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    L'ANGOLO DE' RISTORI CICLOINTELLETTUALI

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    Messaggio Da Admin Lun Lug 29, 2013 8:39 pm

    Promemoria primo messaggio :

    "L'Angolo de' Ristori Ciclointellettuali" by CarLemond.
    Apro questo 3D da dedicare in gran parte ad un amico conosciuto in rete, nella rete che non ha età, nazionalità e sempre meno barriere linguistiche. A parte quelle che il bischero Lemondaccio ci imporrà con la sua verve franco-empolese.
    Lemond, come tutti i personaggi, ha idee sue originali e discutibili (mi focalizzo su discutibili) e quindi apriamo la ... discussione.flower


    Ultima modifica di Admin il Dom Ago 04, 2013 1:00 pm - modificato 3 volte.

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    Messaggio Da Lemond Ven Set 20, 2013 8:43 am

    La quarta e ultima volta che ho visto Anquetil dal vero, mi sono inginocchiato davanti a lui. Ero riuscitoa prendere il mio primo diploma (ce ne volevano due, allora) e i miei genitori mi avevano regalato una macchina fotografica che stavo provando. Era bel tempo e la pellicola in bianco e nero era nuova e ben posizionata nel suo rullino. Era il 12 luglio 1964 e mi ero messo in un fossato due km. prima della vetta del Puy de Dome. La strada era proibita alle auto e quindi avevamo percorso a piedi la salita ed eravamo rossi per il sole e l'impazienza. ;)La rivalità fra Anquetil e Poulidor era al massimo e il momento della verità stava per arrivare. Su questo unico colle si sarebbe deciso il Tour: se Poulidor, considerato miglior scalatore, fosse riuscito a prendere ... secondi a Jacques, sarebbe riuscito a vestire la maglia gialla (mai accaduto prima); in caso contrario il Normanno avrebbe conservato il simbolo del primato. La Francia era divisa in due ed io non ero certo (si sa Wink) nel gruppo dei pulidoristi che stavano urlando di gioia nel momento in cui voci dicevano che il loro campione stava staccando ... (continua)
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    Messaggio Da Lemond Sab Set 21, 2013 9:15 am

    Ho fotografato prima Poulidor, ho atteso qualche secondo  e mi sono inginocchiato per non perdermi Anquetil che saliva all'estremo limite delle sue forze. L'occhio nel mirino (nota mia, se si chiama così, perché io, che mi ricordi, non ho mai scattato una foto) e il ginocchio piegato, ero nella posizione perfetta per assistere e documentare uno dei più grandi momenti della storia del ciclismo.

     cronoman Anquetil cerca in tutti i modi di non farsi togliere troppi secondi dall'asfalto in pendenza, il naso incollato al manubrio, semina il sudore sulla strada che lo conduce alla sommità del Puy de Dome. La mia esperienza ciclistica era allora largamente sufficiente per poter affermare che la sua andatura era piuttosto lenta, ma che Poulidor, passato qualche istante prima di lui, non era più veloce. Se fossi stato soltanto trecento metri più in basso avrei potuto fotografare i due "spalla a spalla" incapaci di separarsi, la foto che è diventata il simbolo della loro rivalità. (continua)
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    Messaggio Da BenoixRoberti Sab Set 21, 2013 9:38 pm

    Val la pena inquadrare il fatto per i tanti (pure io) che, allora, ancora non c'erano Very Happy 




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    Messaggio Da Lemond Dom Set 22, 2013 8:55 am

    Lì per lì ero felicissimo di avere la foto di Anquetil da solo, in primo piano tutto per me, ma riflettendo avrei gradito molto di più aver scattato l'altra, quella dove i due uomini si prendono tutta la strada, ma l'intensità dello sforzo li riunisce e l'uno si appoggia alle spalle dell'altro, con gli sguardi che dicono: bisogna che tutto ciò abbia termine, perché il dolore è troppo grande!
    Si è detto e scritto tanto su questa salita, che Poulidor doveva attacare prima, che Anquetil aveva un rapporto più adatto, che la pendenza in certi tratti era troppo forte, che Poupou avrebbe potuto seguire Bahamontes se avesse voluto. Si è parlato di ascendente psicologico, di guerra dei nervi etc. Non ci credo per niente, perché non è in quei momenti che si può mettere in moto la psicologia: si è semplicemente "a tutta" e si ci si lascia trasportare dal mestiere che ci spinge a salire alla velocità massima possibile.
    Mentre scendevo mi ponevo qualche domanda. Anquetil era il più forte defensore mai esistito? Aveva trovato il modo di utilizzare fino all'estremo limite la sua forza? Quella sconfitta era stato il modo migliore per assicurarsi la vittoria finale?
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    Messaggio Da Lemond Lun Set 23, 2013 9:02 am

