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    Romeo Venturelli

    Morris l'originale
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    Messaggio Da Morris l'originale Ven Nov 29, 2013 2:11 pm

    Caro Uribezubia, per motivi editoriali, non posso pubblicare un ritratto più completo su Romeo Venturelli, con gli inediti che mi sono stati raccontati. Ci ho pensato a lungo, e non è solo il caso di “Meo”, ma di tanti, tantissimi altri. Potrei dire migliaia…….. e lo si vedrà nel 2014. Perciò, il testo che seguirà, sarà il sunto che non mi creerà problemi e lo posterò ovviamente volentieri. Semmai, con le risposte eventuali che potrebbero seguirlo, potrò bypassare parte del “problema” iniziale.

    ROMEO VENTURELLI: UNO DEI TALENTI PIU’ GRANDI DELLA STORIA.
    Nato
    a Sassostorno di Lama Mocogno (MO) il 9 dicembre 1938, deceduto a Gaiazzo (MO) il 2 aprile 1911. Corridore completo. Alto m. 1,84 per kg. 78. Professionista dal 1960 al 1968, nel 1970-’71 e nel ’73 con 6 vittorie.

    Romeo Venturelli Ventur12

    Anno / Squadra
    1960  S. Pellegrino
    1961  Molteni
    1962  Molteni
    1965  Bianchi Mobylette
    1966  Bianchi Mobylette
    1967  Salamini Comet
    1968  Individuale
    1970  Individuale e  Zonca
    1971  Zonca
    1973  Individuale

    Vittorie:
    1960 Tappa di Nimes Parigi-Nizza (Fra)
    1960 Tappa di Reggio Emilia della Genova-Roma (Ita)
    1960 Tappa Montana del Giro di Romandia (Sui)
    1960 Cronotappa Sorrento del Giro d'Italia
    1960 Trofeo Baracchi (cronocoppie con Diego Ronchini) (Ita)
    1965 Giro del Piemonte (Ita)

    Piazzamenti di rilievo:
    1960 2° nella 7a tappa della Parigi Nizza (Fra)
    1960 3° nel Campionato Italiano dell’Inseguimento
    1960 4° nel GP di Lugano (Sui)
    1960 6° nel Giro di Lombardia
    1960 8° nel Trofeo Tendicollo Universal Forlì (Ita)
    1960 9° nel Tour de Romandie (Sui)
    1965 2° Giro di Sardegna (Ita)

    Note: Maglia Rosa per 1 giorno al Giro d'Italia 1960.

    Ritratto.
    Forse, anzi senz'altro, il più grande incompiuto del grande romanzo del ciclismo. Venturelli, si segnalò fra i dilettanti con risultati eccezionali. Coppi lo vide e gli bastò poco per capire che quel ragazzone aveva avuto dalla natura dei mezzi eccezionali. Il grande Fausto lo volle al suo fianco nella San Pellegrino, ma non fece in tempo a trasmettergli il suo affetto, ed i suoi consigli.
    Romeo, fu proprio l’ultimo corridore a vedere Coppi vivo e fu lui che accompagnò a casa il leggendario Campionissimo, di ritorno dalla fatale battuta di caccia nell’Alto Volta. Il debutto di Venturelli con quella maglia bianco-arancio che doveva essere anche di Fausto, fu qualcosa di ineguagliato nella storia del ciclismo. Praticamente all'esordio gareggiò nella Parigi Nizza e nella cronometro di Nimes, seppe irridere gli avversari in particolare Anquetil e Riviere. Una settimana dopo stracciò tutti a Reggio Emilia. Andò al Giro della Romandia e nella tappa più difficile, con arrivo in salita a Montana, staccò tutti. Un nuovo Coppi? Un grande giornalista come il compianto Dante Ronchi, un giorno mi raccontò un particolare a proposito di questo personaggio unico. Dopo il successo in Svizzera, mentre l’osservatorio volava al pensiero di un nuovo super per il ciclismo italiano, Gino Bartali, allora direttore sportivo della San Pellegrino, avvicinò Dante e gli disse che Venturelli non aveva niente del corridore. Stupito ed interdetto, Ronchi, sincero ammiratore di Ginettaccio, ne prese atto non senza dubbi. Dopo qualche giorno, Venturelli esordì al Giro e nella cronometro di Sorrento, diede una lezione a gente come Anquetil, Baldini e Carlesi. "Vuoi vedere che il grande Gino s'è preso un granchio?" - si chiese Ronchi. Due giorni dopo, la controprova diede piena ragione a Bartali. Venturelli svuotato dalla sua vita folle, abbandonò il Giro.

