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    Messaggio Da BenoixRoberti Lun Dic 02, 2013 1:02 pm

    Promemoria primo messaggio :

    Visto che in questo forum i libri di ciclismo e non occupano un discreto spazio e riscuotono un ottimo interesse, certamente è il caso di aprire un 3d dove riportare titoli di interesse o da suggerire, nel caso siano già stati letti.
    Mi piace l'idea di aprire il 3d con un libro che riporta luce su una vicenda che quasi allo scadere dei dieci anni non ha ancora per molti trovato una spiegazione e la verità.
    ciclismo - LIBRI di Ciclismo - Pagina 2 Copert10

    Parliamo del libro scritto dal giornalista della Gazzetta Francesco Ceniti e dalla mamma di Marco Pantani, Tonina Belletti Pantani. Come affermato dalla signora Tonina è un libro che parte da una maggiore conoscenza del ciclismo, della sua storia e dei suoi personaggi da parte di Tonina. Per stessa ammissione di mamma Pantani, quando Marco visse quei suoi cinque anni terribili, Tonina non conosceva, se non superficialmente il ciclismo ed il suo mondo.
    Dopo dieci anni tutte le ipotesi (che qualche, troppi, cretini definivano complottiste) sul vertice corrotto di questo sport si rivelate fondate ed in larga parte anche dimostrate.
    Questo consente ad un giornalista non di settore, dichiaratamente semplice tifoso, e ad una mamma in cerca di verità terrena, processuale di dialogare sulle tante, ancora troppe ombre sugli ultimi giorni di Marco a partire da quel maledetto mattino di Madonna di Campiglio.
    L'auspicio di mamma Tonina per la riapertura del processo è quello di larga parte degli appassionati di questo sport.
    A questo auspicio si aggiunge anche la richiesta che chi sa adesso parli e dica tutto, a cominciare dai tre tecnici dell'Ospedale Sant'Anna di Como che coordinati dal giudice internazionale Antonio Coccioni (deceduto qualche anno fa) eseguirono gli esami.
    Ciò che si sa di quel Giro 1999 è che:
    - Hein Verbruggen ed altri del suo cerchio quella mattina si presentarono nella hall del hotel senza i bagagli, come se la mattinata dovesse proseguire a Madonna di Campiglio e non secondo il programma del Giro;
    - il presidente Fci Ceruti, che aveva contatti sindacali con la Mapei, voleva dimostrare di non guardare in faccia a nessuno nella lotta al doping ed allora aveva malcelate ambizioni politiche nel centrosinistra.
    Chi sa parli.
    Di recente Giorgio Squinzi ha parlato dei ricatti subiti da Hein Verbruggen, dopo la caduta dell'olandese. Ciò che in molti si chiedono è perché la Mapei abbia poi continuato a sponsorizzare l'Uci ed i suoi mondiali.

    Il libro è stato presentato il 27 novembre nella Sala "Indro Montanelli" della sede Rcs in Via Solferino.

    N.B. Video non visibile con Explorer IE8

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    Messaggio Da vallelvo Sab Dic 27, 2014 1:35 pm

    Non so se leggerò il libro di Davide.
    Dopo tanti anni, la ferita non si è rimarginata. A volte penso come sarebbe stata la vita di questo ragazzo senza la bicicletta. La bicicletta l'ha fatto grande, la bicicletta l'ha distrutto. No! Gli uomini malvagi l'hanno distrutto.

    Sentirà il caldo abbraccio di chi gli ha voluto bene e di chi l'ha rispettato? Non lo so, me lo auguro.

    BUON NATALE PIRATA, perdona il ritardo.
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    Messaggio Da vallelvo Ven Gen 02, 2015 4:47 pm

    Il titolo è "Fausto Coppi La  gloire et les larmes", scritto da Jean-Paul Ollivier.

    Questo post non vuole parlare del libro, ma ricordare un grande che ci ha lasciati troppo presto.

