Voglio parlare in questo 3d delle strane faccende ed attenzioni che avvolgono da qualche tempo la Sky e Froome.
Capisco che visto il titolo del 3d uno possa anche dubitare del mio stato mentale, non gliene farei una colpa.
E invece una ragione c'è e piano piano la ragione sarà più chiara ed evidente.
Premetto che Froome è un ciclista che non amo particolarmente e per il quale provo una profonda antipatia stilistica, tutte cose più o meno note che più o meno sono robette da bar sport.
Ma lo sport professionistico non è bar sport, è business, è comunicazione, è pubblicità.
Premetto un'altra cosa, i dubbi che solleverò con questo post sono puramente di fantapolitica, senza alcuna giustificazione probatoria. Si tratta solo di dubbi elencati secondo elementi di stranezza e curiosità, che non possono comunque essere definiti come impossibili o del tutto fuori luogo.
Bene, chiedo uno sforzo ai lettori di questo post: prima di proseguire nella lettura del resto consiglio di dare un rapida lettura a questi intrigantissimi articoli de Il Sole 24 Ore, a firma Claudio Gatti di qualche tempo addietro e, se non ricordo male, uno era stato segnalato dall'attentissimo Cauz.
http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/1-vincere-suon-siringate-non-solo-si-puo-si-deve-servire-49476.htm
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-01-15/caso-armstrong-doping-213438.shtml?uuid=Ab9zIkKH
Direi che il succo di questi articoli possa essere riassunto da queste incisive e chiarissime parole di Jörg Jaksche:
"Gli sponsor traggono gli enormi benefici commerciali dalla visibilità offerta da performance eccezionali. Nel caso di un doping accertato, si limitano a dichiarare il loro disappunto. Ottengono così altra pubblicità dimostrandosi assolutamente irreprensibili. Insomma, ci guadagnano comunque. Ecco perché il sistema non è mai cambiato".La domanda insomma era la seguente:
"E' proprio vero che gli sponsor dei team vengono danneggiati dalle notizie del doping relativo ai loro atleti dipendenti?"Nell'articolo de Il Sole riportato integralmente da Dagospia, il quotidiano economico si avventura in una cinica, spietata ma alquanto lucida osservazione che smentisce alla radice tanti luoghi comuni al riguardo.
D'altro canto negli Usa si dice o non si dice da sempre che "nel bene o nel male l'importante è parlarne"?
Il caso più eclatante (in termini di mediaticità assoluta in cronaca) di doping nel ciclismo è stato sicuramente l'affaire Festina del 1998. Bene la storia narra che quello che era un piccolo marchio di orologi sia diventato dopo il 1998 un marchio affermato che ancor oggi accompagna il ciclismo, come partner del Tour de France, quello stesso Tour de France, il cui scandalo avrebbe dovuto distruggerne l'immagine.
Di certo vi è che la Festina non fece nulla perché se ne parlasse nel male, a quello operò un giudice istruttore francese che ebbe poi un infelice destino e di cui parlerò in un altro 3d.
La Festina no, ma altri marchi possono dirsi altrettanto scevri da dubbi di doppio sfruttamento del ciclismo nel bene e, poi, anche nel male?
Qua i dubbi si fanno più cupi.
Nell'articolo di Claudio Gatti su Il Sole 24 Ore si parla apertamente dello scandalo Schwazer di Londra 2012, che in Italia ebbe un clamore abbastanza simile a quello del Tour 1998.
In quel caso si ricorda come gli sponsor, dopo la positività del sud-tirolese vigliaccamente abbandonato da federazione e tecnici, fu pure platealmente abbandonato dagli sponsor, compresa la Ferrero del marchio Kinder. Peccato che, come malignamente e lucidamente scrive Gatti, si sia poi scoperto che a presentare il Dottor Mito Testarossa Michele Ferrari a Schwazer fu proprio un Ferrero, ovvero quel Pietro Ferrero che scomparve per un attacco cardiaco in sella ad una bicicletta nel 2011 in Sudafrica, ovvero quello stesso Sudafrica dove si dice usasse accompagnarsi con grandi campioni e poi anche proprio con il Dottor Mito.
Ci si domanderà a questo punto: cosa c'entra questo con la Sky?
Niente di concreto e passo ora alle mere osservazioni che possono nascondere qualcosa di vero, ma anche non corrispondere per nulla a volontà ed intenzioni.
Non è un mistero che da un po' di tempo, dall'autunno 2013 in modo più ricorrente, si sia manifestato nella dirigenza di News Corp (la holding di Murdoch) la volontà di un disimpegno dal ciclismo.
Un eventuale ufficiale disimpegno di Murdoch farebbe storcere il naso ai tantissimi inglesi che associano Ciclismo-Sky-Olimpiadi in un connubio vincente e soprattutto molto felice per la Gran Bretagna tutta. Sono poche le cose realmente
"britanniche" a tutto tondo e certamente il ciclismo è una di queste.