    Già da piccolo avevo idee chiare su come doveva essere un campione. Ed erano così chiare che le avevo affidate al mio diario, insieme alle foto che ritagliavo dai giornali. Quel quaderno era allo stesso tempo il mio Panthéon e i miei Comandamenti.
    Un campione era prima di tutto un essere naturalmente portato verso gli "exploit" e per far ciò doveva amare il suo sport più di ogni altra cosa. E l'"exploit" consisteva nel vincere ancora e sempre o perdere in tal modo che la sconfitta potesse sembrare una vittoria (era la foto di Anquetil).
    Come ho detto il secondo tratto distintivo era una amore senza limiti: Alfredo Binda che dormiva con la sua bici e che si sdraiava per terra (senza materasso) quando pensava di aver corso male, mi sembrava l'esempio più rappresentativo e avevo anche la sua foto.
    Il grande campione si riconosce altresì per la sua indifferenza totale verso il denaro: i ciclisti non sono come i calciatori. Wink Inoltre accetta il dolore come un dato di base e lo addomesticava, fino a farne un alleato e in ciò era eccellente R. Geminiani (le gran fusil). Il campione è infine un essere generoso e modesto che sa incassare i colpi senza ... e riconoscere i meriti dei concorrenti.
    Quando fui in età più matura mi resi conto che avrei dovuto fare un po' di revisione in questi miei ... Comandamenti. Wink
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    Messaggio Da Lemond Mar Set 24, 2013 2:20 pm

    In materia di "exploit" non ne è stato mai fatto uno più grosso.

    Parla Anquetil: " L'ò visto arrivare con i suoi grandi zoccoli, le Grand Fusil (Geminiani) il quale diceva "en passant" che colui che fosse riuscito a vincere il Delfinato e subito dopo Bordeaux-Paris si sarebbe assicurato la gloria per almeno venti anni. Il pubblico gli avrebbe baciato i piedi, ma è un sogno! Quando avevo pensato di correre le due prove avevo anch'io creduto che legarle insieme sarebbe stato impossibile. Geminiani però ritornò qualche settimana dopo per dirmi che avevo bisogno di un "exploit" per rinnovare in grande il contratto dell'anno successivo ed egli sapeva che ero sensibile sul lato economico. Poco dopo fu Janine che ritornò sull'argomento per sottolineare la pazzia del mio D.S. visto che l'ultima tappa del Delfinato si correva lo stesso giorno dell'altra gara! Evil or Very Mad 
    Ecco come sono stato messo in gabbia, perché mi riesce troppo difficile non rispondere alle sfide insensate. Twisted Evil 
    Gem è sicuro di essere un fine psicologo ed è vero, ma non come crede lui, perché avevo indovinato che era in combutta con Janine e restava poi il fatto che una sfida del genere resta un non senso a priori e, se si accetta, si deve essere sicuri di vincerla. Allora ci penso e, secondo loro, cedo, ma in effetti sono io a decidere e voglio delle serie garanzie che tutto sia fatto a regola d'arte e soprattutto occorre trovare un jet che mi conduca a Bordeaux." (continua)
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    Messaggio Da Lemond Mer Set 25, 2013 2:19 pm

    Geminiani esulta e annuncia tutto ciò con grande entusiasmo alla stampa e quando Le Gran Fusil grida lo intendono anche da lontano. Wink Gli organizzatori del Delfinato diventano furiosi e mi scrivono per dirmi che svalorizzo la loro corsa volendone aggiungere un'altra nello stesso giorno, il pubblico finirà per ceredere che quest'anno la nostra è troppo facile. Evil or Very Mad 
    Comunque, appena Raf ha fissato il jet comincio ad occuparmi di Poulidor e per far questo al meglio occorre prendere gli abbuoni nelle prime tappe, perché il terreno, poi, gli sarà particolarmente favorevole. A Grenoble, come spesso accade, fa freddo e la discesa ghiacciata mi fa orrore, perché non sento più le dita e poi mi sono accorto di aver dimenticato l'impermeabile. capa sul muro Mi mancherebbe solo di prendere una bronchite! Poi c'è la cronometro e riesco a prendergli solo 13 secondi, ma alla fine saranno sufficienti per poter pensare a Bordeaux, o meglio a Parigi ... via Bordeaux. Very Happy (continua)
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    Messaggio Da Lemond Gio Set 26, 2013 11:51 am

