Nato il 25 ottobre 1889 a Bologna ed ivi deceduto il 20 settembre 1967. Passista. Professionista dal 1909 al 1922 con 9 vittorie.
All’anagrafe il suo nome era Erio, ma per tutti divenne Ezio, al punto di far scomparire il suo vero nome dagli annali, anche locali (Corlaita, assieme al nemico-amico Calzolari, in Bologna, è un’istituzione del ciclismo, per tanti aspetti ancora oggi). Scoprì le sue possibilità sportive sulla bicicletta, facendo il postino. Vistosi competitivo per le prove che il lavoro gli imponeva, partecipò, nel 1907, al Campionato Italiano dei Postelegrafonici e lo vinse.
A quel punto iniziò a gareggiare ufficialmente fra i dilettanti conquistando diversi piazzamenti, sia nel 1907 che nel 1908. L’anno seguente passò professionista, vinse la Coppa del Lazio e giunse secondo nella Coppa Ricciotti. Partecipò con onore al primo Giro d’Italia della storia, giungendo terzo nella dura tappa di Firenze e chiudendo al 19° posto a Milano.
Corlaita, si distingueva prima di tutto per il suo fisico imponente, non a caso fu presto definito “Il Granatiere”, indi per le sue doti di passista discretamente veloce e per la carica agonistica da lottatore indomito. Nel 1910, vinse il Giro delle Provincie Laziali a Roma, ed una corsa all'ippodromo Zappoli di Bologna, ma soprattutto conquistò un significativo 4° posto, 1° degli “Isolati”, al Giro d’Italia, dove giunse terzo in tre tappe: a Roma, Torino e Milano. Nacque in quella edizione della “corsa rosa”, la sua fama e quel prestigio che lo faranno uno degli italiani più evidenti degli anni ’10, nonostante il non cospicuo numero di successi. Nel 1911 arrivarono per Corlaita le prime vittorie di tappa al Giro d’Italia, vinse infatti le frazioni di Sulmona e di Roma, fu secondo a Mondovì e terzo a Torino, chiedendo la corsa al 5° posto assoluto a Milano. Il 1912 non fu un anno felice per il corridore bolognese: nella stagione, infatti, si fece notare solo per il 4° posto alla Milano Sanremo. Si riscattò nell’anno successivo, vincendo la Milano Modena, una tappa del Giro della Provincia di Roma (2° nella classifica finale) e per una serie di piazzamenti di prestigio: 2° nel Giro dell’Emilia, nella Gran Fondo e nel Circuito delle Regioni; 3° nella Milano Torino e nel Giro di Romagna. Nel 1914, vinse il Giro dell’Emilia, grazie ad una azione solitaria iniziata a 96 km dall'arrivo, ma fu il 1915 a dargli l’alloro di maggior prestigio, in virtù del successo nella Milano-Sanremo, quando, pur giungendo secondo sul traguardo, fu dichiarato vincitore per la squalifica di Girardengo, che aveva tagliato il percorso. Dopo la ferma per il conflitto mondiale, tornò a correre, sperando di ritrovare lo smalto che l’aveva caratterizzato. Si segnalò col 7° posto nella “Sanremo” del ’17 e il 4° in quella del ’18, ma la sua migliore stagione post guerra fu quella del 1919, quando vinse la tappa di Pescara al Giro d’Italia, dove si piazzò più volte in altri gradini del podio di frazione e chiuse la grande corsa al 7° posto. Nell’anno, colse anche il posto d’onore al Giro dell’Emilia. Continuò a correre fino al 1922, ma non riuscì più ad emergere.
Maurizio Ricci detto "Morris"