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    David Moncoutié

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    David Moncoutié - Pagina 3 Empty David Moncoutié

    Messaggio Da Lemond Mer Giu 04, 2014 9:05 am

    Promemoria primo messaggio :

    "Ma liberté de rouler"

    Prefazione

    Che emozione! Quante gioie e quante vittorie dobbiamo a lui! Ma soprattutto soddisfazioni di ogni genere, che vanno oltre una corsa ciclistica. Io non voglio ripercorrere qui la carriera di D.M. , corridore ciclista, professionista per sedici anni, di questo si occupa lui stesso, e con vero talento, in questo libro. Voglio semplicemente rammentare che questi sedici anni sono stati vissuti tutti con la maglia bianco-rossa della Cofidis.  Smile  David è arrivato da noi nel 1997, l'anno della nascita della squadra diretta (allora) da C. Guimard ed è rimasto fino al 2012. In uno sport dove l'individualismo e la caccia ai grossi contratti sono spesso la regola, una simile fedeltà stupisce. Ma essa non è dovuta al caso e richiama alla mente l'esempio di un certo R. Poulidor e la sua Mercier. Non è neppure un caso se David è stato un corridore (come Poupou) molto popolare.  Very Happy
    Ciò detto, in un mondo dove non si passa facilmente da una cosa all'altra, ci si potrà stupire di vedere di nuovo Cofidis, impresa specializzata nel credito "online" e telefonico, cooperare con lui allorché il Nostro, timido di natura, si impegna a raccontarci i suoi ricordi ... Ma da noi la fedeltà è un valore condiviso e poiché David si è molto speso per noi, siamo particolarmente lieti di aiutarlo a far capire oggi, specialmente ai giovani, ciò che lui ha sempre cercato di dimostrare durante la sua carriera: lo sport aiuta a crescere e il ciclismo in particolare, se ben praticato, è un formidabile "ascensore sociale" e non impone in nessun modo il ricorso al doping! (continua)

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    Messaggio Da Lemond Sab Ott 18, 2014 9:12 am

    Dopo il settimo posto in classifica al Tour del Mediterraneo vado alla Tirreno-Adriatico, dove mi piazzo nella IV tappa, poi ritorno in Francia per il Criterium International e nella mattinata con arrivo in salita, sento di avere buone gambe e passo all'attacco. Durante tutta l'ascesa sono persuaso di ottenere la prima vittoria da professionista, ma, disgrazia per me, D. Rebellin opera lo scatto finale e mi passa a cento metri dall'arrivo; non so se ridere o piangere e il perché (dei due corni del dilemma) è ovvio. Anche nella crono pomeridiana sono all'altezza, il che mi permette di finire al quinto posto finale e la cosa è molto incoraggiante per il seguito della stagione. E infatti continuo a sorprendermi, perché nella Paris-Camemberr io, che non sono assolutamente uno sprinter, riesco ad arrivare secondo nel gruppo dei primi inseguitori del vincitore isolato: Fabiano Fontanelli. Mi sembra evidente che il ciclismo sia cambiato, perché ormai riesco a staccare con regolarità corridori che l'anno prima ... E allora comincio a diventare più ambizioso, a immaginare un "palmarès" a cui non avrei mai pensato nel 1998. Se il doping non è stato completamente sradicato, non ha più quei tentacoli dell' "era Indurain", ormai affronto molti corridori ad armi pari e ciò spiega come possa spesso andare in fuga e resistere. Questa è la mia opinione alla partenza del Delfinato, nonostante la sorprendente sospensione per sei mesi del nostro "leader" F.V, punito per i suoi rapporti con B. Sainz, un personaggio sul quale pesavano numerosi sospetti di pratiche dopanti. Ma io penso al Delfinato, una corsa che per un "grimpeur" è la più bella del calendario francese, dopo il Tour. La prima tappa, però, è un calvario, perché mi sento male e arrivo ultimo, dopo essermi fermato per diverse minuti alla "toilette" di una stazione di servizio, pronto ad abbandonare. Ma A. Deloeuil riesce a spronarmi e a farmi arrivare entro il tempo massimo e sento di aver fatto molto bene, perché la sera a tavola mi sento molto meglio e ho mantenuto il morale. Wink
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    Messaggio Da BenoixRoberti Dom Ott 19, 2014 10:51 am

    Mi imbarazza dirlo esplicitamente, ma io non credo a Moncoutié. O meglio, la sua mi sembra una storia avulsa, non vissuta. Sembra di leggere la storia di uno che viveva su Marte e che correva sulla Terra.

    Spero che sia colpa della traduzione (orientata) di Lemondaccio, ma dubito fortemente.
    Questo libro non è un racconto, è una versione, una descrizione edulcolarata.
    Non mi sembra una storia vera, semmai adattata e nel complesso mi sembra ... inverosimile.
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    Messaggio Da Lemond Lun Ott 20, 2014 8:49 am

    Non saprei se D.M. ha dei retro pensieri, forse Meazza ne sa più di me. Io, da parte mia, non ho aggiunto, né tolto "niente" a quanto scrive. Wink
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    Messaggio Da BenoixRoberti Lun Ott 20, 2014 9:23 am

    Lemond ha scritto:retro pensieri
    Bingo. Definizione perfetta!

    Lemond ha scritto:Non saprei se D.M. ha dei retro pensieri
    Però noto, da come scrivi, che li percepisci anche tu (ed ovviamente meglio di me).

    Lemond ha scritto:Io, da parte mia, non ho aggiunto, né tolto "niente" a quanto scrive. Wink
    Volevo solo essere "possibilista", anche se ciò poteva comportare uno sgarbo al tuo splendido lavoro.
    Ahimé (anzi ahilui) ci siamo tolti l'unico dente rimasto per tenere in piedi la "narrazione" di Moncoutié.
    Il genere fantasy nel ciclismo ci mancava ed il buon David lo ha inaugurato.
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    Messaggio Da Lemond Sab Ott 25, 2014 9:38 am

