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    Messaggio Da Lemond Ven Nov 15, 2013 5:10 pm

    Promemoria primo messaggio :

    Ho letto che Nino ha una notevole passione per la Commedia (come la mia amica Baccella, anche lei scrittrice) e allora gli propongo questo http://www.raistoria.rai.it/articoli-programma/testimoni-del-tempo-lezioni-sulla-divina-commedia-1-puntata/22082/default.aspx
    A me queste puntate sono piaciute molto, spero anche a qualcun altro.


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    Messaggio Da Lemond Mar Giu 24, 2014 9:07 am

    Nera luce, parte Ottava (XXVII)

    Proprio la natura del problema dio convoglia l'attenzione su una classe di oggetti molto particolare: quella dei modi in cui stanno la cose a proposito dei grandi indecidibili. Si tratta di rendersi dunque conto che per ogni cosa reale c'è il modo esatto in cui sta, proprio quello fino all'ultimo dettaglio. E questo modo è unico e completamente determinato. Per l'universo reale c'è il modo del suo inizio, il suo rapporto con lo spazio, la sua immancabile evoluzione futura, e la sua fine (o non fine); c'è.
    Propongo di denominare "i Ciò" questi modi in cui questi stati di cose ignoti, ma reali, e di includerli nella mistica realizzante accanto agli oggetti noti e indubitabili, come un filo d'erba, a cominciare dal "Ciò-dio" che può essere la sua inesistenza o no, un'essenza o una diversa essenza. Siccome la mistica è realismo, non ci rimane che un atteggiamento prescissivo, ma non rinunciatario de "i Ciò". Libri non di ciclismo - religione ed altro - Pagina 15 Cincin
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    Messaggio Da Lemond Gio Giu 26, 2014 8:46 am

    Costantino (il fondatore del cristianesimo) VI

    Dopo il Concilio di Nicea, l'ariano Eusebio di Cesarea prese il posto di Osio quale consigliere favorito dell'imperatore, il quale si disinteressò sempre più dell'occidente, fissando definitivamente nella "Nuova Roma" la sede definitiva e sistemò a suo modo le questioni religiose ancora pendenti. Ad es. pensò che la riabilitazione di Ario giovasse alla pace della Chiesa, senza rendersi nemmeno più conto dell'importanza di quanto aveva stabilito a Nicea, così pregò Atanasio, nuovo vescovo di Alessandria, di riaccogliere Ario. Di fronte al suo rifiuto, Costantino, senza neanche informare San Silvestro Wink , convocò a Tiro un Concilio composto di soli vescovi ariani: Atanasio è deposto, mentre Silvestro non ha nessuna voce in capitolo e muore il 31 dicembre di quell'anno (335), terminando così una vita incolore e il suo nome sarà giusto ricordato dai posteri ... per il cenone di fine anno. Very Happy
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    Messaggio Da Lemond Ven Giu 27, 2014 9:57 am

    Nera luce, parte Ottava (XXVIII)

    A favore di questa mistica vuota, ma certa, vedo almeno quattro argomenti:
    a) Il fatto che "i Ciò" sono ignoti nel contenuto e certi nell'esistenza conferisce loro un fascino, proprio del misterioso che per definizione, non può essere mai immaginario.
    b) Meditare l'rrappresentabile presente, di cui non si conosce il "come" il "cosa" è come cogliere in purezza l'atto di essere, che secondo Wittgenstein è proprio il *mistico*.
    c) Coltivare il pensiero sui "Ciò" è altamente educativo per la probità intellettuale; è forse lo specifico "training" etico dell'intelligenza, perché la configura al realismo, sua virtù propria, la dispone ad accogliere ciò che è, quale che sia. In altre parole a far cadere tutte le preferenze diverse da quella per il reale. (Nota mia: ad es. se volete conoscere la Politica reale, smettete di avere preferenza dIPIETRISTE Libri non di ciclismo - religione ed altro - Pagina 15 Bigsmile)
    d) Incontrare l'ignoto reale toglie la frustrazione dell'essere buttati indietro, del rinunciare; tocco qualcosa di assolutamente "solido". Libri non di ciclismo - religione ed altro - Pagina 15 Wink
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    Messaggio Da Lemond Sab Giu 28, 2014 9:13 am

    San Marco, che succedette a Silvestro, fu papa per un periodo molto breve e fu considerato da Costantino ancor meno del predecessore e in quell'anno l'imperatore depose Atanasio da vescovo di Alessandria e lo esiliò a Treviri, mentre riammise Ario nel clero (appunto di Alessandria), anche se poco dopo lo stesso Ario moriva. (Nota mia, Ario era monofisita ed era stato sconfitto a Nicea, proprio da Atanasio, ma per Costantino la coerenza non era una virtù né cardinale, né teologale. Very Happy )
    Il 6 febbraio 337 fu consacrato papa San Giulio e finalmente, ancorché fosse un pusillanime come i predecessori, ebbe modo di riscattare l'autorità della sua sede episcopale per una ragione molto semplice: il 22 maggio dello stesso anno Flavius Valerius Constantinus moriva a Costantinopoli, dopo essere stato battezzato pochi giorni prima da un vescovo ariano. Very Happy I suoi tre figli si divisero l'impero  e si disenteressarono delle questioni teologiche e Atanasio, di li a poco, poté rientrare in carica e le dispute ripresero, più incerte e turbolente che pria. Wink
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    Messaggio Da Lemond Dom Giu 29, 2014 9:07 am

    Nera luce, parte Ottava (XXIX)

