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    L'ANGOLO DE' RISTORI CICLOINTELLETTUALI

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    Messaggio Da Admin Lun Lug 29, 2013 8:39 pm

    Promemoria primo messaggio :

    "L'Angolo de' Ristori Ciclointellettuali" by CarLemond.
    Apro questo 3D da dedicare in gran parte ad un amico conosciuto in rete, nella rete che non ha età, nazionalità e sempre meno barriere linguistiche. A parte quelle che il bischero Lemondaccio ci imporrà con la sua verve franco-empolese.
    Lemond, come tutti i personaggi, ha idee sue originali e discutibili (mi focalizzo su discutibili) e quindi apriamo la ... discussione.flower


    Ultima modifica di Admin il Dom Ago 04, 2013 1:00 pm - modificato 3 volte.

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    Messaggio Da Lemond Sab Ott 12, 2013 9:14 am

    Parla Anquetil: Nel 1966 sognavo una corsa perfetta, senza alleanze, senza astuzie e colpi della sorte, una corsa di puro ciclismo. Perdere o vincere non avrebbe avuto importanza in tale perfezione. Wink Poteva essere la L.B.L. "la Doyenne", la più bella delle classiche. Ho chiesto ai miei compagni di stare dietro, di lascia fare a me da solo, non volevo aiuti da nessuno. Fa caldo, mi sento bene e voglio eliminare "à la pedale" (espressione francese che lascio perché ne è facilmente intuibile il significato, mentre non trovo un corrispondente modo italiano di dire) tutti i miei avversari. Se la gara, come spero, seguirà il suo corso normale, sarà sulla cote de Wanne o dal monte Theux che attaccherò. Wink Genet, Spruyt e Schleck sono in fuga con un minuto di vantaggio uno scarto colmabile. Inseguo con Motta, Mercks e Altig. Stablinski si stacca per un incidente meccanico. Siamo sul M. Theux e fino allora non mi sono potuto muovere perché non volevo ritrovarmi con quei tre davanti sulla mia ruota fino alla fine. Sad Fa un caldo d'inferno e il calore è il mio primo alleato, provo un'accelerazione e li guardo tutti e non mi sembrano brillanti: Altig ha male alle gambe e non cessa di cambiare posizione, Eddy è troppo allungato per star bene, Motta salterà di sicuro. Ora siamo sulla cote della Bouquette e, senza violenza, senza scatti, solo aumento costante della velocità, sono tutti in fila dietro di me ed io accelero ancora e il buco è fatto. Passo per primo in cima e mi metto nella posizione tipica del cronometro. Restano i tre davanti, ma quando li passo "in tromba" non provano neppure a prendermi la ruota e allora so di aver ottenuto la "vittoria pura". Wink Sul podium, mentre tutti si congratulano con me, vedo arrivare un piccolo uomo che, con un tono di presa in giro mi dice: "Allora, signor Anquetil, bisogna fare pipi" e io rispondo. "No, caro signore, io non farò proprio niente! Very Happy
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    L'ANGOLO DE' RISTORI CICLOINTELLETTUALI - Pagina 5 Empty Re: L'ANGOLO DE' RISTORI CICLOINTELLETTUALI

    Messaggio Da Lemond Dom Ott 13, 2013 8:40 am

    Il giorno dopo i giornali magnificano il successo di Anquetil, dichiarando che è il numero uno del ciclismo mondiale e che simile prestazione alla L.B.L. non si era mai vista. Ma la macchina giuridica è in corso e la lega ciclistica belga dichiara Anquetil, Altig e Durante "fuori corsa" per essersi rifiutati di sottoporsi al controllo antidoping obbligatorio e quindi J.A. non iscriverà il suo nome nel "palmarès" ufficiale della corsa.Evil or Very Mad Evil or Very Mad Evil or Very Mad 
    "Sapevo, dice lui, che questa regola era stati istituita in Belgio, ma ne avevo subito contestato la validità, perché, oltre al fatto che la sua applicazione non risolve per niente la questione "doping", essa è discriminatoria nei confronti degli altri professionisti. Noi siamo degli uomini e non dei cavalli ed abbiamo il dovere di resistere a questa legge che è contraria alla dignità dell'uomo e riesce soltanto a favorire il sospetto."
    Il doping è un modo di vita al quale Jacques non si sottrarrà mai, perchè non vuole/può rinunciare ad essere il maestro del giorno e della notte, il maestro dell'intensità e quello dell'inizio e della fine di ogni festa. Sophie, sua figlia, racconta che dopava anche i pesci rossi, per vedere (avrebbe detto Jannacci) di nascosto l'effetto che fa. Smile Si dice anche che incoraggiasse tutto il suo personale a far uso di anfetamine per poter lavorare meglio, vendemmiare ad es. in un tempo record e festeggiare subito dopo a tavola tutti insieme. Si dice.
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    Messaggio Da Lemond Lun Ott 14, 2013 8:42 am