    "Il est 8 h 45, le samedì 2 janvier 1960. Ettore Milani  revient déjà de la villa Carla où il est allé chercher quelques vetements..... ..".
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    Messaggio Da eliacodogno Ven Gen 02, 2015 5:11 pm

    Lemond ha scritto:Non capisco com'è che esce in due versioni qui in Italia? In ogni modo credo che l'originale sia sempre preferibile e quindi mi procurerò il libro in italiano. Grazie dell'informazione.
    La versione francese era disponibile da alcuni mesi, tanto che avevo tentato di acquistarla ma il sito francese in cui l'ho trovato non mi consentiva di farmi spedire l'articolo in Italia... Rolling Eyes
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    Messaggio Da Lemond Sab Gen 03, 2015 8:06 am

    vallelvo ha scritto:Il titolo è "Fausto Coppi La  gloire et les larmes", scritto da Jean-Paul Ollivier.

    Questo post non vuole parlare del libro, ma ricordare un grande che ci ha lasciati troppo presto.

    "Il est 8 h 45, le samedì 2 janvier 1960. Ettore Milani  revient déjà de la villa Carla où il est allé chercher quelques vetements..... ..".

    Avevo provato a chiedere, tempo fa, i libri di J.P.O. (che dal 31/12 ormai è pensionato), ma la libreria francese di Firenze, mi aveva detto che non li aveva, così come (per ora) quello di Riccò. Sad
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    Messaggio Da BenoixRoberti Mer Ago 05, 2015 5:08 pm

    cauz. ha scritto:[mode pubblicità ON]

    scusate l'irruzione pubblicitaria, ma sono certo che qui ci siano lettori interessati.
    durante l'ultimo tour, insieme ad altri redattori di un sito con cui sto collaborando regolarmente, abbiamo raccontato ogni tappa con uno sguardo più personale, che andasse oltre la semplice (e fondamentale) narrazione dei fatti di gara.
    il risultato ci è piaciuto talmente tanto che abbiamo deciso di raccogliere il tutto in un ebook apposta, lo abbiamo completato con i racconti delle nostre trasferte al tour e abbiamo chiesta a marco pastonesi di scriverci una prefazione e a degli amici illustratori di completarne la grafica.
    il risultato si chiama "Quel leggero vagabondare - Storie e visioni dal Tour de France 2015" e da oggi è in vendita a prezzo stracciato (utile giusto a sostenere le spese del sito) sui principali siti di ebook.

    qui trovate la presentazione:
    http://crampisportivi.com/2015/08/04/quel-leggero-vagabondare-storie-e-visioni-dal-tour-de-france-2015/

    qui i link per comprarlo:
    http://crampisportivi.com/ebook-crampi-sportivi/

    se dovesse piacervi o farvi schifo, sarei contento comunque di leggere le vostre opinioni e sarò contento comunque per chi vorrà leggerlo Smile

    fine dello spot pubblicitario. scusate l'interruzione, torniamo alle gare di bmx su raisport1 commentate da un fabretti sempre più improbabile.

    [mode pubblicità OFF]
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    Messaggio Da leonzi Lun Nov 09, 2015 9:35 pm

    qualche giorno fa, cazzeggiando mi ero imbattuto in questo libro, che mi pareva interessante
    The economics of professional road cycling
    e oggi scopro che inrng ne ha fatto una sommaria recensione
    http://inrng.com/2015/11/book-review-the-economics-of-professional-road-cycling/

    Affronta un tema piuttosto attuale visti i continui proclami di squadre, uci e soggetti vari rispetto ad un qualche cambiamento nel modello di conduzione del ciclismo.
    è un libro di stampo accademico, non divulgativo, e anche per questo costa un occhio (139 dollari l'e-book, 179 il cartaceo), ci sarebbe da sperare di trovarvi nozioni e considerazioni solitamente solo immaginate o supposte.
    Sì, lo so, se mi appassiono a queste cose, in confronto a voialtri ho una pietra al posto del cuore Smile
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    Messaggio Da eliacodogno Lun Nov 30, 2015 11:32 am

    Alla fine non sono riuscito ancora a trovare il libro di Riccò (né posso contare sulla traduzione / sintesi di Lemond, che sta vivendo un momento di crisi ciclistica), è possibile?