    Ed ecco che comincia la corsa contro il tempo, la più insolita della mia carriera: ore 17 arrivo dell'ultima tappa del Delfinato (ad Avignone), 17 e 20, dopo il podio, sono sull'auto di Geminiani per andare all'albergo per il bagno, leggero massaggio e qualcosa da mangiare, 17 e 55 di nuovo in vettura per l'aeroporto di Nimes, 18 e 30 intervista e altro massaggio nella sala d'attesa dell'aeroporto, che tempo fa a Bordeaux? Piove. Grazie. 18 e 35 l'aereo (un Mystère 20) e Raf mi dice che ce lo ha prestato De Gaulle. So che quello sarà il mio solo momento di riposo, distendo le gambe sulla valigia e chiudio gli occhi. Appena partiti, siamo di già arrivati e a Bordeux comincia il panico tipico di ogni trasferta: preparazione della bici, vestiti caldi per la strada di notte etc. Stablinski e Denson saranno accanto a me, pronti ad aiutarmi, specie a tener d'occhio l'avversario più pericoloso: Tony Simpson, che ha dichiarato di voler vincere. Ho mal di gambe, ho sonno e invece di andare a dormire dovrò pedalare per 557 km, i primi 258 in gruppo nella notte umida e gli altri dietro motori a più di 50 kmh. UNA FOLLIA! (continua)
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    Messaggio Da Lemond Ven Set 27, 2013 8:55 am

    A 1 e 30 del mattino siamo nella notte nera, con la strada vagamente illuminata dai fari delle auto che ci seguono, fa freddo e siamo contro vento; quando ricomincia a piovere io dico al fotografo che mi è venuto accanto che sto per abbandonare. Fare le due corse insieme è veramente impossibile e anche quelli che si sono preparati solo per la B-P. stanno soffrendo molto. Sad Vedo infatti così anche Simpson e pure l'indistruttibile Stablinski. E' quest'ultimo, tuttavia, che mi dice di resistere almeno fino all'alba, perché quando sarà giorno, tutto apparirà più chiaro. Smile Denson è davanti a me per dettare il ritmo (blando) e proteggermi dal vento e io decido di tenere ancora per qualche km. per farlo contento, ma mi sento molto fragile. Quante domande negative ci si può porre in una notte passata a pedalare sotto la pioggia con uno spaventoso male alle gambe? Evil or Very Mad (continua)
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    Messaggio Da Lemond Sab Set 28, 2013 3:16 pm

    A Chatellerault, prima di prendere i derny, ci siamo fermati per un po' di ristoro: la quiete prima della tempesta. Al momento di rimontare in sella ti si rivolta il mondo, un vero e proprio buco nero. Ti viene la voglia di non fare più questo mestiere e diventare un uomo normale, ripeto *normale*. Sad E' Stab che mi prende per la mano e mi trascina alla bici e le gambe si sollevano da sole, senza la mia autorizzazione, per salire in sella. Ed eccoci ai primi colpi di pedale dietro motori e il mio allenatore è il grosso Jo Goutorbe, che si messo addosso tutta una serie di pullover per esserlo ancora di più e offrirmi una migliore protezione dal vento. Il suo dosso è il mio solo orizzonte e non voglio vedere niente altro: che si occupi lui di tutto io mi limiterò a pedalare mentre dormo e per me non esiste niente altro! Ma il dolore mi risveglia, perché l'accelerazione è terribile: passare da 25 a 50 km.h. dopo una notte anchilosata è un orrore. Le gambe "urlano" e la schiena "prende fuoco". Però è un dolore che conosco, è quello tipico degli allenamenti del venerdì e, paradossalmente, mi fa del bene. Gouturbe si gira per vedere come sto, accelera un po' per testarmi e, vedendo che posso seguirlo, mi riporta nel vivo della corsa. (continua)
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    Messaggio Da Lemond Dom Set 29, 2013 8:26 am

    Denson è andato in fuga, come previsto, invece non lo era per niente l'attacco secco di Mahé, ma non ci facciamo sconvolgere e ci mettiamo al suo inseguimento Stab ed io, seguiti da Simpson. Poco dopo Simpson attacca a sua volta e Stab si riporta sotto, io invece non riesco a rispondere alle loro accelerazioni e li riprenderò dopo un bel po' di tempo e mi sento proprio male. Il sole si fa vedere dietro una nuvola e siamo ai piedi della collinetta di Dourdan; riconosco questo paesaggio familiare e là, come per miracolo, comincio a sudare. Wink Questo è il segnale che sto ritrovando le sensazioni del corridore ciclista. La cadenza aumenta, Goutorbe non si gira più e aumenta ancora. Mahé è ripreso, mentre Simpson e Stab si dànno battaglia continua attraverso la Chevreuse e la Picardie. Mi sento tutto un altro: la strada fila di nuovo sotto il mio ventre, le gambe girano, il rapporto può essere aumentato e rischio di spingere io il derny. Very Happy Goutorbe se ne accorge e accelera di nuovo e noi due siamo in testa in cima ad una nuova salita. Mi volto e ... c'è un bel distacco. Poi la discesa, il ponte di Sèvres, la porta di Saint-Cloud, la strada della Regina e il Parc de Prince: 57 secondi di vantaggio e i nove giorni sono terminati. winner-cup 


