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3 partecipanti

    I Team Manager fra marketing, doping e procuratori

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    I Team Manager fra marketing, doping e procuratori Empty I Team Manager fra marketing, doping e procuratori

    Messaggio Da BenoixRoberti Mer Ago 05, 2015 1:47 pm

    So che questo post provocherà un blocco della digestione di tanti appassionati "puri" di sport, ma da tempo mi ero prefissato di scriverlo e di trasporre tutta una serie di osservazioni e deduzioni in lettere di alfabeto.
    Proverò qua a rappresentare il processo logico-decisionale che porta alla creazione di un team professionistico, e proverò a farlo nel più difficile dei paesi dove fare ciò: l'Italia.

    Premessa Marketing
    Investire nel ciclismo come sport, aldilà di ogni altra considerazione, rappresenta un ottimo investimento. Garantisce ritorni dall'investimento decisamente alti ed è un formidabile veicolo per la promozione territoriale: non è un caso che il ciclismo sia diventato il veicolo preferito per il lancio pubblicitario turistico di vari paesi negli ultimi anni. Ha cominciato la Turchia e a seguire sono arrivate le tre prove a tappe norvegesi, l'Azerbaigian, il Croazia ed altre gare (e paesi) come il Danimarca hanno deciso di accedere alla diretta paneuropea su Eurosport.
    A queste dignitose prove si aggiungano poi le gare dei cammellari (Qatar, Oman, Dubai e ora Abu Dhabi), e la bella apertura sudamericana del San Luis.
    Non è un mistero che negli anni 90 il ciclismo venne usato dalle Comunidad spagnole per lanciare le loro località turistiche, gare che poi la crisi economica ha ucciso in massa o ridotto (Valenciana, Semana Catalana, Bicicleta Basca, Asturias, Murcia, Aragona, Galizia, e altre gare di un giorno).
    Insomma come veicolo pubblicitario il ciclismo è una bella opportunità.
    Per chi investe potrebbe essere anche utile fermarsi alle sponsorizzazioni degli eventi, senza "sporcarsi le mani" con le squadre.
    Già, ma alla lunga, così facendo, con le squadre che scompaiono per i problemi (tanti e non solo il doping) del ciclismo
    chi allestirà le squadre? Torneremo agli indipendenti? O avremo sponsor mono corridore con le organizzazioni che tratteranno l'ingaggio coi singoli ciclisti ed i loro fedeli? Sono domande che possono apparire come assurde al momento, ma che non è detto che lo resteranno in futuro.

    Premessa Doping
    Negli ultimi tempi (due, tre anni) si è notato come le positività all'antidoping abbiano riguardato per lo più corridori dei pro team di 2a fascia e più raramente corridori dei team World Tour. E' vero che questi godono di staff medici che monitorano con più attenzione, ma il dubbio che l'antidoping sia diventata un problema per i soli polli appare più che legittimo. Per alcuni team World Tour spendere 2-300.000 euro per uno staff medico (e paramedico con psicologo, dietologo, motivatore e preparatore) non è assolutamente un problema. Lo è invece per un team piccolo.
    Ci si chiede se le cifre che i team WT spendono all'Uci siano per i controlli o invece per poter far parte di un circolo ristretto di amici che si autocontrolla e si autoregola.
    Visti gli esiti solo analitici della tanto sbandierata CIRC dell'Uci è legittimo pensare anche la seconda versione.
    Una cosa appare ormai certa. Il CIRC è servito a fare parlare molti ciclisti, ad attingere informazioni pesantissime su personaggi del ciclismo, informazioni che non hanno portato a nessuna conseguenza disciplinare, ma che oggi servono per blindare e controllare un mondo in subbuglio.
    Molti di quelli che hanno "cantato" si sono poi venuti a trovare nei fastidi, guarda caso.
    Oggi il doping più pericoloso non è quello chimico, ma quello politico. E' quel doping che protegge pochi soggetti e pochi investimenti pesanti, costringendo gli sfigati a doparsi per poi essere beccati e dimostrare che il sistema funziona ed i controlli sono efficaci. Ma la tipologia dei positivi smentisce questa dozzinale osservazione sul piano statistico. Questo perché non è verosimile che siano i ciclisti dei team Continental Pro a doparsi più degli altri, e spessissimo i corridori pizzicati sono di questi team ma con un passato nelle formazioni WT.
    Si dopano solo perché giunti a fine carriera o per ritornare in prima fascia? Possiamo anche crederlo.

