Sono un amante della polivalenza, ma è sotto gli occhi di tutti come la specializzazione avanzi, aldilà del gusto degli appassionati e forse dei corridori stessi. La tradizione viene piano piano, e parrebbe irreversibilmente, soppiantata da una specializzazione che crea un solco fra i protagonisti delle varie tipologie, quasi impedendo al singolo corridore di provarsi in tipologie diverse ovvero di testare la propria polivalenza. La polivalenza viene affermata da tutti ma la specializzazione avanza silenziosa a grandi passi.
Come rimediare, se è il caso di rimediare? Quali correttivi si possono apportare per spingere proattivamente, e non coercitivamente, i corridori da GT a correre, almeno da semi-protagonisti le Classiche, soprattutto le Monumento?
E, soprattutto, quali sono le cause fondamentali della specializzazione?
Dai post seguenti si possono trarre alcuni spunti iniziali per dare il là alla analisi e all'esposizione di opinioni, impressioni e valutazioni.
BenoixRoberti ha scritto:Non ho anch'io le competenze e le conoscenze (solo empiriche) per stabilire se Contador, come altri direi, sia adatto alle classiche ed alle gare lunghe, ma di certo le sensazioni ed i dati almeno apparenti si possono ricavare.
Il dubbio vero sta qua però:
- non sarebbe adatto tout court ai 250 km per sua lacuna naturale?
o
- non sarebbe adatto per una eccessiva specializzazione di doti personali per distanze fra i 180 ed 220 km?
Il dubbio è sempre più forte e un po' l'argomento è stato sviscerato in uno scambio con Salvatore.
La riforma Uci sulle distanze ha livellato ed appiattito il ciclismo, favorendo una esasperata specializzazione. Per un corridore di GT, avere nelle gambe una distanza di 250 km è una dissipazione di risorse e preparazione, perché le tappe solo raramente vanno oltre i 220 km ed inoltre le gare a tappe di quella distanza non vengono comunque corse con l'intensità di una classica e quindi col coltello fra i denti e la tensione sin dai primi km. Si veda l'ultimo Fiandre in cui la bagarre è cominciata molto presto ed anche le cadute. I primi 50 km almeno di una tappa di GT sono assolutamente sereni e col pilota automatico.
Il problema è che la distanza contenuta è divenuta una sorta di "contraccettivo" del doping, un totem-feticcio sposato dall'Uci per "tennisizzare" il ciclismo (allargare il calendario), e per la gran parte dei corridori la lunga distanza è una signora sconosciuta, anche per i molti corridori WT che fanno di mestiere i gregari della prima ora.
Ecco pertanto che nasce la specializzazione del Pavé (con max 30 concorrenti veri), delle Côtes brevi-facili (50-60 concorrenti veri), delle Côtes lunghe (leggi Liegi) con una 40ina di concorrenti veri, che consumano qua il loro primo (e talvolta unico ) blocco stagionale.
Poi ci sono i corridori da GT (una cinquantina di persone) che si dividono in quattro blocchi
1 G+T
2 G+V
3 T+V
4 solo G o T o V
dove G, T e V sono i tre grandi giri.
Da sempre la sovrapposizione fra il gruppo delle pietre e quelli dei GT è stata risibile (Moser, Kelly, Lemond, Hinault, Wiggins (?), stop).
La cosa preoccupante è che adesso si sta rapidamente restringendo anche la sovrapposizione fra gli insiemi dei corridori dei GT e quello delle Côtes.
Detto questo, mi chiedo se il dubbio su Contador sia in positivo od in negativo. Ovvero, è Contador che oltre ad essere un ottimo corridore da GT emerge anche se con qualche limite nelle gare delle Côtes, o davvero sia fortunato che i GT non abbiano più tappe dure da 250-260 km perché sennò crollerebbe?
Purito e Valverde vanno bene anche nelle classiche, ma è possibile che così abbiano perso quella punta di smalto nei GT? Domanda senza risposta e ... molto pericolosa per la bellezza di questo sport.
