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    David Moncoutié

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    Messaggio Da Lemond Mer Giu 04, 2014 9:05 am

    "Ma liberté de rouler"

    Prefazione

    Che emozione! Quante gioie e quante vittorie dobbiamo a lui! Ma soprattutto soddisfazioni di ogni genere, che vanno oltre una corsa ciclistica. Io non voglio ripercorrere qui la carriera di D.M. , corridore ciclista, professionista per sedici anni, di questo si occupa lui stesso, e con vero talento, in questo libro. Voglio semplicemente rammentare che questi sedici anni sono stati vissuti tutti con la maglia bianco-rossa della Cofidis.  Smile  David è arrivato da noi nel 1997, l'anno della nascita della squadra diretta (allora) da C. Guimard ed è rimasto fino al 2012. In uno sport dove l'individualismo e la caccia ai grossi contratti sono spesso la regola, una simile fedeltà stupisce. Ma essa non è dovuta al caso e richiama alla mente l'esempio di un certo R. Poulidor e la sua Mercier. Non è neppure un caso se David è stato un corridore (come Poupou) molto popolare.  Very Happy
    Ciò detto, in un mondo dove non si passa facilmente da una cosa all'altra, ci si potrà stupire di vedere di nuovo Cofidis, impresa specializzata nel credito "online" e telefonico, cooperare con lui allorché il Nostro, timido di natura, si impegna a raccontarci i suoi ricordi ... Ma da noi la fedeltà è un valore condiviso e poiché David si è molto speso per noi, siamo particolarmente lieti di aiutarlo a far capire oggi, specialmente ai giovani, ciò che lui ha sempre cercato di dimostrare durante la sua carriera: lo sport aiuta a crescere e il ciclismo in particolare, se ben praticato, è un formidabile "ascensore sociale" e non impone in nessun modo il ricorso al doping! (continua)
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    Messaggio Da Lemond Ven Giu 06, 2014 9:15 am

    "Ma liberté de rouler"

    Prefazione (segue)

    Perché di doping in questo libro si tratta molto e David ha sempre detto no: durante sedici anni ha reso evidente che si può essere un campione senza mai far ricorso a simili pratiche. E noi siamo felici che lui possa raccontarlo in questo libro, oltre al fatto, ripetiamo, di esser fieri che la sua carriera si sia svolta tutta intiera sotto i nostri colori. Wink Dire di no al doping con forza e dignità, allorché tanti altri (in qualsiasi sport)  hanno ceduto, è una formidabile lezione di coraggio, un valore che, noi della Cofidis, cerchiamo di condividere. Visto da fuori non ci si immagina ciò che occorre per costruire una squadra di ciclismo. Ha cominciato F. Migraine prendendo il "suo bastone da pellegrino" per fare il giro di tutti gli azionisti e convincerli negli anni '95-96 che questo sport sarebbe stato un veicolo di comunicazione davvero importante per il grande pubblico e avrebbe offerto visibilità addirittura internazionale alla giovane, ma ambiziosa società. Grande coraggio ha dovuto possedere non solo F.M. ma tutti i suoi collaboratori per poter far fronte ai molteplici casi di doping che si sono avuti, a partire dal 1998, cioè un anno dopo la nostra nascita sportiva. Senza dubbio la soluzione più facile, allora, sarebbe stata quella di lasciare il ciclismo e investire in altri settori (dove il doping c'era e c'è, ma stava/sta ben nascosto). Quest'idea, dobbiamo confessarlo, si è affacciata spesso  nel Consiglio di amministrazione e nei comitati, ma la fedeltà e il coraggio hanno prevalso e Cofidis non ha abbandonato il ciclismo, come noi non abbandoniamo mai i nostri clienti e abbiamo deciso di restare uno sponsor responsabile, impegnato, anche nella peggiore tormenta. Perché ora posso scrivere, in questa prefazione, a nome di tremilacinquecento collaboratori che non ci siamo mai pentiti della nostra scelta? In parte anche perché abbiamo consentito a un giovane uomo come David Moncoutié di poter sviluppare e affermare il suo notevole talento. Very Happy
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    Messaggio Da Lemond Dom Giu 08, 2014 8:35 am

    "Ma liberté de rouler"

    Prefazione (segue II)

    Ripeto, non abbiamo mai rimpianto la nostra partecipazione, che ci ha aperto un grandissimo mercato. La nostra attività non è come quella bancaria: non abbiamo depositi e soprattutto nessuna agenzia per creare un contatto diretto con i clienti. Da noi tutto avviene per telefono o tramite internet e per ogni altro mezzo di comunicazione a distanza. Ma occorre che questi rapporti abbiano un senso e che sarebbe stato senza la nostra squadra, dove abbiamo privilegiato le prestazioni collettive, piuttosto che quelle individuali e che assicura tutti che la nostra fedeltà ad essa corrisponde a quella che abbiamo verso i nostri clienti? Perché l'apertura di un conto di credito per il consumo non è una semplice firma; no è l'inizio di  una relazione privilegiata che dura molti anni. Vogliamo, ed è naturale, offrire il miglior servizio possibile e dobbiamo essere vicini ai clienti così come il ciclismo è forse l'unico sport dove il pubblico può quasi toccare con mano i campioni. Vogliamo altresì dare ai nostri collaboratori i mezzi di espandersi così come David ha potuto con i nostri colori. Posso dire che già all'inizio avevamo perfetta coscienza di assumere una dimensione sociale e per questo, fra i nostri obblighi, c'è sempre stato quello di ripetere che si può diventare campioni senza alcun ausilio medico illecito. Messaggio rivolto ai giovani e ai loro genitori, affinché anche loro possano credere al valore educativo dello sport. Certo siamo molto lontani dal semplice investimento economico, ma è proprio così, perché questo sport ci appassiona e con esso siamo riusciti a istituire un legame che va al di là ... ecco perché è vent'anni che il rapporto dura. Ne abbiamo anche altri di simili, come il ciclismo handisport e L. Thirionet, multiplo campione d'Europa, del mondo e olimpionico del settore incarna il coraggio e quant'altro abbiamo potuto sperimentare in quindi anni. Ma devo confessare che le vittorie che ci hanno fatto più gioire sono quelle di David al Tour: dei momenti di felicità assoluta, con la quale si riaccendeva la fiamma della nostra passione. E abbiamo proprio voluto questo libro, affinché la fiamma non si spengesse.
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    Messaggio Da Lemond Mar Giu 10, 2014 8:48 am

