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    Jan Raas, campione spietato.

    Morris l'originale
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    Jan Raas, campione spietato. Empty Jan Raas, campione spietato.

    Messaggio Da Morris l'originale Sab Apr 18, 2015 1:26 pm

    Nato a Heinkenszand (Olanda) l'8 novembre 1952. Professionista dal 1975 al 1985 con 145 vittorie. 
    Jan Raas, campione spietato. Raas10    
    Grande cacciatore di classiche, ha contribuito, assieme ai connazionali della medesima generazione, ovvero Zoetemelk, Kuiper e Knetemann, a portare ai massimi livelli il ciclismo olandese, nonché ad alimentare il già forte interesse del suo Paese verso il pedale.
    In quel periodo le squadre della terra dei tulipani aumentarono assai in numero e qualità. Jan Raas, è passato alla storia come un velocista, ma in realtà possedeva non comuni doti da finisseur, come dimostrò ampiamente nel suo successo alla Milano Sanremo, ed era adattissimo allo sforzo che richiedono le salite delle classiche. Di temperamento spesso generoso, ha saputo pure essere spietato, aggredendo le lacune o le difficoltà degli avversari. Portava gli occhiali, ma ci vedeva bene, soprattutto sapeva vedere il traguardo e le crisi degli altri, mentre le sue sapeva confonderle come pochi. Diveniva dunque spregiudicato e persino scorretto, se il caso lo richiedeva. In occasione del mondiale corso in casa, a Valkenburg, nel '79, non tardò a mettersi in combutta col disponibile Thurau, pur di togliersi di mezzo la ruota fastidiosa e pericolosa di un Battaglin, in forma smagliante.
    I due, in sincronia, con uno zig zag da killer, mandarono a gambe levate il vicentino e Raas vestì senza problemi la maglia iridata. Ovviamente la giuria non prese provvedimenti....
    Ma questo non fu il solo episodio in cui il “poulain numero uno” di Peter Post (un maestro nell'arte di sfruttare i trucchi del mestiere) ha giocato tiri mancini agli italiani. Nel Giro delle Fiandre dell'80, Raas, pur di far perdere Moser, che era stato il massimo protagonista della prova, preferì che fosse Pollentier a prevalere e arrivò 3°.
    In altre parole, si potrebbe definire l'occhialuto olandese, una "carognetta". Il suo palmares comunque, lo annovera giustamente, fra le vedette di un decennio a cavallo degli anni ‘80. Fra i suoi successi i più importanti ci sono: la Besseges Ales '75, il campionato olandese ('76, '83 e '84), la Sanremo '77, il G.P. d'Autunno '78-'81, cinque Amstel Gold Race (1977-'78-'79-'80-'82), il Campionato Mondiale '79, il Giro delle Fiandre ('79-83), il Giro d'Olanda nel '79, il GP Harelbeke ('79,'80,'81), la Gand Wevelgem '81, la Kurme-Bruxelles-Kurme ('80, '83), l'Het Volk nel 1981 e l'Etolle de Besseges nel 1981.
    Ha chiuso la carriera agonistica nel maggio dell'85, ed è immediatamente salito sull'ammiraglia della sua squadra, ottenendo in brevissimo tempo numerose affermazioni che hanno confermato la sua abilità tattica e le notevoli risorse tecniche. Oltre ai successi in circuiti e kermesse, ha vinto tappe di vari giri: 10 al Tour, 1 al Giro della Svizzera, 2 di Germania, 2 del Lussemburgo, 4 d'Olanda, 3 del Belgio. Non ha invece mai corso il Giro d'Italia.
    Insomma, Jan Raas, con la sua faccia da professore carogna, col suo ghigno da belva ferita, è stato un grandissimo corridore. Uno di cui, ogni storico, è costretto a dedicargli un capitolo, ed alla fine, a cancellare, di fronte alle virtù dell’atleta, ogni residuo di umana antipatia. Come a dire, che la ragione sa cancellare le parti più evidenti e correggibili delle nostre imperfezioni.
    Maurizio Ricci detto Morris
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    Jan Raas, campione spietato. Empty Re: Jan Raas, campione spietato.

    Messaggio Da Lemond Dom Apr 19, 2015 11:04 am

    Codesta storia "Raas che avrebbe perso da Battaglin" l'ò sentita spesso, ma non ci ho mai creduto. La sbandata ci fu, ma credo che l'olandese avrebbe vinto anche senza, perché in volata fra i due non c'era storia e la grande forma non trasforma un corridore, forte in salita, in un velocista.

    P.S.

    Rammento a chi fosse in dubbio che che la tesi della vittoria "rubata" a Battaglin è condivisa da tal Beppo Conti. Twisted Evil A proposito di quest'ultimo mi sai dire, Maurizio, in quali categorie a corso?
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    Messaggio Da Morris l'originale Gio Giu 11, 2015 8:52 am

    Lemond ha scritto:Codesta storia "Raas che avrebbe perso da Battaglin" l'ò sentita spesso, ma non ci ho mai creduto. La sbandata ci fu, ma credo che l'olandese avrebbe vinto anche senza, perché in volata fra i due non c'era storia e la grande forma non trasforma un corridore, forte in salita, in un velocista.

    P.S.

