Ho letto che Nino ha una notevole passione per la Commedia (come la mia amica Baccella, anche lei scrittrice) e allora gli propongo questo http://www.raistoria.rai.it/articoli-programma/testimoni-del-tempo-lezioni-sulla-divina-commedia-1-puntata/22082/default.aspx A me queste puntate sono piaciute molto, spero anche a qualcun altro.
Qual è la differenza fra religione e setta? Difficile a dirsi, perché entrambe rappresentano uno schieramento del dubbio e dell'errore: papisti e calvinisti, gesuiti e luterani, avventisti o testimoni di Geova non sono altro che "ragioni sociali" di associazioni, per lo più a delinquere. Quando la verità è chiara è impossibile che nascano partiti o fazioni: mai si disputò se ci fosse luce a mezzogiorno, né esiste il partito contro la legge della gravitazione universale. Se non ci fossero le religioni, basterebbe dire: sulla terra dobbiamo essere giusti per noi e per gli altri e dobbiamo farlo qui e ora, perché il domani non ci appartiene. Ma "Credo quia absurdum" disse un fanatico (Tertulliano) e di conseguenza chiunque altro poteva ben alzarsi ed affermare che la sua era migliore, perché ancora più assurda (o meno è lo stesso) e, comunque sia il mondo è andato avanti attraverso continue guerre di religioni e di sette.
Dio è assolutamente Immutabile, non solo passivamente, nel senso di non subire mutamento, ma anche attivamente, nel senso di non produrre eventi, pertanto egli è *insuccessivo*: è già tutto il suo destino interamente attuato, fin dall'inizio, per ... sempre. Senza tempo, la sua storia è già definitivamente conclusa, i momenti di dio sono in numero di ... UNO. A lui non accade mai nulla. Koan: com'è strana una vita senza crescita e divenire; com'è strana una vita senza storia, com'è strano un omnipotente che non fa mai nulla di nuovo, com'è strano un amore già sempre sodisfatto. La "santità" di dio è un puro dato di fatto, non una conquista, non c'è insomma nessun merito, tutto quello che vale lo è per diritto di nascita.
Questa espressione fa riferimento, è ovvio, ai sensi e gli uomini, quando inventarono questa espressione, ammisero che nulla entrava nell'anima, se non dai sensi. Però si dice talvolta che il "buon senso" è assai raro e questa frase ci indica che in molti uomini la ragione è impedita nel suo retto funzionamento da qualche pregiudizio, in tal modo che un uomo, che sa giudicare con rettitudine in una materia, sbaglierà invece in maniera grossolana in un'altra. Ad es. di solito gli arabi sono buoni calcolatori nei principii matematici e astronomici, ma, in quanto musulmani, credono che Maometto si metta metà della luna nella manica! Nei primi casi essi guardano con i propri occhi e mente, mentre nel secondo vedono attraverso gli altri, il che impedisce loro, in quel caso, di far ricorso al buon senso, che pure possiedono. Fin da bambini hanno detto loro che chi non avesse creduto a quella manica, sarebbe precipitato, subito dopo la morte, con la propria anima nell'abisso. E hanno minacciato ripercusioni in questa vita: chiunque potrà denunciarvi al piccolo *divano* di una provincia e la pena sarà essere impalato!
Una tensione fortissima nell'essenza di dio è quella fra Onnipotenza e Logos. Con Logos intendo l'insieme delle leggi necessarie ed eterne (matematiche, logiche, ontologiche) che dio non può né produrre, né abolire e che esisterebbe "etiamsi daremus non esse deum". Dio è onnipotente sui contingenti, ma non sui necessari; è un sovrano, per così dire, non tirannico, ma "ontologicamente costituzionale", sottoposto al Logos (appunto). Il Logos ha tutti i caratteri, tipici di dio, salvo quelli personali e quelli propri della causa efficiente. E' necessario, eterno, increato unico, onnipresente ed esercita una co-causalità con qualunque atto creativo libero, perché nulla di empirico/contingente può venire in essere senza l'intervento plasmante e contro i vincoli inviolabili del Logos. Questa sua para-divinità lo rende una sorta di rivale di dio, per non dire suo superiore, perché i princìpi necessari sembra che possano essere solo riconosciuti, non posti in essere, e dunque "subiti", sia pure "volentieri", anche da dio. (Nota mia, mi pare un po' il *fato* dei Greci)
Ci sono delle superstizioni innocenti, per esempio ballare la tarantella: la danza è un esercizio piacevole (per molti), sano per il corpo, può rallegrare l'animo e non fa male a nessuno. Ci sono invece superstizioni dannose, come quella di situare fra gli "dèi" uomini che hanno fatto qualcosa di particolare (spesso in male, talvolta in bene). Ciò che si dovrebbe da fare con essi sarebbe quella di imitarli o rifuggire altamente dal loro esempio, ma tener presente sempre che sono uomini, punto e basta. E invece talvolta si stabilisce un vero e proprio culto per questi gaglioffi (in maggioranza), che non hanno avuto altro merito che sfruttare l'ignoranza e l'entusiasmo degli *umili*. "Mala tempora currunt", perché i periodi più superstiziosi sono sempre stati quelli dei più atroci delitti.
