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    Ciclismo Africano

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    ciclismo - Ciclismo Africano Empty Ciclismo Africano

    Messaggio Da BenoixRoberti Gio Dic 05, 2013 11:21 am

    Si concludono oggi i Campionati Africani di Ciclismo.
    Ennesima prova di forza oggi dello squadrone eritreo.
    A vincere oggi è stato Okubamariam, ancora under 23 nel 2013, in quanto corridore del 1991.
    Il vivaio eritreo è incredibile: Teklehaymanot, Berhane, Kudus, Okubamariam, Teshome, Russom. E nuove leve avanzano (Zemichael e Ghebreindrias).

    1. Issak Tesfom Okubamariam (Eritrea)
    2. Dan Craven (Namibia)
    3. Merawi Kudus (Eritrea)

    ciclismo - Ciclismo Africano Okubam10
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    ciclismo - Ciclismo Africano Empty Re: Ciclismo Africano

    Messaggio Da BenoixRoberti Dom Mar 02, 2014 6:06 pm

    E' vero che il ciclismo è fatto dagli atleti, però è anche vero che ottimi politici possono aprire scenari ed opportunità di vetrina uniche per gli atleti stessi.
    Fra i protagonisti di questi successi di ciclismo pionieristico vi sono anche alcuni presidenti africani.

    Mohammed Belmahi (Marocco)
    ciclismo - Ciclismo Africano Belmah10

    Cominciamo dal Marocco, grazie a questa splendida ed originale intervista di Ciclismoweb a firma Andrea Fin:
    http://www.ciclismoweb.net/index.php?option=com_content&view=article&id=7419:gp-oued-eddahab-laayoune-el-marsa-mar&catid=14:professionisti&Itemid=123

    "le president" Belmahi: "Il Marocco sogna in grande"
    Pubblicato Sabato, 01 Marzo 2014 00:00 | Scritto da Andrea Fin
    Mohammed Belmahi. In Marocco nessuno lo chiama per nome, lui è semplicemente "monsieur le president". Una vera e propria istituzione, un uomo che nel suo vestito blu gessato accompagnato sempre da camicia bianca e dall'immancabile cravatta, incarna l'intero movimento delle due ruote in un Paese che vuole mostrarsi moderno e occidentale nonostante il forte legame con il passato e la tradizione islamica.

    IL SOGNATORE - Ipad alla mano, occhiali da lettura calati sul naso, capelli ingrigiti dagli anni e baffo mediorientale. Belmahi è un uomo di frontiera, capace di dialogare con la gente delle tribù sahariane e, allo stesso tempo, di trattare da buon diplomatico con il resto del mondo: da avvocato ha dimostrato già nel corso del congresso UCI di Firenze la propria abilità di politico mentre qui, nella "sperduta" Laayoune, nonostante l'eleganza si divide tra i doveri istituzionali e il confronto, anche serrato, con i problemi concreti della gente.

    Dopo l'enplein della nazionale marocchina nella prima prova della Challenge de la Marche Verte ha festeggiato con i propri atleti, ma la sua esperienza lo porta a valutare il risultato anche alla luce di tutti gli altri fattori che lo hanno favorito: "In queste gare i nostri corridori sono competitivi ma dobbiamo crescere ancora molto per essere vincenti anche al di fuori dei confini africani. La strada è lunga ma stiamo lavorando in quella direzione. Anche per questo la nostra nazionale in estate si trasferirà in Italia, per permettere ai nostri atleti di accumulare esperienza in prospettiva futura".

    Il ciclismo marocchino nasce storicamente nel 1916, quando il nord-africa era tutto un fiorire di corridori, gare e infrastrutture. Ma da allora il tempo sembra essersi fermato: "Qui c'è una grande passione per il ciclismo ma il nostro primo problema è la concorrenza con il calcio. Questa disciplina ha tolto molto spazio al ciclismo in Marocco. Ora stiamo cercando di invertire la tendenza. Andiamo nelle scuole e nelle università per insegnare ai bambini e ai ragazzi a pedalare. Abbiamo creato un calendario nazionale a partire dagli allievi in sù fino ai professionisti e abbiamo già varato i progetti per la costruzione di due velodromi coperti: uno a Casablanca e uno a Bensliman. Il sogno è quello di arrivare a costituire un team professionistico in grado di partecipare al Giro d'Italia, al Tour de France e alla Vuelta Espana".

    IL POLITICO - E' un presidente appassionato e sognatore quello che si concede ai microfoni di ciclismoweb. Concreto, pragmatico, determinato, senza peli sulla lingua che ripete con orgoglio di "Lavorare per il ciclismo solo per passione. La mia occupazione principale è l'avvocato, questa, per me, è una semplice passione, una attività non retribuita".

