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    Marco Pantani - L'assassinio

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    Marco Pantani - L'assassinio - Pagina 14 Empty Marco Pantani - L'assassinio

    Messaggio Da BenoixRoberti Dom Dic 08, 2013 1:51 pm

    Promemoria primo messaggio :

    Era da tempo che mi tenevo questa discussione in serbo. A differenza di altri, di giornalai e blogger vari, che ormai ritengono questo argomento alla stessa stregua delle discussioni sulle scie chimiche, degli Ufo e della presenza degli alieni sulla Terra, io ritengo ancora che la storia (la verità sulla storia e morte) di Marco Pantani sia ancora da scrivere nella sua completezza.

    La mia non è una ricerca fra le tesi che mi appaiono più o meno belle, che solleticano più o meno bene i miei pensieri ed opinioni consolidate. Tutt'altro. La mia è una mera scientificamente cinica elencazione di fatti e circostanze strane, tante e troppe per la verità, che in questa storia sono state evidenziate, ma solo separatamente.
    Cosa è cambiato rispetto al passato?
    Tanto direi, tantissimo.

    Prima di tutto adesso è venuto meno l'isterismo dei supporter fanatici di Marco Pantani, quelli che dimenticano l'uomo (semmai gli fosse interessato) e si sono creati una icona, ridefinendo il personaggio a loro uso e consumo.
    Per chi vede le cose come me, Marco non era e non è "un personaggio", Marco era ed è un uomo, con il suo carattere, i suoi difetti ed i tanti, tantissimi contagiosi pregi, primo fra tutti la sprizzante generosità.
    Insomma è fortunatamente venuto meno il codazzo della banda Brancaleone che ha circondato in alcune fasi una famiglia distrutta dal dolore e soprattutto dalla sensazione che un grosso torto fosse stato perpetrato nei confronti del loro figlio, fratello.
    A quel dolore la vita terrena può (deve!) dare delle risposte e un giorno magari dire perché.

    Il compito di chi vuole leggere i fatti, di chi vuole arrivare a conoscere la verità è diverso.
    A noi non interessa apparire come i depositari dell'icona di Marco, a noi preme dare a Marco la giusta dignità storica che gli spetta. E per dire chi sia Marco, cosa sia stato per ciascuno di noi, non servono rappresentazioni; basta far parlare i nostri cuori.
    Marco Pantani non è stato vittima di un complotto masso-pluto-giudaico del vertice politico imperialista americano e marziano-stellare come qualche fulminato va dicendo da qualche anno per accreditarsi come depositario della verità.
    Tutte queste stronzate hanno contribuito a rendere assurda, a ridicolizzare una vicenda molto seria; una vicenda che andava gestita con scrupolo ferreo razionale sin dall'inizio, soprattutto da parte dei legali di parte.

    Marco è stato sicuramente vittima (per ora in ambito sportivo almeno) di un nugolo di stronzi criminali assatanati di denaro e potere che ha quasi distrutto il ciclismo. Questi erano al vertice di questo sport. Questo oggi lo possiamo scrivere.

    Eh sì, questa è l'importante novità storica, politica e processuale (Usada) che oggi è nero su bianco. Fatti.
    Per anni chi aveva detto e scritto che il campione texano era coperto, favorito (anche a costo di distruggere gli avversari) è stato coperto di letame da tanti, tantissimi giornalai e replicanti di veline preconfezionate e remunerate.
    Oggi molti di questi si sono trasformati nei peggiori robespierre e moralizzatori. Stranezze del vento e del carro che cambia.
    Le novità emerse recentemente hanno reso questo decimo anno dalla morte di Marco radicalmente diverso dai nove precedenti. Perché?
    Perché rileggere la vicenda di Marco ed i tanti fatti strani che lo hanno riguardato da quella mattina a Madonna di Campiglio sino a quel giorno del 2004, in cui le indagini furono chiuse in fretta e furia, alla luce di quanto emerso nell'ultimo anno assume una radicalmente diversa connotazione.

    E' vero che da qualche mese il ciclismo ha mandato in soffitta finalmente il periodo Verbruggen-McQuaid, ma è altresì vero che quella rete di contatti e di legami che ha permesso ai suddetti di dominare il ciclismo non è ancora del tutto venuta a galla e per debito di verità a Marco, come pure per garanzia di pulizia futura di questo sport, è bene che tutto venga alla luce.
    Per questa ragione ho aperto questo argomento, per elencare i fatti che ad oggi abbiamo a disposizione e rileggere tutto sulla base delle nuove conoscenze in materia.
    Non è vero che è stato già tutto scritto e che la verità non emergerà mai, come qualche fulminato scrive sempre in preda a paturnie ansiogene (il luogo del web da cui proveniamo è pieno di questi psicodrammi autoreferenziali), e la rete come dimostrato nell'ultimo anno ha una funzione essenziale nel divulgare conoscenza e condivisione di fatti e documentazione.

    Per rigore metodologico faccio una premessa: terremo distinto l'assassinio sportivo dalla morte fisica (omicidio?) di Marco Pantani. Allo stato la correlazione tra le due cose è solo congettura, ma con questo non intendo escludere che la correlazione possa anche esistere.

    Lo stesso metodo varrà per un'altra morte, la cui correlazione invece mi colpì molto, di cui seppi parlando con un funzionario internazionale del ciclismo, mentre dialogavamo su Marco Pantani.
    Questi mi disse:"Nel ciclismo di quegli anni ce ne erano tante di cose strane. Non c'è solo la morte di Pantani. C'è anche una persona che conoscevo, un ispettore che sapeva tutto, che è finito in fondo ad un lago".
    Gli chiesi chi era, che cosa intendeva, ma chiuse lì il discorso rapidamente dicendo che erano voci, senza poi tanta importanza. Solo di recente sono riuscito a sapere cosa intendesse e di chi stesse parlando.
    Ne parleremo alla prossima.

    Ps. Spero tanto che Morris possa e voglia essere della partita per ricostruire e raccontare dalla sua enorme ed incredibile esperienza personale, quei bellissimi e poi tremendi anni.

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    Messaggio Da vallelvo Mar Mar 15, 2016 8:56 am

    Ci mancavano le dichiarazioni di quel bEPPO cONTI: "non credo al complotto, c'erano più medici e un  commissario internazionale". 
    Aggiungo: basta una mela marcia per farle marcire tutte.
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    Messaggio Da BenoixRoberti Mar Mar 15, 2016 12:42 pm

    Bella sintesi di Luca Pellegrini su Spaziociclismo
    http://www.cyclingpro.net/spaziociclismo/worldtour/caso-pantani-finalmente-ora-della-giustizia-per-il-pirata

    E bella la chiusura: "L’augurio e la speranza è che tutto questo non possa minimamente ripetersi."
    Già!
    http://www.ciclismo-online.it/2016/03/15/tappa-annullata-scommettitori-arrabbiati-ma-qualcuno-ci-ha-guadagnato-e-tanto/
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    Messaggio Da vallelvo Mar Mar 15, 2016 1:03 pm

    Ripetersi magari no, però è successo al Pirata. Embarassed
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    Messaggio Da BenoixRoberti Mar Mar 15, 2016 1:21 pm

    Finalmente il nome del camorrista è uscito. Ieri più d'uno aveva riso sulla credibilità della intercettazione attribuendo al camorrista, non senza un fondo di ragione, una sorta di immagine caricaturale.
    Non pareva possibile che uno con una simile voce, uno che si esprime così ingenuamente al telefono su passate malefatte potesse essere un capo clan in grado di pilotare un esame dell'ematocrito e trarre profitto per le scommesse.

