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    Gino Bartali - Centenario dalla Nascita

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    Messaggio Da vallelvo Sab Lug 05, 2014 2:30 pm

    Nel centenario della nascita, che sarà il 18 Luglio, ricordo Gino Bartali, un indimenticato ciclista, che ha fatto grande l'Italia, in un momento delicato per il nostro Paese.
    Gino oltre che forte  ciclista, aveva una profonda fede ed anche senso dell'humor.
    Era il 1994, 50° di sacerdozio del "prete ciclista" del mio villaggio e grande tifoso di Ginettaccio, il quale inviò questo biglietto per la ricorrenza dell'avvenimento. E' solo una fotocopia.
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    Messaggio Da vallelvo Ven Lug 11, 2014 10:58 pm

    Posto alcune immagini del nostro grande campione, che il Tour l'ha vinto nel 1938 e 1948.
    Il  TDF si sta delineando ed un italiano è in Maglia Gialla. La ricorrenza del centesimo anniversario della nascita di Bartali sia di buon auspicio per Vincenzo.

    TDF 1948: Bartali, nonostante la caduta nella discesa del Galibier, arriva a Aix-les-Bains vittorioso con 6' su Ockers.
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    TDF 1948: Bartali vittorioso a Tolosa, batte Lapébie allo sprint.
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    TDF 1949: quando Alfredo Binda ds italiano, riesce a far convivere Bartali e Coppi in squadra.
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    TDF 1950: J. Goddet cerca di convincere Bartali a non abbandonare la Grand Boucle, inutilmente.
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    TDF 1950: Bobet davanti a Bartali, simbolo di un cambio generazionale.
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    TDF 1950: nei pressi di Mentone, i corridori fanno "trempette" su una spiaggia nelle vicinanze di Mentone. Gli organizzatori del Tour non presero bene l'episodio ed ancora oggi lo ricordano
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    Messaggio Da Lemond Sab Lug 12, 2014 12:26 pm

    Grande campione e, nonostante la fede, anche un grande uomo. Non troppo intelligente nella vita, ma dotato di cuore e empatia per il prossimo: notevole fu il contributo che dette, durante la guerra, per salvare parecchie vite. Inutile dire che tifavo per lui, per il semplice fatto che era toscano, a quell'età non ragionavo molto sul ciclismo, così come sul calcio: ero per l'Inter, perché ci giocava Lorenzi, altro toscano. Wink
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    Messaggio Da BenoixRoberti Ven Lug 18, 2014 1:17 pm

    BUON COMPLEANNO GINO!


     angel-emoticon  vado in caccia come  



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    Messaggio Da UribeZubia Ven Lug 18, 2014 3:55 pm

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    Messaggio Da BenoixRoberti Ven Lug 18, 2014 5:38 pm

    Probabilmente si poteva essere convinti che su Bartali si fosse già scritto e letto tutto.
    Ma non è così. Ci pensa Morris a smentire la sensazione:
    http://www.ciclopassione.com/t1484-i-primi-cento-anni-di-gino-bartali#10856

    Semplicemente Morris. Very Happy 
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    Messaggio Da BenoixRoberti Ven Lug 18, 2014 7:35 pm

    Riprendo qua un vecchio post. Non è dedicato direttamente a Bartali, ma in generale a quell'incredibile contento storico che fu il Tour del 1948, quello che avrebbe potuto mettere in guerra la famiglia di mia mamma, i colleghi di idea del nostro Uribe e altri contro i colleghi ideali del "lefebvriano" Prof (non pensavo che una mia puttanata di battuta potesse avere tanto successo Laughing).
    Se oggi possiamo percularci amabilmente è proprio perché nel 1948, dopo l'attentato a Togliatti, successe qualcosa di magico a questo Paese che lo rese più forte.
    Sarà leggenda (io non lo penso e basterà vedere i documenti di seguito) ma grazie a Gino Bartali ed a quella squadra unitissima, fatta di devoti (come Ginettaccio) e di diavoli rossi (socialcomunisti) il Paese riuscì a capire che erano immensamente di più i motivi per stare assieme di quelli per dividersi.
    GRAZIE GINO!