    A Saint-Etienne circola un rumore ciclistico: sarà organizzata una corsa per i minori di 12 anni. Io indosso i miei abiti da Anquetil e vado al ritrovo sulla mia bici verde. L'idea è di fare sprint a due a due con eliminazione diretta su di un percorso di 400 metri, diviso in corsie. "Anquetil" non è uno sprinter, ma accetta la sfida e nei primi turni batto facilmente i concorrenti, che non sono ancora veri avversari, ma a poco a poco il gioco si fa più duro. "Anquetil" arriva in semifinale e deve impegnarsi a fondo per battere di una mezza ruota un ragazzo molto forte. Eccolo in finale senza aver avuto il tempo di riprendere la respirazione normale. L'avversario è importante e alcuni mi dicono che disputerà il Premio "Pas Dunlop". "Anquetil" evita di guardare l'altro per concentrarsi "in toto" sulla corsa: mette la ruota sulla linea di partenza, il pedale in posizione e, al segnale, si lancia a testa bassa. Lo sforzo per tirare il rapporto è tale che la ruota posteriore, sotto la pressione della catena, si decentra e si blocca. E il mio corpo, proiettato in avanti, subisce un impatto "devastante" e sento molto male! In più sono furioso perché vedo il mio avversario, tranquillo e beato, superare al rallentatore la linea d'arrivo con le braccia levate. "Anquetil" protesta, reclama, domanda una nuova partenza per incidente meccanico, ma il mio avversario mi guarda con un un'aria da persona saputa e mi dice: "Un altra volta impara a regolare meglio le alette dei freni, stupido!" "Anquetil non risponde, è semplicemnente costernato! Crying or Very sad
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    Messaggio Da Lemond Mar Ott 15, 2013 9:31 am

    Ad una prima approssimazione si potrebbe pensare che per Anquetil il calcolo è quasi tutto e il resto è nascosto dentro di lui. E c'è del vero in questo, perché di solito quando lui dà è perché ha ricevuto o conta di ricevere. Però c'è anche da dire che non è avaro del suo denaro, come delle sue forze (tutti gli osservatori metteranno invece l'avarizia, a torto o a ragione non so, nella personalità di Poulidor). Jacques è uno dei primi che nel Tour lascia tutti i premi ai compagni, anche se, come ho scritto prima, sa che può farlo, perché nei criterium post-Tour i suoi ingaggi saranno molto alti dopo una vittoria e così tutti contenti. Wink Alcuni dei suoi "gregari" più talentuosi guadagnano ben più al suo servizio che se corressero da capitani e questo modello di generosità, inventato (quasi) da lui è diventato una regola per le successive maglie gialle di Parigi. J.A. sa anche imporre i suoi agli organizzatori dei criterium e, sempre per quanto riguarda la generosità, numerosi sono gli esempi dove ha saputo mettersi lui a servizio degli altri per permettere loro di riuscire a vincere almeno una corsa secondaria e questo è il metodo migliore per assicurarsi la più totale lealtà quando arriveranno le grandi prove. Wink
    L'esempio più emblematico è quello dell'ultima tappa del Tour 1961. Per celebrare la fine di quel Tour sontuoso il patron decide di prendere sotto la sua ala, o meglio alla sua ruota, Robert Cazala e di condurlo, fresco come una rosa, al Parc de Princes, dove gli concederà di passare per primo in quel traguardo prestigioso. Very Happy
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    Messaggio Da Lemond Mer Ott 16, 2013 9:04 am

    Anquetil sa essere generoso anche con i suoi più valorosi avversari: al Giro del 1966, Motta che è in testa, gli domanda di non attaccarlo troppo nelle ultime tappe ed egli accetta. (Nota mia, questo non lo capisco proprio, perché poi quel Giro Gianni lo vinse e Jacques arrivò terzo a più di quattro minuti dalla maglia rosa, ma a mezzo minuto circa dal secondo: Zilioli). In cima al Tourmalet, Jan Janssen che è in maglia gialla e non si sente troppo bene, si porta all'altezza del normanno e gli sussurra: "M. Anquetil, piano, s'il vous plait" e Jacques rallenta. A Torino, quando L. Aimar prende la maglia gialla, J.A. l'abbraccia creando stupore in tutti e quello di Lucien in particolare. Very Happy
    Questa generosità. applicata agli avversari è più complessa e ambigua e le note dell'orchestra risultano talvolta un po' false. Ma forse si capisce meglio se si comprende che Anquetil ha tenuto ben conto dell'aneddoto che gli ha raccontato Coppi qualche anno prima: in una corsa che teneva a vincere (a tutti i prezzi si potrebbe dire) egli si trovava ben davanti, ma con un oscuro corridore che quel giorno stava alla sua ruota, come una sanguisuga; rispondeva ad ogni accelerazione e Fausto cominciava ad inquietarsi. Sad
    Discrertamente gli propose 1000 per .., ma l'altro non rispondeva e allora 2000? Niente. 3000? 4000? 5000? e l'altro ebbe giusto il tempo di assentire con la testa, prima di ... buttarsi senza forze in un fossato. Very Happy
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    Messaggio Da Lemond Gio Ott 17, 2013 8:52 am