    Oggi che il nome, Rosario Tolomelli, è stato divulgato le cose sono apparse diversamente.
    Siamo di fronte ad un criminale di vecchia data affiliato al clan Vastarella-Tolomelli gruppo criminale autoctono del Rione Sanità.
    Di recente è stato arrestato perché con alcuni complici rapinava case, dove i delinquenti della sua banda si introducevano vestiti da agenti della Guardia di Finanza o da Carabinieri. E' questa una vecchia tecnica dei camorristi.
    http://www.iltempo.it/abruzzo/2014/08/19/in-auto-con-le-pistole-e-le-divise-della-finanza-1.1299022
    http://ilcentro.gelocal.it/pescara/cronaca/2014/08/18/news/detenzione-di-armi-tre-arresti-a-montesilvano-1.9777467

    Il clan dei Vastarella-Tolomelli è rientrato al Rione Sanità dopo la sconfitta dei loro avversari storici, i Misso, con il boss Giuseppe Misso divenuto collaboratore di giustizia. Non si tratta di un clan secondario ma di un clan fondamentale anche nella Faida di Scampia, con legami con il boss dei Casalesi Bidognetti. Quando i Misso uccisero parecchi del clan Vastarella-Tolomelli questi si allearono con i clan scissionisti di Scampia e Secondigliano, le cui "imprese" sono state anche riprese nel film Gomorra.
    Di Rosario Tolomelli esistono anche le registrazioni di un processo in cui era imputato (Processo al Clan di Forcella).
    http://www.radioradicale.it/soggetti/rosario-tolomelli

    Ma la cosa che importa a noi del ciclismo è che proprio i Vastarella-Tolomelli gestivano larga parte delle scommesse clandestine sul finire degli anni 90, come appare anche da alcuni documenti delle commissioni parlamentari di Camera e Senato.
    Insomma questo Tolomelli era parte di un clan organizzato e molto pericoloso.

    I dubbi grossi invece sono questi:
    - chi diede la soffiata ai Vastarella-Tolomelli sul possibile business utilizzando lo stratagemma del controllo truccato?
    - quali sono i medici coinvolti che si sono fatti corrompere, e corrompere in che modo?
    - quali altri organi del ciclismo e dello sport erano coinvolti in questa lurida faccenda?
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    Messaggio Da vallelvo Mar Mar 15, 2016 3:18 pm

    Leggendo qua e là pareva impossibile uscisse il nome del camorrista.

    Di questo passo potranno uscire anche i nomi dei medici e chissà di chi altro.

    Giustizia per Marco, post mortem, sarebbe bello.
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    Messaggio Da BenoixRoberti Mar Mar 15, 2016 7:44 pm

    http://www.bikelive.it/professionisti/item/2712-pantani-e-morto-e-con-lui-tutto-il-ciclismo-vero.html
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    Messaggio Da vallelvo Mar Mar 15, 2016 8:05 pm

    Grande Gugliotta. 

    Aggiungerei anche Cannavò ci ha messo del suo, chissà se si sono visti. Mi piacerebbe sapere che cosa gli ha detto Marco.
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    Messaggio Da BenoixRoberti Mer Mar 16, 2016 3:17 pm

    Gran bel pezzo davvero.

    In compenso c'è anche da annotare questa intervista a Squinzi:
    http://www.cyclingtime.it/index.php/cyclingtime/9326-squinzi-mapei-sassuolo-confindustria

    In questo caso "NO COMMENT". disgusted
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    Messaggio Da vallelvo Mer Mar 16, 2016 3:58 pm

    Ha cavalcato l'onda fin che ha voluto.
     
    Costui, se ricordo bene, ha avuto la sua parte nell'affaire Pantani.

    Tappa con arrivo a Prato Nevoso, era  il 2000 se ricordo bene, il bus Mapei e poco avanti il camper dei genitori di Marco "infastiditi" e non solo  da quella visione.
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    Messaggio Da vallelvo Mer Mar 16, 2016 6:25 pm

    Ho letto le dichiarazioni di Mario Cipollini su Marco Pantani ad una serata di gala a Pinerolo.

    Condivido il suo pensiero che è anche il mio da tanto tempo.

    Perché Maradona è osannato da tutti nonostante i suoi trascorsi non proprio entusiasmanti, mentre
    Marco Pantani è sottoterra? C'è qualcosa che non torna.....dice.

    Interessante leggere anche il resto.
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    Messaggio Da BenoixRoberti Mer Mar 16, 2016 8:56 pm

    Piccola rivincita del complottista (me)
    Nessuno aveva messo nero su bianco prima di "qualcuno" l'8 dicembre 2013 i dubbi sulla morte di Wim Jeremiasse, l'ombra grigia dei misfatti di Verbruggen. Mi sia concessa questa soddisfazione personale per un fatto di cui ero venuto a conoscenza, di cui qualcuno aveva anche negato la veridicità qua nel forum. Il tempo è galantuomo. Wink

    http://www.ciclopassione.com/t715p25-marco-pantani-l-assassinio#2523
    http://www.ciclopassione.com/t715p25-marco-pantani-l-assassinio#3987
    http://www.ciclopassione.com/t715p25-marco-pantani-l-assassinio#3988
    http://www.ciclopassione.com/t715p25-marco-pantani-l-assassinio#3989

    Già nell'ottobre 2014 Il Resto del Carlino aveva ripreso il mio post sopra con vero e proprio copia-incolla, anche se so in quel caso chi fu la fonte. Wink
    http://www.ilrestodelcarlino.it/cesena/giallo-pantani-commissario-morto-1.321216

    Una foto di Wim Jeremiasse, ex corridore ciclista.


    BenoixRoberti ha scritto:Per rigore metodologico faccio una premessa: terremo distinto l'assassinio sportivo dalla morte fisica (omicidio?) di Marco Pantani. Allo stato la correlazione tra le due cose è solo congettura, ma con questo non intendo escludere che la correlazione possa anche esistere.

    Lo stesso metodo varrà per un'altra morte, la cui correlazione invece mi colpì molto, di cui seppi parlando con un funzionario internazionale del ciclismo, mentre dialogavamo su Marco Pantani.
    Questi mi disse:"Nel ciclismo di quegli anni ce ne erano tante di cose strane. Non c'è solo la morte di Pantani. C'è anche una persona che conoscevo, un ispettore che sapeva tutto, che è finito in fondo ad un lago".
    Gli chiesi chi era, che cosa intendeva, ma chiuse lì il discorso rapidamente dicendo che erano voci, senza poi tanta importanza. Solo di recente sono riuscito a sapere cosa intendesse e di chi stesse parlando.
    Ne parleremo alla prossima.
    BenoixRoberti ha scritto:Si dice che le tante stranezze di quel Tour 1999 e le numerose esenzioni terapeutiche di Armstrong & Co. misero in difficoltà Wim Jeremiasse.
    Il "povero" Ispettore Medico Uci dovette subire i primi dubbi e critiche della allarmata stampa francese che, almeno in quel caso, avvertì subito un certo puzzo di bruciato, però subito zittita dalle trombe internazionali anglosassoni della ragion di Stato e del quieto vivere.
    A quel punto anche l'Aso poteva/doveva far buon viso a cattivo gioco e dei soldi americani non poteva fare a meno, come pure di tutta la conveniente retorica del mondo armstronghiano. Allo stomaco non si comanda, come pure al portafogli.
    Resta il fatto che il povero Jeremiasse si beccasse gli strali e le critiche mentre nel contempo qualcuno faceva quattrini e quattrini a palate.

