Viviani
Dopo quasi tre ore ancora si fatica a riprendersi dal cardiopalma.
Sono stati 160 giri di sofferenza, di battaglia fra gladiatori dentro ed anche con qualche gladiatore fuori.
L'azione di Cavendish sul povero Park è stata una vera e propria nefandezza inaccettabile.
Sono felice che lo abbiano messo sul podio per poi fargli pagare l'unica, ad oggi, penalizzazione della sua lunga carriera di killer velocista oltre che di vincitore di tappe.
La impunita boria malvagia del mannaro ha avuto oggi FINALMENTE una giusta sanzione.
Pensare che al Tour aveva sempre vinto correttamente, ma stasera è stato troppo malvagio.
Per concludere la piccola e insignificante parte brutta e da dimenticare di questa gara superlativa aggiungiamo al mannese l'abruzzese di Roma, il baffo maledetto, che si è preso il palcoscenico premiando il podio come rappresentante dell'Uci.
Quando ha premiato Viviani gli ha detto alcune cose e il pragmatico veronese non lo ha nemmeno guardato per non interrompere la magia di quel momento.
E veniamo al bello, un bello infinito.
Il torneo dell'Omnium è stata una battaglia totale, un vero spettacolo e la soluzione regolamentare adottata, per quanto lasci spazio a tatticismi esasperati e un po' di aleatorietà, ne fa una gara di una spettacolarità assoluta.
La si vive col cuore in gola e l'acido lattico di sei prove che esce anche dallo schermo tv.
L'omnium 2016 è stata una roba da Colosseo con il grande guerriero barbaro danese Hansen a dare spettacolo e preoccupazioni a non finire, senza dimenticare le stilettate del mannaro assassino, passando per il talentuoso Gaviria, gioiello colombiano che alla fine dirà: "Así es el ciclismo y hay que saber perder. Ganó el más fuerte". Solo i campioni si esprimono così.
Elia ha costruito il successo con le prove precedenti, senza dubbio, ma nella corsa a punti ha saputo mantenere la freddezza e la lucidità per compiere uno di quei capolavori che fanno gloriosa una carriera, ed Elia ha ancora davanti parecchio da fare, a cominciare dall'essere una mina vagante non pronosticata (ma ben presente) nel prossimo mondiale catarroso, che comunque non potrà mai arrivare a dare metà delle emozioni infinite di questa magica serata carioca. Quella penultima volata vinta è stato come il goal di Tardelli a Spagna 82.
Viviani immenso. E nell'intervista successiva ha mostrato tutta la pacata e meticolosa modestia che lo ha portato a questa impresa, questo gioiello di gara che resterà stampata nella mente di milioni di appassionati e non.
Impagabile quando ha ringraziato i compagni di nazionale come Bertazzo che, sostituendolo, sono andati a raggranellare punti per favorire la sua qualificazione olimpica.
Dio solo sa quanto avevamo bisogno di questa medaglia, tanto, forse troppo sospirata, dopo lo splendido periodo di Martinello, Bellutti e dell'ingiustamente "dimenticato" Collinelli.
Adesso la percezione è che la parte endurance del nostro movimento su pista abbia "solo" bisogno della attenzione, del supporto economico e della programmazione per finalizzare al meglio in quel di Tokyo.
Non può essere il baffo di cui sopra, colui che ha depauperato il ciclismo (con la scusa della lotta al doping), tutto il ciclismo (strada, pista, ciclocross), ad accompagnare questo momento di risveglio del nostro movimento.
Ci vuole qualcuno che il ciclismo lo conosca davvero e che sappia solleticare le corde di questo popolo martoriato da anni di batoste morali.
Viviani, Ganna, Consonni, Bertazzo, Lamon, Scartezzini, Bartelloni, Pattaro, Cecchini e gli juniores che in questi anni hanno fatto molto bene, sono elementi su cui investire e programmare.
Basta chiacchiere. Trovare i soldi e stendere programmi da rispettare.
Poi la scuola italiana non tradisce mai. Se si lavora bene, il resto lo fa la classe italica.
