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    Messaggio Da Lemond Ven Lug 04, 2014 8:11 am

    di Mario Fossati


    Introduzione di Enrico Currò

    In questo libro c'è un altro fuoriclasse, oltre a Fausto (detto Fostò [l'accento però dovrebbe essere acuto Mad ] dai francesi, i quali, pur intrisi di sciovinismo (Nicolas Chauvin, se è esistito, era appunto francese), lo riconobbero come campionissimo e re di Francia. L'altro, dicevo, è l'autore, scomparso nel dicembre 2013 a 91 anni e che è sempre stato un giornalista "invisibile", poco incline alle apparizioni in TV e alle pontificazioni chiassose. L'approdo al giornalismo fu casuale: la Gazzetta dello Sport ne accettò l'offerta di collaborazione, perché abitava vicino a Magni e ivi conobbe Brera, con il quale stabilì un'amicizia fraterna e mai interessata. Essa fu decisiva per entrambi: Mario era la parte riflessiva dell'esuberante Gianni e l'altro rappresentò sempre il riferimento professionale di Fossati, che imparava molto in tutti gli aspetti del giornalismo. Ha continuato a scrivere di ciclismo e di altri sport, fino alla morte dell'amico e poi smise con la cronaca e si dedicò maggiormente ad articoli di costume sociale, su fondo sportivo. Nel 1977 aveva scritto questo libro, su pressione di Sergio Neri, perché del capolavoro agonistico di Coppi lui era stato autorevolissimo testimone quotidiano, in qualità di inviato della Gazzetta a frugare fra le pieghe delle corse e in quelle occasioni era diventato intimo del Campionissimo. Wink
    Le pagine restituiscono l'atmosfera di quei tempi e il merito è tutto del "giornalista invisibile". Wink
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    Messaggio Da UribeZubia Ven Lug 04, 2014 7:00 pm

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    Messaggio Da Lemond Sab Lug 05, 2014 8:14 am

    Grazie Uri, occorrerebbe chiedere a Alessio (del libro di Imerio) in quale tappa a cronometro (credo) sia stata scattata?
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    Messaggio Da UribeZubia Sab Lug 05, 2014 10:52 am

    Lemond ha scritto:Grazie Uri, occorrerebbe chiedere a Alessio (del libro di Imerio) in quale tappa a cronometro (credo) sia stata scattata?

    Non sarà facile, ho come l'impressione che quella foto sia stata ritoccata (in rete non ho trovato nessuna altra immagine in cui Coppi appaia con quella maglia, se fosse negli anni della Carpano avrebbe dovuto esserci scritto appunto Carpano e più sotto Coppi).  Question 
    Se invece quella che indossa fosse la maglia iridata (non mi è chiaro) allora nel 1954 (anno dopo la sua vittoria nel Mondiale) avrebbe dovuto avere la maglia della Bianchi.
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    Messaggio Da BenoixRoberti Sab Lug 05, 2014 9:01 pm

    Posso fare una mia ipotesi.
    Si tratta del Gran Premio Campari di Lugano. Mi ricordo un video rarissimo della Tsi di quella gara, in cui Coppi aveva quella maglia. Quel video devo averlo da qualche parte.
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    Messaggio Da UribeZubia Sab Lug 05, 2014 10:36 pm

    Questa invece è più facile da riconoscere, dovrebbe trattarsi del Trofeo Baracchi del 1957.

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    Messaggio Da Lemond Mar Lug 08, 2014 7:47 am

    Il ciclismo poggiava allora (anno 1952) su due pilastri, il Par des Princes e il Vigorelli e quella domenica di metà luglio, Fausto Coppi, il vincitore, sfilava davanti ai parigini come fosse fatto di aria con la maglia di seta, l'ultima maglia gialla del Tour, che gli disegnava le costole. La folla "bolliva" e la superiorità degli italiani era stata giudicata "écrasante" e solo Robic aveva salvato, in parte, l'onore dei francesi. Ma i parigini consideravano Coppi quasi un francese e lo chiamavano Fostò (nota mia, con l'accento acuto, però, sulla *o*) e, come dicevano loro: era il più francese degli italiani.
    Era stato un Tour sofferto? La sua introduzione sì, perché pochi giorni prima del via, la partecipazione italiana era "saltata su una mina". Rodoni aveva ufficialmente annunciato la *non partecipazione* a causa dell'aut aut di Fausto fra lui e Gino, che la federazione italiana non poteva accettare! Bartali è conciliante, ma Coppi rimane sulla sua decisione. La Gazzetta dello sport, diretta da Gianni Brera, mi mandò al Vigorelli, dove la notte si faceva riunione, perché raccogliessi gli umori, ma Coppi non aggiunse molto, se non che la squadra a tre (punte) era meno forte che la squadra a due o a una. Io non ne faccio però una questione di interesse, ma di prestigio. Goddet allora prese contatti con Fausto  puntando a una squadra italiana non ufficiale con Coppi e Magni, mentre Gianni Brera decise di usare le pinze lunghe con una convocazione di Rodoni, Binda (c.t.) e Zambrini (Bianchi). Quello era grande giornalismo sportivo: Brera reinventava il pais e scopriva la filosofia morale e umana del ciclismo.
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    Messaggio Da Lemond Sab Lug 12, 2014 9:38 am

