Da Morris l'originale Mer Gen 13, 2016 6:39 pm
In una giornata triste, ripasso i fotogrammi dell’ultimo nostro incontro e risento le sue parole, come un richiamo all’inevitabilità di quei troppi corsi, che gli idioti han fatto legge.
In una giornata migliore, rivedo il monito dei suoi occhi, sempre pronti a mostrare in privato, quanto si poteva carpire in pubblico: ogni gioia attende un muro, ed un insieme che ti può togliere i bagliori. Per questo, quando poteva lanciare se stesso sui viali della sua immanenza, era un propulsore di emozioni uniche, una cura inconsapevole, come solo gli artisti naturalmente veri sanno essere. Un segmento che s’allungava verso le cime, fasciato di aloni caleidoscopici: i colori della vita. Ed era uomo che non conosceva cosa significhi costruirsi attorno uno scudo di ipocrisia, per apparire quel “perfetto” che solo gli imbecilli, magari con lauree, ovvero i peggiori e più miseri, credono sia possibile e per il quale spendono merletti, quando in realtà il confine fra profumo e mefitico, è un filo di lana.
Marco era un essere umano, splendido come solo un uomo sa essere quando pulsa sincero sui viali di quella imperfezione che è la nostra essenza e che solo il buon senso dei sempre meno, sa giudicare e ben collocare all’interno dell’involucro sociale. Non ha mai fatto male a nessuno, aspetto che i bacchettoni, da sempre anticamere della stupidità, dimenticano. E poi, quando ti capita di vedere uno sfortunato, bambino o vecchio che sia, mentre ti mostra un flebile sorriso, perché a monte, proprio Marco, lo ha aiutato senza farlo sapere, il dolore per quel tragico volo si fa ancor più forte. Il Pirata diceva sempre: “La beneficenza si fa col cuore, è una scelta intima. Reclamizzarla, puzza di business”. Aveva ragione anche lì.
Quel che segue, l’ho scritto il giorno del suo compleanno di quasi due lustri fa, ma va bene anche oggi: gli immortali compiono gli anni ogni giorno……
Abbecedario Marco
Una genesi di luce presente
su un percorso di raggi ed aloni
anche quando le ombre
si volgon agl’angoli.
Il triste presagio
che s’impossessa del calore
per distinguere il colore
col cuore e il ricordo d’un adagio.
L’istinto venuto dal sole
che irradia ogni volto del volgere
nel creare fulgide cornici
su estemporanei affreschi.
Il volo verso un punto lontano
su una cima divenuta meta
per guardare la terra e il mare
nell’insieme d’un sentito messaggio.
Due occhi profondi
che avvolgono la nuda pietra
per trasformarla in cristallo
rendendo tetragoni quei fari.
L’evidente ribrezzo verso l’ipocrisia
l’onestà che vuole il senso dei tutti
sul tornaconto e il masochismo dei singoli
come unico segno di vero avvenire.
Le frasi non immediate
per generare riflessione
come un monito d’un tempo
troppo diviso sul fumo d’inconsapevole.
Un uomo di nome Marco
sì, una luce che solo il sapere
sa distinguerne gradazioni
nel suo viale infinito.
Un eterno compleanno
che dalla semplicità d’una data
s’elegge nell’intimo come abbecedario
di grandiosità e consapevolezze.
Morris