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Ciclismo italiano
Rojo- Grand Prix de Ouest-France
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Ciclismo italiano
Thread per raccogliere notizie e riflessioni sul ciclismo italico che non hanno già un thread specifico (corridori, corse etc.).
BenoixRoberti- Tour de France
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Re: Ciclismo italiano
Approfitto di questo thread aperto senza successo (il che la dice lunga) dal buon Rojo.
Che futuro ha il ciclismo italiano?
Mentre il valore sportivo (almeno quello "percepito") del nostro movimento rimane alto, i risultati stanno da qualche anno terribilmente scemando.
Nel contempo il panorama organizzativo è immerso in una terribile crisi, solo in parte conseguente a quella economica. C'è una crisi di idee e di managerialità che fa ancor più danni di quella economica che, come tutte le cose che riguardano il denaro, è solo transitoria.
Le risorse si possono anche trovare e la ricchezza si può ricreare, i cervelli pensanti invece non si progettano in laboratorio.
Lo sport italiano che per eccellenza contava sull'apporto del capitale privato, del piccolo capitale (quello di aziende artigianali e/o piccolo-industriali) oggi è stato assuefatto al capitale pubblico, che arriva con tutte le "caratteristiche" tipiche del capitale pubblico italiano.
Le gare ciclistiche del nostro territorio sono ormai in balia di queste dinamiche, suscettibili delle variazioni politico-partitiche che potrebbero poi intervenire.
Sarebbe altra cosa potere invece contare su capitali costituiti da pool di sponsor privati costituiti in gran parte dalle aziende del settore.
Pochi sanno o vogliono mentalizzare che il nuovo corso Rai ha definitivamente escluso dalla sua diretta produzione la copertura degli eventi ciclistici minori.
Allo stato sono coperti da garanzie di produzione Rai solo gli eventi del GS Emilia ed ovviamente di Rcs Sport.
Tutto il resto organizzato dagli organizzatori minori non è al momento in nessun modo garantito.
Mettiamoci e si mettano in testa (Organizzatori ed appassionati) che Raisport 2 è purtroppo un ricordo e che la struttura creata da Bulbarelli è ormai in via di scioglimento con i programmi che saranno redistribuiti fra Raisport 1 e 2. Anche Radiocorsa pare proprio passerà su Raisport 1.
In questo contesto appare assurda e a dir poco velleitaria la sfida individuale dei singoli organizzatori per poter avere la copertura Rai. Inutile pretendere che una Fci a guida Di Rocco, animata da convinto statalismo (è una forma di controllo di questo sport), si possa interessare a creare un supporto privato per una produzione cumulativa in una logica di patto di sindacato fra gli organizzatori, facendosi carico anche di alcuni service per la razionalizzazione dei costi fra le varie organizzazioni. Meglio applicare la logica "dividi et impera" e concedere aiutini a singoli rappresentanti di un mondo ciclistico italiano talvolta troppo miope.
La decina di organizzatori italiani minori sta andando incontro allo sfascio nella più totale leggerezza. L'anno prossimo nella prossimità del loro evento scopriranno che la Rai andrà pagata e profumatamente. E non ci sarà più Bulbarelli a ragionare con loro. Stavolta troveranno Mauro Mazza.
E il problema è che questi piccoli organizzatori hanno capito 'na mazza.
Che futuro ha il ciclismo italiano?
Mentre il valore sportivo (almeno quello "percepito") del nostro movimento rimane alto, i risultati stanno da qualche anno terribilmente scemando.
Nel contempo il panorama organizzativo è immerso in una terribile crisi, solo in parte conseguente a quella economica. C'è una crisi di idee e di managerialità che fa ancor più danni di quella economica che, come tutte le cose che riguardano il denaro, è solo transitoria.
Le risorse si possono anche trovare e la ricchezza si può ricreare, i cervelli pensanti invece non si progettano in laboratorio.
Lo sport italiano che per eccellenza contava sull'apporto del capitale privato, del piccolo capitale (quello di aziende artigianali e/o piccolo-industriali) oggi è stato assuefatto al capitale pubblico, che arriva con tutte le "caratteristiche" tipiche del capitale pubblico italiano.
Le gare ciclistiche del nostro territorio sono ormai in balia di queste dinamiche, suscettibili delle variazioni politico-partitiche che potrebbero poi intervenire.
Sarebbe altra cosa potere invece contare su capitali costituiti da pool di sponsor privati costituiti in gran parte dalle aziende del settore.
Pochi sanno o vogliono mentalizzare che il nuovo corso Rai ha definitivamente escluso dalla sua diretta produzione la copertura degli eventi ciclistici minori.
Allo stato sono coperti da garanzie di produzione Rai solo gli eventi del GS Emilia ed ovviamente di Rcs Sport.
Tutto il resto organizzato dagli organizzatori minori non è al momento in nessun modo garantito.
Mettiamoci e si mettano in testa (Organizzatori ed appassionati) che Raisport 2 è purtroppo un ricordo e che la struttura creata da Bulbarelli è ormai in via di scioglimento con i programmi che saranno redistribuiti fra Raisport 1 e 2. Anche Radiocorsa pare proprio passerà su Raisport 1.
In questo contesto appare assurda e a dir poco velleitaria la sfida individuale dei singoli organizzatori per poter avere la copertura Rai. Inutile pretendere che una Fci a guida Di Rocco, animata da convinto statalismo (è una forma di controllo di questo sport), si possa interessare a creare un supporto privato per una produzione cumulativa in una logica di patto di sindacato fra gli organizzatori, facendosi carico anche di alcuni service per la razionalizzazione dei costi fra le varie organizzazioni. Meglio applicare la logica "dividi et impera" e concedere aiutini a singoli rappresentanti di un mondo ciclistico italiano talvolta troppo miope.
La decina di organizzatori italiani minori sta andando incontro allo sfascio nella più totale leggerezza. L'anno prossimo nella prossimità del loro evento scopriranno che la Rai andrà pagata e profumatamente. E non ci sarà più Bulbarelli a ragionare con loro. Stavolta troveranno Mauro Mazza.