    L'ovazione del pubblico è immensa e ne sono sorpreso; Gem e Janine avevano invece ragione. Nell'intervista me la cavo con "sono parecchio stanco", ma so bene che le vere sensazioni e i veri sentimenti li conoscerò dentro di me più tardi. Smile
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    Messaggio Da Lemond Mar Ott 01, 2013 8:30 am

    L'amore del ciclismo in cosa consiste? Per Anquetil è una cosa complessa e non è certo da portare come esempio e le sue risposte sono emblematiche: "La bici credo di non averla mai amata, né che l'amerò mai". E queste parole non erano semplici provocazioni, perché Jacques si sentiva un po' prigioniero del suo sport. Essere capaci di andare più forte di tutti è una fortuna, ma crea anche parecchi obblighi e diventa molto difficile considerare quel mezzo uno strumento di libertà. Si può capire che non sia sempre piacevole inforcarlo tutte le mattine per andare a ... soffrire. Va bene che la decisione di soffrire è tua/sua, ma si può anche addossarla alla bici.Evil or Very Mad 
    Di solito i ciclisti, per rispetto al loro pubblico, mostrano la faccia dorata della medaglia, che sarebbe il loro mestiere, J.A. no, forse lo farà anche per provocare, ma vede nero. Per parte mia non credo al suo pessimismo e neppure quando sostiene che dà poca importanza al mezzo meccanico da usare e che lascia la cura ai meccanici per la scelta di quale bici usare e con quali rapporti. Mi parrebbe troppo strano che non fornisse la sua esperienza per simile decisione e infatti rammento che quando si trattò di battere il record dell'ora di Coppi fu proprio lui che volle, fortissimamente volle, lo stesso telaio del campionissimo e quando dovette battagliare sulla severissima salita della Forclaz sempre lui chiese a Geminiani di fornirgli la bici più leggera in circolazione. Smile
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    Messaggio Da Lemond Mer Ott 02, 2013 3:18 pm

    Quando qualche ragazzo di passaggio andava a trovare il suo idolo era sicuramente sorpreso di vedere a casa sua una ventina di biciclette, dozzine di accessori e centinaia di fascioni a seccare per la stagione successiva. C'è da dire però che una volta finita la carriera è rimontato in sella soltanto tre volte e c'è voluta l'insistenza di molti. L'ultima volta è stata Sophie, sua figlia (autrice poi del libro che mi è arrivato ieri "Pour l'amour de Jacques") a spingerlo. Lei lo aveva visto soltanto in foto e sui giornali, ma mai dal vero, neppure una volta! Sad Jacques ha resistito molto, ma un giorno, nell'occasione dell'ottavo compleanno, decise di accontentarla. Era una bella giornata, la tavola, davanti alla piscina piena di regali per l'anniversario e all'improvviso Sophie vede suo padre arrivare diritto su di lei, disteso, come ai bei tempi sulla sua bella bici da corsa. Attraversa il prato, maestosamente, e alla fine ... si getta in piscina. Very Happy Ripeto: quella sarà l'ultima volta.
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    Messaggio Da Lemond Gio Ott 03, 2013 8:17 am

    Anquetil e il denaro è una questione complicata. Il giovane Jacques è un raccoglitore di fragole, la sua schiena è curva tutto il giorno e finisce questo lavoro solo dopo aver riempito cinquanta cassette. Talvolta lo si vedeva anche eretto, occupato a scuotere un melo. Wink Guadagna un soldo dopo l'altro e lo mette da parte per l'acquisto della sua prima bicicletta: un'Alcyon. Suo padre lo tratta come tutti, senza nessun favore particolare, anche lui deve lavorare a testa bassa. J.A. sa quello che vuole, sogna una vita più confortevole e comincia con il presentarsi in maniera diversa: si cura, cerca di essere piacevole a vedersi e si veste quasi sempre di nero. Gli piace che si dica di lui: "Anquetil, è quel ragazzo vestito di nero". Insomma cerca di essere più elegante e singolare possibile, pur nella modestia dei mezzi famigliari disponibili. Quando comincerà a correre sarà Roger Hassenforder che l'aiuterà a scegliere le cravatte e poi sarà Janine che ... Una volta ha confessato che in una vita di sogno, lui avrebbe voluto travestirsi. Nell'attesa, la sua quasi ossessione è quella di diventare ricco. Lui dice: "All'inizio c'era, da parte mia, un evidente desiderio di promozione sociale, la volontà di elevarmi in una società che mi riservava solo le briciole. Poi, quando ho visto che le mie grandi vittorie creavano ammirazione nella gente e accrescevano il mio conto in banca, mi sono detto: se tu vuoi che ciò continui, non ti "allargare", non devi diventare mai "tifoso di te stesso"! Wink
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    Messaggio Da Lemond Ven Ott 04, 2013 8:14 am

