Fermo Camellini
Nato a Scandiano (Italia) il 7 dicembre 1914, naturalizzato francese l’8 ottobre 1948. Deceduto a Beaulieu sur Mer (Francia) il 27 agosto 2010. Professionista dal 1937 al 1951, con 38 vittorie.
Aveva otto anni, quando, la sua famiglia, genitori e cinque fratelli, si trasferì da Scandiano in provincia di Reggio Emilia, a Buaulieu, in Francia, sulla Costa Azzurra, dove dieci anni prima erano emigrati dei parenti del padre. Ancor giovanissimo, Camellini fu avviato al lavoro come garzone di un idraulico, affinché imparasse quel mestiere che era un pallino del genitore: perlomeno era quello il futuro che era stato designato per lui. E il poco più che adolescente Fermo, dimostrò ben presto di saperci fare, ma in quel contesto, s’elevò una variabile che il tempo dimostrerà decisiva nel deviare il corso lavorativo del ragazzino. Il suo padrone, infatti, per guadagnare tempo e rispondere al meglio alle chiamate di lavoro, procurò all’intrepido Camellini una bicicletta, affinché potesse fare nel tempo più spedito possibile delle commissioni. Di lì, alla voglia di cimentarsi su quel mezzo, il passo fu breve. Metodico, Fermo iniziò a predisporre la sua giornata per far spazio agli allenamenti: si svegliava presto la mattina e, quando c’erano le condizioni, pedalava a gran velocità il tratto Buaulieu-Cannes e ritorno. Si comprò coi primi risparmi una bicicletta fiammante, ma il padre si spazientì, ed un giorno, esasperato per quella civetteria, prese il nuovo mezzo del figlio e lo gettò in mare. Ma la passione aveva conquistato Fermo, che, poco tempo dopo, prese in prestito una nuova bicicletta e andò a vincere una corsa, a Nizza, dove in palio c’era proprio una bici da competizione. A quel punto, anche il genitore, fu costretto a cedere. Pur continuando a fare l’idraulico, il divenuto dilettante Camellini, si impose come uno con un buon avvenire, soprattutto per la sua grande capacità di andare forte in salita.
Passò professionista nel 1937, nelle file della Urago, pur mantenendo sempre il tesseramento con l’Association Sportive Monegasque, aspetto non da poco, visto che, a carriera finita, per i significati e le risultanze espresse in tanti anni, il 10 aprile 1951, il Principe di Monaco Ranieri II, lo decorò con la medaglia “de 1ère classe de l’Education Phisyque et des Sports”. Atleta piccolino, ma massiccio, forte muscolarmente, soprattutto nei dorsali, si distingueva per lo stile poco ortodosso della sua pedalata, senza però perdere in efficacia, ed in salita, il suo passo, era davvero letale per i più. Già nel 1937, un paio di vittorie significative: nella Nizza-La Turbie e nel GP Guillaumont. Proseguì il suo ruolino di scalatore capace di tenere sul passo, vincendo l’anno successivo la Nizza-Annot-Nizza e il Circuito delle Alpi. Nel 1939, le sue condotte lo posero all’attenzione generale, per i piazzamenti di valore e per sei vittorie, pronte a predirne protagonismo anche a quel Tour de France che stava diventando sempre più un suo pallino e che, per la sua situazione di emigrante, non gli fu possibile correrlo nemmeno quell’anno. Fra i suoi successi del ’39, spiccavano il Tour du Gard e, soprattutto, una corsa a tappe suggestiva: il Circuito del Mont Ventoux. Quest’ultimo, lo rivinse anche nel 1941. Nel periodo di guerra, trasferendosi dove era possibile correre, nel suo palmares finirono, fra gli altri successi, la Nizza-La Turbie-Nizza, la Nizza-Mont Chauve, il GP Saint-Chamond, tutte nel ’41, indi nel ’42, il GP Haute-Savoie, il tappone del Giro di Catalogna (dove finì 5° nella Generale) e, nel ’44, il GP Cagnes-sur-Mer.
