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    Marco Pantani - L'assassinio

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    Marco Pantani - L'assassinio - Pagina 3 Empty Marco Pantani - L'assassinio

    Messaggio Da BenoixRoberti Dom Dic 08, 2013 1:51 pm

    Promemoria primo messaggio :

    Era da tempo che mi tenevo questa discussione in serbo. A differenza di altri, di giornalai e blogger vari, che ormai ritengono questo argomento alla stessa stregua delle discussioni sulle scie chimiche, degli Ufo e della presenza degli alieni sulla Terra, io ritengo ancora che la storia (la verità sulla storia e morte) di Marco Pantani sia ancora da scrivere nella sua completezza.

    La mia non è una ricerca fra le tesi che mi appaiono più o meno belle, che solleticano più o meno bene i miei pensieri ed opinioni consolidate. Tutt'altro. La mia è una mera scientificamente cinica elencazione di fatti e circostanze strane, tante e troppe per la verità, che in questa storia sono state evidenziate, ma solo separatamente.
    Cosa è cambiato rispetto al passato?
    Tanto direi, tantissimo.

    Prima di tutto adesso è venuto meno l'isterismo dei supporter fanatici di Marco Pantani, quelli che dimenticano l'uomo (semmai gli fosse interessato) e si sono creati una icona, ridefinendo il personaggio a loro uso e consumo.
    Per chi vede le cose come me, Marco non era e non è "un personaggio", Marco era ed è un uomo, con il suo carattere, i suoi difetti ed i tanti, tantissimi contagiosi pregi, primo fra tutti la sprizzante generosità.
    Insomma è fortunatamente venuto meno il codazzo della banda Brancaleone che ha circondato in alcune fasi una famiglia distrutta dal dolore e soprattutto dalla sensazione che un grosso torto fosse stato perpetrato nei confronti del loro figlio, fratello.
    A quel dolore la vita terrena può (deve!) dare delle risposte e un giorno magari dire perché.

    Il compito di chi vuole leggere i fatti, di chi vuole arrivare a conoscere la verità è diverso.
    A noi non interessa apparire come i depositari dell'icona di Marco, a noi preme dare a Marco la giusta dignità storica che gli spetta. E per dire chi sia Marco, cosa sia stato per ciascuno di noi, non servono rappresentazioni; basta far parlare i nostri cuori.
    Marco Pantani non è stato vittima di un complotto masso-pluto-giudaico del vertice politico imperialista americano e marziano-stellare come qualche fulminato va dicendo da qualche anno per accreditarsi come depositario della verità.
    Tutte queste stronzate hanno contribuito a rendere assurda, a ridicolizzare una vicenda molto seria; una vicenda che andava gestita con scrupolo ferreo razionale sin dall'inizio, soprattutto da parte dei legali di parte.

    Marco è stato sicuramente vittima (per ora in ambito sportivo almeno) di un nugolo di stronzi criminali assatanati di denaro e potere che ha quasi distrutto il ciclismo. Questi erano al vertice di questo sport. Questo oggi lo possiamo scrivere.

    Eh sì, questa è l'importante novità storica, politica e processuale (Usada) che oggi è nero su bianco. Fatti.
    Per anni chi aveva detto e scritto che il campione texano era coperto, favorito (anche a costo di distruggere gli avversari) è stato coperto di letame da tanti, tantissimi giornalai e replicanti di veline preconfezionate e remunerate.
    Oggi molti di questi si sono trasformati nei peggiori robespierre e moralizzatori. Stranezze del vento e del carro che cambia.
    Le novità emerse recentemente hanno reso questo decimo anno dalla morte di Marco radicalmente diverso dai nove precedenti. Perché?
    Perché rileggere la vicenda di Marco ed i tanti fatti strani che lo hanno riguardato da quella mattina a Madonna di Campiglio sino a quel giorno del 2004, in cui le indagini furono chiuse in fretta e furia, alla luce di quanto emerso nell'ultimo anno assume una radicalmente diversa connotazione.

    E' vero che da qualche mese il ciclismo ha mandato in soffitta finalmente il periodo Verbruggen-McQuaid, ma è altresì vero che quella rete di contatti e di legami che ha permesso ai suddetti di dominare il ciclismo non è ancora del tutto venuta a galla e per debito di verità a Marco, come pure per garanzia di pulizia futura di questo sport, è bene che tutto venga alla luce.
    Per questa ragione ho aperto questo argomento, per elencare i fatti che ad oggi abbiamo a disposizione e rileggere tutto sulla base delle nuove conoscenze in materia.
    Non è vero che è stato già tutto scritto e che la verità non emergerà mai, come qualche fulminato scrive sempre in preda a paturnie ansiogene (il luogo del web da cui proveniamo è pieno di questi psicodrammi autoreferenziali), e la rete come dimostrato nell'ultimo anno ha una funzione essenziale nel divulgare conoscenza e condivisione di fatti e documentazione.

    Per rigore metodologico faccio una premessa: terremo distinto l'assassinio sportivo dalla morte fisica (omicidio?) di Marco Pantani. Allo stato la correlazione tra le due cose è solo congettura, ma con questo non intendo escludere che la correlazione possa anche esistere.

    Lo stesso metodo varrà per un'altra morte, la cui correlazione invece mi colpì molto, di cui seppi parlando con un funzionario internazionale del ciclismo, mentre dialogavamo su Marco Pantani.
    Questi mi disse:"Nel ciclismo di quegli anni ce ne erano tante di cose strane. Non c'è solo la morte di Pantani. C'è anche una persona che conoscevo, un ispettore che sapeva tutto, che è finito in fondo ad un lago".
    Gli chiesi chi era, che cosa intendeva, ma chiuse lì il discorso rapidamente dicendo che erano voci, senza poi tanta importanza. Solo di recente sono riuscito a sapere cosa intendesse e di chi stesse parlando.
    Ne parleremo alla prossima.