    Rammento a chi fosse in dubbio che che la tesi della vittoria "rubata" a Battaglin è condivisa da tal Beppo Conti. Twisted Evil  A proposito di quest'ultimo mi sai dire, Maurizio, in quali categorie a corso?

    Parto dal P.S.
    Beppe Conti ha corso fino ai dilettanti. Superò la semi-categoria dei “dilettanti di terza serie”, ovvero quelli che divenivano tali, dopo aver esaurito il biennio fra gli allievi, praticamente gli attuali juniores. Il passaggio fra i “dilettanti di seconda serie”, che correvano il 95% delle gare insieme a quelli di “prima serie”, avveniva per punteggio, non per età. Quindi, il buon Beppe, il suo bel gruzzolo di punti per passare a correre coi più forti corridori italiani non professionisti, lo seppe accumulare. Era un passista, senza particolari punte. Potremmo definirlo un “regolarista”. Coetaneo di Francesco Moser, del trentino è dunque stato prima un infinitesimale avversario, indi un tifoso accanito. Chiuse col ciclismo pedalato agonisticamente, a 21 anni, nel ’72, e, dopo poco, nel ’73, divenne corrispondente de la Gazzetta dello Sport da Torino.    
     
    Su Raas e quel maledetto mondiale ’79.
    Conti interpreta l’accaduto di Valkenburg correttamente. Giovanni Battaglin fu vittima di una scorrettezza mastodontica e assolutamente non involontaria. Il vicentino pedalava forte, era temuto. Anche perché nel gruppo di tempi lontani, fatto di personalità più forti delle odierne, oltre che di valenze tecnico atletiche decisamente migliori (e non mi convincerà nessuno del contrario!), la circolazione delle notizie e dei sentori, le facevano i protagonisti stessi, non i giornalisti, o i preparatori, o quegli zambottini atti all’anoressia, eccetera, eccetera. Nel gruppo di allora, specie gli atleti più svegli, sapevano bene quanto poteva valere un collega in uno sprint, dopo una gara dura, lunga oltre 250 km. Sottostimare un avversario poteva essere fatale ed a scanso di equivoci, spesso, all’attenzione, si accompagnava…….quello che c’è sempre stato, ma che non si può dire. Un aspetto, quest’ultimo, che era, ripeto, soprattutto di tutela, più che di stravolgimento dei valori in campo. La storia del ciclismo è zeppa di questi segmenti che, addirittura, sono giunti ad incentivare il fascino della disciplina. A volte senza lasciare traccia, o senza porre nemmeno minuscoli interrogativi verso quelle che sono passate ai posteri come autentiche imprese. Il Mondiale è stata la corsa più “impregnata” di questa “vernice”. Quel giorno Raas fu tutelato scandalosamente dalla giuria (che non poteva non aver visto), ben prima dell’epilogo. Alle classiche spinte esterne, s’aggiunsero quelle dei compagni “a gancio”, due alla volta, che gli fecero percorrere senza spendere fatica sulle gambe (diverso il discorso per quelle braccia che servivano al gancio…), gran parte delle salite del Cauberg e il Bemelerberg. Poi il fattaccio finale, con la complicità “contrattuale” del noto “autista” tedesco, l’atleta più completo e forte del quartetto in fuga, potremmo dire un Venturelli più furbo del pavullese, ma sempre in debito sufficiente per scialacquare una carriera di puro vertice.
    Sì, Raas era il campione determinatosi, nonché più graffiante fra i quattro per l’iride, ma quel giorno era il meno forte, perché tenuto a livello da una organizzazione intera. Giovanni Battaglin era in forma smagliante, ed era il più fresco. Il vicentino veniva da un Tour corso praticamente da solo (vista la pochezza e la falcidia che colpì l’Inoxpran) e dove vinse la classifica dei GPM; indi, in fase di avvicinamento a Valkenburg, aveva vinto, irridendo i vari Moser, Saronni, De Vlaeminck ecc. il  Trofeo Matteotti, la Coppa Placci e la Coppa Agostoni: corse vere, dure, nonché molto migliori in tutto rispetto a tante “world tour” (il minuscolo è voluto) di oggi. Certo, in una volata normale, Giovanni avrebbe perso il 98% delle volte da un Raas e il 70% da un Thurau, ma quel giorno, non era un…… giorno normale e lui era freschissimo. Quindi, non è scorretto dire che avrebbe potuto benissimo vincere quello sprint iridato. A scanso d’equivoci, ci pensò “l’asse tulipano-tedesco”, a stabilire le gerarchie della cosiddetta “normalità”. Ovviamente con la benedizione della mostruosa scorrettezza dei giudici….. Certo, perché se non fossero stati delle vergogne peggiori di Raas e Thurau in quel 26 agosto 1979, alla luce del regolamento, l’iride sarebbe finito a…. Bernaudeau.   
    Ciao Mitico Empolese!
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    Messaggio Da Lemond Gio Giu 11, 2015 10:53 am

    Grazie di tutto, anche se mi dispiace che il Beppo per una volta abbia detto il vero. Wink
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    Messaggio Da BenoixRoberti Ven Giu 12, 2015 10:18 am

    Non so perché ma leggendo queste righe ho rivissuto l'estate 1979.
    Simply Morris.

    E grazie Carlemondaccio per avere provocato la replica.

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