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    Lance Armstrong - Le interviste esclusive di CyclingNews e Daily Mail

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    Lance Armstrong - Le interviste esclusive di CyclingNews e Daily Mail Empty Lance Armstrong - Le interviste esclusive di CyclingNews e Daily Mail

    Messaggio Da Admin Mer Nov 06, 2013 9:32 am

    SITO UFFICIALE: http://www.lancearmstrong.com/
    TWITTER: https://twitter.com/lancearmstrong
    FACEBOOK: https://www.facebook.com/lancearmstrong
    WIKIPEDIA: http://it.wikipedia.org/wiki/Lance_Armstrong
    CICLOWEB: http://www.cicloweb.it/ciclista/4029/lance-armstrong.html
    CQRANKING: http://www.cqranking.com/men/asp/gen/rider.asp?riderid=7

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    Ultima modifica di Admin il Lun Nov 18, 2013 2:56 pm - modificato 4 volte.
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    Lance Armstrong - Le interviste esclusive di CyclingNews e Daily Mail Empty Lance Armstrong - L'intervista esclusiva di CyclingNews Parte 1

    Messaggio Da BenoixRoberti Mer Nov 06, 2013 9:56 am

    http://www.cyclingnews.com/features/lance-armstrong-exclusive-interview-part-1
    Tutto fa pensare che arrivando al termine delle puntate FINALMENTE Lance possa dire qualcosa che prima non ha detto, ma non aspettiamoci grandi ammissioni sulle sue enormi "coperture".
    Il tono dell'intervista sembra essere tutt'altro che patinato. Il linguaggio è crudo e talvolta anche sboccato, molto slang. E' una intervista ovviamente rivolta all'ambiente. Già in questa prima parte vi sono dei passaggi tutt'altro che scontati. E' la prova di come, comunque sia, l'aria al vertice di questo sport sia cambiata.
    Troveremo anche una sorta di Lance sindacalista, che parla del ciclismo in rapporto agli altri sport, peraltro sposando tesi che molti appassionati sostengono da anni. Avesse fatto prima il sindacalista ed avesse usato la sua forza per aiutare il nostro sport ...

    Daniel Benson: cominciamo dal 1993 e all'arrivo in Europa e a ciò che è stata quell'esperienza.
    Lance Armstrong: E' davvero tutto iniziato nel 1992 perché ero uno stagista subito dopo le Olimpiadi. Avevo già ottenuto una sensazione di ciò che fosse il ciclismo prof. Gli alti e i bassi. Dai minimi di San Sebastian all'esperienza della corsa mondiale di quell'anno a Benidorm (la frase è stata riportata male, perchè il basso fu al mondiale e l'alto fu a San Sebastian, ndr). Ho avuto qualche idea di come fosse, ma il 1993 è stata, ovviamente, la prima stagione completa. Per un ragazzo giovane (quella stagione) fu sicuramente come aprire gli occhi. Ma non fui sopraffatto. Io ero competitivo alla Gand-Wevelgem, ero competitivo alla Parigi-Nizza, nel [Tour] DuPont. Mi sentivo in gioco per essere un ragazzo giovane.

    DB: come divenisti consapevole della cultura di questo sport?
    LA: ero moderatamente consapevole. Ma credo che tutti lo erano, dai ciclisti alla sala stampa ai tifosi. Tutti oggi si comportano proprio come se siano scioccati e sbalorditi, ma allora, la sala stampa ed i ciclisti credo fossero molto più vicini. Penso che sia stato così anche in altri sport: è stato così nel baseball, nella boxe. Quei ragazzi [la stampa] sapevano tutto, se era di un giocatore di baseball o di un ciclista, solo che non l'hanno scritto. Ma i media hanno cambiato atteggiamento. Ovviamente il ciclismo si è evoluto, ma i media hanno cambiato drasticamente atteggiamento.

    DB: Voglio assolutamente restare sui media e sul racconto - anche Cyclingnews ha avuto ruolo in esso - ma solo tornando al tema della cultura. Avevi contro gente come [Miguel] Indurain, [Laurent] Jalabert, [Tony] Rominger e tutti questi ragazzi. Quando arrivasti eri pulito nelle prime gare? Hai capito cosa stava succedendo o eri già radicato in quella cultura esistente?
    LA: No. Voglio dire, come giovane ciclista non sapevo allora quello che gli altri stavano facendo, ma ci hanno praticamente ... Voglio dire, io non lo so [Andy] Hampsten o [Alvaro] Mejia o gli uomini di classifica della Motorola, ma eravamo più o meno una squadra pulita. E poi anche, come giovani ciclisti, si è anche ad un livello inferiore (una fila sotto) di questo.

    DB: Hai detto: più o meno (puliti, ndr)?
    LA: [Ride] E' quello che voglio dire, più o meno. Anche in questo caso non so che cosa altri hanno fatto o non hanno fatto, e io non voglio entrare nei dettagli, ma ad un certo punto il ciclismo è passato da un basso numero di ottani ad uno alto. Io non so chi fece per primo lo switch (il cambio) verso un alto numero di ottani. In Motorola non lo avemmo nel 1993. E 'ben documentato che noi lo facemmo nel 1995, ma negli anni precedenti eravamo ad un basso numero di ottani [Armstrong ha poi definito il significato di "basso numero di ottani" nel senso di "cortisone, ecc." - Ndr]. Ciò funzionò bene nel 1993 ma non nel 1994. In quell'inverno tra il '93 e il '94, ci fu un mutamento tettonico (sismico, ndr).

    DB: Ciò che non è stato documentato è la prima volta che venne varcata quella linea. Se la si vuole ancora chiamare linea, il termine di quello che era il "basso numero di ottani". Si può dire quando questo avvenne?
    LA: Questo è un dettaglio tipo ... E' stato prima del 1995 e ci si mise su quella via.

    DB: Prima di venire in Europa?
    LA: No. No. Voglio dire, a meno che prendere una pillola di caffeina per un criterium debba essere considerato.

    DB: Niente come il testosterone ad esempio?
    LA: Assolutamente no. E non successe nemmeno nel 1995. [Armstrong ha confermato in seguito di aver preso il testosterone per la prima volta nel 1996 - ndr]. Negli affidavits (dichiarazioni giurate utilizzate nella requisitoria dell'Usada, ndr) di questi ragazzi trovi quando si può dire che avvenne lo switch (il cambio). Ci siamo consultati e non avevamo scelta. Certo, avevamo una scelta, avremmo potuto salvarci e tornare a casa, ma abbiamo deciso che per competere a quel livello non avevamo scelta.

    DB: Hai vinto che campionati del mondo di Oslo, 20 anni fa, (impugnando un bicchier d'acqua) da pulito?
    LA: Questo è un dettaglio in cui non posso entrare. Ero ancora a basso numero di ottani. Sai, io penso ... nell'ultimo paio di giorni ho letto queste storie su Michael Rasmussen e la sua interazione con [Rolf] Sørensen. Quella era la norma allora. Io credo che lui ha ragione. Non conosco la sua motivazione, non importa, ma lui è a posto.

    DB: Quindi è un processo lento.
    LA: Nel momento in cui ciò era la norma.

    DB: Quello che voglio dire è che è stato un processo lento nel senso che tu vedi questi ciclisti nel 1994 e loro ballano lontano sopra di voi (questi ciclisti sono inarrivabili, frase di gergo, ndr) alla Freccia Vallone e alla Liegi-Bastogne-Liegi. Tu sei in maglia iridata e pensi "dobbiamo recuperare" ma è un processo lento a muoversi verso quella zona del doping o è solo una mossa veloce, istantanea?
    LA: Beh, nel 1994 corremmo e non ci si mosse verso un alto numero di ottani. Soffrimmo appena durante quell'anno. Nel '95, per una serie di motivi, decidemmo di fare il passo successivo.

    DB: Ci fu un capobanda che spiccò in quella fase e che inaugurò l'ingresso nella nuova via?
    LA: Non è nel mio stile fare nomi. Ci furono certamente nel complesso i ragazzi americani, generalizzando quel gruppo, che presero questa decisione insieme. Forse c'erano persone del team, i ciclisti più anziani che sapevamo ciò che avevano fatto, e ci sono stati altri - abbiamo dovuto essere aiutati da parte del medico della squadra - ma queste sono tutte persone che hanno evitato le conseguenze. Totalmente.