Mi sento di dire che per lasciare il ciclismo Sky abbia bisogno di un
coup de théâtre, una sorta di uscita in grande stile. Di che tipo? Non ne ho idea. Io osservo fatti e situazioni solamente.
Ma non voglio evitare gli spigoli, vengo al dunque dei miei dubbi, che non sono sospetti concreti (ribadisco!).
Il giornalista più accanito oltre Manica nell'indagare gli Sky è tale David Walsh.
David Walsh non è certamente uno qualsiasi, è uno che ha fatto inchieste, inchieste pesanti su Lance Armstrong in anni in cui erano difficilissime da fare perché Lance era onnipotente come la vecchia mafia di Aigle. Walsh è stato coautore del primo grande libro verità sul texano, il famoso L.A. Confidentiel, scritto a quattro mani con Pierre Ballester.
Naturale che l'anti-ghostwriter irlandese debba godere di tutto il rispetto dovuto per la stampa anglosassone ed affine che, in genere, non guarda in faccia nessuno, ma in questo caso qualche dubbio a mio avviso è il caso di porselo.
Perché dico questo? Perché David Walsh lavora per il Sunday Times, un quotidiano della galassia News Corp dello stesso Murdoch, lo stesso proprietario di Sky.
Certamente, in Italia sarebbe impensabile che un Tony Damascelli del Giornale parlasse male del Milan di Berlusconi, e certamente non dobbiamo osservare questa cosa con un occhio "viziato" da italiani.
Resta il fatto che da qualche tempo il pressing su Sky e su Froome, scatenatosi di recente sui media in Francia, sia appoggiato in modo veemente proprio da un quotidiano organico allo stesso gruppo economico del team ciclistico. Alcuni esempi:
http://www.cyclingnews.com/features/interview-david-walsh-on-inside-team-sky
http://www.cyclingnews.com/news/david-walsh-questions-team-skys-ethics-in-sunday-times
Il mio processo mentale di analisi dei fatti è a questo punto chiaro.
Cosa ci aspetta il prossimo Tour? Abbiamo all'orizzonte un ennesimo agnello sacrificale?
E perché il ciclismo si presta a questo doppio sfruttamento pubblicitario, che nel calcio sarebbe impensabile?
Bene, adesso entriamo nel puro fantasy.
Il gruppo Murdoch nel Regno Unito è sotto la lente d'ingrandimento della magistratura per le vicende di spionaggio che hanno interessato il domenicale Sun, faccende che hanno portato in carcere alcuni dirigenti del gruppo ed in particolare l'ex amministratrice delegata di News International, ed ex direttrice del Sun, Rebekah Brooks. Il processo è in corso da qualche mese.
Inutile dire che News Corp è parecchio sotto l'occhio del ciclone e non ben vista dall'opinione pubblica inglese, non mal disposta quando i cittadini si sua maestà spiano gli altri, ma irretita all'ennesima quando l'oggetto dell'occhio dello spioncino sono loro e le loro faccende private.
Se fossi uno spregiudicato uomo di marketing di quel gruppo prenderei in considerazione, vista la probabile necessità di disimpegno economico, di fare tesoro di questo ritiro sportivo con un grande e mediatico colpo di scena.
Cosa ci sarebbe di meglio di un caso di doping interno alla Sky nel culmine della stagione ciclistica mondiale, a pochi giorni dalla fine del mondiale di calcio?
Quale modo migliore di lasciare in pompa magna il ciclismo traditore, inguaribilmente truffatore delle passioni e della generosa e genuina fiducia degli sponsor?
E poi lasciarlo da persone linde, pulite irreprensibili, rivoltose alla indecenza del doping, mettendo un dolce velo sulle faccende imbarazzanti del buco della serratura mediatica?
Ribadisco, è tutto fantasy puro, ma cosa tutela oggi il ciclismo dal fatto che usi ed abusi pubblicitari del genere possano oggi accadere?
Il mondo del ciclismo è diviso, per non dire lacerato, al suo interno, con odi fortissimi fra il vecchio ed il nuovo vertice mondiale, coinvolti in lotte sotterranee tra inchieste e veleni di ricatti più o meno espliciti.
Devo dire che questa ipotesi MALIGNA mi è nata quando ho letto contemporaneamente le accuse a Sky di scarsa trasparenza di Walsh e contemporaneamente le esagerate, distorte (e non corrispondenti a realtà regolamentare) accuse del francese Journal du Dimanche.
Erano accuse strampalate, speciose, diverse da quelle che in passato avevano riguardato McQuaid e Verbruggen, delle quali si avevano prove circostanziate e testimoniali.
In questo caso si è proseguito per giorni in accuse all'Uci di violazione della procedura adottata per Froome che non stavano né in cielo né in terra.
E lo dico da persona sempre scettica verso l'operato dell'organismo mondiale con sede in Svizzera e nonostante che anch'io ritenga sconveniente la presenza del figlio di Cookson nel team inglese.
Il mio invito a tutti gli appassionati è quello di mantenere la dovuta attenzione su queste faccende per non permettere di utilizzare come pezza da piedi il nostro sport per l'ennesima volta.