Con l’arrivo delle “luci” del 1945, quelle di Fermo Camellini, divennero più fulgide. Nell’anno, fra i tanti piazzamenti anche di prestigio, vinse la Parigi-Reims, il GP di Nizza, il GP della Provenza (corsa durissima), il Criterium del Sud Ovest, il Criterium della Costa Azzurra, il Circuito Limousin. Nella stagione successiva, mancando ancora nel calendario il Tour de France, si “accontentò” di vincere la Parigi Nizza, la Quattro Giorni di Svizzera, la Attraverso Losanna, la Nizza Mont Agel, ed una tappa del GP d’Armagnac. Partecipò al Giro d’Italia, conquistando la maglia rosa nella 5a tappa che si concludeva a Bologna, la difese in quelle di Cesena, Ancona e Chieti e la perse in quella di Napoli, per una crisi, in parte dovuta ad una caduta che gli procurò quei problemi alla spalla destra, che lo costringeranno al ritiro nella 12a tappa che si concludeva a Firenze.
Tour de France 1947 - Camellini sul mitico Galibier
Col 1947, finalmente, per Camellini si aprirono le porte del Tour de France. Fu inserito in una formazione “Stranieri di Francia” che era quanto di più debole ed eterogeneo potesse capitargli, ma il sogno, a quasi 33 anni, era possibile e questo per lui bastava. Giunse allo start di Parigi dopo un’ottima primavera densa di piazzamenti nelle classiche, e dopo aver vinto il Criterium di Losanna ed una tappa del Dauphine Liberé. La sua grandezza s’evidenziò nell’ottava tappa, che da Grenoble si concludeva nella mitica Briancon (cittadina che sarebbe da eleggere a monumento del ciclismo!), dopo 220 km, dove transitò primo sui leggendari Croix de Fer, Telegraphe e Galibier e giunse in solitudine al traguardo, con più di otto minuti sui primi inseguitori. Due giorni dopo, nella Digne-Nizza, di 210 km, concesse il bis, scalando in solitudine il Castillon e La Turbie e lasciando gli avversari all’arrivo a più di due minuti. Il “foglio giallo” al termine di quella tappa, lo vedeva secondo, a 2’11” da Renè Vietto, ma con quasi 23’ di vantaggio su Robic, colui che poi vinse il Tour. Sfortunatamente però, in una Grande Boucle particolare, dove i francesi si lasciarono andare un poco agli echi di guerra, Fermo, si trovò praticamente senza squadra, aspetto a quei tempi ed in quelle strade, ben più determinante rispetto ad oggi, col peso di essere per i francesi un italiano, ed un francese per gli italiani. Lo stesso Pierre Brambilla, che era comunque inserito nella squadra nazionale italiana e che poi come Camellini diventerà francese, subì quel clima. Sta di fatto, che dopo le due vittorie di tappa ed il conseguente pericolo che rappresentava per chi voleva vincere il Tour, Fermo, senza subire personali crisi di nota, si trovò a pagare oltre misura i Pirenei, fu rimontato da Robic e da altri, finendo la Grande Boucle al settimo posto. Anche l’anno successivo, dopo aver vinto da fuoriclasse la Freccia Vallone ed il GP Echo d’Oran, nonché essersi piazzato in diverse grandi classiche, tornò al Tour coi medesimi propositi di alta classifica. Non vinse tappe, non fece imprese, ma fu sempre fra i primi, finendo nuovamente al settimo posto finale di una Grande Boucle, che può considerarsi come la più importante e significativa delle vittorie di Gino Bartali.
Un piazzamento che diceva quanto Camellini fosse forte, nonostante i suoi 34 anni. A fine 1948, mentre si concretizzava la sua naturalizzazione francese, le classifiche della Desgrange Colombo, un campionato mondiale a punti che, ad ogni menzione, ci ricorda quanto sia “marionetta” l’odierno “Protour”, vide Fermo secondo, dietro a Briek Schotte (da lui “strabattuto” nella Freccia Vallone), ma davanti a Bartali, Magni e Ortelli.