    ___________________________________________________________________________
    Metti una sera di mezzo inverno passata a casa di un "grande" del ciclismo.
    Un vulcano di uomo, anzi un "diavolo", il primo diavolo del ciclismo. Classe 1924, Vittorio Seghezzi è un prodigio della natura, fisicamente e mentalmente.
    Basta avere il virus del ciclofilo e ascoltandolo e seguendolo si apre un libro di narrazioni incredibili e di un fascino modernissimo.
    Seghezzi non ha la dialettica di un uomo del 1924, bensì quella di un bimbo figlio della rete con il bagaglio della classe 1924.
    La sua è una vita incredibile, corsa (ma proprio corsa) al passo coi tempi, come al passo coi tempi è ancor oggi senza alcun imbarazzo anagrafico.
    Con lui la biologia è una variabile chiaramente indipendente dal tempo, la dimostrazione della teoria della relatività e del fatto che chi ha vissuto fra le stelle resta giovane al rientro sulla Terra. A chi avesse la fortuna di incontrarlo consiglio l'imitazione di Gino Bartali, imitazione con la quale si divertiva a fare scherzi telefonici a Ginettaccio e compagni. Aperto un album di fotografie, Vittorio è un fiume in piena di aneddoti e particolari inediti senza nessuna epica sdolcinata, ma con una cura descrittiva assolutamente viva e moderna. Lui ha la capacità di mettere in moto la macchina del tempo e di accompagnarti negli anni 40 da ciclista e negli anni 60 da ds della Faema in cui lancia il grande Gianni Motta, con il nobile distacco che contraddistingue chi la storia (con la S maiuscola) non l'ha solo vissuta, ma l'ha pure fatta.
    Le foto richiedono un minimo di documentazione storica per possedere il filo degli eventi, ma è un documento non fotografico che letteralmente mi fa sgranare gli occhi e che mi fa commuovere da ricercatore ciclofilo nostalgico. Non resisto e chiamo subito Morris.
    Mi accorgo di avere davanti la storia, quella stessa storia che Vittorio dimostra di avere posseduto e vissuto come una bella auto guidata per migliaia di chilometri di avventura fra il periodo bellico vissuto da partigiano, l'epoca da indipendente ed il grande professionismo dell'epoca eroica.
    Il documento è del 1948. Siamo nel dopoguerra, ma i segni della guerra fredda si cominciano a sentire. La contrapposizione fra il Fronte Popolare socialcomunista e la Democrazia Cristiana alleata di altri partiti laici è altissima ed al limite del drammatico, anche se gli italiani hanno appena approvato la carta costituente ed il bisogno di democrazia e confronto è certamente sentito. C'è però l'evento che potrebbe fare traboccare il vaso e far degenerare il conflitto: l'attentato al leader del Partito Comunista Palmiro Togliatti. La rivoluzione sembrava dietro l'angolo, come pure una guerra civile. Ma sono i giorni del Tour de France e Gino Bartali viene investito di una responsabilità nazionale (e forse pure di più) dal Primo Ministro Alcide De Gasperi. Gino Bartali incanta ed esalta gli italiani tutti vincendo il Tour, mentre il leader comunista si riprende.
    Ebbene spesso è stato scritto che l'aiuto di Bartali fu enfatizzato per accrescere l'epica del ciclismo di allora. Oggi mi sono detto:"quanto di più falso!".
    Il ciclismo, i ciclisti al Tour, ebbero veramente un ruolo fondamentale nel salvare questo paese. Fierissimo di loro.
    Non solo De Gasperi chiese aiuto a Bartali, ma addirittura inviò in Francia due suoi ministri per "fare gruppo" e motivare i nostri ciclisti (sia la nazionale maggiore che quella dei cadetti).
    Di seguito la riproduzione fotografica del documento. In fondo alla prima immagine noterete le firme dei ministri Pietro Campilli e Giuseppe Pella.