    Così applicata, la mistica alfatea (o laica) porta a sostituire l'oggetto dio con l'oggetto *stato reale di cose a proposito di dio* qualunque esso sia. Diversamente dall'apofatico credente non sa che "Ciò" è dio, gli basta l'esistenza/immanità di "Ciò".
    Il Confronto con i koan-dio, porta alla conclusione che i soli atteggiamenti in accordo con la ragione realistica sono quelli del prolungamento dell'agnosticismo positivo come gnosi della non conoscenza.
    Non è superfluo a questo punto sintetizzare che tra apofatismo credente (o no) e l'alfateismo prescissivo, le differenze di vissuto, di esperito sembrano ridursi molto, forse fino alla convergenza.
    E' pure certo che le differenze esperenziali sono minori di quelle proposizionali anche rispetto al vero e proprio *ateismo*; almeno come distruzione strenua dei "flatus voci" che invalgono, arroganti e gessosi, nei teismi assertivi.
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    Messaggio Da Lemond Mer Lug 02, 2014 9:56 am

    Nel 340 San Giulio convoca un Concilio al quale partecipano 50 vescovi e Atanasio è riabilitato. Si vede che siamo nel dopo Costantino, perché il papa spedisce una lettera ai vescovi di Oriente nella quale pone in termini chiari il primato di Roma. Questo almeno sulla carta, perché poi gli ariani organizzano ad Antiochia un loro concilio, provocano incidenti a Costantinopoli e cercano di guadagnare alla loro causa l'imperatore Costante: Ma nell'aprile del 342 quest'ultimo si decide a sposare le tesi di Atanasio, ne diventa addirittura il protettore e, d'accordo con Giulio, convoca per l'anno dopo un nuovo Concilio a Sardica, l'attuale Sofia. Gli ariani, capisconono di essere in minoranza e abbandonano l'assemblea, mentre Atanasio trionfa. Gli ariani riescono però a guadagnare alla loro causa l'altro imperatore Costanzo e la "guerra" continua, anche dopo l'assassinio di Costante da parte di Magnenzio, proprio in una chiesa, ma nel 353 Costante lo sconfigge e diventa sovrano assoluto, intanto Giulio era morto nel 352.
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    Messaggio Da Lemond Sab Lug 05, 2014 9:13 am

    Nera luce, parte Ottava (XXX)


    I più "bravi" avranno notato che non c'è opposizione tra razionalità e mistica; una mistica, s'intende, non teista assertiva, ma neppure in accordo con la non mistica dei razionalismi riduttivi. Trovarsi di fronte all'inconoscibile è una situazione veritiera e ci si deve allenare fino a familiarizzarsi con essa, perché il filosofo è un frequentatore dell'inaudito, non delle banalità-domestiche. Una mente libresca, timorata, domesticata non è adatta. Dire che i sacerdoti sono pastori che conducono le pecore agli ovili è un'assurdità, perché i veri *pastori* sono quelli che conducono le pecore *fuori* dagli ovili. Nel nostro caso verso l'inaudito.
    Propongo allora un sillogismo.
    Magg. Chi non può reggere l'esposizione all'indecifrabile, domesticherà l'essere e quindi non sarà un vero filosofo.
    Min. Chi non è uomo portato all'esplorazione di sé, difficilmente potrà reggere l'esposizione all'indecifrabile.
    Concl. Chi potrà essere vero filosofo?
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    Messaggio Da Lemond Lun Lug 07, 2014 10:01 am

    San Liberio, successore di Giulio, fu ben presto trascinato nel clima delle lotte religiose, con Atanasio ritornato vescovo di Alessandria al centro di esse. Gli ariani volevano cambiare il Credo niceno e Liberio si rese conto che un concilio non sarebbe servito a nulla se non fosse confermato dall'autorità imperiale e quindi sollecitò Costanzo affinché fosse sicura la sua presenza. L'imperatore scelse la sede di Arles, decise in fretta tutto lui e Atamasio fu condannato, con l'approvazione di tutti i partecipanti. Liberio, che non era presente, denunciò tale atto come una specie di tradimento e sollecitò a Costanzo un nuovo Concilio (a Milano nel 355). Lì Costanzo si dimostrò ancora più risoluto e l'arianesimo sembrava dovesse diventare dogma del cattolicesimo, però mancava l'appoggio di Roma e Costanzo si rese conto che questo era necessario, se voleva avere veramente la meglio. Ma Liberio non era facile da convincere e Costanzo lo fece arrestare e portare alla sua corte di Milano. La risposta di Liberio alle ingiunzioni di Costanzo sono, per una volta (visto che si tratta di un santo) degne di un uomo: "Per me le leggi della Chiesa vengono prima di ogni cosa; non le tradirò mai per poter essere liberato!" (segue)
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    Messaggio Da Lemond Mer Lug 09, 2014 9:20 am

    Nera luce, parte Ottava (XXXI) 




    Etica laica, Etica religiosa 


    Per etica laica (nota mia: io direi laicista) s'intende quella fondata su argomenti tra i quali non rientra quello di autorità: un'etica senza rivelazioni e senza magisteri divinamente assistiti. Libri non di ciclismo - religione ed altro - Pagina 15 Bigsmile Con etica religiosa, tutti sanno che s'intende. (nota mia: un ossimoro Libri non di ciclismo - religione ed altro - Pagina 15 Wink ) 
    Stiamo riflettendo quindi sui rapporti fra etica ed "etica". 
    Noto subito che anche l'argomento di autorità può essere ragionevole se non si tratta di autoritarismo. Nel caso, ad es. del magistero pontificio ci sono argomenti pro e contro: i primi consistono nell'esperienza bimillenaria, con centinaia di specialisti del cui pensiero il papa può giovarsi; i secondi nella tenacia con cui sono state e sono sostenute posizioni superate dall'etica comune e anche da molti "credenti". 
    La conseguenza sintetica di ciò è, a parer mio, che accettare un'autorità in base a buoni argomenti personalmente controllati è atto dell'uomo ragionevole, accettare un'autorità perché si proclama tale, è atto del fanatico. Libri non di ciclismo - religione ed altro - Pagina 15 Muro
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    Messaggio Da Lemond Gio Lug 10, 2014 11:36 am