    "Ma liberté de rouler"

    Avevo una grande ambizione


    Mai, avrei creduto che un giorno avrei scritto un libro sui miei ricordi e men che meno che essi avessero potuto interessare a dei lettori.  Smile Quando ho preso la mia prima licenza ciclistica pensavo soltanto a usare le mie "troppe" energie. Amavo lo sport, i grandi spazi e l'idea di sentirsi libero e il ciclismo mi sembrava proprio adatto e in più mi sono accorto che oro piuttosto dotato per esso. Smile
    Ho vinto diverse corse fra i dilettanti e C. Guimard mi ha fatto passare professionista. Eravamo nel 1997 e avevo 21 anni; diciotto mesi dopo scoppiava l'affare Festina, vale a dire il più grosso scandalo nella storia del nostro sport. C'è stato un incredibile interesse mediatico e la pubblicazione di numerosi libri e in alcuni di essi c'era scritto, più o meno, che un giovane ciclista non si è mai dopato, ero io. Quest'affermazione (che posso confermare) è stata ripetuta mille volte sui giornali e in TV e l'assenza totale di doping non mi ha impedito di condurre una lunga carriera fra i professionisti e di vincere numerose e belle corse. E' la prova, insomma, che, malgrado i numerosi casi che hanno sporcato il nostro mestiere, il doping non è una fatalità e c'è un'alternativa ad esso.
    Spesso mi hanno chiesto quali altre corse avrei potuto vincere se .., ma la domanda non potrà mai avere risposta e non ho scritto questo libro sui miei eventuali sogni, ma per raccontare la mia carriera così com'è stata, con le sue difficoltà e i suoi successi. Ma la cosa che mi sta più a cuore dire è che avevo un vantaggio su molti altri: amavo appassionatamente il ciclismo, non per la gloria e i gudagni, ma per il piacere e la libertà che mi offriva e in questo modo ho costruito me stesso.
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    Messaggio Da Lemond Gio Giu 12, 2014 9:13 am

    "Ma liberté de rouler"

    Avevo una grande ambizione (segue)

    Siccome era noto che rifiutavo il doping, ma senza vantarmene e senza gettare pietre sugli altri, devo riconoscere che ho spesso beneficiato di una buona stampa: molti articoli e parecchi commenti elogiativi, salvo un punto e cioè si diceva di me che mancavo di ambizione. "AH, se lui volesse, potrebbe fare molto meglio ..." dicevano.
    Falso! In un ciclismo dove i campioni più celebri si contornavomo di medici per preparare il Tour, avrei difficilmente potuto fare meglio (nota mia, usa un eufemismo). ;)Io facevo sempre con i miei mezzi e certi giorni andava bene, ma in altri accusavo la fatica, però in quei sedici anni mi sono sempre guardato allo specchio con serenità e mi rimarrà per sempre quell'immensa e bella ambizione: mai deflettere, mai scoraggiarsi e mai cedere sulle proprie convinzioni.
    Ho avuto parecchie possibilità durante la carriera e prima di tutte quella di beneficiare della fiducia assoluta della Cofidis, sponsor che mi accettato per quel che ero: corridore diverso, molto lontano dalle regole che reggevano il gruppo. Ho avuto la fortuna anche di poter recuperare dopo due grossi infortuni e pure la felicità di vedere il ciclismo guarire a poco a poco e il doping diminuire. Da questo punto di vista i miei ultimi anni sono stati più belli che i primi: avevo quasi l'impressione di poter lottare ad armi eguali e, secondo me, ciò spiega il rinnovamento attuale del ciclismo francese. Le cifre più recenti (pubblicate in dicembre 2013) indicano che mai la Federazione Francese ha avuto così tante licenze, il che prova che il ciclismo, e io ne sono molto contento, ha ritrovato agli occhi dei giovani una buona reputazione. A tutti voglio ripetere che si può fare una bella e lunga carriera senza ... e che il ciclismo ad alto livello non si riassume soltanto con la chimica, malgrado le cattive campagne di stampa possano farlo pensare, esso postula soprattutto valori autentici, quali il coraggio, la volonta e il volersi sorpassare e quindi sono sicuro che si può andare molto lontano, appoggiandosi unicamente sulla testa e le gambe. E ora veniamo al libro, che è uscito grazie al contributo della Cofidis ed esso mi permetterà di testimoniare, attraverso un percorso atipico, che il ciclismo è uno sport meraviglioso. Wink
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    Messaggio Da Lemond Sab Giu 14, 2014 8:43 am

    Enfant
     

    Il più vecchio ricordo della mia vita? E' una questione sulla quale ho riflettuto più volte e la cosa certa è che non è Biars-su Cère, il villaggio della mia infanzia, era prima ... Noi abitavamo a La Ferté-Guacher, una casa a due piani: stavamo in alto e i nonni in basso: e lì mi rivedo, un'immagine breve, giusto un flash. Per l'Amministrazione sono nato a Provins il 30/04/1975, ma sono "Lotois" di cuore e di pensiero. La Seine-et-Marne  era la regione di mia meadre e mio padre, fattore, ci si era trasferito per lavoro; i miei genitori hanno avuto prima due femmine: Véronique e Sylvie e, dodici anni dopo la prima, anch'io. La prima cosa importante è stato il trasferimento a Biars-sur-Cère, quando avevo tre anni. Una grande felicità per mio padre, perché aveva sempre sognato di ritornare alle sue origini, nel Lot. Moncoutié è un cognome di quei luoghi e esiste proprio un posto che porta tale nome, vicino a Saint-Fermain-du-Bel-Air, il paese natale di  mio padre. Sono rimasto vent'anni lì, vivendoci regolarmente fino al professionismo, avvenuto nel 1997. Il villaggio conta circa 2.000 abitanti ed è celebre per le sue marmellate. La mia infanzia (a differenza di quella di J. Brel) è stata più che normale, la casa non era grande e quindi dormivo con mia sorella Silvye; l'ò avuta tutta per me solo quando Véronique se n'è andata per conto suo. Poi è partita anche S. e sono rimasto solo con i miei genitori, come capita spesso agli ultimi nati. Wink Sono stato più coccolato che le mie sorelle? Un po' certamente, anche perché era un bambino calmo, timido, che non faceva troppo rumore. Già allora passavo molto tempo a pedalare, ma non su di una bici, bensì su un trattore a pedali, un regalo forse di Babbo Natale. Eh sì, perché ho creduto alla sua esistenza fino a che non sono andato a scuola, poi i compagni si sono incaricati di aprirmi gli occhi. Wink Anche a scuola ero piuttosto calmo e timido, ma anche socievole e ho legato con molti compagni e infatti erano rari i mercoledì e i sabati che passavo da solo, in genere ero invitato o invitavo io. Tuttavia, lungi da me, essere un capobanda. Ero un discreto allievo, anche se non un super e sulle mie pagelle c'è quasi sempre scritto che "non partecipa abbastanza in classe, dà l'impressione di fare il minimo indispensabile". E' esattamente quello che scriveranno i giornalisti quando disputerò il Tour de France. Very Happy
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    Messaggio Da Lemond Dom Giu 15, 2014 9:52 am