    Ps. Spero tanto che Morris possa e voglia essere della partita per ricostruire e raccontare dalla sua enorme ed incredibile esperienza personale, quei bellissimi e poi tremendi anni.

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    Messaggio Da Emitself Ven Feb 14, 2014 1:09 pm

    Ieri sera ho visto su Ansa.it che, mentre Armstrong ricordava Pantani, la signora Tonina Pantani si è ricordata di Armstrong e lo ha fatto, come sempre, con poche parole, tutte di buon senso.
    http://www.ansa.it/web/notizie/collection/rubriche_altrisport/02/13/Madre-Pantani-vorrei-vedere-Armstrong_10068839.html

    Il  pezzo firmato dal Lanza su CyclingNews è "controversial"...per dirla con le mie parole, è il solito "gordongekkismo": c'è del buono e del sincero, mixato con affermazioni molto discutibili, il tutto con un retrogusto un po' "tattico" che alla fine disturba.
    Ciò non toglie che il Lanza sia comunque, nonostante tutto, un personaggio interessante e un soggetto/oggetto clamoroso per esercitarsi con l'ermeneutica.
    Vi consiglio di leggere i commenti dei lettori, in fondo al suo pezzo: alcuni sono notevoli.
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    Messaggio Da BenoixRoberti Ven Feb 14, 2014 1:27 pm

    vallelvo ha scritto:14.02.2014 H.6:40

    Ricevo questa mail da Pascaal Debien (colui che ha prodotto le foto):

    "......Je ne pouvais finir mon mail sans de parler de Marco, deja 10 ans qu'il nous a quittè, j'ai toujours autant mal au coeur. Je crois que cette blessure ne se refermera jamais......"

    Sono 10 anni che ricevo da Pascal il ricordo di Marco nell'anniversario della sua dipartita.

    Potrebbe lui collegarsi per visionare questo forum, cosa deve fare?
    Caspita, sì, digli di iscriversi! Very Happy 
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    Messaggio Da BenoixRoberti Ven Feb 14, 2014 2:03 pm

    eliacodogno ha scritto:Rabbia...
    - di sapere dal passaggio nel libro dell'irregolarità del test (sarà un vizio di forma, ma sicuramente apre all'errore o al dolo)...avrei già voluto scriverne, avrei voluto soprattutto farlo approfonditamente
    - di rileggere le parole di Marco, pesanti come pietre alla luce di ciò che abbiamo visto poi e che continuiamo a vedere
    - di leggere le parole di Armstrong, quando a volte sarebbe più dignitoso il silenzio

    Ma oggi preferisco ricordare Marco; grazie delle foto che avete caricato
    Nel libro c'è tanto altro ed il fatto che lo scriva un "ignorante" di ciclismo (nel senso letterale e scientifico), dimostra come un buon giornalista non strutturato su quello sport possa aprire scenari nuovi ed intrecciare nuove analisi che decine di colleghi di settore hanno in precedenza, o ignorato o non scritto (volutamente).
    Ceniti fa questa opera di ricerca ed analisi con una freddezza totale, senza occuparsi dell'angelo Pantani, ma cercando di capire l'uomo Pantani, immaginando (anche dalle parole non ciclistiche della mamma) cosa vivesse Marco e cosa significassero le sue parole alla luce delle "regole del ciclismo" di fine anni 90.
    Per anni ci si è sviscerati in stupide discussioni fra chi era dopato, chi no, più, meno ... tutti discorsi alla fine stupidi.
    Oggi finalmente si ragiona su quelle che erano le regole ipocrite dello sport allora.
    "Io sono un artigiano, non vado da grandi centri medici ..."
    Per il pubblico della domenica erano parole fra le righe, ma per chi era dell'ambiente erano parole chiarissime.
    A chi si riferiva Pantani l'11 giugno 1999. A quale team?

    Il 5 giugno 1999 eravamo sotto il regno di Massimo D'Alema, di cui il presidente Fci Ceruti era un fedelissimo, e nel pieno della guerra aperta sotterranea fra il baffetto ed il defenestrato Prodi.
    Tutti oggi sappiamo degli enormi interessi di D'Alema nel mondo delle scommesse e dei giochi.
    Tutti ci ricordiamo lo stretto rapporto fra Snai e la politica di allora.
    Cosa fosse societariamente la Snai dei Bonomi e quel momento di interesse politico nel gioco lo si può leggere qua come da tante altre parti:
    http://www.paralleloquarantuno.it/articoli/slot-machine-le-dieci-sorelle-e-quei-conti-che-non-tornano.html
    http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/gioco-dazzardo-scommettendo-sulla-snai-andrea-bonomi-e-il-duo-meneguzzo-drago-della-finanziaria-49188.htm
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    Messaggio Da BenoixRoberti Ven Feb 14, 2014 2:30 pm

    Dio se fa male vedere 'ste immagini ...
    Le musiche ti straziano la gola. E' tremendo.
    Per fortuna c'è la pubblicità ad interrompere un po'. Mai così gradita.
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    Messaggio Da vallelvo Ven Feb 14, 2014 2:48 pm

    Mai come oggi apprezzo il digitale, che di tanto in tanto se ne va.

    Sentire la De Stefano parlare con Marco per un attimo ho sperato che il tempo si fosse fermato, invece la realtà è un'altra.

    Ho trovato le foto degli amici francesi che posto.
    "Un pensè pour Marco" Tour 2002 sull'attacco de Les2Alpes.
    "A la memoire de Marco" Tour de France 2004 tappa di Angers il tifoso francese sventola la bandiera d'Italia.