    Spesso, meditando davanti ai miei corridorini di plastica ero inquieto, avevo paura che Anquetil non vincesse, perché lui non aveva un atteggiamento rassicurante, non dava quell'impressione di solidità di un Bobet e, quando parlavo con mio padre, dovevO convenire  che non era forte in salita come C. Gaul. Ero a mille miglia dal capire che la lentezza con la quale ritornava sul lussemburghese sui colli era dovuta alla conoscenza di sé: un modo per non subire le accelerazioni brusche care agli scalatori. Io invece avrei voluto vedere Jacques prendergli subito la ruota e poi lasciarlo sul posto, per impartirgli una bella lezione. Wink Ero un novizio nella strategia e per questo motivo J.A. mi innervosiva! Così come le sue provocazioni verbali mi creavano quasi il terrore che lo escludessero dal gruppo. E mio padre se la cavava con un'alzata di spalle! Sad
    Che cosa si doveva pensare di un ciclista intorno agli anni sessanta? Esso doveva per il pubblico essere un lavoratore "in primis", più operaio che "patron", il denaro non doveva mai essere al centro delle sue preoccupazioni e soprattutto il ciclista doveva soffrire! Eravamo ancora sotto l'ipnosi dell'articolo di Albert Londres degli anni venti con quel suo famosissimo titolo "Les forçat de la route". Evil or Very Mad 
    Dalle confessioni di H. Pélissier e altri si scopre che i ciclisti si dopano, ma il tifoso medio non lo vuole sapere e il suo sillogismo è piuttosto semplice: i campioni non si dopano perché sono, appunto, campioni e gli altri nemmeno, perché tanto non vincono mai. Nella corsa il ciclista deve essere cavalleresco, un buon perdente, quando è il caso e la vittoria si conquista solo con la classe e il duro lavoro; ed è il migliore che vince. Per il pubblico, il ciclismo è una rivincita contro le ingiustizie della vita. Wink
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    Messaggio Da Lemond Dom Ott 20, 2013 9:02 am

    Anquetil è una voce diversa, mentre la maggioranza dei corridori stanno al gioco per stupidità, abitudine, interesse o per convinzione, lui proclama la "sua" verità. E ciò gli comporterà di essere detestato ancora di più dai molti che non lo sopportano come ciclista. E hanno anche ragione, perché, per il fatto che lui è Anquetil e non ... ormai il ciclismo professionista non sarà più lo stesso. La storia di questo sport sarà composta da un avanti e un dopo J.A. Tutte le volte che lui si esprime accade una piccola rivoluzione in gruppo. Robert Chapatte ex corridore (non di grande talento) e giornalista invece di notevole spessore, gli domanda se accetterebbe di correre per una medaglia. In risposta qualsiasi campione si sarebbe messo a parlare di gloria, di maglia distintiva, di medaglia olimpica, mentre Jacques semplicemente si arrabbia; è una rabbia fredda, contenuta e con calma argomenta: "Il G.P. delle Nazioni ammonta a un milione di vecchi franchi per il vincitore. Se io lo corressi ancora, com'è possibile, e riuscissi a vincere, ciò farebbe, per due ore di lavoro, 80.000 vecchi franchi al minuto. Se vi piace andare più a fondo, si può considerare che con un certo rapporto, ciascuna pedalata sarebbe pagata con 1000 vecchi franchi". Wink
    Questo conto dettagliato fa l'effetto di una bomba, lui che invece di cercare "LE PANACHE" come dovrebbe fare un gran signore, conta il numero delle sue pedalate! Non è un vero corridore, è un registratore contabile!Evil or Very Mad Evil or Very Mad Evil or Very Mad
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    Messaggio Da Lemond Lun Ott 21, 2013 1:31 pm

    Nel 1967, durante il Tour, egli scrive le sue quattro verità a puntate su France Dimanche con un senso della provocazione che gli viene bene:
    a) Perché non amo Poulidor
    b) Sì, sono un dopato
    c) "Anquetil accusa" a proposito della morte del suo amico Tom Simpson
    d) Sì, ho comprato qualche corridore.

    In questi articoli, corredati di foto evocatrici, tutti i canoni sono sono rovesciati: il rispetto dell'avversario e degli organizzatori, la lotta al doping e quello che si intende per essere uno sportivo. Twisted Evil 

    Dopo la loro pubblicazione, lo scandalo è tale che Jacques è costretto a fare come ... (nota mia un certo Ricciotto di Empoli che, siccome era pieno di debiti per tutta la cittadina, corse con entusiasmo ad abbonarsi al settimanale "Vie nuove", perché era proprio quello che faceva al caso suo: "un sò proprio più in doe passa". Very Happy )

    Tempo dopo tutto si placherà, anche se le questioni resteranno tali, però J.A. per lo meno le avrà poste e non si pentirà mai di ciò.
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    Messaggio Da Lemond Mar Ott 22, 2013 8:28 am

    Anquetil: "inutile parlare a bocca chiusa, per un francese la corsa più dura da vincere è il Giro d' Italia. Sono stato il primo a farlo e posso affermare in tutta coscienza che senza un squadra all'altezza nel 1964 non l'avrei neppure terminato. Viceversa, non ho potuto conquistare la maglia rosa finale nel 1967 proprio perché non avevo i fondi sufficienti per poter acquisire i servizi di una squadra all'ultimo momento. Alla partenza disponevo di nove compagni, con eccellenti elementi. Tale numero può sembrare sufficiente, ma, mi potete credere, è il minimo per il Giro, perché là eravamo dieci contro centoventi, senza contare tutto il resto. Sad I tifosi che spingono gli italiani e tirano i loro avversari e sputano loro sul viso. Si parla spesso nel ciclismo dell'inferno del Nord, per me codesto inferno è rappresentato dal Giro. Ci sono degli interessi pubblicitari tali che è assolutamente vitale che sia un italiano a vincere e la televisione non può e non vuole essere obiettiva, perché se c'è uno straniero in testa gli ascolti all'arrivo diminuiscono in maniera drammatica. Sad E io ne ho fatto l'esperienza più totale nel Giro di cui parlo. E' successo di tutto, che posso esprimere in un solo concetto: mi fu impedito fisicamente di difendere la *mia* maglia rosa nella tappa che da Trento portava a Tirano e che aveva come asperità principali il Tonale e l'Aprica."
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    Messaggio Da Lemond Mer Ott 23, 2013 8:31 am