    Il problema venne meno quando dopo il 2 febbraio 2000 fu diffuso questo laconico messaggio:

    Il celebre commissario di giuria Wim Jeremiasse è morto in un incidente d'auto sul Weissensee, un lago di montagna in Austria, lo scorso mercoledì.
    Stava guidando l'auto di testa in un evento di pattinaggio su ghiaccio ed aveva al suo fianco una passeggera (Miss Rommy van der Wal).
    Svolgeva il ruolo di uno dei controller della gara. E' andato fuori strada sul ghiaccio ed il ghiaccio (in un punto in cui era spesso solo 10 cm) si è rotto. L'auto è affondata con Jeremiasse e Miss Van der Wal. Nessun aiuto è stato possibile e l'auto con Jeremiasse è affondata nel giro di un minuto.
    Il lago aveva una profondità di 35 metri, e l'auto è stata recuperata un'ora e mezzo più tardi dai soccorritori. 
    Jeremiasse (60 anni) è stato per molti anni commissario internazionale del mondo del ciclismo (in gare come Tour de France, Giro e Vuelta) e parimenti era commissario medico e sovrintendeva ai controlli del sangue. Come membro di giuria UCI era stato anche impegnato nei Campionati del Mondo di Ciclocross a St Michielsgestel dell'ultimo week-end.

    http://www.hbvl.be/Archief/guid/wielerjurylid-wim-jeremiasse-omgekomen-bij-ongeval.aspx?artikel=7afa643c-1df9-11d5-8d37-0008c772a0e7
    http://autobus.cyclingnews.com/results/1999/jun99/jun9a.shtml


    Wim Jeremiasse quel giorno si era portato con sé un lustro almeno di segreti inconfessabili dell'antidoping Uci a comando, o meglio dell'antidoping a comando Uci. Questa è l'unica cosa che si può dire di quel giorno in chiave Uci, raccogliendo l'invito ad evitare di descrivere quel fatto in modo "romanzato".

    Il chiacchiericcio fra suivers vuole che quel giorno il commissario stesse facendo il galletto con la ragazza al suo fianco, ragazza che invece riusci a salvarsi.
    Come sempre in queste morti si tende ad appiccicare quella nota di sesso che tanto piace al pruriginoso ed a far parlare (male) del trapassato.
    Se l'auto ha sterzato improvvisamente nel lago ghiacciato (ma non ghiacciato abbastanza), la colpa doveva per forza essere del guidatore troppo intento a puntare la sottana. Leggi incontrovertibili del gossip e del giornalettismo.

    Dalla Gazzetta di oggi:




    Quello strano «zero» sulla provetta del Pirata

    E il povero Jeremiasse?

    Nell’inchiesta di Forlì, molto dettagliata è l’informativa del Reparto dei Carabinieri di Roma per la tutela della salute sul controllo del sangue il 5 giugno ‘99, quando ci potrebbe essere stato l’atto finale con il quale la camorra avrebbe raggiunto il suo scopo (ipotesi credibile per la Procura).
    Un primo mistero è la presenza certa di Wim Jeremiasse, ispettore capo medico del Giro, a Campiglio. La rivela il suo autista, Simone Cantù, che parla di quella mattina spiegando agli inquirenti come lo abbia portato fino all’hotel di Pantani. E in quella macchina, dice Cantù, c’erano pure i due medici autori del prelievo.
    I diretti interessati danno versioni contrastanti e negano di essere stati con Jeremiasse.
    L’autista rivela poi il pianto dell’ispettore e la frase «Oggi il ciclismo è morto» pronunciata una volta appresa l’esclusione di Pantani. Alcuni mesi dopo, la morte improvvisa di Jeremiasse: con la sua auto s’inabissò in un lago ghiacciato.
    E dubbi ancora più forti sul numero dato alla provetta di Pantani: non doveva essere in teoria riconoscibile. Per i Nas non fu così: i 10 ciclisti controllati quel giorno hanno una sequenza logica.
    Axelsson, il primo, ha il 11435, Simoni il 11436 e così via. Qualcosa di diverso accade all’hotel Touring (quello della Mercatone): Pantani è l’ultimo a subire il prelievo, prima di lui il compagno Velo e Savoldelli (gli era passato davanti). La sequenza segna Velo 11441, Savoldelli 11442 per poi tornare indietro col Pirata: 1440. I Nas scrivono: «Anomalia evidente: il numero di Pantani non rispetta la progressione ed è l’unico tra quelli attribuiti agli atleti a contenere lo zero, particolare che lo avrebbe potuto rendere inequivocabilmente riconoscibile.
    La condotta dei medici alla luce della ricostruzione esposta e delle testimonianze appare tutt’altro che trasparente e lineare».
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    Messaggio Da vallelvo Mer Mar 16, 2016 9:13 pm

    Vedere la foto di Marco attorniato dai carabinieri a Madonna di Campiglio, come il più pericoloso dei banditi, mi fa sentire male, ma tanto male tutte le volte che viene pubblicata. Lo sguardo del campione è di una tristezza infinita e rivela col senno di poi, che la strada sarebbe stata senza ritorno per l'uomo. 

    Che pensare del povero Jeremiasse. La mente umana è un mistero. 
    C'è gente che oserebbe negare anche di fronte all'evidenza. Questi ci sono anche tra di noi.
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    Messaggio Da vallelvo Mer Mar 16, 2016 9:22 pm

    Si parla ora di Marco anche nel programma di CHI L'HA VISTO.
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    Messaggio Da BenoixRoberti Gio Mar 17, 2016 1:47 am

    Domani vedrò di estrapolare dalla registrazione la parte del programma dedicata a Marco Pantani.

    Di seguito anche l'articolo de La Repubblica a firma Matteo Pinci.
    Capodacqua desaparecido.
    https://i.servimg.com/u/f84/18/45/48/19/repubb10.jpg
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    Messaggio Da perobeach Gio Mar 17, 2016 1:35 pm

    Capodacqua, un tuo parere, su.
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    Messaggio Da BenoixRoberti Gio Mar 17, 2016 1:55 pm

    Avrai notato che da qualche tempo mi astengo dal parlare del "nulla". Wink
    Preferisco fare arrivare le info dove servono veramente.

    Le denunce a mezzo stampa non servono a nulla, nemmeno per dire chi sia un "Capodacqua" o un Bonarrigo che qua scriveva:
    "Non dimentichiamo che ci sono tre medici ospedalieri (che refertarono ogni passo del loro controllo ematico) che sono ancora oggi sulla graticola senza che una sola prova, un solo minimo indizio sia stato mosso nei loro confronti."
    http://cyclingpro.it/attualita/2016/02/14/pantani-dodici-anni-dopo-i-complottisti-non-si-arrendono-marco-non-riposa-in-pace/

    E ieri si è ripetuto con questo pezzo vergognoso:
    http://cyclingpro.it/il-blog-di-cycling-pro/2016/03/16/pantani-campiglio-piccola-controanalisi/

    Servono le denunce, quelle vere, e sulle cose concrete.