E il problema è che questi piccoli organizzatori hanno capito 'na mazza.
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- Messaggio n°3
Re: Ciclismo italiano
Speriamo non sia vero tutto ciò.
Che notizie ci sono di Bulbarelli?
Che notizie ci sono di Bulbarelli?
vallelvo- Giro di Lombardia
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- Messaggio n°4
Re: Ciclismo italiano
Che succede in RCS Sport, Acquarone .....
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Re: Ciclismo italiano
Che futuro ha il ciclismo italiano professionistico?
A guardare l'interesse manifestato per l'organizzazione del Campionato Italiano si direbbe che sia al crepuscolo. Oggi per un organizzatore la trasformazione della propria gara in un Campionato Italiano significa tagliarsi il livello della start list.
Per il terzo anno consecutivo, il secondo consecutivo in Val di Non, il Campionato Italiano Prof si correrà in Trentino.
Un buon numero di partenti al Campionato 2014 sarà rappresentato da corridori dei team continental, i quali saranno probabilmente in crisi già a metà gara, anche perché non abituati alla lunga distanza.
Questi corridori dilettanti (perché questo è il loro status) saranno fatti partire al Campionato Italiano Professionisti, in violazione palese di quanto disposto dalla Legge 91.
Per leggere più nel dettaglio:
http://www.ciclopassione.com/t246-il-nuovo-regolamento-fci-per-le-continental-un-disastro-campale-ed-epocale
Si tenga conto che in Italia si corrono due campionati italiani elite:
- Campionato Italiano Elite Professionisti (è insensatamente detto Elite, perché vi partecipano anche gli Under23 professionisti)
- Campionato Italiano Elite Senza Contratto (Professionistico)
e due campionati italiani dilettanti:
- Campionato Italiano Under23 Senza Contratto (Professionistico)
- Campionato Italiano Elite Senza Contratto (Professionistico)
Come anche un bambino con un minimo di logica può comprendere, la Federazione ha creato un mostro di regolamento Continental.
Potenzialmente un corridore dilettante (come il corridore Continental italiano è) tesserato per una Associazione Sportiva Dilettantistica (e non una società di capitale come disposto dalla Legge 91) potrebbe vincere il Campionato Italiano Professionisti.
Più o meno è come se un francese vincesse il Campionato Italiano o come se alle Primarie della Sinistra si votassero solo candidati della destra e viceversa (aldilà di ogni facile battuta politica), o come se a capo dell'Ordine degli Ingegneri ci andasse un Medico e viceversa.
Ma il paradosso ancor più grosso è che il Campione Italiano Elite senza contratto avrebbe in teoria pieno diritto di vestire la maglia tricolore in tutte le gare aperte agli Elite (prof o no), dal momento che si vuole il Campionato Italiano Prof come Campionato Italiano Elite. Allo stesso tempo, potendo partecipare ad una gara 1.2 tanto team professional che continental, che dilettantistici per Under23, esacerbando la interpretazione della Struttura Tecnica Federale e delle loro geniali menti, ispirate dalla enorme appassionata presenza del boss federale, si potrebbero avere ben 3 maglie tricolori alla partenza della gara:
- Campione Italiano Elite Professionisti
- Campione Italiano Elite Senza Contratto
- Campione Italiano Under 23
Nell'analisi fra professionisti e dilettanti, gli unici dilettanti certi sono quelli che dirigono questo sport: DILETTANTI ALLO SBARAGLIO!
SIAMO ALLA CANNA DEL GAS!
A guardare l'interesse manifestato per l'organizzazione del Campionato Italiano si direbbe che sia al crepuscolo. Oggi per un organizzatore la trasformazione della propria gara in un Campionato Italiano significa tagliarsi il livello della start list.
Per il terzo anno consecutivo, il secondo consecutivo in Val di Non, il Campionato Italiano Prof si correrà in Trentino.
Un buon numero di partenti al Campionato 2014 sarà rappresentato da corridori dei team continental, i quali saranno probabilmente in crisi già a metà gara, anche perché non abituati alla lunga distanza.
Questi corridori dilettanti (perché questo è il loro status) saranno fatti partire al Campionato Italiano Professionisti, in violazione palese di quanto disposto dalla Legge 91.
Per leggere più nel dettaglio:
http://www.ciclopassione.com/t246-il-nuovo-regolamento-fci-per-le-continental-un-disastro-campale-ed-epocale
Si tenga conto che in Italia si corrono due campionati italiani elite:
- Campionato Italiano Elite Professionisti (è insensatamente detto Elite, perché vi partecipano anche gli Under23 professionisti)
- Campionato Italiano Elite Senza Contratto (Professionistico)
e due campionati italiani dilettanti:
- Campionato Italiano Under23 Senza Contratto (Professionistico)
- Campionato Italiano Elite Senza Contratto (Professionistico)
Come anche un bambino con un minimo di logica può comprendere, la Federazione ha creato un mostro di regolamento Continental.
Potenzialmente un corridore dilettante (come il corridore Continental italiano è) tesserato per una Associazione Sportiva Dilettantistica (e non una società di capitale come disposto dalla Legge 91) potrebbe vincere il Campionato Italiano Professionisti.
Più o meno è come se un francese vincesse il Campionato Italiano o come se alle Primarie della Sinistra si votassero solo candidati della destra e viceversa (aldilà di ogni facile battuta politica), o come se a capo dell'Ordine degli Ingegneri ci andasse un Medico e viceversa.
Ma il paradosso ancor più grosso è che il Campione Italiano Elite senza contratto avrebbe in teoria pieno diritto di vestire la maglia tricolore in tutte le gare aperte agli Elite (prof o no), dal momento che si vuole il Campionato Italiano Prof come Campionato Italiano Elite. Allo stesso tempo, potendo partecipare ad una gara 1.2 tanto team professional che continental, che dilettantistici per Under23, esacerbando la interpretazione della Struttura Tecnica Federale e delle loro geniali menti, ispirate dalla enorme appassionata presenza del boss federale, si potrebbero avere ben 3 maglie tricolori alla partenza della gara:
- Campione Italiano Elite Professionisti
- Campione Italiano Elite Senza Contratto
- Campione Italiano Under 23
Nell'analisi fra professionisti e dilettanti, gli unici dilettanti certi sono quelli che dirigono questo sport: DILETTANTI ALLO SBARAGLIO!