    Ho fatto bene a perseverare, perché nella quarta c'è la cronoscalata del Mont Ventoux. Privilegiato dalla mia partenza, perché sono il primo a cominciare, mi lancio con lo spirito libero, senza quasi pensare alla corsa. Infatti, non mi sono nemmeno scaldato, limitandomi a restare al sole, davanti il bus della Cofidis, a discutere con i meccanici. Tuttavia, a mano a mano che procedo nell'ascesa, sento che le gambe girano e anche C. Mottet, il direttore aggiunto della prova, viene alla mia altezza per dirmi che sta per fare un gran tempo. Lo guardo sorpreso, ma il suo incoraggiamento mi motiva ancora di più e accelero, terminando il percorso (che compreso il monte era di 21 km.) in 58' e 30".
    E' davvero un super crono, tant'è che il corridore che arriva dopo di me finisce f.t.m.
    Resto quasi tutta la giornata in testa alla classifica e solo alla fine sei corridori fanno un tempo migliore: J. Vaughters, A, Vinokourov, W. Belli, J. Beloki, L. Armstrong e K. Livingston. Evidentemente sono stato una grossa sorpresa, anche se i giornalisti hanno tutti gli occhi rivolti verso Armstrong, il vincitore del prologo e di questa tappa, il che dimostra che è diventato anche uno scalatore e, per molti, può anche pensare di correre il Tour per vincerlo. Ma non siamo ancora là, perché intanto bisogna finire questo Delfinato, che dovrebbe giocarsi nella tappa regina, la penultima, dove dovremo scalare il colle della Colombière ed altri. Fino alla salita finale (le Joux-Plane) mi trovo nel gruppetto di testa, giusto dietro Livingston e Vasseur, che sono in fuga. Non appena comincia l'ultimo strappo, porto il mio attacco e in poco tempo riesco a riprendere Vasseur e, dopo arrivo a vedere Livingston. Cerco subito di lasciarlo, ma, a dispetto di tutti gli sforzi che ha profuso fin dal mattino, l'americano resta attaccato, obbligandomi a disputare la vittoria allo sprint. Inutile dire che in questo settore non sono particolarmente fiducioso, in ogni modo metto il rapporto più lungo e mi lancio. Sul filo, riesco a mantenere una mezza ruota di vantaggio e così ottengo la mia prima vittoria da professionista. Very Happy
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    Messaggio Da BenoixRoberti Sab Ott 25, 2014 10:36 am

    E l'aereo sorpassò i missili. Like a Star @ heaven cyclops
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    Messaggio Da Lemond Sab Ott 25, 2014 11:49 am

    BenoixRoberti ha scritto:E l'aereo sorpassò i missili. Like a Star @ heaven cyclops

    E' quello che dicono anche i tifosi di Cuneghin. Wink
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    Messaggio Da Lemond Ven Ott 31, 2014 9:26 am

    Tagliato il traguardo non riesco a realizzare che sono stato capace di vincere una tappa di montagna del Delfinato; se mi avessero annunciato questo fatto solo dodici mesi prima ... Ma non è il momento di introspezione e di timor panico, bensì quello delle congratulazioni: a uno a uno i miei compagni vengono da me prima di essere spinto, non so da chi, sul podium: momento indimenticabile. Di questa grande felicità mi rendo meglio conto la sera, mentre ascolto la sintesi della tappa alla televisione e di quella trasmissione ho ben conservato la registrazione, dove si sente: - Tutto si giocherà negli undici km. finali, là dove la salita si fa più impervia. In testa un uomo della Cofidis è uscito non si sa da dove, David Moncoutié, monsieur 100% bio. Ha ripreso Vasseur e Livingston e la giovane speranza francese va a fare una grande impresa. Qualche secondo dopo il kazaco Vinokourov, che cerca di conquistare la maglia gialla, perché ha guardato il "leader" , lo ha visto non troppo bene e quindi si sarà detto è l'ora di "in vino veritas". Very Happy
    Sul traguardo D.M. regola Livingston ed è la quarta vittoria di tappa francese e in più quella di un ragazzo che rifiuta radicalmente il doping. -
    Sembrerà strano, ma quest'annuncio del corridore 100% bio, in qualche modo reso ufficiale dalla televisione, non mi piace per niente. Perché puntare i riflettori solo su di me? Non sarò certo io il solo a pedalare a "pane e acqua" e poi non posso impedirmi di pensare quali controindicazioni mi verranno da questa menzione. Sad
    Lo ripeto: pratico un mestiere che mi appassiona e che da quel giorno mi sorride e sono convinto che approfittando di quello che, credo, sia la scomparsa o almeno la diminuzione del doping, vincerò altre corse, forse più belle anche di questa tappa al Delfinato, ma per arrivare a questo mi sembra opportuno di fare il possibile per non avere tutti gli altri contro. Più terrò un basso profilo sulle mie convinzioni, più i miei colleghi mi saranno grati di non fare il cavaliere solitario che vuole raddrizzare tutti i torti. Wink
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    Messaggio Da Lemond Sab Nov 08, 2014 9:42 am

    A questo riguardo ci possiamo riferire a C. Bassons, un corridore dal talento naturale promettente, che rifiuta il doping e che sta cominciando ad ottenere risultati, avendo vinto l'ultima tappa del Delfinato, solo 24 ore dopo la mia impresa. Wink Ma Christophe non tiene la sua lingua a freno e anzi è molto a suo agio davanti ai microfoni e le sue dichiarazioni fanno rumore. Denuncia alto e forte quello che si mormora nell'ambiente: un ciclismo a due velocità. Da una parte le squadre francesi, che hanno rinunciato assolutamente a mettere in pratica i protocolli del doping e dall'altra le formazioni straniere che invece ... Sarà vero quel che dice C.B. ? Visto i risultati che ottengo sono propenso a credere che Christophe veda un po' troppo nero. In ogni modo sono molti i corridori contro di lui e fra questi anche francesi. Durante il Tour 1999, L. Armstrong lo respinge senza mezzi termini, consigliandoli di abbandonare uno sport che, secondo lui, funziona così! La storia ha dato ragione a Bassons, ma fino a un certo punto, perché Cristophe ha finito per dover lasciare un mestiere per il quale possedeva immense qualità. Certo il suo atteggiamento è stato rispettabile e da ammirare per la coerenza delle sue opinioni con i fatti, ma io, per parte mia, sono contento di non aver avuto il suo coraggio. Per me si trattava di fare soltanto, senza gridare mai e cercare di parlare il meno possibile con i media. Non ho mai preteso di riformare niente, mi sono semplicemente sforzato di tenere la promessa che mi ero fatta da piccolo: avere la migliore carriera possibile fra i prof, senza fare ricorso al doping. Wink
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    Messaggio Da Lemond Sab Nov 15, 2014 8:42 am

