Lo Spettacolo - Parte 1/3 - Il Giro come prodotto ciclistico
De lo Spectaculo per lo Podestà de lo CastrumPrima di affrontare il cuore del concetto di spettacolo proposto da Lucio è bene a mio avviso partire dal prodotto.
Per farlo secondo una naturale logica competitiva e di mercato non possiamo evitare il confronto e raffronto con il grande competitore, il Tour, e farlo da punti di vista non solo sportivi, ma anche sistemici ovvero di come i due paesi, Italia e Francia, percepiscano diversamente i due eventi.
Il Tour negli anni 70 non era molto più avanti del
Giro, anzi mostrava anche dei segni di crisi evidenti. Il
Giro, nonostante anni non facili per l'Italia, macinava invece successi di crescita sino a tutti gli anni 80 e 90, quando toccò forse il suo apice, favorito dal boom (maledetto poi dalla storia) del ciclismo italiano.
Il Tour come tutte le eccellenze francesi ha subito una graduale mutazione in un quadro di "conservazione attiva", che grazie ad una visione di interesse collettivo della Francia è riuscito ad arrivare allo status attuale e scavare un solco quasi incolmabile con la corsa rosa.
Il
Giro nel contempo si è invece arenato in una sorta di "conservazione frigorifera" invecchiando in parallelo con la popolazione italiana e con le sue debolezze, come purtroppo tante altre eccellenze italiane.
In questo primo post (a cui seguiranno altri due capitoli, sponsor e ciclisti), tento di analizzare alcuni aspetti distinti azzardando anche delle valutazioni e delle votazioni fra Italia e Francia
SCENARI - 10-3Non ne vogliano i francesi, ma la varietà di natura (sancita scientificamente) della penisola italiana, e del territorio continentale racchiuso a sud dalle Alpi non ha pari con nessun altro territorio al mondo, compreso quello francese. E' una vittoria a mani basse grazie alla generosità della natura, ma anche la stratificazione culturale e civica, apportata dall'uomo e dalle mille invasioni di questa terra, le ha donato una varietà inarrivabile di culture dialetti dei mille campanili ... Già i campanili. La vittoria è poi svuotata dalla realtà di un turismo italiano che è solo il 5° in Europa.
Un mio cugino francese mi disse una volta che in Francia avevano censito oltre 1000 formaggi diversi. Gli risposi stizzito che in Italia non avevamo tempo per contarli tutti. Poi notai come nei due differenti approcci vi fosse nascosta la metafora dei due Paesi.
Loro sono maghi nel rappresentare il valore collettivo, noi nel valorizzare il particolare, ognuno per sé.
Comunque non c'è competizione, piccola consolazione.
PERCORSI - 8-7Il
Giro grazie al mosso e vario paesaggio italiano parte avvantaggiato, ma ha anche il merito di essere stato più innovativo nel suo piccolo del grande competitor.
Paradosso vuole che le tappe più noiose, come percorsi, degli ultimi Giri siano state quelle corse all'estero, Irlanda e Olanda, sebbene circondate da una attenzione che noi in Italia possiamo solo sogniarci.
Per un ventennio il Tour ha avuto la prima settimana e più interamente dedicata a pallosissime tappe nella sterminata campagna francese.
Il
Giro ha saputo aprire nuove strade, non solo il cicloalpinismo che sta declinando, ma soprattutto la intelligente ricerca di dentelli, di strade sterrate immerse nella storia, di scenari mozzafiato.
Il Tour è corso ai ripari e dal 2014 in particolar modo sta disegnando percorsi molto ispirati dalle tendenze aperte dal
Giro e ha recuperato dei punti.
QUANTITA' E QUALITA' DELLA COPERTURA MEDIATICA - 2-10Cominciano le dolenti note per la passione italiana delle due ruote.
Il
Giro si sviluppa in chiave moderna dagli anni 70 ed il suo pubblico rimane un po' quello da allora. Non è un caso che il Processo nato sul finire degli anni 60 si chiami ancora così. Il format resta quello, la tradizione rimane conservata nella teca, alla faccia della conservazione attiva dello spirito francese.