    CREARE UN TEAM
    Creare un team professionistico in Italia è una vera e propria avventura, che solo un folle potrebbe fare. Il cosiddetto cuneo fiscale rende l'esborso per stipendi praticamente maggiore del 60% della media di quello degli altri paesi.
    Per un Continental Pro Team appena accettabile servono 3 milioni di euro (anche se in Italia grazie agli sponsor personali ci si arrangia a volte con molto meno).
    Di questi 3 milioni, quasi 1 milione e mezzo va per gli stipendi ed i contributi (ovviamente pensando a corridori non esigenti), 500.000 servono per la logistica e i mezzi, 500.000 per stipendi, rimborsi e gettoni al personale. Il resto serve per l'attività spicciola, per gli oneri verso l'Uci, la Fci, Accpi assicurazioni, Lega, per gli spostamenti, il marketing, l'ufficio stampa, la tutela legale, il commercialista, il tributarista (contributi, consulenze, ecc.).
    Fare un team all'estero con le stesse risorse italiane significherebbe avere un budget per stipendi più elevato, Sarebbe come avere quasi 4 milioni in Italia. Sad

    GARANZIE D'INVESTIMENTO
    Non deve sorprendere il fatto che nel ciclismo mondiale esistano solo marchi grandissimi e marchi piccoli. Niente vie di mezzo.
    Manca ad esempio tutto quel mondo di media impresa italiana, ma non solo, anche europea, che oggi preferisce calcio, basket e motori, o peggio, le granfondo cicloamatoriali che garantiscono grandi numeri che il ciclismo prof non potrà mai dare.
    La prima forma di ritorno d'investimento è ovviamente frutto della copertura televisiva, o comunque genericamente video (ivi comprendendo anche il sempre emergente web), quella che crea i grandi numeri su cui poi costruire la comunicazione di prodotto eventuale sulle community online o via social media.
    Perché mancano i medi?
    Perché sono sgamati come i grandissimi, ma non si possono permettere le risorse dei grandi per stare tranquilli da brutte sorprese.
    I piccoli partecipano perché, nel bene o nel male, di loro se ne parlerà. Con pochi soldi si riesce comunque ad arrivare ad una grande visibilità ed una volta cresciuti si può anche abbandonare il ciclismo da "splendidi" dicendo che lo si lascia perché c'è troppo doping, sfruttando anche il ritorno di immagine della presa di posizione etica.
    Cosa vuol dire stare tranquilli per un imprenditore che investe in un team?
    La risposta è imbarazzante e per darla facciamo un distinguo fra tre figure ipotetiche di Team Manager.
    1 - Il Team Manager Etico
    Questo Team Manager punterà tutto sullo sport pulito, punterà solo a piccoli risultati e spenderà fior di quattrini per il monitoraggio medico dei suoi ragazzi. Avrà anche problemi a tesserare i corridori più ambiziosi. Chi lo potrà sponsorizzare? Pochissimi mecenati interessati a sposare una linea etica ed anche a pubblicizzarla, magari anche con qualche ipocrisia di troppo. Il risultato sarà una opinione pubblica che dirà che loro non vincono perché non si dopano come gli altri ed è facile immaginarsi quanto i corridori di codesta squadra sarebbero amati nel gruppo. messo alla berlina dalla fastidiosa distinzione "etica".
    2 - Il Team Manager scaltro
    Questo Team manager non spenderà follie per monitorare i propri corridori (risorse che spesso proprio non ci sono), ma si avvarrà di un buon legale e di un buon ufficio stampa, affermando la necessità di una radicale lotta al doping, propagandando al massimo questa presa di posizione a livello mediatico. Questa è la posizione assunta oggi dalla maggior parte dei team europei aderenti al famigerato (perché sospettato come ipocrita) MPCC. Tra le varianti possibili c'è anche quella di imporre una clausola di indennizzo pesante per i ciclisti trovati positivi (per usare l'esempio della Androni, aldilà di ogni altra considerazione).
    3 - Il Team Manager rampante
    Questo team manager farà tutto quello che fa l'esempio 2), poi andrà a cercare le giuste garanzie. Per fare questa operazione è necessario avere un Team Manager navigato, uno che conosce i segreti dell'ambiente, uno che conosce gli scheletri nell'armadio dei dirigenti e che nelle occasioni che servono possa digitare i numeri di telefono giusti e far capire che "io so che tu sai che io so".
    Per fare un team di tipologia 3) bisogna avere buoni rapporti sia con la Fci che con l'Uci, anzi rapporti molto stretti.