    Intanto ripesco un appunto di quest'estate, quando non trovando il libro di cui sopra, ho ripiegato sulla biografia di Moser, accorgendomi anzitutto di quanto questo corridore abbia vinto... impressionante.

    ciclismo - LIBRI di Ciclismo - Pagina 2 62376710

    Altri aspetti del racconto, a me che non l'ho visto direttamente correre, sono sembrati un po' strani:

    Moser e il sistema
    In pratica si descrive sempre come solo contro tutti: giornalisti che lo danno continuamente per spacciato, organizzatori che lo boicottano (particolarmente quelli del Giro, per fargli scontare il forfait del Giro 75), avversari che si alleano contro di lui.
    Eppure è passato alla storia come lo Sceriffo del gruppo, uno che le alleanze trasversali al limite le gestiva, prima di subirle.
    Eppure gli organizzatori disegnavano Giri assai morbidi, quasi imbarazzanti a vederli ora, apposta per lui e Saronni.
    In quanto ai giornalisti si sa che qualunque sportivo affermato è oggetto di critiche la parte della stampa, che vinca o che perda.

    Riguardo al sistema Moser lascia campo libero anche a qualche riflessione sui colleghi beccati per doping e sulle sconfitte patite contro tali avversari. Io avrei lasciato perdere

    Moser e i preparatori
    L'ultima parte del libro, la più attuale, non nasconde una presenza sempre più pressante dei preparatori, che intensificano la loro presenza intervenendo anche su programmi stagionali e addirittura tattiche di gara. Moser ne esce furbescamente a 360°, raccontando di momenti in cui, avendo ricevuto determinati consigli tattici, se ne infischiava allegramente.

    ... e Saronni?
    Diciamocelo pure, se uno sente parlare Beppe Conti o chiunque parli con nostalgia di quel periodo, nemmeno parlasse di Coppi e Bartali, immagina che in questo libro Saronni sia parecchio presente. Invece è uno dei tanti avversari, che forse merita una menzione speciale per quanto lo incensa la stampa.
    Al che non so se pensare che Moser abbia voluto sminuire l'avversario, o che quella rivalità a livello sportivo almeno, avesse poco fondamento.
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    Messaggio Da eliacodogno Lun Nov 30, 2015 11:45 am

    Mosso poi dalla passione per gli anni 80 del ciclismo (che conosco poco o nulla) mi sono anche messo a cercare qualcosa su altri protagonisti del periodo, particolarmente Visentini, che mi aveva affascinato durante l'ospitata in una diretta del Tour di qualche anno fa (grazie Bulba)... ma purtroppo nessuno ha scritto una biografia su di lui  diavoletto

    Riporto però un pezzo divertente che avevo trovato qui 


    (Mi rendo conto di essere OT, ma neanche poi tanto.... è più un post che significa: se avete racconti e materiale su Visentini scriveteci un libro che io lo compro subito! drunken)