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    Messaggio Da Admin Ven Feb 14, 2014 5:30 pm







    Ultima modifica di Admin il Ven Feb 14, 2014 5:58 pm - modificato 1 volta.
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    Messaggio Da vallelvo Ven Feb 14, 2014 5:42 pm

    Lacrime amare, ero dove Marco ha doppiato tutti, arrivano i mercatone, mi chiedono in che posizione è transitato Marco. Un urlo E' PASSATO IN TESTA!
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    Messaggio Da Admin Ven Feb 14, 2014 6:05 pm











    Ultima modifica di Admin il Ven Feb 14, 2014 8:46 pm - modificato 1 volta.
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    Messaggio Da BenoixRoberti Ven Feb 14, 2014 8:41 pm

    Non concordo completamente con il seguente articolo odierno scritto da Cristiano Gatti su Il Giornale, ma l'aver dato spazio per anni ad una tribù di cazzari/e che si sono impossessati della memoria e della figura di Pantani, trasformato in un mistero da commercializzare, usando la famiglia a proprio uso e consumo ha trasformato Marco in una icona per il militarismo delle "anime candide" come le cita Gatti, una definizione non casuale, che richiama persone e azioni ben precise.
    Fa specie che chi, avendo per anni dato spazio a questi cazzari ed alle loro maldicenze e volgarità (anche personali nei confronti dei vecchi amici di Marco), nauseando chi il ciclismo, Marco ed i veri fatti (belli e brutti) li conosceva dall'interno, oggi non abbia speso un minimo spazio per ricordare Pantani, raccogliendo il consenso unanime dei cazzari pro e contro il Pirata. Cazzari unitevi! Finalmente e per il bene di tutti. scratch

    Per questa ragione non mi arrabbio più di tanto quando leggo post come quelli di Baracco Obama, vecchia conoscenza di altri forum. La sua, al di là delle personali opinioni, è una delle possibili reazioni alle teorie dei Cazzari sul loro Pantani (che non esiste e mai è esistito), angelo affondato dall'imperialismo americano e di altre immani gigantesche cazzate.
    Al militarismo cazzaro pro angelo-Pantani si contrapponeva il militarismo dei denigratori, personaggi che definire necrofili era un complimento. Per vari anni l'attenzione l'hanno catturata loro, urlavano più forte e se qualcuno si inseriva il popolo cazzaro si alleava nelle urla. E così è andato avanti per almeno 5 anni. L'angelo e il drogato dopato, due facce della stessa schifosa medaglia dei Cazzari. Dell'uomo? ... Dell'uomo chi se ne frega! Sad

    Per mia fortuna ho avuto il piacere di leggere Morris, persona appassionata e genuina, che alle urla ha sempre anteposto la passione ed il sentimento, che mi ha aperto una prateria di visione e di analisi su quello che era lo sport che avevo finito con l'odiare per post-giudizio da esperienza diretta all'interno e di avere un quadro chiaro e liberante sulle possibili soluzioni, partendo dall'informazione per arrivare ad un azzeramento del vertice dell'Uci ed un cambio dirigenziale e culturale nella nostra federciclismo, intesa anche come movimento complessivo.
    Morris ha subìto per anni gli attacchi di questa gentaglia pro e contro, ma comunque cinicamente necrofila, sia i contro che i pro, maniaca di protagonismo e, soprattutto, NON APPASSIONATA.
    Di recente ho potuto toccare con mano la retorica e la maldicenza di questa gentaglia che, se da un lato dovrebbe portare il popolo al potere Laughing, dall'altro sono sempre pronti a mendicare attenzione e dialogo al personaggio di turno, anche se quel famoso è uno dei peggiori giornalisti della storia dello sport, un vero killer per via giornalistica.
    E come dice Gatti: "Più di un libro all'anno, fiction e teatro, dibattiti non so quanti, memorie e rivelazioni, monografie e inediti: abbiamo visto e sentito di tutto. I pavoni del retroscena, questi narcisisti della notorietà che non esitano a camminare sui cadaveri per farsi un nome, non si sono fermati davanti a niente. Non hanno esitato a spacciare per prove provate le più fantasiose ipotesi. Ma quasi mai hanno contattato e ascoltato chi conosceva davvero, fino ai più dolorosi dettagli, l’entità del dramma umano. E’ chiaro il perché: i compagni di viaggio più vicini e più sinceri di Pantani possono dire soltanto la cruda verità, finendo per mortificare sul nascere le fantasie e i teoremi, svuotando la miniera delle sue venature più appetitose, giallo thriller intrigo."

    Dove non si può concordare con Gatti?
    Il fatto che alcune ipotesi siano state sequestrate (e poi sviluppate purtroppo secondo convenienza) dai cazzari, non significa che le stesse debbano essere abbandonate del tutto e non indagate. La storia recente di questo sport, le scoperte degli ultimi due anni mostrano la necessità di chiarire e spiegare veramente cos'era (e cos'è) il ciclismo.
    Lo dobbiamo fare per due motivi:
    - per spiegare il dramma umano di Pantani e le sue reazioni (anche quelle sbagliate) per restituirgli la dignità che merita (questo per la parte sportiva); per la parte della morte fisica soltanto perché quella indagine grida vendetta e vergogna.
    - per capire ed evitare come la peste che quello che successe con Verbruggen & Co. possa un giorno ripetersi. Perché il cancro nel ciclismo non è venuto dall'esterno. E' nato nella sua testa.
    _____________________

    CIAO MARCO. Gatti: Quei complottisti «dopati»
    Molti continuano ad intingere la penna nel veleno
    Dieci anni fa, la sera di San Valentino, mentre gli innamorati si scambiano sogni e tenerezze sotto un cielo di stelle. Proprio in quelle ore, impazzendo nella desolata solitudine di un residence riminese, Marco Pantani si fa per l’ultima volta di cocaina e taglia il traguardo finale, stavolta senza nemmeno la forza di alzare le braccia. Nella sua stanza, triste e squallida come solo le camere di riviera nella stagione morta sanno essere, i segni di un naufragio totale e sconvolgente. I peggiori sono quelli che avvengono sulla terra ferma, ha scritto Goethe. Quello di Pantani è tremendo: ancora oggi nessuno è riuscito a stemperarlo nella malinconia e nella compassione. Da dieci anni, è occasione soltanto di pessimi sentimenti.