Un'altra tensione fortissima nell'essenza di dio è quella fra iità (essere-io) e sussistenza. Iità dice, prendendo a prestito Hegel, essere per sé, che significa ciò che è concreto, mediato, esplicito, attuale, relazionato, effettuale; sussistenza dice essere in sé, generalmente, ciò che è astratto, particolare, possibile, privo di sviluppo e relazioni. Come può allora sussistere in sé (e quindi per tutti) un per sé? O, in altre parole, come esiste alla terza persona un Io-sono (prima persona)?
Il superstizioso è governato dal fanatismo e, prima o poi, diventa tale e in ogni religione si è creduto alla magia. La Chiesa cattolica, pur condannandola, gli dette fede, perché non condannò mai gli stergoni/streghe come dei pazzi suggestionati, bensì come uomini che erano davvero in relazione con i demoni! I protestanti considerano giustamente le reliquie, le indulgenze, le macerazioni della carne, le preghiere per i morti, l'acqua benedetta e quasi tutti i riti della chiesa c.a.r. come una superstiziosa demenza. E' difficile segnare i limiti della superstizione, perché ogni setta pensa che tali siano ... sempre gli altri. Il che significa che nessuno è d'accordo cu ciò di cui si tratta, ad es. i musulmani accusano tutte le sette cristiane e viceversa. Può esistere un popolo libero? E' come dire se si possa ipotizzare una popolazione formata soltanto da filosofi!? Quasi sicuramente no, quindi ci possiamo contentare se il futuro ci libererà almeno in parte, perché meno superstizioni/religioni equivalgono a minor fanatismo e meno sventure per l'umanità.
1588 Guerre di Religione in Francia: gli estremisti cattolici parigini insorgono contro il Re Enrico III di Valois mentre Enrico I di Guisa entrava a Parigi: fu la giornata delle barricate *(Journée des barricades*). Il giorno successivo il re fu costretto a lasciare a Parigi. Il re inizialmente era stato alleato della Lega Cattolica”, ma a causa delle ambizioni smisurate e vasta dimensione di questa era giunto ad odiarla ed a tentare di frenarne la diffusione. Tra lui e gli ambienti cattolici cittadini di Parigi, il cui malcontento andava crescendo, si creò un fossato. Questi ultimi lamentavano la mancanza di energia nella guerra contro i protestanti. Enrico III in effetti cominciò a temere più le ambizioni della lega che i protestanti. L'immagine del re, fortemente criticata dai pamphlets della Lega e dal clero parigino si era deteriorata anche negli ambienti popolari, finche’ si arrivo’ all'insurrezione contro di lui ed alla sua cacciata dalla capitale. Enrico III a quel punto non aveva più nulla da perdere. Convocò gli Stati Generali a Blois e fece assassinare Enrico I di Guisa. Privata del suo capo, la Lega destituì il re. Le truppe reali e quelle protestanti allora si unirono contro la Lega. Ma il 2/8/1589, Enrico III morì assassinato da Jacques Clément, monaco domenicano, appartenente alla Lega. Suo cugino, Enrico di Navarra gli succedette con il nome di Enrico IV di Francia. Finì così la dinastia dei Valois, che regnava in Francia dal 1328. Enrico III era stato eletto a re della Polonia e vi aveva regnato per alcuni mesi (come Enrico V di Polonia) , prima di divenire re di Francia. (Da Wiki)
1828. *“Viva l’Italia abbasso il papato!”*A Ravenna per tentato omicidio dell'emissario papalino Cardinale Rivolta (persecutore di Liberali e Carbonari) vengono messi a morte dal boia pontificio Mastro Titta, in nome del papa Leone XII (28/9/1823-10/2/1829), *i carbonari Gaetano Rambelli, Luigi Zanoli Angelo Ortolani e Gaetano Montanari*, (il cui fratello Leonida era gia’ stato ghigliottinato a Roma 3 anni prima. Morirono al grido di *“Viva l’Italia abbasso il papato!”*. Quattro anni dopo fini’ al patibolo di Mastro Titta un altro carbonaro, l’ebreo Abramo Isacco Forti (detto “Machino”), anche lui partecipante ai moti di Forli’ del 1828 e accusato di complicita’ nell’attentato del 1832 contro il Cardinale Rivarolo. Gli fu anche proposto di evitare il patibolo convertendosi, ma rifiuto’.