    DB: Pensavi di vincere il Tour in quei primi anni?
    LA: ho sognato e aspiravo a questo. Non ero sicuro, e non mi ponevo la domanda perché a 21, 22 anni non avevo bisogno di pensare a quello. Ho avuto un paio di anni per concentrarmi nelle cose in cui stavo eccellendo, come le classiche e le corse a tappe minori. Ciò rendeva la squadra felice, e ciò mi procurò un buon contratto e che a me andava bene.

    DB: La Vuelta a España 1998 è stata la svolta. Come reputi tutto ciò sino a lì (la tua carriera, ndr)? Ho letto Wheelmen e come reputi tutto ciò sino a lì? Perché il tuo record nei GT prima di allora era intorno alla 30a-40a posizione, non era mai stato una top five o una top four ...
    LA: E 'stato un anno interessante perché lì ero tornato, e allora non ero ancora tornato (del tutto, ndr), e poi sono tornato dopo il salvataggio (guarigione dal cancro, ndr). L'unica cosa - ovviamente la Vuelta non è il Tour o il Giro - è che ero super leggero, molto più leggero di quanto io avessi mai visto nella mia carriera. Si può vedere anche dalle foto, che il rapporto peso-potenza era migliorato e io ero incredibilmente motivato. Noi stavamo ancora cercando di rottamare in parte quella squadra. La Us Postal in quel tempo era una squadra di merda, e abbiamo portato una squadra di merda alla Vuelta. Ebbimo anche alcuni colpi di fortuna. Merda, il primo giorno ci fu una frattura (del gruppo, ndr), il primo giorno! 200 corridori si divisero in due parti e io fui il 99° a entrare (nel gruppo di testa, ndr). Sono rimasto appeso alla pelle dei miei denti (sono rimasto lì attaccato per lo sputo, ndr). Nessun segreto e guardando la gara c'erano alcuni scalatori esplosivi come [José Maria] Jimenez, ma anche [Abraham] Olano che poi vinse ...

    DB: Chi ti ha detto che potevi cadere stando sulla bici della nonna (frase di gergo che credo potrebbe essere letta come: chi ti disse che potevi crollare restando a pane ed acqua, ndr)  ... Ma qualcosa deve essere cambiato nei termini del programma di doping che stavi realizzando.
    LA: Non ho intenzione di entrare in questo. Questo non è un'interrgatorio con la WADA o la TRC (Truth and Reconciliation Commission, Commissione Uci per la Verità e la Riconciliazione, che non vide in pratica mai la luce e che potrebbe essere ripensata dalla nuova gestione Uci, ndr) quindi non mi fare entrare in questo. Se questo colloquio riesce, sarò felice di parlare e di raccontare la storia spontaneamente. Sarebbe sciocco se raccontassi ogni dettaglio in un'intervista online. Avevo la sensazione che tu volessi dettagli come questo, ma io non te li darò.

    DB: Potrei avere un sì o un no?
    LA: No. No. Tutti sanno già. Non c'è molto altro da dire. E io non voglio parlare solo di doping. E' ovviamente un elemento, ma il 99 per cento della mia carriera non si tratta di doping. Forse lo è oggi, perché questo è lo slogan che attira l'attenzione.

    DB: Quando hai realizzato che all'UCI non gliene fregava un cazzo?
    LA: Non so se non gliene fregava un cazzo o se semplicemente proprio non poteva, onestamente, e oggi non penso molto bene di Pat [McQuaid] o Hein [Verbruggen], ma che cosa stavano andando a fare? Immagina di essere Hein, e di nuovo io non lo sto difendendo, ma imaginati di essere nel '94 o forse anche nel '93 o prima. Avrebbe dovuto sapere tutto ben prima, perché l'alto numero di ottani esisteva da fine anni '80 e non solo nel ciclismo, anche in altri sport di resistenza. Tu sei lì, sei il capo del direttivo Uci, non hai nessun test (antidoping, ndr), nessun test, niente - che cosa fai? E ancora, so che quei ragazzi sono facili da prendere, ma sia,o nel 1995 per esempio, sei Hein Verbruggen. Che cazzo vai a fare? Speri che qualcuno venga beccato alla frontiera? Non c'è niente che tu possa fare. Forse non gliene fregava un cazzo, non glielo ho chietso a loro, ma so che non potevano fare nulla. Proprio come il capo della IAAF non poteva fare nulla, proprio come il capo della FINA non poteva nulla. Essi semplicemente non avevano gli strumenti per fare nulla fino a forse 10 anni più tardi.

    DB: Ma non pensi che non ne ebbero nemmeno la volontà?
    LA: Se avessero avuto i dati scientifici per proteggersi legalmente, allora sì, ma ancora una volta non lo so. In definitiva si finisce dove siamo oggi, dove abbiamo una test che funziona per una sostnza [EPO] e i ragazzi devono decidere se vogliono ballare attorno a quello. Mi piace pensare che ci siano tanti che vogliono prendere meno rischi. Ma al momento loro possono solo testare (sostanze, ndr) per le quali dispongono di un test. Non credo che ciò sia giusto o responsabile, e ancora una volta non sto difendendo loro perché non mi preoccupo per loro, ma il ciclismo ha provato, subendo notevoli pressioni, ad implementare varie cose che poi si sono dimostrate solo cerotti (palliativi, ndr) nel corso del tempo. Fosse stata solo la regola del 50 per cento, che era quello che era - non era perfetta, ma si trattava comunque di un passo. E questo sport (il ciclismo. ndr) non ha ottenuto alcun riconoscimento per tutto questo. Questo ha portato a varie conseguenze come la sua cancellazione (del ciclismo, ndr), che ha portato il passaporto biologico e nel frattempo a nessun credito, nessun riconoscimento. E tutti gli altri sport che hanno lo stesso problema doping stanno seduti dietro e ridono, ridono a crepapelle, non ricevendo alcuna scomoda attenzione, nessuna critica, nessuna esposizione e non fanno un cazzo.

    DB: Ok, bene come consideri, cosa suggerisci in tutto ciò?
    LA: Beh. il ciclismo, il Tour è più grande di qualche gara di cross country, anche della Maratona di New York. È più grande tutte queste cose.

    DB: Va bene, ma non è così grande come la Coppa del Mondo di calcio o come il Super Bowl.
    LA: Beh ascolta, la più grande differenza tra il ciclismo, il calcio e il tennis è l'unione degli atleti, un sindacato degli atleti. Non abbiamo alcuna voce, non c'è unità. Sono ragazzi dappertutto negli sport. Ma quegli sport, gli sport delle major leagues (dei campionati più importanti diremmo anche ricomprendendo il calcio, ndr) non lasciano che accada, e i proprietari non permettono che ciò accada. Nel frattempo noi abbiamo appena vissuto nel selvaggio West. I ciclisti non hanno diritti, l'ASO continua a fare milioni, le squadre non possiedono proprio nulla. L'unica cosa che una squadra possiede è il suo contratto vigente e, quando quello è, sei bello che fottuto. Sì, potrebbe avere un paio di bus e un camion. Non c'è equità e valore. E' un fottuto modello di business.


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    Lance Armstrong - Le interviste esclusive di CyclingNews e Daily Mail Empty Re: Lance Armstrong - Le interviste esclusive di CyclingNews e Daily Mail

    Messaggio Da Maìno della Spinetta Mer Nov 06, 2013 4:48 pm

    gli ottani cambiano nel 1994,
    poi dice che già negli anni 80 qualcosa era cambiato.

    Idee chiare..

    Comunque, la Liegi del 1994 è quella di Berzin e Ferrari, della Super Gewiss. Quindi quello che è cambiato lui lo ha poi contattato direttamente.