    Alla fine del Delfinato, A. Bondue si sbriga a farmi firmare per altri due anni, oltre ad aumentare il mio stipendio e, siccome le buone notizie non arrivano mai da sole, mi comunica pure che prenderò parte al Tour. Wink Alla vigilia del campionato di Francia, otto giorni prima della partenza della "Grande Boucle 1999" durante la ricognizione del percorso, mi viene una strana idea ... Di solito sono piuttosto serioso, ma quel giorno mi fo prendere dall'euforia e taglio una curva, passando per l'erba, invece di seguire la strada. Per sfortuna, nel prato, nascosto, c'è un ostacolo e sono catapultato al di sopra del manubrio. Il risultato è una clavicola rotta, il che mi priva del mio primo Tour, cioè il sogno d'infanzia! Sad Per fortuna i miei compagni hanno pietà di me e evitano di riferire ai D.S. in quale maniera il corridore, ritenuto da loro come esemplare, s'è andato a infilare in quella via senza ritorno! In questo modo devo lasciar perdere tutta la seconda parte della stagione e non riprenderò che a febbraio 2000, però in buonissima condizione. Noto subito, infatti,  che le mie gambe girano a meraviglia, tanto che vo più forte di F. Vandenbroucke che, però va detto, è in piena crisi esistenziale. In primis al Tour del Mediterraneo rinnovo la prestazione del '99, terminando terzo dietro Jalabert e Rebellin e termino secondo nella Cholet-Pays de Loire battuto allo sprint da Voigt, poi quarto nel trofeo degli scalatori e sesto nella classifica finale del Midi Libre. Ormai si avvicina il mio primo Tour, dove sarò capitano, insieme a F.V e Roger Millar, che pensa già al prologo. Al solito, otto giorni prima, c'è il campionato di Francia, con un tracciato quasi del tutto pianeggiante, a parte una leggera salitella, poco prima dell'arrivo. Non avendo nulla da sperare, me ne sto tutto il giorno nei "miei appartamenti" in coda al gruppo, salvo nell'ultimo giro, perché mi sento bene e allora tanto vale stare davanti, mentre il gruppo pensa di già allo sprint finale. nella salitella provo a partire (on sait jamais) e solo tre corridori reagiscono: Capelle, Durand e Geslin. Continuo il "forcing", ma nessuno di loro cede e arrivo quarto e non so se essere felice o deluso? Ma ormai ho in testa il Tour. Esso parte da Futuroscope e in quell'anno 2000 mi sono fissato un solo scopo: arrivare in fondo e approfittare di questa esperienza. Ci sono talmente tanti giornalisti e così numeroso è il pubblico che mi fa venire il capogiro: è la più grande corsa al mondo, la più sensazionale e la più palpitante. Wink
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    Messaggio Da Lemond Ven Nov 21, 2014 9:53 am

    Al prologo tutti aspettano Lance Armstrong, che rimette in gioco il suo titolo, ma, al termine dei 16,5 km, sarà D. Millar a stabilire il miglior tempo ed eccolo in maglia gialla. Preciso che vince unicamente per la sua classe, perché il doping nel suo caso avverrà anni dopo. Questa maglia era una grande cosa per noi e la proteggemmo per tre giorni, tirando senza riposo a grande andatura per scoraggiare o annientare ogni tentativo di fuga. Anch'io partecipo al gioco e scopro dentro di me la gioia di questo lavoro e altresì che nel Tour ogni sforzo conta e quelli della prima settimana mi rimangono nelle gambe e, dato che non avevo mai corso per più di 10 giorni di fila, ho l'impressione di essere arrivato "alla frutta". Sad Per fortuna vedo che anche gli altri in gruppo sembrano "tirare la lingua" e allora ne approfitto per attaccare nel finale della diciassettesima tappa: una bella fuga, anche se non è coronata dal successo. Tuttavia è bastato aver messo il naso alla finestra perché i giornalisti mi attendano all'arrivo per chiedere le mie impressioni e questo mi conferma la particolarità in senso positivo del Tour. In conclusione posso dire che sono arrivato ai Campi Elisi in buone condizioni, il che significa che recupero abbastanza bene. Wink Finire un Tour, soprattutto il primo, è un ricordo indelebile e l'entrata ai Campi Elisi è grandiosa e proprio quel giorno mi rendo conto di aver realizzato uno dei miei sogni d'infanzia. Wink Però la stagione non è finita e infatti sono selezionato per il Tour dell'Avvenire, una corsa dal "palmarès" prestigioso e che due anni prima è stata vinta dal mio amico C. Rinero, uscito molto bene dal Tour e allora, mi dico, perché non posso vincerlo anch'io? Nella prima parte è l'ungherese Bodrogi ad assumersi il peso della corsa, poi, con le salite, riesco a vincere la tappa di Oyonnax (la settima) e il giorno dopo, all'arrivo sul Grand Bornand, prendo la maglia gialla e a quarantottore dall'arrivo finale mi immagino di avere realizzato l'essenziale. Ma ho sotto stimato gli scalatori dell'Euskatel, che mi attendono sulle Alpi e infatti nella penultima tappa mi ritrovo solo contro A. Kintana e I. Flores e non posso rispondere a quest'ultimo quando gioca il "tutto per tutto" nel suo attacco finale e mi devo contentare del secondo in classifica con 43 secondi di ritardo. Alla domanda se sono deluso, rispondo di sì, ma fino ad un certo punto, perché ho profuso tutte le mie energie e sono stato battuto in modo regolare da uno migliore di me. E' la legge dello sport e io la rispetto. Wink E poi, se fo il bilancio di questo anno 2000 non posso che essere sodisfatto e credo anche di poter cominciare la prossima stagione con maggiori ambizioni, tanto più che nella nostra squadra non ci sarà più Vandenbrouke e si parla di me come di un eventuale leader. Wink
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    Messaggio Da Lemond Gio Nov 27, 2014 4:44 pm