1792 nasce Giovanni-Maria Mastai-Ferretti, papa "*Pio Nono*" per ben 32 anni, il pontificato più lungo della storia (1846-78), ultimo papa Re con potere temporale sovrano su Roma e buona parte del Lazio fino al 20/9/1870, nemico dell’Unità italiana, di libertà e di modernità. Già speranza d’Italia nel 1848, cercò poi costantemente di impedire l'unità d'Italia anche invocando ed ottenendo interventi armati esteri Francesi ed Austriaci. Fu il papa di Porta Pia, dove volle l’inutile resistenza e lo spargimento di sangue contro i bersaglieri per dimostrare che veniva privato del potere temporale con violenza. Ci furono 19 morti papalini e 49 morti italiani. Non furono decine o centinaia di volte di piu’ solo per l’intervento del cardinale Giacomo Antonelli segretario di stato. Pio IX voleva una vera guerra! Secondo lo storico Dal Canto Pio IX *mandò a morte almeno 1000 patrioti*, in media uno a settimana fra la rivoluzione del 1848 ed il 1870 quando perse la sovranita’. Fece rapire e sottrarre definitivamente ai genitori un bambino ebreo di sei anni, solo perché battezzato in segreto da una domestica. Proclamò il dogma dell'infallibilità papale, cioè di se stesso. Promulgò il Sillabo", un allegato dell'enciclica "Quanta cura", nel quale stilava un elenco di "errori": la libertà di scegliere una religione, la libertà di pensiero, la democrazia. Secondo lui l'istruzione doveva rimanere solo in mano alla chiesa. è stato beatificato il 3/09/2000 in spregio dell’Italia risorgimentale da Woitila, presto sarà santo. Accidenti a Pio IX .
1621 muore il Cardinale *Roberto Bellarmino*, vescovo, confessore, dottore della Chiesa ( nato 1542). Fu l’ inquisitore che fece condannare Galileo, imprigionare Tommaso Campanella (incarcerato per ben 27 anni), bruciare al rogo Giordano Bruno. Per queste lodevoli iniziative di intolleranza morì in odore di santità, il suo corpo fu sezionato pubblicamente e distribuito ai fedeli suddiviso in piccoli brandelli di carne Proclamato santo il 29/6/1930 e dottore della Chiesa da Pio XI, è festeggiato nella ricorrenza della addottorazione il 17/9/1931, ed è venerato come patrono dei catechisti. Sul suo epitaffio sta scritto: "la mia spada ha sottomessogli spiriti superbi". (Alla faccia dell'umilta'!). Un vero principe dell'intolleranza. Una vergogna che l’arroganza della Chiesa continua ad esaltare mentre con scuse fasulle non in nome proprio, ma solo in nome dei “singoli cristiani che errarono” pretende di riconciliarsi con alcuni degli eredi dei perseguitati (non con i pagani però ). E come si può intendere la recente beatificazione del nemico del liberalesimo, del modernismo, dell'Unità d'Italia e rapitore di un bimbo ebreo, Papa Pio IX , decretata da papa Woitila?
Passando ai koan riguardanti il rapporto dio-mondo, incontriamo anzitutto la creazione: atto di volontà di dio. Come può un puro atto di volontà, materializzare un mondo? Come viene esattamente fatto? Viene dato un comando? Come fa dio, privo di realtà fisica, a esprimere un atto simile? Come si passa dall'atto all'effetto, cioè al balzar fuori dal nulla dell'intera storia dell'Essere? Ancora sulla creazione, sembra che sia un atto di volontà libero, e non accaduto per necessità: un desiderio di dio che poteva non venire emanato. Ma dio non può agire per singoli atti distinti fra loro e distinti da lui, successivi e accidentali. Egli deve creare simultaneamente ogni cosa, tutta la storia dell'Essere in un solo atto, ma quest'unico atto omnicreativo non può distinguersi dall'atto che dio E' (essere per essenza o ontologico). Ma l'Essere per essenza è anche necessario, quindi anche la creazione è necessaria, non poteva non essere, è da sempre e per sempre.