    Siamo seduti con Rodoni e Binda attorno ad una tavola ancora apparecchiata e il primo è visibilmente preoccupato, mentre l'altro è addirittura arrabbiato. Rodoni rammenta l'approccio con Zambrini e la sua inaccettabile proposta di designare Binda quale direttore sportivo della squadra non ufficiale e non si capacita di chi abbia fatto cambiare idea a Coppi, perché tutti i conoscitori di ciclismo sono ammirati da quanto ha fatto Bartali all'ultimo giro dell'Emilia! A proposito, ieri (sempre Rodoni) ha incontrato Gino che gli ha chiesto se sinceramente avesse meritato quella figuraccia? "Partivo da gregario, disposto ad aiutarlo, perché ho il Tour nel sangue e ..." Rodoni è anche preoccupato di come accoglierà il gesto di Coppi l'opinione pubblica e se fosse negativa, provocando il diniego di Coppi di andare al Tour, chi potrebbe eguagliarlo sul piano agonistico? Mentre siamo in attesa dell'arrivo di Zambrini, Binda non esita a ricordare gli sgarbi fatti da Bartali a Coppi, ma non è tenero nemmeno con Fausto. Arriva Zambrini, elegantissimo e sorridente nel vedere di essere stato invitato in una simile trattoriucola, ma il sarcasmo si placa non appena vede le facce scure di Rodoni e Binda. A suo parere Coppi è esploso al modo dei timidi, che inghiottono senza reagire per lungo tempo e alla fine non si controllano più! La realtà, aggiunge Zambrini è che intorno a lui si è andata, pian piano, formando l'atmosfera avversa a ogni intesa. Ieri, poi, Coppi sperava che proprio lei, Binda, si schierasse dalla sua parte e quando ha sentito che i tre sarebbero partiti alla pari, Coppi se n'è adontato! (segue)
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    Messaggio Da Lemond Gio Lug 17, 2014 11:30 am

    Preciso, dice Binda che se è vero che capitani non ce ne sarebbero stati, l'ò fatto solo per delicatezza nei confronti di Bartali e Magni, perché formalmente non potevo dir loro che avrebbero dovuto passare la ruota a Coppi in caso di necessità. Breve pausa, Zambrini fa l'elegio di Binda e afferma che la Bianchi non ha interessi in Francia e metterà i propri corridori a disposizione della Federazione. Rodoni prende la "palla al balzo" spronando Zambrini, animato da così buone intenzioni, ad influenzare Coppi, affinché ... In breve gli umori si distendono e il commiato è incoraggiante, anche se è difficile arrivare ad un accordo per la partecipazione ufficiale al Tour. Il giorno dopo altro incontro a Recanati fra Rodoni/Binda e i corridori, con la presenza anche di Giardini. I saluti sono cordiali, la notte pare aver fatto dimenticare ogni polemica. Coppi ha solo gran premura di farsi medicare la gamba ferita a Brescia e per tale incombenza Binda gli offre la propria camera lì, in albergo. Coppi, a cui non pare vero di aver raggiunto un letto, sente poco dopo, bussare alla porta ed è Giardini (illustre giornalista anziano) che desidera parlare e Fausto è disposto ad ascoltarlo. Giardini non polemizza, si limita ad esaminare/constatare e quando Binda sale in camera il quadretto che gli appare è idilliaco: Fausto sta mangiando frutta fresca e il giornalista gli sta parlando da amico e, prima che Alfredo, possa andarsene Giardini lo coinvolge e lo invita ad accomodarsi a fianco del letto di Coppi, per fargli dire che si sa bene, fra i tre, chi deve passare la ruota a chi. Chiarito questo, tutto è a posto e dato che Fausto non ha niente da opporre, il giornalista si felicita con lui e l'abbraccia. E allora Binda propone un nuovo convegno (a tre+due), una chiacchieratina finale, in un clima sereno e disteso. E lì si vara la squadra e per Rodoni e Binda c'è un banchetto al palazzo Leopardi, dove l'anfitrione (conte Leopardi, pronipote del poeta) è uno sportivo ed è entusiasta perché Coppi, Bartali e Magni hanno ricostruito il grande "tris". Wink
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    Messaggio Da Morris l'originale Sab Lug 19, 2014 10:19 am

