Caspita, avevo preparato il mio solito pippone politico ... ma dopo il post macigno di Prof mi ritiro in buon ordine. Ha detto tutto lui.
E allora adesso scrivo un post intimista, personalissimo quasi, e vorranno perdonarmi i miei familiari.
Bando alla politica, quella che fa dire a qualcuno "uffa sempre la politica, guardiamo il ciclismo come sport e basta".
Io il consiglio l'ho preso alla lettera. Non credano i niballisti che io non ci abbia provato, che io non mi sia sforzato con tutto il cuore, con tutta l'anima. Io Nibali l'ho tifato al Tour 2014, quello della mitica tappa di Arenberg. Io Nibali l'ho sempre apprezzato quando era il ragazzino di Messina.
Io sono convinto che all'origine sia un ragazzo che sappia sacrificarsi, che sia uno fortissimo di testa, che probabilmente sappia attirare a sé simpatie naturali più di un "killer" agonista permanente come Di Luca. E' immensamente più docile e politicamente corretto di un arrogante e dissacrante Riccò, immaginandoli tutti ad inizio attività sportiva.
Tutto ciò premesso, ieri mi sono accomodato di fronte allo schermo con il parentado per assistere alla grande tappa.
A proposito, la grande tappa ha fatto 1.416.000 spettatori con share del 13% su Rai3.
Non si conosce purtroppo il dato delle Raisport 1-2 e soprattutto HD (Ch 557) dove la totalità degli appassionati segue la corsa. Si ringrazia la Rai per la solita proverbiale completezza di informazione.
Nel momento in cui tutti si è riuniti incombe il Colle dell'Agnello, austero, sabaudo, burbero come suo solito da buon piemontese, cortese solo alla prima accoglienza per poi diventare scorbutico nella parte avanzata.
I pretoriani di KW scortano come possono il loro capitano sperando nella solidità da lui mostrata in questo giro.
A un certo punto parte una rasoiata degli uomini Orica ben seguiti dalla maglia rosa-orange.
Il tulipano è sicuro, forte, non scalfibile da nulla e da nessuno sulla Terra, chissà se lo sarà anche nelle nuvole?
Ad un certo punto parte la lotta dei big e le nuvole sono ancora lontane e succede qualcosa che fa presagire una giornata nera per i colori nazionali.
A quel punto parla solo il capostipite, mio padre, che dice: "Niente da fare, non ce la fa. Non ha il cambio di ritmo".
E' Nibali che perde qualche metro dai tre leader della classifica. Siamo appena sopra i 2000 metri e le nuvole lontane consigliano a tutti di marciare ancora assieme. Il CdS e anche Campione della Mia Famiglia rientra e sale col suo passo. Gli altri lo considerano finito forse, non è un problema da porsi adesso. E' l'andino Chaves che deve trovare il tallone all'Achille del Brabante settentrionale.
Nel frattempo i colori azzurri e celesti sono tenuti alti da un sapiente Scarponi che da buon artigiano marchigiano del pedale confeziona una prestazione da gregario fuoriclasse che cambierà la storia della tappa e forse del Giro 2016.
Arrivano le nuvole e si sa che sono loro i trenini dei sogni, che per un russo ed un olandese portano solo incubi.
E' il momento della riscossa per il capostipite di casa: "E' caduto perché non era lucido, è in crisi!"
Kruijswijk a terra dopo un capitombolo da paura, dopo aver sbagliato inspiegabilmente una curva in discesa. Il torace, si saprà poi, ha battuto sulla pipa del manubrio e una costola se ne è andata.
Nel mio piccolo, sommessamente, concordo col caro papà sulla prima parte della sua frase.
Sulla crisi, parola enfatizzata e troppo enfatizzata come una tragedia greca, non concordo per nulla.
Purtroppo nel mio piccolo conosco bene i fastidi dell'altura e per chi vive quasi sotto il livello del mare qualche scherzo può venire, nonostante le scalate al Teide a minor latitudine.
La fantasia italica corre, e corre nel fiume nazionalazzurro anche la mia bella famigliola.
Tutto ha un piccolo intervallo in cui tutti ci si preoccupa per la sorte di Zakarin, poi De Luca rassicura sul russo (clavicola a parte) e si torna a "tifare".
Quando in discesa KW viene superato in modo irriverente da un Cardoso qualsiasi appare evidente anche a me il dramma del tallone ferito dell'Achille brabansone.
Nel 2016 non c'è più il falso fair-play dei pretoriani che aspettano il grande dittatore caduto da cavallo, e KW non è un dittatore, non lo è mai stato. C'è chi lo vede come il barbaro sconfitto dalla "crisi" e chi come un parvenu che voleva defraudare il CdS. I social impazzano già di eroismo nazionale, il Generale Annibali ha rioccupato l'Etiopia e probabilmente spezzerà domani le reni alla Grecia, perché il fato è dalla sua parte. Già, il Fato, il volere degli dèi dell'Olimpo, monte che mi dicono essersi spostato da qualche decennio dalla Tessaglia al Canton Vaud, prevenendo la "crisi" della Grecia.
