Era da tempo che mi tenevo questa discussione in serbo. A differenza di altri, di giornalai e blogger vari, che ormai ritengono questo argomento alla stessa stregua delle discussioni sulle scie chimiche, degli Ufo e della presenza degli alieni sulla Terra, io ritengo ancora che la storia (la verità sulla storia e morte) di Marco Pantani sia ancora da scrivere nella sua completezza.
La mia non è una ricerca fra le tesi che mi appaiono più o meno belle, che solleticano più o meno bene i miei pensieri ed opinioni consolidate. Tutt'altro. La mia è una mera scientificamente cinica elencazione di fatti e circostanze strane, tante e troppe per la verità, che in questa storia sono state evidenziate, ma solo separatamente.
Cosa è cambiato rispetto al passato?
Tanto direi, tantissimo.
Prima di tutto adesso è venuto meno l'isterismo dei supporter fanatici di Marco Pantani, quelli che dimenticano l'uomo (semmai gli fosse interessato) e si sono creati una icona, ridefinendo il personaggio a loro uso e consumo.
Per chi vede le cose come me, Marco non era e non è "un personaggio", Marco era ed è un uomo, con il suo carattere, i suoi difetti ed i tanti, tantissimi contagiosi pregi, primo fra tutti la sprizzante generosità.
Insomma è fortunatamente venuto meno il codazzo della banda Brancaleone che ha circondato in alcune fasi una famiglia distrutta dal dolore e soprattutto dalla sensazione che un grosso torto fosse stato perpetrato nei confronti del loro figlio, fratello.
A quel dolore la vita terrena può (deve!) dare delle risposte e un giorno magari dire perché.
Il compito di chi vuole leggere i fatti, di chi vuole arrivare a conoscere la verità è diverso.
A noi non interessa apparire come i depositari dell'icona di Marco, a noi preme dare a Marco la giusta dignità storica che gli spetta. E per dire chi sia Marco, cosa sia stato per ciascuno di noi, non servono rappresentazioni; basta far parlare i nostri cuori.
Marco Pantani non è stato vittima di un complotto masso-pluto-giudaico del vertice politico imperialista americano e marziano-stellare come qualche fulminato va dicendo da qualche anno per accreditarsi come depositario della verità.
Tutte queste stronzate hanno contribuito a rendere assurda, a ridicolizzare una vicenda molto seria; una vicenda che andava gestita con scrupolo ferreo razionale sin dall'inizio, soprattutto da parte dei legali di parte.
Marco è stato sicuramente vittima (per ora in ambito sportivo almeno) di un nugolo di stronzi criminali assatanati di denaro e potere che ha quasi distrutto il ciclismo. Questi erano al vertice di questo sport. Questo oggi lo possiamo scrivere.
Eh sì, questa è l'importante novità storica, politica e processuale (Usada) che oggi è nero su bianco. Fatti.
Per anni chi aveva detto e scritto che il campione texano era coperto, favorito (anche a costo di distruggere gli avversari) è stato coperto di letame da tanti, tantissimi giornalai e replicanti di veline preconfezionate e remunerate.
Oggi molti di questi si sono trasformati nei peggiori robespierre e moralizzatori. Stranezze del vento e del carro che cambia.
Le novità emerse recentemente hanno reso questo decimo anno dalla morte di Marco radicalmente diverso dai nove precedenti. Perché?
Perché rileggere la vicenda di Marco ed i tanti fatti strani che lo hanno riguardato da quella mattina a Madonna di Campiglio sino a quel giorno del 2004, in cui le indagini furono chiuse in fretta e furia, alla luce di quanto emerso nell'ultimo anno assume una radicalmente diversa connotazione.
E' vero che da qualche mese il ciclismo ha mandato in soffitta finalmente il periodo Verbruggen-McQuaid, ma è altresì vero che quella rete di contatti e di legami che ha permesso ai suddetti di dominare il ciclismo non è ancora del tutto venuta a galla e per debito di verità a Marco, come pure per garanzia di pulizia futura di questo sport, è bene che tutto venga alla luce.
Per questa ragione ho aperto questo argomento, per elencare i fatti che ad oggi abbiamo a disposizione e rileggere tutto sulla base delle nuove conoscenze in materia.
Non è vero che è stato già tutto scritto e che la verità non emergerà mai, come qualche fulminato scrive sempre in preda a paturnie ansiogene (il luogo del web da cui proveniamo è pieno di questi psicodrammi autoreferenziali), e la rete come dimostrato nell'ultimo anno ha una funzione essenziale nel divulgare conoscenza e condivisione di fatti e documentazione.
Per rigore metodologico faccio una premessa: terremo distinto l'assassinio sportivo dalla morte fisica (omicidio?) di Marco Pantani. Allo stato la correlazione tra le due cose è solo congettura, ma con questo non intendo escludere che la correlazione possa anche esistere.
Lo stesso metodo varrà per un'altra morte, la cui correlazione invece mi colpì molto, di cui seppi parlando con un funzionario internazionale del ciclismo, mentre dialogavamo su Marco Pantani.
Questi mi disse:"Nel ciclismo di quegli anni ce ne erano tante di cose strane. Non c'è solo la morte di Pantani. C'è anche una persona che conoscevo, un ispettore che sapeva tutto, che è finito in fondo ad un lago".
Gli chiesi chi era, che cosa intendeva, ma chiuse lì il discorso rapidamente dicendo che erano voci, senza poi tanta importanza. Solo di recente sono riuscito a sapere cosa intendesse e di chi stesse parlando.
Ne parleremo alla prossima.
Ps. Spero tanto che Morris possa e voglia essere della partita per ricostruire e raccontare dalla sua enorme ed incredibile esperienza personale, quei bellissimi e poi tremendi anni.