    Ultima modifica di BenoixRoberti il Gio Mar 17, 2016 2:12 pm - modificato 1 volta.
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    Messaggio Da perobeach Gio Mar 17, 2016 2:11 pm

    Sante parole.
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    Messaggio Da BenoixRoberti Gio Mar 17, 2016 3:53 pm

    Michele Ferrari a Marco Bonarrigo:
    “Da Trento partirono carabinieri e finanzieri (in elicottero)…”
    Perchè mai tanta solerzia e rapidità di intervento per un reato penale inesistente ?
    Nemmeno si trattava di “doping” , ma solo di uno stop “a tutela della salute”.
    Non è che l’ “agguato” (così lo definì Pantani) era stato organizzato da tempo (ma non dalla camorra…) ?


    http://cyclingpro.it/il-blog-di-cycling-pro/2016/03/16/pantani-campiglio-piccola-controanalisi/

    Questo sarebbe un giornalista di ciclismo, uno che ne dovrebbe sapere e capire ... questo è uno che sarebbe capace di dire che Giuseppe Garibaldi era un violento ed un terrorista perché ha ucciso tanti austriaci.



    Penso che sia giunta l'ora di chiudere una volta per tutte sia con coloro che:
    - Pantani non è mai stato trovato positivo e la scoperta del complotto dimostra che era pulito
    tanto con coloro che:
    - perché Pantani doveva misurarsi l'ematocrito se era pulito?
    oppure:
    - anche se lo hanno fregato a Madonna di Campiglio è stato dimostrato che lui faceva uso di epo e quindi ...

    Il giornalismo e l'informazione devono fare un passo avanti, e fornire la consapevolezza agli amanti dello sport di cosa fosse e cosa sia lo sport.
    Questo ipocrita moralismo non deve più allignare e trovare linfa nell'ignoranza. Siamo fuori dalla ipocrisia che costringeva i corridori di allora a negare l'evidenza per non essere sbranati da un idiota e complice sistema mediatico.
    Non c'è più spazio per i maestrini da morale dei poveri come Bonarrigo. La stupidità di questo giornalismo è insopportabile.
    La gente ha il diritto ed oggi anche il dovere di sapere cosa sia lo sport, tutto lo sport.

    La congiura organizzata contro Marco Pantani, una congiura criminale al fine di ottenere un guadagno economico truffaldino, va aldilà di ogni eventuale assunzione di sostanze dopanti (allora non rilevabili e di utilizzo "obbligato") da parte di Marco Pantani.

    Il fatto che questa tiritera sul "Pantani dopato" venga ancora oggi accampata da parte della stampa fa sorgere il dubbio fondatissimo che queste persone lavorino per impedire l'emergere della verità.
    Per quale motivo uno come Bonarrigo giunge addirittura alla temerarietà di pretendere di ridicolizzare il lavoro della magistratura, rendendosi lui stesso ridicolo quando millanta relazioni di esperti che poi sistematicamente non pubblica e comunque non rende note? Ma chi si crede di essere questo giornalista di immotivata infinita presunzione e scadente qualità?
    A che gioco gioca Marco Bonarrigo?
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    Messaggio Da BenoixRoberti Sab Mar 19, 2016 2:44 am

    Da ieri nei ritagli di tempo libero mi sono messo a cercare informazioni negli archivi di giornali olandesi perché c'è un particolare di questo articolo de Il Mattino di Napoli che ha colpito la mia attenzione.
    Ho trovato alcuni spunti che mi chiedo se siano stati presi in considerazione dagli inquirenti.
    Prima meglio postare l'articolo.

    ___________________________________________________________________________________________________________
    Pantani, il supertestimone ignorato per sedici anni
    Marco Pantani - L'assassinio - Pagina 14 1617091_100041131.jpg.pagespeed.ce.mh_pc7jQ7V
    di Mary Liguori
    C'era un supertestimone, che in sedici anni, gli inquirenti hanno ignorato. All'epoca giovane autista - in prova - di colui che, nel 1999, era il numero due dell'Unione ciclistica internazionale: Wim Jeremiasse. Otto mesi dopo quel maledetto 5 giugno dei test positivi al doping a Marco Pantani, il commissario olandese morì, inghiottito da un lago di ghiaccio, in Austria. C'era anche lui, quella mattina a Madonna di Campiglio, nell'hotel in cui si tennero i prelievi, ma i medici che presero in consegna il campione ematico che segnò l'inizio della fine di Marco Pantani non ne hanno mai parlato, neanche durante il processo in cui il ciclista fu imputato per frode sportiva, a Trento, e loro tre, Michelarcangelo Partenope, Eugenio Sala e Mario Spinelli dell'ospedale Sant'Anna di Como, furono testimoni. Non parlarono di colui che - riferisce il supertestimone - «uscì in lacrime dal laboratorio dopo avere appreso che i test di Pantani erano positivi e disse, in francese, il ciclismo è morto».

    Perché piangere? Si chiedono i carabinieri che aggiungono: «Jeremiasse già in quel momento era tormentato da un evento che probabilmente aveva qualche punto oscuro. La sua - si legge negli atti - è l'unica figura trasparente che non esitò a confidare al proprio autista il suo stato d'animo per una vicenda che travolse il ciclismo mondiale». Eppure, lo staff che si mosse tra l'hotel in cui si tennero i prelievi e quello in cui era allestito il laboratorio, non parlò di Jeremiasse, la cui presenza a Madonna di Campiglio è testimoniata anche dall'ex ds della Mercatore Uno. È l'ennesimo mistero in una storia che potrebbe chiudersi con un'archiviazione, nonostante i tanti elementi raccolti anche dai carabinieri della procura di Forlì. Elementi che collocano Jeremiasse nell'hotel in cui il flacone con il sangue di Pantani, contrassegnato con uno stranissimo 0 anziché con un normale numero progressivo, «potrebbe essere stato manomesso» su indicazione della camorra.
    Sono convergenti in tal senso i racconti di Renato Vallanzasca e dell'ex boss Augusto La Torre, entrambi concordi nel riferire che «l'Alleanza di Secondigliano corruppe i medici perché, se Pantani avesse vinto, il banco delle scommesse clandestine sarebbe saltato». Dello stesso tenore le intercettazioni del ras della Sanità, Rosario Tolomelli.

    A corredo, ci sono, nero su bianco, le considerazioni dei Nas. La bici del Pirata, scrivono, fu fermata da «agenti esterni» che entrarono in contatto con lo staff medico. Lo deducono da ciò che riferisce il testimone «dimenticato». L'autista racconta cosa accadde tra le 6 e le 7.40 del 5 giugno a Madonna di Campiglio, nei due alberghi dove erano allestiti il laboratorio e la sala per il prelievo ai primi dieci atleti che quella mattina, alle 10.30, sarebbero partiti per l'ultima tappa del Giro. Tappa che Marco Pantani non corse perché risultò positivo al doping. «Accompagnai Jeremiasse nel parcheggio in cui ci aspettavano i tre medici», ha riferito il supertestimone «gettando un'ombra», aggiungono i Nas, su ciò che, invece, durante il processo che si tenne a Trento sulla storia del doping, i medici sostennero: nessuno di loro fece riferimento al fatto che quella mattina c'era anche il commissario olandese. Perché omettere una circostanza del genere? I Nas hanno chiesto di poter mettere sotto intercettazione i medici, ma la procura ha respinto l'istanza e di deleghe ai Nas di Roma non ce ne sono più state. Lo stesso reparto ha ricostruito altre circostanze, non meno inquietanti delle altre. Il ciclista fu minacciato dallo staff antidoping, la settimana prima di quel test maledetto.