Il Fato e la Dèa bendata stanno avendo un amplesso per aiutare le mire del loro Generale.
Il gruppetto di testa della santa alleanza contro il barbaro del Brabante raggiunge il capitano di ventura Scarponi avvisato dal piccione viaggiatore Slongo (sulla forma ci siamo
).
Il barbaro sprofonda oltre i due minuti nella vallata arieggiata verso Guillestre.
Toglie gli occhiali e le lentiggini diventano punti di una cartina di sofferenza ammirevole. Non lo so al momento, ma lui pedala e respira profondo con una costola variamente fratturata ... dolore profondo.
E' ancora maglia rosa quando comincia la salita finale, ma la banana di Chaves è in agguato. Grazie ad una ultima trenata dell'artigiano delle Marche, la rosa passa dalle spalle larghe di KW a quelle minute di Chaves che però è elegante come un bimbo di guerra con una maglietta XXL.
E infatti anche la nuova "rosa" traballa quando il CdS rinasce, risorge dalla pietra nemica delle Dolomie.
La mia famiglia entra in curva sud. Mio padre è il capo ultras e io sono come la moglie dell'ultras che non è mai stata allo stadio.
Quando anche Chaves cede, mio padre: "Adesso prende anche la maglia, l'olandese è crollato e Chaves non ne ha più."
Mio nipotino forse vede lì quello che per me era stato Merckx.
Tutti sgranano gli occhi felici, non hanno tutti le fette di salame, ma oggi chi se ne frega, si festeggia.
Siamo di nuovo di fronte ad una impresa del ciclismo italiano.
Mia madre è per fortuna l'unica incuriosita dal mio silenzio. Le madri sono caine, ti entrano nella testa come un elettrone nella materia.
Cerco di nascondere il mio imbarazzo. Dentro mi sforzo di credere, di comprendere, di capire cosa stia succedendo in questo sport e mi logoro fra me: "Brutto stronzo perché non gioisci che poi rovini anche agli altri la festa. Cosa te ne frega, festeggia e basta che si è tutti contenti. Se fai festa cosa rovini? Sei proprio una testa bacata, uno stupido spirito individualista e indisciplinato."
Comincio a scambiare messaggi via whatsapp con Prof per sfogare in qualche modo le perplessità che mi montano sempre maggiori. I partigiani andavano in montagna, in piazza Tienanmen si schieravano inermi (con la bicicletta al massimo davanti ai carri armati), io mi posso limitare fortunatamente alla tecnologia (mi si perdoni l'irriverente immodestia delle comparazioni).
Guardo gli altri, guardo mio padre che ha la responsabilità GRAVE di avermi trasferito il virus, la malattia inguaribile di questa disciplina. Lo guardo e dico fra me: "Maledetto è colpa tua. Mi hai attaccato questo virus, mi hai avvicinato a questo sport, che ho conosciuto e amato tanto da esserne diventato un ortodosso difensore. Oggi tu sei lì che ti esalti ed io ortodosso non ci riesco."
"Mannaggia papà, quando certe cose le faceva uno straniero, certi miracoli non ti piacevano".
E allora mi chiedo, ma sono io l'ortodosso? E quale sarebbe la mia ortodossia?
Se fossi cresciuto in Unione Sovietica, grazie allo spirito ereditato dai miei nonni e genitori, sono certo che sarei finito tra i primi in Siberia ad attendere la mia quota di piombo nella nuca.
Già, ieri io ero anti-berlusconiano e vedevo i rossi scatenati per principi validi, e i blu intenti a difendere panzane indifendibili.
Oggi sono anti-renziano e vedo i rossi (la maggioranza) allineati e felici supportare Renzi a fare cose ben peggiori di quelle che faceva il lombardo. Mamma mia, se le avesse fatte il lombardo!
Forse allora è vero che il problema sono io, che non mi va bene mai niente?
Me lo chiedo sinceramente, e poi oggi che tutto è rossoblu, perché non mi metto una volta per tutte l'anima in pace, perché non compro il Corriere e mi faccio dire cosa è bianco e cosa è nero?
Perché non compro la Gazza per farmi dire chi è dopato e chi è un eroe nazionale, un CdS da venerare come tutti?
E poi che diritto ho io, eterno stronzo libero osservatore e mal pensatore, di rovinare il sogno del mio nipotino, di trasferirgli il virus del dubbio come mio padre mi trasferì quello del ciclismo?
In effetti nessuno, ma cosa ci posso fare?
Posso imporre alla mia mente di negare ciò che a me appare evidente, quando per anni ho scritto e detto quello che vedevo e interpretavo in Armstrong (e corrotti a suo supporto)?
Devo sentirmi colpevole?
Se sì arrestatemi subito, prima che io possa fare danni alla mia famiglia ed allo Stato.
Sono un pericoloso potenziale terrorista di stampo intellettuale ciclistico, la peggior categoria.