    Ma a quest'epoca il Tour è lontano: a otto anni so appena che esiste e infatti quando mi domandano che farai da grande, non è certo *corridore ciclista* quello che rispondo. In verità non ho mai saputo quel che avrei fatto, salvo verso dodici anni, quando ho cominciato a rispondere: "Routier", ma intendiamoci, non un ciclista su strada, bensì un vero *routier* con il camion. Avevo voglia di andare lontano, di vedere luoghi e paesi diversi e mi appassionai, infatti, alla geografia. E il mio professore disse che, se avessi avuto più voglia ... Volere o non volere, mi è sempre piaciuto fare bene quel che mi piaceva, però riuscivo molto meglio se mi sentivo libero e non costretto; la famiglia mi è sempre stata d'aiuto, perché né mio padre, né mia madre mi sono stati mai addosso per controllare se facessi o no, con regolarità, i miei compiti e non si inquietavano per eventuali voti cattivi. In una parola, mi lasciavano libero di seguire quello che, per me, era il modo giusto di comportarmi a scuola, sperando semplicemente che ne fossi contento. (Nota mia, in quest'aspetto della vita, mi sembra di guardarmi allo specchio, perché i miei genitori hanno sempre avuto assoluta fiducia che sapessi scegliere la strada migliore per me, è un po' come dice Gaber qui https://www.youtube.com/watch?v=IVnPotcVkFQ).


    Ed io lo ero, specialmente il mercoledì e il sabato, i giorni nei quali praticavo il calcio. Il football era la passione di mio padre ed è diventata anche la mia, per cui a cinque anni mi sono iscritto ad un club dove insegnavano a giocare e a otto anni ero nei pulcini dell' E.B.B. e mi hanno schierato in ogni ruolo, salvo il portiere, fino a sedici anni, ma il posto migliore per me era a centrocampo, perché correvo parecchio e, senza avere una spiccata attitudine di attaccante, riuscivo anche a segnare parecchio, tanto che una volta sono selezionato nella squadra dipartimentale del Lot. Wink
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    Messaggio Da Lemond Mar Giu 17, 2014 9:47 am

    Come tutti, amavo marcare e non dimenticherò mai un gol importante, che ho segnato di testa e che ci permise di qualificarci per la fase finale di un torneo: momento di giubilo e di fierezza. Senza rendermene conto, scoprii quella che doveva diventare una delle cose più importanti della mia vita: l'ebrezza della vittoria. Una sensazione incredibile, ma che, per strano che sia, non so esprimere. Per qualche giorno, dopo un bel gol, dopo una vittoria, ci si sente differenti, sembra di vivere su di una piccola nuvola e si è fieri, non rispetto agli altri, ma per sé stessi, si ha come l'idea di aver raggiunto qualcosa.
    C'è un'altra data molto importante nella mia infanzia: il giorno che ho vinto la mia prima corsa a piedi, ero in seconda e c'era un "cross" a Bretenoux, dove potevano correre perfino i ragazzi della sesta. Evidentemente i prof. immaginavano che si sarebbe imposto un grande" e invece, ad un certo punto, io accelero e vo a vincere. Wink Ricevo una medaglia, sono felicitato e la sera rientro a casa con la fierezza di poter raccontare che sono stato il migliore e che ho battuto tutti i più grandi. Ebbene, ancora oggi, dopo aver vinto due tappe al Tour, considero quella vittoria lì come uno dei giorni più belli della mia vita; perché poi il "cross" mi ha fatto scoprire che sono nato con certe qualità naturali che potevano fare di me uno sportivo piuttosto dotato. L'anno seguente vinco un'altra corsa campestre e, sempre nelle competizioni scolastiche, arrivo secondo nel campionato di dipartimento e nono a quello regionale e mi segnalo anche nel mezzofondo, vincendo il campionato del Lot sui mille e sui duemila metri. Comincio ad avere una piccola collezione di coppe e di medaglie, che mi fanno pensare che si è spesso verificato quanto mi ero ripromesso: riuscire a far bene quel che intraprendo. Ora che ci penso, mi viene a mente un aneddoto di quando avevo otto anni: ogni giorno mi lanciavo la sfida di fare 100 giri del giardino, scommessa certamente gratuita, ma, poiché avevo deciso di lanciarmela, dovevo a tutti i costi riuscirci. Dello stesso genere fu il dover percorrere 130 Km. con la mia bici da mezza-corsa, senza reggipiedi. Quella volta avevo 14 anni e non so quale vespa mi avesse punto? Very Happy Durante l'assenza di mia madre e senza dire nulla a mio padre, ho deciso di partire all'avventura. Andare ad Aurillac, passando per la nazionale per essere sicuro di non perdermi, poi ritornare. Un specie di "colpo di testa", perché non ci avevo minimamente riflettuto, in più avevo un incontro di calcio il giorno dopo. Ma foot o no, avevo voglia di lanciarmi quella sfida e l'ò fatto. Ho preso la precauzione di portare con me un po' di soldi, il che mi avrebbe permesso di acquistare una bottiglia di Orangina per strada. Al ritorno le cose si fanno serie, perché la fatica è sempre più presente, ma, dopo sette ore di "velo" arrivo infine a casa, stremato certo, ma con una felicità interiore indescrivibile. Mi rivedo ancora, la sera, nel mio letto, a rivivere le immagini dell'epopea di quel giorno. Very Happy
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    Messaggio Da Lemond Mer Giu 18, 2014 9:20 am