    UribeZubia ha scritto:Fausto Coppi 12859111
    Un bel quesito che sono in grado di arricchire di particolari.
    Sulla foto.
    Il ritocco citato da Uribezubia, è limitato all’inserimento pubblicitario dell’azienda Fiorelli (grande marchio piemontese, ed esempio di quel “made in Italy” che le consorelle attuali, dovrebbero rilanciare…..perché i costruttori italiani, restano i migliori al mondo….), la quale costruiva le biciclette Fausto Coppi.  I fratelli Fiorelli (Rinaldo, Mario e Lino), che chiuderanno col ciclismo, fornendo le bici alla Zonca a metà degli anni ’70 (i marchi “Fiorelli” e “Coppi”, sono oggi di proprietà della Flli Masciaghi, azienda brianzola, mio sponsor ai tempi della Sanson), scelsero questa foto di Coppi, impegnato nel GP Campari a Cronometro in quel di Lugano, edizione 1959, per la campagna pubblicitaria dell’azienda agli albori degli anni ’60. Giusta dunque la conclusione di Benoix.
    Sul “perché” di quella maglia.
    Coppi, strinse l’accordo con la Fiorelli per la produzione di biciclette speciali a suo nome, a fine ’55, ed i primi esemplari uscirono all’Epifania ’56.
    La prima cartolina, antecedente l’abbinamento con la Carpano di Vincenzo Giacotto, che si consumò nel biennio 1956 e ’57, con tanto di presenza di Fausto in squadra, è questa:
    Fausto Coppi Cicli_10

    Come si può vedere l’arrivo della Carpano non modificò più di tanto la livrea della divisa: bianca con scritte nere e pantaloncini ovviamente neri e scritte bianche.
    Nel 1958 il Campionissimo tornò alla Bianchi, e l’accordo Fiorelli-Coppi, si concretizzò nella fornitura di biciclette alla Ghigi, dove il direttore sportivo era un vecchio gregario di Fausto al Tour: Luciano Pezzi.
    Nel 1959, un nuovo sodalizio, con la presenza in squadra di Coppi: la Tricofilina (un’azienda produttrice di brillantina, di ottima evidenza nazionale, che anticipò la Linetti sì tanto famosa su Carosello). La maglia era bianca coi bordi verdi e le scritte nere.
    La Trcofilina-Coppi, pedalò una sola stagione, ma che stagione! In squadra erano tanti gli stranieri, uno su tutti fu epocale: lo spagnolo Federico Alejandro Martin, detto Bahamontes. Grazie ai consigli di Fausto, il grande scalatore di Toledo, scansò un poco le sue paure in discesa e trionfò al Tour de France. La sua maglia, prima della Gialla della consacrazione, era quella della Nazionale spagnola, ma sui pantaloncini neri, spiccavano le insegne della Tricofilina e delle biciclette Coppi.
    Ad ottobre ‘59, con l’impossibilità dell’azienda della celebre brillantina di proseguire l’abbinamento, per Coppi e per la Fiorelli si imposero nuovi orizzonti. Nell’attesa, anche perché il regolamento lo consentiva, Fausto si schierò nelle sue ultime gare europee (quella del Campari di Lugano, fu l’ultima non in Italia e la terzultima sul continente), con la maglia classica delle sue biciclette, esattamente quella della foto postata da Uribezubia, ovvero la medesima della prima cartolina narrante l’accordo coi Fiorelli. Il Campari, col Trofeo Tendicollo e il GP delle Nazioni (la più importante prova a cronometro in assoluto), formava un terzetto che, mi permetto di dire, era qualcosa di imparagonabile con ciò che ha costruito Verbruggen dopo, ovvero il Mondiale contro le lancette. Non lo dico da nostalgico, ma da semplice “conta numeri”: per pubblico (ad esempio il Tendicollo, con oltre 800.000 paganti nelle prime sei edizioni, è ancora oggi la manifestazione ogni sport più coinvolgente spettatori della storia in Romagna!), attesa e riporti, confrontare quel terno col Mondiale, rappresenta un’umiliazione alle capacità di lettura. Chiediamo ad Indurain se si sente iridato per aver vinto l’iride a crono! Chi vinceva il Nazioni, entrava di diritto nel novero dei grandi dell’anno, ed anche senza iride, di fatto veniva riverito in ogni occasione. Succede oggi la stessa cosa ad un Martin? (che è fortissimo e meriterebbe di fare il capitano, anziché il treno-scopone ben pagato da chi sappiamo!).
    Torniamo all’oggetto. Dunque Coppi si schierò al Campari con quella maglia che dava visibilità internazionale alle sue biciclette. Nel contempo, mentre da atleta stava concretizzando il suo passaggio al progetto San Pellegrino, che vedeva Gino Bartali direttore sportivo e fornitore di biciclette, da imprenditore, assieme ai Fiorelli, stava cercando una formazione francese, giovane e di fascia collocata fra dilettanti ed indipendenti, in grado di fare il salto al professionismo quanto prima, magari dal 1961, alla quale fornire le biciclette Coppi costruite dai Fiorelli.. Ed infatti, quando andò a correre in Alto Volta, dove usò la medesima maglia del Campari, ne parlò a lungo con l’amico Raphael Geminiani. Poi arrivò quel che sappiamo. Fatto sta, che nel 1960, i fratelli Fiorelli, col loro solo marchio, iniziarono l’abbinamento con la Gazzola, mentre le bici Coppi entrarono nei vortici dell’eredità del Campionissimo, pur rimanendo legati ai Fiorelli e tornarono alla ribalta nel 1967 con la Germanvox Wega. Poi, come detto, la cessione di entrambi i marchi, Fiorelli e Coppi, alla Flli Masciaghi a fine anni ’80, ed in commercializzazione, dai primi anni 90. Di lì il personale incontro con Sergio Masciaghi, ed alla luce dei fatti, mi onoro di aver fatto correre le mie atlete con la livrea ed il marchio della Cicli Coppi. In dote a quel nome, fra le oltre duecentocinquanta vittorie, giunsero 4 Giro d’Italia, 3 Tour de France (con tre doppiette), un Tour de l’Aude e una Freccia Vallone con Fabiana Luperini, ed un Titolo Mondiale su strada con Alessandra Cappellotto.