    Un giorno di luglio, in pieno Tour, faccio un'uscita con due compagni: uno farà la parte di Roger Rivière, l'altro quella di R. Poulidor e io sarò ... Avevamo previsto un giro di 24 km, ma sapevamo tutti e tre che il vero scontro si sarebbe verificato nella terribile ascesa di "L'Ecorchée", 3 km. con una percentuale che solo i surdotati riescono a domare. Wink Ai piedi della salita Anquetil attacca con il suo stile caratteristico, da passista, la sua accelerazione è potente, ma commette l'errore di prendere la seconda curva all'interno e gli altri due lo passano all'esterno, dove la pendenza è più lieve. Si appiattisce sulla sua bici verde, si concentra, gli occhi fissi sulla ruota davanti e produce il suo massimo sforzo, ma non riesce a riprendere i due in fuga. Evil or Very Mad In cima è terzo, mentre Rivière primo, e sono furioso per aver fatto perdere Anquetil. Evil or Very Mad Evil or Very Mad Ma se quella "cote" fosse stata due km. più lunga, mi avrebbero visto la coda, però questi pensieri non mi calmano e ce l'ò sempre "a morte" con me stesso. Basta, ormai mi consacrerò solo allo sforzo solitario, ma resto furioso. Evil or Very Mad Evil or Very Mad
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    Messaggio Da Lemond Gio Ott 24, 2013 9:10 am

    Anquetil fa venire i nervi a parecchi per diverse ragioni: se si vuol considerare che i grandi campioni per effetto della natura, della volontà e del ... (doping dico io Smile) possiedono alcuni secondi di vantaggio sui loro migliori rivali, e molto di più sulla media del gruppo, l'uso che di questi vantaggi se ne fa, varia da un campione all'altro. Mercks, per esempio, riscuote questo tempo "in contanti"; è il più forte e fa in modo che questo si sappia. E ciò, per i suoi ammiratori è rassicurante. Armstrong concentra il suo vantaggio su una o due corse nell'annata e su qualche momento strategico nella corsa: la cronometro e gli arrivi in salita. Il resto del tempo è economo, calcolatore, forte e freddo e i suoi sanno che mantiene quello che promette. B. Hinault è più artista: può decidere di farsi valere in qualsiasi momento, è lui che decide quale deve essere la forma di una corsa/tappa e per questo motivo è diventato uno dei più bei fabbricanti di ciclismo della storia. Wink Jacques invece fa rabbia, perché usa quasi sempre in modo irrazionale il suo potere (è per questo che Poulidor lo batte sempre al gioco del poker): si disinteressa spesso della corsa, fa innervosire i suoi compagni e lascia passare delle opportunità enormi. Sad
    Nel 1963 il percorso del Campionato del mondo non era molto accidentato, ma la lunghezza e gli attacchi continui avevano fatto una grande selezione e solo i più forti erano rimasti davanti. A qualche km. dall'arrivo Anquetil si appiattisce ancora di più del solito sulla sua bici e parte, come un inseguitore, è il momento di giocare i suoi secondi di vantaggio. Wink La muta non gli riprende neppure un metro, ma ecco che, contro ogni logica, si gira a guardare gli inseguitori, arguisce che non ce la farà e si rialza. Sad Un errore da debuttante, perché ognuno sa che in una situazione simile non ci si gira, si spinge a tutta e basta! Anche Van Looy, dopo la corsa gli domanda. "Ma perché ti sei rialzato ad un chilometro, noi eravamo "a tutta" e non guadagnavamo un metro, ormai eravamo tutti sicuri della tua vittoria.
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    Messaggio Da Lemond Ven Ott 25, 2013 8:25 am

    Anquetil fa rabbia anche perché è esageratamente orgoglioso e vuol ricevere *sempre* tutti gli onori dovuti al suo rango. Al G.P. delle Nazioni nel 1954 sente che c'è qualcosa che non va: i meccanici cercano di non guardarlo negli occhi e rispondono evasivamente alle sue domande. Poco dopo scopre che il suo allenatore (F. Pélissier) ha deciso di seguire Koblet invece di lui. L'auto che segue è utile in caso di incidente meccanico e per informazioni varie, oltre che per avere incoraggiamento nei passaggi difficili. Jacques sarà seguito da Jacquot, il meccanico ed è "fuori di sé", perché per lui si tratta di un vero e proprio tradimento Evil or Very Mad e reagisce come un cavallo che ha avvertito un violento colpo di frusta: si mette al galoppo. A Rambouillet ha quattro minuti di vantaggio e mentre si volta vede il muso della macchina di Pélissier che sta arrivando per mettersi alla sua ruota. Twisted Evil All'arrivo il furore di J.A. non è di certo smaltito e, benché abbia stabilito il record della prova, rifiuta le congratulazioni di Francis ed anzi lo apostrofa senza mezze misure. La sera stessa invia il suo mazzo di fiori alla signora Péllissier.Twisted Evil
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    Messaggio Da Lemond Sab Ott 26, 2013 8:39 am