    Sugli anni 80 non dice nulla invece.
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    Messaggio Da BenoixRoberti Mer Nov 06, 2013 5:03 pm

    Concordo assolutamente in linea di massima, ma in fondo, a parte alcune velate ipocrisie, mi pare lineare. Il problema è che i cortisonici per lui sono "bassi ottani".
    Sugli anni 80 evita di fare nomi, ma in fondo li fa nettamente fra le righe, parlando dei vecchi e dell'entourage medico della Motorola, persone "che hanno evitato le conseguenze".
    L'aspetto qualitativo degli ottani lo hai azzeccato tu: le Ardenne 1994 e la celebrazione a regola del "è tutto regolare ciò che non è rilevato all'antidoping". Gewiss-Ferrari docet. Su quello non ci piove.
    Il linguaggio di Armstrong, anzi l'alfabeto, va conosciuto a fondo per interpretare le sue parole.
    In questo si dimostra perfettamente un texano, un po' come quando noi parliamo dei siciliani, quelli degli anni 70, quelli che "davano a intendere". E con questo, per essere chiari, non voglio dire che è un linguaggio mafioso, ma un qualcosa che ne è precursore e che tradisce una cultura affine all'omertà, e comunque una sorta di codice d'onore, le cui parole devono essere comprese da chi deve comprendere.
    E' triste ammetterlo, ma questa cultura ciclistica (da Ferrara a Ferrari) è tutta italiana in origine. Embarassed 
    E il texano si è adeguato.
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    Lance Armstrong - Le interviste esclusive di CyclingNews e Daily Mail Empty Lance Armstrong - L'intervista esclusiva di CyclingNews Parte 2

    Messaggio Da BenoixRoberti Mer Nov 06, 2013 5:03 pm

    2a PARTE
    http://www.cyclingnews.com/features/lance-armstrong-exclusive-interview-part-2

    DB: Parliamo del 1999. Mi ricordo di aver letto la copertina di una rivista e il titolo era 'vincitore del Tour di lingua inglese cercasi'. Vorrei parlare di come i media hanno reagito alla tua vittoria, sia nei termini dei sospetti che avevano e dall'altro lato dell'allegria e dell'aiuto che ti diedero nel promuovere la tua storia. Com'era e come funzionava?
    LA: Quale parte?

    DB: La parte pro - Armstrong.
    LA: L'impulso fu costruito nei media e quindi ciò ha contribuito a costruirla (la storia, ndr) agli occhi del pubblico. Era quello che era. Era la storia di un sopravvissuto al cancro che aveva passato due anni fuori diagnosi vincendo lo sport più difficile al mondo. Come puoi immaginare, lo so, al momento l'ho preso per scontato. Posso capire la ragione percui è diventata come una storia (un racconto, ndr) e uno diventa due e la storia si costruisce e si alimenta ulteriormente. Da qui il motivo per cui tanta parte della caduta è stata così drastica. Se sei solo un ragazzo che vince il Tour sette volte senza 'storia' la caduta non è la stessa. Un sacco di questo è per colpa mia. Mi assumo la responsabilità per essere stato così aggressivo e rigido quando si trattava di smentire. È stato un errore enorme. Tuttociò ha influenzato la caduta e ne ha raddoppiato l'effetto. Io sicuramente negavo. Non conosco una persona, nella prima conferenza stampa nel 1999, quando la domanda arriva e tu sei in maglia gialla,  che avrebbe detto "Hai ragione, questa è una bella domanda, e devo essere sincero". Chi cazzo direbbe questo? Chi? E' una cosa da non commentare e bisognava uscire da questa domanda il più presto possibile. E' una cosa completamente diversa dall'essere conflittuale e combattivo, che era quello che ero.

    DB: Hai avuto questi rapporti con alcuna stampa pensavo, però mi ricordo di un giornalista francese in visita quando eri ammalato nel 1996 e ha visto un cambiamento nella tua personalità e nel comportamento a partire dal 1999.
    LA: Non lo so. Ma certamente c'è stata una grande differenza tra una conferenza stampa mia nel 1996 e una conferenza stampa nel 1999. Aumentò ad un livello tale che sembrava anche a me troppo rapida. Non ero preparato per questo, chiaramente. Non è un segreto che si era sulla scia del periodo Festina del 1998 e così eri sottoposto ad un sacco di domande. Ho preso offese per colpa di quelli, non avevo voglia di rispondergli, ma ho gestito nel modo sbagliato. Ciò è tutta colpa mia. Mi piacerebbe tornare indietro e rispondere alle domande in modo diverso o più blandamente, ma ormai non posso.

    DB: Allo stesso tempo hai avuto una larga parte della stampa che non ti fece queste domande e che scrisse trionfalmente di te.
    LA: Già.

    DB: Devono aver saputo o avuto i loro sospetti, ma non scrissero di ciò. Come funzionavano questi rapporti?
    LA: Non lo so. Credo che, come sapete, la sala stampa al Tour sia un posto strano. Avete un migliaio di persone lì. Ok, ci sono ragazzi che conoscono davvero le cose, che conoscono il ciclismo in tutti i suoi angoli, destra, centro, sinistra, a testa in giù, dentro e fuori. Sapevano. Sapevano tutto, tutta quella merda, ma erano amici con i players (gli attori del business, Aso, ecc., ndr). Poi arrivò una nuova generazione di giornalisti e avevi pure quelli che erano lì solo per coprire una storia di doping. Non si occupano della corsa ciclistica, non si preoccupano di un eventuale incidente, loro erano venuti proprio in attesa di un incidente d'auto.

    DB: Rispettavi la fazione pro - Armstrong?
    LA: Sì certo. E lo faccio ancora.

    DB: Beh, che dici dell'altra parte della barricata, gente come David Walsh? Quali erano i tuoi sentimenti verso di lui e sono cambiati dal 1999?
    LA: Ovviamente David e io abbiamo avuto una lunga storia. Ho sentimenti contrastanti. Aveva ragione su alcune cose, ma ho potuto notare un lato di lui, lungo il percorso, che non fu proprio corretto. Egli sa meglio di chiunque altro le volte che è stato colto in fallo, ma comunque ... Dubito che leggerà questa intervista perché è nel mezzo del tour per la sua vittoria globale. Ho cercato di risolvere tale situazione come meglio potevo e penso che l'ho fatto.

    DB : Come funzionava la blacklist (lista nera)?
    LA: Non c'è mai stata una lista nera. La gente pensa che c'era una lista sul bus (della squadra, ndr) con un mucchio di foto, ma questo era un mucchio di stronzate. Ok, ci sedevamo nel bus e guardavamo fuori, ma lo facevamo ogni giorno e parlavamo delle altre squadre, delle persone - eri praticamente un topo in una gabbia. E quindi guardavamo di fuori. Ci sono state certamente alcune persone che non volevamo parlare, ma Chris Froome (ad esempio, ndr), sono sicuro che si siede sul bus e guarda fuori e pensa di non parlare con quel tale. Questo è del tutto normale.

    DB: C'è stato un rappresentante della stampa con cui non avresti mai parlato e ci sono stati certamente giornalisti che hanno ritenuto di essere stati associati con personaggi come Walsh o [Pierre] Ballester, per esempio, che si trovarono i loro accessi limitati o preclusi. Questo è stato ben documentato.
    LA: Non ci furono mai così tanti accessi comunque. C'era molto poco accesso per chiunque.

    DB: Questo invece è accaduto. Alcuni ragazzi cacciarono Walsh da una macchina perché non volevano viaggiare con lui. Johan Bruyneel, una volta rese molto chiaro questo concetto con loro.
    LA: Considero Rupert [Guinness] e John [Wilcockson] amici, non conosco altrettanto bene Andy [Hood], ma mai una volta ho detto che se state in macchina con lui non si può parlare con me. Non ho mai detto questo. Non è un segreto che David ed io avevamo un rapporto conflittuale, tutto il mondo lo sapeva, ma non vi era alcun qui pro quo con questi ragazzi.

    DB: Hai rispetto per David Walsh?
    LA: [lunga pausa] Se guardate l'intero plotone ... questo non è Michelle Smith (controversa nuotatrice irlandese moglie di un pesista dopato http://it.wikipedia.org/wiki/Michelle_Smith). Lei era in una piscina con atleti più o meno puliti (ironico, ndr). Questa è stata veramente una missione mirata, ma va bene così, questo era il suo biglietto da visita. Così era lui l'onesto, e proprio su certi aspetti? Sìii. Ero io il diverso da tutti gli altri? Penso che stiamo iniziando a vedere che ...

