13 ª tappa, venerdì 20, Palmanova-Cividale del Friuli, 161 kmTappa della mia terza regione del cuore e per tempo vissuto (dopo Lombardia e Piemonte).
E' la tappa del Natisone, la tappa del Basso Friùl, che altimetricamente tanto basso non è e lo vedremo.
C'è tantissima storia in questa tappa. Si parte dalla città dell'ennagono fortificato, uno splendore mondiale, delle mura ritracciate ogni 40°, appunto 40° per 9 lati per fare 360° ed un angolo
giro, anzi angolo
Giro.
Così vollero i veneziani per la loro "stellare" precisione.
Al centro dell'ennagono c'è un altro più piccolo ennagono ed è quel gioiello di Piazza Grande, da dove si parte in direzione delle Alpi e Prealpi Giulie, prima le une e poi le altre, anche se altimetricamente e morfologicamente non sono così differenti, visto che il grosso delle Alpi Giuliane è rimasto aldilà del confine dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Queste montagne mi sono molto care, sia perché ci ho passato parecchie avventure durante l'anno regalato allo Stato, sia perché sono le montagne di cui mi parlava mio nonno Cavaliere di Vittorio Veneto, ma non lo voleva sentir dire dopo 8 anni di ferma obbligatoria dal 1911 in Libia sino al 1918. Lui se la scampò per un pelo non rimanendo ingabbiato dallo sfondamento e accerchiamento di Kobarid, o Caporetto, da parte degli austro-tedeschi nella Valle dell'Isonzo appena aldilà delle montagne basse, ovvero quella azione organizzata da quella volpe tedesca. che poi divenne la "Volpe del Deserto", al secolo Erwin Rommel, che si prese gioco degli stupidi e retrogradi, quando non criminali (verso i soldati), generaloni piemontesi.
Le foto tremende delle carneficine perpetrate da una parte e dall'altra in questo conflitto vennero distrutte dal regime fascista da una parte e da quello nazista dall'altro per non compromettere i sentimenti nazionali e di ritrovata amicizia. Ma qualcosa nei musei si ritrova e quando l'Isonzo veniva descritto come rosso di sangue non era proprio una forzatura espressionista.
https://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_di_Caporetto
Anch'io irrispettoso della memoria feci una battaglia da quelle parti, una battaglia contro l'ubriachezza.
Un giorno ero di servizio come "sottufficiale di giornata" nei servizi generali della caserma (due volte al mese toccava anche gli impiegati) e con un un militare autista di camion del posto andammo a ritirare del materiale. Siccome era ora di pranzo decidemmo di fermarci a mangiare (in mimetica! Cosa vietatissima allora) in un ristorante di un suo amico sopra Cividale.
Fosse stato solo il mangiare ...
In Friuli ho lasciato dieci anni di fegato sano! Siamo partiti dal bianco del Collio e poi passati al rosso, il Refosco dal Peduncolo ... rosso appunto, degustando tutte le annate ... quelle perse dal mio fegato.
Per finire, ovviamente la Slivoviz, quella morbida, poi quella più asciutta ...
Finito il bagordo alle tre del pomeriggio saliamo sul camion dopo 3 caffé e la testa sotto al lavandino, ma la scimmia era ancora presente. L'amico autista volle farmi vedere il
giro del Gran Monte facendo il Passo Tanamea, ma non vide dove doveva svoltare per tornare verso valle ed andammo dritti come dei deficienti, fino a che con il classico proverbiale "colpo di culo" vedemmo i militari della frontiera (la cortina di ferro jugoslava!) a 100 metri. Frenata brusca e manovra rapida di cambio direzione, sperando che non ci vedessero, ma uno forse ci vide e probabilmente si chiese perché un camion militare fosse in quel punto.
Tornammo a Udine facendo stradine e sperando che nessuno avesse preso la targa. Ci andò bene, perché tra licenza premio ed arretrati di licenze varie restai a casa per 3 settimane e rientrai solo per il congedo e la relativa festa (su cui è meglio soprassedere
). Adoro il Friùl!
Torniamo al
Giro e sorry per la divagazione.
Tappa con 3925 metri di guadagno altimetrico divisi quasi equamente fra 4 salite medie (sulla carta), ma caratterizzate da discrete pendenze e discese strette, lunghe ed impegnative. Oltre a questi rilievi si aggiungono il non banale Passo San Martino inframmezzato fra i primi 2 Gpm e i due dentelli di Abbazia di Rosazzo e Faedis, strappi utilizzati dalle corse minori giovanili.
Le salite del Matajur, del Porzus e di Valle sono abbastanza regolari, mentre la seconda, quella di Crai, è divisa in tre, con tre gradoni intervallati da falsopiani.