Continuò a correre anche nel 1949 e ‘50, abbastanza per lasciare ancora evidenti tracce della sua presenza, (tanti significativi piazzamenti e una vittoria a Pau nel 1950), ma la sua migliore stagione sulla bicicletta era finita da tempo e nelle prime settimane del 1951, dopo il 15° posto nel GP di Cannes, si ritirò dall’agonismo, ma non dal suo inalienabile legame con la bicicletta. Già, perché Fermo Camellini, dino al 27 agosto 2010, giono in cui morì alòla bella età di 96 anni, ha sempre vissuto a Beaulieu sur Mer (Costa Azzurra), dove si trova anche quel suo negozio di biciclette che porta il suo nome e sul quale, ancora ben in evidenza, si può vedere l’insegna “Fermo Camellini. Au Tour de France”. Una testimonianza d’intenso amore verso quello strumento e del grande desiderio di partecipare e, magari vincere, il Tour de France. Non gli fu possibile, ma quello è stato il filone sul quale ha sempre vissuto
Una delle ultime immagini di Fermo Camellini
La sua più grande vittoria
FRECCIA VALLONE
12a Edizione: 21 aprile 1948 (Charleroi – Liegi)
Il 1948, segnò una svolta nella storia della Freccia Vallone: per la prima volta una folta e qualificata rappresentanza straniera, fu al via. La parte del leone la fecero gli italiani, forse richiamati dai tanti connazionali che erano emigrati in Vallonia a lavorare nelle miniere e nell’edilizia. Sta di fatto, che eccezion fatta per Coppi e Bartali, i migliori ciclisti della penisola italica si allinearono alla partenza di Charleroi. Oltre a loro, anche qualche francese e olandese di nome. Il nuovo corso della classica, si mostrò tangibile anche nei numeri allo start: ben 125 corridori, nettamente il record fino a quel momento.
La corsa si sviluppò in sincronia con la sua fama. La selettività del percorso, il vento quasi sempre presente, furono un bel banco di prova per i tanti corridori, specie non belgi, che l’affrontavano per la prima volta. I ritiri avvennero copiosi, ed alla fine, a giungere a Liegi, furono in 46. Dopo centocinquanta chilometri di gara, con al comando un drappello di 30 corridori, comprendente i più attesi, fra i quali molti stranieri, i belgi iniziarono il forcing. Il gruppo di testa si spaccò, ed al comando rimasero in 19. Su iniziativa di Schotte e Beeckman, ad una quarantina di chilometri dal termine, a capo della corsa rimasero in quattro: i due belgi, ed i francesi Lauk e Camellini, quest’ultimo ancora con la cittadinanza italiana. Il grande Brick Schotte, in giornata di grazia e ben spalleggiato dal connazionale col quale aveva stretto un accordo per far fuori il temuto italo-francese, sulla Cote de Forges attaccò, ma non aveva fatto i conti con l’altrettanto grande giornata di Camellini, il quale, non solo gli prese la ruota con facilità, ma in contropiede a sua volta partì e per gli altri fu notte fonda. L’impresa che stava compiendo l’emigrante di Scandiano, era di quelle da brividi, anche per chi si trova, oggi, a raccontarla oltre sessanta anni dopo. E Fermo, che a dispetto del nome, era dinamico come pochi, residente su quella Costa Azzurra che sentiva come sua unica terra, dove era divenuto un riferimento ciclistico per tutti, pedalò gli ultimi chilometri come una furia, contro il vento in faccia e la pioggia nel frattempo sopraggiunta improvvisa. Aveva annichilito i corridori di casa e poteva sentirsi imperatore di Liegi. Lui, che veniva da una famiglia che aveva cercato oltre i confini ciò che la contorta, tribolata e contraddittoria storia italiana non aveva saputo dargli, poteva finalmente alzare le braccia al cielo, per prendersi l’incanto e le lacrime di gioia dei tanti che, come lui, in terra belga, dimenticando l’italiano, avevano mantenuto il dialetto nelle veci di penate, abbracciando nella vita la lingua e la cultura francese e francofona. Ad oltre tre minuti giunsero gli umiliati Schotte e Beeckman, più staccato, un esausto Lauk.
Fermo Camellini, era il primo non belga a vincere la Freccia Vallone.