    «Caro Pantani, questa te la facciamo pagare»: lo ha riferito il massaggiatore dell'indimenticato campione. La sera del 4 giugno - hanno invece detto gli amici dello scalatore di Cesenatico - qualcuno, seduto al tavolo accanto al loro, al ristorante, ripeté due volte: «Ti faccio vedere cosa succede domani al Giro». Oltretutto, scrivono i Nas, «Pantani poteva vanificare qualsiasi esito positivo del controllo con una colazione anticipata che, vista l'imminenza della gara, sarebbe stata lecita e giustificabile». Ma il Pirata non aveva mangiato nulla. Si sottopose ai prelievi che poi diedero esito positivo. E i valori, due ore dopo, a Imola, erano invece rientrati nella norma. «Mi hanno fregato», disse Pantani. «Esistono metodi scientifici per rendere positivo un campione ematico che tale non è»: è un dato di fatto che, oltre ai Nas, sostenne un esperto di medicina sportiva durante un programma televisivo in cui si parlava del caso Pantani. «Uno dei medici mi minacciò di querela, era arrabbiatissimo», disse poi l'esperto ai carabinieri. Stranezze, dimenticanze, ipotesi scientifiche e investigative: uno scenario che richiederebbe una proroga d'indagine.

    Sarà il gip di Forlì a decidere in merito, entro i prossimi 10 giorni. Chi si batte perché il caso non venga chiuso, prima tra tutti la madre del compianto ciclista, rappresentata dall'avvocato Antonio De Rensis, ha in mano la relazione che apre nuovi scenari, anziché chiuderne di vecchi. A 16 anni di distanza dalla squalifica che fu l'inizio della fine per lo scalatore di Cesenatico, i Nas hanno trovato elementi apparentemente «sufficienti» a non archiviare il caso. «Agenti esterni», scrivono i carabinieri, entrarono in contatto con lo staff medico che eseguì il prelievo ematico risultato poi di un punto e nove superiore ai limiti consentiti. «Agenti esterni» che, ed è la stessa procura di Forlì che chiede l'archiviazione a metterlo nero su bianco, «provenivano da Napoli ed erano collegati ad ambienti di malavita». La relazione è stata acquisita anche dalla Dda di Bologna. Chissà che non sia l'Antimafia a dare la svolta alla vicenda della leggenda del ciclismo che nessuna «provetta» è ancora riuscita ad ammazzare.
    __________________________________________________________________________

    Simone Cantù non è un fantasma capitato dal buio. Si tratta dell'attuale segretario dell'Accpi, il sindacato dei corridori ciclisti professionisti che ha sede a Milano assieme ad altre strutture del ciclismo professionistico italiano.
    La sua testimonianza, probabilmente un po' tardiva, ha oggettivamente aperto uno scenario che inspiegabilmente è stato ignorato per troppi anni (ma che tra i commissari internazionali dell'Uci era conosciuto e discusso, sempre con molta circospezione).
    Della presenza di Jeremiasse ai fatti di Campiglio io avevo avuto conoscenza proprio da uno di costoro che mi aveva anche espresso implicitamente dei dubbi sulla modalità della sua morte.
    A questo punto sarebbe il caso di verificare con le autorità austriache un supplemento di indagine su quell'incidente che portò il commissario olandese alla morte nel lago ghiacciato del Weissensee, a pochi chilometri dal Tarvisio.
    Giusto per ricordare: gli omicidi non vanno mai in prescrizione. Evil or Very Mad

    Come dicevo ho rilevato un particolare che mi ha colpito nel contenuto riguardante il boss indicato nella frase grassettata: Augusto La Torre.
    Si tratta di un boss della Camorra di Mondragone, un soggetto che esula dal classico stereotipo del camorrista ignorante, caciarone e zooticone. Augusto La Torre è un personaggio tanto spietato quanto di fine intelligenza e cultura, amante delle scienze umanistiche tanto da laurearsi in psicologia in carcere e capace di parlare sia l'inglese che l'olandese.
    Di lui mi hanno colpito alcuni particolari narrati da Roberto Saviano.
    http://mafieitaliane.it/augusto-la-torre-la-vita-criminale-del-boss-psicologo/

    Nato a Mondragone in provincia di Caserta il 1° dicembre 1962 Chiamato Augusto in base alla tradizione di famiglia di dare il nome degli imperatori romani (ma in ordine cronologico inverso, infatti il padre si chiamava Tiberio. "Figlio d’arte", da ragazzo subentrò al padre nel comando del clan dei Chiuovi di Mondragone, egemone nell’alto Casertano, nel basso Lazio e lungo tutta la costa domizia. Accumulava capitali con estorsioni, traffico di stupefacenti, controllo di attività economiche varie e appalti, e poi li reinvestiva all’estero, in particolare in Olanda e Gran Bretagna, dove fondò una colonia del clan (tra gli affiliati Brandon Queen, il primo camorrista di nazionalità scozzese della storia.
    Spietato con i nemici, elaborò una tecnica di eliminazione che ora si definisce, appunto, “alla mondragonese”: macellare a decine e decine di colpi la vittima, occultarla nei pozzi delle campagne e lanciare bombe a mano per dilaniare il corpo e far rovinare la terra sui resti che così si impantanano nell’acqua. In questo modo fece fuori Antonio Nugnes, vicesindaco democristiano scomparso nel nulla nel 1990 (si era opposto alla gestione del clan degli appalti pubblici e all’ingerenza nelle vicende politiche e amministrative, in particolare all’ingresso di Augusto nell’azionariato di Incaldana, una clinica privata in via di costruzione vicino a Roma.
    A Mondragone Augusto aveva vietato la distribuzione di stupefacenti. Il clan creò perfino un gruppo antidroga (Gad) e chiunque violasse il divieto era punito severamente (come Hassa Fakhry, eroinomane, che non riuscendo a comprarsi le dosi si era messo a spacciare a Mondragone e fu quindi prelevato dal Gad e ammazzato a pistolettate). Sotto il suo comando Mondragone era diventata famosa perché non si poteva scopare senza preservativo, grazie al controllo capillare che il boss deteneva sulle analisi dei residenti. Quando venne a conoscenza che un suo subordinato, Fernando Brodella, aveva l’Hiv, lo uccise.

    Ha due condanne definitive, a 22 anni (per associazione camorristica ed estorsione), a nove anni (per estorsione aggravata il 15 marzo 2007). Ha vari processi in corso, anche per omicidio. Nel 2003, quando fu arrestata anche sua moglie (ora separata), maturò la decisione di confessare estorsioni e decine di omicidi (facendo ritrovare nelle campagne mondragonesi i resti dei cadaveri). Sottoposto al 41 bis fino al 16 giugno 2011, finora collaborare non gli è valso sconti di pena (i giudici hanno ritenuto «riduttiva» la collaborazione), ma il regime di carcere duro non è stato più prorogato. «Una confessione tarata piuttosto sugli aspetti militari che su quelli economici» (Saviano).
    • In carcere si è laureato in psicologia. Ha letto l’opera omnia di Jung e di Freud e nei processi cita di continuo Lacan o la scuola della Gestalt. «Lo studio è l’unica cosa che mi tiene in vita!».
    • Patito di cinema e specialmente del Padrino.
    • Ha preteso che la mensa del carcere si adattasse alla sua dieta vegetariana.