    Le altre firme sono dei componenti della nazionale, i cui nomi sono correttamente riportati nel link di seguito:
    http://it.wikipedia.org/wiki/Partecipanti_al_Tour_de_France_1948





    Ringrazio Vittorio per avermi autorizzato a pubblicare questo documento di cui è giustamente gelosissimo.
    Grazie a Morris per tutte le preziose informazioni fornite, con l'auspicio di farvi incontrare quanto prima.

    Ps. Agli azzurri del 1948 il Governo italiano riconobbe un premio condiviso di 1 milione di lire, una cifra pazzesca per quel periodo.
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    Messaggio Da UribeZubia Ven Lug 18, 2014 9:00 pm

    Ben, che ti devo dire...penso che se io fossi vissuto in quegli anni,sarei senz'altro sceso in piazza con coloro che volevano l'insurrezione...

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    Messaggio Da BenoixRoberti Ven Lug 18, 2014 9:11 pm

    UribeZubia ha scritto:Ben, che ti devo dire...penso che se io fossi vissuto in quegli anni,sarei senz'altro sceso in piazza con coloro che volevano l'insurrezione...
    Io conosco quel periodo grazie alle parole di mia nonna materna, non per i miei che allora erano piccoli e in qualche modo ricordano solo l'emotività di quel periodo.
    Mia nonna era cattolica, ma votava a sinistra e la scomunica la visse con sofferenza.

    Il ciclofilo della mia famiglia è invece mio padre e quindi mia nonna poteva parlare di ciclismo come poteva parlare di calcio con tutto il distacco di una donna che viveva il suo tempo.
    Non aveva un amore particolare per il ciclismo e lei, o almeno i suoi due figli maggiori ex partigiani, in piazza ci andarono.

    Bene, lei mi disse che realmente la gente stava attaccata alla radio e che veramente Bartali aveva contribuito a placare gli animi e a far sentire gli italiani uniti in quella gioia e nei relativi valori di unità democratica. Poi ci fu ovviamente anche una precisa positiva volontà politica ed una dose di fortuna (la tenuta di Togliatti).
    Non era "panem et circenses", era qualcosa di più quella vittoria italiana in Francia. Era un Paese tutto che rialzava la testa, e ciò valeva per chi andava in piazza, come per coloro che invece appoggiavano il governo democristiano.
    Il nostro Paese (a parte la degenerazione politica recente) si fonda anche su quel piccolo-grande orgoglio sportivo.
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    Messaggio Da UribeZubia Ven Lug 18, 2014 9:33 pm

    BenoixRoberti ha scritto:
    UribeZubia ha scritto:Ben, che ti devo dire...penso che se io fossi vissuto in quegli anni,sarei senz'altro sceso in piazza con coloro che volevano l'insurrezione...
    Io conosco quel periodo grazie alle parole di mia nonna materna, non per i miei che allora erano piccoli e in qualche modo ricordano solo l'emotività di quel periodo.
    Mia nonna era cattolica, ma votava a sinistra e la scomunica la visse con sofferenza.

    Il ciclofilo della mia famiglia è invece mio padre e quindi mia nonna poteva parlare di ciclismo come poteva parlare di calcio con tutto il distacco di una donna che viveva il suo tempo.
    Non aveva un amore particolare per il ciclismo e lei, o almeno i suoi due figli maggiori ex partigiani, in piazza ci andarono.