    Il terrore nel frattempo regna nell'impero e Costanzo si decide a rimettere in libertà Liberio, anche perché quest'ultimo firma una formula sulla natura del Verbo simile a quella ariana. Il Falconi osserva che in definitiva Liberiò rinnegò soprattutto sé stesso e tutto il suo più coerente passato. In ogni modo Liberio ritorna a Roma, da dove viene cacciato "a furor di popolo" l'antipapa Felice e l'episodio è significativo, perché registra per la prima volta l'intervento della popolazione (i patrizi, naturalmente) nelle vita di un papa. Liberio riassume dunque le sue funzioni, anche se all'ombra di un'ignominia che non si cancellerà, mentre nell'impero continuano le dispute ideologiche, che si trascinano da un concilio all'altro. Liberio morì il 24 settembre 366 e l'indegno periodo finale non gli impedì di essere fatto santo. Wink


    Ultima modifica di Lemond il Gio Lug 10, 2014 12:16 pm - modificato 1 volta.
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    Messaggio Da BenoixRoberti Gio Lug 10, 2014 11:40 am

    Lemond ha scritto:Liberio morì il 24 settembre 1966
    Prca miseria, avrei potuto incontrarlo! Laughing Wink
    A Matusalemme je faceva 'n baffo. Mortacci sua!
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    Messaggio Da Lemond Sab Lug 12, 2014 9:57 am

    Nera luce, parte Ottava (XXXII) 

    Si può RITENERE che ai laici(sti), come ai cattolici, possa interessare solo l'etica più vera (quella cioè più argomentata) e ad es. (con Possenti) devo sostenere che non esiste una bioetica laica(sta) contrapposta a quella religiosa, ma una sola bioetica. E quindi anche per i cattolici, deve valere il motto (un po' corretto) "Amicus Petrus sed magis amica veritas". Petrus è utile solo se concorre a scoprire l'etica umana universale; etica che nessuno ha già in tasca e che chiunque impara continuamente anche dagli altri. L'etica è un paesaggio fatto solo di tesi e argomenti.
    L'etica universale si può, però, a ben guardare "frazionare", se si vuol includere (o no) in essa *dio*. La discriminazione non è più l'autorità del magistero storico, ma proprio l'esistenza di un dio. Così per Scarpelli laica(sta) è quella "etsi deus non daretur", ma non tutti sono s'accordo; ad es. Possenti ritiene dio accessibile ALLAragione laica(sta) non riduttiva e quindi ritiene (come gli apofatici credenti) dio parte integrante dell'etica laica(sta) universale.
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    Messaggio Da Lemond Dom Lug 13, 2014 10:30 am

    San Damaso

    Morto Liberio (24/09/366), l'elezione del successore determinò in seno al clero e al popolo (patriziato) romano la formazione di due fazioni, riguardo la politica da adottare con gli eretici e la maggioranza (conciliante) elesse Damaso, uno spagnolo di famiglia patrizia, ma gli intransigenti, intanto avevano consacrato Ursino. L'ardore di Damaso e Urbino per occupare la sede episcopale, racconta Ammiano Marcellino, "superava qualsiasi ambizione umana". I due arrivarono a uno scontro armato e il santo ebbe la meglio e, con l'aiuto dello s.s, nella basilica di San Sicinnio furono trovati i cadaveri di 137 morti (quasi tutti della fazione di Urbino). Ma d'altra parte la posta in gioco era molto alta, perché una volta raggiunto quel trono, si poteva godere in santa pace della fortuna assicurata dalle donazioni delle matrone, si andava in giro su un cocchio vestiti elegantemente e si partecipava a banchetti, il cui lusso supera quello della tavola imperiale. Wink (segue)

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    Messaggio Da Lemond Ven Lug 18, 2014 9:00 am

    Nera luce, PARTE Ottava (XXXIII)

    Io tendo a pensare, diversamente da Scarpelli e Possenti, che dio non fornisca alcuna tesi e argomenti rilevanti in etica. L'essenza di dio è, lo abbiamo constatato, come un abisso, un buco nero per la ragione umana realistica. Ma anche chi si voglia arrogare il diritto di sostenere la propria capacità di veder chiaro in dio, dovrà concedere comunque che potrà trovare tale etica normativa solo nei RAPPORTI con *LUI*.
    Per il resto la ragione può desumere etica solo dall'antologia degli esseri con cui vive a contatto, dai loro bisogni costitutivi, dalla natura delle cose, dalla logica strutturale delle situazioni, nella luce CHE VIENE dall'intuizione commossa e discussione critica dei valori; dio non c'entra per niente.
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    Messaggio Da Lemond Ven Lug 18, 2014 9:55 am

    Ricevo da Marco La Rosa, un mio amico e collega di insegnamento nei tempi
    andati. Sono cinque scenette molto ironiche e divertenti. La quarta per me è
    "osé" ma io sono molto (forse troppo) bigotto da questo punto di vista.
    Buona lettura

    Le cinque prove dell'esistenza di Dio

    Ex motu

    Tutto è in movimento, a questo mondo, e ciò che si muove mette in moto altre cose. Deve esistere un Motore Primo.