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meazza- E3 Harelbeke
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- Messaggio n°6
Re: Ciclismo italiano
Avranno messo le Continental perche' se no al via c'erano 60 corridori..
BenoixRoberti- Tour de France
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- Messaggio n°7
Re: Ciclismo italiano
Assolutamente è così Quando si toccano certi meccanismi bisogna avere una visione d'insieme.
E' il minimo che si chiede anche a dei dirigenti incapaci, ovvero avere almeno un quadro della situazione, conoscere ciò che devono amministrare.
Comunque, al Campionato Italiano tiferò per tutti i continental.
Se vincesse uno di loro saremmo manifestamente di fronte ad una Federazione barzelletta, ancora oltre la macchietta che è già adesso.
E' il minimo che si chiede anche a dei dirigenti incapaci, ovvero avere almeno un quadro della situazione, conoscere ciò che devono amministrare.
Comunque, al Campionato Italiano tiferò per tutti i continental.
Se vincesse uno di loro saremmo manifestamente di fronte ad una Federazione barzelletta, ancora oltre la macchietta che è già adesso.
meazza- E3 Harelbeke
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- Messaggio n°8
Re: Ciclismo italiano
Io spero proprio di no
sarebbe la fine del ciclismo italiano..
di questo passo si potrebbero invitare pure i cicloamatori..
sarebbe la fine del ciclismo italiano..
di questo passo si potrebbero invitare pure i cicloamatori..
BenoixRoberti- Tour de France
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- Messaggio n°9
Re: Ciclismo italiano
Comprendo, ma siamo ad un livello tale che è necessario usare lo strumento dell'assurdo.meazza ha scritto:Io spero proprio di no
sarebbe la fine del ciclismo italiano..
di questo passo si potrebbero invitare pure i cicloamatori..
Il Campionato Italiano del Melinda è rigorosamente per professionisti (visto che c'è il Campionato Italiano Elite Senza Contratto). Vedere vincere un dilettante sarebbe la dimostrazione palese che il ciclismo è diretto da persone dementi.
A quel punto anche l'Uci dovrebbe intervenire e verificare il rispetto della legislazione nazionale.
E pensare che nel regolamento continental hanno pure scritto che è compito del Presidente Fci verificare il rispetto della legislazione italiana. E lui è il primo a violare la legge 91/81 proprio con lo scopo di far passare la Luna per il Sole.
La verità è che a lui del professionismo non interessa nulla, il suo obiettivo è il business delle Granfondo da condividere con i suoi sodali. Se si pensa che dirigenti federali sono andati a tentare di convincere alcuni sponsor di team e gare professionistiche di lasciare il professionismo per sponsorizzare le Granfondo coperte da lunghe dirette TV s'è detto tutto. E nessuno si ribella, né i corridori (che per la Fci sono tutti feccia dopata), né i dirigenti dei team, che hanno paura di andare contro al dittatore federale e di subire le sue proverbiali vendette.
Però il diavolo fa le pentole e mai i coperchi.
meazza- E3 Harelbeke
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- Messaggio n°10
Re: Ciclismo italiano
Avevo capito il tuo discorso
Il Problema è che a perderci non è mai il dirigente di turno ma il ciclismo italiano..
Una vittoria di un dilettante sarebbe un disastro totale
come la campagna del nord..
Il Problema è che a perderci non è mai il dirigente di turno ma il ciclismo italiano..
Una vittoria di un dilettante sarebbe un disastro totale
come la campagna del nord..
BenoixRoberti- Tour de France
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- Messaggio n°11
Re: Ciclismo italiano
Incrociamo le dita allora. Oggi dobbiamo fare punti.meazza ha scritto:Avevo capito il tuo discorso
Il Problema è che a perderci non è mai il dirigente di turno ma il ciclismo italiano..
Una vittoria di un dilettante sarebbe un disastro totale
come la campagna del nord..
Il Ranking Uci per Nazioni fa preoccupare.
In questa settimana dobbiamo recuperare. Non possiamo aspettare solo il Giro.
meazza- E3 Harelbeke
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- Messaggio n°12
Re: Ciclismo italiano
Ne dubito
be sulla Slovacchia recupereremo..
pero' ci son altre nazioni che potrebbero scavalcarci
Per fortuna c'e' il Giro..
be sulla Slovacchia recupereremo..
pero' ci son altre nazioni che potrebbero scavalcarci
Per fortuna c'e' il Giro..
BenoixRoberti- Tour de France
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- Messaggio n°13
Re: Ciclismo italiano
Alla vigilia delle Ardenne l'Italia è ufficialmente fuori dalle prime dieci nazioni.
http://www.ciclopassione.com/t1161-ranking-uci-world-tour
ovvero quelle con diritto ai 9 corridori al Mondiale.
Siamo nelle mani di Nibali adesso. Mettiamocelo bene in testa.
"Beato quel Paese che non ha bisogno di eroi" diceva Bertolt Brecht.
Noi degli eroi non possiamo farne a meno anche per le cose più banali, immaginarsi per rientrare nei primi 10 della classifica World Tour.
Guardiamo con occhio lungimirante la situazione:
1 1 SPAIN ESP 645 (IRRAGGIUNGIBILE)
2 2 BELGIUM BEL 529 (IRRAGGIUNGIBILE)
3 4 AUSTRALIA AUS 416 (IRRAGGIUNGIBILE)
4 3 FRANCE FRA 381 (IRRAGGIUNGIBILE)
5 5 GREAT BRITAIN GBR 315 (IRRAGGIUNGIBILE)
6 6 COLOMBIA COL 301 (IRRAGGIUNGIBILE) - Deve ancora entrare in scena Quintana e poi ... Betancur farà ancora punti)
7 7 NETHERLANDS NED 295 - Hanno perso Gesink, ma hanno altri che possono racimolare punti sino al Polonia ed hanno un velocista emergente come Moreno Hofland
8 8 SWITZERLAND SUI 260 - Cancellara farà il suo lavoro fra TDS e Tour
9 9 GERMANY GER 236 - Mancano ancora i punti di Kittel al Tour
10 10 SLOVAKIA SVK 193 - Ci possiamo fidare della nazione di Sagan per essere certi di passarle davanti?
