prof ha scritto:Piaccia o meno, questo non è il ciclismo del 1900; non ha nulla dello spirito decoubertiniano dello sport ante guerra. In questo ciclismo altamente professionalizzato ove operano investitori che sono potenze economiche di rilievo multinazionale e dove esiste un intreccio di interessi molto vasto, non si può nemmeno concepire di applicare i regolamenti e le norme come ai tempi di Garin.
Tra organizzatori, squadre, sponsors, corridori, municipalità, grande pubblico e media ci troviamo di fronte ad eventi che muovono montagne di milioni ed interessi e che richiedono una gestione estremamente complessa, il che comporta la presenza di un personale altamente professionalizzato e con vaste conoscenze multidisciplinari.
Non è più' l'epoca di Torriani deus ex machina che tutto faceva e tutto sopravvedeva, ammesso e non concesso che, pure a quei tempi, fosse quello il modello di direzione più' adatto.
Una giuria, che non è l'unico, né il più' importante tra gli attori di questo autentico progetto che è un grande giro, non può permettersi di intervenire in maniera scollegata da tutto il resto (acefala, l'ho definita) e senza un rapporto continuo di scambio e confronto con gli altri componenti che condividono l'esigenza del buon fine del progetto. Un evento di queste proporzioni e con tanti attori richiede che vengano contemperate le esigenze di tutti quanti ed un minimo ricorso ad istanze regolatrici (magistrature, giudici, giurie). Chi potrebbe immaginare che la realizzazione di un grande progetto (un porto, una ferrovia, una centrale di energia, un'autostrada un qualsiasi impianto da centinaia di milioni di euro) possa essere lasciato nelle mani di avvocati e/o giudici? Forse in un paese malato.
Era un'infrazione grave quella dei due? Per me no, ma non è questo il punto: me va bene anche quanto sostiene Francini. Era una comune infrazione, di quelle che comunemente costellano tutte le corse ciclistiche. Per inciso, ieri abbiamo assistito in diretta ad una di tali infrazioni (forse più' grave) quando Uran è stato letteralmente catapultato dentro al gruppo. Ma, ripeto, non è questo il punto.
Se si ritiene (legittimamente) che tale infrazione, mai vista applicare in oltre cinquant'anni che seguo il ciclismo, abbia elementi di assoluta gravità, compito della giuria è quello di convocare una riunione con tutti i ds, i team managers e rappresentanti dei corridori ed informarli che tali comportamenti non possono più' essere tollerati, nell'interesse di tutti quanti. Occorre che queste decisioni abbiano un livello di accettazione e di condivisione che vada oltre il mero parere di un giurato il quale, per inciso, potrebbe pure avere un interesse privato nella materia (non è certamente questo il caso, ma anche il minimo dubbio deve essere fugato). Da quel momento, tutti avvisati e tutti consenzienti, si procederà a sanzionare come da regolamento.
Un bravo direttore di progetto, nella società moderna, lo si valuta proprio dal basso o nullo livello di conflittualità che riesce ad instaurare tra i vari attori: meno si ricorre alla rivendicazione di obbligazioni derivanti dalle clausole contrattuali e più' facilemente ne consegue un progetto di successo con grande soddisfazione, economiica in primis, di tutti quanti.
Qualcuno può a cuor leggero pensare che la decisione della giuria di ieri l'altro non abbia arrecato pesanti danni ad alcuno, ben oltre il vantaggio che il fatto possa aver eventualmente arrecato?
A parte la Sky, sponsor importante e di grande peso, pensiamo proprio che il Giro stesso non ne esca danneggiato a sua volta? Ho bisogno di spiegarvi i motivi? E' assai significativo il silenzio totale da parte dei portavoce Sky: sapendo bene come si lavora nei paesi anglosassoni, quel silenzio è più' eloquente di qualsivoglia conferenza stampa.
Pensateci, gente, pensateci: chi mi può smentire con assoluta certezza che non si sia trattato di decisione in qualche maniera "pilotata"? Chi, tra gli sponsor maggiori, non si sentirà un pochino a disagio, d'ora in avanti, nel partecipare al Giro?
La vicenda é gravissima, perché fa saltare alcuni principi basilari.
Poi questi si possono anche considerare superati, ai giorni nostri, ma allora si cambiano le regole.
Hai ragione un provvedimento mai preso in passato: regola che nacque molti anni fa, come tante altre, a seguito di fatti che nascevano in quella grande scuola che era rappresentata da una serie di gare a tappe internazionali dilettantistiche che si organizzavano al sud italia.
Dai fatti di quelle gare nacquero diverse regole, quali quella della caduta nell'ultimo km, oggi 3 km, per un fatto accaduto durante una Settimana Pugliese (pres. Giuria Danilo Mugnaini), quella dell'aiuto irregolare da parte di corridori di un'altra squadra per un fatto accaduto durante un Giro di Sicilia (pres. Giuria Gianni Meraviglia).....
Ma l'elenco é molto lungo. Per anni sono stati una sorta di scuola per tanti: mediamente partivano 10/12 squadre nazionali, dalla DDR alla Russia, dalla Polonia alla Cecoslovacchia, dall'Australia alle nazionali sudamericane.
Tornando alla cosa mai vista: mai visto che così spudoratamente una squadra alla partenza del Giro sia formata da 18 corridori.
Mai visto che un corridore, non importa il nome, sia assistito da un corridore di un'altra squadra mentre il suo compagno osserva in attesa.
Non scomodi Torriani, altri tempi, in Tv si vedeva l'uno per cento di quello che si vede oggi, non vi erano gli smartphone ....
Io mi ricordo un trofeo Guizzi a Brescia, vinto da un corridore di una società bergamasca: bene questo rimase fermo a chiaccherare tre giri con Sommariva, Marchina ed il sottoscritto. Quando ci presentammo dalla Giuria per segnalare la cosa non fu tenuta in alcun conto.
Per cui quella era l'era pionieristica: oggi lo sport non può più seguire quelle strade.
Sentire la Zia Ale dire che é proibito lo scambio di cibarie e bevande fra corridori é una barzelletta, come il fatto di riportare in gruppo i corridori vittima di foratura: sono cose che ormai sono codificate ed avvengono in tutte le gare professionistiche. Quindi non vi é ingiustizia perché a tutti é concesso in modo indistinto.
Ma quello successo fra Porte e Clarke mina la credibilità, la sportività e tutto il resto.
Non dimentichiamoci che il ciclismo é uno sport sul quale si possono fare le scommesse sportive.
E poi vogliamo parlare che il calcio é inquinato: nel ciclismo è molto più facile, basta mettere d'accordo due o tre persone......
Non si può ragionare basandosi sulla benevolenza: contrasta con la credibilità.
Il ciclismo non lo ha capito: infatti continua a sostenere dirigenti bravi negli anni 70 che ogni giorno fanno un attentato alla credibilità di questo sport.