    Vincere è il modo migliore per guadagnare, ma le vittorie non sono tutte uguali e allora, quando si è capaci di imporsi quasi da per tutto, occorre saper scegliere e in particolare evitarele vittorie "inutili": quelle cioè che non fanno aumentare né la tua quotazione, né il tuo ingaggio. Sad In quel'epoca i corridori vedevano i loro ricavi provenire principalmente dai "criteriums" del dopo Tour. Ogni piccola città e villaggio voleva avere la sua corsa con tutti i campioni, vestiti con le maglie, simboli delle loro imprese. I "criteriums" sono a pagamento e gli organizzatori quindi possono dare buonissimi ingaggi, che in gran parte dipendono dalla notorietà. Due agenti rivali si dividevano i corridori e negoziavano per loro i migliori contratti possibili. Piel e Dousset erano una specie di consiglieri strategici e finanziari e talvolta potevano avere effetti negativi su di una corsa, come al Tour del 1959, perché fu la loro rivalità che fece perdere H. Anglade.Evil or Very Mad 
    Anquetil è l'attrazione principale e incassa le somme maggiori e non vuole certo che questa situazione cambi e, a tal fine si adopera in molti modi: se la sua quotazione sembra in discesa, in seguito ad una stagione mediocre, tenta di battere il record dell'ora; oppure se sa che una vittoria non aggiungerebbe nulla, allora egli programma di ottenerne due! Smile
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    Messaggio Da Lemond Sab Ott 05, 2013 9:14 am

    Nei "critériums" i corridori sono tenuti a dare spettacolo e devono correre a fondo, però il loro compito è alleggerito dalla corta distanza e i circuiti sono di solito brevi (per permettere agli spettatori di vederli passare parecchie volte) e senza grosse pendenze. Di solito si utilizzano rapporti più corti del consueto per (come direbbe Cassani) salvare la gamba, ma, soprattutto, il risultato della corsa è deciso in partenza (almeno a grandi linee). Ciascuno ha un ruolo da rispettare, in modo che tutte le maglie importanti siano ben visibili. Insomma siamo di fronte ad una vera e propria "pièce teatrale" e la fatica maggiore per i partecipanti è data dalle trasferte da un luogo all'altro, che impongono molte notti da passare in auto, ma d'altra parte quello è il tempo della vendemmia e "il faut le faire". Wink
    Anquetil è ricco ed è facile dire di lui che ha una cassa-contabile al posto del cuore, anche perché lui è il primo a dichiarare che: "Il ciclismo è uno sport troppo duro per correre da dilettante e cioè quasi solo per le medaglie". Sad Egli è diventato una "star" che cura i suoi affari e discute appassionatamente i suoi contratti, anche per gusto del gioco, ma soprattutto per i soldi.
    Un aneddoto: durante un criterium, l'organizzatore decide di ridurgli il compenso previsto, perché è sempre stato invisibile dentro il gruppo e lui accetta, dandogli ragione. L'anno successivo però vince lo stesso criterium con un giro di vantaggio e si fa rimborsare anche la parte mancata l'anno prima. Very Happy
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    Messaggio Da Lemond Dom Ott 06, 2013 9:04 am

    Anquetil è diventato ricco e i soldi sono anche uno strumento di lavoro, nel senso che può diventare, oltre che campione, "patron". Avendo mezzi e intelligenza, conosce quello che ciascuno vale e quindi può pagare di tasca sua i propri compagni di squadra per essere aiutato a correre come nessun altro ed essere pagato di conseguenza. Il segreto è, per lui, quello di saper redistribuire i guadagni. Wink
    Però un giorno tutto questo meccanisno, oliato alla perfezione, s'incrina, accade qualcosa che gli fa perdere ogni riferimento, un fenomeno incomprensibile che sfugge alla sua logica e tutto ciò ha un nome: Raymond Poulidor.
    Jacques lo conosce e ne ha subito preso le misure: non potrà mai essere battuto da lui, perché non ha la stessa tempra e Poupou patisce anche la personalità del normanno, il che è di già una vittoria. Wink Ma il pubblico (cosa inspiegabile) si è preso una "cotta" per questo contadino votato all'onore del secondo posto. Wink Per riflesso negativo i tifosi di R.P. vedono J.A. come una sentina di vizi umani: alterigia, arroganza, disprezzo per gli altri etc. Anquetil non è mai stato così, anche perché era troppo occupato a correre più veloce di tutti e accetterebbe con tranquillità questa visione del pubblico, ma c'è una cosa che non comprederà mai: quanto è pagato Poulidor!
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    Messaggio Da Lemond Lun Ott 07, 2013 2:01 pm

