, un modello rimasto isolato.
I piattoni ravvicinati di Forlì e Jesolo, inframmezzati dalla tappa bella ma non impossibile di Imola non stanno né in cielo, né in terra. Sono osceni. Uno poteva bastare (ovviamente Jesolo). Forlì ha un territorio circostante talmente bello, che si poteva fare una tappa per velocisti e finisseur, cosa che non scompaginava il disegno d'insieme.
Nella tappa di Imola le tante difficoltà iniziali si smorzano con i tre giri dei Tre Monti che in un Giro sono solletico.
Sarei rimasto sull'Appennino limitando a due giri il finale e dando alla cittadina storica per il ciclismo una tappa da Tour sui Vosgi.
La tappa di Vicenza era stata strombazzata, ma il risultato non la rende così interessante come le attese avevano fatto credere, ma permane comunque interessante.
La cronometro è coraggiosa, è una novità, e questo va apprezzato, ma a conti fatti è meno dura altimetricamente della crono dei vini piemontesi del 2014.
Madonna di Campiglio è Madonna di Campiglio, nel bene e nel male.
La tappa di Aprica sta al nostro ciclismo attuale come Aprica 94 sta al ciclismo (dopato
ma bellissimo) degli anni 90.
Per la tappa di Lugano ho le stesse perplessità di quella di Forlì. Con il territorio stupendo di Lugano, si poteva mettere un dentello che lasciasse la gara aperta a finisseur e velocisti.
Della tappa di Verbania ho detto sopra.
Saint Vincent è una bella tappa, ma non è un tappone, tappone che in questo Giro non c'è, mentre si sarebbe potuto fare anche restando sotto i 2000 metri pericolosi per un GT di maggio. E' una amputazione, questa, che ci renderà cugini poveri del Tour in modo irreversibile.
La tappa di Sestriere è scenografica, ci riporta ad una salita, il Finestre, che ad oggi non ha visto ancora la Grande Impresa, nonostante le collocazioni decisive in un paio di Giri.
E siamo all'ultima tappa, Torino-Milano, che è la celebrazione dell'assenza di fantasia, la celebrazione della noia, perché Torino-Milano non è l'autostrada, ma anche la valle del Po, anche se l'ultima tappa è solo un dettaglio.
Se fra qualche giorno il Tour dovesse ripetere il disegno vincente della scorsa edizione, noi avremmo la cifra esatta di quella riduzione ai minimi termini che per anni il Giro era riuscito rinviare, nonostante le umiliazioni varie ed i tanti tentativi di ridimensionamento perpetrati dai vertici del ciclismo mondiale.
E pensare che quel modo di disegnare, tra stradine, varietà di percorso, varietà di fondo e paesaggio era stata una invenzione italiana.
Comunque sia, beviamoci questa minchiata della eliminazione del doping (si chiamano tappe più umane) grazie ai tracciati per juniores.
Fantasma di Torriani, batti un colpo.
Gigi ha scritto:Cerco la rissa,
impressione alla fine della lettura del percorso (non mi son visto niente oggi, andato diretto al sito della Gazza ora).
Tu hai fatto l'elenco del bicchiere mezzo pieno, che mi può trovare pienamente d'accordo. Prova a fare una comparazione di questo Giro con quelli disegnati veramente bene (2013 ad esempio) e vedrai come la sudditanza psicologica verso il Tour abbia preso piede. Il tappone in Valtellina si poteva fare, tagliando da qualche altra tappa insignificante, ed invece si è preferito puntare su una tappa incompiuta. La crono è sì lunga, ma è più facile di quella di Barolo.
Ps. Mi sento in colpa per avere criticato a suo tempo Acquarone per gli inglesismi. Michele aveva una sua personalità (elegante ed orgogliosa) ed era comunque una testa pensante.
Quello di adesso è bellino e oggi ha spiegato graziosamente come preparare l'acqua calda.
Perla di saggezza: "Io credo che quest'anno il Giro sia come una classica ... al contrario"
"Abbiamo cercato di lavorare quest'anno su un concetto diverso della narrativa ...", Bellino è meglio di Fuffas!
Vedere la faccia di Vegni che sembra pensare "mah che cazzo sta a dì questo?!"