Per chi ama il ciclismo la vicenda del rientro di Schwazer, con tutto il suo portato mediatico di tragedia/festa collettiva non ha granché di originale. E allora è nata l'idea suggerita da un amico di catalogare gli approcci del pubblico spettatore e/o soggetti interessati e/o coinvolti alle faccende
doping ed alle diverse dinamiche generate.
Una base di partenza valida, per chi volesse fare una cosa analoga, potrebbe essere questo articolo della Gazzetta.
http://www.gazzetta.it/Atletica/08-05-2016/atletica-mondiali-squadre-marcia-roma-assolo-schwazer-50-km-italia-trionfa-150535624920.shtml
condannisticriticiscetticiingenui...forever ipocritiMi sono permesso una aggiunta alle quattro categorie comportamentali dello sportivo, praticante, agonista o da divano con schermo HD per lo sport TV.
Forse, pur volendo tutti essere tra gli ingenui, mi sento di dire che la maggior parte di noi è passata almeno una volta da tutte e quattro le categorie sopra, con qualche spruzzatina, qualche ipocrisia, della quinta, senza pur essere dei "forever ipocriti".
CONDANNISTINon sono una categoria unica, perché sono frammentati all'interno.
Si va da coloro che condannano i "trovati positivi" all'ostracismo eterno perché il
doping nel ciclismo e nell'atletica è uno schifo, ma che poi "Totti è magico" e il
doping nel calcio è impossibile perchè servono i piedi buoni, quindi anche se fosse non è come nel ciclismo e nell'atletica (dopati di un inferno maggiore).
Ci sono poi coloro che condannano solo e soltanto i "trovati positivi", e che le voci sull'antidoping sono solo balle messe in giro da questi perché sono stati presi.
Ci sono i condannisti perché l'ha detto Capodacqua, o Donati o l'ha scritto Bonarrigo.
Ci sono i condannisti alla Capodacqua, alla Donati e alla Bonarrigo che sulle condanne (anche quelle da loro procurate) ci campano un poco sopra.
Ci sono i condannisti da disillusione, alla Bulbarelli, bruciati da eccesso di esaltazione e fiducia (a loro modo di vedere mal riposta) che però mantengono una cristiana misericordia nella loro considerazione degli atleti, tutti indistintamente, esprimendo comunque un condannismo di fondo.
Ci sono i condannisti "razzisti", quelli che in quegli sport ... Non sono mentecatti poco informati soltanto. Fra questi vanno annoverati alcuni luminari medici della Wada come il recentemente dimessosi Prof. Pigozzi, ideologo del fucile di precisione nei controlli mirati verso l'atleta e la disciplina a rischio.
Vedere per credere.
Infine ci sono i peggiori condannisti, che sfociano talvolta anche nella quinta categoria, quella degli ipocriti perenni.
In questa categoria vi metterei subito il "buon" Tamberi. Lui è solo l'ultimo esempio di condannista leccaculo. Leccaculo di chi?
Del potere ovviamente. La sua sceneggiata contro Schwazer è stata a puro uso e consumo dei boss dello sport e dei media. L'idiota, mi sia permesso lo sfogo (è un peccato perché Tamberi lo adoravo sino al giorno prima nel suo essere personaggio), ha inteso in tal modo legittimarsi come un modello di pulizia, ma lo ha fatto non rimanendo confinato nel concetto, ma lanciando ortaggi verso il collega "trovato positivo".
Tra questi il picco dell'abbietto viene raggiunto dai proclami moralisti e forcaioli degli ATLETI PROTETTI. Questi sono quelli pronti per fare a fine carriera il salto nella politica partitica.
Ne ho francamente le scatole piene di questi atleti smaniosi di crescere calpestando altri.
Chi ha la mia età è stufo dei pistolotti ipocriti, pensando ai primi del genere del periodo di Di Centa e Belmondo, passando per le molte stelle "protette" della galassia politica Coni.
Ne abbiamo ascoltate tante di menzogne soprattutto fuori dal ciclismo. Ma anche nel ciclismo non si scherza. Si pensi ai tweet di cattiveria gratuita dei colleghi verso i "trovati positivi", salvo poi rivedere qualcuno dei primi fra i secondi.
Fra questi condannisti debbo annoverare in qualche modo anche "Mr. Clean" Cristophe Bassons, un soggetto che fu brutalizzato dall'arroganza di Lance Armstrong e si trovò contro l'intero gruppo per il suo voler apparire lindo e puro in un gruppo di dopati. Come scrisse magistralmente in un suo libro Laurent Brochard (informazione che ho conosciuto grazie a Lemondaccio), Bassons aveva ragione a lamentarsi delle pratiche dopanti nel gruppo e nella sua squadra, ma nel contempo era gelosissimo di condividere i premi di squadra e delle loro gare dopate. Qualche anno fa (2012) Mister Lindo, selezionato per l'esame antidoping, si ritirò a 20 Km dal traguardo e scappò verso casa.