    Il diplomatico che è in Mohammed Belmahi prende, invece, il sopravvento non appena la discussione si sposta sul suo ruolo all'interno dell'UCI. Nella lunga querelle che ha preceduto le votazioni di Firenze, nello scorso mese di settembre, infatti, proprio la federazione marocchina aveva offerto al presidente uscente, Pat McQuaid un "salvagente" per poter presentare in extremis la propria ricandidatura. "Noi abbiamo agito per il bene del ciclismo" ribadisce Belmahi difendendo la scelta dei grandi elettori del continente nero che si erano spesi a lungo in favore di McQuaid: "Il Marocco e l'Africa hanno sostenuto la candidatura di McQuaid per quanto aveva fatto in passato ma comunque prima di conoscere il programma di Bryan Cookson. Poi abbiamo scelto di appoggiare il neo-presidente: l'Africa e il Marocco hanno votato per Cookson. Sono felice di far parte di questo comitato direttivo, Cookson sta lavorando nella giusta direzione: vuole aiutare il ciclismo africano e anche noi lo vogliamo così come appoggiamo la sua campagna per il ciclismo femminile. Non va dimenticato che la campionessa africana è marocchina".

    Orgoglio nazionale e voglia di emergere. La Challenge de la Marche Verte è l'esempio di come "le president" Belmahi intende dare un ruolo di prestigio al ciclismo africano e, in particolare, a quello marocchino. Una competizione che il bilancio federale dichiara sia costata l'equivalente di 80.000 euro, internazionale e ricca di significati in una terra dove il progresso e la modernizzazione stanno per predere il sopravvento: "Questa manifestazione non vive sugli sponsor ma sull'impegno della federazione marocchina e sull'appoggio del ministero del turismo e dello sport". Un appoggio decisamente importante perché derivato direttamente dalla volontà del re del Marocco, Mohamed VI e dal futuro erede al trono, l'undicenne Moulay El Hassan "Il re e il principe sono grandi appassionati di ciclismo e questo ci consente di guardare con fiducia al futuro. Loro hanno compreso che il ciclismo per questo Paese è una grandissima opportunità per tessere relazioni internazionali e per attrarre nuovi turisti".

    Lo sviluppo delle due ruote, dunque, legato alla crescita economica, sociale e culturale di un'intera Nazione: il Marocco pedala verso il futuro... bon travail monsier Belmahi!
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    ciclismo - Ciclismo Africano Empty Re: Ciclismo Africano

    Messaggio Da BenoixRoberti Dom Mar 02, 2014 7:02 pm

    La storia precedente, quella del Marocco, è una storia antica, ovvero di un ciclismo che ha tra alti e bassi compiuto anch'esso un secolo di vita, come quello europeo.
    Per il Marocco si tratta di fare tesoro di una migliorata situazione economica per recuperare una antica e valida tradizione. E' una operazione ambiziosa, ma tutt'altro che impossibile.

    In Africa ci sono vari livelli di ciclismo. Ci sono Algeria, Marocco ed Eritrea (il Sudafrica ha una storia sua) che sono vicini all'Europa Tour come livello, un po' più sotto troviamo Etiopia,Rwanda, Burkina Faso, Senegal, Egitto, Tunisia, Gabon, Namibia. Più sotto troviamo gli altri paesi subequatoriali.

    Bene, per parlare della successiva federazione è bene andare ancora più sotto, in una specie di San Marino nera, una isola nel grande sudafrica, un cerchio di terra, una enclave nera nel Sudafrica boero tra Pietermaritzburg a la più anglosassone Bloemfontein.
    Parliamo del Lesotho e del suo presidente federale Tumisang (Tumi) Taabe, discreto ex corridore, oggi proprietario di un negozio di bici ed accessori e, come detto, Presidente Federale del Lesotho.

    Tumi Taabe: ciclista, mechanic, and National Federation President

    http://www.uci.ch/Modules/ENews/ENewsDetails.asp?id=OTc4Mg&MenuId=MTYzMDQ&LangId=1&BackLink=%2FTemplates%2FUCI%2FUCI8%2Flayout%2Easp%3FMenuID%3DMTYzMDQ%26LangId%3D1

    http://www.ciclismoweb.net/2013/index.php?option=com_content&view=article&id=6585:tumi-taabe-e-la-favola-del-ciclismo-africano&catid=16&Itemid=107

    http://lesothocycling.org.ls/

    ciclismo - Ciclismo Africano Tumi10

    “Cycling is my life.” The simple words of Tumisang (Tumi) Taabe, competitive cyclist, bike shop owner and President of the Lesotho Cycling Association.