    Nebbia. Mentre spalancava gli occhi sul bianco nulla che gli si sprofondava davanti e schiacciava l'acceleratore aspettando ad ogni istante di perforare l'ultimo velo che lo escludeva dal mondo reale, dall'immobile notte che sapeva stellata, ripensava ai dipinti di Piero della Francesca.
    La dama dal lungo collo, di spalle nel seguito della regina di Saba, ostentava l'identico gesto della Madonna del Parto. Piero aveva trasformato la quotidianità contadina della mano sul fianco in necessaria geometria. Ma il mistero… h!
    Mentre inspirava, irrigidito, l'urto fermò il correre dei pensieri con un rumore cavo di echi metallici. La carrozzeria appassiva, accartocciandosi come un fiore esotico, e guardò stupito la massa bianca enorme, coricata su un fianco, dell'autotreno. I fari sventagliarono come fotoelettriche di una contraerea.
    Il parabrezza esplose. Milioni di cristalli vorticarono, splendenti dei gelidi e puri colori dell'iride. Affascinato, sentì l'aria umida e fredda sulle labbra e sugli occhi. L'inerzia lo spinse in mezzo ai montanti, come per guardare da più vicino quel che accadeva.
    Lo sterzo gli si appoggiò potentemente sul tronco. Flesse e spezzò una a una, con un sordo scatto, le costole. Quando, con un suono più cupo, anche lo sterno si ruppe, il piantone si separò dalla corona e affondò, senza fine.
    Stridendo con mille scintille sulle lamiere, libero dalla vernice e affilato, l'orlo del cofano raggiunse la bocca, tagliò il labbro e troncò i denti dell'arcata superiore in un odore acre di pietra focaia.
    Con uno struggente cigolio il motore entrò nella cabina, fracassando gambe e bacino e amputando di netto la mano destra, contratta sulla leva del cambio. All'inguine qualcosa si ruppe in una calda e liquida sensazione, come se avesse orinato.
    L'auto fu ferma e il contraccolpo lo adagiò sullo schienale, separandolo dalla fredda lama del cofano. Gustò il dolce e caldo sapore del sangue.
    Espirò, infine. I fari si spensero e fu solo, nella nebbia, nel silenzio e nel buio. Allora capì. Capì chi erano i tre personaggi. Capì perché l'angelo era corrucciato. Capì gli occhi cerchiati del Cristo. Capì lo sguardo dolente del trombettiere.
    E seppe. Seppe di essere il centro. Immobile punto di fuga di un Universo obbligato alla sua volontà. Non ci fu più né spazio né tempo. Possedette tutto, con un solo atto di onnipotente chiarezza.
    Poi, silenzioso e splendente, lo invase il Dolore.

    Ex causa

    Tutto, a questo mondo, è l'effetto di qualcos'altro, in una lunga catena di causalità. Deve esistere una Causa Prima.

    "Proprio così, caro signore, causa e effetto non esistono"
    "Il suo è un paradosso! Un esempio banale. Lei emette suoni perché ha un apparato vocale. Questo apparato è la causa…"
    "Per favore! Per favore! Se voglio posso rovesciare il suo esempio. La umana pulsione a emettere suoni ha indotto nella gola bestiale dei nostro progenitori una mutazione ad hoc, la quale…"
    "Ritiro l'esempio. Ne faccio un altro. Una palla da biliardo ne colpisce un'altra, che si muove a causa dell'urto. Che dice?"
    "Il tempo. L'inganno è nel tempo. Lei crede che ci sia prima l'urto e poi il moto della seconda palla. Ma chi le dice che non si tratti di un inganno psicologico? Chi le dice che il suo tempo privato viaggi nella stessa direzione e con la stessa velocità di quello delle due palle da biliardo? Chi le dice che il tempo esista? Chi le dice…"
    "Mi scusi. Se lei nega la realtà assoluta del tempo, se lei nega il tempo, si contraddice. Perché se c'è qualcuno, o qualcosa, per cui il tempo non esiste, se per questo qualcuno, o qualcosa, non c'è rapporto di causa e effetto… allora questo qualcuno, o qualcosa, è il principio ordinatore, il cosmos, la causa incausata…"
    "…o l'effetto incausato, il caos. No, caro signore, no. Né l'uno né l'altro. Il tempo è illusione, il rapporto causa-effetto è illusione. Nulla è causa, nulla è causato."
    "E noi, allora? Cosa siamo?"
    "È una domanda paradossale"
    "In che senso?"
    "In nessun senso"
    "Come sarebbe a dire?"
    "Sarebbe a dire che il senso rimanda a una causa, e non esiste causa. La sua domanda non ha senso perché nulla ha senso"
    "Lei mi sta parlando!"
    "Crede"
    "La sento!"
    "Rumori di fondo"
    "Non scherzi. Le sue parole, anche se difficili da accettare, hanno un senso. Questo è un dialogo"
    "Ancora lei cerca un ordine, una causa, dove non ce ne sono. Un granello di polvere vortica nel sole fra milioni di altri granelli, e si meraviglia, si bea dell'ordine mirabile di quel moto, che è pura gratuità"
    "Ma io, al contrario del granello, sono cosciente!"
    "Cosciente di che?"
    "Dell'ordine…"
    "Non c'è ordine"
    "Del perché…"
    "Non c'è perché"
    "Della causa…"
    "Non c'è causa"
    "Di me!!!"
    "Lei è cosciente di un sacco di cose che non ci sono, caro signore. Lei non esiste"
    "Ma io so di esistere!"
    "Lo provi. Lei è un rumore di fondo"
    "E lei?"
    "Anche"
    "Che ci resta, allora?"
    "Il silenzio"
    "Ma…"
    La scarica di fucileria pose fine al dialogo. Mentre il plotone si allontanava, un soldato chiese al compagno:
    "Perché li abbiamo fucilati?"
    "Non so"

    Ex contigentia

    Tutto, a questo mondo, è contingente rispetto a qualcos'altro. Deve esistere un Essere Incontingente.

