Proseguo questo topic con una riflessione personale scritta di getto (l’unico tipo di scrittura che mi possa consentire al momento, per tempo ed energie disponibili…quindi scusate eventuali errori), ma coerente con il senso generale del discorso che stiamo sviluppando.
La premessa doverosa è già nota ad alcuni di voi: una delle mie poche qualità nella vita (almeno ritengo lo sia), quindi anche come appassionato di ciclismo, è quella di non essere “tifoso”: non riuscirei a esserlo nemmeno sforzandomi…l’idea di gioire o soffrire per le vittorie o le sconfitte di una persona (vale anche per le squadre in quanto insieme di individui) che non conosco direttamente e che, di conseguenza, non posso stimare da un punto di vista umano e intellettuale, è sempre stata del tutto aliena al mio modo di essere.
Naturalmente, seguendo le corse, nel tempo, ho sviluppato piccole simpatie e antipatie istintive nei confronti dei corridori: queste mie propensioni dipendono da uno strano mix composto di “impressioni” (quelle poche che si possono ricavare dalle interviste, etc.) sulla caratura umana di un corridore e della rispondenza del suo modo di correre a una mia visione ideale del ciclismo.
Insomma: se Purito vince una corsa battendo Valverde - lo ammetto - sono contento…ma se Valverde la spunta non è che mi senta triste o defraudato di qualcosa. Se uno dei corridori che mi sono simpatici dovesse mai essere beccato positivo dall’antidoping – lo ammetto – mi dispiacerebbe…ma non mi sentirei “tradito”, né mi metterei su internet a gridare al complotto o a invocare controlli per altri possibili colpevoli.
Oggi come oggi, uno dei corridori che più mi è "simpatico" è Nibali, sul quale non mi sono ancora formato un "giudizio" dal punto di vista della qualità della persona, ma che si avvicina molto al mio "ideale" di corridore per la capacità di attaccare suo ogni tipo di terreno (discesa in primis)
Se non vi siete già addormentati nel leggere questa premessa, passo al contenuto vero del mio post…
Ieri con Benoit abbiamo scritto di “operazione verità” necessaria nel ciclismo, in relazione al caso Armstrong; quindi (de te fabula narratur) mi sono trovato a chiedere a me stesso: “Caro Emit Flesti… cosa davvero hai pensato e cosa pensi oggi di Armstrong, sulla base delle informazioni di cui disponi (libri, riviste, fora online, ecc.)???”
Proverò a condividere con voi la risposta che mi sono dato…è il mio piccolo contributo all’operazione verità
Quando Armstrong vinceva un Tour dopo l’altro, io seguivo il ciclismo in modo distratto…non posso dire che non lo seguissi, ma dedicavo al nostro sport pochissimo tempo e pochissima qualità di pensiero.
Lo dico subito: Armstrong a quei tempi, complessivamente, mi stava “simpatico” (nell’accezione del termine definita in premessa). Il primo motivo è che di lui avevo in testa due immagini potenti: la prima era (è) Armstrong che vince una tappa al Tour dopo la morte di Casartelli e taglia il traguardo alzandole braccia, indicando il cielo in segno di dedica. Oggi so quale Tour fosse, quale tappa, quale data…perché da qualche anno “studio” ciclismo…ma quando Armstrong trionfava nella classifica generale del Tour, non mi ricordavo assolutamente quei dati storici…eppure quell’immagine ce l’avevo bene in testa e mi emozionava.
La seconda immagine, sostanzialmente analoga alla prima, era Armstrong giovane campione del mondo “ a sorpresa”.
A cavallo tra vecchio e nuovo millennio, come detto, ero molto ignorante sugli aspetti tecnici e storici del ciclismo, ma non ero ingenuo su tante altre cose: avevo letto qualche libro, raccolto qualche titolo di studio “pesante”, conoscevo un po’ il mondo, l’animo umano e anche le dinamiche dei mass media. Ergo non ho mai creduto alla favola di Armstrong che “a pane e acqua”, sorretto solo da una forza di volontà micidiale acquisita grazie alla guarigione dalla malattia, trionfava a ripetizione nel GT più famoso e impegnativo del mondo. Ai tempi pensavo che nel ciclismo il doping fosse molto diffuso (non ci voleva un esperto per saperlo o immaginarlo, nemmeno allora) e che Armstrong facesse quello che facevano tutti…ma che in più avesse davvero un surplus di forza mentale generato dal dramma personale da cui era uscito. E la cosa mi colpiva.
In più, devo proprio confessarlo, il modo di pedalare di Armstrong, la sua figura in bici, mi piaceva istintivamente…e anche oggi che sono meno ignorante, rivedendo i filmati…ca**o, confermo quel giudizio!
L’off-road di Armstrong e il “taglio” per il campo a seguito della caduta in curva di Beloki, per me, rimane “arte contemporanea” (lo scrissi tempo addietro nel forum CW).
Insomma, alla fine devo ammettere che involontariamente, in aperta contraddizione con il mio usuale modo "law and order" di guardare le cose della vita, talvolta mi sorprendevo a pensare qualcosa del tipo: se anche sapessi che questo ha nelle vene gasolio da autotrasporti misto a napalm, invece di sangue…beh…complessivamente mi starebbe comunque “simpatico”.
Essendo uno spettatore distratto, a quei tempi, nulla sapevo dell’egemonia di Armstrong sul gruppo e di alcuni suoi comportamenti censurabili (caso Simeoni, per intenderci), e lo stesso dicasi del suo ruolo entro un sistema di potere economico che forse – la storia ci dirà –ha influenzato la massima dirigenza del ciclismo.
Cosa penso oggi di Armstrong?
Ho una certezza: penso che debba “pagare” perché è colpevole…lui stesso lo ha ammesso.
Ma quali sono esattamente le sue colpe, almeno ai miei occhi??
Ecco, qui ho meno certezze e, di conseguenza, non sono sicuro di saper dire a me stesso (posto che ciò è irrilevante ai fini pubblici e ai fini del giudizio formale espresso dagli organi competenti) quale sia la “pena” giusta per lui…
Nella prossima “puntata” di questo mio post proverò a spiegare meglio il mio (confuso) punto di vista su tale questione…Adesso, perdonatemi, devo proprio mettermi a fare altro