    Romeo Venturelli Ventur13
    Il grande Giuseppe Ambrosini tenta invano di far recedere "Meo" dal ritiro.

    Romeo Venturelli Ventur14
    Il ritorno a casa di "Meo"

    Ritornò alle gare a fine stagione, giusto in tempo per vincere con l'imolese Diego Ronchini il Trofeo Baracchi. Ma la sua vita non ne voleva sapere delle leggi dello sport e si eclissò. Tornò prepotentemente nel 1965. Dopo aver conquistato il secondo posto al Giro di Sardegna vinto da Van Looy, ed aver fatto vedere i sorci verdi alla celebre "guardia rossa" del "sire di Herentals", andò a trionfare al Giro del Piemonte battendo in volata Poggiali, col quale aveva impresso la corsa. Una brutta caduta a Sanremo, aldilà delle ferite riportate, fu il pretesto ideale per eclissarsi di nuovo. Tornò ancora nel 1971 da isolato, ed anche in quelle poche battute, già ultratrentenne fece capire che aveva qualcosa di divino. Ma il suo fisico era stato troppo minato dalle sue scelleratezze. Qualche esempio delle sue bravate? Era capace di mangiare come un pazzo furioso e di gareggiare con gli altri su chi resisteva di più a tavola. E questo magari alla vigilia di una gara. Qualcuno, anche se non ricordo chi, mi raccontò che la notte precedente una prova importante non andò praticamente a letto, ed alle quattro del mattino si mangiò un intero "formaggio di fossa". Era capace di bersi diverse bibite ghiacciate dopo un arrivo, in un'occasione addirittura venti. Amava il Campari come un assetato che trova un bicchier d’acqua e si potrebbero fare decine di esempi a riguardo. Venturelli, era dunque incapace di svincolarsi dalle quelle "bettolesche" bravate tanto presenti nella quotidianità degli uomini. Una cosa comunque è certa, egli era straordinario a cronometro, in salita e possedeva pure un ottimo spunto veloce. Queste doti le ha avute solo un certo....Eddy Merckx.

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    Messaggio Da Huck Finn Ven Nov 29, 2013 10:14 pm

    A proposito di Venturelli, non so se la conoscete già, cmq è uscita l'anno scorso una canzone molto carina di Guido Foddis, con la partecipazione di qualche addetto ai lavori del mondo del ciclismo



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    Messaggio Da UribeZubia Sab Nov 30, 2013 12:52 pm

    La costante di tutti quelli che mi hanno raccontato di Venturelli (e che anche Morris conferma) è quella del paragone con Merckx per le doti ciclistiche. Evidentemente era veramente molto forte in bici.
    Senz'altro poi vi saranno certamente stati altri corridori che non svolgevano una vita propriamente da "atleta" ma sarà per i numerosi aneddoti che lo riguardano, Romeo Venturelli si può dire che sia stato un numero uno anche in questo. Mi interesserebbe molto approfondire i motivi del suo ritiro da quel Giro d'Italia che aveva iniziato alla grande, magari appunto con qualche aneddoto.

    Grazie Morris, e intanto aspetto l'uscita del tuo lavoro editoriale che uscirà, a quanto credo di aver capito, nel 2014.
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    Messaggio Da Lemond Dom Dic 01, 2013 8:57 am

    Morris l'originale ha scritto:
    Una cosa comunque è certa, egli era straordinario a cronometro, in salita e possedeva pure un ottimo spunto veloce. Queste doti le ha avute solo un certo....Eddy Merckx.
    Credo che queste doti le avesse pure Roger Rivière, altro grande incompiuto Sad
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    Messaggio Da Morris l'originale Ven Dic 06, 2013 12:24 pm