    DB: Ma torniamo alla domanda. Anche se sei riluttante o se è troppo presto, hai rispetto per lui come giornalista. Non voglio dire che sei simile, ma siete entrambi tenaci ...
    LA: Mi hai tolto le parole di bocca. David e io siamo simili. Io ero un ragazzo tipo "vittoria ad ogni costo". David è un ragazzo "vittoria ad ogni costo". Anche se questo significa abbellirlo, modificandolo. Aveva ragione lui sul fatto che io mi dopassi in quegli anni? Assolutamente, e giù il cappello a lui, ma ci sono stati momenti in cui avrebbe fatto qualsiasi cosa per fare in modo che quella storia fosse così. Ma capisco che io mi comportavo allo stesso modo. Quello era il mondo in cui ho vissuto per un lungo periodo di tempo.

    DB: Pensavi che si potessero controllare i media, i media del ciclismo?
    LA: Non lo so. Penso che per la maggior parte non so la risposta, ma per la maggior parte direi che ho avuto un rapporto decente con loro.

    DB: Perché volevano una buona storia e tu eri lì dietro l'angolo?
    LA: Non lo so.

    DB: Ti venne ​​facile avere questo tipo di rapporti, avere quel tipo di conferenze stampa nel 1993 ad averne poi differenti nel 1999?
    LA: Anche in questo caso, ciò era cambiato. I media erano davvero cambiati. Tu avevi molti più "punti vendita" (visibilità, ndr). Nel 93 c'erano i giornali e non c'era questo intero esercito di blogger e siti web. E così avanti veloce sino ad oggi, dove ognuno è una specie di giornalista che si occupa di un evento. Questo generava concorrenza e la gente va a caccia di storie. Il ciclismo era un perfetto piatto (Petri, piatto trasparente di cristallo) per questo. E via così velocemente sino ad oggi e la frenesia intorno degli ultimi 12 mesi. Era un ottimo foraggio per ciò che noi chiediamo ai mezzi di comunicazione di oggi.

    DB: È stato facile far tutto ciò, sedersi in conferenze stampa e negare e mentire in modo efficace?
    LA: Ancora una volta, non so chi altro ha delle domande, ma una volta che dici di no e neghi, sei bloccato lì con il no. Quindi tu continui a dire di no, a negare.

    DB: Tu ha detto più di un semplice no però.
    LA: Lo so e sarebbe stato meglio essere più passivo nelle conferenza stampa.

    DB: Mi ricordo di una citazione, "Ho visto la morte in faccia e io non mi drogo." Questa fu davvero un forte dichiarazione da fare.
    LA: Daniel, quelli sono i momenti per i quali farei di tutto per tornare indietro o per dire qualcosa di diverso, o cancellare. E' imperdonabile; è imbarazzante sentire quelle cose. E anche in tutti i modi, vaffanculo la sala stampa. Una dichiarazione del genere, cosa avrebbe significato o la fiducia che avrebbe dato alla comunità che conta, la comunità del cancro, hanno preso la cosa così a cuore. Questa cosa ha dato loro la fiducia che la storia fosse perfetta. Nella mia mente - e forse sono più in linea con quel gruppo - ma nella mia mente è lì che c'è l'errore un migliaio di volte. Mi piacerebbe cambiare le cose ma non posso.

    DB: Hai mai desiderato che non si arrivasse a quella TUE (esenzione terapeutica per assumere farmaci durante l'attività sportiva) nel 99, perdere la vittoria al Tour e finire sanzionato?
    LA: Non ci ho pensato. Non lo so. Non ho la sfera di cristallo.

    DB : Se ti avessero mai preso a titolo definitivo saresti tornato e fatto di nuovo lo stesso, o avresti corso pulito o avresti rinunciato?
    LA: Ancora non lo so. Non ho mai pensato di poter risultare positivo. Non avevo intenzione di risultare positivo. Mai. No.

    DB: Perché?
    LA: perché il piano era prudente (cauto). E' buffo perché io dico queste cose che sono la verità e alla gente non piace. Dicono che vogliono la verità, si dà loro la verità e poi dicono "cazzo, non ci piace la verità". Era così prudente (cauto, sicuro), avverso al rischio e matematico. Non ci sarebbe stato un test positivo.

    DB: Giusto tornando a quello che hai detto, una parte del motivo per cui alla gente non piace la tua verità è che trovano difficile dire quale fosse in realtà la verità.
    LA: Non ho alcuna credibilità. Certo che finiscono a pensare che sto mentendo, che ho mentito a loro per 15 anni e, naturalmente, che io sto mentendo ancora. Giusto. Ho capito. Ma io ho tirato fuori tutto a pezzetti, non tutti i giorni, ma a volte in momenti come questo e quello è, questa è la verità. A loro non piaccio se dico che la US Postal non era poi così sofisticata. A loro non piaccio se dico che nel 2009 ero pulito, ma queste cose sono la verità. Ma comprendo anche le persone che dicono che non mi credono.

    DB: Ti preoccupa questo?
    LA: Certo. Questo è frustrante, mi coinvolge assolutamente tutto questo. Guardate l'uomo, questo non è facile, non passa rapidamente, non c'è nessuna formula magica, ci vuole solo tempo. Nel corso del tempo ci saranno altre voci che supporteranno, si spera, quello che dico di quel periodo. Nel corso del tempo, si spera, ci sarà un test per le trasfusioni e i campioni 2009 saranno ammessi alla prova della verità.

    DB: E nel 2010?
    LA: Oh Dio, lì sì. Ero terribile allora. Non ero nella forma del 2009. E' così buffo che la gente punti l'attenzione sul Ventoux. Un conto è se tu eri il 15°, ti allontanavi, battuto di 5 minuti con fatto il podio, ma ero lì aspettando fottutamente la pelle dei miei denti (gergo anglo-ciclistico per dire: ero a pezzi, ndr).

    DB: Quello è per il blip (breve intervallo in esame) sul passaporto (biologico, ndr) su cui le persone e gli esperti puntano.
    LA: Ma il campione è stato prelevato, a me e a Levi [Leipheimer], volavamo basso, il commissario del controllo antidoping era nella stanza e il campione è stato preso immediatamente. Niente cibo, niente acqua, niente di niente (per non addomesticare l'esame ed i valori, ndr).

    DB: La USADA ha affermato che c'era una possibilità su un milione che tu corressi quel Tour da pulito.
    LA: Quello era solo uno dei loro dieci punti di discussione. Ehi, non mi interessa quello che hanno detto. Quello che sto dicendo è che, il giorno che ci sarà un test per rintracciare le trasfusioni, sarò il primo a chiedere di analizzare quel campione. E scommetterò tutto su questo. 2009, pulito.


    Fine parte 2
    CONTINUA
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    Messaggio Da Lemond Gio Nov 07, 2013 8:51 am

    Non capisco perché non si possa fare subito quel test (2009)?
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    Messaggio Da BenoixRoberti Gio Nov 07, 2013 10:02 am

    Del test sulle trasfusioni (DEHP/Plasticizer Test), che rilevava il valore di alcuni metaboliti delle plastiche (fra cui quelli degli ftalati), se ne parlò in occasione della vicenda di Contador.
    So che almeno due laboratori (Colonia e Barcellona) effettuavano il test, ma non so se sia poi stato definitivamente validato dalla Wada.
    In ogni caso non è detto che Armstrong abbia utilizzato in quelle occasioni l'autoemotrasfusione.
    In verità, personalmente ritengo questo aspetto ormai ininfluente.
    Sono ben altre le cose che Armstrong dovrebbe raccontare, e non è affatto detto che non abbia già parlato. Ci sono dei passaggi nelle parole che esprime quando rifiuta di parlare dei dettagli, parole apparentemente omertose di Lance, che mi fanno dire che qualcosa abbia già raccontato.
    Lo deduco da quel freudiano "questa non è una intervista di Usada e TRC".
    E' solo una opinione/sensazione e non una certezza.
    Una cosa è certa, sia l'Uci che la banda bassotti (Pat&Hein) hanno bussato alla sua porta.
    I primi per una piena confessione ben oltre il doping di cui ormai si sa tutto, i secondi per non essere tirati dentro in una inchiesta che li porti di fronte alle loro enormi responsabilità nelle nefandezze di questo sport.
    Secondo me il grande passo di Lance Armstrong non è lontano. E sarebbe un bene per tutto lo sport e per riconoscergli finalmente un ruolo positivo nel ciclismo, una cosa assolutamente non banale a cui Armstrong in questa intervista dimostra di ambire.
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    Messaggio Da Lemond Gio Nov 07, 2013 12:52 pm

