Nato a Wichelen il 12 dicembre 1915, deceduto ad Aalst il 19 gennaio 1985. Professionista dal 1935 al 1950, con 50 vittorie.
Personaggio anomalo - amava correre solo le gare belghe - ma stradista solido, tenace, in possesso di un apprezzabile spunto di velocità e con un piglio da potenziale grande corridore. S’è costruito un ricco palmares, come da intrinseca convinzione, quasi esclusivamente con gare che si consumavano nella propria terra. Solo un paio di puntate oltre frontiera: nel 1939 per partecipare al Giro della Germania, che, a dimostrazione delle sue ottime referenze, gli fruttò ben quattro successi di tappa, ed un’altra uscita a fine carriera, per correre il Giro d’Olanda, dove si piazzò in tutte le frazioni e chiuse 12° nella classifica finale. Nel suo ruolino comunque di pregio assoluto e che tanti corridori avrebbero voluto conquistare, oltre al successo in una quarantina di kermesse, vanno segnalate le vittorie nelle classiche, Freccia Vallone ('41) e Giro delle Fiandre (’45). Indi, i successi in quelle semiclassiche che, per una terra di religione ciclistica come il Belgio, rappresentano manifestazioni primarie, ovvero il GP della Schelda (GP de l’Escaut) nel 1937, il Campionato delle Fiandre 1938 e ’45, l’Het Volk ’48, in seguito alla retrocessione di Fausto Coppi per un’infrazione tecnica. Ha vinto pure due tappe del Giro del Belgio. Era temuto perché di lui si conoscevano bene le impennate improvvise e taglienti, in grado di portarlo alla vittoria in qualsiasi corsa di un giorno, anche dura. Parrà paradossale, ma nonostante i tre lustri di carriera, un corridore solo parzialmente espresso.
Personaggio anomalo - amava correre solo le gare belghe - ma stradista solido, tenace, in possesso di un apprezzabile spunto di velocità e con un piglio da potenziale grande corridore. S’è costruito un ricco palmares, come da intrinseca convinzione, quasi esclusivamente con gare che si consumavano nella propria terra. Solo un paio di puntate oltre frontiera: nel 1939 per partecipare al Giro della Germania, che, a dimostrazione delle sue ottime referenze, gli fruttò ben quattro successi di tappa, ed un’altra uscita a fine carriera, per correre il Giro d’Olanda, dove si piazzò in tutte le frazioni e chiuse 12° nella classifica finale. Nel suo ruolino comunque di pregio assoluto e che tanti corridori avrebbero voluto conquistare, oltre al successo in una quarantina di kermesse, vanno segnalate le vittorie nelle classiche, Freccia Vallone ('41) e Giro delle Fiandre (’45). Indi, i successi in quelle semiclassiche che, per una terra di religione ciclistica come il Belgio, rappresentano manifestazioni primarie, ovvero il GP della Schelda (GP de l’Escaut) nel 1937, il Campionato delle Fiandre 1938 e ’45, l’Het Volk ’48, in seguito alla retrocessione di Fausto Coppi per un’infrazione tecnica. Ha vinto pure due tappe del Giro del Belgio. Era temuto perché di lui si conoscevano bene le impennate improvvise e taglienti, in grado di portarlo alla vittoria in qualsiasi corsa di un giorno, anche dura. Parrà paradossale, ma nonostante i tre lustri di carriera, un corridore solo parzialmente espresso.