    Lemond ha scritto:
    Morris l'originale ha scritto:
    Una cosa comunque è certa, egli era straordinario a cronometro, in salita e possedeva pure un ottimo spunto veloce. Queste doti le ha avute solo un certo....Eddy Merckx.
    Credo che queste doti le avesse pure Roger Rivière, altro grande incompiuto Sad
    Caro Carlo, Riviere non aveva la stamina degli altri due in volata. Non era fermo sia chiaro, anzi, ma non era il tipo che poteva garantire, volendo, un successo in una volata di gruppo. Poteva capitare, perché in fondo, gli sprint di quei magnifici tempi, erano umani, non c’erano treni, ed era il singolo a costruirsi tutto, con la collaborazione, semmai, ogni tanto, di un compagno.  

    Romeo Venturelli, nello schizzo di carriera realmente prodotta, era capace di irridere i “professionisti di stato” dell’Est alla Praga-Varsavia-Berlino e li maltrattava anche in volata, guardandoli in faccia… E dire che loro, per ragioni proprio di stato, si coalizzavano. Tra i tanti esempi di “Meo” ruota veloce, voglio però fermarmi ad uno “nostrano”, tutto particolare, come lo era lui, del resto….
    Un giorno, in Trentino, questo autentico folle, partì con la volontà di vincere con uno sprint di gruppo. La corsa si consumò fortemente in direzione di tre fuggitivi, fra i quali Ezio Pizzoglio, un ottimo talento. Romeo sembrava abulico, nel grosso a minuti e minuti. Poi, quando il terzetto arrivò ad avere quasi sei primi, d’improvviso, si gettò all’inseguimento. Sbagliò strada, allungando il personale percorso di altri due chilometri, ma con piglio continuò l’azione. Si riportò sul grosso e, senza voltarsi, riprese altri gruppetti inseguitori, ma quando si trovò in scia ai tre battistrada, si rialzò. La fuga non fu chiusa dagli altri e lui ritornò sotto, ma ancora una volta, a due pedalate dal riaggancio, si fermò. Il medesimo copione fu recitato una terza volta. Alla fine, vinse Pizzoglio, in volata sui due compagni di fuga. Ad una manciata di secondi, “Meo” finì quarto, regolando il grosso. Beffa? Corsa venduta? No, semplicemente aveva deciso di vincere con una volatona e s’accontentò del “possibile”.
    1965, Giro di Sardegna, prima tappa Cagliari-La Caletta di 256 km. A metà corsa, andarono in fuga Venturelli e Van Looy, seppellendo di minuti il grosso, controllato dalla guardia del “Sire di Herentals”. Al traguardo, vinse Van Looy, con Meo che lo seguì come un ombra, senza provare ad impensierirlo: aveva venduto la tappa per la cifra di 3 milioni di lire e lui era disoccupato…..

    Eddy Merckx, nel 1964 ai Mondiali dilettanti di Sallanches, se ne andò verso la vittoria con un’azione sublime. Il suo grande avversario era un compagno, le sue generalità, Willy Planckaert (il maggiore e più forte, probabilmente, dei fratelli che lo seguiranno in bici con più onori, ovvero Walter ed Eddy). Willy aspettava lo sprint decisivo e non seppe mai, in corsa, che il connazionale, era uscito con una eccelsa azione da finisseur. Al traguardo, 27” secondi dopo l’arrivo di Merckx, Planckaert con uno sprint stupendo, regolò il gruppo alzando le mani in segno di trionfo. Poi, quando seppe del 2° posto, si sciolse fra le lacrime.
    Ma fra i due, chi era il più forte allo sprint?
    Nel 1967, con Willy eletto dall’osservatorio come il numero uno dei velocisti, i due, che in fondo erano amici nascosti e che lo diventeranno ufficialmente verso la fine della carriera del “Cannibale”, decisero di darsele di santa ragione, ogni qual volta Eddy fosse stato libero da altri obiettivi. L’occasione capitò a Lido degli Estensi, nella breve tappa (94 km) del Giro d’Italia che univa Riccione alla località balneare del ferrarese.  Fu uno sprint fra titani, Willy da una parte ed Eddy dall’altra, senza gregari e senza alleanze: un vero duello privo della stanchezza per i chilometri alle spalle. Una volata, che spezzò le gambe a tutte le altre ruote veloci (Basso arrivò 10° e 3° finì il mio amico Guido Neri, un gran bel corridore che, per pane, si era votato al gregariato…). Chi vinse? Eddy, per mezza ruota. Nel 1997, quando il mio ufficio era a Vittorio Veneto, nei miei trasferimenti dalla Romagna alla cittadina del trevigiano, scelsi per ben tra volte, di percorrere la Via Romea, proprio per fare tappa di caffè, a Lido degli Estensi e rivivere sul rettilineo d’arrivo di quella tappa distante 30 anni, l’emozione vissuta dodicenne davanti alla TV.  
    Acuti velocistici di queste dimensioni o similari, Riviere, non li ha mai prodotti, ma era al loro livello potenziale sugli altri due. La sua caduta sulla discesa del Periuret, divenuta tragedia della sua vita, è stato un disastro per il ciclismo. Uno dei più grandi.
    Su Riviere posso postare quanto ho scritto su di lui e pubblicato su “Graffiti 1”, (unico ciclista presente nel volume). Lo farò in apposito thread.
    Ciao Mitico!
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    Messaggio Da Lemond Ven Dic 06, 2013 1:19 pm