    Bene, lei mi disse che realmente la gente stava attaccata alla radio e che veramente Bartali aveva contribuito a placare gli animi e a far sentire gli italiani uniti in quella gioia e nei relativi valori di unità democratica. Poi ci fu ovviamente anche una precisa positiva volontà politica ed una dose di fortuna (la tenuta di Togliatti).
    Non era "panem et circenses", era qualcosa di più quella vittoria italiana in Francia. Era un Paese tutto che rialzava la testa, e ciò valeva per chi andava in piazza, come per coloro che invece appoggiavano il governo democristiano.
    Il nostro Paese (a parte la degenerazione politica recente) si fonda anche su quel piccolo-grande orgoglio sportivo.

    Su quanto dici non ho pressochè niente da eccepire, fu senz'altro così.

    Quello che intendevo è che, siccome fu lo stesso Togliatti a costringere i membri più importanti e influenti della direzione del PCI, nella fattispecie Longo e Secchia, a calmare gli animi e interrompere la rivolta, è segno che molti (ad esempio a Genova, Torino, Abbadia San Salvatore, Milano, Livorno e anche in altre città) avrebbero voluto proseguire nella lotta. Ecco, io volevo dire che probabilmente sarei stato fra questi ultimi.
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    Messaggio Da BenoixRoberti Ven Lug 18, 2014 9:48 pm

    Aldilà delle legittime aspirazioni politiche e della volontà di migliorare secondo propria visione il Paese, non ritieni che sia però difficile affermarlo senza avere vissuto quel momento?

    Me lo chiedo anche personalmente osservando l'ingiustizia di questo periodo, un periodo in cui una qualche rivoluzione è necessaria e dove il fronte forse passa anche all'interno delle nostre coscienze.

    Trovo rivoluzionario anche solo la coscienza civile insita nelle battaglie politiche e sociali di quel periodo, in cui certamente si faceva politica diffusa e sostanziale, a differenza di questo in cui la passione civile è garanzia di derisione ed in cui l'interesse personale e gli interessi di cordata la fanno da incontrastati padroni.
    Uno come Bartali svetta, ahinoi, anche solo per questo.

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    Messaggio Da UribeZubia Ven Lug 18, 2014 10:54 pm

    BenoixRoberti ha scritto:Aldilà delle legittime aspirazioni politiche e della volontà di migliorare secondo propria visione il Paese, non ritieni che sia però difficile affermarlo senza avere vissuto quel momento?


    E' chiaro che la mia affermazione è anche frutto di un'analisi politica di quel periodo.

    A scanso di equivoci chiarisco un po' la mia posizione : dopo l'attentato a Togliatti scesero in piazza anche quegli operai, quegli ex-partigiani etc che avevano in un certo senso viste disilluse le proprie aspettative sul tipo di società che volevano costruire e per le quali si erano battute durante la guerra di liberazione dal fascismo. E' evidente che parte di queste forze non si volevano fermare come poi impose Togliatti (e come quest'ultimo già aveva fatto alla fine della guerra).

    Bada bene, io non sto dicendo che avevano ragione gli uni o gli altri, ho detto solo cosa probabilmente avrei fatto io (giusto?sbagliato?non so).

    Tu dici che questo è difficile da affermare senza aver vissuto, quel momento : può essere.

    Ma lo stesso però, permettimi, deve valere allora anche per chi sostiene il contrario.
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    Messaggio Da BenoixRoberti Ven Lug 18, 2014 11:04 pm

    Certamente.
    Non avendo vissuto quel periodo e come avviene nel processo storico successivo ad un conflitto (che sfoci in un aspetto bellico o che si risolva o quanto meno contenga) si analizzano le posizioni in campo cercando di non farsi viziare da un punto di vista attuale, ovvero non ricercando punti di contatto con il periodo che ci appartiene e interpretando con occhi attuali.
    Da quello nasceva il mio dubbio metodologico.
    Mi hai risposto chiarissimamente.
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    Messaggio Da UribeZubia Ven Lug 18, 2014 11:26 pm

    Un paio d'anni fa lessi un libro sull'argomento in questione che mi sento di consigliarti (sebbene non sia scritto certamente da un comunista  diavoletto ). E' di facilissima lettura e mai pesante ma a mio parere rende bene l'idea di cosa successe in quei giorni.