Guardata da questo punto di vista a me verrebbe da pensare che un Contador, un Andy Schleck, uno Vinokourov, e ovviamente Valverde e Purito (spero di aggiungere Nibali a breve) siano più completi di un Wiggins (Roubaix a parte), di un Froome e di altri che limitavano e limitano la loro stagione ai piccoli e grandi giri.
E' una frase accademica, sia chiaro, che prescinde dai nomi e soprattutto da eventuali simpatie.
Mi riferisco solo ai programmi, alla specializzazioni esasperate ed alle attitudini personali rispetto alla distanza.
Detto questo, continuo a chiedermi senza risposta, perché i Mondiali si corrano sui 260-270 km quando più di metà del gruppo quella distanza la corre fra 0 e 5 volte soltanto nell'annata.
E' anche per questa ragione che l'insieme dei corridori da titolo mondiale si incrocia sempre meno con quello dei GT. E qua non stiamo parlando di specializzazione per le Côtes.
Per smentire questa impressione auguro un mondiale storico a Ponferrada ad Alberto ed agli altri leader dei GT.
salvatore ha scritto:La specializzazione nei giorni nostri sta prendendo connotati sempre più allarmanti.
esistono varie dicotomie, ne elenco giusto qualcuna ma credo che ce ne siano anche altre:
1. corridori da gare in linea vs corridori da grandi giri
2. corridori da 200 km vs corridori oltre 200 km
3. scalatori vs passisti
4. corridori da pietre vs corridori da asfalto
5. corridori estivi vs corridori da mesi freddi
naturalmente di queste caratteristiche alcuni ne incarnano più di una.
all'interno poi di queste categorie ci sono delle sotto categorie: esempi
le salite:
1. quelle dure e brevi sulle pietre: corridori come Boonen
2. quelle durissime come un garage: Purito
3. quelle fino a 3 km da Liegi
4. quelle fino a 6/7 km che escludono Gilbert
5. quelle lunghe da GT pedalabili e lunghe adatte anche a Wiggins
6. quelle come la Marmolada ecc. che si adattano a Pozzovivo.
ci sono anche delle altre.
In questo marasma generale, ognuno è portato a specializzarsi, altrimenti si rischia di arrivare vicino alle vittorie ma senza mai raggiungerlo.
Fatta questa (in)utile premessa, direi che andare forte in un grande giro significa avere un certo tipo di fondo (nel susseguirsi dei giorni) e tanto recupero, invece per le gare di un giorno lunghe occorre avere un fondo nel chilometraggio.
Sono quindi 2 esercizi abbastanza differenti, però è ovvio che alcuni sono in grado di svolgerli entrambi.
Indurain diciamo era un corridore fenomenale a cronometro e in salita non era secondo a nessuno. Le sue prestazioni nelle gare di un giorno erano notevoli, ai mondiali due volte 2°, un 3° un 6°. Piazzato anche alla Liegi. Vinse San Sebastian e anche il titolo nazionale. Inoltre nei suoi anni migliori partecipò sempre alla Sanremo.
Credo che Contador possa fare lo stesso, visto che una delle sue doti è lo scatto nel finale e la triade Amstel, Freccia, Liegi praticamente finiscono tutte nella stessa maniera.
apache ha scritto:Per il discorso oltre i 200km, potrebbe contare anche l'alimentazione (e soprattutto l'abitudine ad alimentarsi diversamente tra una corsa di 200km e una da 260km)?
Mi ha sorpreso non poco questo ventilato punto di vista di Apache, per il quale non ho elementi di replica sostanziali. Di primo acchito non avrei visto differenze fondamentali, ma solo un semplice adeguamento dei tempi e modalità di alimentazione.
Ma ragionando con più profondità è possibile che la risposta metabolica delle due prestazioni sia radicalmente diversa e che, quindi, i corridori preferiscano non "scompensare" un equilibrio utile e consolidato per il proprio specifico interesse, i GT e le tappe di questi. Interessante aspetto da sviscerare ed al quale attribuire il giusto peso, operazione che io non so eseguire.
Mi permetto infine una osservazione/previsione:
con la riforma desiderata da McQuaid, solo rinviata di qualche anno, sebbene sarà parzialmente rimaneggiata, il ciclismo accentuerà a mio avviso ulteriormente questa specializzazione.