    Certo ci sono i tifosi che ancora oggi vanno al Giro con lo striscione Forza Pirata. Certo ci sono le squadrette dei ragazzini che portano il suo nome. Certo ci sono i monumenti che lo ricordano nelle piazze di tanti borghi. E questa in fondo è l’eredità edificante, che poggia sul ricordo appassionato di imprese inimitabili, come quando nel ’98 staccò il divo Ullirch sul Galibier, in un punto folle e impensabile, per andare da solo al traguardo con nove minuti di vantaggio, vincendo quel Tour che in Italia mancava da oltre trent’anni. Si sarebbe cominciato a dire poco dopo, neppure un anno dopo, che quelle imprese erano possibili grazie al doping, ma si sarebbe scoperto in seguito come pure i battuti, Ullrich per primo, fosse aiutatissimo dalla chimica, sbaraccando definitivamente la teoria di trionfi sempre falsi e inattendibili. Avremmo cioè compreso tutti, negli anni a seguire, come il paradosso del doping – collettivo, trasversale, universale – avesse finito per cannibalizzarsi da solo, ripristinando a un piano più alto, un piano drogato, le normalissime gerarchie stabilite dalla natura.

    Tutto questo, davanti alla tomba di Pantani, ormai conta poco. Quando cadde nella polvere di Campiglio, rotolando dall’Olimpo inarrivabile dove si era insediato a suon di scatti memorabili, il campione di Cesenatico iniziò a morire. Quello stesso orgoglio abnorme che l’aveva portato a superarsi sulle salite di tutto il mondo, per approdare alla fama perenne, non gli permise più di accettare la sconfitta, l’umiliazione, la vergogna. Anziché trasformare queste sofferenze in nuova forza, anziché uscirne da uomo migliore, Pantani si lasciò lentamente cadere nell’abisso. Non potento più essere il primo, il mito, il semidio, non accettò di essere uno dei tanti, guardati di striscio, oggetto come tutti di scetticismi e diffidenze. Era abituato ad essere raccontato al superlativo, tutta una vita al superlativo, non riuscì ad accettare d’essere rivisto al diminutivo. E così la droga, e così la depressione, e così la perdizione totale.

    Di questa storia, l’unica storia vera e accertata di Pantani, poco resta nella storia ufficiale. Come al solito, della succulenta materia si è impossessata la premiata categoria degli orecchianti e dei vanitosi. Un sacco di bella gente dalla penna facile si è buttata a pesce sul grandioso fumettone, giocando alla grande su questi ingredienti appetitosi, tra gloria e perdizione, tra droga e sesso, tra fortune e miserie. Il che, per dirla senza tanti eufemismi, è come infierire a posteriori sui poveri resti di una vittima inerte. Di Marco Pantani, del ragazzo di mare che riuscì a domare le più feroci montagne, è rimasto solo il mito positivo per anime candide. Il resto è ombra, sospetto, tragedia, speculazione. In questi dieci anni, la storia di Pantani è diventata come la storia del primo uomo sulla Luna e come la storia delle Torri Gemelle: la verità più apparente e più logica non interessa a nessuno, viene scartata a priori come ridicola menzogna per babbei. Quelli che la sanno lunga, più o meno gli stessi che mentre Marco andava alla deriva in una clinica veneta lo davano all’estero ad allenarsi, pronto ad un memorabile ritorno, più o meno gli stessi attingono a piene mani, senza ritegno e senza pudore, dal campionario universale dell’altra verità: come gli americani non sono mai stati sulla Luna, come solo Bush può avere mandato aerei contro le Torri Gemelle, così Pantani è caduto sotto i colpi di spietati nemici, pronti prima a rovinarlo e poi ad ammazzarlo.

    Più di un libro all’anno, fiction e teatro, dibattiti non so quanti, memorie e rivelazioni, monografie e inediti: abbiamo visto e sentito di tutto. I pavoni del retroscena, questi narcisisti della notorietà che non esitano a camminare sui cadaveri per farsi un nome, non si sono fermati davanti a niente. Non hanno esitato a spacciare per prove provate le più fantasiose ipotesi. Ma quasi mai hanno contattato e ascoltato chi conosceva davvero, fino ai più dolorosi dettagli, l’entità del dramma umano. E’ chiaro il perché: i compagni di viaggio più vicini e più sinceri di Pantani possono dire soltanto la cruda verità, finendo per mortificare sul nascere le fantasie e i teoremi, svuotando la miniera delle sue venature più appetitose, giallo thriller intrigo.
    Riposi in pace, grande campione maledetto. Riposi in pace, fragile ragazzo romantico. Ovunque si trovi, merita una memoria migliore. Merita pietà e compassione. Rispetto e silenzio. Merita d’essere ricordato come un giovane Icaro che ha avvicinato troppo il sole, affascinato dal suo calore e dalla sua luce, perdendo di vista il senso del limite e del reale. Così se n’è andato Pantani, nella notte degli innamorati: schiacciato dalla gloria, dai suoi abbagli e dai suoi miraggi, dalle sue illusioni e dalle sue regole spietate, che rendono la caduta tanto più fatale quanto più alte sono le sommità raggiunte.


    da «Il Giornale» del 13 febbraio 2014 a firma Cristiano Gatti
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    Messaggio Da cauz. Ven Feb 14, 2014 9:06 pm

    non so se questa cosa dovevo scriverla qui o nella discussione sul "caso reda" o in entrambe o chissà dove.
    fatto sta che in una giornata difficile come quella di oggi, io ho rimuginato un po' e buttato giù questa roba qui:
    http://hoilciclo.wordpress.com/2014/02/14/reda-pantani-anti-doping/