Si dice che il
Giro è degli italiani, il Tour è di tutti gli altri.
Il campione fa grande il
Giro, mentre è il Tour che fa grande un ciclista. Questa è la gabbia da cui il
Giro non riesce ad uscire.
L'organizzatore italiano deferente e reverente di fronte ad una classe dirigente in cerca di autoreferenzialità si è messo al servizio degli assessori e dei sindaci dei mille campanili. Il sindaco in fase di riconferma o di crescita a maggiori incarichi necessita di essere fotografato col campione.
Il prodotto mediatico che ne esce da decenni è quello della rappresentazione nazionale attraverso le narrazioni provinciali e la provincia italiana non è purtroppo in grado dialogare col mondo, fatta eccezione per le due famose provincie autonome trentina e sudtirolese.
Il Trentino-Sud Tirolo, forte anche delle molte risorse, è l'unico contesto territoriale che sa costruire progetti di vero marketing territoriale. Per il resto tutto è lasciato alle immagini, grande cartolina che però non sfonda ancora, anche se qualcosa potrebbe arrivare dai nuovi paesi appena raggiunti dalla estensione della diffusione dei diritti all'estero.
Nota dolente: la Rai. Mentre la copertura sportiva live è eccellente, il resto lascia alquanto a desiderare. E' lontano il picco degli anni 90 in cui un gruppo privato investì per produrre qualcosa di innovativo per quel periodo, nonostante la farcitura pubblicitaria, ed ebbe la fortuna di trovare il ciclone Pantani.
Quando la baracca tornò in mani pubbliche, l'ente di Stato dimostrò di avere imparato un po' la lezione, ma incombeva il terremoto e da allora il ciclismo italiano è precipitato, nonostante i non pochi campioncini emersi sino a Nibali e Aru.
Il Tour è Le Roi. I sindaci si accodano come topini, lavorano come francesi delle colonie e sudano per meritarsi la vetrina del Tour, presentano progetti, rimodellano le loro strade e non pretendono percorsi pericolosi come il circuito finale di Torino. Nessuno lavora per la gauche o per la droite, tutti lavorano per la France, e come loro fanno i loro cittadini che si sobbarcano oneri in cambio di ritorni. Nessuno ti regala niente.
La tv francese mette in campo il meglio, non bada a spese, perché sa che sono soldi ben spesi che vanno a segno, perché il Tour si corre in luglio e raccoglie subito migliaia di Touristi da tutta Europa e Mondo. Coloro che in luglio lavorano andranno poi in quei luoghi a passare le vacanze.
Una tappa del Tour costa uno sproposito, ma mi ricordo che la città costiera di Saint Malo in Bretagna con la tappa del Tour 2013 a fine agosto aveva già ampiamente coperto l'investimento con un boom assoluto di presenze.
La tv francese a volte indugia sui suoi "regional" e ci arrabbiamo, ma nel complesso non scade nell'ossessivo e asfissiante nazionalpopolare di marca italiana. La regia è a dir poco sapiente, sa sempre dove puntare le telecamere e cosa inquadrare in funzione del particolare tema da sviscerare.
E non va dimenticato che il Tour ha avuto il suo boom negli anni in cui un francese non vince il Tour da oltre 30 anni, anni anche di pochi podi.
Questa sera un importante giornalista di settore ha scritto:
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Sostanzialmente, la mia è una soltanto, ma molto grossa: dopo Andalo, ho messo la pietra tombale sul Giro. E su Nibali. Vedevo talmente male Vincenzo, vedevo talmente bene Krui, che mai e poi mai avrei considerato possibile lo scatafascio sulle Alpi piemontesi._____________________________________________________________________
Si noti la cultura sportiva di uno che dovrebbe seguire il ciclismo e basta, e invece si fa cogliere dalle fanfare nazionali e considerava sepolto il
Giro dopo il crollo ad Andalo del CdS.
Non c'è competizione nella copertura giornalistica dell'evento sportivo e non solo, purtroppo a favore del Tour e questo dato è pesantissimo.
SISTEMA PAESE, COMUNICAZIONE POLITICA - 1-10Il Tour è la Francia, il
Giro è una gita in provincia.