    Tumi is 31 years old and Lesotho Mountain Bike Champion. He is a talented athlete but in no way a professional cyclist. He owns a shop, Tumi’s Bicycle Shop, in the Lesotho capital of Maseru where he works with his wife and two fellow cyclists. On top of that he is also President of his country’s National Cycling Federation.

    So what motivates a cyclist of his level to fit in training around running a business and presiding over the National Federation?

    “Cycling changed my life and I want to change the life of others,” states the young man whose small stature houses boundless energy and huge motivation. In the course of his work he travels hundreds of kilometres to deliver bikes to schools and orphanages.

    ciclismo - Ciclismo Africano Tumi11

    California – Lesotho partnership

    Tumi collaborates with the Mike’s Bikes family of local bike shops in California, which runs a project to help start up shops in Africa. Not far off celebrating its second anniversary, Tumi’s Bicycle Shop started off as a container but quickly grew and developed a reputation. Thanks to its partnership with California, Tumi’s Bicycle Shop received more than 1000 used bikes in 2013 that Tumi and his team have brought up to working order and delivered to children in areas of need.

    It sounds like a lot of bikes, but the need is greater and Tumi is often obliged to draw names out of a hat when he gets to a school to decide who will receive one of the recycled machines.

    “I love going to these places and seeing the smiles on their faces when they receive their bikes,” says Tumi. “Some of these kids have never been on a bike before. I go with some of the other riders and we show the youth how to cycle and do tricks on our bikes. It inspires them. Then we give them the bikes and show them how to ride and put them in touch with clubs.”

    Number and level of cyclists on the up

    He is convinced that Lesotho can produce top cyclists, and he organises regular races at a local level. He takes pride in the fact that the number of participants at these competitions has increased from 40 to 150 and that the level of cycling has also taken a jump.

    “We must introduce cycling to the youth. We have some funds but not enough, so we can only run local competitions. Our riders have potential and talent and a real passion for cycling. And when I look where they come from…

    He is particularly proud of the performance of two of his country’s junior road riders who competed in the African Continental Road Championships last December in Sharm El Sheikh, Egypt. The two 17-year-olds finished at the back of the peloton but according to Tumi, who accompanied them as team manager, they showed enthusiasm despite being in the midst of experienced international junior riders from well-developed cycling countries.

    UCI Sharing Platform in Egypt

    Tumi stayed on in Egypt after the championships to participate in the UCI Sharing Platform. He explained his country’s situation to representatives of other African cycling nations, underlining Lesotho’s need for bicycles, helmets and training equipment.

    “Our Association tries all in its power to raise funds but we have little to keep cycling going,” he said.

    Tumi irons out key issues with his Executive Committee at their monthly meetings. They don’t meet more often because they have to rent the rooms, an expensive business.

    But the President of the Lesotho Cycling Association knows where he is going and has incredible faith in his country’s ability to produce top cyclists.

    ciclismo - Ciclismo Africano Masowe10

    “The first step is to provide them with bicycles and helmets. Rather than keeping bikes in a garage, people should realise that somewhere there is somebody who has talent and needs to use that bicycle. We have youth who need those bikes and then we can prove that we have talent…”
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    ciclismo - Ciclismo Africano Empty Re: Ciclismo Africano

    Messaggio Da BenoixRoberti Dom Mar 02, 2014 7:36 pm

    Tumi Taabe: ciclista, meccanico, e Presidente della Federazione Nazionale
    2013/12/23

    "Il ciclismo è la mia vita." Le parole semplici di Tumisang (Tumi) Taabe, ciclista competitivo, proprietario di un negozio di biciclette e Presidente della Lesotho Cycling Association (la Federazione Ciclistica del Lesotho).

    Tumi ha 31 anni ed è campione di Mountain Bike del Lesotho. Lui è un atleta di talento, ma in nessun modo un ciclista professionista. Egli possiede un negozio, Tumi's Bicycle Shop, nella capitale del Lesotho, Maseru, dove lavora con la moglie e due colleghi ciclisti. Ma prima di tutto lui è anche presidente della Federazione Nazionale Ciclismo del suo paese.

    Che cosa motiva un ciclista del suo livello ad allenarsi in formazione ad avviare la gestione di un'impresa ed a presiedere la sua Federazione Nazionale?

    "Il ciclismo ha cambiato la mia vita e io voglio cambiare la vita degli altri", afferma il giovane la cui statura piccola esprime infinita energia e una motivazione enorme. Nel corso del suo lavoro viaggia per centinaia di chilometri per trasportare le biciclette a scuole e orfanotrofi.