Queste sono le altimetrie enfatizzate delle cinque ascese.
Mi sono voluto analizzare bene il tracciato con Street View e questa è una tappa che potrebbe fare sfracelli. Sarà una tappa difficile e stressante, perché le discese faranno anche più selezione delle salite. Le discese sono semplicemente da brivido. Certamente sono le più difficili dell'intero
Giro. Quando i tratti non sono estremamente tecnici, sono comunque tortuose e con curvature molto irregolari. Questa è una tappa dove il saper guidare la bici sarà fondamentale. E' una tappa da seguire dal primo passaggio in quel di Cividale. Spettacolo garantito.
Dall'ultima salita di Valle di Soffumbergo ci saranno soli 13 Km, e di questi 6,6 sono di discesa stretta, tortuosa e forte pendenza, seguita dagli ultimi 6,4 Km di pianura abbastanza rettilinea, particolare questo importante per i fuggitivi eventuali.
ANALISI DELLE SALITE
MATAJUR (Montemaggiore) - Il grafico è solo da Ieronizza, ma la ascesa comincia a Savogna
Monte San Martino (non valido come Gpm)
CRAI - La salita di Crai coi tre tratti distinti di salita di Trusgne, Lase e il durissimo chilometro finale di Crai.
Trusgne
Lase
Crai
CIMA PORZUSVALLE di SoffumbergoCONCLUSIONISono rimasto impressionato dal percorso di questa tappa e l'altimetria non gli rende minimamente giustizia.
Messa il giorno prima del tappone limiterà parecchio le energie degli attaccanti e dei coraggiosi.
Non mi stupirei se, alla fine, questa tappa risultasse più pesante sulla classifica del successivo tappone.
L'Eccidio di Porzus
Il
Giro spesso intreccia nei suoi percorsi la storia ed inevitabilmente avverrà anche per la tappa di Cividale e con l'ultima scalata al Porzus, luogo, durante l'ultimo conflitto mondiale, di una controversa e lacerante storia di conflitti all'interno delle stesse formazioni partigiane, conflitti che anticipavano in pratica la successiva guerra fredda fra blocco occidentale ed orientale. In questo territorio di frontiera da secoli fra latini, tedeschi e slavi, gli ideali internazionalisti e comunisti si trovarono in fortissimo conflitto coi sentimenti nazionali rappresentati dalle formazioni partigiane della Osoppo, una brigata di ispirazione cattolica e laico-socialista guidata in particolare da membri del Partito d'Azione.
Il 7-8 e 9 febbraio 1945 diciassette componenti del vertice della Osoppo ed altri furono fucilati dai partigiani gappisti, e fra questi Francesco De Gregori (detto Bolla), ufficiale dell'esercito e della Osoppo e zio dell'omonimo cantante e di Luigi Grechi, nonché il 19enne Guido Pasolini, fratello del grande poeta e scrittore Pier Paolo Pasolini.
L'azione fu attribuita ad un intento di ispirazione del futuro blocco sovietico, ma nella realtà l'input venne soprattutto dalle formazioni partigiane slovene titine interessate più ad ampliare la loro influenza a tutti i territori abitati da sloveni, che ad una effettiva motivazione ideologica internazionalista. Prova ne fu che il partigiano gappista (i Gap erano formazioni comuniste), Mario Toffanin (Giacca), che coordinò l'azione di Porzus dapprima riparò in Jugoslavia, ma appena terminata la guerra Tito abbandonò il Cominform ed il Patto di Varsavia e Toffanin dovette fuggire in Cecoslovacchia, in quanto sgradito in Jugoslavia.
Da questa brutta vicenda fu tratto un film del 1997, liberamente ispirato, con la regia di Renzo Martinelli.
https://it.wikipedia.org/wiki/Porzûs_(film)
Il Terremoto del 1976
Da quello che i media hanno riportato, per la tappa friulana, nelle intenzioni degli organizzatori locali (Càinero in primis), c'era la volontà di ricordare le vittime del Terremoto del 1976 in Friuli (6 maggio e successivamente 11 e 15 settembre), che provocò quasi mille morti in Italia.
La corsa passerà nel finale da Faedis ed Attimis, due paesi particolarmente distrutti da quel terremoto.
Il terremoto non fece distinzioni fra le popolazioni di qua e di là della cortina, seminando morte e distruzione sia in Italia che in Slovenia. Le cittadine sono state poi ricostruite e sono oggi dei modelli di ricostruzione e ripristino dei siti, sia dal punto di vista architettonico che del restauro che urbanistico. In particolare è da ricordare il caso di Gemona, un gioiellino restituito all'umanità.
https://it.wikipedia.org/wiki/Terremoto_del_Friuli_del_1976