Da Morris l'originale Ven Lug 17, 2015 8:30 pm
In questi giorni si dibatte su un Tour de France che i francesi in primis e l’osservatorio ciclistico internazionale poi, dovrebbero evocare solo ed esclusivamente per il passato. Un presente brutto, bruttissimo, troppo orrendo perché il silenzio mediatico e servile possa cancellarlo.
Un’attualità che sta facendo inorridire una mia tesi, vecchia quasi quanto me, che inserisce lo sport nel mondo dell’arte. Ed infatti, tutto lo sport, quando è forma espressiva, fa parte di questo universo, ma il ciclista robotizzato di oggi, telecomandato ed assistito, anoressico nel fisico e nella mente, ha poco o nulla di artistico, semmai può contribuire a far vincere al proprio modellatore un nobel pronto a dimostrare quanto il progresso scientifico e tecnologico, senza un contraltare umano, sia broda per intellettuali suini.
Insomma un ciclismo che oggi non metterei fra le mie passioni, se non ci fosse il passato.
Fortunatamente non ho vissuto di pane e pedale: già da piccolissimo iniziai a seguire ed amare tante discipline, a viverle e persino provarle, ma sarei bugiardo se non mettessi il ciclismo al centro di particolari attenzioni. Altrimenti non avrei scritto i ritratti di circa novemila (9000) corridori e non avrei fatto la più grande idiozia della mia vita, ovvero quella di abbandonare la direzione di un vero Politecnico dello sport come l’Edera Forlì, per dedicarmi anima e corpo allo sport della bicicletta.
A proposito, spero di portare su Ciclopassione, almeno un decimo dei ritratti di ciclisti, mentre sul resto, i numeri e quei significati che sono il frutto e le convinzioni di una vita, si conosceranno leggendo quel che sto per postare su uno specifico thread…
Si tratta delle pagine iniziali del mio libro Graffiti Uno…….che sfoceranno nel ritratto iniziale: Gunder Hagg, l’uomo renna dei boschi.