Altre corse 2013

Rojo ha scritto:Effettivamente, il cognome non è proprio di quelle parti.
Prima si andava sul sicuro: Euskaltel -> basco. Ora non c'è neanche più questa certezza... Accidenti a Gonzalez de Galdeano e alle sue strane idee...  

BenoixRoberti ha scritto:Bella volata, combattutissima, al GP de Fourmies e la stellina francese Nacer Bouhanni ha piegato il grande gorillone.

1		BOUHANNI Nacer	FDJ.fr
2		GREIPEL Andre	Lotto Belisol Team
3		COQUARD Bryan	Team Europcar
4		CIMOLAI Davide	Lampre - Merida
5		BOZIC Borut	Astana Pro Team
6		VEELERS Tom	Argos - Shimano
7		VIVIANI Elia	Cannondale Pro Cycling
8		HUTAROVICH Yauheni	Ag2r La Mondiale
9		SIMON Julien	Sojasun
10		DUQUE Leonardo	Colombia

BenoixRoberti ha scritto:Sulle riforme necessarie concordo con voi, inutile dire che se ne parla da parecchio. Lo avevamo già scritto ampiamente in passato e non si deve essere menti eccelse per esprimere così poco ma vitale buon senso. Il problema è che i colossi ora si sono creati e sarà dura per il mondo anglosassone rivedere questo processo, almeno da subito. Ad ogni modo attendiamo di capire se l'Uci assatanata di denaro resterà quella concepita da Verbruggen e continuata, almeno formalmente (perché Hein c'è sempre stato) da McQuaid.
Concordo in toto con Morris su quasi tutto. L'unico appunto che mi sento di dire fare al ragionamento di Morris è sulla bassa qualità del parco atleti attuale.
Non intendo dire che Morris abbia torto in toto su questa faccenda, intendo dire che l'osservazione andrebbe articolata e relativizzata al periodo attuale.
Riguardo agli italiani Morris ritiene che il bacino giovanile da cui attinge il ciclismo sia una sorta di parco residuo lasciato dagli altri sport e francamente di fronte alla brutale osservazione non si può fare altro che chinare mestamente il capo. E' una triste realtà sostanzialmente e statisticamente non contestabile. Si spera però di avere le solite classiche eccellenze italiane scappate dal cilindro per salvare baracca e burattini (purtroppo i burattini non si possono impiccare, e men che meno i burattinai). E dal cilindro incredibilmente qualcosa ogni tot anni esce sempre, immeritatamente.
Il discorso di Morris, a mio avviso, ha un punto debole nell'osservazione della situazione estera.
La povertà di talento riguarda anche il parco estero, che tutto sommato attinge meglio nel parco atleti disponibile.
La sensazione è che almeno un minimo i nuovi strumenti antidoping abbiano ridotto le ali ai corridori. La paura della "cotta" per la chimica limitata rispetto al passato è più presente che in passato. E rispetto al passato è anche maggiore l'invasività dei DS nelle tattiche di corsa. Sono in tanti ad aver notato da un paio di anni come alcune corse Europe Tour siano molto più spettacolari di quelle WT.
Il doping delle radioline è assolutamente evidente, sebbene io ritenga che le radioline siano necessarie per la sicurezza. Si potrebbe trovare il modo di limitarne l'uso su frequenze predefinite disponibili solo alla giuria ed alla direzione di corsa ed a limitatissimi messaggi delle squadre (messaggi proprio contingentati e nulla più). In quel caso quest'anno avremmo assistito ad un Froome in crisi sui Pirenei ed a tante altre bellissime azioni, che purtroppo non hanno visto la luce.

Con regole che garantiscano lo spettacolo come priorità assoluta, su cui poi costruire e normare i successivi interessi, questo sport potrebbe finalmente tornare a splendere. Ma non potremo tornare rapidamente allo spettacolo con un colpo di spugna, perché i processi sono lenti e graduali. Abbiamo avuto la generazione dei dopati, dei telecomandati, e dei dopati telecomandati. Non sarà facile riabituare le giovani leve al coraggio ed al rischio "d'impresa". Anzi, la sensazione è che siano i vecchi, molti vecchi ciclisti ad avere coraggio e gusto del rischio. Ed è ciò che deve far riflettere sul futuro che attende questo sport e sui ventenni neoprof di adesso, perché non tutto è spiegabile con la chimica.