    1. Non se lo ricorda più nessuno. Ma il ganzo fu uno dei grandi protagonisti di un periodo, i poco raccomandabili anni ottanta di Moser e Saronni, che significarono per il ciclismo italiano il tempo dell’autarchia quasi totale. In un panorama oberato da una moltitudine di gare, perfetta scappatoia dal frustante confronto con i big stranieri, la degustazione di tutti i piatti veniva servita ai due cocchi del pubblico e della stampa: Beppe e il Cecco, sempre e comunque, in ogni maniera e a prescindere dalla qualità degli avversari. Per quasi due lustri furono pochi i ribelli che osarono contestare il duopolio: prima Gibì Baronchelli e Giuàn Battaglin, poi il simpatico discolo Silvano Contini e il nostro oggetto d’osservazione diretta, ovvero Roberto Visentini da Gardone Riviera.
    2. Classe 1957, il ritratto perfetto del corridore italico di quei dì. Talentuosissimo ma zeppo di black out caratteriali, zavorrato tecnicamente dall’inconsistenza agonistica di quel movimento così provinciale. Eppure il gardesano arrivò nei pro, a soli 20 anni, con le stimmate del super: primo iridato juniores della storia, anche campione nazionale della stessa categoria e poi a cronometro nei dilettanti. Un’autentica furia della natura, con la caratteristica inconfondibile dell’arrivo al traguardo con la concorrenza lontana: ‘Roby il solitario’ fu il suo primo nomignolo.
    3. Deviando dall’argomento un accenno doveroso al suo alter ego, il compaesano Claudio Cresseri. Militò col Visenta nella stessa squadra, talento simile e follia addirittura superiore al futuro seganervi della Carrera. Innumerevoli le leggende sulla loro rivalità, ma indimenticabile l’aneddoto di una fuga di Caio: in cima ad una salita, con un buon vantaggio sugli inseguitori, si fermò, estrasse un panino dalla tasca posteriore e aspettò i rivali…Il Cresseri abbandonò l’attività quando capì che, per diventare professionista, avrebbe dovuto fare una cosa mai fatta nelle categorie inferiori: allenarsi!
    4. Tornando all’altro mattocchio, cioé la versione di successo, i suoi rapporti con il mondo dei grandi furono a dir poco problematici; malgrado la protezione di Davide Boifava, uno che si “innamorò” sempre di fuoriclasse dalle caratteristiche uniche (Battaglin, Roche, Pantani). Il diesse della mitica Carrera-Inoxpran, convinto delle doti di Roberto, per un decennio sfidò i sorrisi ironici dei sapientoni dell’epoca. Il Visentini venne ritenuto troppo bello per le fatiche del mestiere e inadatto caratterialmente perchè benestante. Roby d’altronde ci mise del suo: le sue crisi di nervi, durante e dopo la corsa, furono spettacolose. Una volta arrivò a consegnare a uno sbigottito Boifava un sacchetto, contenente la sua specialissima tagliata in decine di pezzi. Amato da alcuni, odiato da molti, rappresentò un bersaglio facile per i fanatici di un certo tipo di ciclismo. Che talvolta, sulla strada, lo insultarono in modo indegno. La (stoica) capacità di sopportazione del bresciano crollò solamente in un’occasione: quel giorno, dopo uno sputo, non fosse stato per l’intervento di un meccanico si sarebbe verificato il primo omicidio della storia del Giro…
    5. Già, la corsa rosa: la sua preferita, la recita che lo vide sempre primattore. Furono anni di Giretti facili, ideati da Torriani per esaltare le doti di Franz e Beppe; percorsi leggeri, privi di salite cattive. A favorirli ulteriormente il regalo di abbuoni assurdi, mezzo minuto, ai vincitori di tappa: fu proprio per quelle simonie che il nostro perse l’edizione del 1983. Infatti, togliendo le bonificazioni, a Udine il biondino dell’Inoxpran si sarebbe vestito di rosa al posto dell’allora campione mondiale Saronni. Il Giro del Guttalax fu però una passeggiata di salute rispetto al 1984 e al 1987.