Molte delle cose di questo elemento di analisi sono già state sfiorate, ma è bene andare in dettaglio.
Partiamo dalla Francia. Quando una località, una regione hanno la tappa del Tour sono la località, la regione tutta che lavorano ed accolgono la carovana.
In Italia no. Sono il sindaco e l'assessore che "hanno voluto e ottenuto la tappa del
Giro". Capita spesso di leggere queste cose. Ma poi chi paga?! Il sindaco e l'assessore si limitano alla determina, ma la "crana"...
La differenza di approccio non è irrilevante. Nel primo caso francese c'è un senso di responsabilità diffuso, un progetto di marketing e di promozione ed una ambizione condivisi. Ciascun abitante del Villaggio di Asterix da 2000 abitanti (non è raro che avvenga ciò) ha il suo piccolo lembo giallo e mette sul piatto un contributo per la scommessa collettiva. E le scommesse non le perdono, l'investimento rientra sempre. La politica c'è ovviamente, ma nessun sindaco oserebbe tirare per la giacchetta il campione per la foto ricordo da mettere nel santino elettorale. Anzi, alla premiazione quante volte capita di vedere papaveri della politica inchinarsi alla maglia gialla?
Cosa succede in Italia e perché si organizzano tappe del
Giro? Spiace essere diretti e crudeli, ma la tabella di seguito è eloquente:
Catanzaro - Elezioni nel 2017
Praia a Mare - Elezioni nel 2017
Benevento - Elezioni il 5 giugno 2016
Roccaraso - Elezioni il 5 giugno 2016
Sulmona - Elezioni il 5 giugno 2016
Sestola - Elezioni il 5 giugno 2016
Bibione - Elezioni il 5 giugno 2016
Cassano d'Adda - Elezioni il 5 giugno 2016
Pinerolo - Elezioni il 5 giugno 2016
Cuneo - Elezioni nel 2017
Torino - Elezioni il 5 giugno 2016
Se escludiamo le tappe estere, le tappe pagate da aziende private come Asolo e Noale, le tappe pagate dai consorsi montani o da comitati privati, quelle pagate dalle entità comunali sono quasi esclusivamente legate al momento elettorale incombente.
Ci sarà stato un progetto di marketing territoriale dietro a queste tappe, un qualcosa di condiviso con il sistema turistico, progettato e richiesto con la collaborazione della cittadinanza? Non lo so, ma mi sia permesso lo scetticismo.
E' la logica De Lo Potestà de Lo Castro a farla da padrona.
Nel recente passato mi ricordo di aver letto di un sindaco che pochi giorni dopo la tappa del
Giro erano finito in galera per associazione mafiosa e nel 2015 si è beccato 15 anni.
Che prodotto diventa il
Giro in questo modo? Il
Giro diventa un prodotto B2B, business to business, un veicolo di visibilità per sindaci e rampanti vari da immortalare col campione. E perché il servizio sia migliore è necessario che il campione sia il migliore, il più pubblico e soprattutto il più desiderato dagli italiani, ovviamente elettori.
Il
Giro è degli italiani, di quegli italiani. Al
Giro serve il Campione di Stato.
Il
Giro deve essere nazionale e popolare, tanto popolare in Italia da pagare un pesante pegno di provincialismo all'estero. Ma dell'estero e della promozione dell'Italia al mafiosissimo sindaco che deve essere rieletto cosa vogliamo che gliene freghi?!
La politica italiana, con giusto tempismo, può prenotarsi per fare coincidere la tappa con l'occasione elettorale o con l'anno precedente per ottenere la giusta grancassa. In Francia la lista d'attesa è talmente lunga che nessun sindaco medio-piccolo e forse nemmeno delle grandi città potrebbe progettare simili coincidenze, e se fosse quello il suo obiettivo verrebbe sputtanato dalla rispettiva comunità.
Tutto questo fa sì che il risultato fra Tour e
Giro sia un perfetto e mortificante 10-1.
Ps.
Questo è il post che era andato perso per distacco corrente. Dovrei più o meno averlo recuperato tutto tra i neuroni.