    Ed ecco il particolare che ha colpito la mia attenzione e che potrebbe aprire delle ipotesi investigative da verificare:
    "Non è mai stata trovata, ma la cassa del clan La Torre, milioni di euro, probabilmente si trova in Olanda, tanto che a Mondragone è invalso il modo di dire «mi hai preso per la banca d’Olanda?».
    • Durante la latitanza in Olanda si era appoggiato a Barbato, che lo aveva sistemato in un circolo di tiro a volo. «Così seppur lontano dalle campagne mondragonesi il boss poteva sparare ai piattelli volanti per tenersi in esercizio».
    • Arrestato in Olanda l’8 giugno 1996, messo subito al 41 bis."

    http://www.cinquantamila.it/storyTellerThread.php?threadId=LA+TORRE+Augusto

    L'Olanda Shocked ... la congettura nasce naturale. scratch
    L'Olanda era la patria del big boss di allora del ciclismo mondiale, Mr. Hein Verbruggen, il padrino che in quegli anni stava preparando il terreno per il falso fenomeno texano iperprotetto dal corrotto vertice mondiale del ciclismo.
    Va detto che Augusto La Torre era al 41 bis da 3 anni e 3 giorni quando accaddero i fatti di Madonna di Campiglio.
    Ho cercato allora informazioni sui giornali e siti olandesi di quel periodo.
    L'uomo che ospitava la latitanza del boss La Torre era Raffaele ‘Rockefeller’ Barbato, così soprannominato in Olanda, dove reinvestiva probabilmente il tesoro dei Mondragonesi.
    Questo sito olandese offre degli spunti molto interessanti sulle infiltrazioni della camorra in Olanda che andrebbero verificati:
    http://pfwstanenlars.webklik.nl/page/maffia-in-nederland
    Vi si legge:
    Tradizionalmente, la camorra è la sovrana incontrastata nel gioco illegale. L'intera organizzazione ha un fatturato annuo stimato di 15 miliardi di euro. Le attività si estendono in tutto il mondo. Un membro del clan La Torre di nome Raffaele 'Rockefeller' Barbato è sposato con una donna olandese e fa un sacco di affari con i Paesi Bassi. Egli possiede un casinò. Il capoclan Augusto La Torre si nascondeva nei Paesi Bassi. Ha milioni contenuti in un deposito nei Paesi Bassi. La Torre non era l'unica famiglia di camorra che operava negli anni Ottanta e Novanta in Olanda. Ci sono vari clan di camorra di Napoli attivi sul mercato della droga di Amsterdam, in particolare nel traffico di cocaina.
    A causa di numerosi arresti è chiaro che la politica olandese deve essere fare qualcosa contro la mafia e in particolare contro la camorra. Nel 1992, le principali forze di polizia dell'Aia (Den Haag) hanno svolto un'indagine congiunta sulla mafia italiana nei Paesi Bassi.


    Un estratto del libro "L'impero: Traffici, storie e segreti dell'occulta e potente mafia dei Casalesi" di Gigi Di Fiore:

    E infine da questo sito:
    https://www.wattpad.com/113211073-gomorra-aberdeen-mondragone

    "la potenza internazionale partita da Mondragone era personificata anche da Rockefeller. Lo chiamano così in paese per l'evidente talento negli affari e per la mole di liquidità che possiede. Rockefeller è Raffaele Barbato, sessantadue anni, nato a Mondragone. Il suo vero nome forse l'ha dimenticato persino lui. Moglie olandese, fino alla fine degli anni '80 gestiva affari in Olanda dove possedeva due casinò frequentati da clienti di calibro internazionale"

    Concludendo, dalla deposizione si desume che La Torre attribuisca il malfatto alla Camorra scissionista dell'Alleanza di Secondigliano, anche perché La Torre era in carcere in quel momento. Ma potrebbe anche darsi che lo faccia per levarsi dall'attenzione di un reato, l'omicidio "sportivo" di Marco Pantani, che mediaticamente avrebbe più risalto degli omicidi di camorra da lui perpetrati con assoluta ferocia.
    Va ricordato infine che in Olanda venne successivamente arrestato (nel 2007) anche un cugino del boss, di nome Francesco Tiberio La Torre. Verificare i contatti dei La Torre in Olanda non sarebbe cosa malvagia.
    confused confused confused


    Per concludere un articolo di Andrea Cinquegrani, storica voce anticamorra.
    http://www.lavocedellevoci.it/?p=5303
    http://www.lavocedellevoci.it/?p=5291

    GIALLO PANTANI / DOPO LA RICHIESTA  DI ARCHIVIAZIONE SPUNTA UN VERBALE CHOC DEL BOSS AUGUSTO LA TORRE 


    16 marzo 2016 autore: Andrea Cinquegrani

    Marco Pantani - L'assassinio - Pagina 14 Schermata-2016-03-16-alle-17.57.53 


    Un altro schiaffo alla memoria di Pantani. Tra le carte degli inquirenti della procura di Forlì, che hanno indagato con successo sull’intervento della camorra per far perdere al campione quel Giro d’Italia ’99, spunta un’altra pistola fumante, ossia la verbalizzazione di un super boss, Augusto La Torre. Ma nonostante tutto ciò, gli stessi pm hanno chiesta l’archiviazione del caso, per l’ormai prossima prescrizione del reato di “corruzione” del quale gli stessi camorristi si sarebbero macchiati per “comprare” la contraffazione della provetta contenente il sangue di Marco, squalificato perchè il suo ematocrito era sopra i livelli consentiti.
    Marco Pantani - L'assassinio - Pagina 14 Schermata-2016-03-16-alle-17.57.40-300x203

    L’avvocato Antonio De Rensis
    “Reati prescritti e impossibilità di individuare i responsabili”, scrivono i pm di Forlì per motivare la loro richiesta di archiviazione. Contro la quale insorge la famiglia Pantani per bocca dell’avvocato Antonio De Rensis: “Per accertare chi ha modificato i test è sufficiente risalire a coloro che potevano maneggiare le provette. Per questo il caso non può essere chiuso”. Non proprio un’impresa titanica, appunto, individuare coloro i quali avevano la possibilità di prelevare il sangue, analizzarlo e custodirlo: due o tre addetti, all’epoca dei fatti, non di più. Eppure, per la procura di Forlì ciò risulta “impossibile”.
    La verbalizzazione del boss di Mondragone, La Torre, si aggiunge all’inequivocabile contenuto dell’intercettazione telefonica in cui un altro boss, stavolta della Sanità, a Napoli, ossia Rosario Tolomelli, parlava con una parente a proposito di quel Giro d’Italia e dell’intervento della camorra – impossibilitata a pagare una montagna di scommesse – per far perdere la corsa al campione. Un “sì” ripetuto per ben cinque volte alla domanda se poi la corsa era stata effettivamente truccata dagli uomini del clan. Parole che si aggiungono a quelle – che diedero origine alle indagini della procura di Forlì – pronunciate da Renato Vallanzasca, entrato in contatto, durante la sua permanenza al carcere milanese dell’Opera, con un camorrista poi identificato.
    Ora il verbale di Augusto La Torre (un impero, quello della sua dinasty, tra i primi a riciclare massicciamente all’estero, perfino in Scozia a metà anni ’90, come documentò il presidente dell’Osservatorio Anticamorra Amato Lamberti, al quale collaborava Giancarlo Siani). Che racconta agli inquirenti: “non sono a conoscenza di come abbiano fatto a modificare i dati di Pantani per farlo risultare positivo, ma il clan ha sicuramente avvicinato chi era addetto ai controlli e lo ha corrotto”. E ancora, più in dettaglio: “Solo i Mallardo di Giugliano, con poteri decisionali nell’Alleanza di Secondigliano, potevano aver fatto una cosa simile”.
    E La Torre descrive ai magistrati di Forlì il contesto nel quale traggono origine le sue dichiarazioni: il boss di Mondragone, infatti, parlò proprio della vicenda
    Marco Pantani - L'assassinio - Pagina 14 Schermata-2016-03-16-alle-17.57.08-150x150