Ordine d’arrivo:
1° Fermo Camellini (Fra) Km 234 in 6h46’06” alla media di 34.573 kmh
2° Brik Schotte (Bel) a 3’16”
3° Camille Beeckman (Bel)
4° Lucien Lauk (Fra) a 3’37”
5° Adolphe Verschueren (Bel) a 5’44”
6° Maurice Mollin (Bel)
7° Achiel Buysse (Bel)
8° Gerard Buyl (Bel)
9° Pino Cerami ((Ita)
10° Albert Ramon (Bel)
11° Desiré Stadsbader (Bel)
12° Marcel Dupont (Bel)
13° Robert Minnaert (Bel)
14° Sylvère Maes (Bel)
15° Frans Ryckers (Bel)
16° Hilaire Couvreur (Bel)
17° Maurice De Wannemaeker (Bel)
18° Adolphe Biarent (Bel)
19à Jean Kirchen (Lux)
20° Florent Rondele (Bel) a 9’14”
21° Luciano Maggini ((Ita)
22° Florent Mathieu (Bel)
23° Jacques Geus (Bel)
24° René Walschot (Bel)
25° Jean Engels (Bel) a 9’54”
26° Maurice Meersman (Bel) a 11’31”
27° Gildo Monari ((Ita)
28° Fiorenzo Magni ((Ita)
29° Marcel Verschueren (Bel) a 12’24”
30° Henk De Hoog (Ned) a 16’
31° Giordano Cottur ((Ita) a 19’
32° Omer Dhaenens (Bel)
33° Ezio Cecchi ((Ita)
34° Guido De Santi ((Ita)
35° Jacques Vecray (Bel)
36° Basiel Wambeke (Bel) a 20’28”
37° André Declerck (Bel)
38° Elias Walkiers (Bel) a 25’46”
39° Emile Decroix (Bel) a 27’08”
40° Petrus Van Verre (Bel)
41° Maurice Van Herzele (Bel)
42° Charles Terryn (Bel) a 27’24”
43° Luigi Malabrocca ((Ita) a 30’36”
44° Edouard Klabinski (Pol) a 42’24”
45° Mario Vicini ((Ita) a 47’04”
46° Carlo Moscardini ((Ita)
Maurizio Ricci - Morris
edit Admin: Camellini al Tour 1947
Nato a Scandiano (Italia) il 7 dicembre 1914, naturalizzato francese l’8 ottobre 1948. Deceduto a Beaulieu sur Mer (Francia) il 27 agosto 2010. Professionista dal 1937 al 1951, con 38 vittorie.
Aveva otto anni, quando, la sua famiglia, genitori e cinque fratelli, si trasferì da Scandiano in provincia di Reggio Emilia, a Buaulieu, in Francia, sulla Costa Azzurra, dove dieci anni prima erano emigrati dei parenti del padre. Ancor giovanissimo, Camellini fu avviato al lavoro come garzone di un idraulico, affinché imparasse quel mestiere che era un pallino del genitore: perlomeno era quello il futuro che era stato designato per lui. E il poco più che adolescente Fermo, dimostrò ben presto di saperci fare, ma in quel contesto, s’elevò una variabile che il tempo dimostrerà decisiva nel deviare il corso lavorativo del ragazzino. Il suo padrone, infatti, per guadagnare tempo e rispondere al meglio alle chiamate di lavoro, procurò all’intrepido Camellini una bicicletta, affinché potesse fare nel tempo più spedito possibile delle commissioni. Di lì, alla voglia di cimentarsi su quel mezzo, il passo fu breve. Metodico, Fermo iniziò a predisporre la sua giornata per far spazio agli allenamenti: si svegliava presto la mattina e, quando c’erano le condizioni, pedalava a gran velocità il tratto Buaulieu-Cannes e ritorno. Si comprò coi primi risparmi una bicicletta fiammante, ma il padre si spazientì, ed un giorno, esasperato per quella civetteria, prese il nuovo mezzo del figlio e lo gettò in mare. Ma la passione aveva conquistato Fermo, che, poco tempo dopo, prese in prestito una nuova bicicletta e andò a vincere una corsa, a Nizza, dove in palio c’era proprio una bici da competizione. A quel punto, anche il genitore, fu costretto a cedere. Pur continuando a fare l’idraulico, il divenuto dilettante Camellini, si impose come uno con un buon avvenire, soprattutto per la sua grande capacità di andare forte in salita.
