Nato a Heinkenszand (Olanda) l'8 novembre 1952. Professionista dal 1975 al 1985 con 145 vittorie.
Grande cacciatore di classiche, ha contribuito, assieme ai connazionali della medesima generazione, ovvero Zoetemelk, Kuiper e Knetemann, a portare ai massimi livelli il ciclismo olandese, nonché ad alimentare il già forte interesse del suo Paese verso il pedale.
In quel periodo le squadre della terra dei tulipani aumentarono assai in numero e qualità. Jan Raas, è passato alla storia come un velocista, ma in realtà possedeva non comuni doti da finisseur, come dimostrò ampiamente nel suo successo alla Milano Sanremo, ed era adattissimo allo sforzo che richiedono le salite delle classiche. Di temperamento spesso generoso, ha saputo pure essere spietato, aggredendo le lacune o le difficoltà degli avversari. Portava gli occhiali, ma ci vedeva bene, soprattutto sapeva vedere il traguardo e le crisi degli altri, mentre le sue sapeva confonderle come pochi. Diveniva dunque spregiudicato e persino scorretto, se il caso lo richiedeva. In occasione del mondiale corso in casa, a Valkenburg, nel '79, non tardò a mettersi in combutta col disponibile Thurau, pur di togliersi di mezzo la ruota fastidiosa e pericolosa di un Battaglin, in forma smagliante.
I due, in sincronia, con uno zig zag da killer, mandarono a gambe levate il vicentino e Raas vestì senza problemi la maglia iridata. Ovviamente la giuria non prese provvedimenti....
Ma questo non fu il solo episodio in cui il “poulain numero uno” di Peter Post (un maestro nell'arte di sfruttare i trucchi del mestiere) ha giocato tiri mancini agli italiani. Nel Giro delle Fiandre dell'80, Raas, pur di far perdere Moser, che era stato il massimo protagonista della prova, preferì che fosse Pollentier a prevalere e arrivò 3°.
In altre parole, si potrebbe definire l'occhialuto olandese, una "carognetta". Il suo palmares comunque, lo annovera giustamente, fra le vedette di un decennio a cavallo degli anni ‘80. Fra i suoi successi i più importanti ci sono: la Besseges Ales '75, il campionato olandese ('76, '83 e '84), la Sanremo '77, il G.P. d'Autunno '78-'81, cinque Amstel Gold Race (1977-'78-'79-'80-'82), il Campionato Mondiale '79, il Giro delle Fiandre ('79-83), il Giro d'Olanda nel '79, il GP Harelbeke ('79,'80,'81), la Gand Wevelgem '81, la Kurme-Bruxelles-Kurme ('80, '83), l'Het Volk nel 1981 e l'Etolle de Besseges nel 1981.
Ha chiuso la carriera agonistica nel maggio dell'85, ed è immediatamente salito sull'ammiraglia della sua squadra, ottenendo in brevissimo tempo numerose affermazioni che hanno confermato la sua abilità tattica e le notevoli risorse tecniche. Oltre ai successi in circuiti e kermesse, ha vinto tappe di vari giri: 10 al Tour, 1 al Giro della Svizzera, 2 di Germania, 2 del Lussemburgo, 4 d'Olanda, 3 del Belgio. Non ha invece mai corso il Giro d'Italia.
Insomma, Jan Raas, con la sua faccia da professore carogna, col suo ghigno da belva ferita, è stato un grandissimo corridore. Uno di cui, ogni storico, è costretto a dedicargli un capitolo, ed alla fine, a cancellare, di fronte alle virtù dell’atleta, ogni residuo di umana antipatia. Come a dire, che la ragione sa cancellare le parti più evidenti e correggibili delle nostre imperfezioni.
Maurizio Ricci detto Morris