    Non posso nascondere di essere ottimista, per me il ciclismo è guarito, il che permette a dei giovani corridori di affermarsi e ho presente anche il caso di R. Millar, che mi ha molto meravigliato al Tour. A chi mi parla invece di un ciclismo "a due velocità", che cosa devo rispondere? Non so niente, so solo quello che faccio io e poi non voglio fare il "Cuneghin" cioè credere che se un altro mi arriva davanti è solo per poco, perché poi ci sarà da rifare gli ordini d'arrivo. Wink No, accetto che ci sia chi va più forte di me e qui lo dico alto e forte. Quanto ad Armstrong (me l'ànno chiesto in tanti) non conosco tutti i suoi segreti e anche se degli ex corridori o alcuni giornalisti emettono molti dubbi sulle prestazioni, niente mi autorizza a dire/credere che abbiano ragione loro. In attesa, anche se non sono un suo tifoso, resto molto impressionato dall'americano, perché so da dove riviene e per me è un mostro di volontà. Proprio mentre faccio queste riflessioni parte la stagione 2001 e la prima asperità che affronto è il Mont Faron nella tappa regina del Giro del Mediteraaneo; inutile dire che lo conoscevo a menadito e quindi speravo proprio di vincere, ma due italiani sono più forti di me: Ivan basso, che vince e Rebellin è secondo, per cui mi devo consolare con il terzo posto. Wink Nei giorni successivi Basso cade e allora nella classifica finale mi ritrovo secondo e non mi sono sentito tanto fiducioso per il prosieguo della stagione come in quell'anno.
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    Messaggio Da BenoixRoberti Gio Nov 27, 2014 6:51 pm

    Lemond ha scritto:Non so niente, so solo quello che faccio io e poi non voglio fare il "Cuneghin" cioè credere che se un altro mi arriva davanti è solo per poco, perché poi ci sarà da rifare gli ordini d'arrivo. Wink
    Cosa c'era scritto nel libro francese al posto di "Cuneghin"? Laughing
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    Messaggio Da Lemond Gio Nov 27, 2014 6:58 pm

    BenoixRoberti ha scritto:
    Lemond ha scritto:Non so niente, so solo quello che faccio io e poi non voglio fare il "Cuneghin" cioè credere che se un altro mi arriva davanti è solo per poco, perché poi ci sarà da rifare gli ordini d'arrivo. Wink
    Cosa c'era scritto nel libro francese al posto di "Cuneghin"? Laughing

    je ne veux pas tomber dans cette facilité qui consiste à croire que si un coreur me devance, c'èst parce que il est dopé.
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    Messaggio Da BenoixRoberti Gio Nov 27, 2014 7:05 pm

    Precisissimo, ma non era quella la mia domanda? Laughing
    Grande! Wink :tazze cincin:
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    Messaggio Da Lemond Sab Dic 06, 2014 1:31 pm

    In tutte le corse sono davanti in classifica e comincio con la Parigi-Nizza, dove sono sempre nel gruppo dei migliori, così che nell'ultimo giorno posso sperare grandi cose, quando sono ai piedi del col d'Eze. Siamo in dodici a poter competere ed io credo nelle mie possibilità, visto che si tratta di una cronoscalata. Purtroppo, termino quarto a 43" da Frigo, mentre secondo arriva Rumsas e terzo Azevedo e i giornalisti avranno facile gioco a sottolineare che i primi tre ... Ma a me quelle considerazioni non interessano, fra l'altro a che pro? Una eventuale vittoria "a tavolino" non mi darebbe né il podio, né, di conseguenza il senso della vittoria. Sad In conclusione, termino quarto in classifica finale lì e anche nel Criterium internazionale, poi quinto alla Paris-Camembert, terzo al Trofeo degli scalatori e nono al Giro di Romandia (è ancora Frigo a vincere) e 16° al Delfinato, dopo aver tentato molto spesso la fuga in montagna. Nessuna vittoria, ma in corsa mi si vede e svolgo spesso un ruolo importante e soprattutto sono convinto di essere in progresso e questo, per un corridore, è estremamente importante. Wink
    Nel 2001 mi ero trasferito a Toulouse, il che mi aveva permesso di approfittare della vicinanza dell'aeroporto per i trasferimenti e in quell'anno sono anche diventato allenatore di me stesso, perché ormai avevo acquisito quell'esperienza che serve per autogestirsi. E allenarsi come si deve è un impegno morale che ho preso con me stesso, con i miei tifosi e la squadra Cofidis e, per me assume la stessa importanza del rifiuto del doping.
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    Messaggio Da Lemond Sab Dic 13, 2014 8:51 am

    In generale mi concedo una giornata di riposo alla settima, mentre gli altri giorni scelgo quasi sempre percorsi vallonati, dove posso scattare a ripetizione sulle salite. Il tutto fatto a sensazione, perché non porto con me nessuno strumento misuratore. Sono allenamenti ben ritmati, ma non troppo lunghi: quasi mai supero le cinque ore e lo scopo è di non intaccare le mie riserve di energia per la corsa che verrà. D'altra parte giornate di 200 o più km. ne troverò parecchie durante la stagione. Wink Il Tour 2001, per esempio, si svolge attraverso 3.453 km. e comunque sono felice di trovare a Dunkerque un ambiente simile a quello dell'anno precedente. Le mie ambizioni, oltre ad arrivare a Parigi, riguardano il sapersi illustrare in montagna, ma quasi subito mi accorgo che quell'anno si va veramente troppo forte e i nervi sono a fior di pelle tutto il tempo, niente a che vedere con le altre corse. Riesco tuttavia a fare qualcosa nella terza settimana, prendendo parte a due fughe nell'attraversamento dei Pirenei; termino 15° a Luz Ardiden e mi metto al servizio di Kivilev, nostro leader, che arriverà quarto nella classifica finale. Io invece concludo al 48° posto, un risultato onesto, ma niente di più. Però di quel Tour ho un ricordi indelebile: la mia fermata a Biars-sur-Cère, il mio villaggio natale. Wink Una grossa sorpresa per me e un'enorme felicità per il club dei miei tifosi organizzati dal mio amico J. Rougier che riuscirono ad ottenere il permesso di salutarmi dalla maglia gialla in persona. Questo episodio, non è che un aneddoto, ma ai mie occhi conta parecchio e la gioia fu profonda, se pur fuggevole, perché ebbi appena il tempo di abbracciare i miei prima di rimontare in sella in coda al gruppo.
    Termino il Tour in buona condizione e in agosto vado a disputare il Tour de Limousin, dove il terreno è di mio gusto, perché mi ricorda quelle strade fatte di sali e scendi di quand'ero dilettante. Ne approfitto per vincere una tappa e finire terzo in classifica generale, mentre la settimana successiva termino sesto al G.P. de Plouay, dove a vincere è il mio compagno Nico Mattan. Un buon fine stagione, insomma e mio padre che registra tutti i risultati mi segnala che ormai sono abbonato ad una vittoria l'anno. Speriamo di continuare. Smile
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    Messaggio Da Lemond Dom Dic 21, 2014 9:47 am