    (lascio ad admin la scelta se copia/incollarla o lasciare il link)
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    Messaggio Da BenoixRoberti Ven Feb 14, 2014 9:44 pm

    graziano predielis ha scritto:non so se questa cosa dovevo scriverla qui o nella discussione sul "caso reda" o in entrambe o chissà dove.
    fatto sta che in una giornata difficile come quella di oggi, io ho rimuginato un po' e buttato giù questa roba qui:
    http://hoilciclo.wordpress.com/2014/02/14/reda-pantani-anti-doping/
    (lascio ad admin la scelta se copia/incollarla o lasciare il link)
    Non c'è un admin per una valutazione così, credo.
    Ho subito letto il tuo blog linkato dal tuo tweet.
    Parlo per quella che è la mia sensibilità. Per troppi anni c'è stata questa abitudine ipocrita nel mondo del ciclismo di distinguere fra lo sport ed il doping. Per me che amo storicizzare è fondamentale prendere atto che il doping è connaturato col ciclismo (e con lo sport) e prenderne atto è semplicemente prendere atto di una realtà da cui partire verso un futuro diverso, con consapevolezze e regole diverse, non ipocrite per il futuro (nella forma che spero in modo condiviso il ciclismo e lo sport sceglieranno).

    Il tuo post fa una fotografia della storia del nostro sport. Punto.
    Metto anch'io un link, e mi scuso con chi vorrebbe solo ricordare Marco (ma Marco ci ha lasciato una eredità ed un compito OBBLIGATO da svolgere per cambiare lo sport):
    http://www.ciclismo-online.it/index.php/fatti-e-misfatti/2019-calcio-e-ciclismo-due-differenti-metodi-di-affrontare-il-problema-doping-omerta-o-solo-difesa-del-prodotto

    Ps. Matteo Romano di Ciclismo-Online è un amante sia del calcio che del ciclismo. Ha scritto un pezzo da urlo. Il miglior omaggio possibile all'ipocrisia che Pantani voleva (e non riuscì a) sconfiggere.
    Cosa importante: nessuno vuole pene più dure per il calcio. Si pretende solo equilibrio.
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    Messaggio Da BenoixRoberti Ven Feb 14, 2014 11:05 pm

    Detesto il fatto che si tocchino i ciclisti. Ma questa foto è straordinariamente bella.
    - il Pirata che soffre
    - il tocco dolce
    - la mano genuina di un bimbo che sorride toccando qualcosa di magico
    - lo sfondo (mi pare proprio) del Mortirolo.

    Marco Pantani - L'assassinio - Pagina 3 Pantan10

    Come è stato possibile distruggere una magia come quel ciclismo?
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    Messaggio Da angelo francini Ven Feb 14, 2014 11:54 pm

    Trasmissione di RAISPORT 2 su PANTANI
    Ci é stata decantata come diretta (con Beppe Conti, Auto Bulbarelli, Pier Bergonzi, Beppe Martinelli e Garzelli) con tanto di scritte 14 febbraio sul fondo.
    Ma era una registrata da ieri!

    @ Graziano Predielis
    Lei ha toccato un tasto molto importante, forse senza nemmeno accorgersene. Quello della Giustizia sportiva. Le autonomie che, le Leggi dello Stato, garantiscono alla Giustizia sportiva oggi non hanno più alcun senso di esistere per due motivi:
    1°) la Giustizia sportiva opera con metri di giudizio che sono propri dei Tribunali ordinari ed applica gli stessi principi. I Giudici sportivi di fatto seguono il codice civile o penale, specialmente nel ciclismo, anziché applicare le regole dello sport in cui operano. I corridori vengono giudicati da soggetti che nulla conoscono dei regolamenti sportivi (a malapena quelli del TNA - Tribunale Nazionale Antidoping del Coni - conoscono il regolamento Wada e basta! Reda docet).
    2°) l'aver voluto, da parte del Coni, introdurre il principio che agli Organi di giustizia possano accedere solo avvocati di fatto ha spostato l'ago della bilancia verso una situazione di incomunicabilità e comprensione fra due parti: i giudici e coloro che sono sottoposto al giudizio!
    Vanno bene gli avvocati, non discuto, ma all'interno di ogni commissione di giustizia federale vi devono essere persone esperte dei regolamenti dello sport in cui quelle commissioni giudicanti sonmo chiamate ad operare.

    Oggi, stante gli interessi che girano attorno al mondo dello sport (società ed atleti sono aziende), la sfera di applicazione della giustizia sportiva dovrebbe essere limitata al soli fatti tecnici. Per il resto Giustizia ordinaria!
    Perchè? Perché é ipocrita che fatti che sono competenza dei tribunali ordinari (ove poi finiscono ma solo in ambito amministrativo - TAR del Lazio) vengano giudicati con lo stesso metro di giudizio da Tribunali sportivi.

    @Benoix Roberti - Articolo di Ciclismo-online
    Quella che Matteo Romano narra é la controprova di quello che da anni scrivo e dichiaro, senza che nessuno se ne accorga. Al ciclismo è stato fatto pagare il conto che dovevano pagare altri: non perché il ciclismo fosse l'anello debole, ma perché era l'anello forte! Infatti grazie al ciclismo é stato possibile al governo dello sport italiano di insabbiare tutte le porcate che erano addebitabili ad altri sport e che erano dallo stesso governo conosciuti e permessi!
    Pensiamo alla regolamentazione sulle Continental: di fatto é una normativa che permette di far lavorare in nero dei lavoratori professionisti. Ma chi si é opposto a questo: nessuno.
    Nel calcio esiste l'Associazione Calciatori (sindacato vero e proprio) che ha la forza di bloccare le modifiche oggi necessarie alla Legge 91 del 1981 sul professionismo sportivo.
    Da noi chi comanda: certamente più il responsabile della Commissione amatoriale .....