Passò professionista nel 1937, nelle file della Urago, pur mantenendo sempre il tesseramento con l’Association Sportive Monegasque, aspetto non da poco, visto che, a carriera finita, per i significati e le risultanze espresse in tanti anni, il 10 aprile 1951, il Principe di Monaco Ranieri II, lo decorò con la medaglia “de 1ère classe de l’Education Phisyque et des Sports”. Atleta piccolino, ma massiccio, forte muscolarmente, soprattutto nei dorsali, si distingueva per lo stile poco ortodosso della sua pedalata, senza però perdere in efficacia, ed in salita, il suo passo, era davvero letale per i più. Già nel 1937, un paio di vittorie significative: nella Nizza-La Turbie e nel GP Guillaumont. Proseguì il suo ruolino di scalatore capace di tenere sul passo, vincendo l’anno successivo la Nizza-Annot-Nizza e il Circuito delle Alpi. Nel 1939, le sue condotte lo posero all’attenzione generale, per i piazzamenti di valore e per sei vittorie, pronte a predirne protagonismo anche a quel Tour de France che stava diventando sempre più un suo pallino e che, per la sua situazione di emigrante, non gli fu possibile correrlo nemmeno quell’anno. Fra i suoi successi del ’39, spiccavano il Tour du Gard e, soprattutto, una corsa a tappe suggestiva: il Circuito del Mont Ventoux. Quest’ultimo, lo rivinse anche nel 1941. Nel periodo di guerra, trasferendosi dove era possibile correre, nel suo palmares finirono, fra gli altri successi, la Nizza-La Turbie-Nizza, la Nizza-Mont Chauve, il GP Saint-Chamond, tutte nel ’41, indi nel ’42, il GP Haute-Savoie, il tappone del Giro di Catalogna (dove finì 5° nella Generale) e, nel ’44, il GP Cagnes-sur-Mer.
Con l’arrivo delle “luci” del 1945, quelle di Fermo Camellini, divennero più fulgide. Nell’anno, fra i tanti piazzamenti anche di prestigio, vinse la Parigi-Reims, il GP di Nizza, il GP della Provenza (corsa durissima), il Criterium del Sud Ovest, il Criterium della Costa Azzurra, il Circuito Limousin. Nella stagione successiva, mancando ancora nel calendario il Tour de France, si “accontentò” di vincere la Parigi Nizza, la Quattro Giorni di Svizzera, la Attraverso Losanna, la Nizza Mont Agel, ed una tappa del GP d’Armagnac. Partecipò al Giro d’Italia, conquistando la maglia rosa nella 5a tappa che si concludeva a Bologna, la difese in quelle di Cesena, Ancona e Chieti e la perse in quella di Napoli, per una crisi, in parte dovuta ad una caduta che gli procurò quei problemi alla spalla destra, che lo costringeranno al ritiro nella 12a tappa che si concludeva a Firenze.