    Scusatemi per la lunghezza.
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    Messaggio Da Lemond Sab Lug 19, 2014 12:21 pm

    Certo Maurizio, tu devi sempre chiedere scusa. Very Happy  diavoletto crazy guy 
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    Messaggio Da Morris l'originale Sab Lug 19, 2014 2:05 pm

    Lemond ha scritto:Certo Maurizio, tu devi sempre chiedere scusa. Very Happy  diavoletto crazy guy 

    ...Effettivamente ho un po' divagato.... Very Happy
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    Messaggio Da Lemond Mar Lug 22, 2014 9:08 am

    Si brinda alle fortune del ciclismo italiano, ma intanto qualcuno ha frettolosamente salito le scale e, appena trovato Binda, balbetta: "Signor Binda, Gino la cerca per mare e per terra. Ha cose urgenti da dirle". Alfredo capisce subito quel che non va per Bartali nella squadra (manca Bresci)  e, dopo un breve colloquio con Rodoni il sacrificato sarà Barducci che, per ricompensa, riceverà un regalo dall'UVI; Bartali così sarà contento. Wink Ora però, si deve parlare con Coppi, per informarlo del mutamento e alle 5 e 30 del mattino è all'albergo di Fausto e se ne rimane tutto solo in una poltrona fino alle sette. La nuova formazione è presto spiegata: "Fausto, tu hai tre gregari, Magni due, non è forse giusto accordare a Bartali almeno un uomo di fiducia?" Giustissimo è la risposta e tutto è concluso. Alfredo riprende in fretta la valigia e corre trafelato alla stazione, dove, alle 7 e 35 parte il rapido per Milano. Buon dio, dentro di sé sta dicendo, fai che questa sia l'ultima squadra per il Tour 1952! Wink
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    Messaggio Da Lemond Ven Lug 25, 2014 8:51 am

    Il Tour partiva da Brest il 25 giugno e sui giornali la polemica era sopita. Giuseppe Ambrosini mi spedì da Binda e nel suo salotto buono Alfredo mi ha parlato del Tour. Ex grandissimo campione, valeva Coppi e Mercks (e secondo il presidente Rodoni anche qualcosina di più) è un buongustaio sottile del ciclismo. Da persona intelligente, pensa sempre alla situazione peggiore, Sarà un Tour molto caldo e vediamo chi, degli avversari potrà stare a livello dei nostri.  Mancano Bobet, Kubler e Koblet, la loro assenza non ci giova, perché il livellamento premia i peggiori e dato che tutti sanno di essere inferiori in salita, tenteranno di attaccare e battere i nostri nelle tappe cosiddette facili. E' chiaro che le insidie di ordine tattico si nascondono, per noi, in queste tappe di pianura, caratteristiche delle classiche francesi. E' un sistema che i nostri non possono assorbire integralmente, perché in contrasto con quello in uso in Italia, derivato dai percorsi montagnosi. Inoltre i nostri avversari contano sul dissidio Coppi-Bartali, per battere l'uno e l'altro. Poi Binda mi parlò di un principio generico che avrebbe dettato a Brest: la subordinazione di tutti alle sue decisioni. E infine Binda :"Vincerà il Tour chi, andando forte in salita, sarà nelle prime posizioni a Metz. Uno scalatore che avrà digerito la pianura, insomma. La base del successo è costituita da un'assoluta regolarità di rendimento e poi concluse, ci rivedremo a Brest, nel Finistère, sorrise."
    Finistère che significa Finis terrae. Wink
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    Messaggio Da Lemond Lun Lug 28, 2014 9:42 am