    Credo utile precisare che nella stagione 2002 ho 27 anni (30/04/1975) e quindi sto entrando in quello che gli specialisti chiamano il mio miglior periodo. Comincio quell'anno in condizioni particolari: "in primis" ho deciso di lasciare il Sud-Est per trasferirmi a Paris, dove la mia amica dell'epoca prosegue i suoi studi. Cambiamento di ambiente e di vita, il primo è un monolocale di 18 mq. che non mi lascia molto spazio, dopo aver depositato le valigie e la bici. A dire la verità nessuno del mio "entourage" ha preso bene questa mia decisione, tanto più che intorno a Paris abbandono i veicoli e le strade del tutto piatte. Io prendo queste critiche come una sfida personale e voglio dimostrare loro che posso conciliare le cose. Per allenarmi scelgo il bosco di Vincennes e il suo piccolo circùito, frequentato da tutti i ciclisti e amatori dell'est parigino. Durante l'inverno ci vado quasi ogni giorno per delle uscite ritmate di circa tre ore. Già dai miei primi giri mi riconoscono e intorno a me si forma ben presto un gruppo con personaggi di tutte l'età e di ogni livello e io spesso mi diverto a tirare il gruppo a velocità elevata, unendo l'utile al dilettevole.Smile Certi giorni vengono a raggiungermi anche F. Rousseau e A. Tournant, pistard professionisti, anche loro della Cofidis. So che Arnaud possiede uno dei più bei "palmarès" dello sprint mondiale ed è il recordman del Km. con partenza da fermo: 58" e 875 centesimi. Per Cofidis il 10/10/2001 è una data che conta: per la prima volta un uomo è riuscito a percorrere la distanza in meno di un minuto: Wink
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    Messaggio Da Lemond Dom Dic 28, 2014 10:42 am

    Oltre a Vincennes, mi preparo anche con le corse a piedi lungo la Senna nei mesi di dicembre e gennaio e i risultati sono buoni: vinco il 31 marzo la tappa in salita del Criterium Internazionale e conquisto la maglia gialla, prima della crono finale. Purtroppo due corridori faranno meglio di me, nella specialità: J.A: Martinez (un basco) e L. Armstrong (un americano). Wink Sono deciso a disputare più corse possibile, perché sento girare le gambe come non mai e, dopo piazzamenti in alcune corsette, riesco ad arrivare secondo nella tappa regina del Giro di Romandia, battuto allo sprint da Alez Zulle. Mi rammento bene di quella tappa, disputata in una giornata apocalittica: nevicava con intensità, ma non sentivo il freddo e nella volata ero riuscito a passare S. Perez e stavo per alzare le braccia, quando Zulle è rinvenuto a pochi metri dalla linea d'arrivo; ho cercato di rilanciare, ma le ruote pattinavano sulla neve e mi è rimasta solo la delusione per una vittoria mancata, oltre al fatto che mi sentivo in gran forma.
    Sono però, anche preoccupato per "il ciclismo a due velocità" di cui sento e leggo, ma di lì a poco riesco ad ottenere il mio primo successo in una corsa a tappe: in Spagna, nella Clasica de Alcobendas, mettendo alle mie spalle corridori come Valverde e Zubeldia. Wink
    La squadra ormai mi lasciava ampia libertà e il d.s. mi considerava quasi un "leader" della Cofidis. e mi disse di scegliere da me il programma di corse a venire ed io, per non allenarmi troppo spesso a Paris, decisi di moltiplicare i miei impegni, programmando 56 giorni di corsa, prima del Tour. E, quasi per farmi uno scherzo, mi iscrissi al campionato di Francia a cronometro, che si disputava a Briançon su un circuito simile a quello di Vincennes, vale a dire quasi del tutto piatto. D'altra parte non avevo nulla da perdere e mi serviva per capire qual è la mia caraura in questo genere di corse, pensando naturalmente alle crono del Tour. Alla partenza sento che le gambe girano a meraviglia e riesco a spingere un rapporto molto duro per tutta la corsa e a rilanciare di tanto in tanto. All'arrivo Daniel Mangeas mi dice che per il momento ho il miglior tempo, però la gioia dura poco, perché Eddy Seigneur, uno specilista e l'ultimo a partire, arriva come una palla di fucile e mi batte per alcuni secondi. Non mi resta che consolarmi con il secondo posto e con la nuova convinzione che non sono proprio fermo in questo genere di gare. Wink E' un buon augurio per il Tour, che affronterò da corridore privilegiato, allo stesso titolo che A. Kivilev e D. Millar.
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    Messaggio Da Lemond Mar Gen 06, 2015 8:52 am