11 11 ITALY ITA 183
12 12 UNITED STATES USA 160 Siamo lì con loro
13 13 NORWAY NOR 158
14 14 CZECH REPUBLIC CZE 154
15 16 POLAND POL 124 Occhio al Tour de Pologne e a Kiatkowski, ma sembrano lontani
16 15 SLOVENIA SLO 114
17 17 PORTUGAL POR 88 Mancano i punti di Rui Costa che potrebbero anche arrivare e pure molto pesanti
Che dire? Vincenzino pensaci tu.
http://www.ciclopassione.com/t1161-ranking-uci-world-tour
ovvero quelle con diritto ai 9 corridori al Mondiale.
Siamo nelle mani di Nibali adesso. Mettiamocelo bene in testa.
"Beato quel Paese che non ha bisogno di eroi" diceva Bertolt Brecht.
Noi degli eroi non possiamo farne a meno anche per le cose più banali, immaginarsi per rientrare nei primi 10 della classifica World Tour.
Guardiamo con occhio lungimirante la situazione:
1 1 SPAIN ESP 645 (IRRAGGIUNGIBILE)
2 2 BELGIUM BEL 529 (IRRAGGIUNGIBILE)
3 4 AUSTRALIA AUS 416 (IRRAGGIUNGIBILE)
4 3 FRANCE FRA 381 (IRRAGGIUNGIBILE)
5 5 GREAT BRITAIN GBR 315 (IRRAGGIUNGIBILE)
6 6 COLOMBIA COL 301 (IRRAGGIUNGIBILE) - Deve ancora entrare in scena Quintana e poi ... Betancur farà ancora punti)
7 7 NETHERLANDS NED 295 - Hanno perso Gesink, ma hanno altri che possono racimolare punti sino al Polonia ed hanno un velocista emergente come Moreno Hofland
8 8 SWITZERLAND SUI 260 - Cancellara farà il suo lavoro fra TDS e Tour
9 9 GERMANY GER 236 - Mancano ancora i punti di Kittel al Tour
10 10 SLOVAKIA SVK 193 - Ci possiamo fidare della nazione di Sagan per essere certi di passarle davanti?
11 11 ITALY ITA 183
12 12 UNITED STATES USA 160 Siamo lì con loro
13 13 NORWAY NOR 158
14 14 CZECH REPUBLIC CZE 154
15 16 POLAND POL 124 Occhio al Tour de Pologne e a Kiatkowski, ma sembrano lontani
16 15 SLOVENIA SLO 114
17 17 PORTUGAL POR 88 Mancano i punti di Rui Costa che potrebbero anche arrivare e pure molto pesanti
Che dire? Vincenzino pensaci tu.
eliacodogno- Tirreno-Adriatico
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Re: Ciclismo italiano
Siamo nelle mani di Nibali, ma una sua stagione no (non augurabile per carità, ma nemmeno da escludersi a priori) forse servirebbe...per rendere palese la crisi e magari cominciare a cambiare qualcosa
cauz.- Clásica San Sebastián
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Re: Ciclismo italiano
in genere pero' gli italiani raccolgono buona parte dei loro punti al giro d'italia
Lemond- Giro di Lombardia
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Re: Ciclismo italiano
L'unica cosa che conta essere fra i primi dieci è il mondiale, ma se non è duro, a che servono nove partenti invece di (sei credo)? L''Italia non deve impostare la corsa, ma solo limitarsi a seguire i migliori per quel percorso e poi ... sperare nel caso. Invece la cosa avrebbe importanza per un percorso tipo Firenze, ma anche lì ad es. il C.T. impostò la tattica per Pozzato , quindi sarebbe stato meglio essere in sei, ma renderla dura davvero. All'ultimo giro dovevano essere in trenta, non in settanta e allora nessuna caduta e Vincenzo avrebbe vinto per dispersione. Ma è previsto nel prossimo futuro un altro mondiale simile? Ben mi ha già risposto, ma non rammento bene.
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Re: Ciclismo italiano
Direi di no, quest'anno è un po' più facile, l'anno prossimo potrebbe essere per uomini da Nord, poi ci sarà il Qatar.Lemond ha scritto:Ma è previsto nel prossimo futuro un altro mondiale simile?
BenoixRoberti- Tour de France
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Re: Ciclismo italiano
eliacodogno ha scritto:Degli italiani, per non essere tacciato di nazionalismo da Lemond , non parlerei (tanto di cosa si potrebbe parlare? )
Possiamo dire qualcosa guardando questa classifica:
Perdiamo punti dalle avversarie dirette nel Ranking Uci per Nazioni, dai Paesi Bassi in primis (che ne mette parecchi nei 30), e poi anche dalla Svizzera. Nelle prossime gare dovremo tenere d'occhio il risultato di Paesi Bassi e Svizzera in particolare, sperando che Dan Martin non inserisca in cima anche la piccola Irlanda.
eliacodogno- Tirreno-Adriatico
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Re: Ciclismo italiano
Adesso ribadire queste considerazioni ad ogni corsa può anche essere pedante, ma il tuo discorso mi fa venire in mente la scena di un film
(non so se siamo già al punto che ci superano i marciatori )
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Re: Ciclismo italiano
A proposito, i pezzi di ricambio?
Ps. Dici di rimandare la suspense a dopo il Giro?
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- Messaggio n°21
Re: Ciclismo italiano
Tra le persone che più si erano spese a livello di comunicazione per la rielezione del Presidente Di Rocco c'era anche Tina Ruggeri di Ciclismoweb.