    Ora vediamo la trasmissione di De Zan e poi vedremo .....
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    Messaggio Da baracco bama Sab Feb 15, 2014 12:15 am

    Gatti scrive in un giornale (eufemismo) di cacca.
    Gatti però, su Pantani, è ineccepibile. 
    La pura verità.
    Alla maestra di S. Ermete, urcazzara tra i cazzari, è concessa l' attenuante di aver cercato un' alternativa al fallimento della sua militanza politica; delusa, ecco che cerca riscatto nella riabilitazione dell eroe caduto. 
    Altro fallimento. Solitudine e puzza di piscio di gatti.
    Gatti, sempre Gatti.
    Ai cazzari, ed ai miei coetanei, i'm fortiseven,  Wink ci consiglio meno internetto e più baisicol.
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    Messaggio Da Admin Sab Feb 15, 2014 12:29 am

    Baracco limitiamoci a criticare le opinioni, usando fatti ed argomentazioni.
    Non è il caso di andare nel personale, anzi nella vita privata.
    Non è bello, anzi ... Sad 
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    Messaggio Da baracco bama Sab Feb 15, 2014 12:34 am

    Admin ha scritto:Baracco limitiamoci a criticare le opinioni, usando fatti ed argomentazioni.
    Non è il caso di andare nel personale, anzi nella vita privata.
    Non è bello, anzi ... Sad 

    Gatti ineccebipile, allora.
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    Messaggio Da BenoixRoberti Sab Feb 15, 2014 12:53 am

    Beato te che non hai dubbi. Anzi sembri depositario della verità.
    Una verità militare.
    Io spero che domattina un cellulare vada a prendere i tre commissari medici, li porti in Procura e gli faccia delle belle domandine.
    Riguardo a Rempi ... quello del dottore è un rigurgito di coscienza?
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    Messaggio Da BenoixRoberti Sab Feb 15, 2014 12:55 am

    Grazie, immenso grazie, a Davide De Zan adorazione 
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    Messaggio Da Emitself Sab Feb 15, 2014 2:00 am

    Una volta tanto, l'insonnia che mi accompagna è servita a qualcosa: ho visto la trasmissione.
    Servirebbero due livelli di commento: uno sul programma in sé (di qualità davvero pessima) e uno su ospiti e contenuti.
    Proverò domani, se avrò tempo, a scrivere qualcosa.
    Micidiale questa storia delle "piastrine" e della possibile (e facile) alterazione del campione...la domanda urgente che vi pongo è: non era mai uscita? Non compare mai nei tanti libri e articoli pubblicati sul caso Pantani? 
    Se la risposta fosse "no", allora De Zan jr ha fatto davvero un gran colpo giornalistico.
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    Messaggio Da BenoixRoberti Sab Feb 15, 2014 2:28 am

    Emitself ha scritto:
    Micidiale questa storia delle "piastrine" e della possibile (e facile) alterazione del campione...la domanda urgente che vi pongo è: non era mai uscita? Non compare mai nei tanti libri e articoli pubblicati sul caso Pantani? 
    Se la risposta fosse "no", allora De Zan jr ha fatto davvero un gran colpo giornalistico.
    Nei termini in cui è stato posto stasera non credo. Credo però che il dato del centro di Imola unitamente a quello di Campiglio sia stato però oggetto del processo di Trento. Sul fatto che questo tipo di valutazione non sia stata fatta in sede processuale, invece è certo.
    In generale debbo dire che è raccapricciante il disastro generale di tutti quelli che lo dovevano tutelare.
    Dalla squadra, dal suo medico (che non fanno valere il regolamento), dai periti di parte (non mi pare vi fosse un ematologo).
    Questa storia ha dei riflessi enormi anche odierni, ovvero sulla scarsa/assente tutela legale che i ciclisti ancora hanno.
    Il giocattolo resta in balìa di potenziali zone grigie. Ed in 20 anni non è cambiato nulla.
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    Messaggio Da angelo francini Sab Feb 15, 2014 2:45 am

    MADONNA DI CAMPIGLIO
    Molti mi chiedono che so, legato ai fatti Madonna di Campiglio, sono cose che ho già esposto altre volte sui vari siti di ciclismo in alcuni commenti.
     
    Al Giro del 1999, come altri, partecipai per motivi legati alla mia attività e con me avevo un gruppo di 11 persone. Rappresentavo un'azienda che era sponsor di una classifica del Giro. Ero, però, accreditato anche quale componente del Consiglio Federale FCI, il che mi dava libertà di movimento potendo accedere a tutte le zone "riservate"!
     
