Nato a Busto Arsizio il 2 ottobre 1903, deceduto a Milano il 18 novembre 1986. Passista veloce. Professionista dal 1928 al 1937 con 23 vittorie.
È passato alla storia come un velocista puro, ma a ben vedere, era capace anche di tenere su certe salite, ed aveva un ottimo passo. Di qui la più corretta definizione di passista veloce. Un corridore breve nelle sue punte di carriera, ma in quel lasso, fu intenso e popolare. Ottimo dilettante, nonostante avesse imparato ad andare in bicicletta alla “veneranda” età di 20 anni, imperversò a lungo, fino a giungere al posto d’onore, dietro ad Allegro Grandi, nel Mondiale della categoria del 1928. All’indomani di quel podio, passò professionista con la Bianchi (che sarà la sua unica squadra di carriera, a parte un intermezzo, nel ’33, con la “Genial Lucifer”, limitato alle corse francesi) e riuscì a correre due prove di rilevanza, come il Giro dell’Emilia, dove dimostrò subito grande competitività giungendo terzo e il Giro di Romagna, che chiuse al sesto posto. Nel 1929, arrivarono i primi concreti segni vittoriosi del Michele Mara nell’elite del ciclismo, coi successi nella Coppa Santagostino, nella Coppa Crespi a Legnano, nel GP Cervino a Varese e nell’Astico Brenta. Stellare il suo 1930, con tredici successi (per quei tempi un numero enorme). Riuscì a primeggiare, sia nella Milano-Sanremo che nel Giro di Lombardia (in seguito alla retrocessione di Piemontesi per irregolarità, ma davanti a Binda e Guerra), indi in ben cinque tappe del Giro d’Italia: a Catania (la prima) e Milano (l’ultima), nonché a Teramo, Ancona e Rovigo. Al suo attivo anche la Roma-Napoli-Roma (la famosa XX Settembre) e le due frazioni che la componevano, la seconda tappa della Torino Bruxelles (GP du Centenaire), il Criterium d’Apertura e il Circuito di Varese.
Nel 1931, rivinse due tappe al Giro d’Italia, a Napoli e Genova, oltre a piazzarsi altre cinque volte sul podio di frazione. Chiuse il Giro in sesta posizione. Notevoli anche i piazzamenti di stagione: finì 2° nel Giro di Lombardia, nella Predappio Roma e terzo nel Campionato Italiano e nella Tre Valli Varesine. Col 1932 iniziò la sua flessione, anche se continuò a piazzarsi tantissimo in classiche come la Milano Sanremo (3°), nonché nelle tappe del Giro d’Italia. Nell’anno fu pure 3° al Giro di Campania e 6° nel “Lombardia”. Vinse invece il Giro dei Castelli Romani.
Dopo un 1933 avaro in tutti i sensi, anche per diversi problemi fisici (nell’anno si segnalò solo per il 10° posto alla “Sanremo” e il 13° nel “Lombardia”), ritornò ruota vincente nella stagione seguente, quando vinse il Trofeo Collinet in Francia e, sempre in terra transalpina, il GP degli Italiani, a Nizza. In Italia, si piazzò in un paio di tappe al Giro, ma niente di paragonabile alle condotte degli anni d’oro: era al tramonto.
Continuò a correre ancora un paio di stagioni senza sussulti e, agli inizi del 1937, chiuse l’attività. Il testimone passò a suo fratello minore Enrico, che però non arrivò mai a risultati di peso.
Maurizio Ricci detto "Morris"