    Come convivere col doping
    Ammettiamo che il solo ipotetico Team Manager 3) abbia una sorta di "tolleranza" e qualcosa in più col fenomeno.
    Come fare attività e stare tranquilli? Il sistema va in primis costruito offshore.
    Si crea una società per la gestione dei diritti di immagine in paesi "tranquilli", che non vanno tanto a guardare, se non il fatto di pagare le tasse. Parliamo di Montecarlo (ma dà nell'occhio ormai), Svizzera, si dice anche Sudamerica e Dubai.
    Si fanno firmare contratti di cessione dei diritti di immagine, come avviene anche in altri sport. Ed è qua in questi paesi che avvengono gli acquisti del carburante, anche perché in Svizzera la 98 ottani costa meno ed i distributori sono diffusi capillarmente e senza fastidi burocratici per chi cerca carburante.
    L'inchiesta (purtroppo fallimentare) di Roberti a Padova aveva messo in luce i meccanismi, ma quando è arrivata a toccare alcuni grossi interessi sembra sia stata fermata per fare indagare il magistrato su piaghe "ben più importanti" come il lavoro nero degli stranieri. Già, perché sembra che nessuno voglia che l'etica (vera) blocchi il medaglificio delle federazioni.
    Per questa ragione oggi possiamo affermare che il doping pesante (e pericoloso) degli anni 90 era decisamente più "democratico" (uguale per tutti) del doping odierno, un doping che non è poi così tanto evoluto sul piano della ricerca farmaceutica (meno di ciò che si pensa e meno in termini relativi del passato), altrettanto pericoloso, ma si è evoluto sul piano della corruzione e della discrezionalità del sistema antidoping, un sistema dove gira altrettanto denaro anche in forma di potere che ne genera di ulteriore.
    Ovviamente un sistema siffatto richiede la compartecipazione di alcuni procuratori e faccendieri, mai assenti nel fertile terreno svizzero, dove peraltro ha sede anche l'Uci, che in questo sottobosco si è sviluppata in questi decenni.
    Quanto detto sui procuratori non deve stupire. Non è un mistero che il procuratore sia "per sempre" e che sia difficile cambiarlo senza subire "traumi".
    Ci sono procuratori che collaborano celatamente con alcuni direttori sportivi, e questi fanno prendere ai team i corridori che sono sotto contratto dei procuratori soci (soci occulti ovviamente), un po' come da decenni avviene nel calcio.
    E' naturale che sistemi così corrotti minino alla radice la credibilità di uno sport, proprio perché gli ingaggi diventano frutto di mercanteggiamento per secondi fini e non sono più basati sull'unico valore che andrebbe considerato, ovvero il valore sportivo.
    Ecco pertanto che al Team Manager 3) converrà accordarsi con uno di questi clan procuratori-DS per comprare chiavi in mano il prodotto ciclistico a cui appoggiarsi, ivi comprese le coperture ed il patrimonio di conoscenze politiche ed entrature del clan.
    In tale patrimonio non rientrano solo i rapporti politici, ma anche i rapporti con i funzionari delle agenzie antidoping, funzionari sulla cui moralità spesso ci sarebbe da aprire dei libri, personaggi che possono far risparmiare rogne ai team o creargliele ad hoc, o anche regolare conti con ciclisti diventati scomodi a qualcuno che conta di più.

    E' questo il contesto in cui molto probabilmente dovrebbe operare oggi un investitore nel ciclismo, un contesto dove chiunque entrasse potrebbe trovarsi ricattato, anche solo per tutelare semplicemente il proprio marchio.
    Ciò che non ci si spiega è perché di questo iceberg si continua solo a vedere la punta, rappresentata dai "criminali" che si dopano (e vengono pigliati), e non il resto della enorme massa grigia che rimane nel suo equilibrio "subacqueo".
    Come poi alcuni marginali e non acculturati ciclisti possano accedere a prodotti sperimentali di industrie farmaceutiche è un aspetto che lascia non pochi dubbi senza risposta.