Bene, leggere per credere, a come anche lei si sia ultimamente resa conto della reale situazione del ciclismo italiano.
Vale la pena davvero leggere questa intervista. Chi parla non è un osservatore qualsiasi, ma il segretario della Lega Ciclismo Professionistico.
La situazione è peggiore di come noi la percepiamo.
Triste consolazione è quella di avere previsto tutto con tre anni di anticipo, senza potere fare nulla.
Resta solo da osservarne amaramente i risultati.
Dall'intervista emerge che per ragioni economiche è saltato anche il Trofeo Matteotti!
Stefano Piccolo: "Il ciclismo italiano è morto"
Dio è morto è un celebre aforisma di Friedrich Nietzsche contenuto nella sua opera La gaia scienza; esso sintetizza ermeticamente la decadenza del mondo occidentale nell'ultimo squarcio di millennio. E nel 1973 Francesco Guccini scriveva un testo per la canzone poi musicata e cantata dai Nomadi. Dio è morto. Parafrasando. Il ciclismo è morto. Aforisma forte, traslitterazione choc. A lanciare il sasso Stefano Piccolo segretario della Lega Ciclismo professionisti. Ci si confronta con lui, da quasi trent'anni addentro alle sacre stanze del ciclismo.
Ci si confronta con lui, a margine del Giro d'Italia. Lapidario dichiara. “O il ciclismo italiano cambia o è destinato a morire. Ma non chissà fra quanti anni, parliamo già del 2015”. Eh già, come dargli torto. La prima domenica di caldo infernale. Il sole scioglie l'asfalto. Guardando la strada sembra di stare nel deserto. Ci sono i miraggi. Sembra di vedere delle grandi pozzanghere d'acqua invece è il sole che fa avere delle visioni. Si corre in un circuito approntato all'ultimo, a Campretto di San Martino di Lupari. Lo scorso anno questa gara non c'era. Un applauso agli organizzatori che sono riusciti ad allestirla in poco tempo. 140 partenti. Il via alle 13.30 con un caldo da Palude Stigia. Quasi tre ore e mezza di gara in un ottovolante in cui i corridori si vedono passare ogni dieci minuti. Sono bravissimi gli under 23 ed elite a non confondersi e sbagliare senso di marcia o a non finire a terra ubriachi a forza di girare. E per fortuna che Campretto c'è. E un po' di gente pure. Appassionati, genitori, direttori sportivi, accompagnatori, qualche morosa, amici, parenti.
Il ciclismo non è ancora morto, come dice Stefano Piccolo, ma comunque sta facendo le flebo per sopravvivere. “Deve decidere dove vuole andare tutto il movimento – chiosa il segretario della lega - . Abbiamo solo tre Professional in Italia, che sopravvivono pur tra mille difficoltà, Bardiani, Neri Sottoli, Androni. Due World Tour, Lampre e Cannondale che sono italiane per modo di dire. Tutti questi ragazzi dove li facciamo passare, in quali squadre. Che ciclismo vogliamo ricreare”.
Piccolo è amareggiato per l'ennesima corsa professionistica che salta all'ultimo per mancanza di fondi. “Il Trofeo Matteotti viene a mancare, il Giro dell'Appennino l'abbiamo tirato per i capelli quest'anno. Anche i nostri professionisti dove li vogliamo far correre? Ci sono solo gare all'estero. In Italia ormai le organizzazioni stanno scomparendo. Come Lega e Federazione stiamo cercando di convincere qualche organizzatore tra le migliori gare di dilettanti a fare il salto di qualità. Ad esempio il Giro delle Pesche Nettarine. Una tre giorni aperta a professionisti e continental. O qualche altra gara internazionale. Per alzare il livello, far ritornare i professionisti in Italia, tornare a far spettacolo”.
Continua al seguente link:
http://www.ciclismoweb.net/index.php?option=com_content&view=article&id=9476:stefano-piccolo-il-ciclismo-italiano-e-morto&catid=44:ruote-ruggenti&Itemid=111
Bene, leggere per credere, a come anche lei si sia ultimamente resa conto della reale situazione del ciclismo italiano.
Vale la pena davvero leggere questa intervista. Chi parla non è un osservatore qualsiasi, ma il segretario della Lega Ciclismo Professionistico.
La situazione è peggiore di come noi la percepiamo.
Triste consolazione è quella di avere previsto tutto con tre anni di anticipo, senza potere fare nulla.
Resta solo da osservarne amaramente i risultati.
Dall'intervista emerge che per ragioni economiche è saltato anche il Trofeo Matteotti!
Stefano Piccolo: "Il ciclismo italiano è morto"
Dio è morto è un celebre aforisma di Friedrich Nietzsche contenuto nella sua opera La gaia scienza; esso sintetizza ermeticamente la decadenza del mondo occidentale nell'ultimo squarcio di millennio. E nel 1973 Francesco Guccini scriveva un testo per la canzone poi musicata e cantata dai Nomadi. Dio è morto. Parafrasando. Il ciclismo è morto. Aforisma forte, traslitterazione choc. A lanciare il sasso Stefano Piccolo segretario della Lega Ciclismo professionisti. Ci si confronta con lui, da quasi trent'anni addentro alle sacre stanze del ciclismo.
Ci si confronta con lui, a margine del Giro d'Italia. Lapidario dichiara. “O il ciclismo italiano cambia o è destinato a morire. Ma non chissà fra quanti anni, parliamo già del 2015”. Eh già, come dargli torto. La prima domenica di caldo infernale. Il sole scioglie l'asfalto. Guardando la strada sembra di stare nel deserto. Ci sono i miraggi. Sembra di vedere delle grandi pozzanghere d'acqua invece è il sole che fa avere delle visioni. Si corre in un circuito approntato all'ultimo, a Campretto di San Martino di Lupari. Lo scorso anno questa gara non c'era. Un applauso agli organizzatori che sono riusciti ad allestirla in poco tempo. 140 partenti. Il via alle 13.30 con un caldo da Palude Stigia. Quasi tre ore e mezza di gara in un ottovolante in cui i corridori si vedono passare ogni dieci minuti. Sono bravissimi gli under 23 ed elite a non confondersi e sbagliare senso di marcia o a non finire a terra ubriachi a forza di girare. E per fortuna che Campretto c'è. E un po' di gente pure. Appassionati, genitori, direttori sportivi, accompagnatori, qualche morosa, amici, parenti.