    Venticinquesimo piano.
    "È una bella giornata, sto bene, tutto è a posto"
    Qualcosa lo inquietava. Ma per quanti sforzi facesse gli sfuggiva. Problemi economici? Non era una novità. Aveva sempre cercato di non preoccuparsene troppo. Tutto si era sempre risolto, più o meno. No, non era questa la ragione della sua inquietudine. Calma. Doveva solo analizzare con calma i propri pensieri e avrebbe trovato la causa del disagio. Gli era successo altre volte e ne era sempre venuto a capo.
    Quindicesimo piano.
    "È una bella giornata, sto bene, tutto è a posto"
    Sì, qualcosa non andava. I figli? Mio dio, i figli gli davano un sacco di preoccupazioni, ma per fortuna era abbastanza egoista da sopportarle con filosofia. I figli! Si sa come sono, i figli. No, niente figli, era qualcos'altro.
    Quinto piano.
    "È una bella giornata, sto bene, tutto è a posto"
    Da capo. Niente questioni economiche, niente figli. Sua moglie. La scenata. Erano anni, oramai, che si rinfacciavano il proprio squallore. Non era stata piacevole, l'ultima scenata. Forse era questa la causa, ma… indiretta. C'era dell'altro.
    Primo piano.
    "È una bella giornata, sto bene, tutto è a posto"
    Piano terra.
    "Ecco cos'è!"
    E sorrise mentre, a duecento chilometri l'ora, urtava il selciato.

    Ex gradu

    Tutto, a questo mondo, presenta diversi gradi di perfezione in ogni qualità. Deve esistere, luogo dei massimi gradi, un Essere Perfetto.

    Commissariato
    Io non volevo glielo avevo detto a Franco e Andrea non ci vengo gli avevo detto lasciate fare gli avevo detto ma loro duri finocchio stronzo ma di che cazzo hai paura se la fa addosso dice Franco allora sono andato siamo arrivati ai pratini alle undici, undici e mezzo là dice Franco dove là alla siepe la Punto blu metallizzata coi finestrini appannati allora con la mazza pam nel finestrino e con la catena giù sul cofano ma che cazzo fa quello e lei strillava e si reggeva le tette zitto stronzo dice Franco e gli ha mollato la catena sugli occhi e quello giù io non ho fatto nulla lei parlava piano piano ragazzi faccio quello che volete non mi picchiate non mi picchiate allarga le cosce dice Andrea l'ha tirato fuori anche Franco gliel'ha messo in bocca lei non voleva l'ha presa a calci io guardavo, guardavo volevo scappare tocca a te dice Andrea non sapevo che fare al nostro amico non gli tiri dice Franco ora ti spacco la testa e lei stronzo lasciati fare e piangeva e me l'ha succhiato io non volevo dio quando lo sapranno i miei.

    Procura
    Io non volevo. Glielo avevo detto a Franco e Andrea. Loro insistevano. Mi hanno costretto. C'era una macchina. Si sentiva che scopavano. Abbiamo sballottato la macchina. Per scherzare. Poi quello è uscito. Urlava come un matto. Vi faccio un culo così. Vi spacco il culo. A chi? Ha detto Andrea. Quello aveva qualcosa. Una chiave. Un cric. Si è spaccato un vetro. Ammazzali! Ammazzali! Urlava lei. Poi quello è caduto giù. Lei ha smesso di urlare. Non so niente di mazze e catene. Lei non parlava. Che facciamo bella? Ha detto Andrea. Si è sdraiata sul sedile. Ha allargato le gambe. Giuro. Allora si è avvicinato anche Franco. Lei glielo ha tirato fuori. Glielo ha preso in bocca. Poi si è accorta di me. Io stavo là a guardare. Vieni anche tu! Mi ha detto. Io non volevo. Me ne volevo andare. Sono uno perbene io.

    Tribunale
    Io non volevo, signor giudice; lo so come vanno a finire certe cose e l'avevo detto a Franco e Andrea: se troviamo qualcuno che non sta allo scherzo ci tocca fare a cazzotti.
    Ma loro insistevano e, alla fine, sono andato anche io. Lo sa come si dice, signor giudice: per compagnia prese moglie un frate.
    Ai pratini notammo subito la macchina; luce accesa, gridolini: sembrava un teatro. Due esibizionisti, signor giudice.
    Quando si sono accorti di noi ci hanno chiamato. "Guardate qua," dicevano "che ve ne pare? Volete fare anche voi?"
    Noi pensavamo: questi ci prendono in giro. "Ma andate a quel paese, stronzi!" gli diciamo (scusi il termine, signor giudice) "andate in un albergo!"
    Quello esce come un matto e si mette a scazzottare Andrea: si è perfino spaccato un finestrino. E lei urlava: "Finocchi! Finocchi!" Proprio così, signor giudice: tutta nuda e facendo certi gesti con la lingua. Poi quello è inciampato e ha battuto la testa da qualche parte.
    Lei si è scatenata: "Tutti e tre! Vi voglio tutti e tre!" Una pazza, signor giudice. Io non avrei voluto, mi faceva anche un po' paura, ma poi… siamo uomini, signor giudice.