    La nazionale sbarcò a Brest il 23 giugno, la città, che la guerra aveva ridotto in macerie sette anni prima, era l'esempio del fervore ricostruttivo francese. Per il Tour, che faceva mostra di sé in tre giganteschi hangar, i bretoni avevano ripristinato tutta una serie di rituali primitivi. Noi eravamo in attesa di Coppi, che aveva fatto una deviazione a Parigi, per discutere con uno dei suoi grandi manager: Mouton. Quando, l'indomani, vedemmo i dodici tricolori alla partenza della Brest-Rennes, tirammo un sospiro di sollievo. Wink Il Tour, agli ordini di patron Goddet, finalmente era partito ed io mi trovavo su di una moto a fare da riferimento per tutti i colleghi su ogni piega della corsa. Dai bordi della strada, partiva a tratti un grido, una voce acutissima in italiano francesizzato. La prima cosa importante fu la foratura di Magni e subito Martini e Franchi si fermarono per aiutarlo. Fiorenzo rientrò in gruppo, ma i due invece non ce la fecero a colmare il divario e rimasero là, indietro, piantati come due pioli. Sad Bisognò allora occuparsi della corsa dei due poveri staccati che, con la rumba che si era scatenata davanti, rischiavano di arrivare fuori tempo massimo. Sad Franchi stizziva Martini, chiedendogli continuamente l'ora e Alfredo aveva dentro di sé una gran voglia di piangere! "Al mondo, mi urlò, si è puniti sempre per le proprie buone azioni!"
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    Messaggio Da Lemond Gio Lug 31, 2014 9:42 am

    In prima fila la corsa era a sussulti, al km. 60 erano scattati Robic e altri tre francesi e i nostri partirono in caccia e, insieme ai belgi, ricomposero il gruppo. Attorno al km. 180 si erano involato un gruppetto con Rik Van Stembergen che vinse facile, il primo italiano fu Carrea, con i primi inseguitori, mentre gli altri finirono in gruppo e poi, dopo lunga attesa, ecco Martini e Franche che si erano salvati. Wink All'hotel Central Binda aveva tratto le risultanze della giornata con Coppi prima e poi anche con Bartali e Magni. Prima tappa a vantaggio dei belgi, che hanno il coraggio di attaccare, mentre i francesi forti corrono come noi e si butteranno allo sbaraglio solo quando avranno perso le speranze dell'obiettivo maggiore. Per Coppi va bene correre in difesa. La notte rimasi insieme a Binda e De Grandi (meccanico) a "vegliare" sul Tour e, siccome sapeva che io non rendevo noto quel che mi diceva, Binda mi rivelava talvolta alcuni segreti del tipo: "I suoi colleghi fra qualche giorno protesteranno, perché non vinciamo nessuna tappa e perché saremo indietro in classifica, ma i punti adatti a Coppi non sono nella prima parte del Tour, cominceremo probabilmente a Metz. L'indomani la sveglia suonò presto e la nostra porzione di Tour per il 26 giugno era la Rennes-Le Mans (181 km.)
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    Messaggio Da Lemond Sab Ago 02, 2014 8:42 am

    Coppi si fece largo al ritrovo, stringeva mani, rilasciava autografi e non trascurava mai di posare lo sguardo sugli ... occhi degli avversari. Il ritrovo di partenza era sempre stato uno dei centri nevralgici del Tour, un grafico della sua vita, dei suoi elementi. Noi assaggiavamo anche gli umori di Bartali, assai più nervoso delle sue gambe, confidava il massaggiatore e di Magni, i cui discorsi erano accompagnati dallo scintillio degli occhi neri, in continuo movimento. Il Tour si srotolava nella provincia francese, con visioni di fiumi e di foreste, ma la pace, però, durò poco. La "bagarre" scoppiò a metà corsa e come protagonisti, fra gli altri, addirittura Robic, Geminiani e Coppi, accompagnato da Martini e Baroni. Fra i "tagliati fuori" la situazione sembrò mettersi male soprattutto per Bartali, per le conseguenze che avrebbero potuto avere nell'ordinamento gerarchico della squadra italiana e intanto il suo gruppo (e di Magni e Van Stemberghen) perdeva terreno, fino a indurci a pensare che il distacco non poteva essere colmato. I fuggitivi andavano d'accordo a 50 kmh. e noi ci si meravigliava che i belgi Rosseel e Close si dessero da fare contro il loro compagno, maglia gialla, Rik Van Steenberghen,  confused tanto più che l'arrivo di quel giorno sarebbe stato importante per il passaggio del Tour nelle Fiandre. Alla fine i belgi si dettero una calmata, tutto rientrò e Van Stemberghen mantenne la maglia gialla; la vittoria di tappa andò a Rosseel. A cena Coppi era assorto, incupito e intorno a lui vibrava ... il silenzio. La Rennes-le Mans era stata vista dai francesi come un duello Coppi-Bartali per stabilire la gerarchia interna e Binda non era intervenuto in quella corsa. La notte di Le Mans era calda, ci sarebbe voluto, per riposare, un tappetino di nubi. Ma forse l'afa ci giovava, se non altro avrebbe fatto esplodere la "Santa Barbara" della concorrenza.
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    Messaggio Da Lemond Mar Ago 05, 2014 9:07 am