    Anquetil fa rabbia anche perché è molto bravo a far di tutto per perdere. Nel 1958 alla Parigi-Roubaix ha delle buone gambe e un piano: partirà presto per avere un margine prima che arrivi il pavé. Al sessantesimo chilometro si trova in fuga con altri 17 , fra i quali i suoi amici Darrigade, Stablinski e Bobet. Egli prende dei cambi molto lunghi, ma così facendo, elimina gli avversari della fuga, ma anche i suoi migliori compagni e si ritrova solo, con due belgi, che non hanno nessun interesse ad aiutarlo e il gruppo rinviene a un minuto e mezzo. Per di più, fora e ritorna in testa sì, ma a un prezzo troppo elevato e, senza più forze, si fa riprendere a quattro km. dal velodromo, dove sono in 64 ad entrare insieme e Van Daele vince. La conclusione che ne trae Jacques riflette più il suo umore che una vera analisi: "Le corse di un giorno sono delle lotterie, non mi interessano più!" E infatti non correrà più la classica del nord. nel 1981 B. Hinault penserà lui a vincerla, prima di aggiungere che questa corsa è non solo una lotteria, ma anche una "connerie". (Nota mia uno dei film più divertenti in assoluto della storia del cinema è, a mio giudizio "Le dîner de cons" che in italiano è "La cena dei cretini") Wink
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    Messaggio Da Lemond Dom Ott 27, 2013 8:07 am

    Però, proprio a proposito di quella Roubaix, arrivò nel 1973 un'ammissione di colpa, seppur tardiva. Anquetil, allora consultante alla TV, segue Mercks in un'auto per la stampa, mentre egli è solo e spinge a pieni pedali verso la vittoria, allorché sul pavé umido, scivola e cade; ma si rialza e riparte. Allora Jacques confida al giornalista che sta guidando: "Vede, lui ha fatto quello che io non ho saputo fare quindici anni fa!" Sad E' andato in fuga, prendendo un margine di sicurezza ed ha ben calcolato i suoi sforzi; se ... avrei anche P.R. nel mio "palmarès".
    Quando le cose non vanno secondo i suoi piani J.A. sa anche innestare la marcia per far perdere. Nel Tour 1959 la vittoria sembra aver scelto il campo di Anglade, questo piccolo Napoleone malizioso e autoritario che corre per una squadra regionale. Ma per Anquetil l'idea che questo "nessuno" possa far saltare i due grandi rivali del momento (lui e Rivière) non è proprio sopportabile, tanto più che il suo agente è Piel, il rivale del suo: Dousset. Piove quando si devono affrontare Maddalena, Iseran e Gran San Bernardo e il grande Luison Bobet abbandonerà il ciclismo proprio in questa tappa! Evil or Very Mad 
    Incurante di questo passaggio epocale un gruppetto è in fuga e fra questi Anglade, Anquetil e Rivière, ma nella vallata, dopo l'Iseran, è manifesto che gli ultimi due si rifiutano di collaborare, ciascuno accusando l'altro, ma in effetti sono d'accordo per favorire il ritorno di Bahamontes (l'aquila di Toledo) che, ai loro occhi sarebbe un ben miglior vincitore del giovane Anglade. E infatti tutti conoscono quel motivo e al Parco dei Principi Anquetil sarà sonoramente fischiato e proprio per questo, di ritorno in Normandia acquista un battello a cui mette il nome di "Sifflets 59". pirat
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    Messaggio Da Lemond Lun Ott 28, 2013 7:48 am

    Anquetil fa rabbia perché quando ha un'idea in testa va fino in fondo, qualunque siano le conseguenze da pagare. Nel 1961 vuol realizzare il sogno di vincere il Tour, tenendo la maglia gialla dal primo all'ultimo giorno. La sfida è grande e non rientra neppure nel suo temperamento, perché richiede una vigilanza continua, stare sempre in testa al gruppo e soprattutto attenzione alle azioni degli altri, che non rientra nei costumi del Nostro. Si tratta dunque "in primis" di una sfida lanciata a sé stesso. Jacques ha una buona squadra e tutti sono concentrati sul medesimo obiettivo, aiutati anche dalla cronometro iniziale, dove tutti gli avversari sono stati messi in fila, a più di tre minuti. In seguito la squadra ha il compito di mettere il catenaccio alla corsa e dopo qualche tappa la stampa e gli organizzatori cominciano a esprimere il loro dissenso: preferirebbero di gran lunga una corsa di movimento e di ribaltamento delle posizioni acquisite. Finalmente nella tappa di Chalon-sur-Saone una fuga prende 17 minuti di vantaggio e la classifica generale sarebbe stravolta. Quel giorno là Jacques, rifiutando ogni aiuto, va a fare quello che nel gergo ciclistico si chiama "un truc": si mette in testa al gruppo e tira per trenta chilometri! Dietro di lui è il panico, perché, non possono seguire il treno e saltano ad uno ad uno. Da solo è anche riuscito a riprendere i 17 minuti e mantiene la maglia gialla. Sulle alpi, dove si spera in sussulto degli scalatori, si verifica una brutta caduta di Gaul e Anquetil non deve temere. Arrivati ai Pirenei, gli osservatori si attenderebbero una vera battaglia, ma Gaul sembra rassegnato: "Ho tentato dieci volte di lasciarlo, ma lui mi ha risposto aumentando l'andatura e allora non attacco più, si vede che sono invecchiato!" Goddet è furioso: "Mi bloccano le tappe dei colli, facendo un falso treno davanti, che nessuno vuol contestare, questi qui sono solo dei "nani della strada!" Evil or Very Mad 
    Ma Anquetil ha ormai ottenuto quello che voleva e, ciliegina sulla torta, si aggiudica la cronometro seguente e tira la volata vincente al suo amico Cazala al Parco dei Principi. Shocked
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    Messaggio Da Lemond Mar Ott 29, 2013 10:40 am

