GRAN LAVORO CT
PARTE 2 di 2 (continuazione)
Davide tira fuori una idea che è l'idea del buon senso, del buon padre di famiglia. Ovvio che la cosa riscuota enorme consenso e che se ne discuta fra le società di base con interesse ed ammirazione.
In quei giorni aveva fatto scalpore che in una regione di grande tradizione ciclistica, la Toscana, le società si dovessero tassare per creare un minimo di calendario agonistico juniores decente.
http://www.tuttobiciweb.it/index.php?page=news&cod=66185
Nel mentre il capo della Struttura Amatoriale Nazionale in una intervista al sito della Dynamo Bike Challenge (del suo amico toscano Vincenzo Manes) discettava su come avviare i giovani al ciclismo amatoriale ... Orrore!
http://www.dynamobikechallenge.org/intervista-a-gianluca-santilli/
Fra me, viste le premesse precedenti, dico: "Caspita, però, Cassani ha davvero incarnato il senso della sua missione con coraggio e lungimiranza", "questa non è una proposta di democristianità, semmai - per chi crede - una proposta di solidarietà cristiana, o laicamente una proposta di buon senso umano di specie, dove gli adulti pensano ai ragazzi come loro prospettiva naturale".
E mi dico "Bravo Davide!", sentendomi in colpa per avere dubitato della sua genuinità nell'assumere l'incarico.
Diamine, quella è la strada! E a dirlo è un amico (e dovrebbe esserlo umanamente, con umanità intendo) del vertice che domina la federazione.
La proposta viene presa subito in esame dall'attentissimo e brillante a part time, Marco Bonarrigo sul suo blog CyclingPro, dove lo stesso preconizza una intelligente ed innovativa (solo per l'Italia) integrazione fra eventi massivi di ciclismo per tutti ed il ciclismo giovanile, con questo a fare da cuore e motore in una logica di prospettiva. Sacrosanto!
Il pezzo si chiude con l'annuncio di una seconda puntata dedicata all'analisi delle esperienze estere del settore. Di quella seconda puntata non si vedrà mai la pubblicazione.
Che il datore di consulenza a Cycling.it abbia intimato o convinto il suo lobbista a non parlare di quello scomodo argomento?
http://blog.cyclingpro.it/2014/03/18/gran-fondo-per-salvare-il-ciclismo-giovanile1/
La seconda puntata è rimasta nel tablet di Bonarrigo?
Peccato perché certamente avrebbe contenuto delle idee guida per una strada da buoni padri di famiglia e non da assatanati speculatori granfondisti o da geronto-campioni a caccia della mortadella.
Ci si aspettava che a quel punto fosse Di Rocco ad intervenire ed anche il patron della Granfondo Roma (padrone e dominus della gerontocrazia granfondista).
Cosa costava fare propria quella proposta? Alla Granfondo Roma solo circa 7000 euro, una inezia su un bilancio che si dice di 500.000 (su cui torneremo noi e magari anche altri).
Niente, no comment, nada, rien, nichts.
Dalla federazione e dal suo vertice NIENTE!!!Argomento off limits, non all'ordine del giorno. "Questo non è un argomento di cui ci stiamo occupando adesso" direbbe con interessata alterigia la presidente Boldrini.
Non penso che Santilli e Di Rocco, soci in Bicitaly (società della Granfondo Roma) siano così braccini da non voler rinunciare ad una "miseria" di 7000 euro (il valore di una bella gara juniores).
Magari anche, ma lo escluderei per decenza umana. Piuttosto penso che ci sia proprio una precisa intenzione, ASSURDA, di disincentivare il tesseramento agonistico. Un obbrobrio inspiegabile.
Gli juniores sono un minimo pagati (meno che in passato e non è un male) per correre, mentre gli amatori pagano per correre e sappiamo a chi vanno i soldi, che ancora si fatica a capire se vengano reinvestiti nel ciclismo, come gli statuti ASD prevederebbero per legge, disattesa ed aggirata.
Ma allora, ad inizio stagione, quello era solo un sospetto "complottista" non corroborato da sostanziali prove, sebbene da tanti piccoli e disseminati segnali.
La prova la fornisce invece direttamente il presidente federale Di Rocco ad un consiglio federale di luglio in cui propone di fare tesserare tutti gli juniores come amatori, lasciando (si dice) il resto dei consiglieri federali senza parole e nel palpabile imbarazzo, tanto che i mormorii portano gli stessi all'uscita dal consesso nazionale a diffondere questa insana cosa alla stampa.
Non bastava che le risorse del ciclismo di base per l'antidoping venissero ampiamente drenate dalle granfondo di interesse privato per ripulire un minimo le stesse e rendere quindi meno discutibili gli introiti da agonismo attempato degli organizzatori di queste. Le risorse per la salute dei giovani vengono deviate insensatamente per garantire e certificare meglio degli introiti privati.
Oltre al danno, la beffa! In barba ad ogni missione olimpica e statutaria del ciclismo e della federazione.