    Sono d'accordo, ma poi c'è poco da essere concordi: è ovvio che all'Usada ha detto di più. Vedremo.
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    Messaggio Da Maìno della Spinetta Gio Nov 07, 2013 2:10 pm

    da giurista il grande silenzio che è seguito all'affaire Armstrong può sì significare insabbiamento, ma anche, ed è quello che spero, nuove indagini. Attendiamo ancora uno o due anni,
    e vediamo questo silenzio a cosa corrisponde.
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    Messaggio Da BenoixRoberti Gio Nov 07, 2013 2:28 pm

    Maìno ha scritto:da giurista il grande silenzio che è seguito all'affaire Armstrong può sì significare insabbiamento, ma anche, ed è quello che spero, nuove indagini. Attendiamo ancora uno o due anni,
    e vediamo questo silenzio a cosa corrisponde.
    Bene bene, allora pongo il quesito al giurista Maìno, soprattutto giurista "americano".

    La mia ipotesi è frutto della interpretazione delle parole di Armstrong, di cui dopo vari anni di lettura mi sono ormai fatto una idea. E ho visto che anche il CarLemond l'ha letto un po' così.
    Ad avvalorare poi la mia ipotesi c'è questa intervista del giornalista-scrittore di ciclismo William Fotheringham al nuovo capo Uci, che è persona che pesa sempre con estrema oculatezza le parole.
    http://www.theguardian.com/sport/2013/nov/05/contact-lance-armstrong-uci-reconciliation

    Vengo al quesito che richiede conoscenza della prassi legale americana.
    Posto che:
    - Armstrong ha problemi con la giustizia americana
    - Armstrong deve rendere conto alla Usada e ambisce ad una riabilitazione parziale e, soprattutto, ad un riduzione della squalifica,
    la sensazione è che Cookson abbia lasciato Armstrong a cantare con l'Usada ed il Dep. Justice americani per risolvere le sue faccende, demandando alla Usada ed alla Wada la risoluzione dei problemi legali di eventuali riduzioni/amnistie perché materie che investono anche il diritto di altri sport.
    Per sé Cookson pretende solo di conoscere i fatti relativi al coinvolgimento dell'Uci, tanto che solo lui ha accesso ai documenti digitali posti nella cassaforte della società investigativa Kroll. Mi chiedo sibillinamente se i documenti siano rimasti in Svizzera o se siano disponibili anche negli Usa. E capisci a me Wink

    Una cosa sarebbe mettere Pat&Hein sotto processo in Svizzera, ben altro processarli negli Usa. E nel 2015 ci saranno i mondiali in Virginia a Richmond.

    Ritieni che sia verosimile questa ricostruzione da un punto di vista legale Us?
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    Messaggio Da Maìno della Spinetta Gio Nov 07, 2013 5:02 pm

    BenoixRoberti ha scritto:
    Maìno ha scritto:da giurista il grande silenzio che è seguito all'affaire Armstrong può sì significare insabbiamento, ma anche, ed è quello che spero, nuove indagini. Attendiamo ancora uno o due anni,
    e vediamo questo silenzio a cosa corrisponde.
    Bene bene, allora pongo il quesito al giurista Maìno, soprattutto giurista "americano".

    La mia ipotesi è frutto della interpretazione delle parole di Armstrong, di cui dopo vari anni di lettura mi sono ormai fatto una idea. E ho visto che anche il CarLemond l'ha letto un po' così.
    Ad avvalorare poi la mia ipotesi c'è questa intervista del giornalista-scrittore di ciclismo William Fotheringham al nuovo capo Uci, che è persona che pesa sempre con estrema oculatezza le parole.
    http://www.theguardian.com/sport/2013/nov/05/contact-lance-armstrong-uci-reconciliation

    Vengo al quesito che richiede conoscenza della prassi legale americana.
    Posto che:
    - Armstrong ha problemi con la giustizia americana
    - Armstrong deve rendere conto alla Usada e ambisce ad una riabilitazione parziale e, soprattutto, ad un riduzione della squalifica,
    la sensazione è che Cookson abbia lasciato Armstrong a cantare con l'Usada ed il Dep. Justice americani per risolvere le sue faccende, demandando alla Usada ed alla Wada la risoluzione dei problemi legali di eventuali riduzioni/amnistie perché materie che investono anche il diritto di altri sport.
    Per sé Cookson pretende solo di conoscere i fatti relativi al coinvolgimento dell'Uci, tanto che solo lui ha accesso ai documenti digitali posti nella cassaforte della società investigativa Kroll. Mi chiedo sibillinamente se i documenti siano rimasti in Svizzera o se siano disponibili anche negli Usa. E capisci a me Wink

    Una cosa sarebbe mettere Pat&Hein sotto processo in Svizzera, ben altro processarli negli Usa. E nel 2015 ci saranno i mondiali in Virginia a Richmond.

    Ritieni che sia verosimile questa ricostruzione da un punto di vista legale Us?
    Lanza è in merda per aver mentito, e i vari sponsor e cose varie possono metterlo in ginocchio. Salvare la pelle in America dalle cause multimilionarie per lui è essenziale. I giudici qua posson fare quel che vogliono, do ut des, tutti son dei possibili pentiti da premiare. Se Cookson non vuole esporsi ha l'occasione di mandare avanti un altro, Armstrong non subisce dei risarcimenti monstre, e tutte le nefandezze che può usare le tira fuori. Non so, però, quanto ci sia in quegli hard disk. Se Pat aveva cose compromettenti mi sembra difficile che abbia restituito un PC senza sostituire l'Hard Disc
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    Messaggio Da BenoixRoberti Gio Nov 07, 2013 8:00 pm

    3a PARTE
    http://www.cyclingnews.com/features/lance-armstrong-exclusive-interview-part-3

    DB: Mi piacerebbe tornare ai rapporti che hai avuto nella tua carriera. Che cosa serviva a te per fidarti della gente e lasciarli entrar in quella cerchia ristretta?
    LA: Questo è difficile (da descrivere, ndr). E' una delle cose che rende il ciclismo così disordinato. Se si tratta di una cerchia di 25 corridori per squadra, 9 al Tour, l' intera operazione è forse di 60 persone. Non è come nel tennis per esempio, dove c'è un giocatore ed il suo allenatore. Ci sono un sacco di persone coinvolte.

    DB: Che cosa serviva per te personalmente per permettere alle persone di accedere (alla cerchia ristretta, ndr)?
    LA: Beh, è ​​una risposta diversa oggi rispetto ad allora.

    DB: Com'era allora?
    LA: allora, e credo che le persone del team possono testimoniare, non sono mai stato una persona calda e confusionaria che voleva fidarsi di tutti. Vedevo ciascuno come se avessi una precisa agenda, delle priorità. Non mi fidavo assolutamente di un sacco di loro. Con molti di coloro con cui avevo giusto contatto era come avere a che fare con squadra e compagni di squadra. Guardando al passato, c'è stata una manciata di persone che avrebbe mai dovuto essere in squadra, ma hai il roster da fare e si deve mettere in campo la migliore squadra possibile. I personaggi sono ben noti.

    DB: Voglio dire, lontano dalla bicicletta, lontano dal roster, una figura che emerge in Wheelmen (il libro recentemente uscito su LA, ndr) era JT, che era davvero solidale con voi. Che tipo di figura era lui per te?
    LA: Era il mio padrone di casa, ma si è anche preso cura di me ed è stato come un fratello maggiore.

    DB: Era cambiato qualcosa fra voi perché sembra che tu sia diventato distante e che lui non sembrasse comprendere appieno il perché.
    LA: mi sono sposato e ho messo su famiglia. Non ho letto il libro, ma è normale che quando si inizia una famiglia, con i piccoli, che le dinamiche cambino.

    DB: Che cosa ti rende ora fiducioso in qualcuno?
    LA: Non mi fido di nessuno.