    CONCLUSIONE (triste)
    Nel calcio le commistioni fra procuratori ed allenatori (o dirigenti, vedi Galliani) sono note, ma la gestione doping non è sfruttata in questo contesto. Nel calcio tutto è terapeutico e gestito nelle chiuse mura delle società, luogo ove nessuno può andare a rompere le uova. Può non piacere, ma questo tutela quello sport professionistico dove l'atleta concorda tutto con lo staff medico.
    Nel ciclismo alle furbizie da quartierino calcistico si aggiungono la gestione delle coperture politiche e gli acquisti di "carburante", insomma operazioni da codice penale in tre quarti di mondo (Svizzera esclusa ufficiosamente).
    Non sarà per questo che l'Uci si vuole fare il suo tribunale? E che ruolo avranno i singoli paesi?

    Parafrasando "Silvio Totti": DOPING PER TUTTI (O PER NESSUNO).
    A nessun investitore potenziale serve l'ipocrisia, quella serve solo ai modesti politici del ciclismo e degli sport sfigati per restare in sella, anche in danno del prodotto che dovrebbero sviluppare.
    Il proibizionismo doping certamente potrà aver salvato qualche vita (moderando il fenomeno, ma forse!), però di certo ha creato nell'ambiente una criminalità politica che nel ciclismo anni 80 era assente e che poi su quello dopato (ma democratico) degli anni 90 ha costruito la sua scusa per esistere e poter prosperare.
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    Messaggio Da dante battaglia Sab Ago 08, 2015 9:02 am

    nessuno è immacolato, e chi dice di esserlo è più falso ancora
    quando leggo di certe querele mi viene da ridere
    un giorno apriamo il libro
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    Messaggio Da BenoixRoberti Sab Ago 08, 2015 11:27 am

    dante battaglia ha scritto:un giorno apriamo il libro
    Aprirlo adesso no?
    Così sembra solo una minaccia. Fuori le palle!
    Con rispetto parlando.

    Ps. il Dante che firma alcuni commenti su Tuttobiciweb sei tu?
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    Messaggio Da angelo francini Sab Ago 08, 2015 12:47 pm

    dante battaglia ha scritto:nessuno è immacolato, e chi dice di esserlo è più falso ancora
    quando leggo di certe querele mi viene da ridere
    un giorno apriamo il libro.
    All'articolo di Ciclismo-online
    http://www.ciclismo-online.it/2015/08/05/doping-la-androni-ecco-perche-il-nostro-ricorso-verra-accolto/
    ho postato il seguente commento.
    * * * * * * * * * * * * * * 
    Al Team manager dell’Androni, Gianni Savio.
     
    Caro Gianni, uso il tu come sempre fra di noi, dissentendo dalle tue certezze: in un sistema democratico ognuno è libero di esprimere le proprie opinioni.
     
    Sono profondamente convinto, al contrario di te, che nessun dei ricorsi, che saranno eventualmente presentati dall’amministratore delegato del Team Androni, sarà accolto.
    Né quello all'UCI avverso la sospensione di un mese, né quello che eventualmente sarà proposto dal Team e dai suoi atleti nei confronti di Appollonio e Taborre.
     
    Primo caso: sospensione UCI:
    all'Androni sapete benissimo che la sospensione di un mese inflitta dall'UCI potrà essere annullata o ridotta solo se sarà dato riscontro alle ben precise condizioni indicate dal Regolamento Antidoping UCI, art. 7.12.1 alle lettere a) b) c).
    Poiché difficilmente potrete dare riscontro, a tali prescrizioni, la sospensione verrà confermata in sede di Commissione Disciplinare Uci.
    Giustamente la cosa che più vi preoccupa é quanto prevede l’art. 7.12.2, dello stesso Regolamento antidoping UCI che non citi, nel caso in cui si verificasse un’eventuale TERZA positività di un vostro atleta all’interno dei dodici mesi, che decorrono dalla positività riscontrata a Appollonio.
     