    Appello
    Io non voglio negare i fatti, signor presidente: andammo ai pratini e vedemmo la macchina; ci fu quella disgraziatissima zuffa e la colpa fu nostra; per questo abbiamo già pagato.
    Ma quando sento quella là piangere e urlare che l'abbiamo violentata, allora non ne posso più, signor presidente. E anche la faccenda dei congiungimenti orogenitali…
    Questa storia si trascina da dieci anni, signor presidente. Io ho il mio lavoro, la mia famiglia, i miei figli: non ne posso più di tutto questo fango.
    E poi, signor presidente, che ci accusa? Una pazza uscita dal manicomio… casa di cura, mi correggo. Il suo ragazzo l'ha lasciata: neanche lui deve essere tanto sicuro di lei e della sua ricostruzione dei fatti.
    Le chieda che cosa ci faceva ai pratini. Raccoglieva le margherite? M'ama non m'ama? Il kamasutra, signor presidente!
    Dieci anni nelle aule dei tribunali, dieci anni sui giornali. Io sono stato violentato, signor presidente. E pensare, signor presidente, che non volevo neanche andarci, io, ai pratini.

    Ex fine

    Tutto, a questo mondo, corre verso un fine. Deve esistere un Fine Ultimo.

    …ora, non v'è alcun dubbio che tutto, nel mondo, è ordinato secondo un fine.
    Tale fine appare naturale. Tutte le creature, dalle più semplici alle più complesse, e anche gli esseri inanimati, concorrono infatti alla sua realizzazione, secondo una meravigliosa gerarchia.
    È evidente che la pietra è fatta per essere tagliata in lastre, la cui funzione è quella di formare i pavimenti, che ci sorreggono. Le foreste servono a produrre legname, materia prima utilissima per la costruzione delle più svariate strutture, e cellulosa, necessaria per le fabbricazione della carta. Oltre a queste funzioni, per così dire primarie, le foreste ne svolgono altre, secondarie. Meta di passeggiate corroboranti, ambiente vitale per la selvaggina che ci dà cibo e svago, ornamento delle nostre montagne.
    E gli animali? Ciascuno ha una precisa funzione. Alcuni allietano la vista, altri l'udito. Alcuni sono piacevoli da accarezzare, altri ci danno il cibo. Alcuni forniscono la loro forza lavoro, altri producono lana, setole, piume.
    Dunque tutto, nel mondo, ha un fine, e questo fine è l'uomo, la sua realizzazione, il suo benessere, la sua felicità.
    E l'uomo, è lecito chiedersi, l'uomo ha un fine?
    La risposta è affermativa. Anche l'uomo fa parte di questa mirabile e armonica costruzione, ne è, anzi, la chiave di volta.
    Qual è il fine dell'uomo? Questa è la domanda a cui dobbiamo rispondere. Ma occorre prima analizzare la specie umana nelle sue articolazione.
    Anche un osservatore superficiale si accorgerà che la specie umana è disomogenea. Gli uomini non sono tutti uguali. Pur escludendo i casi limite (i deformi, i dementi, i pazzi, gli asociali, i criminali, tutti gli esseri, insomma, sub-umani), è evidente che alcune razze umane (la nera, ad esempio) sono manifestamente inferiori ed adatte a ruoli subalterni rispetto alla razza bianca (la più nobile e la più dotata intellettualmente). Naturalmente quando parlo di razza bianca mi riferisco esclusivamente alle stirpi ariane indoeuropee.
    Ma fra le società in cui si articola la razza bianca, anche al loro interno, si instaura una sublime gerarchia. Così alcune nazioni, alcuni uomini, i migliori, possono realizzare pienamente le proprie potenzialità economiche, culturali, politiche sfruttando il lavoro, i servizi e lo spirito di sacrificio altrui.
    Ed eccoci al quesito ultimo. Quale è il fine degli uomini che governano le più nobili nazioni della razza bianca?
    La risposta è duplice.
    In primo luogo: questi uomini sono i custodi della gerarchia finalistica che informa il mondo.
    In secondo luogo: essi si dedicano alla ricerca del Bene, della Bellezza, dell'Assoluto, e in questa ricerca realizzano il Fine Ultimo del mondo.
    Grazie.
    La prossima conferenza si terrà domani alla stessa ora. Adesso tutti in ordine alle baracche.
    Schnell!!!
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    Messaggio Da BenoixRoberti Ven Lug 18, 2014 7:47 pm

    Non è un libro, ma una piccola poesia sì.
    Non potevo farmi sfuggire l'occasione di mettere in crisi il "Lucifero di Empoli".

    Morris l'originale ha scritto:L’immortalità dei miti, delle leggende, dell’anima dei popoli attraverso singoli cantori, rappresenta un passo basilare della cultura, di quel soldato che ognuno cerca di avere in sé, per germogliare luce e vivere più denso quel tratto chiamato vita.
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    Messaggio Da Lemond Sab Lug 19, 2014 9:26 am

    BenoixRoberti ha scritto:Non è un libro, ma una piccola poesia sì.
    Non potevo farmi sfuggire l'occasione di mettere in crisi il "Lucifero di Empoli".

    Morris l'originale ha scritto:L’immortalità dei miti, delle leggende, dell’anima dei popoli attraverso singoli cantori, rappresenta un passo basilare della cultura, di quel soldato che ognuno cerca di avere in sé, per germogliare luce e vivere più denso quel tratto chiamato vita.