    6. L’anno del Moser eroe dell’ora fu vissuto pericolosamente da Visentini, che peraltro vinse da fuoriclasse una frazione in quel di Lerici, sotto la pioggia battente. Il problema fu che il bresciano disse, senza alcuna diplomazia, la verità: cioè che l’organizzazione aveva favorito in maniera vergognosa il ballerino di Roubaix cancellando lo Stelvio e chiudendo gli occhi di fronte alle spinte e alle scie motociclistiche a favore del conconiano. In Trentino,salendo verso Selva di Val Gardena, il gardesano fu oggetto della simpatia (…) e delle attenzioni delle legioni moseriane e crollò psicologicamente. Per moltissimi il figlio di papà che osò dileggiare l’idolo delle folle aveva solo ricevuto ciò che si meritava.
    7. Ma la vicenda che segnò la carriera del golden boy si verificò nella drammatica edizione 1987, quella sì dal punto di vista tecnico degna dei Giri più gloriosi. Il compagno di squadra Stephen Roche, co-leader di una Carrera incasinatissima, orchestrò una singolare insurrezione contro la maglia rosa coadiuvato dalle squadre che lo volevano firmare per il 1988. E con la collaborazione anche di amici italiani come l’iridatoArgentin. In una giornata irreale Roby saltò in aria a pochi chilometri dal traguardo, vanificando l’impresa più bella della carriera: la crono di San Marino, quandò con stile inconfondibile aveva divorato il resto dei pretendenti alla rosa, compreso il perfido Stefano. Una frattura al polso, alla penultima tappa, completò l’odissea del campione bresciano.
    8. A rinforzare la tesi di un Visentini sopravvalutato arrivarono le partecipazioni sfortunate alla Grande Boucle: da censura totale l’orripilante ’85, con qualche lampo di classe tre anni dopo e con tanti rimpianti nell’edizione storica del 1984. Fu l’ennesima caduta a toglierlo di mezzo da una gara che gli stava dando molte soddisfazioni; chi criticò il comportamento della banda Boifava in quei Tour si dimenticò dell’autentico baratro che, in quella era, ci divise dalla leggendaria corsa d’oltralpe. La combinazione micidiale di tracciati durissimi, uniti all’interpretazione garibaldina degli stessi, creò un cocktail indigesto per corridori abituati a salite da 18 e a ritmi addomesticati.
    9. Ma basterebbe ricordarsi del Giro 1986 per inquadrare Visentini nella dimensione giusta: quante volte,sui Gpm più impervi, lasciò sul posto un grande come Lemond? Il Visenta dalla classe purissima, così naturale da apparire agli occhi di Alfredo Martini “bello ed elegante come una porcellana preziosissima”. Quelle tre settimane furono la giusta ricompensa per un talento mai abbastanza apprezzato dalla platea nostrana: merito (?) della demenziale cronosquadre siciliana se l’edizione’86 fu divertente, infatti Roby accumulò un ritardo tale da costringerlo ad attaccare su ogni strappo. Con un polso fasciato a causa di una mini frattura ad una mano (ancora!) iniziò una rimonta spettacolare: la pedalata lieve ed agile, mai scomposto sulla sella. La rincorsa terminò a Foppolo e Visentini portò fino alla fine, senza patemi d’animo, la rosa a Milano: il 2 Giugno 1986, giorno del suo ventinovesimo compleanno…
    10. Si potrebbe continuare all’infinito con le zingarate di Roberto. L’inquieto passista ebbe, tra l’altro, la caratteristica singolare di non alzare le mani in caso di trionfo solitario, per la felicità dei munifici sponsor che lo stipendiavano, e la particolarità di rifiutare sdegnosamente il confronto in volata: mai visto prendere in considerazione l’arri
    vo in un plotoncino. Fu pure tricolore, nel 1979, dell’inseguimento su pista: una comica surreale perchè, non essendo esattamente un drago a guidare un mezzo con il pignone fisso, zigzagò ad ogni curva. Il Giro del Veneto 1990, dopo un paio di annate declinanti, fu l’ultima corsa di una carriera piena di rimpianti, di sconfitte orribili ed affermazioni esaltanti. Proprio nel bel mezzo della rivoluzione scientifica che pretese di cambiare le regole di uno sport (un mestiere, un’avventura..) bellissimo e crudele. Consoliamoci con il fatto che ai tempi, per il gardesano, il nome Ferrari fosse ricollegabile solo al rombo di motore di un bolide o, al massimo, agli occhi languidi di un’attrice che imperversò nei filmonzi degli anni ottanta. Il Visentini,nell’anno del trionfo rosa,si presentò alla prima corsa stagionale con nemmeno duemila chilometri nelle gambe…