1252 Papa Innocenzo IV emette la bolla Ad extirpanda che legittima e regolamenta la tortura degli eretici. Con la bolla ordina ai Comuni dell´Italia settentrionale che i podestà estorcano con la *tortura *confessioni da ogni eretico su cui mettono le mani, costringendoli anche a nominare i correi, «latrones et homicidae animarum»; basterà che l´ “esaminato” resti vivo e intero. * Innocenzo IV* successore di Innocenzo III istitutore dell’inquisizione confermò e aggravò le leggi inquisitorie. Chiunque fosse stato dichiarato eretico veniva automaticamente imprigionato e condannato a morte con la confisca dei beni se non avesse abiurato. Come conseguenza di questa legge, che considerava la confisca del beni, molti furono i figli che furono portati all'infamia di accusare i propri genitori di eresia pur di salvare le proprietà di cui erano eredi. *[ come fara’ il comunismo al potere un Europa Orientale e Cina].* Delle centinaia di processi terminanti con condanne a morte, [all'epoca d’ Innocenzo IV] l'unico di cui resta documentazione è quello contro Paolo Gioacchino dei Rusconi che fu torturato e bruciato vivo quale relapso, eretico “pentito” che aveva reso una prima abiura, ma che dopo un anno in liberta’ non la confermava con una seconda.
Ancora sulla creazione, non c'è stato un periodo della vita di dio in cui non aveva "ancora" creato. Non c'è un prima e dopo la creazione, non si può introdurre il divenire in dio. Pertanto dobbiamo pensarlo da sempre e per sempre, "accessoriato" dell'intera storia dell'Essere. Possiamo ricorrere all'immagine di una sacca, che pende eternamente dalla spalla di dio e dentro la quale si è già svolta per sempre tutta la storia e dio è sempre con la sacca, è nato con essa e mai senza. Di fronte a noi allora si pone il dilemma della Storia: o misera eternamente preconservata in un invisibile, o trionfatrice, ma destinata ad essere inghiottita nella sparizione per sempre.
Ha tenuto la conferenza annuale all'Istituto francese. Stavolta non si è parlato di religione, ma della differenza fra l'uomo e gli uomini: meraviglia ontologica il primo, imbecillità totale la gran parte dei secondi. Come non stupirsi di una simile situazione? In Italia si possono prendere ad esempio quattro casi di *uomini* il cui *carisma* non c'è, ma che invece sembra evidente ai più, i quali però hanno per loro motto interiore: "sumus ergo sum" :-) I quattro casi presi in esame ieri, erano
a) Homunculus bandana b) Benedetto "in sedicesimo" (fatto tipografico) c) Il piacione buonista d) Gluteo etrusco autopropulsore
Non che ci sia molto da dire, sui singoli, tranne che ad es. la parola *homunculus* non si riferisce per niente alle dimensioni fisiche del soggetto, ma a quelle intellettuali e che il piacione è diventato buonista e non buono, come in precedenza Vallauri pensava, quando un'evidenza si è presentata alla sua mente: la santificazione di una persona che buona non era davvero, ma che invece è stato sodale (come tal madre Teresa) con i peggiori soggetti della propria epoca! Per fortuna sua non ha potuto esserlo di Hitler per ragioni anagrafiche e geopolitiche, perché altrimenti ...
Il tema si è concluso dicendo che questi quattro uomini stanno all'uomo, come le increspature dell'acqua in rapporto alla profondità dell'oceano. E' una conclusione ovvia e quasi banale, ma è, soprattutto, sconfortante e che non dà nessuna speranza.