    Il 27 sveglia di buon'ora per 189 Km. sotto il sole con un toboggan, un saliscendi continuo da asciugare un poveruomo. A tre quarti di tappa gli organizzatori presentano anche qualche tratto di pavé. La giornata mi servì benissimo non soltanto per cogliere i vizi di origine della squadra italiana, ma anche per capire quanto la cronaca di una corsa possa essere diversamente "tradotta", possa insomma essere interpretata su molte "lunghezze d'onda". Quella Le Mans-Rouen la vinse Lauredi, davanti a Gauthier e a Voorting, Corrieri fu quarto. La classifica vedeva ai primi posti il vincitore e il secondo nella tappa. I francesi avevano operato un abile gioco, attaccando da lontano con un duplice scopo: se gli italiani e i belgi non inseguono vinciamo e rimettiamo in corsa Lauredi e , perché no, anche Gauthier (conquistando anche la maglia gialla), se invece ci inseguono otteniamo il risultato di spremerli e nel finale potremo attaccarli con le nostra punte di diamante, Géminiani e Robic. Wink
    A Rouen dovevamo ammettere che se è vero che la logica delle corse a tappe è una sola e di origine italiana, è altrettanto vero che i francesi quella logica l'avevano ben assimilata. Wink
    E gli italiani? Anche perché si è abituati a credere in ciò che si spera, ricavavamo da quella giornata deduzioni positive: Lauredi non è pericoloso e ogni giorno che passa è un pericolo in meno da affrontare per Coppi.
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    Messaggio Da Lemond Gio Ago 07, 2014 9:24 am

    A parte i giudizi tipicamente italiani, in cui gli avversari sono sempre in crisi, laddove i nostri passano il tempo a tessere abili manovre strategiche, Coppi appariva irritato e il motivo era che stava vivendo quel Tour ad un livello di rischio, secondo lui, eccessivo. All'hotel de Dieppe c'erano anche i belgi e S. Maes il d.s. si sentiva urlare dal fondo del corridoio: "Porci fottuti, io vi prendo a claci in culo, anche quell'altro, il grande Rik". Binda invece aveva un altro carattere ed è sempre riuscito a mantenersi calmo, pur se Coppi si era più volte lamentato con lui a proposito di Bartali. A cena Alfredo sintetizzò la giornata no, perché nasconderlo? Era stato commesso l'errore di lasciar partire un uomo come Lauredi e la squadra era apparsa slegata e smarrita. La tattica francese, continuò, si fonda sulle coppie e domani manderanno in avanti altri due corridori. Per parare il colpo non si può stare disseminati in gruppo, bensì tutti intorno a Fausto, che vedo sempre ben piazzato davanti. Binda non incolpava nessuno, ma lo sguardo di Bartali percorreva la guglia più della cattedrale di Rouen. Very Happy
    Proprio quella sera capii che Coppi aveva compreso come quel signore misurato, che non sprecava mai un aggettivo, fosse un giudice intelligente degli episodi. dei fatti e delle componenti di una corsa che andava interpretata in prospettiva. Wink
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    Messaggio Da Lemond Dom Ago 10, 2014 8:16 am