    11. Fuggì immediatamente dall’ambiente e cominciò a coltivare un silenzio assoluto, quasi disturbante. UnSalinger, o un Giacinto Scelsi, dello sport: distante, irraggiungibile, intoccabile. Concesse una sola intervista da ex e indugiò, al solito, nel suo antico difetto: disse la verità, scomoda e imbarazzante, senza fare prigionieri.
    “Il figlio di papà Visentini, quello che chiamavano fighetto, fa il mestiere di suo padre e suo nonno: prepara i morti. Che è un lavoro duro almeno come quello del corridore. Ma che ha bisogno di una cosa in più: la pietà.”
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    Messaggio Da vallelvo Lun Nov 30, 2015 12:57 pm

    Riguardo Saronni/Moser e come c'era rivalità, non solo tra ciclisti ma anche tra tifosi.

    Maggio 1984 Giro d'Italia, Arena di Verona. "Scontro" Fignon-Moser. 
    Un caro ricordo per Laurent.  :clappps: :clappps:

    L'attesa era frizzante. Noi Moseriani, la famigliola accanto saroniana.
    Si scatena l'Arena, un urlo  accoglie Moser, tutti in piedi ad applaudire.
    Madre, padre, bimbi, immobili restano seduti sui gradoni impassibili.
    Finalmente il veneto aveva fatto suo il Giro d'Italia 1984, battendo nell'ultima tappa Laurent Fignon, il quale anni dopo incontrandolo all'Alpe era ancora dispiaciuto per quel Giro. E ci credo!
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    Messaggio Da meazza Lun Nov 30, 2015 6:55 pm

    Veneto ?? Laughing Laughing
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    Messaggio Da vallelvo Lun Nov 30, 2015 7:47 pm

    Giusto: il trentino Francesco Moser aveva vinto il Giro d'Italia 1984.
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    Messaggio Da BenoixRoberti Lun Nov 30, 2015 10:07 pm

    meazza ha scritto:Veneto ?? Laughing Laughing
    Tecnicamente e storicamente non sarebbe proprio errato.
    Moser è un veneto tridentino. Le Venezie erano infatti tre, o meglio quattro: il Veneto, la Venezia Tridentina e la Venezia Giulia. Poi ci sarebbe anche quella friulana. Ok basta geografia. Wink Smile

    Notevole il post di Elia. Aldilà delle opinioni, sempre sindacabili, mi inchino al contenuto ed all'analisi critica.
    Rendici partecipi più spesso delle tue letture. E' un piacere.
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    Messaggio Da eliacodogno Mar Dic 01, 2015 10:13 am

    BenoixRoberti ha scritto:
    meazza ha scritto:Veneto ?? Laughing Laughing
    Notevole il post di Elia. Aldilà delle opinioni, sempre sindacabili, mi inchino al contenuto ed all'analisi critica.
    Rendici partecipi più spesso delle tue letture. E' un piacere.
    Grazie Ben, troppo buono. Stavo percorrendo l'intera bibliografia di Walsh, purtroppo sono fermo da un po' di tempo al libro di Froome (ai suoi 17 anni)... nel senso che non sono più riuscito ad aprirlo
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    Messaggio Da BenoixRoberti Mar Apr 26, 2016 10:40 am