    DB: Nessuno nessuno?
    LA: Una manciata di persone.

    DB: Meno di prima?
    LA: Certo. Cosa credi? Amici e familiari. Non credo che qualcuno di noi, che siamo passati attraverso tutto questo abbiano lo stesso livello di fiducia di 12 o 24 mesi fa. Non considerare me, togli il mio nome e mettici dentro qualcun altro, è lo stesso.

    DB: Perché pensi che ognuno di noi abbia delle priorità? È nella vita o solo nel ciclismo?
    LA: Non ho detto che ciascuno ha delle priorità, ho solo detto che non mi fido di loro.

    DB: Prima hai detto che le persone hanno delle priorità.
    LA: Beh, quando sei in cima ad un mondo come questo, ci sono persone che hanno delle priorità. Ero estremamente leale. Ho mantenuto la stessa squadra interna, ci si interfacciava coi con nuovi corridori, ma la struttura di gestione che si tratti di [Bill] Stapleton o [Bart] Knaggs, [Mark] Higgins o Johan [Bruyneel], era lo stesso gruppo di base, sempre lo stessa. Nonostante questo, la squadra decollava come un razzo. E' facile dire che io scacciavo la gente, ma se guardate indietro si potrebbe quasi dire che sono stato leale nel mio distacco.
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    Messaggio Da vallelvo Ven Nov 08, 2013 9:02 am

    Meglio tardi che mai, dichiarazione di LA "l'episodio Simeoni è stato uno sbaglio".
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    Messaggio Da Emitself Lun Nov 11, 2013 3:31 pm

    Letta tutta in originale, compresa la quarta parte.
    Che dire...il carattere di una persona e i limiti che derivano da quel carattere difficilmente possono essere migliorati in età adulta, almeno in modo rilevante. Quindi, come già sottolineato da Benoit, Lanza un po' continua a essere reticente, un po' lascia intendere, un po' (come sempre) mira  a difendere i propri interessi (quel che rimane).
    Detto ciò, sembra emergere una sincera assunzione di responsabilità in relazione ad alcuni degli aspetti peggiori del suo "dominio" sul gruppo e, contestualmente, emerge anche un fastidio chiaro per la situazione in cui si trova ora e per il "trattamento" ricevuto: può sembrare paradossale, date le sue "colpe", ma potrebbe anche essere la molla che lo spinge, definitivamente, nelle eventuali sedi che lui stesso indica, a raccontare una versione più esaustiva e sostanziale sulle dinamiche e sui personaggi che hanno caratterizzato i due decenni in cui ha corso. Fosse anche solo "per vendetta", sarebbe comunque un contributo interessante e utile, se gestito con intelligenza dalla nuova dirigenza UCI...Niente male i riferimenti ai media e ai giornalisti che seguono il gruppo: alcuni saprebbero tutto di tutti, dice il vecchio Lanza...
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    Messaggio Da Lemond Lun Nov 11, 2013 3:39 pm

    Ed io attendo con pazienza la quarta parte tradotta, sia perché non conosco l'inglese, sia perché credo aggiunga poco ormai a quanto conosciamo. Grazie a voi io ora sono un po' meno tifoso di lui. Smile
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    Messaggio Da BenoixRoberti Lun Nov 11, 2013 4:00 pm

    Lemond ha scritto:Ed io attendo con pazienza la quarta parte tradotta, sia perché non conosco l'inglese, sia perché credo aggiunga poco ormai a quanto conosciamo.
    Chiedo venia Carlo, ma da qualche giorno sono fuori uso per febbre e bronchite; però leggo subito i vs post grazie all'alert via mail.
    Non manca solo la 4a parte ma anche una cospicua parte della 3a. Embarassed 

    Lemond ha scritto:Grazie a voi io ora sono un po' meno tifoso di lui. Smile
    in effetti aggiunge poco al vecchio personaggio Armstrong, ma sbagli a non essere interessato al suo nuovo percorso.
    Come ha detto Emit è molto importante scoprire ciò che fecero i due malandrini appena cacciati dall'Uci.
    Perché ciò non abbia più a ripetersi.

    A presto.
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    Messaggio Da Lemond Mar Nov 12, 2013 8:28 am

    Ma che quei due, insieme al nostro,"mostro" italiano siano dei malfattori ormai è da tempo che lo so e non credo che l'ultima parte dell'intervista possa aggiungere molto. Poi io non sono ottimista come te sul nuovo che avanza, perché uno dei grandi elettori dell'inglese è stato ... Evil or Very Mad Evil or Very Mad Evil or Very Mad
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    Messaggio Da Emitself Mar Nov 12, 2013 10:50 am

    Lemond,
    fondamentalmente condivido il tuo “pessimismo”, ma non in relazione alle buone o cattive intenzioni della nuova dirigenza UCI, di cui so poco (il mio unico faro, sull’argomento “politiche federali”, è Benoit).

    Sono pessimista perché, nella mia modesta ignoranza, alcuni mali del ciclismo mi appaiono di lunga data e strutturali…il famigerato duo della precedente dirigenza UCI ha grandi responsabilità,ma non tutte.

    Sto leggendo Wheelmen (in italiano “Il texano dagli occhi di ghiaccio”, Mondadori) e te lo consiglio, caro Lemond, non per scoprire cose nuove su Armstrong, ma per avere i ritratti (alcuni nemmeno negativi, tutti piuttosto interessanti) delle tante persone che hanno alimentato il contesto in cui il fenomeno Armstrong è nato e cresciuto…per capire meglio alcune dinamiche e alcuni processi che io conoscevo poco (talvolta, proprio non conoscevo) e che, almeno in parte, sarebbero esistiti comunque a prescindere da L.A.

    Mi sto convincendo, probabilmente perché questa ipotesi corrisponde a un mio desiderio, che prima o poi Lance si deciderà a raccontare tutta la sua verità…certo, “sua”, ma comunque utile, se interpolata con altri racconti e riscontri, a ricostruire un quadro verosimile sulla penombra che il ciclismo ha attraversato negli ultimi due decenni.

    La domanda che mi pongo (e che può valere anche per il caso/libro di Rasmussen che non ho ancora letto) è: al di là della dirigenza UCI, il “movimento” del ciclismo professionistico sarebbe in grado di accettare questa “operazione verità” o continuerebbe a reagire con le dinamiche usuali?…perché è chiaro che una “operazione verità” concreta e sincera implicherebbe una pesante e dolorosa rilettura del passato e dei risultati conseguiti dai corridori in quel passato.

    Se Armstrong dirà tutto, parlerà magari delle “corsie preferenziali/ protezioni” che molti pensano abbia ricevuto da alcuni dirigenti, ma non avrà certo voglia di passare per l’unico “mega-dopato” della storia…perché sappiamo tutti che non è stato l’unico e non è stato forse nemmeno il peggiore, da quello specifico punto di vista.

    Insomma: quale corridore ormai ritirato, con un “palmares” di vittorie prestigioso o, almeno, significativo, accetterebbe di sentirsi chiamare in causa, anche in presenza di una eventuale “amnistia” che garantisca a tutti la conservazione delle vittorie e dei premi acquisiti?

    Quanti sarebbero disposti a contribuire a un’operazione verità, pur garantiti da un’amnistia, mettendo in gioco la propria “immagine pubblica” dopo aver goduto, negli ultimi anni, di una vita serena da ex sportivo apparentemente “immacolato”o quasi?

    Non assisteremmo forse a un diluvio di querele che seppellirebbe subito questa eventuale operazione verità?

    Querele tecnicamente ineccepibili, magari, perché è evidente che Armstrong o Rasmussen non hanno dormito in camera con tutti i corridori degli ultimi 30 anni e non hanno assistito direttamente a loro eventuali pratiche poco “ortodosse”…

    Insomma, ci potrà mai essere una presa di coscienza collettiva, un’assunzione di responsabilità collettiva e una reale “riforma positiva” del ciclismo professionistico?

    Come detto, sono un po’ pessimista…
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    Messaggio Da Lemond Mar Nov 12, 2013 12:31 pm

    Emit Flesti ha scritto:Lemond,
    fondamentalmente condivido il tuo “pessimismo”,  ma non in relazione alle buone o cattive intenzioni della nuova dirigenza UCI, di cui so poco (il mio unico faro, sull’argomento “politiche federali”, è Benoit).