    Gli anni si susseguono, ma non sempre si assomigliano, per es Andrei in questo luglio 2002 non era quello di dodici mesi prima e infatti arriverà solo 21° in classifica finale; io invece sono nelle condizioni che ho detto e mi preoccupo soprattutto di non rimanere coinvolto in qualche caduta nelle tappe di pianura. Quest'anno ho deciso di cercare una buona posizione finale e mi sforzo di restare con i primi in ogni tipo di salita, facendo comunque attenzione a non oltrepassare mai i miei limiti. I risultati sono discreti sia al Ventoux, che sulle Alpi/ Pirenei. Nell'ultima tappa di montagna, fra Aime e Cluse, la mattina David Millar mi sollecita per fuggire insieme, in modo da finire il Tour in bellezza. Purtroppo non riesco a prendere la fuga buona, lanciata da Frigo, Aerts e Guerini e allora, con l'aiuto di David, mi inserisco in un contrattacco con altri quattro, fra cui Sastre. Decido di fare "a blocco" la discesa della Colombière e alla fine mi ritrovo da solo con un minuto di vantaggio sul mio gruppetto e termino quarto della tappa e dodicesimo in classifica; mai fatto in vita mia una discesa così. Wink Ormai rimane solo la crono finale, tracciata su di un circùito vallonato, intorno a Macon e naturalmente mi impegno a fondo per conservare la mia posizione nella generale e, anche se non ci riesco del tutto, sono tredicesimo e primo francese, cioè davanti a Virenque e Jalabert, il che non è poco! Wink Se fo un bilancio della mia carriera, penso che questa prestazione sia una delle più belle, tanto più che quelli davanti a me sono tutti, prima o poi, incorsi nelle maglie del doping; solo Carlos Sastre, decimo e futuro vincitore del Tour 2008, è stato esente da ogni controllo positivo. In molti mi hanno posto la domanda di quale sarebbe stata la mia posizione se il doping non fosse esistito, ma la risposta non potrà mai essere data e io in particolare sono poco esperto per sapere qualcosa, però ... mi piacerebbe saperlo. Wink Nel suo libro, Philippe Gaumont avanza l'ipotesi seguente: " Preparato come gli altri in funzione del Tour, sono sicuro che David avrebbe potuto essere sul podio". (nota mia, è un bel modo, questo, per lanciare il sasso e nascondere la mano). In ogni modo sono fiero di quel tredicesimo posto, ben più fiero che se fossi terminato sul podio usando mezzi illeciti.
    All'intervista televisiva non nascondo la mia sodisfazione di aver fatto un bel salto in avanti e a 27 anni posso ancora pensare di progredire e quindi perché non pensare di arrivare nei 10 il prossimo anno, magari con una vittoria di tappa? Intanto in quell'anno era stata arrestata la moglie di R. Rumsas e i giornalisti mi chiedono quali prodotti sono usati dai corridori, oltre al ben noto EPO? Ma come posso rispondere, non so mica che cosa fanno gli altri nel segreto delle loro camere; quel che arrivano alle mie orecchie sono solo "rumors" e non prove!
    Per parte mia sono uscito da quel Tour completamente prosciugato sia in termini fisici che mentali e per me la stagione in teoria si conclude lì (di fatto no, perché qualche altra corsa la faccio, ma ...)
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    Messaggio Da Lemond Gio Gen 15, 2015 9:21 am

    Riprendo il filo nella pre-primavera del 2003, dopo un lungo riposo ristoratore e sono motivato come mai e decido di por termine alla parentesi parigina, ritornando nei dintorni di Toulouse. Sento molta attesa intorno a me, in particolare i giornalisti francesi mi guardano come una nuova speranza per il ciclismo nazionale. E subito l'entrata in materia è ottima, perché riesco ad aggiudicarmi la tappa del Mont Faron al Tour del Mediterraneo. Un giorno di grazia quel 14 febbraio, perché sento di non aver neppure spinto fino in fondo e questa vittoria mi dà una fiducia eccezionale, tanto più che raddoppio, imponendomi a G.P. di Lugano. E quindi è ovvio che abbia grandissime speranze per la Paris-Nice, primo appuntamento Pro-Tour della stagione, ma questa corsa è caratterizzata da un dramma: la morte del nostro compagno di squadra Andrei Kivilev dovuta a una caduta, come tante, nel corso della terza tappa. Non l'avevo visto cadere, ma, quando gli son passato accanto, ho pensato che si sarebbe presto rialzato; invece, all'hotel ci dicono che è stato portato all'ospedale. La sera, dopo la cena, c'è una riunione di gruppo e tutti noi siamo, a quel punto, in ansia per Andrei. J.J. Meneur c'informa che la caduta è molto più grave di quello che si poteva immaginare, non ci annuncia *il peggio*, però una cappa di piombo si abbatte su di noi! Il giorno dopo F. Van Londersele conferma i nostri peggiori timori! Il silenzio è generale e le lacrime numerose e la Cofidis propone di neutralizzare la tappa, con noi tutto il giorno in testa per rendere omaggio alla sua memoria. L'emozione è totale e la tristezza immensa e, personalmente, nonostante non fossi legato a lui da particolare amicizia al di là del ciclismo, penso alla sua morte come ad uno dei momenti peggiori della mia vita. Un simile dramma fa riflettere sulla pericolosità del nostro mestiere e molto spesso un simile pensiero mi ha frenato nelle discese o quando ci sarebbe stato da sgomitare in gruppo. Il ciclista talvolta non dovrebbe pensare a niente, ma io non ci son mai riuscito. Andrei lasciava una moglie e un figlio e non li ho più rivisti, ma so che il nostro gruppo li ha molto aiutati. Per chiudere il capitolo devo dire che dobbiamo alla sua morte la decisione dell'U.C.I. di rendere obbligatorio l'uso del casco.
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    Messaggio Da Lemond Ven Gen 23, 2015 9:36 am

    Non terminai quella P.N. perché caddì anch'io; se pur senza conseguenze, decisi di abbandonare e riprendere dal Criterium International, dove arrivai terzo, dietro L. Brochard e J. Voit. Dopo il Romandia (ottavo), la Clasica de Alcobendas (decimo), il Giro delle Asturie (ottavo) e infine, prima del Tour, vado alla Route du Sud, dove, davanti al mio pubblico, vinco l'ultima tappa e sono quarto in classifica.
    Questo risultato mi fa ben sperare per il Tour del centenario. Alla partenza da Parigi sembra che tutto il mondo abbia gli occhi su di noi, tanto grande (come non mai) è il numero dei giornalisti presenti. Lance Armstrong è in lizza per il quinto successo (come Anquetil, Mercks e Indurain), mentre io spero di entrare nei primi dieci, così come il mio amico e compagno David Millar, con il quale condivido la "leadership" della squadra. Intanto lui comincia con l'arrivare secondo nel cronoprologo, battuto per otto centesimi dall'australiano MCGee, a causa di una salto della catena negli ultimi metri. Lui è naturalmente deluso, così come la squadra e il sottoscritto, però io ho un motivo in più: l'atteggiamento di David è cambiato e ormai i nostri rapporti sono quasi cessati, perché lui passa quasi tutto il suo tempo con Massimiliano Lelli e, se anche non ne voglio parlare, l'idea del doping mi frulla continuamente in testa! Sad Sento parlare di ematocrito poco al di sotto del 50% e non bisogna essere un genio per ... Con il trascorrere dei giorni mi accorgo che i miei avversari abituali vanno più forte, molto di più dell'anno prima. Sono incapace di seguire coloro che, di norma, staccavo nella salite e allora decido di tirarmi da parte come co-capitano della squadra, lasciando il mio posto a Lelli, che finirà XV. Per me, devo riconoscere, che è stato uno smacco notevole; sono andato molto lontano dal mio obiettivo dichiarato e la stampa certifica: "Corridore troppo dilettante ... Mancanza di ambizione". Secondo me si sbagliano, perché il mio mestiere l'ò sempre svolto al meglio delle mie possibilità e con grandissima passione e allora? La questione è una sola: ci si può allenare allo stesso modo senza il doping? Un corridore, sconosciuto ai più (Xavier Jan) l'à affermato parecchie volte: "David Moncoutié è il mio barometro in materia di doping, se arriva fra i primi al termine di una corsa a tappe è un buon segno, altrimenti mi sento inquieto". Sad In quel 2003 anch'io ho l'impressione che, cinque anni dopo "l'affare Festina", tutto stia tornando come prima. In una corsa di un giorno o di una settimana un buon corridore ben allenato può ancora correre quasi alla pari, ma in un G.G. il recupero non può essere lo stesso! E quando F. Van Londersele mi parla degli obiettivi per il 2004, lo interrompo subito: "Non penserò più alla classifica del Tour, da ora in poi guarderò solo qualche tappa, riposandomi nelle altre; preferisco fissare dei traguardi realizzabili, anziché sognare quelli impossibili. Sad
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    Messaggio Da Lemond Sab Gen 31, 2015 11:37 am