    Ho sempre amato la bici, ma devo precisare che non possedevo per niente alcuna cultura ciclistica e ho creduto, diciamo fino a dieci anni, che esistesse solo il Tour de France, per il semplice fatto che quella era la sola corsa alla quale mio padre si interessava. Poi, ho scoperto, leggendo i giornali che c'erano regolari corse, organizzate per amatori e addirittura nel Lot! Ma per quanto mi concerne, la pratica del ciclismo si riassume in qualche sprint con i compagni in piano e su qualche collinetta. Alcuni miei amici preferivano mettere il traguardo in pianura, io invece amavo di più se c'era da salire e quindi mi sono fatto la convinzione di essere un "grimpeur". Wink  Pensiero di ragazzo, nato dal Tour visto alla tele con mio padre, mentre mia madre mi gridava: "Non restare lì tutto il pomeriggio, approfitta del sole!" Ma il Tour era quasi sacro e non ho mai perso una tappa di montagna e, subito dopo, mi arrivava sovente di inforcare la mia "mezza-corsa" per imitare nelle collinette circostanti gli eroi visti in TV. E, dato che non ho mai visto né conosciuto Merckx, Poulidor, Thévenet, Ocana e tutti gli altri di cui parlano i giornalisti storici, mi appassionavo agli scalatori colombiani. Non disprezzo Bernard Hinanult, comprendo anzi che è il più forte, ma, senza sapere perché, gli preferisco i puri "grimpeurs". E rammento bene un episodio in cui L. Herrera è in testa, dopo aver staccato Hinault, che portava la maglia gialla, oppure ancora L.H. accompagnato da Parra e poi, poco prima dell'arrivo, Herrera stacca anche il connazionale, per arrivare da solo a Lans-en-Vercors. Di queste due tappe non ho perso un metro, perché sono affascinato dalla montagna e dagli sforzi che richiede, oltre che per la bellezza dei paesaggi e dalla facilità con cui incedono i "grimpeurs". Wink Questo fascino mi segue fino all'adolescenza e si incastra in me sempre più, anno dopo anno, tramutandosi in passione per "le velo" e attenzione non passione per il ciclismo, perché in quei tempi ignoravo totalmente che il ciclismo potesse diventare proprio il mio mestiere. Durante tutt l'infanzia e la pre-adolescenza la mia mezza-corsa resterà uno strumento di sfida e di gioco con i miei compagni. Wink
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    Messaggio Da Lemond Gio Giu 19, 2014 9:13 am

    I compagni, dicevo ... quando arrivo al liceo sono in diversi a correre e mi propongono di fare altrettanto. Uno di essi è più insistente e si chiama C. Tronche, è il figlio dell'allenatore del club ed i suoi argomenti mi convincono. Comincio con una semplice uscita di allenamento su di una bici che i dirigenti mi hanno prestato e quel giorno avviene il "colpo di fulmine", perché ritrovo tutto ciò che m'interessa: la strada, la libertà, lo sforzo, la competizione, sì anche quest'ultima, perché nelle cotes non andavamo su con calma. Wink E, nonostante non fossi pronto e vestito alla meglio, ne esco piuttosto bene, non cedendo niente a corridori molto più allenati di me. Al ritorno la decisione è presa: farò foot e vélo, il che non dispiacerà a mio padre. Però, ben presto, il ciclismo mi occuperà a tempo pieno, perché su un terreno mi annoio, ho l'impressione di non respiare e allora annuncio ai miei genitori che smetterò di giocare al calcio, perché ho troppa voglia di quella libertà di spazi che offre il mio nuovo sport.
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    Messaggio Da Lemond Ven Giu 20, 2014 9:20 am

    "Premières victoires"

    E' dunque deciso, diventerò un corridore, anche se nel 1991 non penso certo al professionismo, non m'immagino neppure di brillare fra i dilettanti, no, non ho alcuna ambizione, se non quella di divertirmi e di andare in giro con i compagni. Avevo e ho ancora la passione per la meteorologia, strumento molto utile per i prof, perché è spesso necessario sapere che tempo farà il giorno dopo. Ma all'epoca era la curiosità che mi spingeva e ad es. volevo sapere quando cadevano le prime nevi sul Lot. Alla fine dell'autunno decido di andare alla massima altitudine del dipartimento (781 m.), sessantasei km. fra andata e ritorno, con della belle colline, che corrisponde a una buona uscita per un cadetto (secondo anno), che è stata la mia categoria quando ho avuto la mia prima licenza e ho disputato la mia prima corsa, a Viviez, nel dipartimento vicino (l'Aveyron) nel maggio 1991. Precisazione importante: non ho più la mia vecchia "mezza-corsa", perché due settimane prima ho ricevuto un vero "velo" da corsa, una Peugeot di colore giallo e soprattutto della mia taglia, perché in questi ultimi anni sono cresciuto parecchio. La Bici è munita anche di un reggipiedi, cosa ormai rara perché quasi tutte avevano i pedali automatici già allora. La cosa è di mio gusto, perché con questi ultimi non riesco a pedalare a mio agio, mi sembra di avere i piedi imprigionati e temo di non potermi liberare in caso di caduta. Per farla breve, aspetterò di diventare "senor" per convertirmi.
    Ma ritorniamo alla mia prima corsa: sessanta km. in un circuito del tutto piatto e già nel primo giro mi accorgo che la vita in gruppo è bizzarra e c'è molta tensione, ci si tocca facilmente e si è costretti molto spesso a frenare bruscamente. E' eccitante, ma al contempo, pericoloso e quasi subito decido di adottare l'atteggiamento che reputo migliore: mettermi in coda, per evitare il più possibile le cadute e, per essere più sicuro, mi lascio anche qualche metro di margine. All'ultimo giro, dato che mi sento abbastanza bene, cerco di avvicinarmi alla testa e mi piazzo 17° (su 40). Non è certo da esserne orgogliosi, ma non sono stato nemmeno ridicolo.
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    Messaggio Da Lemond Sab Giu 21, 2014 9:26 am