    Si tratta de : 

    Insurrezione. 14 luglio 1948: l'attentato a Togliatti e la tentazione rivoluzionaria

    di Carlo Maria Lomartire  (giornalista che attualmente credo lavori a Il Giornale)

    Edizioni Mondadori (sic!) 2006   study
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    Messaggio Da Lemond Dom Lug 20, 2014 2:08 pm

    rivevo da un mio amico e inoltro

    Grazie Carlo per averci fatto sapere che:
    "Non solo De Gasperi chiese aiuto a Bartali, ma addirittura inviò in Francia due suoi ministri per "fare gruppo" e motivare i nostri ciclisti (sia la nazionale maggiore che quella dei cadetti).
    Di seguito la riproduzione fotografica del documento. In fondo alla prima immagine noterete le firme dei ministri Pietro Campilli e Giuseppe Pella".

    A proposito di quegli avvenimenti.
    Non so se ricordate che il 25 giugno io scrissi:

    Benedetta Wikipedia.
    Sono andato alla voce http://it.wikipedia.org/wiki/Palmiro_Togliatti per rileggere la storia dell'attentato che venne fatto da Antonio Pallante al capo del PCI.
    L'attentato era del 14 luglio 1948 e trovo scritto:
    "La possibile insurrezione di massa dei militanti comunisti si arrestò davanti all'ordine di Togliatti di "stare calmi" e di "non fare pazzie", che comparve in un appello televisivo [sic: "televisivo"] dal letto d'ospedale. A detta di alcuni giornali si ritenne che avesse contribuito a moderare gli animi anche l'inaspettata vittoria di Gino Bartali al Tour de France. Intervistato anni dopo da "Epoca", in realtà Bartali smentì decisamente la connessione tra i due eventi, rammentando di essere stato raggiunto da una comunicazione telefonica del Presidente del Consiglio, De Gasperi, il quale aveva voluto molto più modestamente sincerarsi se il corridore sarebbe stato in grado di aggiudicarsi la tappa dell'indomani (15 luglio 1948)"

    Qualche giorno dopo cercai di avvertire dell'errore scrivendo nella pagina di discussione di Wikipedia.
    La pagina, http://it.wikipedia.org/wiki/Discussione:Palmiro_Togliatti, è ancora disponibile.
    Bene, l'errore riguardante Palmiro Togliatti, http://it.wikipedia.org/wiki/Palmiro_Togliatti, è stato corretto.
    Le parole "che comparve in un appello televisivo dal letto d'ospedale" non ci sono più.

    A maggior gloria di Wikipedia :-)

    Ciao

    Gigi
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    Messaggio Da BenoixRoberti Dom Lug 20, 2014 2:22 pm

    La mia sorpresa di fronte a quel documento è stata proprio quella.
    Se la richiesta a Bartali non fosse stata altrettanto pressante, perché due ministri del governo italiano si erano recati in Francia in quel momento difficilissimo?

    In precedenza nessuno aveva mai parlato esplicitamente di una presenza dei ministri al Tour.
    Questo documento di ringraziamento ne è invece la prova (ed anche il sostanzioso premio).

    Sul fatto che Bartali abbia smentito, direi: "Tutto normale".
    "Il bene si fa ma non si dice", citando Ginettaccio.
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    Messaggio Da vallelvo Lun Lug 21, 2014 7:38 pm

    Quel giorno di tanti anni fa, era l'agosto del 1967, conobbi per la prima volta di persona Gino Bartali. Eravamo in un ristorante di Carisio ed al tavolo vicino riconobbi il grande Gino, che a fine serata ringraziandoci per la bella serata trascorsa assieme a dei giovani, ci fece omaggio della sua foto che lo ritraeva vittorioso  al Tour del 1948.

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