    Sono pessimista perché, nella mia modesta ignoranza, alcuni mali del ciclismo mi appaiono di lunga data e strutturali…il famigerato duo della precedente dirigenza UCI ha grandi responsabilità,ma non tutte.

    Sto leggendo Wheelmen (in italiano “Il texano dagli occhi di ghiaccio”, Mondadori) e te lo consiglio, caro Lemond, non per scoprire cose nuove su Armstrong, ma per avere i ritratti (alcuni nemmeno negativi, tutti piuttosto interessanti) delle tante persone che hanno alimentato il contesto in cui il fenomeno Armstrong  è nato e cresciuto…per capire meglio alcune dinamiche e alcuni processi che io conoscevo poco (talvolta, proprio non conoscevo) e che, almeno in parte, sarebbero esistiti comunque a prescindere da L.A.

    Mi sto convincendo, probabilmente perché questa ipotesi corrisponde a un mio desiderio, che prima o poi Lance si deciderà a raccontare tutta la sua verità…certo, “sua”, ma comunque utile, se interpolata con altri racconti e riscontri, a ricostruire un quadro verosimile sulla penombra che il ciclismo ha attraversato negli ultimi due decenni.

    La domanda  che mi pongo  (e che può valere anche per il caso/libro di Rasmussen che non ho ancora letto) è: al di là della dirigenza UCI, il “movimento” del ciclismo professionistico sarebbe in grado di accettare questa “operazione verità” o continuerebbe a reagire con le dinamiche usuali?…perché è chiaro che una “operazione verità” concreta e sincera implicherebbe una pesante e dolorosa rilettura del passato e dei risultati conseguiti dai corridori in quel passato.

    Se Armstrong dirà tutto, parlerà magari delle “corsie preferenziali/ protezioni” che molti pensano abbia ricevuto da alcuni dirigenti, ma non avrà certo voglia di passare per l’unico “mega-dopato” della storia…perché sappiamo tutti che non è stato l’unico e non è stato forse nemmeno il peggiore, da quello specifico punto di vista.

    Insomma: quale corridore ormai ritirato, con un “palmares” di vittorie prestigioso o, almeno, significativo, accetterebbe di sentirsi chiamare in causa, anche in presenza di una eventuale “amnistia” che garantisca a tutti la conservazione delle vittorie e dei premi acquisiti?

    Quanti sarebbero disposti a contribuire a un’operazione verità, pur garantiti da un’amnistia, mettendo in gioco la propria “immagine pubblica” dopo aver goduto, negli ultimi anni, di una vita serena da ex sportivo apparentemente “immacolato”o quasi?

    Non assisteremmo forse a un diluvio di querele che seppellirebbe subito questa eventuale operazione verità?

    Querele tecnicamente ineccepibili, magari, perché è evidente che Armstrong o Rasmussen non hanno dormito in camera con tutti i corridori degli ultimi 30 anni e non hanno assistito direttamente a loro eventuali pratiche poco “ortodosse”…

    Insomma, ci potrà mai essere una presa di coscienza collettiva, un’assunzione di responsabilità collettiva e una reale “riforma positiva” del ciclismo professionistico?

    Come detto, sono un po’ pessimista…
    Grazie del consiglio, mi procurerò il libro, però devo finire quello in corso su Anquetil e un altro, sempre sul normanno, scritto dalla figlia.
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    Messaggio Da BenoixRoberti Mar Nov 12, 2013 1:20 pm

    Premessa
    Emit, ti faccio una proposta. C'è già il 3d dedicato a Wheelmen:
    http://www.ciclopassione.com/t629-wheelmen-il-texano-dagli-occhi-di-ghiaccio
    te la senti di scriverci qualche passaggio ogni tanto? Non intendo necessariamente una traduzione, ma proprio una tua lettura di fatti, situazioni ed aneddoti che ritieni importanti.
    Io il libro l'ho leggiucchiato in libreria (in particolare la parte di Merckx nel 1994), ma poi non l'ho preso perché non sono in periodo florido per problemi di tasse. Sad 

    @Lemond
    Tu vivi le storie del ciclismo in una forma narrativa. Distingui fra ciò che si sa e ciò che non si sa, come se un processo storico si esaurisse tra confessioni o cambi di regime.
    E' come se, caduto un dittatore, all'istante si entrasse nella democrazia.
    La storia italiana ha insegnato che caduto il fascismo la democrazia andava conquistata ogni giorno.
    Ancor meglio è la storia russa, lì non c'è più un regime comunista ma la democrazia hanno continuato a vederla col binocolo.
    Perché ho scritto ciò? Perché il lavoro di "ripulitura" dell'Uci non termina con la dipartita di McQuaid e soprattutto di Verbruggen. Perché dietro a loro vi era una pletora di persone create nei loro ruoli come cloni proprio dal suddetto duo. L'Uci prima di Verbruggen aveva forse una decina di dipendenti (ripeto forse, perché forse non aveva nemmeno una decina); oggi ad Aigle sono un centinaio (con uno stipendio medio di circa 100.000 franchi oltre benefits; non parliamo di stipendi da "media del pollo" ma proprio di stipendi reali). E sono tutte persone prese, scelte, selezionate dal duo di cui sopra.
    Dopo i due mascalzoni Cookson deve liberarsi anche delle altre figure più compromesse con il vecchio regime, e penso in particolare ad Alain Rumpf, l'esecutore della globalizzazione pechinese.
    E' evidente che non sarà semplice per Cookson reinstradare una struttura voluta e pensata secondo criteri parassitari. Ed è per questo che il suo primo atto è stato quello di sequestrare i pc e farne delle copie. Voleva avere una fotografia istantanea della struttura. e comportarsi opportunamente sulla base di informazioni dettagliate.
    In ogni caso, da un punto di vista narrativo, non credo che emergeranno cose tali da cambiare il giudizio pessimo su questi luridi. Luridi erano e luridi resteranno.

    @Emit Flesti
    Non credo sia un caso che Wheelmen si chiami così, e non Wheelman.
    Non c'era certamente uno schiavo della catena, ma c'erano (e ci sono!) tanti schiavi della catena (come ci sono schiavi del pallone, della mazza da baseball, della palla ovale, ecc. ecc.).
    Ad ogni modo il libro si incentra su Lance Armstrong e sul sistema che lo ha sorretto nella più totale ipocrisia ed impunità (ovvero la parte di verità che ancora non è stata messa nero su bianco del tutto e che non riguarda Lance ma proprio il duo di cui sopra).
    E' per questa ragione (il sistema) e perché il doping "storico" è connaturato con questo sport che ho deciso di mettere le discussioni su Armstrong (Wheelmen e intervista a CyclingNews) in questa sezione e non in quella sul doping.
    Di converso ho forse erroneamente messo il libro di Rasmussen nella sezione "doping", perché quel libro arriva ad oggi, al doping di oggi! Il libro di Rasmussen è solo l'ennesimo sul doping, ma è il primo a sviscerare da dentro l'ipocrisia del ciclismo senza utilizzare lo strumento del pentimento, un esercizio che ormai è più che ridicolo. Rasmussen lo dice, lui non ha rimorsi per quanto fatto e gira sul lettore il grande dilemma: il ciclismo era così, io ho fatto questo, tu (lettore) al mio posto cosa avresti fatto?
    Nella scelta di ghettizzare Rasmussen ha forse avuto il suo peso la provenienza dal forum di Cicloweb e quella partizione che è a dir poco manichea e celebrativa proprio di quella ipocrisia di cui i corridori per primi tendono a liberarsi (vedi Armstrong quando parla dei media che sapevano tutto; ASSOLUTA VERITA').
    Me ne sono andato da quel forum per essere libero di esprimermi, senza per forza dover ribadire di continuo cose ovvie e perché se un lattante di ciclismo della redazione (seguivo il Tour quando il saccente vedeva la luce) ti definisce "gomblottista" ad un evento pubblico del forum (a cui non ero presente) è proprio perché quella non era più la mia comunità. Ne ho preso atto come hanno fatto anche altri per diverse ragioni, accomunate però dalla sostanziale mancanza di rispetto da parte dei redattori. Ma ciò che mi ha dato veramente fastidio (la vera rottura) è stato il negare che ciò fosse avvenuto. Quando si dice l'ipocrisia dei paladini della giustizia (voler assomigliare a Che Guevara quando si è come Fidel Castro).
    Qua possiamo parlare (ed era un desiderio forte di fondo) senza frasi manieriste anche delle cose più imbarazzanti, evitando il pruriginoso e l'indugiare in tormentoni sfiancanti di quattro psicopatici. L'unica richiesta specifica è quella di metterci qualità, passione e contenuto, ciascuno nei propri limiti espressivi e con la propria personalità. Diciamolo proprio: a prova di trollo! La qualità di un forum non si misura dal numero di pagine e di post, ma dalla qualità delle stesse pagine e dei post.