Il ciclismo non è ancora morto, come dice Stefano Piccolo, ma comunque sta facendo le flebo per sopravvivere. “Deve decidere dove vuole andare tutto il movimento – chiosa il segretario della lega - . Abbiamo solo tre Professional in Italia, che sopravvivono pur tra mille difficoltà, Bardiani, Neri Sottoli, Androni. Due World Tour, Lampre e Cannondale che sono italiane per modo di dire. Tutti questi ragazzi dove li facciamo passare, in quali squadre. Che ciclismo vogliamo ricreare”.
Piccolo è amareggiato per l'ennesima corsa professionistica che salta all'ultimo per mancanza di fondi. “Il Trofeo Matteotti viene a mancare, il Giro dell'Appennino l'abbiamo tirato per i capelli quest'anno. Anche i nostri professionisti dove li vogliamo far correre? Ci sono solo gare all'estero. In Italia ormai le organizzazioni stanno scomparendo. Come Lega e Federazione stiamo cercando di convincere qualche organizzatore tra le migliori gare di dilettanti a fare il salto di qualità. Ad esempio il Giro delle Pesche Nettarine. Una tre giorni aperta a professionisti e continental. O qualche altra gara internazionale. Per alzare il livello, far ritornare i professionisti in Italia, tornare a far spettacolo”.
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http://www.ciclismoweb.net/index.php?option=com_content&view=article&id=9476:stefano-piccolo-il-ciclismo-italiano-e-morto&catid=44:ruote-ruggenti&Itemid=111
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Re: Ciclismo italiano
Sempre di Tina Ruggeri segnalo questo ottimo quanto incredibile (proprio perché viene da una responsabile della Commissione Comunicazione della Fci), che parla apertamente di un disegno oscuro nella Fci per "amatorizzare" la Federazione Ciclistica.
Il sottoscritto, come pure altri che scrivono in questo forum, da almeno tre anni aveva avvertito questa deriva federale, una deriva che ha nomi e cognomi e che è ben sintetizzata in un club romano dove queste decisioni vengono assunte.
Trovo questo articolo di una lucidità estrema ed anche di una gravità inaudita.
Complimenti al coraggio della estenditrice del pezzo. Sono semplicemente ammirato.
Il sottoscritto, come pure altri che scrivono in questo forum, da almeno tre anni aveva avvertito questa deriva federale, una deriva che ha nomi e cognomi e che è ben sintetizzata in un club romano dove queste decisioni vengono assunte.
Il disegno oscuro: juniores e poi tutti amatori
Pubblicato Lunedì, 19 Maggio 2014 21:45 | Scritto da Tina Ruggeri | |
In principio erano i raduni cicloturistici. Negli anni settanta l'esplosione, quando il ciclismo divenne fenomeno per tutti. Le famose domeniche d'austerity convinsero la gente a inforcare le biciclette. Un po' di benessere e iniziarono a comparire anche le bici da corsa non solo appannaggio di chi gareggiava, ovvero professionisti e dilettanti. I raduni cicloturistici erano vere e proprie scampagnate. Nacquero sulla riviera romagnola.
NOVELLI EDDY MERCKX - Io sono nata nel 1966 e ricordo benissimo quando mio padre, assieme ad altri colleghi di lavoro fondarono il gruppo cicloturistico Vigili Urbani di Treviso, primi anni Settanta. Era un onore indossare la maglietta da gara di lana bianca e azzurra – ora si direbbe vintage - con lo stemma rosso scudato in campo bianco del Comune di Treviso, per chi correva nel raduno. Si partiva la domenica mattina all'alba da Treviso con i pulmini Fiat 800 a noleggio e le auto al seguito. I cestini preparati dalle mogli la sera prima con panini e cibi vari. Direzione Cesenatico. Le biciclette caricate sui portapacchi, altro che porta bici. Prima sosta, breve, al bar della basilica di Pomposa, lungo la Romea. E dopo quattro ore di viaggio circa si arrivava in riviera. Si espletavano le operazioni di iscrizione al raduno, i cicloturisti si allacciavano le scarpe da corsa ai puntali con i cinghietti, riempivano d'acqua fresca alle fontane le borracce e via a pedalare, su e giù per le colline. Amici e mogli al seguito si piazzavano lungo il percorso preparando il pic nic.
Al passaggio dei corridori noi bambini si urlava “Dai papà corri forte che sei il più bravo” iniziando un alterco con gli altri bimbi al seguito su quale papà fosse il più forte. Un novello Eddy Merckx. Non era agonismo, era divertimento e, come cantava Giorgio Gaber, in quegli anni impegnati, anni di crisi terrore e piombo, partecipazione. Allegria, spasso, risate, canti e poi si rientrava a casa a notte fonda. Iniziarono poi gli anni Ottanta, qualche soldino in più ed ecco che gli organizzatori cominciano a trasformare i raduni offrendo più agonismo, qualche classifica per squadre più numerose, o il corridore più giovane o il più anziano, qualche giorno in più di corsa. Ma il discrimen era ben chiaro. I cicloamatori gareggiavano, i cicloturisti passeggiavano. Mentre nelle categorie agonistiche si distinguevano i dilettanti dai professionisti.
Ora 2014 quello spirito di allegria, di partecipazione, di scampagnata si è perso completamente a favore di un agonismo sfrenato. Si inneggia al vincitore di una Gran Fondo sfornando comunicati e raccontando la gara come se si trattasse di una vera e propria gara professionistica. Si passano veline con interviste. Si avete letto bene, interviste al vincitore della Gran Fondo. Qualche giorno fa ho avuto modo di trascorrere un po' di tempo con Dorina Vaccaroni ex campionessa di scherma e da sempre patita di ciclismo. Corre nelle Gran Fondo, è stata pure per due anni professionista in una squadra di ciclismo. Quanto accade nelle retrovie delle gran fondo, ci ha raccontato, sono cose da far impallidire persino Lance Armstrong, un santo che a confronto di qualche gran fondista ha assunto solo aspirine.