Tour de France 1947 - Camellini sul mitico Galibier
Col 1947, finalmente, per Camellini si aprirono le porte del Tour de France. Fu inserito in una formazione “Stranieri di Francia” che era quanto di più debole ed eterogeneo potesse capitargli, ma il sogno, a quasi 33 anni, era possibile e questo per lui bastava. Giunse allo start di Parigi dopo un’ottima primavera densa di piazzamenti nelle classiche, e dopo aver vinto il Criterium di Losanna ed una tappa del Dauphine Liberé. La sua grandezza s’evidenziò nell’ottava tappa, che da Grenoble si concludeva nella mitica Briancon (cittadina che sarebbe da eleggere a monumento del ciclismo!), dopo 220 km, dove transitò primo sui leggendari Croix de Fer, Telegraphe e Galibier e giunse in solitudine al traguardo, con più di otto minuti sui primi inseguitori. Due giorni dopo, nella Digne-Nizza, di 210 km, concesse il bis, scalando in solitudine il Castillon e La Turbie e lasciando gli avversari all’arrivo a più di due minuti. Il “foglio giallo” al termine di quella tappa, lo vedeva secondo, a 2’11” da Renè Vietto, ma con quasi 23’ di vantaggio su Robic, colui che poi vinse il Tour. Sfortunatamente però, in una Grande Boucle particolare, dove i francesi si lasciarono andare un poco agli echi di guerra, Fermo, si trovò praticamente senza squadra, aspetto a quei tempi ed in quelle strade, ben più determinante rispetto ad oggi, col peso di essere per i francesi un italiano, ed un francese per gli italiani. Lo stesso Pierre Brambilla, che era comunque inserito nella squadra nazionale italiana e che poi come Camellini diventerà francese, subì quel clima. Sta di fatto, che dopo le due vittorie di tappa ed il conseguente pericolo che rappresentava per chi voleva vincere il Tour, Fermo, senza subire personali crisi di nota, si trovò a pagare oltre misura i Pirenei, fu rimontato da Robic e da altri, finendo la Grande Boucle al settimo posto. Anche l’anno successivo, dopo aver vinto da fuoriclasse la Freccia Vallone ed il GP Echo d’Oran, nonché essersi piazzato in diverse grandi classiche, tornò al Tour coi medesimi propositi di alta classifica. Non vinse tappe, non fece imprese, ma fu sempre fra i primi, finendo nuovamente al settimo posto finale di una Grande Boucle, che può considerarsi come la più importante e significativa delle vittorie di Gino Bartali.
Un piazzamento che diceva quanto Camellini fosse forte, nonostante i suoi 34 anni. A fine 1948, mentre si concretizzava la sua naturalizzazione francese, le classifiche della Desgrange Colombo, un campionato mondiale a punti che, ad ogni menzione, ci ricorda quanto sia “marionetta” l’odierno “Protour”, vide Fermo secondo, dietro a Briek Schotte (da lui “strabattuto” nella Freccia Vallone), ma davanti a Bartali, Magni e Ortelli.
Continuò a correre anche nel 1949 e ‘50, abbastanza per lasciare ancora evidenti tracce della sua presenza, (tanti significativi piazzamenti e una vittoria a Pau nel 1950), ma la sua migliore stagione sulla bicicletta era finita da tempo e nelle prime settimane del 1951, dopo il 15° posto nel GP di Cannes, si ritirò dall’agonismo, ma non dal suo inalienabile legame con la bicicletta. Già, perché Fermo Camellini, dino al 27 agosto 2010, giono in cui morì alòla bella età di 96 anni, ha sempre vissuto a Beaulieu sur Mer (Costa Azzurra), dove si trova anche quel suo negozio di biciclette che porta il suo nome e sul quale, ancora ben in evidenza, si può vedere l’insegna “Fermo Camellini. Au Tour de France”. Una testimonianza d’intenso amore verso quello strumento e del grande desiderio di partecipare e, magari vincere, il Tour de France. Non gli fu possibile, ma quello è stato il filone sul quale ha sempre vissuto
Una delle ultime immagini di Fermo Camellini
La sua più grande vittoria
FRECCIA VALLONE
12a Edizione: 21 aprile 1948 (Charleroi – Liegi)
Il 1948, segnò una svolta nella storia della Freccia Vallone: per la prima volta una folta e qualificata rappresentanza straniera, fu al via. La parte del leone la fecero gli italiani, forse richiamati dai tanti connazionali che erano emigrati in Vallonia a lavorare nelle miniere e nell’edilizia. Sta di fatto, che eccezion fatta per Coppi e Bartali, i migliori ciclisti della penisola italica si allinearono alla partenza di Charleroi. Oltre a loro, anche qualche francese e olandese di nome. Il nuovo corso della classica, si mostrò tangibile anche nei numeri allo start: ben 125 corridori, nettamente il record fino a quel momento.
