prof ha scritto:non so come funzionino gli scanner di cui parla Ben me ho la sensazione che il ns. sistema lo si potrebbe realizzare in modo da dare seri problemi a chi lo volesse scoprire senza smontare tutto.
L'ultimo dei miei desideri è quello di alimentare le "cacce alle streghe". Era per quello che avevo risposto in quel modo al tuo primo post sull'argomento.
Detto ciò il problema si pone, anzi i problemi. E si porranno sempre di più con la crescita tecnologica in questo ambito.
L'avvento di queste tecnologie, stupende e da apprezzare, aprono per il ciclismo una serie di oggettive problematiche che non vanno affrontate come l'organismo leader di questo sport ha affrontato (e affronta) l'altro "grande problema".
Qua almeno ci troviamo di fronte alla oggettiva responsabilità (così non userò il termine "responsabilità oggettiva"
) dei team.
Sono anch'io dell'opinione che qualche "giochetto" non proprio bello sia stato fatto in questi anni, ma per le ragioni sopra esposte, mi piacerebbe che stante il problema di scienza, con la stessa si possa con freddezza rimediare alle problematiche emergenti.
E' quanto ha fatto ad esempio la Canyon, sì proprio l'azienda produttrice di biciclette per la Katusha e soprattutto la Movistar. I fratelli tedeschi Roman e Franc Arnold non si sono messi a spargere subbi sulle aziende concorrenti.
Da buoni tedeschi cosa hanno fatto? Si sono messi a progettare uno scanner che potrebbe venire ospitato in una unità mobile per effettuare il controllo dei mezzi.
http://www.cyclinside.com/Technews/Biciclette/Materiali/Uno-scanner-CT-per-controllare-i-telai-Canyon.html
Il problema grosso è che i controlli, come evidenziato da Leonzi, avvengono solo al termine delle prove, mentre pare che dei motorini si abusi in particolare all'inizio per salvare la gamba e che poi si cambi la bicicletta.
Bene, chi può prendere la bici in quel momento per fare il controllo? Le squadre capita spesso che risistemino la bici sostituita per poi ridarla al corridore in una fase successiva. Può l'Uci requisire un mezzo limitando i mezzi a disposizione dei competitori? Non è un problema da poco. E chi controllare?
A mia sensazione non ci sono più gli abusi di un paio o più anni fa perché
"accà nisciuno è fesso", ma il problema ovviamente resta nella sua oggettiva portata.
Io voglio vedere questa faccenda con estremo disincanto e non mi scandalizzerei certamente se in futuro nascesse un ciclismo parallelo fatto con queste biciclette dove la competizione possa essere fatta da "motore+uomo" come le competizioni motoristiche, dove i motorini siano sviluppati entro limiti prefissati utili alla ricerca applicata alla pedalata assistita per la vita quotidiana. Non sarebbe un male questo.
Certo, vi sarebbe e vi è nel contempo l'esigenza di proteggere il ciclismo puro, ovvero quello "menato SOLO ED ESCLUSIVAMENTE coi garoni degli uomini e delle donne".
E devo ringraziare Lucio Quinzio che, per colpa della sua timidezza espressiva fuori dal suo territorio amatoriale
, mi ha inviato alcuni post bellissimi e profondi in PM su come approcciare questa problematica.
La sua filosofia è "non porre limiti allo spettacolo", se lo spettacolo è gradito dal pubblico. E poi molto altro ancora.
Spero che trovi il coraggio di dire la sua anche qua.
Ps. A proposito della caccia alle streghe.
Due anni fa nell'ambiente tutti dicevano che Froome barava. C'era chi diceva le solite cose e chi parlava apertamente (vista l'apparente insensatezza scientifica del suo gesto atletico) di motorini. La ventola che innestava ad un certo punto delle sue scalate, una ventola in parte non più vista, si prestava a questi dubbi.
Mi aveva fatto sorridere il fatto che Pier Augusto Stagi non ne parlasse apertamente sul suo sito di ciclismo, Tuttobiciweb. Ne aveva però parlato con dovizia di particolari sul quotidiano dove lavora.
http://www.ilgiornale.it/news/sport/lurlo-froome-non-sono-drogato-bicicletta-936026.html
Io pensavo male oggettivamente su Froome (motorino intendo), ma a due anni di distanza e dopo averlo rivisto nella sua insensatezza anche all'ultimo Romandia non sono in grado di rinnovare completamente quei dubbi.
So solo una cosa. Se chi di dovere facesse controlli veri e scrupolosi non staremmo qua ad arrovellarci sul fatto che questi ci stiano o no prendendo per il Q. In Formula Uno simili dubbi li eliminano subito alla radice, all'Uci preferiscono ballare nella discrezionalità e far marcire il bambino nell'acqua sporca.
E stavolta non c'è più la scusa dei ciclisti brutti, drogati, cattivi ed incorreggibili.