    Il pavé, o inferno del Nord come viene anche chiamato, era il tema e la paura di tutti. La Rouen-Roubaix sarebbe stata la tappa del 28 giugno.
    Bartali lamentava di aver incollato, sui cerchi di alluminio, tubolari troppo leggeri, Coppi sorrideva alle sue ammiratrici e Magni assicurava che andava meglio. I galletti francesi, con il simpatico Lauredi in testa, tenevano ben alzata tutta la cresta. Wink I belgi apparivano un po' mosci, dopo gli strilli di S. Maes. Per 100 km. abbiamo avuto l'impressione che la
    "paternale" di Binda non avesse smosso i nostri più di tanto. Dopo un'ora e mezzo di pedalate non troppo robuste, esplose la bomba dell'attacco francese.: erano di turno Dotto e Lazaridès. Dei nostri solo Martini fu pronto ad inserirsi, insieme a Nolten, gli altri invece non reagirono e rimasero invece sulla ruota di Geminiani e Robic. A Doullens il gruppo aveva un ritardo di sei minuti e Binda aveva "un diavolo per capello" :" Così non si è degni né del ciclismo che rappresentiamo, né di noi stessi, dobbiamo almeno salvare la faccia". La frustata del C.T. i nostri la sentirono e i
    gregari si buttarono a condurre e anche Bartali fu scorto in prima fila. Wink
    Lo svantaggio diminui e sembrava che l'azione offensiva sarebbe fallita quando si cominciarono a vedere uno, due, tre, cento coni neri. Di lì a poco la polvere dfi carbone cominciò a entrare in gola e Magni e Carrea furono i
    primi ad infiltrarsi fra gli attaccanti, sbriciolati o sparsi a causa delle forature. Questa tappa rappresentava il punto critico prima della cronometro e, dopo aver sfiorato il disastro, i nostri l'avevano disputata in maniera superiore alle previsioni e avrebbero anche potuto vincerla se Martini (più veloce di Molinéris) non avesse visto esplodere un fascione! Sad
    In albergo Coppi si era lasciato cadere sulla poltrona e Binda lo stava ragguagliando sula tappa dell'indomani verso Namur, dove il plotone avrebbe attraversato colli che sui più avrebbero avuto l'effetto di un cazzotto.
    C'era nell'aria l'odore di un "colpo di mano". "Vedrai Fausto ... Ascoltami" lo incoraggiava Binda. Wink
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    Messaggio Da Lemond Mar Ago 12, 2014 9:42 am

    Si parlava molto, quasi esculsivamente dei francesi, perché la loro tattica di accerchiamento di Coppi era andata, almeno parzialmente, a segno. A Roubaix Fausto era parecchio nervoso e M. Bidot (il rivale di Binda) aveva ragione di credere che i suoi ragazzi stessero vincendo una battaglia psicologica. Binda non aveva ufficialmente stabilito la gerarchia della squadra, per evitare, prima delle Alpi, una reazione di Bartali, per cui Coppi non poteva avere a disposizione tutta la squadra ed anche questo era un fattore critico. Quel giorno si fece vivo con me Cavanna per dirmi che il giorno dopo (29 giugno) sarebbe stato l'anniversario della morte di Serse e voi della Gazzetta che volete fare? Perché si può essere vicini a Fausto in tanti modi. Gli risposi che Emilio Violanti sarebbe sceso all'alba in una chiesetta di Roubaix, dove era atteso anche Fausto. Sì, rispose Cavanna, ci sarà, ma non poserà le ginocchia sul pavimento, perché cera un lavoro da compiere, un Tour da vincere e Serse avrebbe capito benissimo.
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    Messaggio Da Lemond Ven Ago 15, 2014 8:54 am

    29 giugno, i tricolori discutevano della tappa di ieri e Fausto non era di buon umore, "sto bene, ma sono nervoso" diceva. Per Cavanna la ragione era il "marquage" a cui Fausto era stato sottoposto da tutti gli avversari diretti e quell'urtante coalizione dei regionali con la nazionale di Francia e quindi il lottare in dodici (o forse meno) contro cento!  Evil or Very Mad Eppoi aveva sofferto il caldo e ieri ha chiesto addirittura a Binda di cenare altrove. Alla nazionale era toccato un ristorante-bar di quarta categoria fumoso e piuttosto sporco. Bindi mi aveva confermato lo stato d'animo di Coppi, aggiungendo che "i giornali scriveranno di una guerra in atto con Bartali". Un istante prima del via guardai Alfredo e mi pareva un manager che, all'angolo del ring, aspetta il suono del gong, per la verità abbastanza tranquillo sulle sorti del suo protetto. Wink Subito altro pavè a deliziarci e l'attacco arrivò non dai francesi, ma dal lussemburghese Bintz, insieme al suo connazionale Diederich e a tal Vivier e poi Van de Stock e Rotta. Il belga era a soli 3 minuti e 40 dalla maglia gialla e ci si sarebbe aspettati un inseguimento francese, ma il vantaggio invece crebbe a dismisura (12' e 20'' a La Bigne). I francesi non si muovevano, secondo Binda, perché non erano in grado e gli italiani potevano permettersi il lusso di stare a guardare. Il caldo e il pavé, in pieno meriggio, erano rasoiate per le gambe di molti e infatti il gruppo si era assottigliato a 37 unità a 40 km. dall'arrivo. Fra i fuggitivi, Diederich era rimasto solo con sette minuti su Van der Stock-Rotta e dodici sul gruppo. E dietro scoppiò la "bagarre" E' guerra e guerra bona, urlò Magni e sulla salitella di Falisolle ci si parò davanti un bellissimo quadro: Coppi, composto ed elegante con un solo uomo alla ruota. Il suo scatto era stato improvviso e violento e gli altri erano rimasti o sorpresi, come Bartali, Magni e Ockers o paralizzati dalla sua potenza.
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    Messaggio Da Lemond Dom Ago 17, 2014 9:22 am