    Il calendario dei cadetti nel Lot e dintorni non era molto denso e la corsa successiva ci sarebbe stata dieci giorni dopo, però un appuntamento particolarmente importante: il campionato dipartimentale. I compagni mi hanno detto subito che dovevo iscrivermi, perché lì c'è una bella salita. Il che significava che la mia reputazione di "grimpeur" era già stabilita e infatti nei nostri allenamenti collettivi in tutte le "cotes" ero davanti. E' difficile a spiegare perché e come, ma mi sento uno scalatore. Wink Ho l'impressione di essere fatto non per andare sul passo, ma solo per salire, come i campioni colombiani che ho tanto ammirato in TV. Quando mi metto "en danseuse" divento più leggero e più forte e in allenamento vado sempre a cercare le salite, finché non mi tolgo la sete. Wink  Anche i compagni lo sanno e pure i miei dirigenti e M. Tronche è il primo a dirmelo: tu sei quello che si chiama uno scalatore naturale. A quel campionato, è ovvio, ho voglia di esserci, non certo per vincere, ma per vedere a che punto ... Però rammento di non essermi fatto prendere dallo stress nell'attesa e la mattina ho fatto colazione con un Mars! Cosa non raccomandata, ma ne avevo voglia. Very Happy  Grande prima: mia madre era in macchina con me. Siamo all'inizio dell'estate e partivamo per le vacanze e siccome Sauzet (dove si svolge il campionato) è proprio di strada, ella ha deciso che continueremo il viaggio da lì; mio padre non rammento perché, ci raggiungerà più tardi. Ho infilato diversi cubetti di zucchero nelle mie tasche, per combattere una eventuale crisi di fame, che sembra sia la maggior nemica del ciclista! Quando mi avvio alla linea di partenza ho l'impressione che mi guardino in modo particolare, ma poi capisco che con le mie scarpe da tennis e le gambe non rasate non do per niente l'impressione di un corridore! Very Happy
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    Messaggio Da Lemond Dom Giu 22, 2014 9:01 am

    Ma il peggio deve arrivare, perché, appena partito, mi ritrovo in coda la gruppo, incapace quasi di muovere le gambe, a tal punto che lo speaker annuncia che c'è già un corridore in difficoltà. Crying or Very sad Per fortuna, dopo poco, il ritmo cambia e arriviamo alla famosa salita, di cui tutti parlano: è lunga e piuttosto difficile, come piace a me e rimonto la fila. Arrivato in testa, accelero, ma senza cercare di attaccare; però, con mia grande sorpresa, nessuno mi segue.  confused Ho fatto il buco e allora metto in bocca un po' di zucchero e continuo. Dietro non è che comprendano bene chi è quel tipo con le scarpe da tennis? Ai lati della strada gli spettatori si pongono la stessa domanda. Ma non è che la mia seconda corsa e mi manca l'esperienza, devo continuare o attendere rinforzi? Ma siccome io non so stare a ruota, mi conviene continuare con il mio ritmo, tanto più che ad ogni giro, sulla salita, aumento il vantaggio. Tu hai fatto il vuoto, mi grida M. Tronche, ma penso che dentro di lui sia piuttosto inquieto e i corridori e dirigenti del V.C.C, nostri rivali abituali, sono convinti che riusciranno a riprendermi.
    All'ultimo giro sono sempre in testa con due minuti di vantaggio e sono sicuro che non sarò raggiunto, l'unica inquietudine è come passare la linea? Devo alzare le braccia al cielo? Ma poi scelgo di restare, più sobriamente, con le mani sul manubrio, anche se la mia gioia non è meno folle per essere consacrato campione del Lot. Mia madre è fiera e io pure. Sul podio ho dato un fiore alla ragazzina che mi ha porto il bouquet? Confesso di non rammentarlo, ma se l'ò fatto è perché qualcuno me l'à suggerito, perché io non so nulla di cerimonie di premiazione. Wink
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    Messaggio Da Lemond Lun Giu 23, 2014 9:11 am

    Io mi stropiccio gli occhi, non arrivo a credere e, anche se non la dimostro, ho dentro di me una gioia inesprimibile. Ho scoperto di avere del talento e so che questo significa qualcosa di importante per chi mi sta intorno. Per un ragazzo, timido e discreto di natura, ciò rappresenta una rivelazione e una maniera diversa di esistere. Le conseguenze sono di vario genere e la prima cosa che fo è acquistare un paio di scarpe da corsa, perché mi sembra ovvio che un campione dipartimentale non può continuare a correre con le scarpe da tennis. E poi c'è la fierezza di mio padre, lui, appassionato di "foot", tifoso dell'O.M. dovrà cambiare sport e diventare il mio più grande "supporter" e fedele addetto stampa. Egli cerca, taglia e conserva  tutti gli articoli che parlano di me e, molto meglio del sottoscritto, rammenta tutti gli episodi che hanno attraversato la mia carriera; quando comincia a parlare di me, non riesce a smettere. Laughing
    Ma occorre voltare pagina e pensare al campionato Midi-Pyrénées che ci sarebbe stato un mese dopo a Lacrouzette, nel Tarn. Forse la corsa più importante dell'anno, anche perché è l'unica che dà la possibilità di portare una maglia distintiva e di ottenere la selezione per i campionati di Francia. Evidentemente sono presenti i migliori corridori della regione e anche qui gli organizzatori hanno messo una bella salita che mi conviene perfettamente. Nell'ultimo giro, parto proprio all'inizio di essa, spingo a fondo e quando mi rigiro vedo che il buco è fatto e in cima ho venti secondi di vamtaggio; di norma è abbastanza per vincere ...
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    Messaggio Da Lemond Mar Giu 24, 2014 9:48 am