    Secondo caso: azione giudiziaria nei confronti di Appollonio e Taborre
    La legislazione italiana (Legge 91/81) prevede che siano validi solamente gli accordi contrattuali aventi le caratteristiche concordate dal sindacato degli atleti e dalla federazione nazionale.
    Inoltre il regolamento UCI contiene un contratto tipo che deve essere firmato fra l'atleta e la società: tale contratto non può prevedere condizioni contrattuali più restrittive di quelle contenute nel regolamento UCI, comunque nel rispetto della legislazione in materia vigente in ogni singolo stato.
    L’appendice Androni, firmata innanzi all’avv. Napoleone ed al notaio Marvaso, non mi risulta sia allegata ai contratti depositati in UCI, Lega ed Accpi, ma costituisca un’appendice del Regolamento sanitario interno allo stesso Team: quindi non utilizzabile in ambito nazionale.
    Affermo questo poiché credo che, ove fosse stata depositata, sarebbe stata rigettata in quanto contraria a quanto stabilito dal Regolamento Organizzativo 2015 della Lega Ciclismo che, al punto 4.1 Contratti, cosi prevede:
    "I contratti relativi ai corridori, ai team-manager, ai direttori sportivi, siano essi cittadini italiani o stranieri, devono essere redatti conformemente alle norme vigenti. Il contratto relativo ai corridori deve essere conforme al contratto-tipo previsto dal Regolamento U.C.I. e prevedere almeno le condizioni minime stabilite dall’Accordo paritetico siglato da CPA e AIGCP nel 2001, 2013 e successive modificazioni. Le clausole lesive dei diritti dei corridori, diverse da quelle previste nello schema di contratto tipo, sono considerate nulle e si hanno come non apposte."
     
    Ultimo appunto: citazione di Reda
    Trovo anomalo che tu citi un corridore, attualmente tesserato in una diversa società, che oggi si trova nella situazione che conosciamo.
    Come trovo anomalo l'uso mediatico del nome di Reda per attestare nell'opinione pubblica qualcosa o meriti che, in realtà, non si hanno.
    Reda venne sospeso dall'UCI nel marzo 2013, pochi giorni dopo essere diventato leader dell'Europa Tour, a causa dei problemi insorti durante un controllo antidoping fuori competizione svolto la mattina del 28 febbraio giorno in cui si disputava il GP di Camaiore 2013.
    Il motivo della squalifica che Reda subì fu la MANCATA verbalizzazione del motivo dell'impossibilità di fornire un campione di urine in quel frangente: tenuto conto che aveva provveduto a fornire il campione ematico ai controllori.
    La conseguente ingiusta squalifica subita da Reda per quel fatto é una responsabilità che grava sul suo Team, e su quel DS che essendo presente a quel controllo OC si dimenticò (!!!???) di far inserire nel verbale del controllo il motivo della predetta impossibilità (nota: causata dal fatto che i controllori UCI si presentarono in ritardo, per motivi esclusivamente imputabili a loro stessi, la mattina del GP Camaiore nel ritiro della squadra pochi minuti dopo che l'atleta aveva espletato le funzioni fisiologiche, ignaro del controllo che dopo poco avrebbe subito).
    Quindi quando fu adottata la sospensione da parte della squadra, come tu affermi, Reda non era leader dell'Europa Tour oramai da mesi.
     
    Tutto questo per la precisione: come affermava Massimo Buscemi in "Quelli che il calcio".
    Cosa diversa da azioni che hanno solo il fine di marketing aziendale.
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    Messaggio Da dante battaglia Dom Ago 09, 2015 8:48 am

    quando si apre il libro devi essere sicuro.
    facile dire che bisogna avere le palle.
    facile fare gli eroi da una tastiera.

    dante di tuttobici non sono io perchè non mi sono mai iscritto

    francini ha ragione.
    i contratti tutti gli firmano, tanto poi quello che vale è il contratto della categoria
    gianni savio è tutto spettacolo ma chi lo ha conosciuto sa cosa ha fatto in venti anni di espedienti
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    Messaggio Da BenoixRoberti Mar Nov 03, 2015 9:25 am

    In merito al seguente post sopra di questo thread
    http://www.ciclopassione.com/t1851-i-team-manager-fra-marketing-doping-e-procuratori#19927
    in cui si faceva riferimento al ricordo all'Uci della Androni ci sono degli aggiornamenti.
    E' un comunicato stampa della Androni che conferma che l'Uci ha rigettato il ricorso, però non è stato reso noto il testo del rigetto della Commissione Disciplinare.
    http://www.tuttobiciweb.it/?page=news&cod=84629

    Il titolo del comunicato si occupa d'altro ma come una sottiletta nell'hamburger contiene la notizia della decisione Uci, senza però sviscerarla.

