Nato a Bruxelles (Bel) il 23 luglio 1930, deceduto a Laeken (Bel), il 13 novembre 2010.. Professionista dal 1953 al 1961 con 19 vittorie.
Nato nel quartiere fieristico della capitale belga, subì gli influssi della zona di nascita e, venuto a contatto con le attività circensi, che nella zona erano frequenti, pensò addirittura di diventare un clown. Di piccola statura, vivace ed allegro, si sentiva tagliato per il ruolo. Poi, cambiò idea e scelse la bicicletta, più che altro per divertirsi. Anche le prime gare furono vissute così, ma poi, trovandosi spesso tra i primi, pensò a qualcosa di più. La sua crescita nelle gare più difficili fu palpabile e quando fra i dilettanti, nel 1952, vinse il prestigioso G.P. Faber, la sua scelta verso il ciclismo fu definitiva.
Dopo un breve periodo fra gli indipendenti, dove vinse, con la presenza dei professionisti più affermati, il Circuit Dinantais, ed una tappa durissima nella Vuelta delle Asturie, la “Garin”, fortissima squadra professionistica belga diretta da Guillaume Driessens, l’undici giugno del 1953, lo fece passare nella massima categoria.
Scalatore, da considerarsi fra i più forti perlomeno in patria, fu fatto esordire subito al Tour de France, dove si classificò 33°. La sua prima vittoria con lo status di professionista, fu il Criterium di Bruxelles, a fine agosto dell’anno di esordio. Nel ’54 vinse il Trofeo Polymultipliee e, soprattutto, giunse terzo nella classifica finale dei GPM al Tour de France, dietro Bahamontes e Bobet, due “impossibili” per lui e per gli altri. L’anno successivo, vinse una tappa del Giro del Belgio ed al Tour fu protagonista di una stoica tappa sul Mont Ventoux, dove diede davvero tutto, arrivando però staccato e cianotico, facendo temere un po’ tutti. Il medico di corsa gli somministrò ossigeno in ambulanza e lo ricoverò per precauzione in ospedale, ma la mattina dopo, il peperino ripartì, anche se qualche giorno dopo si ritirò.
Il ’56, fu l’anno più grande per il minuscolo e gaio Van Genechten. Vinse con un arrivo in solitudine la Freccia Vallone e giunse 2°, sia alla Gent Wevelgem che alla Liegi Bastogne Liegi. Nella medesima stagione rivinse il Trofeo Polymultipliee e altre tre corse minori. Dopo un 1957 avaro e con un solo successo ad Anderlecht, nel 1958, il piccolo Richard, tornò a ruggire, vincendo il Giro di Catalogna (primo belga a riuscirvi) e due tappe dello stesso, nonché la classifica a punti.
Durante l’anno s’affermò anche a Wavre, Westrozebeke e a Geraardsbergen.
Il successo nel GP di Lendelede ‘59, fu il suo canto del cigno. Problemi fisici lo fermarono per tutto il 1960 e nel 1961, quando capì che la sua stagione era al lumicino, abbandonò l’attività agonistica.
La sua vittoria più bella: Freccia Vallone 1956
Fra i 154 partenti da Charleroi, entrambi i Campioni del mondo di Frascati. Faro indiscusso, perché la maglia iridata la vestiva e si trovava nelle vesti di vincitore uscente: Stan Ockers.
Tanta curiosità, invece, per Sante Ranucci, il viterbese di Montefiascone che, dopo il massimo titolo fra i dilettanti, si trovava da due mesi e mezzo a correre coi professionisti e la Freccia Vallone rappresentava la sua prima partecipazione ad una classica all’estero.
Entrambi divennero poi dei protagonisti di quella Freccia. La corsa, anche per la giornata semi-estiva, si mosse veloce e visse su diversi tentativi. Sulla Cote de Forges, proprio su iniziativa di Ockers, il gruppo, già assottigliato, si spaccò e davanti rimasero poco più di trenta corridori. Sulla Cote d’Ereffe, scattò uno dei meno attesi, il piccolo belga Richard Van Genechten. La sua azione, sottostimata dagli altri, ed unita ad uno stato di forma come mai nella carriera del minuscolo corridore di Bruxelles (il giorno dopo Van Genechten, arriverà secondo, per un niente, nella Liegi-Bastogne-Liegi….), si dimostrò subito competitiva e, poi, vincente. All’arrivo di Liegi, dopo aver percorso gli ultimi duecento metri a braccia alzate per l’esultanza, il belga anticipò di una cinquantina di secondi, proprio Sante Ranucci che, nel finale, era uscito dal gruppetto dei più forti. La volata dei grandi battuti di giornata, valida per il terzo gradino del podio, fu vinta da Andrè Vlayen su Stan Ockers.
Sia per Van Genechten che per Ranucci (che, incredibilmente, non vincerà mai una corsa fra i professionisti), quel 5 maggio 1956, rappresenterà il giorno più radioso della loro carriera professionistica.
Maurizio Ricci detto Morris