    In effetti, siccome il pubblico ama Poulidor, lui si fa pagare la tariffa "amorosa" e Anquetil scopre che l'amore può contare più che la qualità e per questo è furioso e prende coscienza, anche se ormai è troppo tardi, che lui non si è mai allenato per una corsa simile.Evil or Very Mad 
    Di fronte all'amore egli si sente completamente perso, perché sa bene di essere una persona facile da ammirare, ma impossibile da amare. Sad 
    E c'è di peggio: più mostra la superioriorità verso il rivale, più Poupou diventa popolare e questo lo fa diventare "pazzo", tanto più che Raymond è un buon ragazzo e non si può attribuirgli la colpa di essere "troppo amato".
    La rivalità fra i due, per mezzo dei media, arriva a livelli parossistici fino al punto in cui il "diavolo" esce dalla scatola. Questo demonio (tentatore) è Piel, il "manager" di Poulidor, quello che riesce a far pagare sempre di più il suo assistito. Egli ha la chiave del tesoro, rappresentata dal prossimo Tour, se riesce a battere il normanno il suo valore di mercato esploderà e una parte, parola dell'agente, sarà girata a Jacques. Anquetil riflette, pesando il denaro e la gloria e decide, per una volta, di privilegiare quest'ultima e, niente da fare, correrà per vincere.
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    Messaggio Da Maìno della Spinetta Lun Ott 07, 2013 5:54 pm

    Lemond ha scritto:In effetti, siccome il pubblico ama Poulidor, lui si fa pagare la tariffa "amorosa" e Anquetil scopre che l'amore può contare più che la qualità e per questo è furioso e prende coscienza, anche se ormai è troppo tardi, che lui non si è mai allenato per una corsa simile.Evil or Very Mad 
    Di fronte all'amore egli si sente completamente perso, perché sa bene di essere una persona facile da ammirare, ma impossibile da amare. Sad 
    E c'è di peggio: più mostra la superioriorità verso il rivale, più Poupou diventa popolare e questo lo fa diventare "pazzo", tanto più che Raymond è un buon ragazzo e non si può attribuirgli la colpa di essere "troppo amato".
    La rivalità fra i due, per mezzo dei media, arriva a livelli parossistici fino al punto in cui il "diavolo" esce dalla scatola. Questo demonio (tentatore) è Piel, il "manager" di Poulidor, quello che riesce a far pagare sempre di più il suo assistito. Egli ha la chiave del tesoro, rappresentata dal prossimo Tour, se riesce a battere il normanno il suo valore di mercato esploderà e una parte, parola dell'agente, sarà girata a Jacques. Anquetil riflette, pesando il denaro e la gloria e decide, per una volta, di privilegiare quest'ultima e, niente da fare, correrà per vincere.
    la gloria... lo chiamerei orgoglio Smile
    Perdere dall'amato perdentestrapagato? Piuttosto m'ammazzo
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    Messaggio Da Lemond Mar Ott 08, 2013 8:06 am

    Per il dolore, sostiene Anquetil, mi ero rivolto ad uno specialista: " Il G.P. delle Nazioni ha bisogno di una lunga preparazione e per questo mi rimettevo a M. Boucher, il mio primo consigliere. Con il suo ciclomotore mi faceva provare il martirio: non c'è niente di peggio che correre dietro motori per "spaccare i muscoli". Sad La velocità minima era di 40 kmh, ma spesso si superavano i sessanta e quando mi sentivo troppo male, lo supplicavo di rallentare, ma chi conosce Boucher sa che ... e io "serravo i denti". Forse è per questo genere di allenamento che mi trovavo delle buone riserve in corsa". Wink
    Esiste una differenza enorme fra "aver male" e "farsi male" e questo ogni atleta lo sa bene e Jacques era un maestro nel "farsi male". Lo schema non è né passivo, né masochista, fa solo parte di certi sport ed è un cammino indispensabile per la vittoria. Nel ciclismo il dolore è visibile: a differenza ad es. della corsa, in atletica, dei cento metri, anche un profano può notare lo sforzo di chi deve scalare il Galibier. Ed è qui che avviene la separazione fra coloro che soffono il treno imposto dagli altri e quelli che invece amano "farsi del male". Anquetil fa parte della seconda categoria ed ha spesso affermato che andava in certi luoghi del dolore, talmente forte, che pensava di poter essere il solo a ...
    J.A. poteva allenarsi per ore, sui terreni più vari, con dei rapporti enormi ed è proprio per lui che è stato creato il "13", l'arma assoluta dei passisti negli anni sessanta. Nel 1967 corre il rischio di mettere in pista il 52 x 13 per il tentativo di record dell'ora. All'epoca ci si domandava come poteva spingerlo, senza danni ai muscoli e ai tendini. confused
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    Messaggio Da Lemond Mer Ott 09, 2013 8:24 am