    Prima di consacrarmi al ruolo di cercatore di tappe sul Tour, mi impegno molto nelle corse di inizio stagione, che mi permettono ogni anno di giudicare il mio stato di forma e di rassicurarmi (quasi sempre). Al Giro del Mediterraneo termino quinto in classifica e allo stesso posto nella tappa del Mont Pharon, che però quell'anno era una corsa a crono-squadre. Proseguo con il G.P: di Lugano che avevo vinto l'anno prima e stavolta sono secondo, dietro F. Bessy mio compagno di stanza. Wink Uno sprint a tre, perché con noi c'era anche il croato W. Mihojlevic. Frederic ha lanciato la volata con me alla ruota e, visto che l'altro non era pericoloso ... Avrei potuto batterlo? Non importa, perché comunque è una bella vittoria di squadra. Wink La Cofidis ne aveva anche bisogno, perché sono alcune settimane che è stata coinvolta in un affare di doping. Tutto era cominciato con l'arresto del polacco Bogdan Madejak, che era un dei nostri medici e l'inchiesta sul suo connazionale Marek Rutkiewicz, anche lui nella nostra squadra (da tre anni). I due ammettono quel che viene loro contestato e, poco dopo, arrivano altre due confessioni Cofidis: il pistard Robert Sassonne e Philippe Gaumont. Quest'ultimo, prima di cominciare la sua vita da ex-ciclista, rilascia un'intervista all'Equipe: "F. Migraine è un vero appassionato e lui conosce poco o nulla di quel che accade (di brutto) all'interno della squadra, parola di mentitore". Wink Poi aggiunge anche considerazioni su di me, per le quali lo ringrazio. Tuttavia, anche se questi episodi confortano la mia immagine, non sono per niente contento, perché è in gioco l'avvenire stesso della squadra: ciascuno comincia a domandarsi se il patron non deciderà di "gettare la spugna"!?
    In questo clima molto teso, l'Equipe mi viene a cercare il 23 gennaio 2004 ed io approfitto per dire che "Il doping è contrario alla mia filosofia di vita, esso va bene per chi vuole risultati a tutti i costi, ma a me non interessa soprattutto la gloria e il denaro, bensì fare con piacere un mestiere che adoro. Però tengo a dire che non sono il solo, ce ne sono molti altri come me, nella mia squadra e altrove, si tratta solo di resistere."
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    Messaggio Da Lemond Dom Feb 08, 2015 9:55 am

    Per me ci sono altre sodisfazioni, come il terzo posto nella tappa in "cote" del G.P. International dietro il solito Voigt e Frank S. e sono terzo in classifica alla Clasica di Alcobendas, ma queste prestazioni non fanno certo dimenticare "l'affare" e i giornali si gettano con passione sulla faccenda, perché pensano che i casi Gaumont e Clain nascondano un doping su grande scala, scientemente organizzato. Sillogismo facile, ma del tutto falso: non c'è nessuna organizzazione nella Cofidis, ma solo delle cattive abitudini di alcuni. Sad
    Per mettere fine a questa situazione detestabile, F. Migraine annuncia una serie di misure: la squadra si auto-sospende per un mese e alla ripresa ci sarà un incremento in ogni possibile controllo medico. Quest'ultimo tipo di azione è stato proposto proprio da noi corridori e, da parte mia, suggerisco di divulgare i nostri esami del sangue si internet, ma la proposta non è accolta.
    In ogni modo, ormai il male è fatto e me ne accorgo quando mi alleno con la maglia: essa provoca reazioni nei passanti, che talvolta mi trattano di *dopato*! Non rispondo, perché la spiegazione sarebbe troppo lunga.
    Preparare il Tour in queste condizioni non è facile, ma devo mantenere gli obiettivi prefissati: cercare di vincere una tappa. F. Van Landersele cerca di farmi cambiare opinione, perché gli sembra più facile arrivare nei 10 che ottenere un successo parziale, ma alla fine mi lascia "carta bianca", anche se non è troppo convinto delle mie ragioni. Ma la mia immagine di "Monsieur propre" (senza doping) dov'è finita? Parecchi giornalisti se ne sono affatto dimenticata, essi vengono al Tour unicamente per attaccare il ciclismo, ancora e ancora. Se potessero trovare qualcosa anche su di me sarebbero veramente felici! Ma proprio non voglio dargli questo grande piacere.
    Ma ritorniamo al Tour ... guardo il percorso. La partenza è da Liegi, poi si va verso la Bretagna. Inutile dire che nella prima settimana mi contento di stare in fondo al gruppo, attento soltanto a evitare le cadute, senza tener conto di una eventuale perdita di tempo; anzi sarebbe meglio allontanarsi in classifica, così potrei avere maggiore libertà in una eventuale fuga da lontano. Per me l'essenziale comunque è arrivare in forma il giorno *G*. Wink
    Ho cerchiato di rosso il mio obiettivo: le tappe di media montagna, dove le fughe hanno grande possibilità di arrivare e dove le mie qualità possono permettermi di fare un certa differenza. La prima è quella del 14 luglio, da Limoges a Saint-Flour con un percorso spaccagambe e poi, meglio ancora, quella del giorno dopo, che arriva a Figeac, nel dipartimento del Lot, cioè ... "a casa mia". Wink
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    Messaggio Da Lemond Lun Feb 16, 2015 10:00 am