IL DISEGNO OSCURO - Ora, appurato che per partecipare alle gran fondo si sborsano cifre impegnative, dai 35 ai 100 euro a testa, appurato che tali competizioni non sono nè corse professionistiche nè corse dilettantistiche urge davvero una riflessione. Una su tutte. Stiamo diventando una federazione di cicloamatori e ciclofondisti o primaria è ancora la gara vera e propria, il Trofeo Piva per i dilettanti ad esempio o la Coppa Agostoni per i professionisti? O dobbiamo veder via via scomparire dal calendario le gare vere per far spazio alle gran fondo?
Ci è giunta voce che un'antica società veneta che per decenni ha organizzato pure una gara importante per professionisti ne sta valutando la trasformazione in gran fondo. “Simili raduni portano soldi, gente nelle città o nei luoghi di villeggiatura, business alle aziende che producono biciclette, abbigliamento, caschi, scarpe e componentistica varia per le aziende del settore ciclistico” è il pensiero che serpeggia sempre più. Le ditte non stanno in piedi con le squadre di dilettanti, donne e professionisti, aggiungono pure, ma grazie ai cicloamatori e al giro d'affari delle gran fondo.
E allora perché non destinare una sorta di 5 per mille trattenuti dalla tassa di iscrizione alle gran fondo per sostenere il ciclismo agonistico su strada dalle categorie dei giovanissimi a quella dei professionisti? O meglio ancora, perché destinare parte del bilancio federale all'attività azzurra su strada, pista, ciclocross, mtb, bmx e via discorrendo quando invece stiamo diventando una federazione di cicloamatori e gran fondisti? Togliamo pure i tecnici, tanto ormai a che servono? E risparmiamo pure. Si sta discutendo in questi giorni e sarà dibattito acceso giovedì sera a Imola in occasione della presentazione del ridisegnato progettoContinental. Categoria che non è ne carne ne pesce, una sorta di terra di mezzo in cui allevare dilettanti che non sono professionisti e professionisti tornati dilettanti.
Serpeggia, ribadiamo nuovamente il termine, tra gli addetti ai lavori, la sensazione che si vogliano mantenere gli juniores, cancellare il patrimonio del movimento dilettantistico ultimo vanto dell'Italia, affidarsi a qualche continental e poi campo libero, tutti amateurs... Ma allora perché organizzare ancora gare, Giro d'Italia in testa scendendo giù giù sino alla corsa dei giovanissimi nel circuito di Santa Maria Vattelapesca... facciamoci tutte gran fondo e alè, via, andiamo a tifare tutti per Mister X... I professionisti, quelli veri, lasciamoli agli altri, l'Italia ormai ha i granfondisti. Requiescant in pace Coppi e Bartali....
http://www.ciclismoweb.net/index.php?option=com_content&view=article&id=8998:il-disegno-oscuro-juniores-e-poi-tutti-amatori&catid=44&Itemid=111NOVELLI EDDY MERCKX - Io sono nata nel 1966 e ricordo benissimo quando mio padre, assieme ad altri colleghi di lavoro fondarono il gruppo cicloturistico Vigili Urbani di Treviso, primi anni Settanta. Era un onore indossare la maglietta da gara di lana bianca e azzurra – ora si direbbe vintage - con lo stemma rosso scudato in campo bianco del Comune di Treviso, per chi correva nel raduno. Si partiva la domenica mattina all'alba da Treviso con i pulmini Fiat 800 a noleggio e le auto al seguito. I cestini preparati dalle mogli la sera prima con panini e cibi vari. Direzione Cesenatico. Le biciclette caricate sui portapacchi, altro che porta bici. Prima sosta, breve, al bar della basilica di Pomposa, lungo la Romea. E dopo quattro ore di viaggio circa si arrivava in riviera. Si espletavano le operazioni di iscrizione al raduno, i cicloturisti si allacciavano le scarpe da corsa ai puntali con i cinghietti, riempivano d'acqua fresca alle fontane le borracce e via a pedalare, su e giù per le colline. Amici e mogli al seguito si piazzavano lungo il percorso preparando il pic nic.
Al passaggio dei corridori noi bambini si urlava “Dai papà corri forte che sei il più bravo” iniziando un alterco con gli altri bimbi al seguito su quale papà fosse il più forte. Un novello Eddy Merckx. Non era agonismo, era divertimento e, come cantava Giorgio Gaber, in quegli anni impegnati, anni di crisi terrore e piombo, partecipazione. Allegria, spasso, risate, canti e poi si rientrava a casa a notte fonda. Iniziarono poi gli anni Ottanta, qualche soldino in più ed ecco che gli organizzatori cominciano a trasformare i raduni offrendo più agonismo, qualche classifica per squadre più numerose, o il corridore più giovane o il più anziano, qualche giorno in più di corsa. Ma il discrimen era ben chiaro. I cicloamatori gareggiavano, i cicloturisti passeggiavano. Mentre nelle categorie agonistiche si distinguevano i dilettanti dai professionisti.
Ora 2014 quello spirito di allegria, di partecipazione, di scampagnata si è perso completamente a favore di un agonismo sfrenato. Si inneggia al vincitore di una Gran Fondo sfornando comunicati e raccontando la gara come se si trattasse di una vera e propria gara professionistica. Si passano veline con interviste. Si avete letto bene, interviste al vincitore della Gran Fondo. Qualche giorno fa ho avuto modo di trascorrere un po' di tempo con Dorina Vaccaroni ex campionessa di scherma e da sempre patita di ciclismo. Corre nelle Gran Fondo, è stata pure per due anni professionista in una squadra di ciclismo. Quanto accade nelle retrovie delle gran fondo, ci ha raccontato, sono cose da far impallidire persino Lance Armstrong, un santo che a confronto di qualche gran fondista ha assunto solo aspirine.