Non riesco a comprendere quale sia la differenza fra costoro? Questi ultimi sono fermamente convinti dell'esistenza di un Essere supremo, tanto benigno, quanto potente, che punisce i delitti e ricompensa con bontà le azioni virtuose, anche se non sa in che modo. Egli si sottomette alla provvidenza divina e pensa che essa si estenda a tutti i luoghi e tutti i tempi e non appartiene a quelle sètte, che vanno sotto il nome di religioni, che si contrappongono fra loro e si contraddicono in molti loro aspetti. Parla invece una lingua che tutti i popoli intendono, anche se non si capiscono fra di loro. E' persuaso che il credo non consiste nelle opinioni metafisiche incomprensibile, né in varie cerimonie, ma nel bene e nella giustizia. Agire al meglio è il suo culto e obbedire a Dio la sua dottrina. Ecco, a me sembra che molti che conosco e che si autodefiniscono cattolici, non lo siano per niente, perché non tengono in nessun conto il catechismo e i dogmi della fede, ma cercano semplicente di comportarsi secondo la loro coscienza.
Ancora creazione. Si può davvero pensare ad una omnicausazione totisimultanea senza singolarità di atti? Omniscenza. Dio è privo di organi di senso, quindi non possiede sensazioni, né immagini ed allora, che differenza c'è, riguardo alla conoscenza sensibile di questo mondo fra dio-omnisciente e un andicappato grave? Ancora omniscienza. Si può pensare davvero una conoscenza simultanea di tutti i singolari distintamente, senza pluralità e/o successione di atti? di tutti gli eventi dell'intiera sincronia e diacronia della storia dell'essere?
Conoscevo un teologo che presumeva di conoscere tutta la storia del Cristianesimo e di come la Chiesa fu divisa, già prima della sua origine, in diversi partiti e come, poi, la fazione che prevalse (quella organizzata da Costantino) trattò tutte le altre da eretiche! La difficoltà di ordinare chiaramente tante cose che sono, per natura, confuse, e di gettare un po' di luce su tante tenebre, lo avevo spesso scoraggiato, ma siccome queste ricerche rappresentavano il dovere del suo mestiere, egli vi si era consacrato, malgrado tutto. Pervenne infine ad avere una quantità di conoscenze ignorata dalla maggior parte dei suoi confratelli, ma alla stregua di Socrate, più diventava sapiente e più diffidava di ciò che aveva appreso. La sua caratteristica migliore fu la sua grande indulgenza e, giunto alla fine dei suoi giorni, confessò di aver consumato inutilmente la propria vita.
Ancora omniscienza. Pur privo di conoscenza sensibile, dio "ode" le preghiere vocali in tutte le lingue e anche quelle pensate. Tutte distintamenete dall'inizio alla fine della Storia, e ,con un unico atto di percezione, può ponderarle e trarne le conseguenze. Posto che dio abbia conoscenza degli oggetti materiali, per es. li veda come li vede un occhio umano, resta il fatto che ogni oggetto è una molteplicità, in ogni caso indefinita, di prospettive possibili: è un *aleph* visivo inesauribile anche per un solo genere di occhio. Moltiplichiamo questa para-infinità per i tipi di occhi reali possibili e ... Può l'eventuale conoscenza dei visibili da parte di dio essere da *tutti* i punti di vista e nel modo di *tutti* gli occhi possibili? Oppure può, salvando l'omniscienza, non esserlo?
Nota mia: per "aleph" credo si intenda, in matematica, un insieme formato da infiniti
Costantino, fondatore del cristianesimo come religione e non più solo setta, prima e anche dopo, era un pagano e finché si professò solo tale, emise un editto nel quale permettava ogni tipo di religione, con ciò seguendo l'esempio dei Romani imperiali e repubblicani, che avevano sempre tollerato tutti i culti, perfino quelli per i quali provavano disprezzo! Dopo il concilio di Nicea, invece cambiò strada e cominciò con le persecuzioni a sfondo religioso ed in questo fu coerente, perché (come ebbe a confessare San Tommaso) per i cristiani gli infedeli (cioè tutti gli altri) erano nemici e se, potevano, avrebbero cercato sempre di detronizzarli. Quindi conversione o morte è stato il pensiero coerente del secondo Costantino e tale principio si applicava a maggior ragione ai c.d. eretici. D'altra parte Terulliano, Praxea, Origene, Novato, Novaziano, Sabellio, Donato si sono scannati fra loro prima di lui, quindi perché non continuare con Atanasio ed Eusebio? Gli ebrei adoravano il loro Dio e uccidevano per esso, ma non erano per niente sorpresi che ogni popolo avesse il suo, i cristiani invece no, la Chiesa deve essere UNA, SANTA, APOSTOLICA e CATTOLICA. Se si guarda, in tutto questo c'è un lato comico: alcuni precetti del cristianesimo dovrebbero ispirare un grande tolleranza, ma la Storia ci insegna invece che sono stati i più intolleranti degli uomini.