    Campione regionale? Mentre comincio la discesa, il dubbio mi prende … ho veramente voglia di questo titolo, sarei sodisfatto di andare ai campionati nazionali? A pensarci bene non ne sono troppo sicuro. Quello che amo nel ciclismo sono le salite, scegliere i percorsi e il programma che va bene per me. E poi ho veramente voglia di farmi notare su ampia scala, tutti gli occhi puntati su di me? Sono in piena riflessione, quando gli inseguitori mi riprendono, quando il traguardo era vicinissimo. All’arrivo il dirigente del mio club era molto abbattuto, non capisce come abbia potuto farmi raggiungere! Cerco di difendermi in qualche modo, ma è evidente che per la prima volta nella mia giovane carriera ho avuto paura di vincere: non volevo addossarmi le responsabilità che avrebbero accompagnato il titolo di campione dei Midi-Pyrénées. Non volevo quella maglia distintiva che sarebbe stata troppo pesante da portare. Perché avrei dovuto cambiare una vita che mi sodisfaceva pienamente? Mancanza di maturità? Forse, ma non di ambizione, solo che la mia era diversa da quella che aveva la maggior parte dei corridori della mia età. Per me vincere era importante, ma non  la cosa che doveva venire prima di tutto. Il ciclismo era un piacere, uno straordinario modo di evasione e di libertà e lottare contro me stesso e i miei limiti, migliorarmi insomma, mi rendeva fiero e felice più che battere gli altri. Ancora oggi penso che questa fosse una straordinaria ambizione. Allora non aveva proprio la nozione di “palmarès”, tuttavia nella prima stagione ho fatto dei buoni risultati: tredici volte fra i primi cinque e tre vittorie. Sufficienti perché la stampa si interessi di me e quando mi chiedono quale sia il mio corridore preferito, rispondo Herrera e Indurain (siamo nel 1991 e lo spagnolo ha vinto il suo primo Tour). Forse è questo che mi ha spinto a rispondere così, ma ormai sono sicuro che questa ammirazione non è durata a lungo, tranne Lucho Herrera e gli scalatori colombiani in genere, non ho mai avuto *idoli*.  
     
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    Messaggio Da Lemond Gio Giu 26, 2014 9:23 am

    Au-dessus du Lot Smile


    Tutto l'inverno mi sono allenato bene, seguendo i consigli di M. Tronche, un uomo che mi ha insegnato molto (in senso lato) e che, anche dopo il passaggio al professionismo, continuerà a seguirmi e a cui devo in gran parte il mio "successo". All'inizio del 1992 mi rendo conto che in quell'anno ci sarà il passaggio alla categoria *junior" e, lato scuola, "le bac" di francese (il corrispondente della maturità in Italia). La scuola m'interessa e i miei voti continuano ad essere abbastanza buoni, ma è chiaro che la motivazione principale da ora in avanti sarà il ciclismo e ho già cominciato ad aumentare le mie sedute di allenamento di un'ora, perché le corse iunior superano i cento km. il che (fra parentesi) è un bene per me, perché riuscivo a staccare gli altri solo quando le corse diventavano diffifficili. I miei genitori vengono sempre più spesso a seguire le mie prestazioni e sono sorpresi dai miei successi; infatti riesco a diventare, anche nella nuova categoria, campione dipartimentale, oltre a vincere altre due corse e terminare quindici volte fra i primi cinque. Ma la cosa più importante è che continuo ad amare quello che fo, anche se non si deve mai immaginare che tutto ciò non mi costi, anzi amo le salite, ma lo sforzo talvolta mi pare più forte di me e il mal di gambe è terribile! Mi rammento di una disfatta subita quell'anno "a domicilio": a Bretenoux. Sono in gran forma, ho appena vinto a Castres, dopo una fuga di 46 Km, ma quel giorno, malgrado gli incoraggiamenti del pubblico, non riesco a staccarmi. Decido di giocare il tutto per tutto nell'ultima salita della cote de Glanes. Stavolta è la buona ... ma ecco che un biondo alto e magro attacca a sua volta e mi raggiunge poco prima della vetta. Lo riconosco subito, è il terrore della regione di Mazamet, che possiede, sembra, un motore eccezionale e che in molti già immaginano che farà carriera nei prof.  In tutti i casi mi lascia prima che cominci la discesa e io taglio la linea in seconda posizione, molto deluso. Ma poi mi dico che siamo in un sport e sono solo junior primo anno. Inoltre il vincitore se l'è meritato quel premio e il suo nome è Christophe Bassons, colui che si segnalerà fra i prof per la lotta contro il doping. Wink
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    Messaggio Da Lemond Ven Giu 27, 2014 10:19 am

    Apro una parentesi su C. Bassons. A quell'epoca dominava la categoria junior nei Midi-Pyrénées, era un corridore di grande classe, facilità, fiducia in sé stesso e ambizione. In confronto io ero molto più riservato e incosciente e infatti non usavo ancora la pedaliera automatica e poi le mie ambizioni erano sempre le stesse, ma gli altri continuavano a non vederle.
    In ogni caso, a livello dipertimentale, sono il migliore e i giornalisti mi seguono spesso e volentieri e ciò mi rende piuttosto fiero. Quell'anno non smetto più di vincere e addirittura cinque corse a cronometro, fra cui quella del campionato dei M-Pyrénées, dimostrando così anche le mie buone qualità di passista e alla fine conto 24 successi in una sola stagione, pur non essendo per niente uno "sprinter".
    La maggior parte delle volte termino solo, dopo aver attacato su una delle ultime salite e i resoconti giornalistici sono quasi sempre gli stessi, ma uno lo conservo nella memoria: quello di G. Sarremejane su "Pyrénées sprint" nel maggio 1993. "Dietro un'apparenza fragile, con i suoi reggi-pedali antichi, D. Moncoutié si serve del gruppo per tagliarlo a fette quando decide. Tuttavia il corridore non lo fa per vanità, anzi, sembra proprio che il suo sia un cammino naturale di chi non è pronto a lasciare tutto per il ciclismo, perché non pensa all'avvenire, limitandosi a gustare il presente, come aveva fatto agli esordi, vincendo il campionato del Lot con le scarpe da tennis. Allora, si tratta di un genio o semplicemente di una persona matura, maestra nel sapere dominare le proprie passioni?" Wink
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    Messaggio Da Lemond Dom Giu 29, 2014 9:30 am