    Vincere dalle mie parti? Lo sogno veramente, ci penso da quando ho visto il tracciato della G.B. lo scorso ottobre. Ma al Tour è meglio prendere quello che ci capita, per cui mi concentro "in primis" sul 14 luglio: una tappa spossante, dove gli attacchi si sono succeduti in continuazione, quale sarà quello buono? Parto diverse volte, ma in controtempo e quando una nuova fuga si forma, con Virenque dentro, non sono capace di rispondere e quindi riporto le mie speranze all'indomani. Richard s'impose quel 14 luglio, per coronare la sua carriera e dentro di me spero che anche la mia ora stia per arrivare e mi fo descrivere il tratto finale da un mio buon amico. Lui mi dice che avrei interesse ad attaccare su un lungo falsopiano, prima della discesa su Figeac, nel caso fossi in grado di farlo. Prendo nota e vo a letto prima del solito. L'indomani mi sveglio alle 8 e 1/2 e, per la colazione, sono attento, più del solito, a quello che mangio, poi, cosa inabituale, m'impongo una seduta di "stretching", anche se non so se sia davvero utile, ma in ogni caso mi aiuterà dal punto di vista psicologico.
    La cosa più difficile, naturalmente, sarà prendere la fuga buona e al Tour è quasi "un terno al lotto" perché tutti vogliono esserci, specie quei giorni in cui si sa che il gruppo non è interessato a riprendere i fuggitivi. La tappa è piuttosto corta (164 km.) e ci sono già una dozzina di tentativi nella prima ora di corsa e io mi obbligo a stare sempre nelle prime posizioni del gruppo, anche se ciò è contro la mia natura. In questo modo riesco a vedere subito quando, ai piedi di una salitella, scatta Egoi Martinez e siccome quella specie di rampa mi ispira, gli vado dietro e rilancio. Quando mi guardo indietro il buco è fatto e a noi non resta che insistere. Dietro, J.A, Flecha è partito a sua volta e noi l'aspettiamo volentieri, perché ha un "grosso motore" e non rinuncia mai a dare il suo contributo. Si crea quasi subito un buon distacco, perché il gruppo, dopo un'ora di corsa a più di 50 kmh ha deciso di averne abbastanza e così comprendiamo che saremo in tre a batterci per la vittoria di tappa e per me e la squadra la tensione diventa massima. Anche il pubblico sulla strada è "folle di gioia" : tutti mi incoraggiano e mi rendo conto di avere una possibilità che non posso in alcun modo farmi scappare.
    Rammento il falsopiano a 10 Km. da Figeac ed è là che ho deciso .., ma Flecha mi "taglia l'erba sotto i piedi!" Per fortuna, Martinez si mette subito all'inseguimento, mentre io sto alla sua ruota e quando il basco riesce a riprendere l'ispano-argentino, attacco con tutte le mie forze: spingo, spingo e alla fine mi volto e ... il buco è fatto, anche perché Flecha e Martinez si guardano fra loro: non mi riprenderanno più. Smile
    Sono su di una nuvola, sostenuta dalle grida del pubblico e il mio vantaggio aumenta di continuo, fino a più di due minuti e allora comprendo che è cosa fatta e che non potrò più essere raggiunto e mi rendo conto che quello è il più bel momento della mia carriera: sono arrivato alla fine di tutti i miei sogni. Un arrivo solitario nella più grande corsa del mondo, davanti proprio ai miei tifosi e alla mia famiglia. Sul momento riesco a pensare solo alla vittoria personale, ma i media subito allargano il concetto, perché tutti si mettono ad evocare il successo di un corridore pulito, che porta un vento di freschezza in gruppo e quindi una gran bella notizia per il ciclismo. Per la squadra, dopo i guai di primavera, è una bella rivincita e F. Migraine dirà più volte che: "Anche per rivivere un solo momento come questo, val ben la pena di continuare". Wink
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    Messaggio Da Lemond Mar Feb 24, 2015 8:33 am

    Mi rendo conto che le ripercussioni positive sono enormi e naturalmente la sera non riesco a dormire; assaporo, minuto per minuto, il presente e ripenso alla vittoria. Avevo una possibilità su duecento e l'ò saputa cogliere, ormai, anche se in avvenire non accadrà più niente, nessuno potrà dire che non ho avuto ragione di seguire la mia stella: la libertà di scegliere e la mia libertà di correre... Very Happy
    L'indomani, alla partenza il pubblico scandisce il mio nome e devo firmare numerosissimi autografi e anche in gruppo i gesti di simpatia e i complimenti vengono da ogni parte, sembra che il mio successo abbia fatto piacere a tanti e io sono ... "su una nuvola".
    Quel giorno la tappa arriva alla Mongie e in tempi normali mi sarei comportato piuttosto bene, mentre perdo le ruote subito, perché le gambe sono vuote: una specie di decompressione, che è ancora un modo per gustare la sbornia della vittoria.
    Però a un certo punto bisognerà ricominciare a correre sul serio e infatti nel mio taccuino ho segnato con un circoletto rosso la cronoscalata dell'Alpe d'Huez e quindi i giorni precedenti sono stato sempre in fondo al gruppo e il giorno *g* spero in una nuova grande prestazione. E infatti, incoraggiato dagli spettatori durante tutto il percorso, termino nono, ma addirittura terzo nella seconda parte (quella più dura), dietro ArmStrong e Ullrich. Arrivo addirittura a riprendere e superare Roberto Heras!
    Dopo il Tour non ho molta più voglia di correre e riesco solo in qualche piazzamento marginale al G.P. di Zurigo (XIX) e a Plouay (XII); ormai la mia vita è cambiata e non solo in senso agonistico. Ho incontrato Lucie, che diventerà la mia donna e la madre dei nostri tre figli. E' studente di biologia a Toulouse e, per la prima volta nella mia vita il ciclismo non è più la priorità: ho voglia di altre cose e soprattutto di farmi una famiglia. Per questo motivo, confido a Lucie, di aver pensato di prendermi un "anno sabbatico", però questa risoluzione dura poco, perché la voglia di correre mi riprende pochi mesi dopo e il 2005, che volevo saltare, sarà la mia migliore stagione. Wink

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