    Fatta questa premessa ecco perché mi riferisco ai fatti di "Madonna di Campiglio"!
    Quel pomeriggio all’arrivo di Madonna ero sul palco autorità e chiacchierai fino al momento dell’arrivo con Omini e Verbruggen di problemi legati al doping.
    Quella notte ho dormito (con il mio gruppo) in un albergo vicino all’Hotel Touring ove erano alloggiate la Mercatone e la Saeco. La sera dopo cena, con Gino Vadalà che faceva parte del mio gruppo, ci recammo al Touring a trovare la Mercatone Uno e la Saeco, squadre in cui vi erano molti amici (i due DS e molti corridori che erano transitati nelle squadre dilettantistiche in cui entrambi avevano operato).
    Ci fermammo un'oretta e mi ricordo che quella sera chiesi a Marco di autografarmi una foto in cui appariva lui con Moser durante la premiazione di una tappa della Corsa del Sole (zona di Vibo V. in Calabria), una delle tante gare a tappe dilettantistiche che con Sommariva organizzavamo al sud sino al 1992: in quella foto Marco era in maglia Rinascita ed aveva dei lunghi capelli riccioli. Era un ricordo di un’edizione in cui Marco vinse due tappe.
    Scambiammo alcuni cenni su quella corsa di una decina (più o meno) di anni prima, mi autografò la foto e salì in camera. Era molto tranquillo e disponibile.
    Mi ricordo che notai nel ristorante, molto gremito, la presenza del Direttore di BS Sergio Neri, seduto ad un tavolo alla sinistra dell'entrata.
    Dopo esserci fermati nella hall a parlare con altri corridori e con i due DS, tornammo al nostro albergo.
    Nel rientrare nel nostro albergo notai, nella cabina telefonica, Antonio Coccioni (presidente dei Giudici di gara della FCI): subito capii il motivo per cui si trovava a Campiglio. Non ci fermammo e andammo nelle nostre camere.
    Alla mattina ci svegliammo presto, poiché quella tappa partiva presto e noi dovevamo essere presto al villaggio di partenza, e scendemmo per far colazione: rividi Coccioni ancora nella cabina del telefono della hall che, parlando in molto agitato, comunicava (?) all'interlocutore il problema che era sorto! Percepii anche che nell’albergo in cui eravamo era stato istituito il “laboratorio provvisorio” che doveva esaminare i campioni prelevati ai primi 10 della classifica generale.
    Scendemmo in sala ristorante e vi trovai il conducente della vettura ufficiale dell’Ispettore antidoping per i controlli in gara (Jeremiasse che, però non vidi fisicamente: probabilmente era nella camera ove i medici esaminavano i campioni!) e scambiammo alcune battute ricevendo conferma che vi era un problema e che lui aspettava che Jeremiasse scendesse per tornare al loro albergo.
    Finita la colazione uscii, con il mio gruppo, e ci recammo al villaggio di partenza per fare il nostro lavoro.
    Poco dopo giunse al villaggio Felice Gimondi (che era Presidente della Mercatone) e lo informai consigliandoli di recarsi immediatamente all’Hotel Touring perché vi era un grosso problema con la squadra: mi apparve stupito di quanto gli comunicavo, certamente al momento non sapeva nulla, ma immediatamente si diresse verso il sovrastante albergo.
    Per questi fatti fui chiamato a deporre diverse volte al Comando Regionale della Guardia di Finanza a Padova che seguì l’inchiesta per conto del magistrato di Trento (mi pare Giardina?), poiché a lui parve molto strano che io mi trovassi nello stesso albergo ove alloggiava l’Ispettore UCI Antonio Coccioni , dove si svolsero gli esami sui campioni prelevati quella mattina, e forse anche i Medici dell’Ospedale Sant’Anna di Como.
     
    Una cosa che mi stupiva a quell’epoca e che rilevai anche nell’occasione consisteva nell’impreparazione ad affrontare, sul piano regolamentare e procedurale, la questione insorta.
    Una impreparazione dei grandi team ad affrontare ed usare le norme regolamentari vigenti che ancora oggi esiste.
    Pochi giorni orsono, chattando su FB con il DS di un importante team professionistico, ho ricevuto, come riscontro alle mie affermazioni con cui gli segnalavano fatti che toccavano gli interessi della sua squadra, due risposte che mi hanno lasciato basito: “questo non lo sapevo, ma se è così è un grandissimo scandalo!”.
     
    Mi fermo a questo, nel raccontare i fatti che conosco legati alla sera/notte/alba di Madonna di Campiglio: vi sono dei particolari che ho letto in questi giorni, contenuti nella narrazione di taluni personaggi, che mi lasciano perplesso per non dire sbigottito.


    Nelle due trasmissioni andate in onda oggi su Raisport2 e si Italia1 sono stati raccontati dei fatti che erano già noti: ovviamente parlo di quello che riguarda Madonna di Campiglio, con esclusione dei fatti legati alla scomparsa di Marco avvenuta a Rimini.
    La storia di Vallanzasca era uscita già anni fa, quella delle piastrine era negli atti della Procura di Trento (dr. Giardina), che, a seguito delle dichiarazioni di Marco "il sangue non é mio", dispose l'acquisizione di tutta la documentazione!

    Mi chiedo se qualcuno abbia mai analizzato la tempistica dei fatti, confrontandoli con quelli che ufficialmente risultano, in considerazione di quanto hanno dichiarato alcuni corridori (anche nelle predette trasmissioni).
    Ed all'Hotel Touring a che ora hanno fatto i prelievi agli altri corridori, Velo per la Mercatone e Savoldelli per la Saeco.
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    Messaggio Da BenoixRoberti Sab Feb 15, 2014 3:32 am

    Angelo, io so solo che dopo questa sera, dopo avere letto il libro di Ceniti, voi che eravate presenti e che conoscete orari, confidenze e sfoghi personali delle persone, avrete parecchi dubbi.
    Anzi una vagonata.

    Ciò che mi fa incazzare è che tutto era già nelle carte. Tutto!
    Ci si poteva risparmiare quindici anni di disastri, si potevano tagliare le gambe a Mr. Verbruggen prima che facesse disastri, si poteva fare pulizia (allora) in federazione e soprattutto si sarebbe potuto attivare un regolamento antidoping più serio, più garantista e senza queste falle tremende, volute, esercitate, che sono servite per utilizzare l'antidoping come strumento politico, ben al di là delle colpe innegabili dei ciclisti e della cultura antica di questo sport.

    Infine una cosa scandalosa che riguarda la nostra magistratura:
    - quando nelle scommesse si temono truffe ai danni delle concessionarie si muove l'esercito;
    - quando ad essere danneggiato è uno sportivo ed il vantaggio potrebbe essere stato raccolto dalle concessionarie (oltre che da eventuali bookmakers clandestini) non si chiama nemmeno un possibile testimone, non si apre nemmeno un fascicolo per la benché minima verifica.

    Questo perché non è stato fatto? Forse perché la politica non lo voleva?
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    Messaggio Da angelo francini Sab Feb 15, 2014 4:01 am

    BenoixRoberti ha scritto:Angelo, io so solo che dopo questa sera, dopo avere letto il libro di Ceniti, voi che eravate presenti e che conoscete orari, confidenze e sfoghi personali delle persone, avrete parecchi dubbi.