    Infine, Anquetil fa rabbia perché ha fortuna, perché se si misura i campioni con i quali ha dovuto confrontarsi, si vede che la sua carriera si è svolta fra un Bobet sulla via del tramonto e un Mercks, ancora giovane. Ha dovuto affrontare degli specialisti, non dei "super-crack" : Bahamontes era uno scalatore molto temibile, ma discendeva male e soprattutto non è mai riuscito ad arrivare ad un livello sufficiente a cronometro. Charly Gaul era un po' il contrario di J.A. : saliva come un "grimpeur", adorava la pioggia e il freddo, ma teneva difficilmente la distanza di un G.T. Van Looy era un campione, ma su di un piano diverso dal suo, privilegiando le corse di un giorno. Ercole Baldini e Rudy Altig erano i soli che potevano anche batterlo a cronometro, ma erano limitati in alta montagna. Resta quindi il solo Poulidor che era senza dubbio il più completo, ma a lui è sempre mancato l'anima di un vero campione.
    Nel suo primo Tour (1957) Jacques beneficia di un concorso di circostanze favorevoli imprevedibili. Ha fatto sapere che non vuol correre nella squadra nazionale, dove il capitano è Bobet e quindi sarà in una regionale, insieme al suo amico Darrigade. Ma ecco il colpo di scena: Bobet decide, a causa di un Giro molto usurante, di non correre il Tour e allora la porta per il giovane è aperta e Anquetil saprà spingerla dalla sua parte. Wink Walkowiak, il vincitore dell'anno prima, non può imporsi come leader e Anquetil si ritrova a capo di una formazione nazionale in piena forma e pronta a battersi su tutti i terreni. Quell'anno le temperature sono altissime e C. Gaul, il suo avversario più temibile, abbandona. Bahamontes segue l'esempio del lussemburghese, anche se per lui non vale la spiegazione del caldo.
    L'anno 1960 è esemplare della sua fortuna, perché Roger Rivière purtroppo cade nella discesa del "col du Perjuret" e non correrà più! E lui era un corridore completo, e avrebbe potuto rivelarsi il principale antagonista del normanno.
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    Messaggio Da Lemond Mer Ott 30, 2013 11:01 am

    La seconda volta che ho visto Anquetil, non l'ò davvero visto, l'ò spiato. Mio padre ed io siamo partiti sulla sue tracce nel 1961, quando avevo 14 anni e il Nostro aveva descritto ai giornalisti in modo così apocalittico la salita del Gavia, che mio padre aveva deciso che dovevamo provare anche noi a scalarlo. Jacques aveva parlato di una mulattiera intagliata nei fianchi di una montagna senza nessuna protezione, nonostante fosse facile scivolare e/o farsi prendere dalle vertigini. Quando c'era passato lui era una giornata piovosa e quindi la strada si era strasformata in un ruscello di fango, molto pericoloso. Aveva descritto anche i tifosi (veri e propri malati) che spingevano Gastone Nencini con tutte le loro forze e, non bastando ciò, apostrofavano il francese di ogni tipo di insulti e ... minacce.scalATTORE I giornalisti che conoscevano questi paraggi, avevano aggiunto che talvolta si potevano incontrare anche gli orsi.
    Tutto ciò bastava e avanzava per l'appetito ciclistico di mio padre ed insieme l'estate successiva ci siamo messi in moto, con il tempo secco per fortuna, quel giorno. Erano 20 km.  di strada in terra mal battuta fino ad arrivare a 2618 m. di altitudine e dovevamo far fronte alla sabbia e ai ciottoli e al fatto che la ruota posteriore pattinava. La percentuale di questo sentiero da capre raggiungeva il 22 e noi, con il viso diventato una maschera e la gola infiammata organizzavamo comunque a colpi di pedale la vendetta di J.A. Nonostante non avessi visto l'orso, un legame fra Anquetil e me si era stretto con quello sforzo replicato: eravamo più vicini, mi sentivo più maturo e, se anche Jacques amava la solitudine, quel giorno avevo capito che non lo avevo lasciato solo. Smile
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    Messaggio Da Lemond Gio Ott 31, 2013 8:15 am

    "Se oltrepasso la frontiera della piccola cerchia d'amici tutti i contatti umani sono quasi inesistenti" Così si esprime Anquetil. Mentre Janine afferma "Non poteva mai restare solo". Questo paradosso è sottolineato da Jean Bobet :"Ci sarà sempre qualcosa di insolito nella vita del Nostro, qualcosa che lo rende inaccessibile a tutti: avversari, pubblico e ... amici".
    Io avrei voluto essergli amico, così come avre voluto esserlo di M.me Anquetil.
    Janine, detta Nanou, era entrata nella sua vita attraverso una "porta sbattuta". Era la moglie del suo migliore amico, mentore e medico: il dott. Boeda di Rouen. Aveva due figli e sette anni più di Jacques e non l'amava. Questo ragazzo biondo, pretenzioso, che le si appiccicava addosso gli dava ai nervi. Annie e Alain, i suoi figli, invece lo adoravano e volevano seguirlo dovunque, per loro era una specie di fratello maggiore dotato di genio. (continua)
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    Messaggio Da Lemond Ven Nov 01, 2013 8:52 am