    Augusto La Torre
    Pantani con altri tre super boss, e cioè Luigi Vollaro di Portici, Angelo Moccia di Afragola e Francesco Bidognetti dei Casalesi. Vale a dire con i “Vertici” dell’holding camorrista in Campania, una vera Cupola alla quale niente può sfuggire. E tutti e tre gli confermarono quella versione, ossia che il Giro era stato taroccato perchè altrimenti la camorra sarebbe andata in crac per pagare la montagna di scommesse che volevano Pantani vincitore.
    Una rivelazione multipla, il sipario che si alza su quel Giro maledetto. Ma ciò non basta ai pm di Forlì che archiviano.
    E’ possibile, poi, chiudere gli occhi anche sul secondo tempo della tragedia, ossia l’omicidio – perchè così va chiamato – di Marco Pantani nel residence “le Rose” di Rimini per mano della camorra spacciatrice? Anche perchè Pantani non doveva parlare. Non avrebbe mai dovuto alzare il coperchio su quel Giro, su quella camorra, e soprattutto sui complici in colletto bianco.
    Infine, interrogativo delle cento pistole: come mai, pur in presenza di un “intervento” di camorra così massiccio e invasivo, la Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna ha finora pensato bene di farsi notare per la sua totale assenza?
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    Messaggio Da BenoixRoberti Sab Apr 09, 2016 12:11 pm

    La signora delle sventure è tornata a scrivere. Quella che capisce tutto il ciclismo attraverso l'interpretazione politica è TORNATA A FARE DANNI.
    Dopo avere dato vita ad una valida pagina FB "Ridategli la maglia..." ha cominciato (o meglio ricominciato) insensatamente ad attaccare Silvio Martinello.

    Lo ha fatto sulla suddetta pagina FB e soprattutto sulla pagina di Enzo Vicennati, una delle pagine più lette dagli addetti ai lavori.

    Io non mi capacito del fatto che la stupidità umana possa raggiungere simili picchi.
    Ovviamente alla povera umanità va aggiunta nella analisi anche una sostanziale miseria umana legata ad un bisogno di squallido protagonismo, di mancanza di reali concreti obiettivi nel rispetto della verità. Il tifo e la simpatia personali hanno il sopravvento su qualsiasi analisi dei fatti e su qualsiasi analisi concreta della natura del pensiero e delle azioni delle persone.

    In un ciclismo già povero di figure coraggiose e di veri leader, la sindacalista di strapazzo si accanisce sull'unica vera, carismatica e forte figura che il professionismo ciclistico ha saputo esprimere in questi anni, uno che può tranquillamente interloquire di qualsiasi argomento e con proprietà di linguaggio senza imbarazzi culturali e di tempra umana.

    Perché questa demente prosegua nello stalking su web contro Martinello, dopo qualche anno di pausa, è difficile saperlo, perché andrebbero interrogati esperti di psichiatria, una scienza che non rispetto particolarmente, ma ciò che so è che l'origine della paranoia della pasionaria pantaniana (da cui la famiglia dovrebbe staccarsi per il suo bene) sta nelle vicende attorno alle Olimpiadi 2000 di Sidney, quando tra Martinello - allora ancora in attività - e Pantani vi furono delle discussioni su loro difformità di lettura rispetto all'operato del Coni.
    La demente continua nella sua opera di assurda enfatizzazione (ovviamente da maestrina ex post) di quel dissidio, facendo un castello di una vicenda invece marginale, fatta eccezione per il modo di operare del Coni.

    Silvio Martinello è oggi il più lucido narratore analitico delle vicende di quegli anni e quando si esprime al riguardo, anche nel non facile ruolo di commentatore, lo fa senza peli sulla lingua.
    Ammettendo, ma non concedendo, che Silvio Martinello abbia commesso in quella occasione un errore di percorso, le parole chiare ed ineccepibili da lui espresse in questi anni sul sistema sportivo, sia nazionale che spesso sull'Uci, non lasciano alcuno spazio a sterili polemiche superate ampiamente dalla qualità del dibattito recente e si spiegano solo con insanità mentale e puerile desiderio di rivalsa di colei che è in cerca di banale visibilità e consenso da fast food.

    Questa persona mi dà il vomito, avendola anche conosciuta nei suoi lati deteriori e fanatici, ed è la peggior alleata per chi veramente ama Marco Pantani, la sua famiglia e vuole veramente che la verità emerga.
    L'unico auspicio è che lei faccia silenzio, si limiti a commentare lo sviluppo delle indagini al limite,
    E NON FACCIA PIU' DANNI.

    Ps. Si fa una fatica immane a costruire cose positive, ci vuole una marea di tempo e pazienza (analisi, ascolto, comprensione, valutazione, capacità previsionale, rispetto delle differenze e delle diverse sensibilità).
    Poi ti accorgi che le persone malate e malvagie ci mettono invece un minuto a distruggere tutto.
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    Messaggio Da vallelvo Sab Apr 09, 2016 12:40 pm

    D'accordo su tutto.
    La Signora è arrabbiata con tutto il mondo, evidentemente non ha saputo elaborare situazioni vissute nel tempo. In fondo mi spiace per lei.

    Non mi piace l'espressione "ovviamente da maestrina ex post". Mi spieghi cosa intendi, potrebbe offendere quelle maestre che ce la mettono tutta...... Smile
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    Messaggio Da BenoixRoberti Sab Apr 09, 2016 1:26 pm

    vallelvo ha scritto:Non mi piace l'espressione "ovviamente da maestrina ex post". Mi spieghi cosa intendi, potrebbe offendere quelle maestre che ce la mettono tutta...... Smile
    Dovuta spiegazione. Innanzitutto nulla contro la categoria delle maestre. Personalmente sono poi stato, non dico fortunato, piuttosto un pasha con la mia "maestrina" che è mancata qualche anno fa e che ogni volta che penso a lei mi si bagnano gli occhi per l'affetto immenso che mi ispira. Era una grande la Sig.ra Maria!

    La frase corretta sarebbe "facile fare i maestri col senno di poi".

    Non lo volevo fare, ma è bene rammentare i fatti per capire quale mistificazione faccia questa persona negativa.

    Se un amico o collega nel corso del 2000 avesse mandato Marco "a fare in ..." come avviene quotidianamente fra colleghi, amici (anche tra familiari) per cose futili, per nervosismo o per incomprensioni possiamo mettere la croce addosso a quella persona ed attribuire ad un alterco (ma era solo una maschia discussione) un significato superiore alla realtà concreta? E' possibile trasformare quella persona in un mostro che parla per il sistema?
    E' quello che ignobilmente fa questa persona, mettendo il carico da 90 della scomparsa di Marco a fare da moltiplicatore in questa sua "frustrazione".
    Leggere quei fatto con gli occhi filtrati dalla successiva morte di Marco è non solo scorretto, ma squallido.