    [size=30]Bestie da vittoria[/size]
    Danilo Di Luca 
    26 aprile 2016
    Edizioni Piemme
    ciclismo - LIBRI di Ciclismo - Pagina 2 566-4910
    La gente non si rende conto che cos'è correre una tappa di 250 chilometri dopo venti giorni che sei in sella a una bici, la neve l'acqua il freddo il caldo la febbre la dissenteria il dolore la fatica. Quando sai che domani devi correre la stessa distanza e anche il giorno dopo e il giorno dopo ancora, tutto quello che puoi ingerire lo ingerisci. Non siamo eroi, siamo dei pazzi scatenati, dei coglioni. Gente che sta in dialisi, che si è bruciata le palle, che è morta per ispessimento della parete cardiaca. Per un ciclista l'importante è vincere, non pensi mai che ti ritiri, che ti possono beccare, che ti puoi ammalare, che puoi farti male. Esiste solo la vittoria. Quando i direttori sportivi dicono: "Non so niente", mentono. L'ambiente non ti obbliga a doparti, ti sollecita perché tutti hanno interesse che tu vinca, la squadra e gli sponsor hanno bisogno del campione, il campione crea un indotto che dà da mangiare a un sacco di famiglie. Ogni ciclista sa che tutti si dopano eppure nessuno parla. La verità è che nessuno di noi pensa di sbagliare, facciamo tutto quello che un ciclista professionista deve fare. La verità è che tutti si dopano e che tutti lo rifarebbero, la verità per la società civile è inaccettabile. Come si fa a dire la verità e a essere credibile? Bisognerebbe accettare l'inaccettabile. Questa è l'altra faccia del ciclismo, il racconto di quel mondo parallelo fatto di ipocrisia, interessi e giochi di potere che sta dietro ai colori, ai tifosi lungo le strade, ai carrozzoni festanti delle grandi gare. Un sistema cannibale di cui tutti sono a conoscenza, ma di cui nessuno parla, perché tutti hanno troppo da difendere. Un libro denuncia che chi fa parte del sistema non potrebbe scrivere. Solo uno che non ha più nulla da perdere, come Di Luca, radiato a vita per doping, poteva farlo.
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    Messaggio Da UribeZubia Sab Lug 16, 2016 7:45 pm

    Finito di leggere il libro di Danilo Di Luca.

    Mi è piaciuto. Anche perchè non si è certo risparmiato nell'autocritica.

    Molto interessanti i racconti sugli intrallazzi nei Campionati del mondo, così come quelli sul doping e
    sull'antidoping e sui metodi dei controlli.

    Molto divertente dove parla dei dialoghi con il preparatore Sandro Callari e del Passo Lanciano. Laughing 

    Intenso sui rapporti dell'autore con Santuccione.

    Da leggere.
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    Messaggio Da eliacodogno Mar Lug 19, 2016 3:31 pm

    UribeZubia ha scritto:Finito di leggere il libro di Danilo Di Luca.

    Mi è piaciuto. Anche perchè non si è certo risparmiato nell'autocritica.

    Molto interessanti i racconti sugli intrallazzi nei Campionati del mondo, così come quelli sul doping e
    sull'antidoping e sui metodi dei controlli.

    Molto divertente dove parla dei dialoghi con il preparatore Sandro Callari e del Passo Lanciano. Laughing 

    Intenso sui rapporti dell'autore con Santuccione.

    Da leggere.
    Anche a me è piaciuto molto ho trovato anche io interessanti parecchi aneddoti relativi alla carriera dell'abruzzese e al suo rapporto con il resto del gruppo. Mi chiedo quale sia la percentuale di vero in quello che racconta, non già perché lo creda uno sparapalle, ma perché in alcune situazioni (ad es. le pedivelle a Sidney), lui può essere convinto sinceramente di qualcosa che non è vero. Stessa cosa per tanti altri aneddoti relativi allo stesso tema.
    Callari è di gran lunga la figura più interessante e realistica della sua narrazione, mentre la figura di Santuccione mi pare incredibilmente mitizzata. Qui non vorrei sembrare snob, ma Di Luca fa la figura della persona semplice, direi quasi al limite del culturalmente modesta, quando vede nella figura del medico del proprio paese (che potrà pure essere un uomo intelligente) una sorta di mago.

    Complessivamente gran bel libro comunque, nessun paragone con le biografie / agiografie uscite di recente sui corridori in attività
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    Messaggio Da BenoixRoberti Mer Lug 20, 2016 2:55 pm

    Se lo dicono due divoratori letterari come Uri e e Elìa mi onoro di avere scritto ed espresso la stessa opinione. ciclismo - LIBRI di Ciclismo - Pagina 2 Icon_biggrin 
    Mi compiaccio anche di avere opinioni diverse da qualche schizzinoso radical chic, categoria che mi provoca sempre maggiore fastidio ed allergia.

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