    E lui era spesso a casa loro, anche se stava più spesso con il dottore e con i ragazzi che con Janine e si dice che lei consigliasse al marito di occuparsi più degli altri pazienti che di quel ciclista biondastro (si dice). E poi, un giorno di vacanze nel sud della Francia, Janine, sola con i figli, invita Jacques, che è di passaggio. Lui accetta, ma poi ci ripensa, perché è stato invitato anche da un'altra parte. La sera, arrivando laddove ha scelto vi trova ... Janine. Embarassed  Questa situazione avrebbe potuto produrre effetti molteplici, non certo positivi, invece passano la serata insieme e ripartono la mano nella mano, per non lasciarsi mai più. Shocked 
    Qualche tempo dopo Janine fugge dalla casa in camicia da notte. Per il giovane Jacques Janine rappresenta un trofeo, ma soprattutto un guadagno inatteso. Ella è stata un'atleta e in più è anche infermiera, conosce moltissime cose e quello che non sa, indovina. E lui non sarà soltanto il suo marito, ma anche il suo campione e J.A. gli dovrà molta riconoscenza per la sua carriera.
    Formano una coppia indissolubile e Jacques impone Janine a tutti; riconosce che non è sempre facile con i direttori sportivi e con gli altri corridori, perché il gruppo non ama troppo avere donne intorno. Il pregiudizio è duro a morire e Anquetil deve lottare con tenacia per creare il posto di Janine. Wink (continua)
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    Messaggio Da BenoixRoberti Ven Nov 01, 2013 9:02 am

    Ogni buon film ha bisogno della sua scena di sano e gustoso sesso Very Happy
    Scherzi a parte, questi hanno vissuto una vita pazzesca da pazzi.
    E questo splendido aneddoto smonta un po' il JA tombeur de femmes.
    E' stata Janine la cacciatrice!
    Questa volta Jacques ha fatto la lepre; certamente con più gusto e piacere di Poupou. Laughing 
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    Messaggio Da Lemond Sab Nov 02, 2013 8:17 am

    Ma Jacques si chiama Anquetil e Janine sarà, alla fine, accettata e s'imporrà anche grazie al fascino e alla sicurezza con cui dimostra di conoscere l'ambiente. Janine assomiglia a Martine Carol, sa vestirsi e la sua foto appare ben presto in tutti i periodici e molti cercano i suoi pareri e addirittura consigli, insomma ha domato "il leone". Wink J.A. gli è molto riconoscente, perché: "Mi ha dato un gusto nuovo per il mio lavoro, è straordinario, ma ha avuto questo potere". L'aspetto psicologico è molto importante per un ciclista in generale e per "il biondastro" in particolare e lei sa sviluppare i doni che lui possiede. Ad es. la parte di dubbio, di ribellione che manifesta nei confronti del ciclismo non la contrasta, il che sarebbe catastrofico, ma la va ad analizzare per poterla comprendere e utilizzarne la parte migliore. Un aspetto importante in Janine è che è sì interamente devota a Jacques, ma segretamente, è ancora di più innamorata del ciclismo. Wink(continua)
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    Messaggio Da Lemond Dom Nov 03, 2013 9:19 am

    Essere la donna di un ciclista e volerlo fare al massimo, significa viaggiare al volante di un'auto, perché amore e mezzo meccanico sono indissolubili. Wink D'altra parte Nanou non era il tipo di persona capace di attendere il ritorno del marito dalle corse, voleva dividere la vita del campione. Durante i criterium guidava di notte e di giorno, insomma i due vivevano sulla strada e la vettura era la loro casa. Jacques ha imparato a dormire seduto, mentre ella veglia, guida, fa i conti e assicura anche lo spettacolo, come in quella foto, dove la si vede, magnifica nei suoi calzoncini bianchi, tendere il ginocchio verso Jacques, affinché egli possa firmare in tutta comodità un contratto. Wink I due sono inseparabili e stanno ad una certa distanza solo quando Anquetil deve pedalare. Very Happy
    Per una volta, alla Vuelta del '62, Janine è rimasta a casa, ma ben presto l'avvertono che deve raggiungere il gruppo, perché Altig e Stablinski hanno rotto la loro forcella e ne restano soltanto due per l'intiera squadra e, come riserva, è poco. Sad Inoltre Jacques ha bisogno anche di alcuni generi alimentari che lì non si trovano. Ella fa le compere, carica la vettura a Rouen e attraversa la Francia da Nord a Sud e poi la Spagna. Wink Ha una resistenza al volante che assomiglia a quella di suo marito in bici e, oltre a ciò è un'organizzatrice "senza pari". Wink Se occorre, per guidare più a lungo, si dopa alla Corydan. (continua)
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    Messaggio Da Lemond Lun Nov 04, 2013 8:24 am