    Sono decine i corridori che in quel periodo dicevano a Marco di non farla lunga, di non prenderla oltre, di accettare quel verdetto come molti altri altri lo avevano dovuto accettare allora e come poi avvenne anche in seguito.
    Il fatto che per Marco questo fosse troppo, motivato anche dalla enorme sovraesposizione di quel povero ragazzo, non poteva valere per tutti e non necessariamente tutti dovevano pensarla come lui.
    Ben venga che qualcuno gli dicesse in faccia che non era d'accordo.
    Questo non inficia i fatti e la gravità delle responsabilità di ciò che avvenne, responsabilità che non risiedevano e non sono mai risiedute nel gruppo, cosa che anche degli infanti capirebbero.
    E lo dico da uno che molto probabilmente avrebbe vissuto quella ingiustizia esattamente come Marco.

    Invece, sia i detrattori dei ciclisti che i gombloddisti alla ... vedono il male nei ciclisti. Glissiamo sui detrattori costretti a trollare in rete senza mai firmarsi e attenti al più assoluto anonimato (da vigliacchi come sono).
    La pasionaria vede nella ignavia del gruppo e di alcuni mostri (leggasi Martinello) una delle ragioni della crisi e della morte di Pantani.
    Di fronte a posizioni del genere ... ci sono solo psicofarmaci e psichiatri e, per me personalmente, non esiste l'alibi di una vita infelice. Se hai subito dei torti non è scaricando le tue frustrazioni sugli altri che migliori il mondo.
    Questa è roba da gente di merda.

    Ps. Mi sento un piccolo Pantani dopo quello che mi ha fatto l'agenzia delle entrate, ma ora ascoltando anche altri piccoli imprenditori nella mia situazione e dopo ciò che è emerso (sui premi milionari ai dirigenti che viziano gli accertamenti) si sta pensando tutti a cosa fare per farla pagare a questi criminali. Non me la prendo con gli altri piccoli che questi non hanno accertato. Semmai faccio di tutto perché accertino le grosse aziende coperte dai patti inconfessabili fra sindacati, confindustria e governo (leggasi i fatti di questi giorni di questo mafiosissimo governo), sulle quali ricadono meno di 3000 accertamenti all'anno.
    Giusto per chiarire il mio pensiero al riguardo.

    Io odio coloro che fanno i forti coi piccoli e poi leccano il culo ai Capodacqua, solo per avere visibilità. Gente di merda.
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    Messaggio Da vallelvo Sab Apr 09, 2016 7:36 pm

    Ti ripeto a me fa pena, troppo rancorosa. Le auguro che un giorno capisca il male che si fa.

    Capisco anche la tua rabbia, hai ragione. Purtroppo hanno sempre ragione loro ed il cittadino ne fa le spese.
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    Messaggio Da BenoixRoberti Dom Apr 10, 2016 8:18 pm

    Grande manifestazione oggi a Cesenatico contro l'archiviazione.
    http://www.ilrestodelcarlino.it/cesena/foto/pantani-corteo-tifosi-1.2051465
    http://www.ilrestodelcarlino.it/cesena/pantani-tifosi-corteo-indagini-1.2042770





    Devo una rettifica sulla pagina FB "Ridategli la maglia":
    l'iniziativa non è assolutamente partita dalla pasionaria di Pantanology, alla quale di Pantani non frega nulla se non in funzione della sua visibilità. L'iniziativa è di altre persone che vanno assolutamente ringraziate e alle quali si augura di conoscere quanto prima la "pasionaria" e di prenderne le dovute distanze quanto prima per non averne dei danni.
    La vicenda di Marco Pantani non merita di tornare nelle mani di soggetti folli che ne hanno letteralmente ridicolizzato ogni lato umano attraversa una opera di iconizzazione che nulla ha di rappresentativo di ciò che Marco realmente era.
    La causa di Marco non deve essere lasciata nelle mani di questi che hanno fatto danni enormi in passato.
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    Messaggio Da vallelvo Dom Apr 10, 2016 8:21 pm

    Almeno i sordi "finti" sentissero.
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    Messaggio Da BenoixRoberti Lun Apr 25, 2016 11:23 pm

    Domani esce il libro di Danilo Di Luca "Bestie da vittoria". Non è il solito libro vendetta dell'ex che vuota il sacco con tanto di truculenta descrizione. C'è anche la dura realtà, ma viene raccontata dall'intimo dell'uomo senza indugiare nei particolari pruriginoso. Il libro segue il vissuto, le emozioni e le bruciature di Danilo Di Luca.

    Nell'anteprima del libro voglio però segnalare una intervista a Vanity Fair che riguarda questo topic.

    Ciclismo, Danilo Di Luca: “Pantani è stato fregato al 300%”

    L’ex ciclista, Danilo Di Luca, ha raccontato in esclusiva a Vanity Fair, come funziona il doping. Una lunga intervista rilasciata al settimanale a pochi giorni dal Giro d’Italia che partirà in Olanda il 6 maggio. Ecco alcuni passaggi a iniziare da quello su Pantani: “Lo hanno inculato al 300%. Era a fine Giro con dieci minuti di vantaggio sul secondo, in quelle condizioni non rischi”.
    E ancora: “Tutti i corridori usano l’EPO, l’eritropoietina. Metti il laccio e fai l’iniezione come un tossico. Quando capita un fuori vena riprovi nell’altro braccio. Anche sottocute, nella pancia, nelle gambe”. Di Luca vinse il Giro nel 2007 e nel 2013 è stato il primo italiano radiato per doping a causa dell’ormone EPO. Racconta di buste di sangue nelle borse frigo o nascoste nei corridoi degli alberghi: “Per voi è un racconto inquietante, per un ciclista fa parte del mestiere, della normale preparazione. Ci sono sostanze lecite e illecite.  In uno sport di durata, l’ Epo fa la differenza. Vinci se ti curi meglio degli altriLe squadre? Se vieni trovato positivo fingono di non conoscerti più. Ma chi viene beccato è perché sbaglia i tempi, si sa esattamente quanto tempo deve passare prima di un controllo”. Di Luca ha scritto un libro sulla vicenda “Bestie da vittoria” in uscita tra pochi giorni e a Vanity Fair rivela anche: “Ho iniziato a doparmi seriamente nel 2001, il mio medico di allora (Carlo Santuccione, radiato dal Coni) ha voluto che aspettassi per non farmi bruciare il fisico troppo presto. Io vincevo all’inizio, poi con il passaggio di categoria in 50 andavano più forte. La differenza la faceva il doping. Non possiamo avere le ricette, i ciclisti si procurano tutto in nero, su Internet. Lo sanno tutti nell’ambiente. Si parla in codice: ‘Sei preparato?’”. Di Luca ne ha anche per i tifosi: “Non sono ciechi, ma se ne fregano. Mi chiedono ancora l’autografo, le imprese restano”. La scoperta della positività lo ha reso libero: “Correvo solo per soldi, avevo perso il gusto.Ho scritto questo libro per raccontare la vita assurda dei ciclisti. Il doping non dà dipendenza, ma potere: chi vince porta soldi a se stesso, ma anche agli sponsor, al team”.

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