    Crisi di crescita. Wink
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    Messaggio Da Lemond Dom Lug 20, 2014 12:56 pm

    San Damaso (segue)

    Del resto questo malcostume ecclesiastico non è denunciato soltanto da uno scrittore pagano, come Ammiano Marcellino, perché anche San Girolamo (segretario di San Damaso) ricorda che quando quest'ultimo aveva tentato di convertire il prefetto di Roma, Pretestato, si sentì rispondere con quello che a quei tempi era diventato un luogo comune: " Senz'altro, però voglio essere eletto vescovo di Roma!". E sempre San Girolamo ci avverte che ci sono molti ecclesiastici che fanno consacrare diaconi e preti solo per poter fare visita liberamente alle donne e continua "Pensano solo a vestirsi bene, a profumarsi e i calzari devono essere perfetti, a guardarli bene, li prendi più per vagheggini che per chierici".
    L'anno seguente a Ursino fu permesso di tornare a Roma, ma, ricominciati i tumulti, Valentiniano decise per l'esilio perpetuo. San Damaso, grazie alla sconfitta di Ursino e in virtù anche della proprio personalità riuscì a far avere la primazia alla sua sede e da lì in poi si dirà "Dov'è Pietro, là è la Chiesa". E quindi la Santa Chiesa Cattolica e Apostolica, diventa anche Romana. Very Happy
    Da lì in poi, l'arianesimo perde terreno e i nuovi imperatori (Graziano e Teodosio) non tollerano più l'eresia e arrivano addirittura a promulgare la pena di morte per chi interpreta le scritture al di fuori della "ortodossia". Il Concilio di Costantinopoli nel 381 affermò la divinità dello Spirito Santo. San Damaso morì l'11 dicembre 384 e, nonostante tutti i suoi difetti, si può dire che abbia fatto tanto per  la sua parte e quindi giustamente ... santificato. Wink
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    Messaggio Da Lemond Mer Lug 23, 2014 9:15 am

    Nera luce, parte Ottava (XXXIV)

    Il dio (aporetico o koanico) della metafisica, qualora fosse riconosciuto dotato di senso ed esistenza, non potrebba mai considerarsi come fornitore di contenuti etici normativi: dio è troppo imperscrutabile perché gli si possa leggere dentro.  
    Arriverei perfino a dire che è irrilevante anche come origine, perché o comanda l'etica vera, quella che la ragione riconosce per virtù propria e allora meriterebbe obbedienza, ma è superfluo il suo intervento; oppure detta un'etica contraria ed allora è un tiranno etico, cui si dovrebbe disobbedire e si obbedisce, semmai, solo per paura.  
    Anche dio, se esiste, è misurato dalla legge eterna (ontologica, logica, etica) valida in sè e per sé e non perché lo dice qualcuno.
    A dio può restare la funzione di giudice e remuneratore escatologico, puro braccio della *legge*.
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    Messaggio Da Lemond Gio Lug 24, 2014 1:00 pm

    San Siricio

    Era stato diacono sotto Liberio e Damaso e fu eletto papa in una data imprecisata del 384, non senza la solita opposizione degli ursiniani. Fu il primo papa ad emettere una lettera c.d. decretale: in essa si passa dal semplice ammonimento ad una vera e propria legge ecclesiale, dall'alto dell'autorità del Vescovo di Roma, in altre parole è il primo "ipse dixit" della storia cattolica. Per rafforzare la sua autorità convoca un concilio nel 386, ove si afferma, una volta di più, il primato del vescovo di Roma su tutti gli altri. Questo 386 è importante per la storia della chiesa soprattutto per un altro motivo: la conversione (dal manicheismo) di Agostino di Ippona, battezzato l'anno successivo da Sant'Ambrogio.
    A Roma arrivò in quegli anni, dall'Oriente il monachesimo, in una forma di esagerato ascetismo, ma che si trasformò, di lì a poco, in disordine e dissolutezza. Esempio preclaro fu un certo Gioviniano nella cui dottrina non c'era nessuna differenza fra castità e lussuria: il vero cristiano non compie mai peccato, se ha assimilato l'essenza del battesimo, tutto, per lui, è lecito. Wink Questa eresia, va detto però che durò poco, così come quel primo monachesimo.
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    Messaggio Da Lemond Sab Lug 26, 2014 8:19 am

    Nera luce, parte Ottava (XXXV)

    Tutte le religioni teiste si proclamano *rivelate* da dio stesso e quindi detentrici di un'etica valida autoritativamente (al di là degli argomenti).
    Ma, possiamo rispondere che:
    a) Occorrono argomenti di ragione (comunque) a favore dell'origine divina di questa o quella *asserita rivelazione* e tra gli argomenti non può certo mancare il valore universale della loro etica. (nota mia: è un po' il gatto che si morde la coda).
    b) Tutte le religioni teiste asseriscono che il loro dio è quello eticamente perfetto e che quindi proprio la loro etica rivelata è *QUELLA*. E allora sarà facile, per loro, trovare argomenti di ragione che la confermino.
    In definitiva il filosofo morale, credente o no, può tenere in considerazione le etiche "rivelate", ma come insieme di suggerimenti, perché neppure il credente (nota mia: pena altrimenti trasformarsi in credino) può accettarle in virtù del principio di autorità.
    La fede, se è un atto umano, è sempre "sub iudice" e giudice ultimo, anche secondo la volontà di dio, non può essere che l'uomo.
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    Messaggio Da Lemond Dom Lug 27, 2014 8:05 am

    San Anastasio

    Figura insignificante questo papa, consacrato nel 399, il cui atto principale che si conosca è il decreto relativo all'obbligo, per i preti, di ascoltare in piedi la lettura del vangelo fatta dai diaconi, Nel 400 condanna le opere di Origene e il traduttore, Rufino, che era in polemica con San Girolamo. In questo periodo accadono cose più importanti, per Roma, perché nel novembre del 401, Alarico, re dei Goti, invade il Nord'Italia, fino a Piacenza e minaccia Milano, dove risiede Onorio (imperatore d'occidente).
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    Messaggio Da Lemond Mar Lug 29, 2014 8:54 am