    Questo perché non è stato fatto? Forse perché la politica non lo voleva?
    Ma la tua domanda é rivolta a me, visto che parti con il mio nome? (ho tolto dalla citazione la parte centrale per accorciare...)
    Tu sai che fra i motivi che mi hanno portato ad abbandonare la politica sportiva, dopo quella vera, sono stati anche i fatti legati al doping che in quegli anni si verificarono e non solo nel ciclismo. Ma non puoi pormi la domanda del perché la Magistratura non ha fatto alcuni passaggi che tu citi.
    Se sapessi rispondere significherebbe che a quell'epoca avevo un potere che, invece purtroppo non avevo. Sennò stai pur tranquillo che lo avrei usato!
    Basterebbe rileggersi quello che scrissi nel programma che presentai unito alla mia candidatura alla Presidenza della FCI del 2001 ........
    In un post precedente ho parlato dell'impreparazione sui Regolamenti di molti responsabili che sono addetti ai lavori nel mondo ciclistico ed ho parlato della in-Giustizia sportiva.
    Credo che la conferma, disarmante e allucinante, a questo mio rilievo/accusa si legga nel libro di Ceniti nel passaggio in cui evidenzia le dichiarazioni rese al Magistrato dal responsabile di quel controllo "fuori gara" fatto a Madonna di Campiglio (e finalizzato alla "tutela della salute"!
    E mi disarma il fatto che in quella dichiarazione nessuno (nello sport e al di fuori) abbia avuto nulla da eccepire:
    "il braccio dell'UCI, che deve fungere da garante del rispetto dei protocolli del controllo, dice che non era al corrente che nel Regolamento antidoping (di cui il protocollo ne é una parte) esistesse quella norma e consiglia di porre la domanda al Medico? 
    La presenza dell'Ispettore è prevista principalmente perché garantisca e tuteli, prima di altre incombenze, la rispondenza della regolarità delle operazioni di controllo in tutte le sue fasi! E queste responsabilità sono solo sue.
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    Messaggio Da BenoixRoberti Sab Feb 15, 2014 12:16 pm

    No, ci mancherebbe, non è assolutamente una domanda diretta e personale.
    Ieri sera, come prima mai, tutti si sono resi conto come minimo:
    - della aleatorietà di quegli esami, che si potevano prestare ad ogni tipo di speculazione; quella stessa aleatorietà è stata poi mantenuta e rigorosamente preservata
    - della impreparazione giuridica e regolamentare, come minimo, dello staff di Marco Pantani (cosa che credo sia all'origine della sfuriata di Mamma Pantani nei confronti di Martinelli)
    - della mediatica e maniacale attenzione orientata dai vertici Uci e Fci verso il doping per impedire di mettere a fuoco quella che all'interno dello sport (tutto lo sport) era purtroppo una prassi costante, tra i ciclisti era conosciuta da tutti, e verificare quindi come Marco Pantani potesse essere stato facilmente fregato.

    Se qualcuno, allora, avesse raccolto coraggiosamente con metodo e scrupolo tutti i dati e le deposizioni dei possibili testimoni ed incrociato i dati, le cose sarebbero andate in modo diverso.
    Un intero ambiente, un intero movimento sportivo si è inchinato alle versioni ufficiali, si è inchinato alla speculazione politica e convenientemente opportunista (corrotta) del Coni, alla versione giornalistica dei ciclisti dannati e a tantissime altre menzogne e coperture dell'Uci.

    Su Pantani si sono scritti tanti libri, si sono letti tanti coccodrilli, ma per avere uno straccio di analisi e di inchiesta si sono dovuti attendere due giornalisti "stranieri".
    Uno è veramente straniero, Philippe Brunel, che poi ha ridicolizzato a ragione le modalità di indagine degli investigatori italiani nelle vicende finali di Rimini. Una figura di merda nazionale di cui non andare fieri.
    L'altro, Francesco Ceniti, è un giornalista straniero di settore, uno vergine di ciclismo e quindi senza schemi precostituiti e conoscenze personali, amicizie da conservare e mantenere, nonostante le zone grigie, come quelle che avevano i suoi colleghi di Gazza.

    Insomma, il movimento ne esce con le ossa rotte, e non deve stupire dopo 15 anni di politica di gente come Ceruti e Di Rocco, tappetini della politica Coni e di ogni potere forte, ma anche medio ed infimo, che voglia usare il ciclismo per i propri bisogni.

    A prescindere da responsabilità penali, ci sono responsabilità evidenti della politica sportiva che sono state almeno "politicamente criminali", a prescindere da eventuali aspetti penali, ripeto.

    Ps. Quelle parole di Pantani sul passaporto sono state considerate deliri, ma chi è di questo sport le legge senza alcun problema. Innegabile che lo stato emotivo del Pirata fosse alterato, anche solo per il gesto in sé, ma i concetti erano più che chiari.
    Leggendo poi l'archivio del Corriere su quelle tappe ... si avverte chiaramente l'aria di quel Giro:
    http://archiviostorico.corriere.it/1999/maggio/22/nel_gruppo_guerra_con_Mapei_co_0_9905223793.shtml
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    Messaggio Da vallelvo Sab Feb 15, 2014 1:09 pm

    Per me semplice appassionata di ciclismo, tifosa di Marco, meglio sarebbe non seguire le vicende narrate nell'anniversario della morte del Pirata.
     
    Mii consigliano di lasciar perdere, non posso, lo devo nel ricordo di un Grande anche se fa tanto male.
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    Messaggio Da BenoixRoberti Sab Feb 15, 2014 1:26 pm

    vallelvo ha scritto:Per me semplice appassionata di ciclismo, tifosa di Marco, meglio sarebbe non seguire le vicende   narrate nell'anniversario della morte del Pirata.
    Mii consigliano di lasciar perdere, non posso, lo devo nel ricordo di un Grande anche se fa tanto male.
    Semplice e da incorniciare. Like a Star @ heaven 

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