    Immagino che chi mi conosce non si stupirà nel leggere quanto sopra: il "saggio" che sembravo essere a 18 anni (con le su dichiarazioni misurate) è rimasto tal quale fra i professionisti, insomma nella mia vita psichica ci sono stati pochi mutamenti.
    Ordunque vinco quasi ogni settimana e sono fiero, anche se non lo dimostro, ho perfetta conoscenza delle mie qualità di "grimpeur", ma so anche che, per il momento, il mio dominio è su scala regionale. Al campionato di Francia che si disputa in Alsazia, su un circuito che mi pare troppo piatto, termino 22°, senza mai essere entrato nel vivo della corsa. E poi mi accorgo che a vincere è stato A. Skvor, anche lui junior primo anno e allora concludo che il mio "genio" è minore di quanto credono in molti. Sad
    Ma in quell'anno c'è stato anche l'esame del Bac, terminato con una tesina sulla mia attività ciclistica, che avevo dimenticato, ma che ho riletto con piacere, sfogliando i miei "archivi" e che non resisto a non riportare qualche estratto. [nota mia, io invece resisto e passo oltre] Smile Il risultato dell'esame è buono, il che significa che posso, se voglio, proseguire gli studi, ma che scegliere? Non so proprio dove indirizzarmi, ma soprattutto non ho ancora deciso se voglio continuare con il ciclismo, perché, come ho detto più volte, amo la bici, ma non al punto di voler sacrificare tutto per essa. Fare chilometri e chilometri di allenamento per piacere va bene, per necessità no! Ma di che cosa ho veramente voglia?
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    Messaggio Da Lemond Mar Lug 01, 2014 11:06 am

    A essere sincero non lo so proprio, anche se mi ero orientato verso la biologia perché mi sentivo meglio predisposto per le materie scientifiche, ma per il resto ...  confused
    Dal lato ciclismo, per il mio nuovo livello ho sentito dire che potrei entrare nella squadra "Creps de Talence", ma lì si deve fare anche pista e ciclo-cross, mentre io non ho nessuna voglia di andare per i campi d'inverno, né di girare in tondo su di un anello tutto-piatto, perché, come ho già scritto, amo le salite e le strade, niente altro. Devo comunque scegliere e, proprio in extremis, si libera un posto  all'IUT del genio Civile di Toulouse, un colpo di fortuna che ho aiutanto vincendo una bella corsa la settimana prima. (nota mia, per ora non ho capito se questo Istituo abbia anche una sezione ciclistica)
    In autunno-inverno mi getto sugli studi e il cambiamento di vita è totale, perché mi sono anche trasferito a Toulouse, a 200 Km. da "casa mia". Le cose proseguono abbastanza bene da entrambi i lati fino al marzo 1994, allorché decido bruscamente di smettere di studiare: è una giornata molto bella e provo un irresistibile voglia di mettere da parte i quaderni e di respirare a pieni polmoni. Libero sulla mia bici, molte idee mi passano per la mente sul mio futuro e ... scopro che la mia felicità la sto provando in questo momento, seduto in piena aria, mentre pedalo e vedo sfilare il paesaggio. Wink
    E penso sempre di più che il ciclista potrebbe essere un buon mestiere, magari potrò non arrivare al professionismo, ma si può vivere abbastanza bene se si è un buon dilettante. Wink
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    Messaggio Da Lemond Sab Lug 05, 2014 9:39 am

    Fu un colpo di testa? Certo, ma soprattutto voglia di scoprire quello che valevo e desiderio di lanciarmi una nuova sfida e, perché no, almeno la speranza di raggiungere quel livello necessario per poter disputare, almeno una volta, quel famoso Tour de France (il sogno dell'infanzia). Spiego tutto ciò ai miei genitori, che non sono contrari, soprattutto mio padre, convinto che potrò andare lontano nel ciclismo. Mia madre desidera solo che sia felice e se le corse sono un mezzo, perché no. Wink
    Ho fatto i miei conti dell'anno prima e scopro di poter contare su 2.000/3.000 franchi al mese, il che mi permetterà di pagare la maggior parte delle mie spese e da lì nasce la consapevolezza di essere indipendente e sono fiero, perché non voglio pesare ancora sui miei genitori che, hanno fatto anche troppo per me.
    Inoltre ho un'altra carta da giocare: il concorso alla Posta, dato che ho un buon diploma. E mi vedo di già portalettere il mattino e libero tutto il pomeriggio, per poter allenarmi; al punto in cui sono è la miglior decisione possibile, anche se so che dovrò progredire molto. Wink
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    Messaggio Da Lemond Mer Lug 09, 2014 9:13 am

    Anche se mi trovo benissimo con il mio club, che mi ha formato, so che dovrò partire e ho senti parlare delle ASPTT, strutture storiche che permettono a certi postini di ottenere degli orari privilegiati, tali da permettere la pratica del loro sport ad alti livelli. Ma io avrò questo livello fra i seniors? Questa categoria corrisponde all'anticamera dell'élite dei dilettanti, ma, dopo aver ben riflettuto e con i consigli dei miei dirigenti, ho deciso di procedere con calma, partendo dalla terza categoria seniors e solo in seguito, se mi accorgerò di avere gambe e voglia avrò il tempo di accelerare. Wink Le gambe le ho, perché vinco subito la prima corsa che disputo, a Feytiar con un tempo molto freddo e mi ricordo di essere partito con i calzettoni da sci, il che aveva divertito gli altri concorrenti, i quali però hanno riso molto meno, quando li ho staccati tutti sulla salita finale. Mi sono confermato anche la settimana successiva e il selezionatore regionale tiene assolutamente alla mia partecipazione alla Ronde de l'Isard nella squadra Midi-Pyrénées. "Approfitta per imparare", mi suggerisce e io accetto. Questa corsa è una delle più importanti del calendario e un terza categoria non ha nulla a che fare con essa. Quell'anno lì fu vinta da X. Jan e da parte mia creai quasi la sorpresa, terminando dodicesimo nella classifica generale, mentre viaggiavo ancora con i reggi-pedali e ero appena uscito dagli junior. Sia M. Thèze, l'allenatore del Battaillon de Joinville e J.C. Décoopman espressero buone parole su di me. Quest'ultimo dichiarò alla stampa che "Abbiamo un giovane nei M-Pyrénées che è dotato di qualità straordinarie di scalatore, notate il suo nome fra i vostri appunti, perché presto ne risentirete parlare".
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    Messaggio Da Lemond Dom Lug 13, 2014 10:16 am