    Grazie di tutto, io, per quanto riguarda la velocità di Rivière, mi riferivo al fatto che era un grande "pistard" e, non solo nell'inseguimento. Wink
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    Messaggio Da Morris l'originale Ven Dic 06, 2013 3:15 pm

    Sottoscrivo.
    Purtroppo anche da qui si può notare la decadenza dei tempi odierni, davvero pessimi. Le generazioni precedenti e di poco successive a quella dei tre oggetto di confronto, vivevano il ciclismo in tutte le variabili possibili ed i grandi si sfidavano ovunque. Non andavano sul Tende. Era un ciclismo che aveva molta più fantasia negli stessi dirigenti, allora davvero capaci di proporre variabili tutte votate a mostrare le qualità dei protagonisti. Un Riviere poteva incantare l’orizzontalità dell’osservatorio. Oggi non è più cosi, ed i corridori, anche quelli più forti, sono mediamente peggiori, non solo come qualità atletiche, ma come uomini. Col paravento della specializzazione, evitano pure parte dei pochi confronti possibili. I più intelligenti ne sono consapevoli, ma fan finta di nulla per interesse comunque comprensibile; gli altri, spesso delle vere e proprie capre, e lo dico perché ho avuto la fortuna di vivere direttamente una dozzina di sport, non si rendono nemmeno conto che vivere più variabili del ciclismo, significa migliorarsi come uomini e, soprattutto, come atleti. Sanno solo dire di sì, al debolissimo spessore culturale dell’ambiente.
    Ciao!
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    Messaggio Da BenoixRoberti Ven Dic 06, 2013 3:47 pm

    Morris non mi prendere per un illuso (me lo dicesti una volta e persi tennisticamente la scommessa su un governo), ma sento che c'è un minimo di risveglio, di voglia di riprendere in mano il giocattolo, di voler tornare ad un giocattolo sinceramente sportivo.
    Dopo anni di silenzio i corridori hanno iniziato a parlare (ancora anonimamente, lo so) dei loro problemi contrattuali e degli sfruttamenti a cui sono sottoposti, delle assurde regole (deregolate) emanate da una vecchia Uci e da una pessima, disgraziata, irresponsabile federazione italiana.

    Le tue parole lucide sulla crisi che ci attanaglia non vengono assolutamente meno, ma abbiamo bisogno di sperare, di credere che le acque torbide si stanno muovendo e che si possano depurare.

    Poi è assolutamente vero che leggere i vostri racconti su questi colossi originali, anticonformisti e liberi del passato faccia male per l'inevitabile confronto che generano con l'odierno.

    Ps. Le vostre (tue e di Carlo in particolare) testimonianze dirette, chimiche, vissute, sociologiche e scientifiche sono uno sprone per cambiare. E' il bello del passato che ti suggerisce il futuro.
    Grazie a entrambi e grazie a Romeo Venturelli, cavallo pazzo, per essere esistito ed averci donato il suo ciclismo.

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