IL DISEGNO OSCURO - Ora, appurato che per partecipare alle gran fondo si sborsano cifre impegnative, dai 35 ai 100 euro a testa, appurato che tali competizioni non sono nè corse professionistiche nè corse dilettantistiche urge davvero una riflessione. Una su tutte. Stiamo diventando una federazione di cicloamatori e ciclofondisti o primaria è ancora la gara vera e propria, il Trofeo Piva per i dilettanti ad esempio o la Coppa Agostoni per i professionisti? O dobbiamo veder via via scomparire dal calendario le gare vere per far spazio alle gran fondo?
Ci è giunta voce che un'antica società veneta che per decenni ha organizzato pure una gara importante per professionisti ne sta valutando la trasformazione in gran fondo. “Simili raduni portano soldi, gente nelle città o nei luoghi di villeggiatura, business alle aziende che producono biciclette, abbigliamento, caschi, scarpe e componentistica varia per le aziende del settore ciclistico” è il pensiero che serpeggia sempre più. Le ditte non stanno in piedi con le squadre di dilettanti, donne e professionisti, aggiungono pure, ma grazie ai cicloamatori e al giro d'affari delle gran fondo.
E allora perché non destinare una sorta di 5 per mille trattenuti dalla tassa di iscrizione alle gran fondo per sostenere il ciclismo agonistico su strada dalle categorie dei giovanissimi a quella dei professionisti? O meglio ancora, perché destinare parte del bilancio federale all'attività azzurra su strada, pista, ciclocross, mtb, bmx e via discorrendo quando invece stiamo diventando una federazione di cicloamatori e gran fondisti? Togliamo pure i tecnici, tanto ormai a che servono? E risparmiamo pure. Si sta discutendo in questi giorni e sarà dibattito acceso giovedì sera a Imola in occasione della presentazione del ridisegnato progettoContinental. Categoria che non è ne carne ne pesce, una sorta di terra di mezzo in cui allevare dilettanti che non sono professionisti e professionisti tornati dilettanti.
Serpeggia, ribadiamo nuovamente il termine, tra gli addetti ai lavori, la sensazione che si vogliano mantenere gli juniores, cancellare il patrimonio del movimento dilettantistico ultimo vanto dell'Italia, affidarsi a qualche continental e poi campo libero, tutti amateurs... Ma allora perché organizzare ancora gare, Giro d'Italia in testa scendendo giù giù sino alla corsa dei giovanissimi nel circuito di Santa Maria Vattelapesca... facciamoci tutte gran fondo e alè, via, andiamo a tifare tutti per Mister X... I professionisti, quelli veri, lasciamoli agli altri, l'Italia ormai ha i granfondisti. Requiescant in pace Coppi e Bartali....
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- Messaggio n°23
Re: Ciclismo italiano
Non mi sembra una grande idea , far passare ai pro le poche corse che restano per gli Under 23BenoixRoberti ha scritto:
Piccolo è amareggiato per l'ennesima corsa professionistica che salta all'ultimo per mancanza di fondi. “Il Trofeo Matteotti viene a mancare, il Giro dell'Appennino l'abbiamo tirato per i capelli quest'anno. Anche i nostri professionisti dove li vogliamo far correre? Ci sono solo gare all'estero. In Italia ormai le organizzazioni stanno scomparendo. Come Lega e Federazione stiamo cercando di convincere qualche organizzatore tra le migliori gare di dilettanti a fare il salto di qualità. Ad esempio il Giro delle Pesche Nettarine. Una tre giorni aperta a professionisti e continental. O qualche altra gara internazionale. Per alzare il livello, far ritornare i professionisti in Italia, tornare a far spettacolo”.
Continua al seguente link:
http://www.ciclismoweb.net/index.php?option=com_content&view=article&id=9476:stefano-piccolo-il-ciclismo-italiano-e-morto&catid=44:ruote-ruggenti&Itemid=111
Quante gare a tappe si son disputate ? e l'unica fatta la togliamo..
Poi se hanno gia' difficolta' con i dilettanti , figuriamoci con i pro.. molto piu' costosi
Ospite- Ospite
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Re: Ciclismo italiano
Formolo, Villella, Zardini, Zordan, Zilioli, Bettiol, Conti, Cattaneo. Tra questi nomi su chi puntereste maggiormente come futuro corridore completo, in grado di competere sui GG così come su Mondiale e Classiche? E, anche se è troppo presto per dare una risposta, ci sarebbe qualcuno che può essere considerato "predestinato", che aveva ottimi risultati da dilettante (un pò come Aru e Ulissi per intenderci)?
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Re: Ciclismo italiano
Trovare fra questi un polivalente è una cosa a dir poco epocale ai giorni nostri.
I primi due secondo me sono i migliori, gli altri francamente non mi sembrano niente di fenomenale.
Quest'anno ho visto in più occasioni Formolo far bene, mentre Villella ha fatto un buon finale della scorsa stagione.
Se penso invece a sfornate di campioni degli anni precedenti mi viene quasi da piangere. Per esempio dopo le Olimpiadi di Barcellona nel 1992 sono passati professionisti tutti insieme: Bartoli Rebellin Fr. Casagrande Pantani Belli Lombardi Casartelli Gualdi Peron Minali Fornaciari Guerini e altri ancora che la mia memoria non ricorda....
I primi due secondo me sono i migliori, gli altri francamente non mi sembrano niente di fenomenale.
Quest'anno ho visto in più occasioni Formolo far bene, mentre Villella ha fatto un buon finale della scorsa stagione.
Se penso invece a sfornate di campioni degli anni precedenti mi viene quasi da piangere. Per esempio dopo le Olimpiadi di Barcellona nel 1992 sono passati professionisti tutti insieme: Bartoli Rebellin Fr. Casagrande Pantani Belli Lombardi Casartelli Gualdi Peron Minali Fornaciari Guerini e altri ancora che la mia memoria non ricorda....
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