    Intanto in ogni corsa sono fra i primi  e mi ritrovo in posizione per passare in seconda categoria, però vicino a casa mia c'è un'ultima corsa, che tengo particolarmente a disputare, solo che la domenica precedente, preso dal gioco della corsa, non mi accorgo di essere rimasto con un solo avversario a pochi km. dall'arrivo. Quando realizzo, però gli dico: "Vai, ti lascio vincere". Lui mi guarda, stupito, ma anche convinto che voglia dei soldi in cambio, non sa che io invece non vendo la corsa, ma gliela regalo. Wink 
    Comunque, devo dire che, dopo tre anni che corro, sono a conoscenza di certe pratiche, ma in vita mia non mi è mai successo ci comprare/vendere, ma solo qualche altra volta di "donare" per ricompensare il lavoro di un compagno di squadra: gesto amichevole e di mestiere, senza nessuna ragione finanziaria. 
    Nel caso in questione, non mi è certo dispiaciuto lasciar vincere l'altro, perché la settimana dopo, come speravo e pensavo, mi sono imposto, davanti ai miei tifosi, nella "Boucles du Quercy" ed è stata la mia ultima corsa in terza categoria. Wink  E poi, durante l'estate le vittorie si susseguono, il che mi apre le porte per il livello più alto del dilettantismo. Devo però cambiare modo di correre ... non sono più il più forte; ma non m'inquieto per questo, ho solo diciannove anni e sento che posso ancora progredire e, anzi, sono ben lontano da l'aver raggiunto il massimo. La cote de Glanes è il mio punto di riferimento (1,8 km. a una discreta percentuale) e tutte le volte che la percorro, miglioro il mio tempo. Wink  
    Da questa mia prima stagione fra i senior ne esco, in definitiva, più maturo, più esperto e più solido.
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    Messaggio Da Lemond Ven Lug 18, 2014 9:34 am

    Ma le incomprensioni restano, perché vedo bene che, intorno a me, molti mi rimproverano la mancanza di ambizione e la troppa gentilezza. Ma io posso solo rispondere che corro per me e non contro gli altri e le ambizioni le aggiorno di continuo, ma quella più importante resta correre per il piacere di farlo. Wink
    Termino l'anno 1994 con otto vittorie, un buon bilancio, ma che mi obbliga anche a pensare che il club per il quale ho sempre corso non corrisponde più alla mie necessità; per poter correre a livello nazionale devo trovare un'altra formazione. Cahors, il gran club locale, mi offre un contratto fisso, più una percentuale in funzione dei risultati e firmo subito, perché l'idea di continuare a correre nel mio dipartimento mi è sufficiente.
    Nel 1995 scopro che un'intiera stagione può essere influenzata anche da piccole cose, per esempio da un raffreddore che t'impedisce di respirare bene, la qual cosa poi ne provoca altre, ma forse il mio è un caso particolare, perché seguo la teoria di mia madre: un raffreddore passa da solo, senza bisogno di medicine, alle quali noi tutti in casa siamo stati sempre contrari. Sad Teoria discutibile, forse, ma così è (se vi pare). Wink A Cahors i dirigenti hanno compreso che faccio ciclismo senza medicine e con un raffreddore, se questo arriva; e anche J.C. Décoopman, che mi ha selezionato per il Tour de Loire-Atlantique, lo deve capire, quando rifiuto di imparare a utilizzare la medicina sportiva di alto livello. Su quel piano lì, io fo di testa mia.
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    Messaggio Da Lemond Mer Lug 23, 2014 9:36 am

    Malgrado una condizione un po' approssimativa, ottengo comunque la mia prima selezione nella squadra nazionale, per una corsa a tappe in Norvegia. (Termino XVIII) Direttore sportivo era J.Y. Plaisance, e io, tutto felice di questo viaggio, tiro fuori una grossa confezione di "bombons" e li offro a tutti i miei compagni. https://www.youtube.com/watch?v=LWPl5hDjhoo
    Con mio grande stupore, mi accorgo di aver fatto una "gaffe", perché M. Plaisance mi fa una lezione di dietetica. Sad Invece ho sempre pensato che, visto gli sforzi che impone il nostro sport, possiamo mangiare di tutto, perché si elimina in fretta. Altra teoria personale, si dirà, ma in sedici anni di carriera non ho mai fatto sacrifici alimentari. Riconosco però di aver avuto fortuna con il metabolismo, perché non sono mai aumentato di un grammo durante l'inverno. (Nota mia, non come Ullrich Smile ) Il peso, 69 Kg. resta identico tutto l'anno, perché quando corro ho più fame e mangio di più e, invece ...
    Chiudo questa parentesi, per rivenire alla stagione 1995. Ad un certo punto la sinusite è sparita e sono al meglio per affrontare le corse più dure. Termino VII del Tour de Béarn, prima di perdere per poco in Dordogne, battuto per quattro secondi da un eccelente scalatore, che ritroverò fra i prof: C. Rinero. Qualche giorno più tardi vinco al G.P. de Puy-l'Eveque, senza dubbio la più bella corsa organizzata nel Lot. Wink Sensazione formidabile: ho l'impressione di aver raggiunto, davanti al mio pubblico, la vetta della mia carriera amatoriale. Wink
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    Messaggio Da Lemond Sab Lug 26, 2014 8:36 am

    La questione che mi si pone sul podium è, se come i precedenti vincitori della corsa, diventerò professionista? Dire che non ci penso, sarebbe esagerato, ma nemmeno che sia un mio chiodo fisso, tutt'altro e mi tenta molto invece l'idea di tentare il concorso alla Posta e lo preparo tutte le volte che ho un po' di tempo libero. Altra questione, che non mi è stata posta all'arrivo, ma che molti lettori non mancheranno di farmi mentalmente è come ho vissuto il doping fra gli amatori. Soggetto molto vasto, che meriterebbe un libro da solo ... Devo dire che, benché ne volessi sentir parlare il meno possibile, ho sentito comunque molto spesso dire che il tale e il tal altro hanno vinto solo perché erano *carichi*. E si parla anche di ex-prof ritornati fra i dilettanti che vanno forte grazie e non si qual prodotto. Che rispondere? Due cose:
    a) Che questi prodotti non devono essere miracolosi, perché io, che non uso niente, arrivo comunque abbastanza spesso a batterli. Wink
    b) Che hanno il buon gusto di essere discreti, perché durante i miei tre anni passati fra i seniores, non ricordo di aver mai visto un corridore ... doparsi. Wink

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