    Anquetil, come avevo già scritto in precedenza, non amava la corsa di gruppo ed ecco un estratto del suo pensiero in simili circostanze:
    "Il gruppo è nervoso, la tensione aumenta e si cercano alleanze. I compagni non sanno che fare e gli avversari pare che si montino la testa. Sad La mia soluzione è semplice: alla partenza vado in testa, metto il rapporto più lungo e comincio a tirare, così le cose diventano chiare. Non mi giro mai e accelero progressivamente, non chiedo nulla a nessuno, niente cambi e anzi, se qualcuno viene alla mia altezza, accelero ancora e farò così finché non sentirò che le acque si sono calmate. Dietro di me la fila si allunga e sento che, uno dopo l'altro, i meno forti lasciano la presa. Non si ode più un rumore, perché il gruppo pensa solo a seguire, soffrendo e io continuo ad accelerare. Wink
    Mi vengono in mente le mie prime corse da dilettante, quando non capivo niente del ciclismo e quindi mi limitavo a correre al "mio treno" e mi ritrovavo presto da solo, senza nessuno capace di seguirmi. Ora invece che dei ragazzini, dietro di me ci sono i migliori corridori del mondo che piegano la schiena alla mia ruota. Wink Farò un centinaio di Km. in questo modo, se occorre, ma voglio roprio calmarli". Very Happy
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    Messaggio Da Lemond Gio Ott 10, 2013 8:55 am

    Capitolo doping

    Per la vita sana, ci ritornerò più tardi.

    Jacques Anquetil e Ercole Baldini si ritrovano un anno al G.P. di Forlì (gara a cronometro) e correranno una volta ancora l'uno conro l'altro ("tertium non datur"). Conoscono bene gli avversari e sanno che l'unica cosa ancora incerta e chi sarà il primo e chi secondo. La vigilia sono a cena insieme con qualche amico e un'idea attraversa le loro menti: "Poiché siamo sicuri di vincere, perché per una volta non facciamo questo scontro "all'acqua minerale"? Niente anfetamine?" Patto concluso quasi ridendo, un specie di divertimento. Il giorno dopo corrono, come stabilito, senza pasticche, né punture e comunque arrivano primo e secondo. La media è inferiore di un Km. e mezzo a quella degli altri anni e la strada è sembrata interminabile e hanno avuto l'impressione di non andare avanti e di soffrire il martirio! Si ritrovano all'arrivo Anquetil primo e Baldini secondo e si ripromettono di ... non farlo più! Giammai, promesso. Very Happy
    Jacques si dopa e lo dice pubblicamente all'Equipe nel 1967: "Bisogna essere un imbecille o un bugiardo patentato per credere/dire che un professionista possa essere in forma 235 giorni all'anno senza stimolanti". Qualcuno prepara tutto: le pillole, le siringhe per rendere la strada possibile, per mettere il rosa sopra il nero dell'asfalto, per nascondere un poco il dolore e la fatica, per pedalare, come Sastre ha scritto, come i bambini che danzano, dimenticandosi di sé e del mondo, in un giorno libero dal mal di gambe. Ci si sente più giusti e un po' più forti e ci sembra di pedalare in un sogno. Very Happy
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    Messaggio Da Lemond Ven Ott 11, 2013 8:41 am

    Il gruppo si dopa e il gruppo conosce quel che è meglio per sé stesso, da sempre, perché il gruppo è l'umanità. Quelli che blaterano da fuori non comprendono che la lotta al doping non è un progetto possibile, perché doparsi è una decisione vecchia come il dolore e che il doping è simbiotico alla storia dell'uomo. Contrariamente alla droga, non è un'avventura individuale, bensì collettiva e riflette l'universo (statistico) di ciascuno. Quello di Anquetil è nervoso, appuntito e riesce ad appesantire l'anima per liberare il corpo. I danni possibili sono molto lontani nel tempo, mentre la rampa sale proprio ora e lì, davanti a te! Jacques si ripete in un intervista al settimanale "France Dimanche" e aggiunge che è un fenomeno generalizzato. Forse ha sbagliato per eccesso di franchezza? Doveva nascondersi, fare il furbo, mentire? In molti vorrebbero che ritrattasse, ma egli invece insiste, affermando che quelli che pensano che si possa fare ciclismo (o uno sport professionistico, dico io) senza il doping, sono dei bugiardi! Egli sa che le sue chiappe sono bucate come un colabrodo, ma sono le sue. Oltre a ciò mette nella sua borraccia birra, zucchero e caffeina: un punto di ebrezza e due di energia, tutto ciò che serve per la vittoria. Smile
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    Messaggio Da BenoixRoberti Ven Ott 11, 2013 11:52 pm

    Non voglio bloccare il transfert narrativo indietro nel tempo, ma leggendo queste righe, che mediaticamente oggi sarebbero raccapriccianti, non sono riuscito ad evitare il raffronto (storicamente improprio) fra la stella Anquetil ed il reietto Santambrogio, proprio per quanto successo ieri.