    ANDRONI. A marzo le udienze contro Appollonio e Taborre
    Savio: l'Uci ci ha chiesto di dimostrare l'indimostrabile


    Il Tribunale di Lucca ha fissato per il 18 marzo la prima udienza di trattazione della causa intentata da corridori, tecnici e personale dell’Androni-Sidermec contro Davide Appollonio, con il Dott. Giunti quale Giudice designato. La prima udienza della causa a carico di Fabio Taborre sarà invece il 22 marzo presso il Tribunale di Torino, con Giudice designato il Dott. Di Donato. Si tratta di una svolta storica nella lotta al doping, in quanto le due cause rappresentano, nella storia del ciclismo, la prima iniziativa giudiziaria intrapresa da tutti i componenti di una squadra contro due ex-atleti dello stesso team.
    In riferimento al ricorso presentato alla UCI, il Team Manager Gianni Savio ha dichiarato: “Sconcertati per le motivazioni con cui la Commissione Disciplinare dell’UCI lo ha respinto, riepiloghiamo i fatti. Secondo il regolamento che l’UCI ha introdotto quest’anno, siamo stati sospesi dal 1 al 31 agosto a causa della positività dei corridori Appollonio e Taborre. Appellandoci all'art. 7.12.2, che prevede l’annullamento della sospensione se la squadra dimostra il mancato coinvolgimento di altri membri e l’applicazione delle necessarie misure preventive, siamo ricorsi contro questa misura per una questione di principio, in quanto noi stessi ci eravamo già auto-sospesi per trenta giorni, nel rispetto della normativa MPCC, il Movimento per il Ciclismo Credibile, al quale apparteniamo.
    Riassumiamo qui le misure preventive adottate dalla nostra squadra:
    - Abbiamo organizzato seminari antidoping nel corso dei quali i Dott. Vicini e Giorgi hanno illustrato gli aspetti medico-sportivi e l’Avv. Napoleone ha esposto la normativa giuridica che configura il doping quale reato penale.
    - Abbiamo redatto un regolamento interno – sottoscritto da tutti i componenti del team davanti al Notaio Marvaso - che sottolinea il divieto di assumere qualsiasi medicinale, se non formalmente prescritto dal medico sociale Dott. Vicini, e che prevede anche una forte penale per eventuale coinvolgimento in casi di doping.
    - Abbiamo richiesto e ottenuto da tutti i corridori la password per accedere al loro Passaporto biologico in modo che i nostri medici potessero costantemente monitorare i loro valori.
    -  I nostri corridori hanno avuto l’assistenza costante dei Direttori sportivi - Ellena, Miodini, Canciani, Cheula – e degli Allenatori Lanfranco, i cui programmi di allenamento sono sempre stati concordati con gli atleti.
    -   Tramite la piattaforma Selfloops, abbiamo costantemente monitorato le prestazioni dei nostri corridori che sono sempre risultate nella norma, anche per Appollonio e Taborre.
    - Non abbiamo mai messo pressione ai corridori, ai quali abbiamo sempre richiesto serietà e impegno ma mai risultati ad ogni costo.
    Siamo dunque convinti che, relativamente alle misure preventive per la lotta al doping, di più non avremmo potuto fare. Non a caso, anche la Commissione ha motivato ed evidenziato le misure descritte e ha rilevato che: "la decisione di respingere il ricorso non può essere interpretata come una constatazione che la squadra non avrebbe preso le misure ragionevolmente adeguate per evitare le violazioni". E ha aggiunto: "la decisione di respingere il ricorso non può essere interpretata come una constatazione di implicazione di uno o più membri della squadra ". Ciononostante, senza aver mosso alcuna accusa nei nostri confronti, la Commissione è arrivata ad una decisione difforme da quanto ci si sarebbe aspettati. In conclusione avremmo dovuto dimostrare l’indimostrabile!”.

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