    Quasi in cima Fausto si liberò anche di Goldschmidt e via, da solo, in discesa. Un volo, bisognava vederlo: un signore in sella, con i mezzi guanti e il ciuffo ravviato. A 21 km. dal traguardo Bintz fu ripreso e staccato; la strada a saliscendi era un comodo binario per il "grande espresso taliano". Raggiunse poco dopo anche Rotta e, dal corteo delle vetture, si capiva che Van der Stock era a un passo. Raggiunto anche il belga, solo Diederich difendeva disperatamente il frutto della fatica e cedeva sì, ma molto lentamente. Il distacco di Fausto dal lussemburghese era di 11'55" al momento dell'attacco e circa la metà all'arrivo. Binda negli ultimi km. era tornato indietro per vedere la posizione di Bartali e Magni e si rese ben conto che avevano piegato la resistenza della maglia gialla e anche di Ockers. Che facciamo? Chiese Bartali. "Torno su Coppi e poi ti dirò". Bartali e Magni erano i più prossimi inseguitori di Coppi ed inseguire era ciò che dovevano fare, dopo che si erano liberati di tutti gli avversari pericolosi. All'arrivo Coppi fu secondo e Bartali quarto, con Magni quinto, mentre Lauredi conservò la maglia per un soffio. Allorché tornavo in albergo, avevo colto un lembo del discorso di Goddet, mentre saliva sulla vettura rossa: "Coppi, enfant royal, a gagné, ce soir, le Tour". Wink
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    Messaggio Da Lemond Mer Ago 20, 2014 9:25 am

    All'albergo dei tricolori c'era aria di festa e Cavanna mi disse: "Fausto ha preso la sua vendetta, con soddisfazione". Un giornalista francese chiedeva a Binda se la dimostrazione della superiorità non poteva essere più chiara e indiscutibile? Alfredo scorreva la classifica e trovava ben quattro italiani fra il quinto posto di Coppi e il decimo di Bartali ed era soddisfatto, come può esserlo un chimico che osserva il verificarsi di un fenomeno noto. Aveva convenuto con Fausto (e con gli altri) che la gerarchia in squadra sarebbe stata stabilita con un unico affondo e quindi Namur aveva sciolto tutte le polemiche. Ma i francesi? Non erano disposti a ricevere nessuno, ma i segreti escono anche dalle case meglio custodite. A Roubaix, si era detto che la nazionale di Francia pensava di aver vinto la battaglia psicologica, a Namur era invece "passata la grandine". Il d.t. M. Bidot aveva denunciato venti forature e tre ruote rotte, non era questione di attaccare, ma di limitare i danni e Géminiani era stato perfetto nel lavoro compiuto per salvare la maglia gialla e c'era riuscito, mentre Robic ha brillato per la sua assenza. Bidot non aveva però notizie di prima mano, perché al momento dell'attacco di Coppi era indietro ed era convinto che Fausto avesse risposto a Robic sulla salitella di Namur, la corsa dei primissimi gli era completamente sfuggita, era invece testimone attendibile della burrasca scoppiata fra i suoi. Géminiani ribolliva contro Robic che aveva tenuto una conferenza stampa, rendendo noto di essere stato, come sempre, il più scaltro, mentre Raphael aveva avuto il torto di sacrificarsi per una maglia gialla che non valeva e non vale la pena difendere.
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    Messaggio Da Lemond Ven Ago 22, 2014 8:52 am

    "Ho assistito a grandi numeri di Géminiani nella mia vita" aveva commentato Bidot, ma questo di Namur è stato un pezzo da antologia! Raphael apre la porta della sala da bagno e scorge Robic, il viso insaponato, piccolo, magro e rigido. Robic ha paura dinanzi a "Le Grand Fusil" "Ah! Bastardo! tuona Gem , non potevi correre, avevi male alle gambe quando noi, con gli italiani scatenati, si lavorava sodo. Ma non avevi male alle gambe per scapparci di sotto il muso. Ebbene io non sono un ingrato, ti do una mano a sbarbarti." Così detto, gli immerge la testa nell'acqua, facendolo bere. Una bevuta che gli resterà sul cuore. Ormai, dice Bidot, il malessere è entrato nella squadra, ma la colpa è intieramente di Robic, perché ha avuto il grave torto di voler dimostrare la sua superiorità di fronte a un compagno e di correre da solo, quando la coesione era indispensabile! Géminiani invece è stato al gioco e la sua abnegazione gli è costata la bagatella di undici minuti, si può capire la sua furia. Un collega francese disse che Biquet (Robic) in nazionale è un non senso, non lo convertiranno mai alla disciplina di squadra. Insomma un modo garbato per mandarlo al diavolo. Wink

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