    Il partenariato Lesotho-California
    Tumi collabora con Mike’s Bikes, una catena di commercianti locali di bici in California, e gestisce un progetto per aiutare le start up di negozi in Africa. Ha quasi due anni di attività il Tumi’s Bicycle Shop e dopo aver iniziato la vendita in un container è cresciuto rapidamente e ha sviluppato una discreta reputazione. Grazie alla collaborazione con la California, il Tumi’s Bicycle Shop ha ricevuto più di 1000 bici usate nel 2013, bici che Tumi e il suo team hanno sistemato riportandole in ordine e poi consegnato ai bambini in aree bisognose.

    Ci sono un sacco di bici, ma la domanda è ben maggiore e Tumi è spesso costretto a estrarre i nomi da un cappello quando arriva ad una scuola per decidere chi riceverà una delle bici riciclate.

    "Mi piace andare in questi luoghi e vedere i sorrisi sui loro volti quando ricevono le loro bici" dice Tumi. "Alcuni di questi ragazzi non sono mai stati su una bici prima. Vado con alcuni degli altri ciclisti e mostriamo ai giovani come è il ciclismo e come fare giochi sulle nostre biciclette. E questo li ispira. Poi diamo loro le biciclette e gli mostriamo come guidare per poi metterli in contatto con i club".

    Numero e livello dei ciclisti disponibili
    Tumi è convinto che il Lesotho sia in grado di produrre ciclisti migliori ed organizza regolarmente gare a livello locale. Tumi è orgoglioso del fatto che il numero di partecipanti a queste competizioni sia aumentato da 40 a 150 partenti ed anche del fatto che il livello del ciclismo sia decollato.

    "Dobbiamo introdurre i giovani al ciclismo. Abbiamo alcuni fondi, ma non sono abbastanza, così possiamo correre solo in concorsi locali. I nostri ciclisti hanno potenziale, talento ed una vera passione per il ciclismo. E quando guardo da dove vengono ..."

    Tumi è particolarmente orgoglioso delle prestazioni di due giovani ciclisti su strada del suo paese che hanno gareggiato nei Campionati africani continentali su strada del dicembre scorso a Sharm El Sheikh in Egitto. I due di 17 anni hanno terminato la prova in fondo al plotone ma secondo Tumi, che li accompagnava come team manager, hanno mostrato entusiasmo, pur essendo nel bel mezzo di esperti corridori juniores internazionali provenienti da paesi ciclisticamente più sviluppati.

    La piattaforma UCI condivisa in Egitto
    Tumi è rimasto in Egitto dopo i campionati per partecipare alla piattaforma UCI. Ha spiegato la situazione del suo paese ai rappresentanti di altre nazioni del ciclismo africano, sottolineando il bisogno del Lesotho di biciclette, caschi e attrezzature per l'allenamento.

    "La nostra Associazione cerca tutto il possibile per raccogliere fondi, ma abbiamo poco per mantenere il ciclismo agonistico", ha detto.

    Tumi ha rafforzato sulle questioni chiave il suo intervento nel Comitato Esecutivo Africano nel corso delle loro riunioni mensili. Non  facile incontrare molto spesso i membri del Comitato perché si devono prenotare le camere e quindi sostenere un esborso costoso.

    Ma il presidente del Lesotho Cycling Association sa dove sta andando e ha un'incredibile fiducia nella capacità del suo paese di produrre migliori ciclisti.

    "Il primo passo è quello di fornire loro biciclette e caschi. Invece di tenere le biciclette in un garage, la gente dovrebbe rendersi conto che da qualche parte c'è qualcuno che ha talento e ha bisogno di usare quella bicicletta. Abbiamo giovani che hanno bisogno di quelle bici e poi possiamo dimostrare che abbiamo il talento ..."

    Foto: Tumi Taabe percorre centinaia di chilometri per distribuire bici nelle scuole e nei villaggi.


    ciclismo - Ciclismo Africano Photo010

    Ps. Leggendo all'interno del sito di Lesotho Cycling ho trovato questa tristissima notizia del 2012, purtroppo comune ad altri paesi di ciclismo più avanzato.
    Si tratta del funerale della campionessa junior 2011 del Lesotho di MTB. La ragazza è stata investita mortalmente da un minibus il 14 luglio 2012 durante le fasi di riscaldamento prima della prova di campionato nazionale MTB.
    Toccanti le immagini, dove si vede una intera comunità ciclistica raccolta a ricordo dell'amica e collega scomparsa:
    http://lesothocycling.org.ls/2012/08/farewell-to-realeboha-moselantja-pule/


    Riposa in Pace cara nostra Realeboha Moselantja Pule.

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