Si beccò un anno di squalifica dalla Federazione Francese.
http://www.telegraph.co.uk/sport/otherspor...e-year-ban.html
Per concludere fra i condannisti ci sono spesso la quasi totalità dei "trovati positivi" o dei rei-confessi post mortem sportiva (ovviamente rigorosamente non più attivi nel ciclismo) che dicono degli ex colleghi che sono tutti dopati e che sono pure tutti ipocriti.
CRITICII critici non sono una categoria, non lo sono per manifesta impossibilità ad essere categorizzati, in quanto sono individui che criticano anche gli altri critici.
C'è chi critica gli sportivi, che per loro sono peccatori che sfogano il loro essere bestia uman, chi critica le federazioni (ve ne viene in mente uno a caso?) e le loro strutture corrotte, o accomodanti, o nazionaliste, o vendute al miglior offerente (es. una Unione C ...), chi critica la massoneria del comitato olimpico, italiano e/o internazionale, chi critica il calcio mentre i poveri ciclismo e atletica..., chi critica i medici sportivi che sono il cancro perché assetati denaro e senza di loro sarebbe meglio (è anche il caso di Renato Di Rocco), chi critica il capitalismo e la globalizzazione liberista che ha intaccato i valori dello sport.
A questi aggiungiamo i critici a prescindere, coloro che "tutto è merda" di natura e dubitano di chiunque, atleta o altro, sia famoso. "Per essere arrivati lì, hanno fatto i loro sporchi compromessi".
SCETTICIA differenza dei condannisti che condannano alcuni miratamente, a seconda delle diverse sensibilità, simpatie e convenienze, gli scettici condannano tutti.
Fra gli scettici ci sono:
coloro che condannano tutti e quindi nessuno (Lemondaccio, anche se non è scettico e non condanna nessuno, è un leader di questo filone particolarissimo di pensiero
), e
- coloro che condannano tutti ma proprio tutti.
Questi a loro volta si dividono fra chi:
- si facciano tutte le cure che vogliono che tanto sono tutti uguali, ma che mi lascino vedere le gare in pace, senza rotture e polemiche
- si facciano tutte le cure che vogliono che tanto sono tutti uguali e io il ciclismo o l'atletica non lo guardo più (come prima, notare la sottile precisazione), perché sono schifato.
A questi aggiungiamo gli scettici a prescindere, coloro che nichilisti di natura dubitano di chiunque.
INGENUINon sono solo coloro che hanno una buona parola per tutti e che vogliono credere che il bene alla fine vince sul male e che le persone, se poste nella giusta condizione, dànno il loro meglio.
Non sono solo coloro che "Quello è stato trovato positivo, quello si fa una tonnellata di ... No! Non è vero non ci credo".
No ci sono ingenui molto sofisticati.
Ci sono i tecnici di Schwazer che all'alba della positività accusano Alex di averli traditi, ci sono i medici di Schwazer che certi di avere sollecitato Alex di "non fare cazzate" tornano al loro lavoro di medici rinneganti e cancellatori di
doping nell'atletica e nel contempo di fustigatori del passaporto biologico nel ciclismo, assecondando INGENUAMENTE i desiderata delle rispettive federazioni.
E già che ci sono chiudiamo su Schwazer e sul suo mentore Donati.
Donati è stato tutto, da condannista a scettico, da critico a ipocrita. Stavolta rischia di fare l'ingenuo.
Non voglio mettere in dubbio la sua base etica, sia mai, ma sulla base di quali conoscenze scientifiche specifiche il Maestro dello Sport Donati (Esperto Wada disconosciuto dalla Wada) può mettere la mano sul fuoco per il bravo Alex? Ci dorme assieme, lo segue in bagno, manco fosse una gelosissima Carolina?
Non voglio dubitare malignamente, magari duplicando qualcuna delle categorie elencate, ma voglio solo puntualizzare accademicamente come il Donati passato dall'altra parte della barricata sia a rischio come l'ultimo dei team manager (supposto onesto) del ciclismo o di qualche club di atletica.
Donati si è oggi lamentato dell'odio manifestato da alcuni, della ostilità della federazione, ma queste sono le normali situazioni generate dalla cultura che lui stesso ha contribuito a creare.
Quale era la domanda finale? Chi ha ragione fra tutti costoro? Difficile stabilirlo, forse è più corretto dire che hanno/abbiamo tutti torto e che bisogna azzerare tutto.
Parlare di antidoping senza una vera terzietà dei controlli è pura fantascienza. Semmai vi si arriverà, sarà il caso di pensare alla radiazione alla prima infrazione grave (es.
doping ematico), in modo che chi si trovasse cancellato potesse vuotare il sacco.
Oggi il sistema, con la scusa della legislazione sul lavoro professionistico, ha messo a punto una gestione volgarmente discrezionale che garantisce potere e denaro a chi ne tiene in mano il timone. Nessuno parla perché deve rientrare, e se uno parla da trovato positivo lo fa per quello, ma ormai è screditato, quindi la sua parola non vale.
FOREVER IPOCRITI...