Dopo quasi tre ore ancora si fatica a riprendersi dal cardiopalma.
Sono stati 160 giri di sofferenza, di battaglia fra gladiatori dentro ed anche con qualche gladiatore fuori.
L'azione di Cavendish sul povero Park è stata una vera e propria nefandezza inaccettabile.
Sono felice che lo abbiano messo sul podio per poi fargli pagare l'unica, ad oggi, penalizzazione della sua lunga carriera di killer velocista oltre che di vincitore di tappe.
La impunita boria malvagia del mannaro ha avuto oggi FINALMENTE una giusta sanzione.
Pensare che al Tour aveva sempre vinto correttamente, ma stasera è stato troppo malvagio.
Per concludere la piccola e insignificante parte brutta e da dimenticare di questa gara superlativa aggiungiamo al mannese l'abruzzese di Roma, il baffo maledetto, che si è preso il palcoscenico premiando il podio come rappresentante dell'Uci.
Quando ha premiato Viviani gli ha detto alcune cose e il pragmatico veronese non lo ha nemmeno guardato per non interrompere la magia di quel momento.
E veniamo al bello, un bello infinito.
Il torneo dell'Omnium è stata una battaglia totale, un vero spettacolo e la soluzione regolamentare adottata, per quanto lasci spazio a tatticismi esasperati e un po' di aleatorietà, ne fa una gara di una spettacolarità assoluta.
La si vive col cuore in gola e l'acido lattico di sei prove che esce anche dallo schermo tv.
L'omnium 2016 è stata una roba da Colosseo con il grande guerriero barbaro danese Hansen a dare spettacolo e preoccupazioni a non finire, senza dimenticare le stilettate del mannaro assassino, passando per il talentuoso Gaviria, gioiello colombiano che alla fine dirà: "Así es el ciclismo y hay que saber perder. Ganó el más fuerte". Solo i campioni si esprimono così.
Elia ha costruito il successo con le prove precedenti, senza dubbio, ma nella corsa a punti ha saputo mantenere la freddezza e la lucidità per compiere uno di quei capolavori che fanno gloriosa una carriera, ed Elia ha ancora davanti parecchio da fare, a cominciare dall'essere una mina vagante non pronosticata (ma ben presente) nel prossimo mondiale catarroso, che comunque non potrà mai arrivare a dare metà delle emozioni infinite di questa magica serata carioca. Quella penultima volata vinta è stato come il goal di Tardelli a Spagna 82.
Viviani immenso. E nell'intervista successiva ha mostrato tutta la pacata e meticolosa modestia che lo ha portato a questa impresa, questo gioiello di gara che resterà stampata nella mente di milioni di appassionati e non.
Impagabile quando ha ringraziato i compagni di nazionale come Bertazzo che, sostituendolo, sono andati a raggranellare punti per favorire la sua qualificazione olimpica.
Dio solo sa quanto avevamo bisogno di questa medaglia, tanto, forse troppo sospirata, dopo lo splendido periodo di Martinello, Bellutti e dell'ingiustamente "dimenticato" Collinelli.
Adesso la percezione è che la parte endurance del nostro movimento su pista abbia "solo" bisogno della attenzione, del supporto economico e della programmazione per finalizzare al meglio in quel di Tokyo.
Non può essere il baffo di cui sopra, colui che ha depauperato il ciclismo (con la scusa della lotta al doping), tutto il ciclismo (strada, pista, ciclocross), ad accompagnare questo momento di risveglio del nostro movimento.
Ci vuole qualcuno che il ciclismo lo conosca davvero e che sappia solleticare le corde di questo popolo martoriato da anni di batoste morali.
Viviani, Ganna, Consonni, Bertazzo, Lamon, Scartezzini, Bartelloni, Pattaro, Cecchini e gli juniores che in questi anni hanno fatto molto bene, sono elementi su cui investire e programmare.
Basta chiacchiere. Trovare i soldi e stendere programmi da rispettare.
Poi la scuola italiana non tradisce mai. Se si lavora bene, il resto lo fa la classe italica.