La corsa si sviluppò in sincronia con la sua fama. La selettività del percorso, il vento quasi sempre presente, furono un bel banco di prova per i tanti corridori, specie non belgi, che l’affrontavano per la prima volta. I ritiri avvennero copiosi, ed alla fine, a giungere a Liegi, furono in 46. Dopo centocinquanta chilometri di gara, con al comando un drappello di 30 corridori, comprendente i più attesi, fra i quali molti stranieri, i belgi iniziarono il forcing. Il gruppo di testa si spaccò, ed al comando rimasero in 19. Su iniziativa di Schotte e Beeckman, ad una quarantina di chilometri dal termine, a capo della corsa rimasero in quattro: i due belgi, ed i francesi Lauk e Camellini, quest’ultimo ancora con la cittadinanza italiana. Il grande Brick Schotte, in giornata di grazia e ben spalleggiato dal connazionale col quale aveva stretto un accordo per far fuori il temuto italo-francese, sulla Cote de Forges attaccò, ma non aveva fatto i conti con l’altrettanto grande giornata di Camellini, il quale, non solo gli prese la ruota con facilità, ma in contropiede a sua volta partì e per gli altri fu notte fonda. L’impresa che stava compiendo l’emigrante di Scandiano, era di quelle da brividi, anche per chi si trova, oggi, a raccontarla oltre sessanta anni dopo. E Fermo, che a dispetto del nome, era dinamico come pochi, residente su quella Costa Azzurra che sentiva come sua unica terra, dove era divenuto un riferimento ciclistico per tutti, pedalò gli ultimi chilometri come una furia, contro il vento in faccia e la pioggia nel frattempo sopraggiunta improvvisa. Aveva annichilito i corridori di casa e poteva sentirsi imperatore di Liegi. Lui, che veniva da una famiglia che aveva cercato oltre i confini ciò che la contorta, tribolata e contraddittoria storia italiana non aveva saputo dargli, poteva finalmente alzare le braccia al cielo, per prendersi l’incanto e le lacrime di gioia dei tanti che, come lui, in terra belga, dimenticando l’italiano, avevano mantenuto il dialetto nelle veci di penate, abbracciando nella vita la lingua e la cultura francese e francofona. Ad oltre tre minuti giunsero gli umiliati Schotte e Beeckman, più staccato, un esausto Lauk.
Fermo Camellini, era il primo non belga a vincere la Freccia Vallone.
Ordine d’arrivo:
1° Fermo Camellini (Fra) Km 234 in 6h46’06” alla media di 34.573 kmh
2° Brik Schotte (Bel) a 3’16”
3° Camille Beeckman (Bel)
4° Lucien Lauk (Fra) a 3’37”
5° Adolphe Verschueren (Bel) a 5’44”
6° Maurice Mollin (Bel)
7° Achiel Buysse (Bel)
8° Gerard Buyl (Bel)
9° Pino Cerami ((Ita)
10° Albert Ramon (Bel)
11° Desiré Stadsbader (Bel)
12° Marcel Dupont (Bel)
13° Robert Minnaert (Bel)
14° Sylvère Maes (Bel)
15° Frans Ryckers (Bel)
16° Hilaire Couvreur (Bel)
17° Maurice De Wannemaeker (Bel)
18° Adolphe Biarent (Bel)
19à Jean Kirchen (Lux)
20° Florent Rondele (Bel) a 9’14”
21° Luciano Maggini ((Ita)
22° Florent Mathieu (Bel)
23° Jacques Geus (Bel)
24° René Walschot (Bel)
25° Jean Engels (Bel) a 9’54”
26° Maurice Meersman (Bel) a 11’31”
27° Gildo Monari ((Ita)
28° Fiorenzo Magni ((Ita)
29° Marcel Verschueren (Bel) a 12’24”
30° Henk De Hoog (Ned) a 16’
31° Giordano Cottur ((Ita) a 19’
32° Omer Dhaenens (Bel)
33° Ezio Cecchi ((Ita)
34° Guido De Santi ((Ita)
35° Jacques Vecray (Bel)
36° Basiel Wambeke (Bel) a 20’28”
37° André Declerck (Bel)
38° Elias Walkiers (Bel) a 25’46”
39° Emile Decroix (Bel) a 27’08”
40° Petrus Van Verre (Bel)
41° Maurice Van Herzele (Bel)
42° Charles Terryn (Bel) a 27’24”
43° Luigi Malabrocca ((Ita) a 30’36”
44° Edouard Klabinski (Pol) a 42’24”
45° Mario Vicini ((Ita) a 47’04”
46° Carlo Moscardini ((Ita)
Maurizio Ricci - Morris
edit Admin: Camellini al Tour 1947