Promemoria primo messaggio :
di Mario Fossati
Introduzione di Enrico Currò
In questo libro c'è un altro fuoriclasse, oltre a Fausto (detto Fostò [l'accento però dovrebbe essere acuto ] dai francesi, i quali, pur intrisi di sciovinismo (Nicolas Chauvin, se è esistito, era appunto francese), lo riconobbero come campionissimo e re di Francia. L'altro, dicevo, è l'autore, scomparso nel dicembre 2013 a 91 anni e che è sempre stato un giornalista "invisibile", poco incline alle apparizioni in TV e alle pontificazioni chiassose. L'approdo al giornalismo fu casuale: la Gazzetta dello Sport ne accettò l'offerta di collaborazione, perché abitava vicino a Magni e ivi conobbe Brera, con il quale stabilì un'amicizia fraterna e mai interessata. Essa fu decisiva per entrambi: Mario era la parte riflessiva dell'esuberante Gianni e l'altro rappresentò sempre il riferimento professionale di Fossati, che imparava molto in tutti gli aspetti del giornalismo. Ha continuato a scrivere di ciclismo e di altri sport, fino alla morte dell'amico e poi smise con la cronaca e si dedicò maggiormente ad articoli di costume sociale, su fondo sportivo. Nel 1977 aveva scritto questo libro, su pressione di Sergio Neri, perché del capolavoro agonistico di Coppi lui era stato autorevolissimo testimone quotidiano, in qualità di inviato della Gazzetta a frugare fra le pieghe delle corse e in quelle occasioni era diventato intimo del Campionissimo.
Le pagine restituiscono l'atmosfera di quei tempi e il merito è tutto del "giornalista invisibile".
di Mario Fossati
Introduzione di Enrico Currò
In questo libro c'è un altro fuoriclasse, oltre a Fausto (detto Fostò [l'accento però dovrebbe essere acuto ] dai francesi, i quali, pur intrisi di sciovinismo (Nicolas Chauvin, se è esistito, era appunto francese), lo riconobbero come campionissimo e re di Francia. L'altro, dicevo, è l'autore, scomparso nel dicembre 2013 a 91 anni e che è sempre stato un giornalista "invisibile", poco incline alle apparizioni in TV e alle pontificazioni chiassose. L'approdo al giornalismo fu casuale: la Gazzetta dello Sport ne accettò l'offerta di collaborazione, perché abitava vicino a Magni e ivi conobbe Brera, con il quale stabilì un'amicizia fraterna e mai interessata. Essa fu decisiva per entrambi: Mario era la parte riflessiva dell'esuberante Gianni e l'altro rappresentò sempre il riferimento professionale di Fossati, che imparava molto in tutti gli aspetti del giornalismo. Ha continuato a scrivere di ciclismo e di altri sport, fino alla morte dell'amico e poi smise con la cronaca e si dedicò maggiormente ad articoli di costume sociale, su fondo sportivo. Nel 1977 aveva scritto questo libro, su pressione di Sergio Neri, perché del capolavoro agonistico di Coppi lui era stato autorevolissimo testimone quotidiano, in qualità di inviato della Gazzetta a frugare fra le pieghe delle corse e in quelle occasioni era diventato intimo del Campionissimo.
Le pagine restituiscono l'atmosfera di quei tempi e il merito è tutto del "giornalista invisibile".