    Nera luce, parte Ottava (XXXV)

    Tutte le religioni teiste si proclamano *rivelate* da dio stesso e quindi detentrici di un'etica valida autoritativamente (al di là degli argomenti).
    Ma, possiamo rispondere che:
    a) Occorrono argomenti di ragione (comunque) a favore dell'origine divina di questa o quella *asserita rivelazione* e tra gli argomenti non può certo mancare il valore universale della loro etica. (nota mia: è un po' il gatto che si morde la coda).
    b) Tutte le religioni teiste asseriscono che il loro dio è quello eticamente perfetto e che quindi proprio la loro etica rivelata è *QUELLA*. E allora sarà facile, per loro, trovare argomenti di ragione che la confermino.
    In definitiva il filosofo morale, credente o no, può tenere in considerazione le etiche "rivelate", ma come insieme di suggerimenti, perché neppure il credente (nota mia: pena altrimenti trasformarsi in credino) può accettarle in virtù del principio di autorità.
    La fede, se è un atto umano, è sempre "sub iudice" e giudice ultimo, anche secondo la volontà di dio, non può essere che l'uomo.
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    Messaggio Da Lemond Mer Lug 30, 2014 10:53 am

    Innocenzo I

    Ad essere eletto papa, dopo Anastasio, fu il di lui figlio Innocenzo, che regnò dal 401 al 417. Notevole fu, con lui, l'incremento del primato di Roma, perché (a differenza del padre) aveva una notevole personalità e da molti è stato addirittura considerato il primo vero papa, anche se altri propendono per il futuro Leone I. Nel primo periodo Innocenzo fu preso dalle tragiche vicende di San Giovanni Crisostomo (bocca d'oro). Il papa era convinto dell'innocenza di costui, ma non poté far nulla per farlo rientrare dall'esilio, dove era stato mandato dall'imperatrice Eudossia e dal patriarca di Alessandria: Teofilo. Altro episodio importante fu il sacco di Roma (Alarico 410), logica conseguenza di un impero sempre più indifeso. Alarico, va detto, ancorché barbaro, era pure cristiano (ariano) e qualche assicurazione deve aver dato a Innocenzo circa le modalità del saccheggio, perché poi è stata tramandata la leggenda che il papa è stato una specie di precursore di Leone Magno, come "defensor urbis".
    Passata l'orda barbaro/cristiana Innocenzo lottò e distrusse l'eresia degli ultimi manichei e quella nuova di Pelagio. che non riconosceva il peccato originale e dava importanza risolutiva per la salvezza al solo libero arbitrio.
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    Messaggio Da Lemond Gio Lug 31, 2014 9:59 am

    Nera luce, parte Ottava (XXXVI)

    C'è forse un ultimo errore o equivoco da rimuovere: l'opinione oggi largamente condivisa, per es. da Engelhardt, che l'etica laica sia, per sua essenza, necessariamente "debole", limitata, "vuota", dubitosa, relativista, in una sola parola: non-cognitiva, e sia invece "forte", ricca di contenuti, sicura della propria verità, in un sola parola: cognitiva, l'etica filosofica teista.  
    Se quanto detto finora funziona, l'etica teista è quel che è, perché il dio filosofico non rivela nulla sul tema e a me la questione dio sembra, come sembrava al meraviglioso Levin della fine di "Anna Karenina", molto più oscura della questione etica.  
    Il pensiero laico (ista) dovrebbe essere sempre meno condizionato e ideologizzato specularmente dall'avversione per *un'autorità autoritaria* (sic) e non confondere la rigidità col rigore e quindi recepire i suggerimenti erogati con buone ragioni dalla parte avversa.  
    Le fazioni sono buone per arricchire di punti estremisticamente chiari la sintesi laica-universale che resta da compiere; non sono esse stesse la sintesi.
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    Messaggio Da Lemond Ven Ago 01, 2014 9:00 am

    San Zosimo (417-418)

    Il suo pontificato fu pieno di difficoltà, causate dal pelagianesimo che, nonostante la condanna estrema di Innocenzo, non era scomparso, anzi ... Celestio, il discepolo di Pelagio si presentò a Roma per aver modo di discolparsi da false accuse e pronto a ripudiare tutto ciò che il Concilio di Innocenzo aveva condannato. Il risultato fu che venne riconosciuto da Zozimo pienamente ortodosso e comunicò la notizia ad Agostino e agli altri vescovi. Essi supplicarono Zozimo di non abolire le decisioni di Innocenzo sul Pelagianesimo, facendogli capire che era stato ingannato, ma il papa non se la sentì di riconoscere di aver fatto una magra figura e tutto rimase in sospeso. Il chiarimento venne dal Concilio di Cartagine (maggio 418) che condannò di nuovo i seguaci di Pelagio e l'imperatore Onorio, da Ravenna, emetteva un rescritto nel quale dichiarava tale dottrina perturbatrice dell'ordine pubblico. Celestio non si sentì più tranquillo e scappò da Roma.
    Riparato in qualche modo il primo comportamento imprudente, Zozimo ne commise subito un secondo: un prete, scomunicato dal vescovo Urbano di Sicca, aveva proposto appello a Roma; cosa impossibile secondo il diritto canonico africano. Zozimo invece accettò, senza rendersi conto di commettere un grosso errore diplomatico che poteva portare anche a uno scisma, ma per fortuna tutto si risolse con la morte del papa. Wink

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