Bontà: dio è infinitamente buono, sia nel senso di appetibile (bbono ), sia nel senso di generoso; pertanto crea affinché gli esseri umani possano godere di lui. Però non può creare un numero finito di beati, perché la sua infinita bontà esige una comunicazione di Sé a infiniti esseri, ma non può nemmeno creare un numero infinito di beati, perché il numero infinito non esiste. Con ogni probabilità, se dio esistesse, sarebbe già noto il numero finale dei beati: è un numero intiero, ed è il numero Quello. Ancora bontà, se esiste l'inferno. a) dio ammette che atti o atteggiamenti angelici o umani meritino l'inferno. b) dio non impedisce, con la sua Provvidenza, che simili atti vengano compiuti. Compitino per le vacanze residue: realizzare in che senso il dio del cancro, di Auschwitz e dell'inferno * è amore*
Fra tutte le sette/religioni monoteistiche c'è sempre stato un'orribile discordia, ma soprattutto, perché mai la tolleranza, che sarebbe l'unico rimedio, non ha mai prevalso? Perché gli uomini, che ammettono in privato l'indulgenza, insorgono in pubblico con tanto furore contro questa virtù? Perché interesse unico è il loro Dio ed essi sacrificano tutto a questo "mostro" che adorano! Essi posseggono una dignità e una potenza procurata loro dall'ignoranza e dalla credulità e perciò camminano sulle teste degli uomini prosternati ai loro piedi e sanno che se un giorno o l'altro si rialzassero e guardassero in alto, sarebbero perduti. E allora l'unico modo è tenerli a terra con le catene del dogma e della superstizione! Cosi hanno ragionato gli uomini, che secoli di fanatismo hanno reso potenti. Tutte le scienze sostengono che siamo soggetti all'errore, perché i teologi sostengono invece di essere sempre nel giusto? Vassapé.
Se dio esiste in quanto Io, tutti i caratteri dell'Io devono essere presenti al massimo grado nell'Io divino: Io assolutamente attivo, senza residui di passività, di opacità corporea. L'Io in quanto Io non si descrive: si vive per autocoscienza quando è il mio, si incontra quando è altrui, in un rapporto Io-Tu. Ma quanto più questo Io, che incontriamo nel Tu, è attivo, tanto più ci mette in questione e ci chiama a sé in qualche modo e ci chiede la nostra vita e dio, naturalmente, porterà questo al massimo. Il suo modo di dire ad uno di noi "Io ci sono" è quello che si chiama *vocazione*, cioè: "Io voglio per me tutta la tua vita!" Quindi il modo più esatto e reale di incontrare dio non è alla terza persona, come Essere necessario, ma piuttosto il subire la vocazione, in quanto non esiste realmente un dio-oggetto, bensì solo un dio-soggetto. Non si parla di dio, si parla a dio Koan: Occorre scegliere fra Lui-la cosa-dio *vs* Tu che mi chiami.
D'altra parte, il Tu devozionale, psicologico, proiettivo, dato al dio partner dei mie pettegolezzi è fin troppo facile e abusato! Allora forse è meglio dedicare molto più tempo alla realizzazione dell'immanenza e fare il voto di non pensare mai a dio, senza interporre fra me e Lui l'universo. Se è il creatore non è separabile da esso, ma un dio che non è più grande dell'universo non è dio e l'universo è più grande di ogni mia possibilità di immaginare e quindi il realismo respinge dio al di là di una distanza giammai da me valicabile e dio per me è ontologicamente ed insuperabilmente estraneo. [/size]
Dio sarebbe infinitamente appetibile e bello, almeno quanto a bellezza ontologica, intellettuale e morale etc. Pertanto il rapporto con lui dovrebbe essere affatto beatificante e dio, sapendolo, dovrebbe offrirlo con larghezza. Purtroppo nella nostra condizione terrena questo rapporto lo possiamo vivere solo in modo asserito e non esperito, non essendo il dio pensato/creduto oggetto di percezione. Deve essere amato senza riscontri *oggettivi*, senza contatti o parole, provenienti con certezza da Lui. Non si può negare che il silenzio, l'assenza, il vuoto abbia per qualcuno un fascino straordinario, ma chi non è attratto da "sovrumani silenzi" e "profondissima quiete"?