Tuttobiciweb lo riprese subito:
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Forse quella di Renato Di Rocco è stata solo una boutade, una nugae, una bagattella per vedere l’effetto che fa. Ma nell’ultimo Consiglio Federale del 20 giugno scorso se ne è uscito con l’ideona: perché non inserire la categoria juniores nell’attività degli amatori? Sarebbe un modo come un altro di togliere pressione ad una categoria sofferente, dove esiste molto agonismo, ma che negli ultimi anni vive anche di molti abbandoni tra i praticanti per eccesso di competizioni e di aspettative. Sull’argomento ho sentito espressamente il presidente Federale che si è limitato a dirmi che è stato creato da poco un Gruppo di Lavoro per studiare la soluzione da prendere.http://www.tuttobiciweb.it/index.php?page=news&cod=70899
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Immaginiamoci cosa possa avere pensato in questi mesi Davide Cassani chiamato a dare un futuro al nostro ciclismo, al ciclismo italiano dove il presidente federale pensa di trasformare o congelare gli juniores tutti come amatori, cosa che io considero un investimento a favore degli egoisti speculatori granfondistici.
Non solo non lo hanno voluto aiutare con le briciole di un euro a partecipante della gerontocrazia amatorial-granfondistica, ma soprattutto gli vogliono ridurre ancor di più il parco atleti disponibile, con la scusa della minor pressione, una scusa becera visto l'insano agonismo amatoriale che genera quei profitti che le cicloturistiche non darebbero mai!
Davide, un positivo, un fattivo, un ciclista, a quel punto cosa fa? Testa bassa e pedalare.
Eccolo interessarsi dei ragazzini juniores sparsi sul territorio, chiedere informazioni su di loro, li incontra alle corse, si prodiga in consigli per la giovane promessa che va alla piccola Paris-Roubaix, si confronta con i diesse ed i presidenti di club sulle loro problematiche e scrive, analizza.
Non lavora, come detto, da CT prof 2014, il suo orizzonte è più ampio e guarda ad un Ganna da 21° secolo sperando che lo stesso ripeta i fasti di quello del precedente, ma con i piedi per terra.
Per i fasti il cammino è lungo, irto come il Mortirolo e non si insegnano le vittorie, si insegna un metodo, un metodo di lavoro, un lungo lavoro. Come quello che Davide fa.
Per la cronometro, lui scarsissimo cronoman (ma solo per natura maligna e perché non si può tutto) si avvale dell'Ing. Pinotti che nella difesa della categoria dei jet è certamente migliore della omonima ministra.
Ofelè fa el to mesté si dice a Milano. E Davide sa demandare, coordinare, sovrintendere, esattamente come sia lui che Alfredo Martini spesso "sovrintendevano" i loro capitani.
Per la crono serve metodo, programmazione, non ci si arriva un mese prima e con le ali dell'entusiasmo già tarpate.
Siamo alla vigilia del Tour ed è bene che Davide vada in Francia a sentire il polso della situazione dei nostri, anche perché sin da subito si subodora una grande annata per il nostro vino (sempre più raro) in Francia. Davide da buon fattore, passa prima dal vigneto del novello, passa per Nyon in Svizzera per sondare i nostri ragazzi impegnati negli Europei giovanili. E via a prendere nota le descrizioni di quei ragazzini esattamente come le più mature osservazioni dei colleghi più adulti in Francia.
Questa sì che è musica! Non ci sono primedonne, la primadonna è solo la maglia azzurra, o la maglia tricolore, purtroppo deturpata al Tour da una insensata decisione d'arbitro presidenzial-federale che fa insorgere l'Italia tutta contro la ciofeka federal-kazaka.
Nemmeno Nibali, che dentro la tricolore ci sta, è la primadonna. E Vincenzo lo sa bene, da ragazzo responsabile e guida carismatica del nostro comunque disastrato ciclismo che si tinge di rosa senza nascondere il troppo grigio. Vincenzo sa che la nazionale è importante è che, se servisse, lui vincitore del Tour sarà là a fare il gregario. Beh ci vuole gente intelligente per essere così, ma questo è il frutto, il distillato del ciclismo agonistico tanto vituperato dagli stessi suoi immeritati (in negativo) vertici. Non c'è dubbio, Davide Cassani ha rianimato, rinvigorito, rafforzato, col suo sguardo da dietro quegli occhialetti professorali il nostro ciclismo DI VERTICE, l'unico possibile.
Per tutte queste ragioni e per una generale gratitudine dovuta, mi sentivo di esprimere queste considerazioni e questi pensieri sull'operato di Davide Cassani ben prima della diramazione della nazionale e ben prima dell'esito del mondiale.
Quel mondiale è solo un punto nel tracciato gps che Davide sta faticosamente (più di scalare lo Zoncolan) tracciando per il ciclismo italiano.
Buon lavoro CT.
Ps. Nel ruolo di commentatore tecnico Rai si sono succeduti due personaggi diversissimi e complementari che potrebbero fare tanto per salvare il nostro ciclismo. Anzi, io personalmente non vedo molte alternative.
Cosa sarebbe una federazione con un Davide Cassani a fare da General Manager Tecnico (CT prof e sovrintendente delle nazionali) e un Silvio Martinello a fare da General Manager Gestionale-Amministrativo, con una impronta politica e di marketing con una squadra rinnovata attorno a loro a fare da rappresentanza delle esigenze territoriali?
Manderemmo in soffitta il modello anglosassone in un solo anno!
E invece no, torniamo a terra!
Dobbiamo tenerci la gerontocrazia e la speculazione amatoriale di Di Rocco e Santilli.