    Perché parlavo di ciò? Perché da tempo si parla di "Operazione Verità".
    L'operazione verità non è necessariamente un elenco di confessioni. Quelle servono alla celebrazioni dell'ipocrisia. L'operazione verità è giustamente quella da te descritta: "una presa di coscienza collettiva".
    Una presa di coscienza collettiva non può basarsi su motivazioni etiche. Quelle possono valere per alcuni. Ciò che è etico per me potrebbe non esserlo per altri.
    Giusto per essere chiari, se fosse in commercio un prodotto efficace non rintracciabile dobbiamo stare certi che una parte considerevole del gruppo lo utilizzerà (in numero sempre maggiore sino alla quasi totalità). E' vero, è il riconoscimento della famosa frase "micheleferrariana". Non ho timore a prenderne atto, è tragicamente "normale".
    Il libro di Rasmussen restituisce questa assoluta, cruda, disarmante verità.
    Abbandoniamo lo sport per questo?
    No, proprio no, è da qui che ripartiamo con la logica degli anticorpi.
    Non è un caso che Armstrong abbia parlato della scelta dei corridori di introdurre la soglia del 50% di ematocrito. Non era ovviamente la disgraziata proposta "tecnica" il cuore del concetto, ma il fatto che in quella occasione va letta la prima "presa di coscienza collettiva" dei ciclisti.
    Dove sta l'aspetto criminale di Verbruggen?
    Invece di assecondare e favorire quella "presa di coscienza collettiva", preferì generare una caccia alle streghe e farne tesoro per le sue mire di controllo del giocattolo. Il ciclismo di oggi è plasmato da venti anni, durissimi da cancellare, di criminale ipocrisia costruita da Hein Verbruggen su un terreno fertile, storicamente fertile.
    Il futuro del ciclismo deve ripartire da quella "presa di coscienza" di venti anni fa. Deve ripartire dalla riduzione del danno, utilizzando gli strumenti offerti dai passaporti biologici e steroidei in termini preventivi e non solo repressivi.
    Io non avrei alcun problema a leggere che Miguel Indurain abbia assunto epo in tutti i suoi Tour ed in tutti i suoi anni di carriera. Il mio giudizio storico sul campione Miguelon non cambierebbe di una virgola; vaffanculo alle favolette e, in fondo, credo pure che la larga parte di chi segue lo sport non avrebbe il ben che minimo shock. Sta all'Uci pretendere dai media il rispetto sostanziale (se non proprio la stima) per una complessa e lacerante (anche individualmente) "operazione verità".
    Mr. Cookson ha tutti gli strumenti intellettuali, il carisma e la personalità per condurre in porto questa operazione, nonostante l'appoggio ricevuto da ... in campagna elettorale.
    Le ultime remore di Armstrong alla verità permangono ove verrebbe dimostrato che c'era una cosa che distingueva lui da Miguelon (dopati chimicamente allo stesso modo): lui era coperto dai vertici Uci, mentre Miguelon no (lo era come tutti gli altri in un tragico gioco collettivo).
    Il suo orgoglio di atleta verrebbe meno del tutto e Armstrong è un uomo che vuole essere atleta per tutta la vita, perché lui è un - tipo di ragazzo "vincere ad ogni costo" (cit. intervista CyclingNews).
    E, come scrisse bene Maìno, Armstrong era un atleta vincente, e piaceva anche (non a me) perché vinceva da americano. Così gli era stato insegnato e così gli era stato chiesto di fare l'atleta.
    Perché è importante che Cookson e la Wada inquadrino la personalità di Armstrong?
    Perché non possono e non devono uccidere un uomo morto (pubblicamente), ma soprattutto perché non hanno diritto di sopprimere l' "atleta Armstrong". Se sapranno capire la psicologia di questo simulacro mentale di Armstrong potranno avere tutte le informazioni necessarie da lui.
    Perché è prioritario stigmatizzare e punire l'operato del "duo di Aigle" a imperitura memoria, perché mai più a nessun dirigente venga in mente di ripetere le infami gesta del duo.
    Ad oggi abbiamo solo l'assurdità di 7 caselle di Tour vuote e di due dirigenti (di cui uno è ancora presidente "onorario" porcazozza) che sono ufficialmente solo stati sconfitti ad un turno elettorale.

    Per questa ragione mi piace discutere con voi di queste faccende, sperando (forse ingenuamente sognando) di convincere quanti più possibile "altri" ad aprire gli occhi e ad abbandonare tanto la caccia alle streghe quanto l'ipocrisia. Perché l' "operazione verità" riguarda anche noi, semplici appassionati.
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    Messaggio Da Lemond Mar Nov 12, 2013 1:41 pm

    BenoixRoberti ha scritto:Ma ciò che mi ha dato veramente fastidio (la vera rottura) è stato il negare che ciò fosse avvenuto. Quando si dice l'ipocrisia dei paladini della giustizia (voler assomigliare a Che Guevara quando si è come Fidel Castro).
    Su quello che non cito o sono d'accordo o non voglio entrare nel merito, perché non ne sono all'altezza per molte ragioni. Mi limito a chiederti: "Credi che davvero fra i due ci fosse qualche differenza di fondo?" Per me, ognuno col suo carattere, erano due personaggi per i quali il fine (quale poi?) giustificava ogni tipo di mezzo. Sad
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    Messaggio Da Emitself Mar Nov 12, 2013 2:39 pm

    @Benoit
    Accetto volentieri la proposta su "Wheelmen", ma devo differire l'inizio dell'attività a quando avrò finito il libro, in modo da avere un "giudizio" consolidato sul testo e qualche criterio di scelta delle parti rilevanti da riassumere...oltre al fatto che in questi giorni proprio non avrei tempo
    Sad
    Una parte di me è curiosa di sapere meglio (per capire meglio) alcuni retroscena dello split dal forum CW, l'altra parte di me è sempre molto rispettosa delle dinamiche interpersonali altrui e, quindi, alla fine, mi induce a non chiedere nulla Smile
    In ogni caso, concordo: proviamo ad alimentare questo nuovo spazio con contributi di (minima, nel mio caso) qualità, senza badare troppo al numero degli utenti partecipanti e alla frequenza dei post...
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    Messaggio Da meazza Mar Nov 12, 2013 7:31 pm

    Lemond ha scritto:Grazie del consiglio, mi procurerò il libro, però devo finire quello in corso su Anquetil e un altro, sempre sul normanno, scritto dalla figlia.
    Come s'intitola quello della figlia ? dove l'hai trovato ?
    Ma il Lemond su forum di rugby.it sei tu ?

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    Messaggio Da Admin Mar Nov 12, 2013 8:19 pm

    Raccolto il prezioso suggerimento di Cauz, discussione Cicloweb spostata qua:
    http://www.ciclopassione.com/t647-discussione-cicloweb
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    Messaggio Da BenoixRoberti Mar Nov 12, 2013 8:29 pm

    meazza ha scritto:
    Lemond ha scritto:Grazie del consiglio, mi procurerò il libro, però devo finire quello in corso su Anquetil e un altro, sempre sul normanno, scritto dalla figlia.
    Come s'intitola quello della figlia? dove l'hai trovato?
    Se ne è parlato qua e nei post a seguire:
    http://www.ciclopassione.com/t77p50-l-angolo-de-ristori-ciclointellettuali#1274

    Poi lascio al Prof Carlemond, docente di lettere moderne, antiche e di anquetilogia per tutti gli ulteriori dettagli. Very Happy

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