    Sono felice che queste parole disincantate (e pure spiazzanti) sul doping storico siano pubblicate su questo forum. Rimpiango il disincanto di quel tempo nella misura in cui non c'era alcun accanimento verso le persone degli atleti.
    Comunque la si pensi su questo problema, ritengo che si debba partire (per qualsiasi soluzione tampone adottabile) da quel disincanto e da quel rispetto umano per campioni e colleghi (allora ancora presente). Questa spregiudicatezza anti-ipocrita di Anquetil ha un fascino intellettuale provocatorio assolutamente attuale. Al di là delle sue discutibili idee in materia è originale il rifiuto di ogni ipocrisia (esattamente come poi lo stesso ha vissuto).
    Altro conto, però, è anche la spregiudicatezza di Jacquot, anche questa nel doping come nella vita.
    Ancora oggi (2013) Anquetil non lo si può liquidare con un "era un corridore degli anni 60, non capivano nulla di doping, non sapevano cosa fosse la tutela della salute".
    Molte delle sue provocazioni "spregiudicate" hanno una rilevanza attualissima nel dibattito odierno.
    E non so se sia il caso di gioire (per lui) o disperare (per noi che ne discutiamo dopo 50 anni, senza alcun esito profondo ed in preda ad una furia autodistruttiva).
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    Messaggio Da Lemond Sab Ott 12, 2013 8:16 am

    Per me è il caso di disperare per noi e non solo in Italia dove non riusciamo neppure a ridurre l'affollamento delle carceri che sarebbe risolto con la semplice depenalizzazione delle c.d. droghe leggere (che poi credo diano meno dipendenza del tabacco e alcool) e vietare la carcerazione preventiva per reati che non siano contro le persone (omicidio, stupro etc.) e con nessuna spesa "voila" avrebbe detto Gaber "il motore ha un'altra  resa". Per non parlare poi di chi è contro l'amnistia, che è l'unico modo affinché quasi tutti i processi in corso non vadano in prescrizione. Qui la situazione è più complicata, perché poi occorrerebbe anche una vera riforma della giustizia di cui non credo che qui da noi saremmo mai capaci e quindi si ritorna al verbo iniziale: DISPERARE! What a Face
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    Messaggio Da Lemond Sab Ott 12, 2013 9:14 am

    Parla Anquetil: Nel 1966 sognavo una corsa perfetta, senza alleanze, senza astuzie e colpi della sorte, una corsa di puro ciclismo. Perdere o vincere non avrebbe avuto importanza in tale perfezione. Wink Poteva essere la L.B.L. "la Doyenne", la più bella delle classiche. Ho chiesto ai miei compagni di stare dietro, di lascia fare a me da solo, non volevo aiuti da nessuno. Fa caldo, mi sento bene e voglio eliminare "à la pedale" (espressione francese che lascio perché ne è facilmente intuibile il significato, mentre non trovo un corrispondente modo italiano di dire) tutti i miei avversari. Se la gara, come spero, seguirà il suo corso normale, sarà sulla cote de Wanne o dal monte Theux che attaccherò. Wink Genet, Spruyt e Schleck sono in fuga con un minuto di vantaggio uno scarto colmabile. Inseguo con Motta, Mercks e Altig. Stablinski si stacca per un incidente meccanico. Siamo sul M. Theux e fino allora non mi sono potuto muovere perché non volevo ritrovarmi con quei tre davanti sulla mia ruota fino alla fine. Sad Fa un caldo d'inferno e il calore è il mio primo alleato, provo un'accelerazione e li guardo tutti e non mi sembrano brillanti: Altig ha male alle gambe e non cessa di cambiare posizione, Eddy è troppo allungato per star bene, Motta salterà di sicuro. Ora siamo sulla cote della Bouquette e, senza violenza, senza scatti, solo aumento costante della velocità, sono tutti in fila dietro di me ed io accelero ancora e il buco è fatto. Passo per primo in cima e mi metto nella posizione tipica del cronometro. Restano i tre davanti, ma quando li passo "in tromba" non provano neppure a prendermi la ruota e allora so di aver ottenuto la "vittoria pura". Wink Sul podium, mentre tutti si congratulano con me, vedo arrivare un piccolo uomo che, con un tono di presa in giro mi dice: "Allora, signor Anquetil, bisogna fare pipi" e io rispondo. "No, caro signore, io non farò proprio niente! Very Happy

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