    Nel 1965, dopo la staffetta diabolica Delfinato-Bordeaux/Paris egli è di nuovo in auto e Janine conduce, mentre lui piange. Piange di fatica, ma anche di gioia, perché ha sentito per la prima volta che il pubblico del Parco dei Principi lo ha amato. Un sentimento nuovo, strano per lui, che confessa a Janine, fra una lacrima e un'altra: "Ho l'impressione di aver fatto qualcosa di importante". ;)Subito dopo dondola la testa e si addormenta, mentre Janine continua verso Rouen.
    Ma Janine talvolta ha paura: "Non amo mai l'attesa prima di una crono, non posso restargli accanto, ciò va al di là delle mie forze". E' un momento di tensione insopportabile e "In questa tappa Anquetil va sicuramente a perdere, perché il tracciato è favorevole a Poulidor". Sad
    Jacques gli sarà sempre riconoscente e sa che non avrebbe potuto mai ottenere quei risultati senza di lei. Wink
    Talvolta, aiutata dalla notorietà, Janine farà anche un specie di Giro della Francia per sé stessa, quale rappresentante di profumi, acqua di colonia o vestiti "pret a porter". I tempi sono cambiati e il ciclismo non è più un affare solo di bici "La Perle" o "Bianchi", ma può essere altresì l'ambasciatore del fascino e dell'eleganza. Wink
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    Messaggio Da Lemond Mar Nov 05, 2013 8:23 am

    Ci ho messo parecchio tempo prima di accogliere Stablinski nel mio gruppo di corridori di plastica e prima avevo torto. Sad Malgrado le diverse maglie conquistate, di solito mi pareva invisibile, come se vincesse sempre sfruttando il lavoro degli altri. Jean è un corridore libero, nei movimenti come nelle parole, è veloce, sa vincere, ma è libero anche di mettersi al servizio di un capitano quando il suo spirito di libertà glielo impone. Wink E Anquetil guarda con invidia la maglia di campione del mondo che ha indossato per un anno, tanto per cambiare Very Happy le innumerevoli maglie di campione di Francia. J.S. è un corridore molto temibile per le corse di un giorno, perché sulla sua bici possiede l'eleganza invisibile dei furbi: piccolo, discreto, come dicevo prima invisibile, egli sa stare alla ruota giusta e partire quando sa che gli altri non potranno andargli dietro. Si potrebbe quasi giurare che è all'interno delle vostre gambe e conosce con esattezza il momento nel quale voi soffrite di più. Smile
    Egli ama e ammira Anquetil per delle buone ragioni e, siccome è anche bravo nel descrivere il suo amico e leader, conviene ascoltarlo. (continua)
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    Messaggio Da Lemond Mer Nov 06, 2013 7:50 am

    Secondo lui se Anquetil di solito sceglie "i suoi appartamenti" nel fondo del gruppo non è per indifferenza, ma solo perché sa di avere i mezzi per rimontare quando decide di farlo. Anquetil non ha mai da dire qualcosa di negativo sui compagni di squadra e talvolta proprio per la fiducia che pone in essi si disinteressa della corsa in testa. Infine Anquetil è un leader in cui si può avere fiducia ad ogni istante, perché quando "la casa brucia" egli è in grado di riparare con poche pedalate e grande sollievo dei suoi gregari. Quanto all'uomo, è molto più coscienzioso di quello che si pensa, la decontrazione avviene solo alla fine della battaglia, mai avanti. La gente parla degli eccessi alimentari di Jacques, ma Stablinski suggerisce che è solo guerra psicologica da parte sua e la storia dei crostacei con champagne è solo un'arma contro i suoi avversari che non sgarrano mai e una benedizione per i giornalisti. Wink
    Anquetil gioca sovente il ruolo di personaggio misterioso e quando non interpreta quel ruolo, lo diventa veramente, ma le relazioni personali con lui sono sorprendenti: non lega facilmente con gli altri, ma quando lo fa è definitivo ed esclusivo, anche se la sua amicizia è esigente e spesso intollerante. (Nota mia: richiama alla mente il ritratto di Giuseppe Verdi)
    Per Stab talvolta è un po' troppo e cerca di mantenere una certa libertà. (continua)
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    Messaggio Da Lemond Gio Nov 07, 2013 9:22 am

    Anquetil era un tale miscuglio di sicurezza e di dubbio, di certezza e tormento che era molto difficile comprenderlo. Il mondo lo ammirava e lui compiva exploit ammirevoli, ma dal lato umano pochissimi erano quelli che erano autorizzati a sentirsi intimi con lui. Gli eletti erano sicuri di essere privilegiati, una sorta di corte nella quale dopo poco uno si sentiva molto legato, perché le esigenze di amicizia di Jacques erano, ancorché poche, molto forti. La sua esclusività lo fa apparire come un campobanda al centro di un microcosmo chiuso e si pensa che le sue gambe gli possano permettere anche di essere arrogante quando lo vuole e visto da fuori il clan Anquetil fa un po' paura e chi non può entrare pensa ad una specie di "mafia". Chi è dentro, naturalmente, ha una visione diversa e sa soprattutto che sarà sempre trattato bene, perché Jacques mette sempre al centro dei rapporti una fedeltà che gli deriva dall'infanzia e che non smentirà mai. Dall'altra parte i suoi amici di allora si riuniscono ogni anno davanti alla sua tomba nel mese di novembre. Fra tutti questi, oltre a Stablinski, due uomini hanno avuto un'importanza particolare per lui e ciò che Janine ha fatto per l'amore, Darrigade e Geminiani lo hanno fatto dal lato amicizia. Questi due uomini sono molto differenti e la qualità della relazione può anche apparire talvolta paradossale. Vedremo e forse ci stupiremo. Wink

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