Promemoria primo messaggio :
Apro questo 3d per dare spazio e sfogo ad uno dei lati del ciclofilo. E' un lato che mi vede parecchio coinvolto da amante del ciclismo e della storia, anzi del Ciclismo e della Storia, perché il Ciclismo ha intrecciato spesso la grande Storia.
Ad ogni modo il 3d è aperto anche alle piccole storie ed ai piccoli e tantissimi simpatici aneddoti che solo lo sport può alimentare.
Tornando alla grande Storia, utilizzo questo post di apertura per ringraziare (mai abbastanza) il grande Morris per il regalone che ha fatto postando un vero e proprio pamphlet sul Giro d'Italia del 1909.
L'amore per lo sport ed il ciclismo è anche questo e la rete ci consente di condividere sensazioni, rumori, colori di un evento lontano ma solo nel tempo. La ricerca del particolare, del colore, del contorno fatta da Morris (sa solo lui poi dove ha trovato tutte quelle informazioni) ci consentono un immaginario ritorno al passato, un viaggio a ritroso nel tempo paracadutati su strade polverose, affiancate da cortili rumorosi ed abitati da tanta umanità, certamente con le pezze al culo ma felice, animata da sentimenti positivi e voglia di progredire. L'Italia è quella contadina delle strade sterrate, delle enormi pozzanghere, dell'odore acre dei pollai (che si mischia in autunno a quello del mosto ribollente ed a volte nauseabondo di umori). Gli arrivi sono in città, davanti ai palazzi di "lor signori" o di altri signori giunti in loco con l'automobile, ma la battaglia e lo spettacolo si vivono fuori, in campagna, alla portata di tutti e solo per questo come si poteva non amare il ciclismo?
E' vero che i ricchi avevano già l'auto e si spostavano rapidamente, ma il sogno allora (come oggi) correva su due ruote spinte dalla forza dell'uomo, tanto per i ricchi quanto a maggior ragione per i poveri.
Nella primavera del Giro (perché la tradizione dice maggio 1909, ahinoi) gli odori sono quelli dei pollai, delle stalle, dei frutteti e delle tante marcite delle tante zone umide non ancora convertite (si dirà poi bonificate).
Il Giro del 1909 in otto puntate dimentica il sud (anche quella una tradizione) ma almeno coinvolge gli "alpini" del sud, gli abruzzesi, con un arrivo a Chieti (quando si dice che l'antico ed il moderno si toccano ...).
E' bello davvero il viaggio proposto da Morris, non sarà per nulla una fatica ciclistica divorarvi il pamphlettino e soprattutto al termine non direte che "me brüsa tanto el cü", la celebre frase di Luison Ganna pronunciata da neo vincitore di quel Giro.
Buon viaggio e ... GRAZIE MORRIS!
http://www.ciclopassione.com/t422-il-giro-d-italia-1909
Ps.
Un paese, l’Italia
che rende all’immaginario
la sua rocciosa spina dorsale
dove gli abiti sono i segni del tempo
percorso da uomini umili e veri
nella verità d’una medesima fatica.
Morris
Apro questo 3d per dare spazio e sfogo ad uno dei lati del ciclofilo. E' un lato che mi vede parecchio coinvolto da amante del ciclismo e della storia, anzi del Ciclismo e della Storia, perché il Ciclismo ha intrecciato spesso la grande Storia.
Ad ogni modo il 3d è aperto anche alle piccole storie ed ai piccoli e tantissimi simpatici aneddoti che solo lo sport può alimentare.
Tornando alla grande Storia, utilizzo questo post di apertura per ringraziare (mai abbastanza) il grande Morris per il regalone che ha fatto postando un vero e proprio pamphlet sul Giro d'Italia del 1909.
L'amore per lo sport ed il ciclismo è anche questo e la rete ci consente di condividere sensazioni, rumori, colori di un evento lontano ma solo nel tempo. La ricerca del particolare, del colore, del contorno fatta da Morris (sa solo lui poi dove ha trovato tutte quelle informazioni) ci consentono un immaginario ritorno al passato, un viaggio a ritroso nel tempo paracadutati su strade polverose, affiancate da cortili rumorosi ed abitati da tanta umanità, certamente con le pezze al culo ma felice, animata da sentimenti positivi e voglia di progredire. L'Italia è quella contadina delle strade sterrate, delle enormi pozzanghere, dell'odore acre dei pollai (che si mischia in autunno a quello del mosto ribollente ed a volte nauseabondo di umori). Gli arrivi sono in città, davanti ai palazzi di "lor signori" o di altri signori giunti in loco con l'automobile, ma la battaglia e lo spettacolo si vivono fuori, in campagna, alla portata di tutti e solo per questo come si poteva non amare il ciclismo?
E' vero che i ricchi avevano già l'auto e si spostavano rapidamente, ma il sogno allora (come oggi) correva su due ruote spinte dalla forza dell'uomo, tanto per i ricchi quanto a maggior ragione per i poveri.
Nella primavera del Giro (perché la tradizione dice maggio 1909, ahinoi) gli odori sono quelli dei pollai, delle stalle, dei frutteti e delle tante marcite delle tante zone umide non ancora convertite (si dirà poi bonificate).
Il Giro del 1909 in otto puntate dimentica il sud (anche quella una tradizione) ma almeno coinvolge gli "alpini" del sud, gli abruzzesi, con un arrivo a Chieti (quando si dice che l'antico ed il moderno si toccano ...).
E' bello davvero il viaggio proposto da Morris, non sarà per nulla una fatica ciclistica divorarvi il pamphlettino e soprattutto al termine non direte che "me brüsa tanto el cü", la celebre frase di Luison Ganna pronunciata da neo vincitore di quel Giro.
Buon viaggio e ... GRAZIE MORRIS!
http://www.ciclopassione.com/t422-il-giro-d-italia-1909
Ps.
Un paese, l’Italia
che rende all’immaginario
la sua rocciosa spina dorsale
dove gli abiti sono i segni del tempo
percorso da uomini umili e veri
nella verità d’una medesima fatica.
Morris